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COMPORTAMENTO

Ci vogliamo tanto bene!

Sabrina Giussani

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Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF Master in Etologia applicata e Benessere animale Past President SISCA Mail: sabrinagiussani@yahoo.it

Il gatto stringe con la propria famiglia umana una relazione molto importante, basata sull’affetto e sulla fiducia, che dimostra attraverso diversi comportamenti.

L’antenato del piccolo felino che vive nelle nostre case è il Felis sylvestris lybica. La sua domesticazione è avvenuta molto tempo fa:

i primi resti risalgono al 9000 a.C. e sono stati rinvenuti in Turchia, in prossimità delle zone abitate.

Il ritrovamento di una statuetta raffigurante una donna che stringe tra le braccia un animale simile a un gatto rappresenta la prima traccia della relazione tra l’uomo e il piccolo felino.

Una relazione antica

A Cipro invece, in una sepoltura datata 6000 a.C., l’essere umano è in compagnia di un gatto ed entrambi sono ricoperti con pietre preziose e conchiglie. Questo particolare testimonia il carattere intimo della relazione, tanto che il felino potrebbe essere stato adottato poiché l’essere umano ne gradiva la compagnia fin da quell’epoca remota. Il

processo di domesticazione ha permesso al gatto di trascorrere molti anni al nostro fianco e questa vicinanza ha favorito la nascita di una “comunica-

zione condivisa”. Il felino, infatti, è capace di “leggere” le emozioni che provano gli umani, osservando il movimento dei muscoli del volto e ascoltando la loro voce.

Il gatto, un membro della famiglia

Le osservazioni effettuate negli ultimi anni hanno messo in evidenza che il gatto non è un animale solitario: la convivenza con gli esseri umani, infatti, lo ha spinto a creare più relazioni sociali con i componenti della famiglia. Secondo la scienza, ci con-

sidera come “genitori adottivi” e noi, del resto, svolgiamo questo ruolo tanto da parlargli facendo le vocine, come quelle che rivolgiamo ai bambini.

Il legame tra il piccolo felino e il proprietario, infatti, è da considerarsi al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma: poiché l’essere umano è, a tutti gli effetti, la sua figura di riferimento e di accudimento, tra le due specie nasce una relazione affettiva. Mamma, papà, fratelli e sorelle umani diventano, con il passare del tempo, compagni di vita con cui svolgere attività, giocare, riposare e così via.

Un legame reciproco

Lo “scambio” tra essere umano e gatto all’interno di questa relazione è basato sulla protezione, sulla rassicurazione e sull’offerta di aiuto. Il partner umano mostra un comportamento protettivo nei confronti dell’animale assumendo il ruolo del genitore e, allo stesso tempo, il piccolo felino contraccambia

l’attaccamento, stringendo con la famiglia un lega-

me di appartenenza basato sulla condivisione degli spazi e di attività, nonché sulla vicinanza e sul fare gruppo.

Quando il piccolo felino si sfrega su di noi rilascia i feromoni della familiarità, dimostrandoci di sentirsi parte integrante della famiglia.

Tra il gatto e l’essere umano s’instaura una vera e propria relazione affettiva, simile al legame che unisce genitore e figlio.

Segnali di affetto…

Il saluto e il contatto fisico protratto sono alcuni tra i comportamenti affiliativi realizzati dal gatto che, ad esempio, saluta i membri della famiglia - al loro ritorno a casa - con un particolare vocalizzo chiamato trillo mentre solleva la coda, la quale assume la forma di punto esclamativo. Il felino, inoltre, sfrega viso e corpo sul volto, sulle mani e sulle gambe dei referenti, deponendo feromoni di familiarità quando si sente parte integrante della famiglia. Anche fare “naso-naso” ha lo stesso significato.

Quando stringe una relazione preferenziale con

uno o più referenti, poi, condivide il luogo di ripo-

so, ricerca la vicinanza e il contatto fisico, acciam-

bellandosi ad esempio sul loro grembo. Il piacere dato dalla vicinanza fisica è sottolineato dalla produzione delle fusa.

… e di disagio

Per vivere appieno la relazione affettiva è necessario conoscere il linguaggio del piccolo felino, così che si senta compreso e al sicuro. Le pupille

dilatate, gli occhi spalancati, il leccamento della punta del naso, lo sbadiglio e il movimento della

coda sono segnali di disagio, che indicano al referente di interrompere il contatto e lasciare tranquillo il gatto.

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