News A scuola di… educazione! Le esigenze del coniglio anziano I feromoni del gatto e la comunicazione Preveniamo sovrappeso e obesità
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L’Isola News n. 1/2023
Registrazione al Tribunale di Rovigo n.2/2016
Realizzazione: Edizioni DM Srl via Andrea Costa, 2 - 20131 Milano
Direttore responsabile: Annalisa Celeghin
Caporedattore: Stefania Colasuono
Impaginazione: Silvia Ballarin
3 EDITORIALE
Un "piccolo"... da record!
4 INSEGNA DELL'ANNO
Per il decimo anno consecutivo!
5 ISOLAclub 2023
Il nuovo catalogo premi
6 VITA A SEI ZAMPE
Prendiamoci cura di un coniglio anziano
10 CUCCIOLI IN FAMIGLIA
Cane o gatto? Questo è il dilemma.
14 LA SALUTE VIEN MANGIANDO
Sovrappeso e obesità: come prevenirli?
17 CURA&BENESSERE
Alla ricerca della lettiera "perfetta"
20 COMPORTAMENTO
Comunicare… con i feromoni
26 RAZZE
Bracco italiano, tra intelligenza e “nobiltà”
28 LO SPORTELLO LEGALE
I gatti liberi e la legge
31 EDUCAZIONE
Prima il “Resta!”, poi (forse) il “Vieni!”
35 ASSOCIAZIONI
Un impegno contro abbandono e randagismo
38 SPORT CINOFILI
Rally Obedience, educazione e divertimento per tutti
41 ACQUARIOLOGIA
I ciclidi Mbuna
45 LO SAPEVI CHE?
46 ETOLOGIA
Ben svegliato, ghiro!
48 L’ISOLA DEI GIOCHI
Hanno collaborato: Maria Chiara Catalani, Sara Conversano, Sabrina Giussani, Federica Guattari, Stefano Mongiusti, Massimo Perla, Argentina Raggio, Claudia Taccani
Foto: Shutterstock
Per la pubblicità: L’Isola dei Tesori, via Maseralino, 23 - 35020 Pernumia (PD) Telefono: 0429-765911
Stampa: Coptip - Modena (MO)
Contatti
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Sito web: www.isoladeitesori.it
Email: info@dmopetcare.it
Sommario
Un “piccolo”… da record!
Gli occhi velati dall’età , Spike guarda inconsapevole l’obiettivo che lo sta immortalando. Non può saperlo, ma le sue immagini faranno il giro del mondo. Sì, perché Spike, un Chihuahua di neanche 6 chilogrammi, è stato dichiarato da Guinness World Records il cane più anziano del mondo. Il piccolo quattrozampe, che vive in Ohio (Stati Uniti) ha infatti 23 anni compiuti. E se gli ultimi 13 anni anni sono testimoniati dalla sua proprietaria Rita, i primi 10 sono invece avvolti dal mistero. Spike, infatti, è stato trovato nel parcheggio di un negozio, dove vagava in cerca di cibo. “Quando l’ho trovato, aveva la schiena rasata e delle macchie di sangue intorno al collo dovute a una catena: aveva proprio l’aspetto di un cane abbandonato. Il proprietario del negozio di fronte al quale l'ho trovato mi ha detto che era lì da tre giorni e che gli davano da mangiare gli avanzi. A quel punto - racconta Rita - ho deciso di portarlo a casa con me”. Niente di meglio che una storia a lieto fine per iniziare a sfogliare il nostro magazine.
Lunga vita a Spike e buona lettura a tutti!
Annalisa Celeghin Direttore Responsabile
Editoriale
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Prendiamoci cura di un anziano coniglio
Argentina Raggio Medico veterinario specialista in clinica e patologia degli animali da affezione
Vita a sei zampe 6
propria vita?
Tra gli animali da compagnia, il coniglio è il pet in cui - nell’ultimo decennio - si è osservato un allungamento della vita media di gran lunga maggiore. Conigli nani che raggiungono i 10-12 e anche 14 anni , infatti, non sono più una rarità , anzi: oggigiorno sono sempre più frequenti.
Da cosa deriva la maggiore longevità?
Possiamo cominciare a parlare di coniglio anziano quando supera i sei anni di età. L’aumento della longevità è dovuto a diversi fattori: sicuramente, ha inciso molto il miglioramento delle condizioni di vita, di alimentazione e di gestione da parte del proprietario , più incline a provvedere meglio alla cura del proprio animale da compagnia, ma è stato fondamentale anche il progresso della medicina del coniglio, sia in campo diagnostico che terapeutico. Va da sé che la prevenzione e il controllo, soprattutto delle patologie geriatriche, assumono un ruolo ancora più rilevante in una specie in cui la sintomatologia delle malattie, i disagi e i deficit funzionali tendono a essere mascherati a causa della naturale predisposizione dei soggetti a sfuggire i predatori.
Quando il nostro amico a quattro zampe invecchia, le sue esigenze cambiano, così come le patologie di cui potrebbe iniziare a soffrire.
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Quali accorgimenti possiamo prendere per fargli affrontare al meglio questa nuova fase della
Per garantirgli benessere
Diventa, quindi, importante conoscere quali sono i cambiamenti, le difficoltà e le nuove necessità del coniglio che diventa anziano, così da poterlo aiutare nel migliore dei modi a prevenire o gestirne disagi poco evidenti, discomfort stressanti e dolori cronici spesso sottovalutati o mal interpretati. L’obiettivo, ovviamente, è quello di migliorare la qualità di vita del paziente geriatrico.
Calano vista e udito
Con l’avanzare dell’età si osserva, in genere, un calo della consueta attività fisica e questo è dovuto in parte alla diminuzione della funzionalità degli organi sensoriali come udito e vista; spesso, a causa della cataratta senile, si crea un disorientamento che si accentua maggiormente in luoghi diversi da quelli noti, difficoltà aggravata anche da un calo dell’udito, a volte per patologie croniche concomitanti alle orecchie.
Difficoltà a muoversi
Tali deficit si associano alla frequente insorgenza di difficoltà locomotorie, dovute sia a una fisiologica riduzione senile della massa muscolare sia all’invecchiamento della struttura scheletrica già così delicata nel coniglio. Le patologie degenera-
tive della colonna vertebrale e delle articolazioni, soprattutto degli arti posteriori, determinando l’artrosi saranno responsabili di modifiche comportamentali spesso sottovalutate perché non manifestate apertamente. Il mal di schiena o il male alle ginocchia, ad esempio, porteranno il coniglio a essere riluttante nel compiere quelle attività per lui abituali, come salire sul letto, sui divani o girare per casa.
Per aiutarlo a bere
Nei conigli in cui la modalità di assunzione dell’acqua è costituita dall’uso del beverino a goccia, bisognerà provvedere alla sostituzione con ciotole posizionate per terra, perché l’uso del beverino, oltre a essere poco naturale, necessita di denti sani e costringe la schiena a una posizione che crea dolore. La riluttanza a bere che ne consegue potrebbe essere dannosa, in quanto andrebbe a peggiorare lo stato di disidratazione a cui il soggetto anziano già tende a causa di una riduzione della funzionalità renale Può essere di grande utilità abituare il pet per tempo ad assumere liquidi anche dalle nostre mani con l’ausilio di una siringa senz’ago (come acqua tiepida, decotti di anice stellato, infusi di camomilla).
Per agevolarlo nel mangiare possiamo offrirgli del cibo vegetale sminuzzato, al quale aggiungere pellet ammorbidito o pappe da ricovero.
8 Vita a sei zampe
Attenzione alle superfici di casa
Per agevolare, invece, la funzionalità dei piedi e la deambulazione si dovrà evitare che la pavimentazione liscia o scivolosa delle nostre case diventi causa di mobilità dolorosa, scoordinata o addirittura dannosa. Basterà offrire substrati sufficientemente grippanti, ricorrendo ad esempio alle stuoie di paglia che non solo favoriscono la camminata ma stimolano anche il grooming e possono essere rosicchiate.
Tenere sotto controllo peso e alimentazione
È evidente anche come il controllo del peso e, quindi, l’alimentazione, giochino un ruolo importante nel paziente anziano. È buona pratica pesare il coniglio almeno due volte al mese, così da poter rilevare eventuali cali di peso non facilmente evidenziabili nel quotidiano. Le patologie a carico dei denti e delle ossa della bocca generano, invece, frequente dolore e difficoltà nella prensione del cibo e/o nella masticazione. In questo caso bisognerà offrire il cibo vegetale sminuzzato o tritato e può essere molto utile integrarlo con pellet di buona qualità ammorbidito o con pappe da ricovero, se consigliate dal veterinario.
L’importanza delle visite veterinarie
È importante sottoporre il coniglio anziano a visite mediche con maggiore frequenza, poiché esistono diverse patologie particolarmente difficili da tenere sotto controllo senza l’utilizzo di presidi medici e che possono creare molto disagio o dolore. Tra queste, ad esempio, le patologie perioculari dovute all’eccessiva lacrimazione , i frequenti fastidi legati alle vie urinarie non più funzionanti in modo adeguato nell’anziano o le malattie cardiache, come le cardiomiopatie ischemiche da stress . Possiamo, dunque, concludere che con gli accorgimenti e le cure adeguate anche il coniglio può trascorrere la sua vecchiaia in modo confortevole e sereno.
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Con l’anzianità diminuiscono le funzionalità degli organi sensoriali, come vista e udito.
10 Cuccioli in famiglia Questo è il dilemma.
di
e Medicina degli Animali d'Affezione Mail: mchiaracatalani@gmail.com
Cane o gatto?
Cane o gatto? Maria Chiara Catalani Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale Presidente Senior SISCA Dott.
Ricerca in Fisiopatologia
La relazione con un cane è molto gratificante per chi ama avere accanto qualcuno che vive pressoché costantemente il desiderio di interagire, condividere, giocare e collaborare. Un cane è una grandissima compagnia per noi, ci stimola a uscire di casa, camminare, esplorare luoghi naturali, conoscere persone in compagnia, a loro volta, di altri cani . Scegliere questo amico vuol dire scegliere di dedicare tempo a lui ma anche a se stessi, perché le giornate cambiano sin dal primo momento.
Le esigenze del cucciolo
Finché è cucciolo, i tempi saranno scanditi dalle sue necessità: le pappe più volte nel corso della giornata, numerose uscite affinché scopra il mondo e impari a fare i suoi bisogni all’aperto piuttosto che in casa. Avrà bisogno di giocare, di averci accanto molte ore al giorno per acquisire lentamente quella autonomia che gli permetterà di sopportare la nostra assenza . Con le nuove abitudini sarà importante cambiare qualcosa in casa, togliendo ciò che potrebbe essere danneggiato o pericoloso, collocando dei cuscini comodi dove possa riposare e mettendo in salvo scarpe e ciabatte dalla sua curiosità di cucciolo.
Cane sì… o no Quando crescerà, il tempo e le attenzioni non dovranno essere da meno, perché il rovescio della medaglia - che ne fa un compagno presente e affettuoso - sta nel fatto che il cane non ama trascorrere molte ore al giorno da solo e in casa. Se la scelta ricadrà su questo amico peloso , quindi, è importante essere certi che saremo disposti a dedicargli tempo per passeggiare, giocare al
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La scelta di arricchire la famiglia umana con la presenza di un animale richiede, a mio parere, una certezza fondamentale: desidero e posso cambiare in qualche modo il mio tempo, la mia casa, la routine, le abitudini sulla base dei bisogni di una creatura che avrà bisogno del mio affetto per tutta la vita?
Se la risposta è sì, passiamo al secondo step: cane o gatto?
Chi sceglie di condividere la propria vita con un cane deve avere a disposizione tanto tempo da trascorrere in sua compagnia, nonché la giusta energia per soddisfare al meglio le sue esigenze.
parco, condividere le cene e le vacanze con noi e i nostri cari. Perciò, se abbiamo una vita molto impegnata, un lavoro che ci tiene lontani da casa molte ore al giorno, forse non è il pet ideale per arricchire la nostra vita, perché rischieremmo di complicarcela e di renderlo infelice.
Un amico gatto?
Molti pensano che il gatto sia un animale solitario, autonomo, più interessato a vivere in una bella casa che in nostra compagnia. Così accade che qualcuno lo scelga perché conscio che il cane potrebbe essere infelice in una routine troppo frenetica, mentre il gatto starà benissimo anche se trascorrerà gran parte del tempo da solo in casa. Quando un gattino viene distaccato dai fratellini e dalla mamma e arriva in famiglia ha molto bisogno di affetto, gioco, tempo, presenza. È vero che per il gatto non dobbiamo mettere in conto il tempo per le passeggiate e le pappe, che può gestirsi autonomamente quando gliele lasciamo a disposizione, ma la relazione con noi è fondamentale anche per un gattino, così come lo sarà quando diventerà adulto.
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Se scegliamo di condividere la casa con questo amico a quattro zampe, dunque, dovremo offrirgli tempo e una casa anche a sua misura. Spazi da esplorare, considerando anche la verticalità, come delle mensole dove arrampicarsi e schiacciare un pisolino, nascondigli da scoprire, amache appese per poter guardare fuori dalla finestra. Le coccole saranno un momento prezioso per lui, tanto quanto i momenti di gioco da condividere con noi. E per le vacanze, se si abituerà sin da piccolo a viaggiare, potrà essere un divertente compagno di avventure, ma con molta attenzione perché nei nuovi ambienti il forte spirito esploratore potrebbe metterlo nei guai. Altrimenti, sarà importante preventivare la richiesta di aiuto a qualcuno che se ne occupi in nostra assenza, dedicandogli anche del tempo perché non soffra troppo la solitudine e la nostra mancanza.
Una regola “universale”
In conclusione, la scelta di un amico peloso è molto legata al tipo di casa in cui viviamo, al nostro stile di vita, alla composizione della famiglia e alle nostre abitudini. Ma non dimenticate: che sia un cane o un gatto, in ogni caso la prima premura da avere per prendere una buona decisione è quella di considerare se davvero abbiamo tempo, energie, desiderio e possibilità per dedicare molti anni della nostra vita a qualcuno che avrà sempre bisogno delle nostre attenzioni, di cure e di amore.
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Affinché il gattino possa vivere serenamente è necessario organizzare gli spazi domestici anche in base ai suoi bisogni.
Sovrappeso e obesità:
come prevenirli?
Tra le patologie di cui possono soffrire anche i nostri amici a quattro zampe rientrano sovrappeso e obesità: condizioni che non bisogna mai sottovalutare, perché potrebbero favorire l’insorgere di altri disturbi, peggiorando ulteriormente lo stato di salute dei pet. Vediamo, allora, come prevenirli o curarli al meglio.
Federica Guattari
Medico
Veterinario
Medicina comportamentale
Nutrizione e dietetica clinica del cane e del gatto
Mail: federicaguattari@hotmail.com
14 La salute vien mangiando
Lo stretto legame tra l’uomo e i nostri animali, che sono ormai membri della famiglia a tutti gli effetti, ha portato allo sviluppo di alcune patologie tipiche della specie umana. Infatti, così come nell’uomo, anche nei nostri cani e gatti l’obesità è diventata una delle patologie statisticamente più rappresentate , arrivando a toccare una prevalenza di oltre il 35%.
Qual è la differenza tra obesità e sovrappeso?
Si tratta, in particolare, di una patologia che si sviluppa quando è presente uno squilibrio, prolungato nel tempo, tra le calorie introdotte nell’organismo e quelle consumate . Se il peso corporeo è tra il 15% e il 30% maggiore del peso ideale si parla di sovrappeso, mentre se è superiore a questo valore, il paziente si definisce obeso.
Rischi associati all’obesità
Come per l’uomo, anche per i nostri animali l’obesità può essere un importante fattore predisponente alla comparsa di numerose patologie. L’aumento patologico di peso può predisporre , tra gli altri, a diabete mellito (soprattutto nel gatto), patologie osteoarticolari, ipertensione, malattie cardiache e respiratorie
Si parla di sovrappeso se l’aumento di peso corporeo è tra il 15% e il 30% di quello ideale; di obesità, invece, se
Cosa possiamo fare per prevenire o curare l’ obesità?
Curare l’alimentazione è alla base della prevenzione di questa patologia: è fondamentale scegliere la dieta corretta, adattandola ai fabbisogni nutrizionali individuali del cane o del gatto (e ai suoi gusti, perché no?) e modificandola quando necessario per mantenere l’organismo in salute in tutte le fasi della vita. Anche l’esercizio fisico è fondamentale e, se eseguito con le corrette intensità e frequenza, è un prezioso alleato della lotta al sovrappeso. È sempre consigliabile, inoltre, fare check-up regolari dal proprio veterinario, per escludere patologie concomitanti e prevenire l’insorgenza di disturbi correlati al peso corporeo in maniera diretta o indiretta.
Attenzione al comportamento
Infine, non dimentichiamoci di considerare la sfera comportamentale: anche cani e gatti , come noi, possono soffrire la noia, la solitudine, l’isolamento sociale . Tutte condizioni che possono produrre alterazioni del comportamento alimentare e portare a un aumento, anche grave, del peso corporeo.
16 La salute vien mangiando
Un’alimentazione corretta, adatta alle esigenze dei pet, e un costante esercizio fisico sono fondamentali per prevenire o curare sovrappeso e obesità.
Alla ricerca della lettiera “perfetta”
La lettiera è indispensabile per il benessere del gatto, animale molto pulito che ama prendersi cura della propria igiene. Ne esistono di diversi tipi: come scegliere quello più giusto?
Conversano
Quando decidiamo di accogliere in famiglia un gatto, la scelta della lettiera è fondamentale per assicurargli il giusto benessere: in commercio se ne trovano di tanti tipi e non è sempre facile orientarsi verso quello migliore per il proprio pet. Ciò che è sicuro, comunque, è che il nostro amico peloso avrà sempre l’ultima parola : userà la lettiera, infatti, solo se di suo gradimento.
La
praticità delle lettiere agglomeranti
Tra le varie tipologie esistenti, la lettiera agglomerante è, senza dubbio, una delle più pratiche e funzionali. Composta principalmente da bentonite, un minerale argilloso che - a contatto con l’urina del pet - forma degli agglomerati di sabbia, consente una rapida pulizia : è sufficiente, infatti, rimuovere quotidianamente le palline di sabbia formatesi, oltre alle feci, per garantire al nostro
Sara
17 Cura&Benessere
gatto uno spazio sempre pulito e sostituire l’intera sabbia una volta alla settimana.
Assorbenza garantita
Le lettiere assorbenti invece, a base di argilla, sono in grado di assorbire e drenare i liquidinonché catturare i cattivi odori - ma senza creare degli agglomerati. Per assicurare la migliore igiene, quindi, è necessario svuotare regolarmente la cassetta e riempirla con la nuova sabbia pulita.
Amiche dell’ambiente
Tra le lettiere particolarmente apprezzate negli ultimi anni ci sono anche quelle vegetali, ad esempio a base di mais: rispettose dell’ambiente, molto pratiche e di semplice utilizzo . Si tratta, infatti, di un prodotto biodegradabile, smaltibile (in piccole quantità) nel wc o nell’umido e dall’elevato potere agglomerante e assorbente nonché cattura odori.
In silicio, ma di qualità
Ricordiamo, infine, le lettiere in silicio, che si caratterizzano per i loro granuli dall’efficacia assorbente e anti-odore . Trattandosi di un materiale ottenuto da un processo di sintesi, nella scelta di questa tipologia di prodotto occorre prestare ancora più attenzione alla sua qualità, affinché possa essere utilizzato nella massima sicurezza. Rimanendo asciutta a lungo, questa lettiera può essere sostituita con minore frequenza rispetto agli altri tipi e produce poca polvere.
Dove sistemarla e come pulirla
Qualsiasi sia la lettiera utilizzata dal nostro gatto è bene scegliere la giusta sistemazione della cassetta igienica all’interno della casa: gli esperti, infatti, consigliano di posizionarla in una zona tranquilla, lontano dalle ciotole per il cibo e l’acqua e dai luoghi di riposo . Per quanto riguarda, invece, la pulizia, la frequenza di sostituzione dell’intera sabbia cambia a seconda della tipologia; dopo aver disinfettato la cassetta con cura (usando, ad esempio, acqua calda, sapone neutro e bicarbonato) è bene creare un nuovo strato di lettiera pulita di almeno 5 cm , così da agevolare il nostro pet nello scavare e nascondere i suoi bisogni.
Le lettiere agglomeranti consentono di sostituire l’intera sabbia all’interno della cassetta igienica con minor frequenza.
18 Cura&Benessere
Le lettiere vegetali sono 100% biodegradabili e compostabili: pratiche e sicure, garantiscono un elevato potere agglomerante e anti-odore.
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con i feromoni Comunicare… Comportamento
Sabrina Giussani
Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale e in Interventi Assistiti con Animali (IAA)
Diplomato Medico Veterinario
Comportamentalista ENVF
Master in Etologia applicata e Benessere animale
Past President SISCA
Mail: sabrinagiussani@yahoo.it
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Il nostro amico a quattro zampe utilizza i feromoni per trasmettere informazioni e comunicare. Scopriamo come li produce e qual è il loro significato.
Iferomoni sono sostanze chimiche utilizzate dagli animali e dalle piante per trasmettere informazioni. Questi segnali sono il più antico e diffuso mezzo con cui comunicano gli insetti, i pesci, i rettili e i mammiferi. Non si tratta di semplici odori: nella loro percezione e nel loro riconoscimento, infatti, sembra essere principalmente coinvolto l’organo vomeronasale o di Jacobson, che si trova sul palato duro e comunica con la bocca del gatto.
Dalla bocca al sistema limbico
L’accesso alla mucosa olfattiva che ne tappezza le pareti avviene, poi, grazie al comportamento di Flehmen o Lip-Curl, che consiste nel sollevamento del labbro superiore con la bocca semiaperta in fase inspiratoria completato, soprattutto nel piccolo felino, da rapidi movimenti della lingua. L’informazione trasmessa giunge direttamente al sistema limbico, cioè la parte del cervello deputata all’elaborazione delle emozioni.
Strumento di comunicazione
Il gatto domestico sembra derivare dal “Felis silvestris”, dal quale differisce, però, nel comportamento e nel colore del mantello; il “nostro gatto”, inoltre, possiede una migliore capacità visiva, uditiva e di percezione dei feromoni rispetto al progenitore selvatico. Le ghiandole poste nella pelle dell’intero corpo e nelle mucose attorno agli orifizi naturali secernono numerosi feromoni, ma ad oggi ne sono stati identificati e studiati solo alcuni . La gatta, durante la gravidanza e l’allattamento dei picco li, produc e alcuni feromoni: le sostanze chimiche disciolte nel liquido amniotico (feromoni di adozione) che avvolge i gattini favoriscono, al momento della nascita, le cure materne; mamma gatta inoltre, dopo qualche giorno dal parto, secerne dalle ghiandole poste tra le mammelle un feromone che rilassa e rassicura i suoi piccoli, il feromone di appagamento.
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Comportamento
Il gatto domestico ha una capacità visiva, uditiva e di percezione dei feromoni più sviluppata del progenitore selvatico.
Identificazione e familiarità
Il gatto si orienta nell’ambiente in cui vive grazie alle informazioni raccolte con la vista, l’udito, il tatto e il gusto; odori e feromoni, inoltre, gli permettono di comunicare con i propri simili. I feromoni facciali d’identificazione sono deposti dal piccolo felino mediante lo sfregamento del viso sugli oggetti (ad esempio, le gambe del tavolo e delle sedie nonché gli stipiti delle porte): così facendo, il gatto li “etichetta” come conosciuti e, di conseguenza, non pericolosi. Il pet , poi, depone i feromoni facciali di familiarità, creando un “odore” comune quando sfrega le guance sugli esseri viventi che fanno parte del suo gruppo.
Il significato delle graffiature
Le graffiature sono una combinazione di segnali visivi (le tracce lasciate dai graffi) e feromonali (i feromoni prodotti dalle ghiandole poste tra le
dita). Il gatto le realizza con le mani (dall’alto verso il basso oppure orizzontalmente) nei pressi di un luogo di riposo (come il divano, il letto o il tappeto del soggiorno) o di passaggio tra l’interno e l’esterno dell’abitazione (ad esempio, lo stipite della porta-finestra o il tappetino d’ingresso). Le graffiature indicano che quel giaciglio è “occupato” oppure che qualcuno passa abitualmente in quel luogo.
Segnale di allarme
I feromoni secreti dai sacchi anali e dalle ghiandole poste nei cuscinetti plantari delle mani e dei piedi, infine, trasmettono un segnale di allarme: la percezione di queste molecole da parte del gatto provoca evitamento e fuga. Per questo è necessario lavare accuratamente con acqua e sapone neutro il trasportino dopo ogni viaggio, così da asportare i feromoni di allarme.
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Quando il gatto sfrega il viso sugli oggetti rilascia i feromoni di identificazione, “etichettandoli” così come conosciuti e non pericolosi.
Bracco italiano, tra intelligenza e “nobiltà”
Ottimo cane da ferma, il Bracco è particolarmente apprezzato per il suo portamento elegante e la sua grande capacità di apprendimento. Compagno docile e fedele, è anche molto socievole e ama giocare con i bambini.
Questa razza di origine italiana ha una lunga storia alle spalle: sembra , infatti, che risalga addirittura ai tempi degli antichi greci e che derivi dall’incrocio tra un mastino e un cane da caccia egiziano. Molto apprezzato successivamente soprattutto in epoca rinascimentale, nel corso del tempo è diventato il compagno ideale per le attività venatorie, in passato tra le principali fonti di svago della ricca borghesia.
Forte e muscoloso
Dal portamento nobile ed elegante, il Bracco italiano è un cane di taglia media, con una struttura fisica asciutta, muscolosa e armonica . Particolare la forma della testa, con il cranio e il muso della stessa lunghezza; il tartufo è piuttosto voluminoso, le guance sono carnose e molto sviluppate, le orecchie lunghe e cadenti. Il pelo è corto e fitto : i colori ammessi sono il bianco arancio e il roano marrone. Per quanto riguarda l’altezza, invece, il maschio è solitamente alto dai 58 ai 67 centimetri al garrese e le femmine, un po’ più piccole, dai 55 ai 62 cm. Il peso, a seconda del soggetto, può arrivare fino a 40 kg.
Docile e affettuoso
I cani di questa razza sono dotati di un temperamento piuttosto dolce, mite e mansueto: amano trascorrere il tempo con la propria famiglia e apprezzano molto i bambini , per loro perfetti compagni di gioco e avventure. Amichevoli anche con gli sconosciuti, si mostrano socievoli inoltre con gli altri cani, con i quali condividono senza difficoltà gli stessi spazi. Il Bracco italiano, infine, è molto sveglio e intelligente : impara facilmente i comandi che gli vengono insegnati e mostra una grande curiosità per ciò che lo circonda.
Amante dell’attività fisica
A caratterizzarlo è anche un’energia smisurata, che questo cane deve sfogare muovendosi tutti i giorni in spazi aperti, possibilmente svolgendo un’attività fisica piuttosto intensa. Passerebbe , infatti, intere giornate a correre e, per questo, è fondamentale permettergli un esercizio costante e quotidiano , così da stimolarlo sia fisicamente che mentalmente ed evitare che si stressi.
Sara Conversano
26 Razze
Testa:
protuberanza occipitale pronunciata, cranio e muso della stessa lunghezza
Corpo: taglia media, solido e muscoloso
Zampe:
forti e robuste, con piedi dalla forma ovale
Orecchie: lunghe e cadenti
Mantello: corto e fitto, due colori ammessi: bianco arancio e roano marrone
Coda: forte e dritta
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A cura dell’avvocato Claudia Taccani Responsabile Sportello legale OIPA Italia (Organizzazione Internazionale Protezione Animali)
I gatti liberi e la LEGGE
28 Lo sportello legale
Per colonia felina intendiamo “un gruppo di gatti che si è spontaneamente stanziato in un determinato luogo”. Nel nostro Paese vi sono diverse disposizioni normative sulla tutela dei gatti che vivono in libertà, vediamole di seguito.
Una legge nazionale…
Esiste, innanzitutto, la legge nazionale n.281/91, sulla prevenzione al randagismo e sulla tutela degli animali d’affezione, che prevede “il divieto, per chiunque, di maltrattare i gatti che vivono in libertà, che questi siano sterilizzati dall’autorità sanitaria competente e riammessi nel loro gruppo. I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili. Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le autorità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza".
… e le disposizioni regionali
Sulla base di questa legge quadro, quindi, viene riconosciuta la tutela dei gatti liberi nonché la relativa sterilizzazione a spese pubbliche, affinché si possa tenere sotto controllo il fenomeno del randagismo. Questa legge nazionale è stata a sua volta applicata da ogni singola Regione mediante proprie disposizioni che disciplinano il fenomeno del randagismo e la relativa gestione delle colonie : così, per esempio, la Regione Campania prevede la tutela dei gatti in libertà, disponendo che la relativa cattura è consentita solo per la sterilizzazione e per le cure sanitarie necessarie al loro benessere e, ancora, che le colonie feline possono essere spostate dalla zona abitualmente frequentata ad altra zona preventivamente individuata solo per gravi e documentate necessità su autorizzazione del Sindaco.
La legge nazionale n.281/91
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riconosce la tutela dei gatti liberi e la loro relativa sterilizzazione a spese pubbliche per tenere sotto controllo il fenomeno del randagismo.
La tutela delle colonie feline è oggetto di diverse normative attuate nel nostro Paese, sia a livello nazionale che locale.
I Regolamenti comunali
Ancora, diversi Comuni si sono muniti di Regolamenti per il benessere degli animali, disciplinando espressamente la tutela delle colonie feline : la città di Roma, per esempio, dove sono presenti i famosi gatti romani - vero e proprio orgoglio per la Capitale - prevede in un articolo del proprio Regolamento “il riconoscimento dell’attività benemerita dei cittadini che come gattari/e si adoperano per la cura e il sostentamento dei gatti liberi” e promuove periodici corsi di informazione in collaborazione con il servizio veterinario USL competente per territorio e le associazioni di volontariato animalista.
Una colonia in condominio? Si può
E la giurisprudenza? Anch’essa si è espressa sul tema: con una ormai famosa sentenza, ad esempio, un giudice milanese ha riconosciuto il dirit -
to di stabilimento di una colonia felina anche all’interno di un condominio, ritenendo che i gatti sono animali sociali che si muovono liberamente su un determinato territorio e, pur vivendo in libertà, sono stanziali e frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato. Pertanto, i felini che stazionano e/o vengono alimentati nelle zone condominiali non possono essere allontanati o catturati per nessun motivo, a meno che non si tratti di interventi sanitari o di soccorso motivati .
Come agire per far riconoscere una colonia felina?
Per registrare una colonia e provvedere alla sterilizzazione, oltre alla cura dei gatti bisognosi, è possibile rivolgere specifica domanda scritta al Sindaco e alla Asl dipartimento veterinario , al fine di ottenere la tutela che, per legge, la pubblica amministrazione deve assicurare.
L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) è stata fondata nel 1981 ed è nota come la prima confederazione internazionale di associazioni animaliste e protezioniste. Oggi, l’Oipa è presente sui cinque continenti con oltre 200 leghe-membro sparse in 61 nazioni. In Italia è attiva con 110 sezioni locali
Sito web: www.oipa.org
Facebook: oipaonlus
Sportello Legale OIPA
Email: sportellolegale@oipa.org
30 Lo sportello legale
Le Regioni applicano la legge nazionale attraverso proprie disposizioni relative alla tutela delle colone feline.
Prima il “Resta!” , poi (forse) il “Vieni!”
Si tratta di due comportamenti fondamentali da insegnare al cucciolo che, però, troppo spesso vengono richiesti concatenati, creandogli confusione. Ecco come impostarli correttamente.
Addestratore cinofilo e responsabile nazionale
settore CSEN Cinofilia
Massimo Perla
del
31 Educazione
Affinché i comandi “Resta!” e “Vieni!” vengano compresi e ben eseguiti dal cucciolo, vanno impostati separatamente. Se è vero, infatti, che spesso il secondo seguirà il primo, non sempre sarà così: se li esercitassimo ogni volta insieme, Fido potrebbe dare per scontato il fatto di dover tornare da noi, tendendo ad anticipare la nostra richiesta. Ecco come educarlo in maniera efficace.
Di vitale importanza
Dal corretto insegnamento del “Resta!” dipende non solo la buona educazione del nostro cane, ma può capitare che questo comando possa letteralmente salvargli la vita. Tanto più la sua risposta sarà immediata, quanto più potremo contarci non solo nella quotidianità, ma anche nelle emergenze. Nell’impostare questo esercizio è quindi fondamentale, più che in altri casi, non commettere errori. Svolgiamo le prime sessioni in un ambiente tranquillo e scegliamo il momento giusto per esercitarci, magari quando lui è più stanco e meno propenso a muoversi, ma non troppo da perdere l’attenzione
Possiamo partire da una sua posizione qualsiasi tra in piedi, seduta o a terra, ma la seconda e la terza sono da preferire perché disincentivano maggiormente un movimento.
Tutti in posizione
Se vogliamo tenere Fido di fronte a noi, facciamo lentamente un passo indietro tendendo la mano con il palmo aperto verso di lui. Solitamente si usa tenere il contatto visivo che, però, può indurre qualche soggetto a perdere la posizione: valutiamo in base alla reazione del nostro amico. Se preferiamo averlo al nostro fianco, facciamo perno sulla gamba vicina a lui e con l’altra spostiamoci di fronte, sempre accompagnandoci con il gesto. Non muoviamoci con il premio in mano, perché lo indurremmo a seguirci. Da qualsiasi posizione si inizi, le prime volte aspetteremo solo un attimo, per tornare prontamente al punto di partenza. Se il cucciolo resta fermo, premiamolo con un bocconcino, ma solo quando saremo nuovamente vicino a lui. Rientriamo piano, senza spaventarlo.
Variabili dipendenti
Appena il cucciolo avrà capito, aggiungiamo il comando verbale “Resta!” quando ci allontaniamo, subito seguito dal gesto, fino a togliere quest’ultimo e lasciare solo la parola, anche perché arriverà il momento di spostarci dandogli le spalle e, magari, anche andando fuori vista, quindi abituiamolo a non contare più sulla nostra mano. Dovremo lavorare su due variabili, tenuta nel tempo e nello spazio, ma una per volta: se aumenta una difficoltà, l’altra dovrà diminuire . Esercitiamoci prima sull’allungamento dei tempi, da vicino. Quando avremo ottenuto una buona durata, iniziamo ad aumentare la distanza, ma riducendo il tempo. Infine, generalizziamo in contesti sempre diversi.
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Il “Vieni!” non è scontato
Il richiamo non andrebbe impostato dopo aver impartito il “Resta!”. È vero che spesso si chiede al cane di tornare da noi dopo averlo lasciato fermo in una data posizione ma, per concatenare il richiamo al “Resta!” senza che Fido commetta errori, entrambi i comportamenti devono prima essere stati appresi separatamente . In caso contrario potrebbe capitare che il nostro amico, abituato a essere sempre richiamato dopo il “Resta!”, ci preceda e torni da noi prima del comando. Quando dimostrerà di aver consolidato l’uno e l’altro esercizio in maniera distinta, potremo abbinarli. Però, in ogni caso, dopo qualche “Resta!”, dovremo tornare noi da lui invece che richiamarlo, ma senza uno schema fisso: ad esempio, lo richiamiamo due volte tornando noi la terza, poi lo richiamiamo quattro volte tornando la quinta e la sesta, e così via.
Tornare è bello
Nel frattempo, esercitiamo il richiamo in un luogo recintato, senza chiedere al nostro amico a quattro zampe una posizione statica: facciamoci aiutare da
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Prima di chiedere al cucciolo di raggiungerci con un “Vieni!”, accertiamoci che sia focalizzato su di noi, chiamandolo gioiosamente per nome.
qualcuno che lo tenga mentre ci allontaniamo di qualche metro. Più noi ci renderemo interessanti richiamandolo con toni gioiosi, più il cucciolo avrà voglia di raggiungerci. Prima di chiamarlo, inginocchiamoci per renderci più invitanti ai suoi occhi e, quando torna, se dovesse allontanarsi subito, non cerchiamo di fermarlo. Lodiamolo con entusiasmo, ma senza spaventarlo invadendo il suo spazio, e premiamolo con ciò che gli piace di più, ma senza usarlo come esca: solo al suo arrivo proponiamogli bocconcini succulenti e i gio -
chi che preferisce, gratificandolo anche attraverso la voce e il contatto fisico . E non sgridiamolo mai se non torna subito. Successivamente, l’aiutante non servirà più: saremo noi a lasciare libero Fido per richiamarlo, allungando poi le distanze e aumentando le distrazioni.
34 Educazione
Non chiamiamo il nostro cane senza motivo né solo per necessità, per poi legarlo subito e interrompere un divertimento, ma lasciamolo spesso nuovamente libero.
ABBANDONO E RANDAGISMO Un impegno contro
Attiva, ormai, da 35 anni, Diamoci la Zampa è un’associazione di volontariato che lavora duramente per proteggere e aiutare i cani più
sfortunati, salvandoli dall’abbandono e dal randagismo. Scopriamone
le attività sul territorio con il portavoce Edgar Meyer.
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Stefania Colasuono
Come e quando è nata la vostra associazione?
Diamoci La Zampa nasce nel 1988, con lo scopo di arginare il devastante fenomeno dell’abbandono di animali: in Italia, allora, 300mila all’anno. La maggior parte moriva di fame o di sete, in canile oppure schiacciati dalle macchine. Nel decennio 1978-1988 cani e gatti abbandonati avevano causato 40.000 incidenti d’auto, con 4000 feriti e 200 morti sulla sola rete autostradale. Molte cose sono cambiate dal 1988. Gli abbandoni sono molti meno e i cani nei rifugi ora hanno diritto di vita. 35 anni fa, quando Diamoci La Zampa nasceva, i cani accalappiati e finiti nei canili pubblici venivano soppressi dopo pochi giorni. L’associazione è nata proprio con lo scopo di salvarne alcuni a poche ore dall’eutanasia: la scelta, chi salvare e chi lasciare al proprio destino, era drammatica . Oggi, grazie alla legge n° 281/1991, anche i cani abbandonati - o smarritihanno diritto di vita.
Qual è il suo obiettivo principale?
L’obiettivo è quello di salvare più animali possibile, dare loro una chance di esistenza e un happy end. E quello di creare una cultura di corretto rapporto uomo-altri animali. Dal 1988 a oggi, Diamoci La Zampa ha messo in campo una piccola ma significativa task force di volontari in servizio proprio per difendere la vita degli “altri animali”, lottando contro la cultura della violenza che calpesta i diritti dei più deboli. È la missione dell’associazione. Tanti anni di instancabile lavoro in trincea, pronti a difendere i cani e i gatti abbandonati in cerca di una nuova casa. In 35 anni stimiamo di aver trovato una nuova casa e una nuova famiglia a oltre 7000 anime: strappati da canili-lager, da situazioni di maltrattamento e da abbandono. Recuperati e dati in adozione.
Attraverso quali attività cercate di proteggere e salvare gli animali in difficoltà?
Le attività sono tante. Anzitutto il volontariato nei rifugi: portare a spasso i cani, farli sgambare e socializzare, recuperarli dal punto di vista fisico e psicologico quando hanno subito maltrattamenti. Poi c’è l’attività sul territorio. E quella di risposta e di informazione ai cittadini, che ci interpellano su tantissime questioni. Infine: la risposta a richieste d’aiuto ai cittadini per animali maltrattati o che per motivi diversi non hanno più una famiglia nonché la sensibilizzazione delle istituzioni, che hanno compiti precisi ma non sempre si attivano. 35 anni fa, parlare con sindaci e assessori di tutela animale era un’impresa quasi disperata. Oggi tutte le maggiori città italiane fortunatamente hanno un Ufficio Dirit-
36 Associazioni
ti Animali comunale. E anche molti Comuni medi e piccoli si attrezzano. Un bel cammino è stato fatto. Rimane ancora tanto lavoro da fare. Per arrivare, un giorno, a un corretto rapporto uomo-altri animali.
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è per voi, dunque, molto mportante: come riuscite a coinvolgere direttamente i cittadini?
Le attività primarie dell’associazione sono le adozioni dei cani, la prevenzione del randagismo tramite sterilizzazione di animali a rischio di proliferazione incontrollata, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica a un più corretto rapporto uomo-animale. Le svolgiamo anche con l’organizzazione di iniziative ludiche: sono celebri le “sfilate cani simpatia” di Diamoci La Zampa, di cui siamo stati forse gli iniziatori in Italia. Poi c’è l’attività di sensibilizzazione attraverso i social media e i media tradizionali e le altre iniziative sui territori. Certo, avremmo bisogno di più volontari per fare di più e meglio…
Com’è possibile sostenere l’associazione?
Aiutarci ad aiutare gli animali più sfortunati è semplicissimo e ci sono tanti modi. Innanzitutto, condividendo i nostri appelli all’adozione che pubblichiamo sulla pagina Facebook “diamoci la zampa onlus”. Poi, adottando un cane di rifugio: ne abbiamo tanti, belli e desiderosi di trovare una famiglia tutta per loro; ma anche destinando il proprio 5x1000 a Diamoci La Zampa: non costa nulla ed è un aiuto prezioso! Ci si può iscrivere, inoltre, all’associazione, versando una piccola quota associativa annuale e, infine, fare una donazione, anche piccina (trovate tutte le informazioni sul nostro sito “www.diamocilazampa.it”). Grazie di cuore da parte di tutte le volontarie e i volontari!
Sede: via Cesare Battisti, 19 20097 San Donato Milanese (MI)
Sito web: www.diamocilazampa.it Facebook: diamocilazampaonlus
Instagram: assdiamocilazampaonlus
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Rally Obedience, educazione e divertimento per tutti
Tra le discipline cinofile più praticate, seconda solo all’Agility, la Rally è un’attività alla portata di qualsiasi binomio, atletico e non.
La Rally è una disciplina sportiva aperta a tutti i cani, di razza o meticci, che ha l’obiettivo di esaltare una corretta relazione tra Fido e il suo conduttore, basata sulla reciproca fiducia, sul rispetto e sulla collaborazione, affinando abilità non solo ai fini agonistici, ma che sono alla base della vita di tutti i giorni. Si tratta di un’attività che migliora la calma, in cui il binomio completa un percorso di obbedienza progettato da un giudice
e durante il quale si può premiare il proprio compagno ; si rivela, pertanto, adatto proprio a tutti, anche a quei soggetti con scarsa motivazione o con limitati tempi di attenzione. Inoltre, non richiede particolari doti atletiche, dunque è facilmente praticabile anche da cani e conduttori anziani, in sovrappeso o con difficoltà motorie, aiutando a migliorare la percezione nello spazio del proprio corpo e di quello del compagno.
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Massimo Perla
Addestratore cinofilo e responsabile nazionale del settore CSEN Cinofilia
In sintesi
Il binomio procede in modo autonomo attraverso un percorso formato da una sequenza di stazioni, in numero e di difficoltà variabili a seconda del grado. Ognuna di queste viene identificata da un cartello numerato che fornisce le istruzioni relative all’esercizio da eseguire. Il binomio si muove a un ritmo vivace, con il cane sotto controllo sul lato sinistro del conduttore, che è autorizzato a
parlargli purché in modo non eccessivo, lodarlo, incoraggiarlo durante tutta la prova. Non trattandosi di una competizione a tempo, ai fini della classifica vale il punteggio dato dalla somma dei giudizi assegnati durante lo svolgimento del tracciato. Il valore cronometrico viene considerato solo al fine di un eventuale spareggio.
Dall’ 1 al 30
I cartelli sono in totale 63; quelli che compongono i percorsi dei gradi più semplici vengono scelti tra i primi 30 del Regolamento Csen . Tra gli esercizi previsti, alcuni dei quali stazionari (che, dunque, implicano lo stop) rientrano: Partenza, Arrivo e Seduto; Seduto-In piedi e Seduto-Terra; Gira 90° (destra e sinistra), Gira 180° (destra e sinistra), Gira 270° (destra e sinistra) e Gira 360° (destra e sinistra); Fronte-Piede (destra)-Avanza, FrontePiede (sinistra)-Avanza, Fronte-Piede (destra)-Stop e Fronte-Piede (sinistra)-Stop; Andatura lenta, Andatura veloce e Andatura normale; 90° Pivot (destra e sinistra), Spirale destra cane esterno e Spirale sinistra cane interno; 1-2-3 Passi avanti, Gira 90° destra-Un passo, Serpentina andata/ritorno e Serpentina andata.
La Rally è aperta a cani di tutte le razze, compresi i meticci, purché in salute e compiuti almeno i 6 mesi d’età,ma è facilmente praticabile anche da cani anziani o con qualche deficit motorio.
Credits foto:
Credits
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Flavio Di Properzio
foto: Flavio Di Properzio
Premi d’incoraggiamento
Alle gare possono partecipare, purché in salute, cani meticci o di razza, di età uguale o superiore ai 6 mesi, indossando (ma non è obbligatorio) collare fisso o pettorina; in alcune categorie, a discrezione del conduttore, potranno procedere legati al guinzaglio, tenuto senza trasmettere tensione sul collo. Sono previste categorie d’ingresso non obbligatorie, ma molto utili per fare pratica. Il numero di cartelli da affrontare in base al grado varia da 10 a 20. Durante tutta la gara sono ammessi rinforzi verbali per incoraggiare il cane. I premi in cibo potranno essere dati esclusivamente al termine di ogni esercizio con cartello stazionario, cioè che prevede uno stop, ma non possono essere tenuti in mano, bensì negli appositi contenitori o nelle tasche e presi soltanto al momento della gratificazione . Fanno eccezione i gradi per cani e conduttori giovani o anziani, dove le ricompense in cibo possono essere date durante tutto il percorso, oltre ai rinforzi verbali e di contatto fisico.
Rally per tutti
In nome della massima inclusività, è previsto anche un grado facoltativo per cani che abbiano superato i 9 anni o conduttori che abbiano compiuto i 65, oppure per binomi in cui la patologia di cane o proprietario ne pregiudichi la performance in altre classi. Si tratta di uno sport facilmente praticabile anche dai conduttori più piccoli che, dagli 8 ai 18 anni, possono avvicinarvisi attraverso due gradi giovanili (rispettivamente da 10 o da 15 cartelli, con possibilità di avere in campo una persona di aiuto), oltre a una categoria per giovanissimi di età inferiore agli 8 anni che, senza limiti di tempo e, volendo, con cane al guinzaglio e persona di supporto per tutto il percorso, affrontano dalle 4 alle 6 stazioni.
Attraverso la Rally, i bambini imparano a comunicare e collaborare con Fido, cimentandosi, attraverso il gioco, nelle difficoltà che poco alla volta gli si presenteranno.
Credits foto: Flavio Di Properzio Credits foto: Flavio Di Properzio Credits foto: Flavio Di Properzio Sport cinofili 40
I ciclidi Mbuna
Coloratissimi e con un “brutto carattere”: sono, in sintesi, le caratteristiche che possono riassumere questo gruppo di pesci che, per aspetto e comportamento, non passano certo inosservati..
Stefano Mongiusti Medico veterinario, acquariofilo ed erpetofilo
Acquariologia 41
Mbuna significa, in una lingua locale africana, “che stanno vicino/battono le rocce” e fa riferimento a circa 200 specie di ciclidi di medie dimensioni, dai colori sgargianti, endemici delle zone di scogliera del lago Malawi in Africa orientale. Si tratta di pesci che trovano nelle alghe che ricoprono le rocce la loro principale fonte di cibo; difendono costantemente il loro rifugio fra gli scogli e non se ne allontanano mai . Le specie più comuni in commercio appartengono ai generi Labidochromis, Cynotilapia, Melanochromis, Pseudotropheus e Labeotropheus. Gran parte sono allevati e riprodotti in cattività da decenni, tanto che esistono anche diverse varietà frutto della selezione umana. Si tratta generalmente di pesci le cui dimensioni vanno dai 10 ai 15 cm, con un corpo affusolato e robusto. Maschi e femmine hanno di solito colorazioni molto simili, ma solo i maschi dominanti manifestano le colorazioni più sgargianti, mentre femmine e maschi giovani o sottomessi sono meno appariscenti.
Dove vivono
Il lago Malawi, assieme al Tanganika e al Victoria, fa parte dei grandi laghi africani. Questi sono caratterizzati da acque molto limpide e profonde ma i nostri pesci, cibandosi della copertura algale che cresce sulle rocce, occupano solamente le coste rocciose del lago e, generalmente, non si trovano a profondità superiori ai 30 m, dove la luce è sufficiente per la crescita delle alghe. Lo straordinario numero di specie differenti, così come la varietà di livree e colorazioni all'interno della stes -
sa specie a seconda dell’area geografica occupata, si spiegano col fatto che le varie popolazioni tendono a essere molto stanziali e isolate . Occupano stabilmente sempre la stessa zona di scogliera per evitare il rischio di essere predate da pesci più grandi. La loro stanzialitá ha favorito la formazione di sottopopolazioni che possono differire sempre più fra loro nel corso delle diverse generazioni.
Acquariologia 42
Come allevarli
Questi ciclidi, famosi soprattutto per la loro colorazione sgargiante e per il loro “brutto carattere”, difendono il territorio e attaccano gli altri pesci, soprattutto quelli della stessa specie o dalla colorazione simile. L'allevamento richiede vasche grandi, dai 200 litri in su allestite in modo da offrire numerosi nascondigli costituiti da rocce: si possono utilizzare sia rocce laviche (che hanno il vantaggio di essere relativamente leggere) che lastre di ardesia, ciottoli di fiume, rocce calcaree o rocce artificiali, l'importante è creare numerosi anfratti e barriere visive che limitino gli scontri tra i pesci . Come materiale di fondo si consiglia la sabbia, che gli Mbuna sposteranno con la bocca continuamente, come sono soliti fare in natura. Proprio la loro abitudine a scavare rende la coltivazione delle piante acquatiche piuttosto complicata per cui, se proprio non vi si vuole rinunciare, occorre orientarsi verso specie molto robuste come la Vallisneria (presente anche nel loro ambiente naturale) o piante epifite come Anubias o Microsorium da far radicare direttamente alle rocce.
Illuminazione e acqua
Questi pesci sono piuttosto robusti e si adattano a vivere anche in acque con parametri chimici non perfetti, ma sono utili e vivamente consigliati un sistema di filtraggio sovradimensionato e un forte movimento dell'acqua in vasca per garantire una buona ossigenazione. L'illuminazione dev'essere sufficiente per permettere la crescita delle alghe verdi, che rappresentano il naturale nutrimento dei nostri pesci. A completare l'attrezzatura tecnica occorrerà poi il solito termoriscaldatore per mantenere la temperatura dell'acqua tra i 23 ed i 26° C L'acqua deve essere dura e avere un pH alcalino, caratteristiche che ritroviamo in quella che sgorga dai nostri rubinetti di casa. Abbondanti e frequenti cambi parziali gioveranno sicuramente alla salute dei nostri pesci.
Cosa mangiano
Si tratta di pesci vegetariani che in natura si nutrono delle alghe, per cui per mantenerli in perfetta salute è necessario fornirgli esclusivamente mangimi di origine vegetale. Per nostra fortuna si tratta di pesci che accettano senza problemi scaglie,
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I maschi dominanti degli Mbuna sono caratterizzati da colorazioni sgargianti, mentre le femmine e i maschi giovani hanno una livrea meno appariscente.
granuli o pellet ed è possibile trovare sul mercato molti prodotti studiati appositamente per le loro esigenze.
La riproduzione
Altra straordinaria caratteristica che accomuna gli Mbuna è l’incubazione orale: la femmina depone le uova in una buca o su una roccia (a seconda della specie) preventivamente preparata dal maschio, quest'ultimo le feconda, dopodiché la femmina le raccoglie e le mantiene nella propria bocca fino al termine del loro sviluppo (2-3 settimane). Solo quando gli avannotti sono perfettamente formati li rilascerà in acqua. Per evitare che il maschio stressi continuamente la femmina, allo scopo di indurla a riprodursi, è preferibile allevare questi pesci in piccoli harem composti da un solo maschio e 2-5 femmine. Quando la madre rilascia i piccoli, se ne disinteressa rapidamente e questi, purtroppo, diventano una faci -
Conclusioni
le preda per tutti i pesci dell'acquario, genitori compresi , ragione per cui nella vasca saranno pochi quelli che riusciranno a sopravvivere. Per raggiungere risultati numericamente soddisfacenti è indispensabile prelevare la femmina con le uova in bocca e trasferirla in una piccola vasca di allevamento da 30-40 litri, dove resterà finché non avrà rilasciato gli avannotti. Questi potranno poi essere allevati nella piccola vasca, utilizzando inizialmente lo stesso mangime degli adulti preventivamente sminuzzato.
Se si può disporre di una vasca sufficientemente grande, i ciclidi Mbuna possono regalare grandi soddisfazioni all’acquariofilo. Queste piccole “furie acquatiche” blu, gialle, arancioni, azzurre o rosse spesso ornate di strisce verticali o longitudinali, non passano inosservate né per il loro aspetto e neppure per il loro comportamento. La loro gestione relativamente semplice e la loro robustezza è alla portata di tutti: dall’appassionato serio e molto esperto a quello alle prime armi, così come all’acquariofilo che magari non sempre riesce a trovare il tempo per una manutenzione puntuale della sua vasca.
Acquariologia
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Curiosità dal mondo animale
Piccolo, con gli occhi grandi e la pelliccia folta: è il Loris lento, primate che vive nelle giungle del sud-est asiatico. Non lasciatevi ingannare dalla sua tenera espressione: si tratta, infatti, di un animale notturno velenoso, seppur non aggressivo, che morde solo se si sente minacciato. In questi casi, le ghiandole che si trovano sulle zampe anteriori producono una sostanza oleosa che, miscelata alla saliva, crea il veleno: è per questo che, di fronte a un pericolo, il Loris lento alza le braccia portandole al muso. Una volta riempitosi la bocca di veleno, morde l’avversario oppure cosparge la pelliccia della sostanza velenosa, proteggendosi.
“Piangere lacrime di coccodrillo” recita un famoso detto. Ma è proprio vero che questo grande rettile piange, dopo aver mangiato, per pentimento? Non esattamente... Le sue lacrime, infatti, servono a eliminare il sale in eccesso e mantenere puliti gli occhi, lubrificandoli. Lacrime che, essendo ricche di minerali e proteine, sono un’ottima fonte nutritiva per le farfalle che spesso “banchettano” sugli occhi lacrimosi del coccodrillo.
Un sorriso a... 9.280 denti! Tanti sono quelli del pesce gatto: denti minuscoli e distribuiti su diverse file all’interno della bocca, con cui questo pesce d’acqua dolce mangia perlopiù altri pesci, girini e crostacei. Chiamato anche “pesce con i baffi”, è famoso per i suoi lunghi barbigli, dove si trovano gli organi di senso e le papille gustative e che svolgono un importante ruolo in fase di corteggiamento.
Elefante africano da record. Questo enorme mammifero, infatti, è il più grande animale terrestre vivente, alto quasi 4 metri e con un peso che può arrivare persino a 6 tonnellate. Il record riguarda anche i suoi tempi di gestazione, lunga ben 22 mesi: una volta venuto alla luce, il cucciolo - che pesa già oltre 100 kg - viene accudito dalla madre e dalle elefantesse del branco per tutto il periodo di svezzamento.
Lo sapevi che?
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Ben svegliato, Ghiro!
Andiamo alla scoperta di questo piccolo roditore, da tutti conosciuto come un gran dormiglione. Ma sarà davvero così?
Sara Conversano
Etologia 46
Appartenente alla famiglia dei Gliridi e, nello specifico, al genere Glis, il ghiro è un roditore dalle piccole dimensioni (lungo circa 30 cm), che vive prevalentemente in Europa e in Asia. Il suo habitat naturale comprende i boschi - ama, infatti, rifugiarsi tra le cavità degli alberi, dove costruisce nidi con foglie, pezzi di corteccia e muschio - ma si può trovare anche nei parchi e nei giardini delle zone abitate, sempre in piccoli gruppi.
Piccolo e agile
Una delle peculiarità del ghiro riguarda sicuramente coda , che è lun ga circa 15 cm molto folta e portata sem pre ben distesa . Forse non tutti sanno che, per sfuggire ai predatori, il ghiro può staccarne una parte così da non essere afferrato e correre via lontano!
Piuttosto folta anche la sua pelliccia grigio-castano e bianca sul ventre, mentre il muso è allun gato e appuntito, con scuri e lunghe vibrisse Le orecchie , tondeggianti, sono piccole ; i denti incisivi , invece, sono aguzzi per consentirgli di rosicchiare il legno senza difficoltà.
È davvero un dormiglione?
In realtà, anche durante questo periodo, il sonno del ghiro non è continuo e ininterrotto, anzi: di quando in quando, si sveglia per mangiare un po’ di scorte che ha con sé nella tana , per poi tornare a raggomitolarsi su se stesso e dormire. Una volta svegliatosi dal letargo, poi, il piccolo roditore riprende le sue abitudini da animale notturno: è attivo, infatti, solo dal tramonto, momento in cui esce dal proprio nascondiglio e dà prova della sua agilità , tra salti e arrampicate.
La riproduzione
Il periodo dopo il letargo è anche il momento giusto per l’accoppiamento che, solitamente, avviene in primavera. La gestazione dura un mese e la femmina partorisce da 2 a 8 cuccioli: i piccoli nascono ciechi e privi di pelo, ma dopo solo tre settimane sono già svezzati e possono iniziare la loro avventura accanto agli adulti. La mamma costruisce la tana per accudirli nelle cavità o tra i rami più alti degli alberi, così da garantire una maggiore protezione da eventuali attacchi.
La sua alimentazione
Questo tenero roditore è perlopiù vegetariano: mangia volentieri ghiande, nocciole e bacche ma anche castagne, fiori e frutti di bosco. Fino all’autunno si impegna per fare scorte di cibo e aumentare di peso, così da accumulare il grasso necessario per affrontare al meglio il lungo letargo invernale, che può durare fino a sei mesi.
Quando va in letargo, il ghiro si raggomitola su se stesso, così da mantenere costante la temperatura del corpo e rallentare il metabolismo.
Il ghiro può cibarsi, in qualche caso, anche di insetti e uova di uccelli.
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CRUCINCASTRO
Verticali
1. Il nido costruito dalle api
3. Il “barbiere” dei cani
4. Il giovane ramoscello nato dall’apertura di una gemma
5. Il fiore violetto che colora le città in primavera
10. L’imponente bovino dalle grandi corna ricurve
Orizzontali
2. Il suo cinguettio risuona tra gli alberi
6. Quella azzurra è l’animale più grande del mondo
7. Il “piccolo” della gallina
8. La scimmia africana dal muso allungato e dal folto mantello
9. Il piccolo anellide tra i principali produttori di humus
Quello di Pomerania ha un mantello lungo e setoso:
SUDOKU
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