life people marzo 2012

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INDEX LIFE PEOPLE N° 36

marzo 2012

Editoriale PHOTOSHOOTING: Burlesque PHOTSHOOTING: Retrosexual CHARME DONNA: Fascino contagioso CHARME UOMO: Naked Man GREEN FASHION: Milk PHOTOSHOOTING: Hippy FOOD FRIEND: Cacao FASHION: The Stylist FASHION: L’ incanto d ‘inverno FASHION: Vintage FASHION: Barboni di Lusso ANTEPRIME: L’ Uomo, un mito! EVENTI: Pitti Bimbo EVENTI: White EVENTI: W Pitti PEOPLE: Giulia Montanarini FASHION JEWELS: Il potere dei gioielli FASHION JEWELS: Bello e preciso FASHION: L’ultima seduzione GRIFFE STORY: Yves Saint Laurent ARTE E MODA: Moda in Italia FASHION: Le Rock STATUS SYMBOL NEW BRAND: Delfrance Ribeiro PEOPLE: Superdry FASHION: Van Gils FASHION ACCESSORI FASHION: Anima di gomma FASHION: Dog dress FASHION: Dress code PEOPLE: Vittoria Schisano PEOPLE: Famous FOLLIE VIP PEOPLE: A.c.a.b. PEOPLE: Sesto potere Truzzi ed Emo PEOPLE: Frankie Pikkia GOLDEN BOY: Vito Lomele ARTE E MODA: Leigh Bowery ARTE: Artemisia PLATINUM: Primavera di Note HIGH TECH: Le cuffie AFA DESIGN HOTEL DI DESIGN HOME DESIGN

Vittoria Schisano

EDEN ROCK DESIGN: I nuovi standard WORLD PROJECT AUTO: Audi A1 Sportback TRAVEL: Carnevale a Rio

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Società proprietaria del marchio LIFE PEOPLE : Nero di Bertulli Giacomo P.I. 02270740414

LA REDAZIONE Direttore Creativo Giacomo Bertulli 328.2005433 Direttore Responsabile Andrea Latini Grafica Claudio Sperindei 347.1651482

Creative Studio www.claudiosperindei.it

Direttore Marketing Stefano Marangoni Account Manager Enrico Sanchi Direttore Editoriale Jean-Claude Poderini Commerciale Milano Stefano Pegli 335.7757561 lifepeople.milano@gmail.com facebook: LifePeople Milano Commerciale Roma ML Magazine di Michele L.335.7757561 lifepeople.roma@gmail.com Servizi giornalistici: Andrea Latini Annalisa Perazzini Dan Mc Swoord Enrico Sanchi Erika Facciolla Gabriele Nardini Giovanni Franciosa Giovanni Zerba Jean-Claude Poderini Kowalski Laura Bruscia Marcello Tosi Marianna Pilato Maria Teresa Pizzicoli Michela Ricci Michele Scudo Miguel Chimal Sanchez Monica Pucci Samuele Daves Simone Contardi Simone Vegliò Valentino Cristofalo

Fotografo Alessandro Omiccioli - 349.5773620 Make up - Angela Montrone Stylist Anna Negusanti In Copertina Agata Bienkowska Foto by Alessandro Omiccioli Make-up e hair style di Angela Montrone Stampa Acid Studio Responsabile Franchising Ezio Stazio - 392.0415407 Mediaplan srl

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PER LA TUA PUBBLICITA’ SU QUESTO MAGAZINE Mediaplan srl / Multiservice 348.8552098 - 3392705653 lifepeople@live.it Distribuzione MEDIA PLAN s.r.l 071.668405 Redazione: Via delle Vele, 10 Fano (Pu) Tel.0721.583041 redazione@lifepeople.it Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n°546 del 18/12/2007 Marchio protetto da Copyright


EDITORIALE

IL RITMO

La novità nasce da una riunione di lavoro in cui la redazione ha riflettuto sui nuovi messaggi da lanciare per il prossimo anno. Al primo caffè avevamo già esposto proposte nuove, dibattuto temi e questionato redazionali e reportage di moda aggiungendo nuove proposte e scartandone altre. Alla prima pausa sigaretta, avevamo messo sul tavolo idee, autocritiche, tendenze e parlato di tutto quello che può dare inizio a un nuovo anno pieno di innovazioni. Entusiasti della riunione che andava determinando una nuova musica, siamo arrivati all’ora di pranzo con il nuovo spirito che sarà l’anima del numero di febbraio, dedicato a tematiche che stanno marcando il nuovo anno. Al momento del caffè, riflettiamo e la cosa ci fa vibrare al pensiero di descrivere e anticipare in qualche modo i momenti della nostra vita. Con l’energia in corpo e una forte dose di adrenalina, definiamo le nuove tematiche come: il vintage sempre attuale, la caduta del metrosexual e l’avvento del retrosexual, il web che ha conquistato il sesto potere e l’accattivante mondo del fetish. Comincia lo spettacolo e iniziano le danze in un carosello di fotografie, servizi di moda, articoli e novità del settore moda, design, arte, motori e viaggi. Soddisfatti dell’ entusiasmo, alla fine ci rendiamo conto che il messaggio più importante che vogliamo lanciare è: il ritmo…!

di Jean-Claude Poderini

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BUR LES QUE S

di Gabriele Nardini

i apre il sipario! Lo spettacolo è formato da una donna che, con un sottofondo musicale appropriato, vestita di pizzi e merletti, con corsetti di paillettes, boa di struzzo e ventagli di piume, ammiccante e trasgressiva, si cimenta in uno spogliarello. Inteso con una forte dose d’ironia e sensualità, lo striptease solitamente mai volgare, tende a catturare l’attenzione dei presenti, con un unico leit-motif: la provocazione. Il burlesque è un ironico spogliarello nato verso la metà dell’Ottocento nell’Inghilterra Vittoriana. >>

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Donne comuni si cimentano allegramente in uno spogliarello “vedo e non vedo”, che affascina per la forma semplice dell’esibizione. Si tratta di teatro leggero, d’intrattenimento popolare, dove le performance sono tenute da donne o uomini, non necessariamente professionisti, che per il solo e semplice piacere di superare ogni imbarazzo e per amore dell’arte del nudo decidono di esibirsi con fantasia e dedizione. Nella seconda metà dell’Ottocento negli USA, il burlesque era uno spettacolo che parodiava il mondo dei ricchi per divertire le classi meno abbienti. C’era una trama esile con canzoni, balli e comicità. Di conseguenza per tenere vivo l’interesse del pubblico, gli impresari non si facevano scrupoli a mettere in scena alcune donne poco vestite. Senza curarsi dello scandalo, i primi burlesque (appositi teatri) americani, fecero numeri da capogiro, divenendo a tutti gli effetti un fenomeno di massa e contribuendo a svezzare il pubblico. La ricetta del successo era infallibile, con il solo contorno dei comici, aumentarono le presenze femminili e si ridussero gli abiti. In questa fase, le artiste del burlesque erano poco vestite, ma non si spogliavano. La stampa si scagliò contro ma non fece altro che aumentarne la popolarità. La peccaminosa forma di spettacolo si esaurì negli anni ’20. I teatri impiegati per anni nel burlesque, lentamente, chiusero e i relativi proprietari ebbero seri problemi. In quei tempi praticare lo striptease era rischioso sia per l’artista, sia per l’impresario e il proprietario del teatro, che potevano facilmente essere inquisiti per corruzione della morale pubblica. La liberazione sessuale negli anni ’60 rese i tempi maturi per la pornografia e per la novità dei film a luce rossa. Il burlesque era considerato troppo casto e fu archiviato come reperto del passato. Poi, col passare degli anni, accadde qualcosa. Per pubblicizzare un museo del burlesque una ex-stripteaser istituì nel 1992 il premio “Miss Exotic World”. Possiamo dire che da qui partì la grande rinascita del burlesque. Cominciò a ricomparire nei locali notturni più esclusivi, in feste private, nelle discoteche, fino a spettacoli e concorsi. Oggi possiamo affermare che il neo-burlesque non è solo una moda. Alcune artiste hanno cercato scambi con culture come il rockabilly, il punk e il gothic con performance all’avanguardia. Tutto questo non è necessario in un mondo che ha già una sua identità: la caratteristica ironica. Oggi, questa forma di spettacolo, è rivolta più a se stessa che al sociale, con un contemporaneo kitsch e camp e lontano dalla satira. Molte artiste di oggi non si esibiscono per professione, bensì per puro divertimento. L’essenza del burlesque di oggi è quindi diversa da quella del passato. È l’anima di un puro, triviale divertimento. Visti gli ultimi eventi riflettiamo su un fenomeno degno di attenzione: il boylesque. Gli artisti uomini, in un mondo di donne, sono per tradizione meno abituati a mettere in scena le caratteristiche di seduzione e ciò comporta loro una sequela di rischi maggiori. I boylesquer non possono ispirarsi allo stile circense e devono evitare di essere volgari o banali e nemmeno cadere nel linguaggio comico. Per loro la strada è in salita e camminano su un filo, senza rete di protezione. Se per la donna, evidenziare la propria innata sensualità è un rito che comprende sia il trucco e sia l’abbigliamento, per l’uomo rimane solo la componente sexy. Sarebbe deleterio l’effetto spogliarellista e azzardato sfociare nel

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drag show. In sostanza la strada è colma di problemi, ma le richieste sono tante e quindi fatevi avanti aspiranti boylesquer. Parlando di costumi, l’accessorio principe del burlesque è il sorriso. Non solo in senso reale, bensì immaginario. Il burlesque rimane uno spettacolo divertente e sguaiato, simbolico che si beffa del sesso. Le artiste giocano con ammiccamenti sexy; salgono sul palco interpretando un ruolo, e spesso emulando un mito, diventandone la caricatura. Sono dive del cinema, infermiere, streghe, ecc. Le loro mise, a volte esagerate, sempre succinte, arrivano a destare scandalo. Gli abiti base utilizzati per questa forma di spettacolo spinto sono: un abito o una gonna a pannello realizzata in tessuto leggero, in modo che flutti attorno alle gambe della ballerina nei vari movimenti che crea girando su se stessa, reggiseno ricamato con sotto un secondo reggiseno più sottile, lunghi guanti da sera, calze a rete e reggicalze con scarpe con tacco a spillo, stiletti o stivali alti di pelle nera (per un gusto più fetish). Ma i due accessori più importanti del burlesque che caratterizzano l’immaginario erotico maschile sono: il G-string e la coppia di Pasties. Il G-string è un piccolo tanga che le artiste indossano permettendogli di non rimanere nude. Ricamati e con lustrini appesi che si muovono evidenziavano il bump and grind. I Pasties sono due cerchietti di tessuto con nappine incollati sui capezzoli. Il tipico colpo di busto che fa sobbalzare i seni, di conseguenza fa roteare le nappine. Questi due tipici elementi, nati per assecondare i requisiti legali, hanno mantenuto integro il fascino del retrò, permettendo di evitare che sia confuso con un immorale spogliarello. I boa e le piume di struzzo usate per i grandi ventagli, gli ostrich fan (di circa 1,5 metri di larghezza), sono i dettagli immancabili che completano il costume delle ballerine. La musica che ha caratterizzato il burlesque era il jazz e lo scatenato rhythm & blues suonata da musicisti afroamericani. Veniva suonata dal vivo da piccole orchestre. Quando le produzioni erano più grandi, si potevano ingaggiare le big band che con i potenti strumenti a fiato deviavano il ritmo sullo swing. Nel neo-burlesque la musica che fa da sottofondo alle esibizioni dipende dalle preferenze delle artiste. La scelta è varia, da chi preferisce mantenere la tradizione, a chi gradisce un gusto più esotico fino a chi opta per dare un tono più aggressivo e sferzante con colonne sonore rockabilly. La libertà musicale, spinge alcune artiste a sperimentare qualunque tipo di musica dalla classica alla metal, dalla pop alla disco. Due sono le parole fondamentali: to bump e to grind. Significative, indicano il fondamentale rito: il colpo di addome e la rotazione dei fianchi e dei seni. E se la sperimentazione, a volte non è ben vista, credo che sia un modo di mantenere in vita ed evolvere una forma di spettacolo che potrebbe nuovamente essere dimenticata. La cultura vintage ha rinnovato il passaporto al burlesque, diffondendolo in Europa e in Australia. Divi come Madonna, e Lady Gaga si sono ispirati per le loro esibizioni a questa cultura, dandogli un respiro globale. Anche il cinema ha riscoperto questo genere con un film musical contemporaneo interpretato da Cher e da Christina Aguilera. “Burlesque”, questo il titolo della pellicola diretta da Steven Antin, cattura il suo tempo incastonando le dinamiche sociali e culturali. Il modello camp di David LaChapelle suggerisce un trash che non evidenzia le polverose difficoltà che ha >>

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vissuto questa forma d’arte. La sensualità formata da piume e paillettes, smussa l’erotismo necessario e non fa emergere l’essenza di questo mondo. L’eccessiva sensibilità, un po’ troppo universale non risalta la necessaria e malinconica decadenza. Sipario.

CREDITS Fotografo: Sergio Serrangeli, www.sergioserrangeli.com 334 5750977 Senigallia (An) Modella: Miss Betty Cuore Stylist: Anna Negusanti Make up: Giulia Conti Hairstyle: Roberto Acquaroli & Rosanna Marchionni “PourParler Parrucchieri” Senigallia/Ancona www.pourparler.it

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METROSEXUAL ADDIO BENVENUTO RETROSEXUAL di Marco Gasperoni

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l significato del termine metro-sexual deriva dall’origine della parola metro che indica l’uomo metropolitano con l’abbinamento della parola sexual cioè oggetto del desiderio sessuale. L’uomo metrosexual è l’uomo desiderato, ambito, dal fascino estremamente curato e indiscutibilmente illuminato di glamour. Solitamente questo esemplare di uomo è identificato con i personaggi del mondo dello spettacolo come David Beckham e Justin Timberlake, il primo classico esempio di bellezza greca, perfetta, pelle “liscia” resa quasi plastica dall’aiuto del make-up, il secondo “ragazzo-uomo” con rari accenti di virilità (barba studiata e appena accennata per dare un tocco di mascolinità) ma dal look sempre androgino e perfezionista. Entrambi i modelli hanno una cura maniacale per l’estetica del loro corpo e del loro viso. Non rinuncerebbero per nulla al mondo a una seduta dal loro parrucchiere personale che spesso (vedi il caso di Beckham) è pagato profumatamente per prendere l’aereo e seguire la sua “star” in giro per il globo. >>

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CREDITI: Photo: Bruno Spiezia Model: Roberto Midulla (robertomidulla@live.it; www.modelshoot.net/user/robertomidulla) Styling: Roberto Midulla Trucco: Roberto Midulla

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Non solo capelli dunque, ma anche make-up, creme uniformanti per il colorito del viso, matite per evidenziare lo sguardo, sopracciglia curate e delineate, fino in casi estremi a indossare un gloss sulle labbra per evidenziare il sorriso perfetto (grazie all’ultima seduta di sbiancamento). Il fisico è un altro punto forte: deve essere asciutto ma muscoloso, totalmente depilato e liscio. Grande cura è data alle mani e ai piedi ai quali si riserva un’attenzione quotidiana per la manicure e la pedicure. Pensate che tutto questo possa bastare? Certo che no! L’uomo metrosexual conosce alla perfezione la moda e gli stili. Riesce ad adattarli perfettamente alla sua persona valorizzando tutti i suoi punti di forza. Non lascia mai nulla al caso e il risultato è sempre sorprendente. Decide e studia il suo outfit fin nei minimi dettagli. Gli imperativi sono: look curato e impeccabile. Nel suo guardaroba non possono mancare i pantaloni classici, i jeans dalle tonalità scure e prive di lavorazioni, il blazer con t-shirt a contrasto o camicia e pullover con scollo a V. Ai piedi, perfettamente curati e messi in mostra durante i mesi estivi o nelle vacanze nei luoghi esotici, vengono indossate in inverno scarpe in pelle solitamente dalla punta affusolata o mocassini di pelle scamosciata. Nell’outfit del “desiderio metropolitano” non possono mancare le borse, spesso grandi e a tracolla, ancor più spesso marchiate con i nomi delle griffe più prestigiose della moda italiana (Armani, Gucci e Prada) e di quella francese (Louis Vuitton su tutti). Tocco di eleganza finale è dato dagli accessori, quali orologi bracciali e collane, scelti in base all’evento e all’ora della giornata. Orologi eleganti impreziositi da brillanti per non arrivare tardi a una serata di gala o al contrario sportivi e in acciaio per la palestra e jogging tra i grattacieli della città. Un uomo che non lascia nulla al caso, che ha studiato tutto alla perfezione ma che non poteva prevedere che la sua stella stesse per tramontare. Infatti, un nuovo esemplare di uomo metropolitano si sta affacciando all’orizzonte e sta colonizzando le città: è definito retrosexual e ci si chiede se porterà all’estinzione il nostro metrosexual. Il retrosexual non ama spendere tempo e denaro nella cura estetica. Non ama estenuanti sedute dal parrucchiere al quale preferisce un bel taglio rasato. >>

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CREDITI: Photo: Bruno Spiezia Model: Roberto Midulla (robertomidulla@live.it; www.modelshoot.net/user/robertomidulla) Styling: Roberto Midulla Trucco: Roberto Midulla

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Non si sottopone periodicamente a lampade abbronzanti. Le sue mani non sono certo perfette e curate come quelle del metrosexual ma il suo fascino è ugualmente forte e magnetico. Il suo viso ha la bellezza dei lineamenti maschili: mascella ampia e delineata, naso importante e un sorriso naturale ma bellissimo. Il retrosexual non ama perdere tempo nello shopping, non legge riviste di moda e non ascolta i consigli degli stilisti. Per lui un semplice jeans con una camicia sono sufficienti, sono un passe-partout per qualsiasi occasione. Alla larga accessori e cosmetici. Non vedrete quasi mai il retrosexual indossare bracciali e catene. Il retrosexual è un uomo sportivo che cura il suo corpo grazie allo sport ma non si ammira ore e ore negli spogliatoi della palestra. Il suo fascino è totalmente maschile, non ama indossare profumi o abiti troppo eleganti. L’icona e simbolo di questa nuova tendenza è Hugh Jackman la bellezza tagliente di Wolverine in “X-men”, o Russel Crowe ne “Il Gladiatore”. Alla bellezza greca si oppone quella verace dell’uomo a volte rude ma dal fascino intramontabile. Libero dagli schemi dell’estetica e diritto verso il suo obiettivo. Leader nel gruppo e carismatico nella società. Il suo fascino non è dato solo dall’estetica ma forse e soprattutto da tutti i valori che incarna e rappresenta: sicurezza, virilità e affidabilità.

Giacca di velluto blu con stampa nera maculata (PHONZ SAYS BLACK) camicia bianca (ELEVEN PARIS) Skinny jeans nero (DR DENIM) Scarpe (BOBBIE BURNS)

Ph: Massimiliano Magrini Assistente: Simone Pandolfi Stylist: Anna Negusanti Hair Style & Make Up: Silvia Paolini Model: Tommaso Avitabile (Sir Tom Morvoloson Rifo) Location: “aut-aut” spazio design - Via Pisacane, 55 Senigallia (AN) Tel. 071 60050 www.aut-aut.it Abiti: "Indaco Urbanwear" - Via Mastai, 35 Senigallia (An) tel. 071 65060

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Giacca di velluto verde (PHONZ SAYS BLACK) Camicia bianca (ELEVEN PARIS) Chino lana (UNIFORMS THE DEDICATED) Scarpe (BOBBIE BURNS)

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Anche i sogni

hanno bisogno di spazio… per sognare… per immaginare di essere lontano, lontano… per godersi un meritato relax… ecco il giusto spazio...

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l centro benessere VICTORIA SPA BEAUTY CENTRE, una magica atmosfera per passare un momento indimenticabile in coppia o in compagnia ... un luogo speciale dove festeggiare un compleanno, un anniversario, un momento importante.All'interno del centro puoi trovare : piscina riscaldata con nuoto controcorrente, effetto pioggia e cascate d'acqua, vasca idromassaggio, bagno turco in roccia con acqua corrente e sauna finlandese, area relax, cromoterapia, aromaterapia, massaggi e cure estetiche, prestigiose linee di prodotti Sothys e St. Barth.

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FASHION | CHARME

FASCINO CONTAGIOSO D

iafana con il viso bianco luna, trasmette una vitalità eterea. Lo sguardo perso nel ghiaccio, i capelli ondulati e la bocca voluttuosa ispirano una bellezza nordica. Con fare ammiccante indossa i colori della natura d’inverno, freddi e cupi, risvegliati da tocchi di rosso vulcanico. Il color bianco neve è riscaldato da un ricco oro. Il rosso, colore dell’amore, appare tra le righe dello sfarzo. La purezza incontaminata e il fascino gotico ci introducono in un mondo sontuoso. L’indole femminile urla la sua doppia personalità: candore innocente e glamour dark. Il carattere delle cromie cupe creano un immaginario di luoghi lontani. Il temperamento dolce e delicato è contrastato da flash di sex appeal. L’eleganza è la parola chiave di una donna

dall’aspetto fragile ma con un temperamento garbato. Dai suoi occhi trapela un’espressione profonda e teneramente malinconica. Raffinata nei modi e con charme rinascimentale attrae l’attenzione quel suo rock crepuscolare che rivela un fascino bivalente. Charlotte è la cagnolina chihuahua celebre mascotte della collezione Charlottenborg. Il nuovo marchio, che fa della ricerca dello stile e dell’originalità la missione della sua eleganza, entra a far parte del panorama delle griffe italiane per volere di tre giovani donne intraprendenti e dinamiche. Il brand fa il suo ingresso nel mondo della moda con incedere regale e deve il suo nome all’omonimo castello di Copenhagen (oggi sede dell'Accademia Reale di Belle Arti), in stile barocco olandese. Nel barocco

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FASHION | CHARME tutto doveva destare meraviglia e la ricchezza decorativa caratterizzava con linee curve, andamenti sinuosi e motivi che intrecciano tra loro ogni espressione artistica. Così, lo stile Charlottenborg invita a orientarsi nella gamma di modelli e colori con un esercizio piacevole e gratificante per gli occhi e il tatto, in un tourbillon di linee singolari, lavorazioni inusuali e sofisticati mix materici. Il concetto di piumino, sinonimo di comodità e funzionalità, è reinventato per mezzo di un lavoro creativo che consente di non rinunciare alla raffinatezza. Tutti i modelli hanno nomi di regine e principesse e presentano sul retro un motivo a incrocio che ricorda il guinzaglio a pettorina dei cani da compagnia delle moderne donne più glamour. Motivo che diventa un segno riconoscibile del brand presente quasi in ogni capo della collezione. Ogni capo Charlottenborg si fregia di essere stato ideato, progettato e prodotto interamente in Italia. È costruito con tessuti e materiali italiani, provenienti da fornitori leader in qualità. Le creazioni rispettano la tradizione e l’artigianalità sartoriale. Charlottenborg ricerca silhouette femminili in una collezione di capi spalla imbottiti di vera piuma d’oca. Ai suoi ricercatissimi capospalla, affianca un total look davvero irrinunciabile.Per l’Autunno/Inverno 2011-12, il marchio propone smanicati, giacche e cappottini dalle spalle importanti che ricordano, per le sapienti costruzioni, i costumi d’epoca. L’accento è posto su capi che grazie a inserti in velluto, in pelle e ricami in lana aspirano a non far rimpiangere pellicce e montoni. Per stile, ricchezza e calore, presentano piumini effetto pelliccia anche nella morbidezza e smanicati effetto montone in tessuto tecnico e seta pura con bordature e nervature in velluto a contrasto color avorio e carrè in cuoio, da indossare con l’abito a palloncino di lana bouclè. >>

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Itinerari barocchi suggeriti dai tessuti damascati che ricordano le carte da parati, dal piumino in pizzo tecnico di seta jacquard con bordi di velluto in avorio e tortora. Per contrasto, nella collezione si trovano anche piumini più easywear in tessuto tecnico, senza borchie né ricami, realizzati con colori rassicuranti. Per la donna metropolitana, è presentata una serie più minimale di capi non imbottiti, tinta unita coordinata in una sola nuance, in tessuto flanella infeltrito abbinato a velluto e pelle color grigio asfalto da portare con il tubino di pelle effetto corteccia con pennellate bronzee. Il rosso è riservato invece al raso di tubino e top e al frac in stile british equestre rivisitato che ricorda le divise delle guardie di Buckingham Palace.I dettagli, evocativi per chi ama i cani di piccola taglia, presenti in ogni capo della collezione sono il leit-motiv di tutte le collezioni Charlottenborg come l’incrocio sulla schiena, di vera pelle con anello in metallo, che ricorda il guinzaglio a pettorina dei cani. Un mood tra passato e presente dedicato alla donna moderna.Una donna sicura di sé, una dea dei giorni nostri che cerca sempre modelli geniali, di alta qualità e una forte dose d’intelligente ironia per presenziare nei più alti salotti della società.

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8 Marzo Festa della Donna

ritira la card entro il 31 marzo 2 trattamenti te li regaliamo noi offerta valida su un totale di 7 sedute


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FASHION | CHARME

NAKED MAN CESARE PACIOTTI UNDERWEAR

I

l nudo maschile ha da sempre ispirato l’arte. Scultori e pittori hanno realizzato opere d’arte di sommo valore prendendo come fondamento il corpo maschile. Leonardo da Vinci e altri artisti filosofi ne hanno ricavato dei trattati di proporzioni mettendolo al centro dell’universo. Oggi il cinema e la fotografia hanno esaltato le fattezze rendendolo accessibile agli occhi di tutti. Tra le altre forme di spettacolo, l’uomo è entrato nella sfera dello spogliarello, del boylesque, ecc. Il nudo maschile quindi ha una sua storia e vanta una platea di tutto rispetto.La moda non ha perso l’occasione per seguire questa corrente e si è subito animata per creare un abbigliamento per l’intimo maschile. Dapprima la moda underwear ha subito puntato sul

comfort, ritenendo questa formula la più apprezzata dall’uomo. È stato sicuramente la carta vincente che ha fatto sì che l’uomo prendesse in considerazione questo comparto dell’abbigliamento e lo facesse suo.Di seguito, si sa, i vari stilisti si sono prodigati nel creare modelli particolari con uno sguardo alla sfera sexy.Disegnare l’intimo maschile, in effetti, non è così semplice. Bisogna tenere conto della mentalità maschile e dei limiti che ne derivano. Per contro lo sforzo dei creativi di moda è davvero grande. Devono innanzitutto conoscere la parte tecnologica di un capo così importante, in seguito devono esprimere la loro fantasia in pochi centimetri quadrati. Naturalmente c’è chi attribuisce a un semplice elastico personalizzato tutto il messaggio

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trascurando altri aspetti fondamentali dell’intimo, e chi delega al logo tutta la forza di un marchio ignorando la ricerca dei materiali più idonei.Per realizzare una giusta collezione di intimo uomo occorrono una serie di fattori tutti di grande importanza.Bisogna per primo considerare l’aspetto confortevole del capo da indossare, conoscere i materiali più o meno leggeri ed elasticizzati, avere nozione dei vari aspetti tecnologici per scegliere una cucitura o una ribattitura. Tutto questo poi deve soddisfare l’aspetto estetico, pennellando dei modelli che mettano in risalto la seduzione maschile. I codici dell’underwear non devono essere trascurati e le regole vanno prese in seria considerazione.Homme Class è la nuova linea di intimo uomo della Cesare Paciotti Underwear nata pensando al massimo comfort di chi la indosserà, alla sua salute e al rispetto dell’ambiente. È una linea elegante e raffinata che unisce uno stile essenziale e apparentemente minimale a una ricerca tecnologica accurata sulla vestibilità, sul tessuto, sulle cuciture e su ogni minimo dettaglio. Il tessuto impiegato è realizzato con un pregiato cotone Makò a fibra lunga, che dà la massima resistenza di tenuta, misto a una Lycra certificata. La finezza del filato e i telai impiegati per la lavorazione del tessuto danno vita a un prodotto che presenta le migliori qualità della maglieria intima come l’effetto morbidissimo a contatto con la pelle e la vestibilità in ogni stagione.Le cuciture di ogni capo sono realizzate in microfibra anallergica, curate in ogni dettaglio per la salute dell’uomo che lo indossa. La speciale cucitura nelle sgambature è realizzata con una tecnica che non stringe e si adatta perfettamente alla gamba.Homme Class ha uno stile sicuro, anche se discreto, che esprime un nuovo concetto di modernità esaltata nel momento in cui i capi sono indossati.Una cura particolare è stata rivolta alla maglieria Homme Class che è stata pensata non solo per offrire il massimo comfort, ma studiata e curata in ogni dettaglio per essere anche ‘mostrata’, per abbinarsi perfettamente ad un abbigliamento casual, sportivo, ma nello stesso tempo raffinato. Homme Class si affianca alle altre linee di intimo uomo, maglieria intima, pigiameria, homewear e calze della Cesare Paciotti Underwear. La linea è distribuita, nei migliori negozi di intimo e abbigliamento uomo.

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foto/grafica


FASHION | ANTEPRIMA

MAGLIE E ARTE A

NNAPURNA, vero marchio d’autore, da sempre noto per la sua preziosità, per l’eccellente qualità dei suoi filati e per la lavorazione esclusivamente Made in Italy, ha deciso di legare l’estro stilistico dei suoi capi e la sua concezione produttiva ai nuovi talenti italiani dell’arte recitativa e danzante. Un connubio originale e sofisticato, dove Aida Barni, si propone come moderna mecenate per esaltare sia il suo prodotto sia il teatro italiano. Annapurna in occasione della 81esima edizione di Pitti Immagine Uomo decide di sostenere l’arte e il prestigio italiano presentando una piccola mostra fotografica curata da Andrea Porro con scatti realizzati da Cristiano Miretti. Sei intensi ritratti per raccontare il mondo del teatro in Italia, da sempre apprezzato e sostenuto da Aida Barni, che in quest’occasione ha deciso di raccontare la nuova collezione autunno/inverno 2012/13 con i volti dei più talentuosi attori e ballerini. Sullo sfondo rosso tipico del sipario chiuso prima di andare in scena, la nuova

di Samuele Daves samueledaves.com collezione invernale di Annapurna è raccontata con i volti dei seguenti personaggi: Antonello Angiolillo, Gianluca Sticotti, Maurizio Arena, Mirko Ranù, Simone Leonardi e Andrea Verzicco. Il cashmere di Annapurna acquista così una nuova vitalità legandosi all’innovazione creativa non solo stilistica ma ponendosi come nuovo mustbrand intellettuale che stimola e premia il talento rigorosamente italiano. Tutti gli attori presenti in questa mostra fanno parte del cast del musical italiano “Priscilla la Regina del Deserto”, in scena a Milano al Teatro Ciak di via Procaccini, 4 (www.priscillailmusical.it). Si ringraziano Cristiano Miretti, Andrea Porro, Antonello Angiolillo, Gianluca Sticotti, Maurizio Arena, Mirko Ranù, Simone Leopardi, Andrea Verzicco, Cristiana Cozzi e tutto il cast del musical per il prezioso sostegno all’iniziativa. >> Gli scatti rappresentano un modo per sostenere l’arte da parte di Annapurna e non sono per scopi commerciali e/o pubblicitari di alcun genere.

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GREEN FASHION

MADE WITH MILK Natural-glam. Il nuovo potenziale della fibra al latte, racchiuso in un marchio fashion

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GREEN FASHION

Una bottiglia di latte con un cuore dentro, questo è il logo di una collezione di abbigliamento che ha stupito il pubblico e la stampa, per originalità e genialità.

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di Jean-Claude Poderini

n forte senso della moda, coltivato negli anni. Una fibra naturale, quella del latte, sviluppata con un’estetica originale.Il successo di “Made With Milk” si fonda su queste due piccole, grandi leve. Emozione e pragmatismo: così, Chiara Pochetti e Vera Facchetti, entrambe di Brescia, trentenni, hanno costruito una collezione capsula capace di raccogliere consensi dalla stampa oltre che ordini già dalla prima stagione. Un esordio effervescente in tempi difficili, a dimostrare che il mercato è sempre sensibile alla giusta miscellanea di prodotto/prezzo/servizio. Per Chiara e Vera, entrambe outsider, provenienti da percorsi professionali diversi ma accomunate da una sincera passione per la moda coltivata con cultura e spirito di osservazione, l’avventura imprenditoriale è iniziata come un gioco. L’incipit è stato la fibra di latte. “Volevamo esprimere la creazione basata sull’amore, sul sentire. Avevamo chiaro il concept, Made with Milk lo abbiamo aggiunto in seconda battuta, dopo aver pensato a decine di altre opzioni”, rivelano le due giovani designer. Però, una volta deciso il percorso creativo, l’interpretazione della fibra di latte mista a seta, modal o lino, è stata sviscerata nel suo dna più incisivo e coerente. ‘Latte’ significa naturale, materno, buono, amorevole, ma nell’ottica fashion diventa cool, sensuale, contemporaneo. L’imprinting creativo è quello della fashion victim dallo spirito edulcorato, romantico e non stucchevole. Con la collezione A/I 2011/2012 le due stiliste si sono ispirate a una donna moderna ed energica che indossa capi dall’attitudine minimalista e pulita ma che ama distinguersi con particolari romantici come pizzi e ruches. I cromatismi restano all’interno di un perimetro estetico tracciato con precisione: quello del latte e dei suoi derivati più dolci e golosi come la variante al cioccolato, latte e menta, crema, burro, milk shake alla vaniglia e sorbetto alla fragola. I tessuti utilizzati sono voile di seta per i morbidi vestiti scivolati al ginocchio con dettagli unici e romantici, seta, crèpe di lana per le maglie dalle maniche importanti, cashmere per avvolgenti mantelle e l’innovativa fibra di latte con cui sono realizzati i capi più importanti della collezione. Per produrre questa fibra innovativa il latte è dapprima disidratato, scremato e poi una volta estratta la proteina, fluidificato fino a ottenere il filato stesso. La fibra del latte è salutare per la pelle poiché ha una maggiore capacità di assorbire l'umidità rispetto alle fibre sintetiche.Di forte impatto anche il logo: una bottiglia di latte stilizzata, con un lettering sottile, rotondo ed eloquente. Il dettaglio che caratterizza ogni capo è l’etichetta, un sacchettino di riso soffiato che profuma di vaniglia con l’immagine delle due stiliste da piccole. Dallo showroom, capace di veicolare lo spirito glam-romantic del marchio nei migliori negozi, le due designer hanno risposto alle nostre domande. Com’è nata l’idea della fibra di latte? Semplicemente dal fatto che tutte le persone vedendo la prima collezione, che non era realizzata in fibra di latte ma semplicemente la parola latte era contenuta nel brand, ci chiedevano se i capi erano stati lavati nel latte! Da lì abbiamo iniziato a ricercare il tessuto. Perché proprio il latte? Perché richiama la purezza proprio come le nostre collezioni. Avete avuto problemi per far realizzare questa idea? No! Abbiamo cercato un fornitore serio, con filati certificati, e abbiamo sviluppato la collezione. In Italia, si può ancora sperare di fare ricerca? L’Italia è un'ottima pista di lancio nonostante siano molti gli stilisti emergenti. C’è molta curiosità! Questo interessante ritorno alle origini cosa vuole suggerire? Di mantenere l’amore per tutto ciò che è sano! In un mondo fatto ormai di tecnologia si rischia di perdere il contatto con le radici pure ed essenziali.

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GREEN FASHION

Ci spiegate il significato del logo? Il logo è una bottiglia di latte con all'interno un cuore per coniugare i valori del brand fatto di fibre naturali e di tanta passione e amore. Quali pregi possiede questa fibra? E qual è la sua qualità più importante? La fibra di latte contiene un agente umettante ricco di proteine naturali che rende la pelle più delicata e liscia, ha proprietà igieniche poiché il suo potere batteriostatico supera il 99,9%. La qualità più importante è che si tratta di una fibra confortevole e soffice al tatto, liscia e lucente come la seta. Quando avete concretizzato questa idea di realizzare una fibra così particolare? Non siamo noi ad avere concretizzato questa idea, la fibra di latte esiste dal periodo dell'autarchia quando uno studioso italiano inventò il Lanital fibra derivato della caseina. Dove si possono trovare in Italia le vostre creazioni? In Italia siamo presenti in Lombardia, Piemonte, Liguria e Umbria. Perché consigliate di indossare capi d’abbigliamento in fibra di latte? Perché i capi in fibra di latte sono confortevoli e perché hanno un'ottima capacità di assorbimento oltre a quella di condurre l’umidità e di conseguenza i capi sono permeabili. Chi è la vostra cliente tipo? Una donna che bilancia la propria esplosione interiore con abiti romantici ma mai banali e con trame che danzano sulla pelle.Oltre a maglioni e abiti, ora proponete anche i jeans in fibra di latte. Quale sarà il prossimo articolo in cantiere? Non abbiamo un capo specifico in cantiere piuttosto l’idea di incrementare le collezioni con altre fibre certificate. Avete intenzione di realizzare una collezione anche per uomo, oppure siamo esclusi da questo progetto? No. Per ora l'uomo non rientra nei piani produttivi, preferiamo rafforzare ancora di più la linea femminile.I capi sono morbidi e piacevoli al tatto. Che effetto fanno sulla pelle? Sulla pelle sono morbidi salutari e traspiranti. Con tutta questa necessità di ecologismo, il pubblico ha risposto bene alle vostre proposte? Si! Con entusiasmo e curiosità.

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Abbiamo riscontrato che molte donne sono attente ai materiali sani e puri.Le vostre creazioni hanno più successo in Italia oppure all’estero? Per ora non siamo presenti, nostro malgrado, sul territorio estero ma ci auguriamo di esserci prossimamente, magari in qualche capitale importante. Chi potrebbe essere la testimonial per una campagna pubblicitaria della vostra collezione? Ce ne sono molte ma una testimonial giusta potrebbe essere: Eleonora Abbagnato, Camilla Filippi o Michelle Hunziker. Che cosa avete in mente per il prossimo futuro? Ci auspichiamo di resistere alla crisi e continuare a far conoscere il nostro marchio in Italia e nel mondo!Il latte ispira candore e purezza. È così che dobbiamo vedere la vostra collezione? Si! Nelle nostre collezioni non introdurremo mai materiali artificiali o capi volgari. I modelli eco-glam al latte, sembrano suggerire il color bianco, i colori chiari o pastello; è così o possono essere visti anche in altri colori? In una collezione abbiamo declinato la cartella colori secondo le bevande di un coffee shop (caramel, moka, cappuccino...); nelle prossime collezioni potremo ispirarci ai colori del bosco per esempio... Ma sempre al passo con la moda. Pensando di realizzare una fibra ispirata al mondo vegetale, a quale fiore vi potreste ispirare? Potrebbe essere la camelia il cui significato è perfetta bellezza e superiorità non esibita e se regalata è un tangibile segno di stima. E il mondo minerale, cosa vi potrebbe suggerire? L’onice! Si ritiene che dalla sua esplosione sia nato l’universo; è la pietra dell’autostima che infonde coraggio a chi la indossa. Oppure la pietra di luna che è strettamente legata all'universo femminile, alla crescita ed è la luce da cui nasce la vita. Il latte che usato per realizzare questa fibra, da quale animale proviene? Latte di mucca! Dopo il latte, ci proporrete una fibra al cioccolato? Potrebbe essere! Siamo sempre alla ricerca di nuove idee! Voi bevete il latte? Si! È la carica per iniziare la giornata!


GREEN FASHION

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PHOTOSHOOTING

Pelliccia di volpe linciata, abito lungo con fantasia floreale, collana con anelli color oro, fascetta di pelle intrecciata con piume. Gli abiti e gli accessori sono vintage anni ’70.

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HIPPY

di Giulia Sorcinelli

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nticonformismo e rivoluzione. Anni Sessanta: i beatnik si trasferiscono nel distretto di HaightAshbury di San Francisco. Una nuova travolgente generazione era alle porte. Ci piace chiamarli ‘figli dei fiori’ (in ricordo della “Summer of Love”), anime ribelli che hanno ereditato i valori controculturali della Beat generation. Mossi da una sfrenata ricerca di libertà e dalla voglia di cavalcare onde alternative della coscienza e mondi paralleli, senza perdere di vista i lori ideali, si abbandonavano al rock psichedelico, folk e blues, alla musica popolare, al teatro di strada, all’arte alternativa, agli allucinogeni e alla marijuana, erano vegetariani e ambientalisti e abbracciavano la rivoluzione sessuale in tutta la sua nudità. I Beatles con “All You Need Is Love” ci restituirono pienamente l’ideologia di questi pazzi amanti dell’Estremo Oriente. Disordinati, quasi vagabondi, gli hippy cercavano un nuovo senso della vita e così il loro stile, come quello beat prima di loro e quello punk subito dopo, è immediatamente riconoscibile. Erano i cordoni ombelicali della natura, indossavano abiti autoprodotti o spesso comprati nei mercatini dell’usato: gonna lunga e ‘cut’ per le donne, pantaloni a zampa d’elefante e petto nudo per gli uomini, capelli lunghi sciolti e selvaggi per entrambi. >>

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Pelliccia di volpe linciata, abito lungo a fantasia floreale, collana con anelli color oro, fascetta di pelle intrecciata con piume. Gli abiti e gli accessori sono vintage anni ’70.

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PHOTOSHOOTING

Semplice ma quasi deviante, la loro personalità lasciava intendere gli ideali di pace, amore e fratellanza, principi riassunti nelle fantasie floreali, psichedeliche o con stampe tie-dye, che l’abbigliamento multi-etnico mai si permetteva il lusso di dimenticare. Volevano sentirsi liberi e comodi anche per poter viaggiare nei coloratissimi VW bus, economici ed ecologici, marchiati con l’immortale simbolo della pace. Negli anni ‘70 la moda hippy entrò a contatto con il fashion system e oggi spopola nelle passerelle più prestigiose di tutto il mondo in versione boho-chic, mixandosi alla cultura bohemienne. L’abbigliamento poco curato si coniuga ad accessori preziosi, i tessuti leggeri ora si adattano in maniera naturale a tutte le silhouette, pizzo e strass vengono riadattati su abiti personalizzati Seventy-inspired. La non-curanza si lascia desiderare accanto ai particolari ricercatissimi di abiti e soprabiti (o magari anche pellicce) che sostituiscono il dashiki. E questo è di grandissimo impatto. Anche il nudo è reinterpretato: non è più solo emancipazione sessuale, ora è soprattutto espressione di libertà, di sicurezza, di difesa dei diritti individuali, è una vera e propria “messa a nudo con se stessi”. Gusto e attenzione per un fascino tutto esotico e sempre un pò sfuggente traspare dall’immancabile headband. E la biancheria? Quella sexy non è adeguata, perché impegnativa e quella più casual è troppo poco femminile, meglio evitarla del tutto e lasciare che la magia del vedo-non-vedo, attraverso camicioni svolazzanti, faccia il suo gioco. Gli hippy hanno sempre combattuto contro l’ortodossia politica e ci hanno lasciato un bagaglio di eredità degno d’inchini che sempre più sono manifesti nei diritti degli omosessuali, delle coppie non sposate, dei transessuali, nell’uso di prodotti naturali, perfino nel campo farmaceutico, nel confronto più aperto tra religioni o culture diverse, e persino nella popolarizzazione di Internet che affonda le sue radici nell’ethos anti-autoritario che gli hippy declamavano in ogni occasione. Rincorrere il futuro rimanendo ben attaccati alle proprie origini, questo il loro lifestyle. Sempre pronti a combattere, sempre pronti a commuoversi.

Abitino rosso con fantasia bianco, montone panna con inserti in mongolia, borsa marrone in nappa, fascetta di pelle intrecciata con piume. Gli abiti e gli accessori indossati sono vintage anni ’70.

Creditis Ph: Alessandro Omiccioli Model: Chiara Falcone Stylist: Anna Negusanti, Anita Paoloni Mua and Hair Stylist: Valentina Ricci Location: La Maison Coloniale - V.le Buozzi, 6 - Fano (PU) - tel. 0721 830323 Abiti: MY LOFT Vintage & Second Hand - Via Giordano Bruno, 16 - Fano (PU) - tel. 0721 1820181 www.myloft.it


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FOOD FRIEND

CACAO R

cioccolato d’autore

iemerge il segreto più dolce dei Maya! Da più di tremila anni e attraversando una matassa di percorsi tortuosi, è arrivato con un bagaglio di qualità e pregi sempre maggiori il prodotto che è considerato il massimo del piacere culinario: il cioccolato. L’origine del cioccolato lavorato (il cacao da cui si produce), sembra che sia da attribuire agli Olmechi del sud del Messico. Apprezzato dai Maya e poi dagli Aztechi il cioccolato era considerato dalle popolazioni d'oltreoceano come bevanda sacra offerta agli uomini dal ‘dio’ Quetzalcoatl. A partire da questa origine lontana, la storia dipana il prezioso seme di cacao passando attraverso le corti dei sovrani delle città maya per giungere alla civiltà azteca, periodo nel quale il cioccolato acquistò grande importanza sia come bevanda, nei rituali religiosi, sia come moneta e merce di scambio. Dopo la caduta della civiltà azteca, il consumo del cioccolato fu trasformato e creolizzato dai conquistatori spagnoli. Oltre a essere considerato prezioso come fonte di saggezza, esso conferiva forza ed energia. Era soprattutto usato come afrodisiaco e tonico per incrementare il desiderio sessuale. Sia che venga considerato medicina o pozione magica, bevanda sacra o prezioso alimento, il cioccolato non manca mai di stupire. Quando pensiamo al cioccolato siamo abituati a pensare a un alimento solido e dolce, eppure dalla sua origine fino a pochi secoli fa, il cioccolato si beveva e non si mangiava, inoltre era estremamente amaro. Prezioso e apprezzato privilegio dei popoli di oltreoceano, il Theobroma cacao (questo è il primo nome scientifico attribuito alla pianta) rimase sconosciuto in Europa fino alla metà del Cinquecento. Arrivato in Spagna e sdoganato dai conquistatori come squisita bevanda calda e zuccherata, ci vollero ben due secoli prima che si evolvesse in tavoletta solida e piccoli dolciumi. Con il passaporto di peccato di gola, è entrato dapprima nelle corti di tutta Europa, conciliando l’amicizia e il buonumore. Fino a questo momento, il cioccolato svolse un importante ruolo a livello sociale in tutta Europa e in gran parte del mondo come alimento d'élite. Successivamente, il cioccolato fu utilizzato per >>

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FOOD FRIEND

accompagnare pietanze durante i pasti di aristocratici ed ecclesiastici che elogiarono o dannarono il misterioso brodo indiano. Dopo gli eccessi culinari dei francesi e degli italiani, il cioccolato, divenne un alimento ormai addomesticato, identificando appunto i ceti sociali aristocratici o ecclesiastici. Di seguito sorsero luoghi d’incontro pubblici dediti alla degustazione del cioccolato da mangiare sottoforma di pasticcino o pastiglie o barrette. Divenne presto uno spuntino da consumarsi al chocolate bar, accompagnato da una piacevole conversazione, spesso tra signore acculturate e all'avanguardia. Il film “Chocolat” (2000), di Lasse Hallstrom con Juliette Binoche e Jonny Depp, tratto dall’omonimo romanzo di Joanne Harris, è ambientato proprio in una cioccolateria dove si preparano gustosi miscugli di cioccolato e chile, o di peperoncino e mandorle fino a combinare il cioccolato con nocciole, cereali, cocco e altro. Sia fondente o al latte la produzione artigianale della protagonista riesce a creare e mantenere quella leggenda storica che cacao e cioccolato hanno saputo mantenere fino ai giorni nostri. La pellicola esalta le virtù del prodotto che un anonimo indio messicano aveva trasformato in chicco di cacao, alimentando il fascino di quello che è stato giustamente definito il “cibo degli Dei”.“La vita è come una scatola di cioccolatini non sai mai cosa ti capita...!” diceva, a ragione, Forrest Gump nell’omonimo film. E da quel momento tutti noi ogni volta che ci viene offerto un cioccolatino pensiamo allo spessore che sorge dietro questa affermazione. Una lunga tradizione di gusto tanto che romanzi e pellicole d’autore hanno avuto come protagonista il cioccolato, legando la sua storia a quelle di grandi amori e passioni travolgenti. Sono libri e film da gustare avidamente, in un gioco di seduzione e mistero, assaporando il profumo irresistibile di una tazza di cioccolato bollente. Il cioccolato ha un potere magico, taumaturgico, sono noti i suoi benefici nell’allentare lo stress, conferire buon umore e produrre energia. Anche un film al cioccolato quindi può rinvigorire corpo e anima!Ma un cibo così importante bisogna anche saperlo degustare. C’è un cerimoniale che invita a cogliere gli aromi del cioccolato. Si

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deve, con religioso silenzio, mordere circa metà cioccolatino, o romperlo in due parti con me mani, e poi sminuzzarlo con i denti ripetutamente e lentamente per aumentare l’area di contatto con le papille gustative. La vista del colore marrone rossiccio moganocannella, che è propriodel cacao aromatico e la lucentezza e brillantezza della superficie ci invitano a un piacere intenso. L’aroma che dapprima è delicato e penetrante, diventa in seguito intenso e ricco di toni aromatici, persistendo lungamente per una durata di decine di minuti.Tutto questo lo sanno benissimo i due cioccolatieri-pasticceri del “Cacao-lab” (www.cacao-lab.it) che ci tentano e ci deliziano con le loro dolci specialità. Già dalla vetrina si nota subito una qualcosa di diverso e particolare. L’idea proviene da due persone creative, di cui una con una formazione nel settore del design e l’altra con l’esperienza nel mondo della moda. La grande passione per la cioccolata li ha portati a creare il laboratorio “Cacao” (sito a Milano in via Eustachi, 47). Cacao produce e distribuisce prodotti di cioccolateria artigianali preparati con materie prime di altissima qualità e con immagine ricercata e inedita. Ogni creazione di cacao è frutto di un attento mix fatto di ricerca, innovazione e cura del dettaglio. Le loro proposte spaziano dai temi più tradizionali (Natale, S. Valentino, Pasqua) ai gadget più inaspettati. Eseguono oggetti di cioccolato personalizzabili e su progetto dei clienti, cercando di soddisfare ogni tipo di esigenza e di desiderio. Curiosi modelli di cioccolatini, simbolici cuoricini, simpatiche tazze e originali bomboniere, ma la fantasia maggiore si esprime, oltre le piacevoli composizioni di frutta, fiori e piante, nelle geniali creazioni di borse e scarpe con tacco da donna. Usando cioccolato fondente venezuelano, con maestria realizzano questi curiosi prodotti della fashion-dolce con tanto di ricerca del packaging adeguato, proprio come se fosse un vero articolo di moda. Il cioccolato, cibo afrodisiaco corroborante dell’eros, aumenta l’energia, la concentrazione e la prontezza di riflessi. Fa bene all’organismo creando benefici sull’umore per le sue proprietà antidepressive. Abbandoniamoci quindi alla “cioccolato-mania” che è piacere, amore, estasi e fantasia… in fondo il cioccolato ci rende felici!



FASHION | THE STYLIST

KATE MOSS

MILLA JOVOVICH 52


FASHION | THE STYLIST

avorando fin da giovanissime nel mondo della moda, non stupisce più di tanto il fatto che le star Kate Moss e Milla Jovovich appaiano sempre con un look impeccabile e molto studiato. Dopo aver esordito entrambe come indossatrici e fotomodelle, nel tempo le due dive sono riuscite ad imporsi anche al di fuori del fashion system. Milla, per esempio, dopo aver cominciato a soli undici anni posando per il fotografo Richard Avedon, è divenuta un’attrice di discreto talento (attualmente ha addirittura tre film in uscita). Lo stile grazie al quale si distingue con facilità da altre colleghe famose e si fa ricordare dal pubblico è di un genere alquanto retrò e raffinato. Secondo il parere della stessa interprete cinematografica, il suo modo di vestire potrebbe essere definito con tre semplici aggettivi: eclettico, divertente e ironico. Di solito l’attitudine di Milla alla recitazione emerge anche dalla tendenza nello scegliere abiti sempre diversi, che la aiutano a immedesimarsi di volta in volta in vari personaggi femminili. I capi che la Jovovich indossa, comunque, hanno tutti già di per sé una forte personalità e sono spesso abbinati a scarpe con tacco a stiletto molto alto. Lei non esce quasi mai senza queste ai piedi, considerando tali calzature più preziose dei gioielli. Sul red carpet, invece, la vediamo sfoggiare vestiti avvolgenti e sexy, come quello di Prada in stile Anni Quaranta con cui si è fatta notare all’ultimo Festival di Cannes. Un’altra passione di Milla è senza dubbio quella rivolta ai bijoux, che di solito però porta separatamente per evitare un effetto troppo pacchiano. Anche durante il tempo libero, comunque, Milla resta fedele all’amato look vintage, preferendo gonne con lunghezza sotto il ginocchio e dal taglio fasciante, oppure pezzi basic (magliette semplici, un paio di jeans, giacche con grandi bottoni, ecc…), abbinati

però ad accessori più importanti ed eccentrici. Un’altra icona fashion, altrettanto conosciuta sia dai media sia dalla gente comune, è la sua affascinante collega Kate Moss che, avendo ormai abbandonato le passerelle come indossatrice, ha deciso di continuare a lavorare nel settore in qualità di testimonial per marchi importanti o come stilista (ultimamente ha disegnato una collezione di gioielli ispirata ai suoi tatuaggi per la Maison Fred). Non avendo più l’aspetto di una ragazzina ed essendo una donna sposata, ora il look della ex top model è decisamente cambiato: da quello supercool, grunge e abbastanza aggressivo grazie a cui si è fatta notare ai tempi degli esordi negli Anni Novanta a uno molto più classico e quasi “da signora”. In particolar modo, l’attrice al momento si ispira soprattutto allo stile orientale dell’attrice Maggie Cheung (protagonista del celebre film In the Mood for Love), sfoggiando quindi con piacere maglie e abiti smilzi con collo alla coreana, oltre all’immancabile eyeliner nero che rende i suoi occhi più allungati come quelli delle cinesi. Ciò non vuol dire però che il guardaroba di questa star segua unicamente tale tendenza extraeuropea: tanti altri capi, per esempio, sembrano riproporre le caratteristiche della moda degli Anni Sessanta e Settanta, con stampe geometriche e coloratissime nel primo caso e vestiti lunghi con disegni floreali accompagnati da un paio di stivali nel secondo. Quando invece è invitata a dei party ultra esclusivi, si riserva dei vestiti da gran sera a cui è solita abbinare un paio di scarpe dal tacco altissimo e magari una pochette. Come make up per una serata di gala, infine, non la si vede mai senza l’amato rossetto rosso della Rimmel, che lei stessa ha firmato e sponsorizzato per la casa cosmetica.

Marianna Pilato

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l’eleganza innata delle topmodel

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FASHION

L’INCANTO D’INVERNO la meraviglia della Romagna

di Samuele Daves samueledaves.com


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a Romagna, si sa, è meta prediletta per le vacanze estive dove pullula il bel mondo e si arricchisce di serate interessanti e stravaganti; ogni disco punta a stupire e il turismo nazionale ma non solo ama circondarsi di chiasso roboante, di calore e colore. Eppure per chi, come il sottoscritto, è sempre stato abituato a viverla d’estate, il fascino che essa emana durante il periodo invernale arriva come una bella sorpresa. Cogliendo l’occasione dell’incontro tra moda e design per lo shooting dell’emergente marchio italiano Brian Dales, si è gustato appieno lo spirito romantico così chiaramente espresso nei quadri del pittore tedesco Caspar David Friedrich e ci si è immersi in atmosfere nuove, uniche, evocative, tipiche di quello Sturm und Drang così precisamente descritto dalla letteratura tedesca. >>

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Scenario all’aria aperta meraviglioso e pur tuttavia intimistico, la location era quella di una passeggiata sulla spiaggia o delle riflessioni raccolte in riva al mare oppure circondati dalle scenografiche atmosfere del delizioso porticciolo di Portoverde. Proprio affacciandosi dall’alto sullo stesso, la genialità di Danilo Cognolato, anima creativa di 2D Design, ha partorito un loft dal bianco immacolato, puro spirito e meditazione, con pouf e design-chair e poltrone rigorosamente in total white, unicamente acceso e animato da pennellate di blu che richiamano il colore per eccellenza usato e brevettato da Yves Klein (e nella moda così amato da Claude Montana tanto da farne una fragranza che ancora oggi porta quel nome). Una visione moderna di loft internazionale che l’esperienza del creativo milanese ha trasposto in questa delicata e graziosa struttura a ridosso di Portoverde e dove l’eclettico Cognolato ama rifugiarsi soprattutto in inverno per concentrarsi, rilassarsi e gustare appieno della linfa vitale che il silenzio del mare e delle atmosfere circostanti trasfondono; anzi, proprio qui ha trascorso il Natale nel silenzio e nella poesia di un incanto d’immobilità e di magia, poco comprensibile nell’estate romagnola. A completare lo scenario incantato non poteva mancare Riccione, vera perla della Romagna. Il Grand Hotel des Bains sempre impeccabile nel suo stile lussuoso che rispecchia magnificamente il passato nella sua attualità moderna, completa magistralmente questo percorso particolare. I suoi notturni invernali trasfondono una magia che porta l’attenzione ai dettagli della meraviglia di questa struttura storica (costruita nel 1908 e ristrutturata nel 1989) dove in una nuova luce e visione si riscoprono l’eleganza e il prestigio che l’hanno contraddistinto e ancora oggi lo caratterizzano. Il respirare tutta questa bellezza inedita e inaspettata non può che essere uno stimolo propositivo in questo periodo storico di tanta declamata crisi dove si può lanciare il nuovo trend del riposo meditativo in Romagna d’inverno ricordando la famosa frase di Dostoyevsky ne “I fratelli Karamzov”: “la bellezza salverà il mondo”.

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VINTAGE

LA DOLCE OLD AMERICA NELL'ESTATE ITALIANA

di Giovanni Franciosi

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olci e zuccherose. Nostalgiche e retrò. Tra poche settimane popoleranno le strade delle nostre città creature deliziose e rassicuranti, che forgiano i codici estetici dell'America anni Sessanta e Settanta elaborando un vintage fatto di romanticismo garbato e di fascino lieve. Dalle sfilate milanesi dello scorso settembre abbiamo catturato segnali di eleganza lieve, quasi a esorcizzare la recessione dei mercati e spesso in contrasto con l'imbarbarimento dominante. Tutto è partito da “Mad Men”, la serie televisiva americana di culto che ha catapultato nei salotti di mezza Italia donne dipinte come angeli del focolare. In questi tempi di crisi economica il lavoro è tornato appannaggio esclusivo degli uomini e la donna torna a rivestire il suo ruolo di eroina della casa, con le sue gonne a corolla caratterizzate da colori un po’ malinconici. Non è certo un caso che la sfilata primavera-estate 2012 di Roberto Cavalli si sia aperta con il classico tema per pianoforte di “Flashdance”, con l'icona di Jennifer Beals a materializzarsi tra le stampe botaniche e maculate della casa fiorentina, e i ricami veri o trompe l'oeil a sottolineare la vita. E che dire delle donne farfalla di Missoni, sospese tra balze aeree, macro ruches e

frange di seta lunghe come crine di cavallo? L'immaginario rock'n'roll dei gemelli Dean e Dan Caten di DSquared2, invece, ha riecheggiato le notti dello Studio 54, oltre che la Madonna di “Cercasi Susan Disperatamente”, con tutto quel jeans effetto dirty, gli short brillanti di paillettes e decorati da applicazioni etno-folk e le giacche biker da indossare sopra t-shirt oversize colorate con i motivi dell'american flag. Altre suggestioni vintage dalle sfilate milanesi P/E 2012 arrivano da Ferragamo, che ha imposto come capo chiave il foulard, cinto in vita sugli abiti o sotto le giacche, calato deliziosamente sul collo. E ancora ci ha stupito Pucci, con quei pantaloni a vita alta con pince, così smaccatamente anni Settanta. Poi sono arrivate le ragazze in carriera di Pan Am, le hostess della fiction che ha dominato i palinsesti americani lo scorso autunno, sospese nel limbo tra l'essere pin-up e playmate, desiderose di conquistarsi un ruolo sociale nell'America dominata dai maschi. E a portare ora sugli schermi italiani quello che Miuccia Prada aveva presentato in passerella lo scorso settembre: una femminilità pop, quasi da fumetto. Stampe naif con le automobili e tacchi fanale rubati a una Cadillac.

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Il connubio donne-motori, modelle tutte curve, fa molto “Grease”, o “Happy Days” se preferite. Un salto nei mercati del cibo dell’Italia del sud, il vociare delle piazze meridionali e Sofia Loren che canta “Mambo Italiano”. È questa l'essenza vintage di Dolce&Gabbana, con Bianca Balti che inaugura lo show del duo, fatto di profumi di verdure e frutta siciliana stampata su abiti e top, fino all'esplosione di swarowski su corsetti e costumi da bagno. L'interpretazione più sfacciata e impertinente dei mitici anni Sessanta e Settanta va ricondotta alla passerella di Gucci. Dove Frida Giannini ha insistito sull'opulenza dell'oro e il nero marcato del makeup. Motivi geometrici su costruzioni a palazzo, linee morbide, fragori metallici da red carpet e le solite, imperdibili baguette, stavolta in vetro e frange metalliche.

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E’ TEMPO DI

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BARBONI DI

LUSSO F Rossella Terreni

antasioso, eclettico, eccentrico. Coraggioso, innovatore, spumeggiante. Questi sono gli aggettivi calzanti per introdurre Paolo Atti e la sua Weltanschauung. Nato nel mese dei creativi, febbraio, all’epoca delle contestazioni giovanili e delle trasgressioni, ha vissuto tra la provincia padana e il mondo e ha fatto corto circuito delle coordinate temporali e spaziali che lo hanno visto nascere, crescere e che lo hanno influenzato e affascinato: i movimenti generazionali e pacifisti, i figli dei fiori e il rock, l’underground e la pop art, gli yuppie e gli happy hour, Milano e New York. Più dei libri e della scuola, gli sono stati maestri la sua sensibilità, la curiosità, la voglia di godere e di emozionarsi e di trasmettere all’esterno il ricco patrimonio interiore: la scintilla di un’idea come il desiderio di condivisione di un attimo vissuto, di un valore acquisito. Per realizzare un progetto, gli basta aprire il baule dei sogni e mescolare desideri e ricordi. Ogni suo progetto è un grande viaggio, che intraprende non solo per sé, ma per tutti.Non è passato molto tempo da quando Paolo Atti si è presentato a una conferenza sul marketing territoriale indossando una maglietta da lui personalizzata con la scritta “Barboni di lusso”, e non era nemmeno la prima volta che dava sfogo alla sua creatività trasformando una maglietta bianca in qualcosa di più. Il pubblico di studenti rimase entusiasta della trovata ingegnosa e accattivante. Da questo è nata la prima collezione Barboni di lusso dedicata all’uomo.Barboni di lusso come slogan, diktat, ovvero come filosofia di vita di gente un po’ così, disinvolta, fuori dalle righe e dalle regole, self-confident e low profile.Il brand trasferisce nel mondo della moda l’esperienza artistica di buona parte dell’ultimo secolo: il gesto di scrivere su una maglietta col pennarello “Barboni di lusso” e presentarsi a una conferenza universitaria per vedere l’effetto che fa è a cavallo tra Action Painting e happening; le felpe Live cut tagliate dal Barbone Supremo ricordano i tagli nella tela di Lucio Fontana; i tessuti grezzi di borsoni e cappelli rievocano i sacchi di juta di Alberto Burri. Sono queste ascendenze alte a giustificare la legittimità di un gesto altrimenti un po’ sbruffone, spaccone e a volte esibizionista come quello di scrivere >>


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sulla maglietta, oltre a “Barboni di lusso”, anche “C…i miei” o “Gli ostacoli non esistono”. Ecco dunque che i capi apparentemente semplici, da tempo libero, fatti per star comodi, si trasformano, senza darlo a vedere, in pezzi di moda sofisticati e il loro valore aggiunto ne autorizza l’uso in contesti non bassi, ma alti: l’evento, la serata importante, il momento ufficiale.Barboni di lusso è così, conquista e contagia con il suo “clocharme”, il suo fascino da strada; Barboni di lusso con leggerezza e sfrontatezza non si insinua nella moda di oggi, ma fa la moda di oggi.È un universo completo da quando accanto alla collezione uomo è apparsa la donna Barboni di lusso. L’evento, che ha avuto come special guest e testimonial d’eccezione Laura Chiatti con il fidanzato Davide Lamma, è stato festeggiato in occasione della settimana della moda donna a Milano, svoltasi nella terza edizione di “Milano loves fashion” lo scorso settembre. Chi c’era al fashion showroom Studiofinorossi di via Montenapoleone, 1 garantisce che lo champagne corresse a fiumi: bollicine rosé per festeggiare adeguatamente l’arrivo tanto atteso della collezione dedicata a Lei, all’altra metà del cielo, con cui condividere lo stesso stile di vita e lo stesso modo di essere che già caratterizza da qualche tempo l’uomo Barboni di lusso. Alla libertà e all’anticonformismo tipici del brand, i capi della nuova collezione aggiungono la naturale femminilità e sensualità della donna Barboni di lusso per creare un’immagine inedita della donna di oggi: una donna sicura, sensuale e appagata in un look minimal chic e irriverente che vede in “Barboni di lusso” una parola d’ordine e un trend in crescita nella vita di oggi.Animano la collezione caratteristiche analoghe a quelle già viste nell’uomo Barboni di lusso: l’orgoglio di una manifattura la cui filiera sia interamente made in Italy, la cura nella scelta dei materiali, il preziosismo dei dettagli che fa l’occhiolino allo spirito “finto trasandato” di ogni singolo articolo firmato Barboni di lusso. Nella collezione donna, ai capi in felpa che fanno tanto sporty posh, si uniscono le immancabili T-shirt stampate, un vero must nello stile Barboni di lusso, salopette dal taglio vertiginosamente corto e abiti lunghi che accarezzano la caviglia.Barboni di lusso donna estende il modo di essere barboni e garantisce che il contagio si propaghi a tutti quelli che sanno di essere nati un pò clochard ! Sì, …ma di lusso!

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photo by aldo e cristiana martinelli



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L’ UOMO! UN MITO la nuova eleganza maschile si presenta a milano di Samuele Daves samueledaves.com

L

a man fashion week milanese ha presentato, a ridosso di Pitti Immagine Uomo di Firenze, le più interessanti novità - per la stagione autunno/inverno 2012-2013 - del panorama maschile internazionale. In quest’edizione alcuni marchi si sono contraddistinti per le loro proposte, alcuni sul genere più modern-glamour altri rinnovando l’eleganza più tradizionale e rivisitandola in chiave up-to-date.Pole position per Dsquared2 la cui collezione è ispirata agli studenti universitari e in particolare a una speciale categoria di studenti: GOOD FAMILY, BAD REPUTATION! Studenti che meritano davvero un’insufficienza: figli della buona borghesia che devono arrivare alla laurea; radical chic sboccati e festaioli se la spassano al college e allo studio dedicano proprio poco tempo, decisamente più attenti al loro look che alle lezioni.I Dsquared2 boy non primeggiano certo sui banchi di scuola ma sono sicuramente i più cool del campus.La parola d’ordine è indossare strati su strati per ripararsi dal freddo ma soprattutto per non lasciare nulla al caso. Ecco così il nuovo classico: maglioni argyle (a rombi) o in mohair spazzolato, dolcevita, cappotti in tweed e giacche tuxedo, abbinati a jeans dai lavaggi used, parka militari mood che ricordano quelli indossati dagli studenti durante le manifestazioni di protesta. Per un favoloso bad student look.A seguire, sicuramente degne di menzione le proposte dello stilista americano John Varvatos che dichiara: “Mi interessa la personalità più che i trend. Ciò che trovo esaltante nella moda è che si possono usare gli abiti per costruire personaggi che cambiano e crescono da una stagione alla successiva, pur rimanendo fedeli ai propri valori. Lo spirito del mio marchio è sempre stato un’interpretazione moderna della vecchia scuola. >>

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Dsquared

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Scervino

Dirk Bikkembergs

Gli uomini che ho in mente sono intrigati dal passato ma non si lasciano intrappolare dalla nostalgia in un sogno anacronistico: sono risolutamente connessi al presente. Nel mio lavoro, savoir faire tradizionale e un approccio al vestire contemporaneo, nonchalant, non si sono mai esclusi vicendevolmente. Al contrario, sono il DNA del mio stile. Per questa collezione, ho pensato a un viaggiatore: un uomo con un grande bisogno di esplorare e fare esperienze; un vagabondo affamato di conoscenza che si muove in treno dalle metropoli alla campagna, per poi tornare indietro. È vestito a strati: indossa il biker di suede sotto il cappotto di lana, o il cappotto-gilet sul cardigan, assicurando il tutto in vita con una cintura robusta. Questa volta più che mai, tessuti e trattamenti sono stati il punto di partenza del processo creativo: dalle tinture a freddo alle scorticature agli accoppiamenti di stoffe, ho usato tutti i mezzi a mia disposizione per creare abiti che sono sottili alla vista quanto intensi al tatto. Il mix libero dei pezzi è la mia dichiarazione anti-uniforme: questi uomini sono diversi dai loro padri. Sono sofisticatamente rustici”.Dirk Bikkembergs presenta un uomo essenziale nel vestire la cui consueta sportività diventa equilibrio concettuale di una nuova estetica maschile. Giochi di materia e sovrapposizioni nuove tra materiali tecnici, pellami pregiati e ricche lane confermano il macro-trend del mixare. Molto interessante è l’effetto caldo freddo creato da queste contrapposizioni. Tutti i materiali presenti sono cachemire, pelle, lana, nylon, tessuti tecnici, gabardine, lurex e pellicce. Sfilano capi come giacche destrutturate con grafismi discreti, caban dal taglio lineare e giacche a vento rielaborate. Illuminante il tocco del fuxia-fluo, che si ritroverà certamente in futuro nel menswear. Si percepisce chiaramente un richiamo al rigore cameratesco, dalla fisicità enfatizzata e vagamente retrò, rivisitato in chiave metropolitana. Gli impermeabili in gabardine e i Carlo Pignatelli

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Varvatos

giubbotti dalle linee severe con zip e tasche interne lo testimoniano e per la maglieria vengono proposti giochi di lavorazioni oblique, grossi intrecci e preziosi motivi grafici evidenziati dalle impunture a vista mentre per la sera arriva lo sfarzo con maglie indossate a pelle in lurex violetto su tuxedo con tocchi di velluto indossati su pants rigorosamente degagè.Nella rivisitazione dell’eleganza chic è da considerare invece Ermanno Scervino e Carlo Pignatelli. Lo stile che Ermanno Scervino propone per il prossimo inverno è Rock Royal dove la moderna sartoria si fonde a ispirazioni inglesi e i tessuti esclusivi della Maison e la lana cotta stretch sono protagonisti di giacche e cappotti aderenti ma morbidi. Alta la sperimentazione per i nuovi tessuti comfort di maglia che sono doppiati con maglia rasata.D’ispirazione militare i capospalla che sono realizzati in panno di lana, presentando una lavorazione con taglio a vivo, con patch e cuciture a contrasto. Nel gioco dei mix, le maglie dai colli alti e morbidi mostrano insoliti accostamenti tra righe e rombi; sembrano giacche ma sono lavorate ai ferri o sono cardigan con colli punto pelliccia. E il pantalone bianco diventa il filo conduttore e must-have del nuovo look per il prossimo inverno. Tradizione e modernità caratterizzano infine la nascita della nuova label Carlo Pignatelli: creazioni dall’animo sartoriale, insito nel dna della Maison, che si uniscono a quell’affilato contemporaneo, in cui ogni dettaglio ha una storia da raccontare, che è un’esigenza imprescindibile per l’uomo moderno, attuale ed elegante al contempo. Fil rouge che lega i modelli proposti nella collezione è il lifestyle torinese, da sempre atout della Maison. La collezione nasce, infatti, nel solco dell’understatement tipico del capoluogo piemontese, e risente di influssi anglosassoni; le grandi dinastie, sinonimo di fascino e classe evergreen, protagoniste della scena e del costume del XX secolo – dai Kennedy agli Agnelli - ne caratterizzano il mood. Seguendo l’evoluzione del gusto moderno, i must have del guardaroba del gentleman del XXI secolo vengono interpretati con ricercatezza – l’abito, il blazer, il cappotto – all’insegna di un classicismo contemporaneo. Best seller l’abito e la giacca, indumenti imprescindibili dalla filosofia di eleganza ricercata che ha fatto di Carlo Pignatelli un maitre à penser di questo stile sofisticato, e che vengono proposti con un attento focus sulle lavorazioni: costruiti, soft, destrutturati. Massima espressione di eleganza e sartorialità, il capospalla acquista un cotè più sportivo presentandosi arricchito da finissaggi contro le intemperie e dal sapore tecnico, per una sport couture che strizza l’occhio alle discipline sportive sinonimo di aplomb e di classe: caccia ed equitazione.E così lo scenario maschile per la prossima stagione invernale mostra la sua completezza in una visione estetica dove la sperimentazione, legata alla tradizione, è la vera chiave di lettura della nuova eleganza.

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FATTI RAPIRE


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di Cecilia Greco

PITTI BIMBO V

isitare la 74esima edizione del Pitti Bimbo a Firenze è come fare un viaggio attraverso le vetrine della creatività declinata al mondo del bambino. La manifestazione, nata nel 1975, rappresenta l'intero universo della moda bimbo in tutte le sue sfumature. Una riflessione immediata: ciò che si vede non è più l’abbigliamento dell’adulto adattato alle esigenze dei bambini, è il loro mondo che ispira lo stile, le forme, la ricerca dei materiali e dei colori. Non sono più proposti temi stagionali con ispirazioni astratte, magari immaginate dagli adulti come possibili voli fantasiosi degli stessi bambini, ma al contrario la ricerca di un carattere d’identificazione che

accomuni il prodotto di abbigliamento alle personalità dei piccoli. Guardandosi attorno è evidente che ogni marchio cerca di riconoscersi nel carattere e nell’atteggiamento di un tipo di bambino. Non è più l’occasione d’uso a creare una collezione, ma la personalità del bambino a cui si riconduce l’identità del marchio. È la risposta alla nuova domanda di un mercato sempre più abituato a scegliere tra mille e più proposte. L’aspetto straordinario è che a scegliere non sono più gli adulti da soli, ma sono gli stessi bambini che orientano l’acquisto. La loro consapevolezza è alimentata sicuramente dai messaggi pubblicitari ricevuti in mille modi, ma soprattutto dai loro genitori, attentissimi a non condizionare le loro scelte considerandole esercizio per la personalità in formazione. Una domanda per chiarire: come vestiamo i nostri piccoli quando partecipiamo a un evento particolare? Non acquistiamo più un capo dedicato all’occasione, piuttosto qualcosa che abbia un valore di riconoscibilità. Vogliamo che si evidenzino l’identità e la personalità del bambino, e che non sia costretto a sacrifici. Cerchiamo la distinzione attraverso un tocco di estro misto all’eleganza. Quali sono oggi gli eventi particolari? Non sono più solo il matrimonio della zia, la festa di compleanno o la prima comunione dell’amico. I piccoli, come >>

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gli adulti, hanno la vita piena di occasioni importanti. È necessario perciò che il loro abbigliamento sia costantemente pronto a diverse occasioni. Il loro guardaroba deve comprendere tanti look adattabili a ogni evenienza, ma con una personalità forte: quella del bambino, il suo lifestyle. Al Pitti Bimbo, i marchi total look, che sanno meglio interpretare questa esigenza di mercato sono quelli vincenti. L’organizzazione ha voluto sottolineare questa tendenza evoluta dell’offerta nel Padiglione Centrale, che diventa il luogo dove Pitti Bimbo elabora le più attuali tendenze di lifestyle. Oltre gli stand tradizionali di ogni marchio, sono stati aggiunti i Pop Up Stores, con una selezione di accessori che hanno sorpreso per le loro modalità espositive: gioielli, fragranze, occhiali, libri, borse e accessori da viaggio. Per sottolineare queste evidenti distinzioni stilistiche, la manifestazione ha suddiviso la superficie espositiva di 47.000 mq organizzando le 455 aziende partecipanti in 7 sezioni caratterizzate da comuni denominatori, ovvero: Pitti Bimbo, Sport Generation, New View, Kid’s Design, SuperStreet, EcoEthic, Apartment. Pitti Bimbo, nel padiglione centrale accoglie i grandi brand della moda classica italiana, in Sport Generation le linee informali dello sportswear, New View presenta le novità dell’avanguardia da tutto il mondo, Kid’s Design la ricerca innovativa di prodotto, SuperStreet associa tutti i marchi che rappresentano l’abbigliamento più pratico e cittadino, EcoEthic la ricerca ecocompatibile e ecosostenibile, Apartment la ricerca del gusto e delle mille interconnessioni tra moda e mondo

contemporaneo. Tra i 510 marchi/collezioni, 196 erano provenienti dall'estero, mentre 89 sono stati i nuovi ingressi tra i quali nomi importanti come: Dondup, Jucca, Zadig et Voltaire, Thun, Bark, Finger in the Nose, Maison Gabrielle, FendiInglesina, Aston Martin, Nanan e la presenza speciale di Swarovski Elements. Molto interessante è stato visitare la seconda edizione di WHO IS ON NEXT? BIMBO, un concorso dedicato ai nuovi talenti, italiani o con base in Italia, promossa da Pitti Immagine in collaborazione con Altaroma e Vogue Bambini. Con questo, la fiera vuole testimoniare la vitalità commerciale e progettuale di Pitti Bimbo. Gli otto finalisti di questa edizione sono stati Barbara Lachi, Bubino - Fatto con Amore in Italia, Du-Dù, Ediemma Snc Fashion For Kids, Le Troisième Songe, Peridea, Scarabocchi di Patipò e Vichi. Per i designer è stata l’occasione per approfittare di un importante trampolino di lancio sulla scena internazionale, per far conoscere il proprio stile e la propria creatività alla stampa e agli imprenditori del settore. Chi ha vissuto l’evoluzione della storia del Pitti Bimbo, sa che in questa edizione c’è stato un evidente sforzo di creatività generale che fa ben sperare in una reazione alla crisi più controllata, meditata e mirata sempre più alla specializzazione e alla consapevolezza delle peculiarità italiane. La risposta a questo impegno è stata evidente nel numero crescente di presenze estere che arriva al 38,5% delle presenze totali. È un dato incoraggiante che spinge alla ricerca d’innovazione e al recupero dei valori fondanti del Made in Italy.

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EVENTI

WHITE W

Marcello Tosi

il salone delle eccellenze

hite, Salone womenwear, menswear, accessori collection, sempre più in crescita, è tornato a proporsi con stile dal 14 al 17 gennaio a Milano negli spazi di via Tortona, in un’atmosfera veramente vicina ad una grande radunata di amici, in cui la grande personalità dei visitatori mista a quella degli espositori vibrava nell’aria. White non è una fiera, è invece uno spazio in cui scambiarsi nozioni e condividere passioni, un approccio diverso al business, senza la frenesia e il distacco dell’acquisto. Infatti, grande attenzione qui viene data anche all’interior experience, nell’atmosfera rilassata di spazi non dispersivi e facilmente raggiungibili. Questo è anche quanto emerso da alcune domande poste a degli espositori, alcuni di loro infatti hanno specificato che White, rispetto ad altre realtà simili, ha una caratteristica che prediligono in assoluto, ovvero la concentrazione delle esposizioni in spazi contenuti in cui non viene diluita la forza della presenza di un marchio da ambienti immensi in cui fare chilometri per raggiungere uno stand, ma viene esaltata perché facilmente raggiungibile da tutti i buyer e giornalisti.

Una semplicità che comunica l’immensa passione per il proprio lavoro. “Più che un salone di moda è - come dice Massimiliano Bizzi, presidente e fondatore di White - un approccio preciso ad uno stile, White non viene scelto, sceglie, invita chi è più affine a sé tramite una politica mossa solo dalla voglia di presentare marchi coerenti alla propria visione della moda, alta qualità, grande capacità sartoriale e sicuramente onestà imprenditoriale”. Una dichiarazione dettata dalla condivisione di un concept portante che si basa sull’individuazione, da parte di White, di aziende tra le più esperte nel settore di competenza e con un’etica di produzione e stile tra le più coerenti nel mercato internazionale. Così parlando recentemente agli studenti dell’Università Bocconi, Bizzi è tornato a sottolineare che il talento è una qualità spesso inespressa, e ha anche spronato i giovani a tirare fuori le proprie potenzialità, esprimendo liberamente se stessi: “I giovani devono avere il coraggio di fare impresa seguendo i propri sogni e le proprie inclinazioni”.

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EVENTI

WLAPITTI DONNA IN Marcello Tosi

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EVENTI

S

alone di continua proposta, che si rivolge ad un target alto di boutique e negozi di ricerca, mediante un’offerta è sempre più trasversale, dal mondo delle fragranze a quello del remake, fino al focus sul gioiello contemporaneo, si è svolto recentemente a Firenze, dal 10 al 13 gennaio 2012, Pitti W 9. È il salone-evento che Pitti Immagine dedica ai progetti speciali di moda donna in contemporanea a Pitti Uomo 81. Alla Dogana di via Valfonda, accanto alla Fortezza da Basso, un’esclusiva selezione di 70 marchi internazionali ha presentato in anteprima assoluta, collezioni e capsule per l’autunno-inverno 2012/2013. “Ancora una volta Pitti Immagine interpreta le più attuali tendenze del mercato, che impongono un’uscita sempre più anticipata delle collezioni”, ha sottolineato Agostino Poletto, vice direttore generale di Pitti Immagine. “ Pitti W

MOSTRA A FIRENZE si conferma come il luogo dove giocare d’anticipo e lanciare anteprime, progetti specifici e capsule di moda donna, strategicamente a inizio di stagione, quando i budget dei compratori non sono ancora stati destinati”. Il tutto in un layout progettato da Oliviero Baldini, con collezioni sempre più specializzate, selezioni mirate di accessori, che si sono segnalate per qualità e cura del dettaglio, ma anche per un interessante rapporto qualità-prezzo. Il salone ha puntato sullo stile “Made in Italy” con “Designer Collection”, sezione per scoprire nuovi talenti, in scena con una selezione esclusiva di collezioni di abbigliamento e accessori, firmate da designer tra nomi più noti ed emergenti. Tra i marchi presenti a questa edizione di Pitti W troviamo: Bleulab, Covherlab, Eleonora Niccolai, Histoires De Parfums, Kzeniya, La Maison de la Vanille, Nana’ Firenze, N°21, Nigel Preston & Knight, Roberto Avorio. Atmosfere parigine e una suggestiva location per la performance site-specific del 12 gennaio, nel corso della quale è stato presentato un progetto speciale realizzato per Pitti W e per Firenze a cura di Olympia Le-Tan, Guest Designer della manifestazione. “Sono felicissima e onorata di partecipare al prossimo Pitti W di gennaio”, ha affermato la giovane fashion designer francese, ideatrice di alcune delle più eccentriche e acclamate collezioni di borse e accessori delle ultime stagioni, che hanno attirato l’attenzione di riviste, celebritie e collezionisti di tutto il mondo, diventando in poco tempo dei piccoli oggetti di culto. “Ho studiato letteratura italiana all’università, e sarei dovuta venire a Firenze per un anno di studio all’estero, ma sfortunatamente non mi è stato possibile. Per questo sono entusiasta di cominciare a frugare tra i miei vecchi libri di Dante, Boccaccio, Pirandello, Verga e Manzoni, per vedere quali di questi potrebbe essere perfetto per una delle mie bags!” La sua ultima collezione è andata in scena alla celebre libreria Shakespeare & Co di Parigi, assieme a uno short film - “Mourir Auprès de Toi” - realizzato insieme a Spike Jonze e Simon Cahn, che racconta l’avvincente storia d’amore fra la Mina di Dracula e lo scheletro di Macbeth.

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PISCINE E IMPIANTI DI IRRIGAZIONE

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PEOPLE

GIULIA MONTA NARINI IL MIO 2012 E’ impegnata nella moda come testimonial italiana 2012 per Lipsy London. Vuole ritornare a recitare in teatro. E’ felicemente innamorata. L’attività fisica costante tra le sue priorità di quest’anno, dato che non sa dire di no alla pasta con il pesto...

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Enrico Sanchi


PEOPLE

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renderla popolare al grande pubblico sono stati i reality, La Fattoria prima e Uomini e Donne poi, ma la bella romana Giulia Montanarini vantava già esperienze significative e prestigiose nel mondo dello spettacolo. Showgirl e ballerina in tv, attrice al cinema e in teatro. La sua storia inizia a metà anni ’90 quando, giovanissima, partecipa a numerosi concorsi di bellezza grazie ai quali si apre per lei la porta del piccolo schermo: debutta entrando a far parte del primo gruppo di Letterine di “Passaparola”, al fianco di Gerry Scotti e nello stesso anno fa parte del corpo di ballo di “Ciao Darwin”, sempre su Canale 5. Nel 2000 è una delle spintarelle della trasmissione Mediaset “Beato tra le donne” per passare poi in RAI come elemento del corpo di ballo di “Carramba che fortuna”. Nel 2001 è a teatro con “Tutte pazze per Silvio” fino a quando, l'anno seguente, con il gruppo del “Bagaglino”, diventa una delle prime ballerine accanto a Pamela Prati. Arriva al grande schermo grazie a due pellicole che nel 2003 sono rispettivamente al primo e al quinto posto come incassi al botteghino. Eppure, lontana dai riflettori, Giulia è una ragazza senza grilli per la testa che ama le cose semplici e vere: “Quando vado in vacanza”, racconta “evito sempre le località mondane per prediligere quelle più autentiche…da Sabaudia, alla Versilia, alle Maldive”. La tua carriera è costellata di belle esperienze e successi: c’è ancora posto per un >>

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PEOPLE sogno nel cassetto? Almeno due…Sicuramente lavorare con Fiorello e presentare il Festival di Sanremo, quella famosa scalinata ha sempre il suo appeal nonostante i tempi cambino. È difficile essere un personaggio pubblico?Sì e no, ci sono i lati positivi come ad esempio ricevere conferme continue e quelli invece negativi come dover sempre apparire al meglio, il gossip non perdona. Attualmente, sei anche impegnata nella moda?Dopo tanti anni, perché è con la moda che ho cominciato, torno alla moda in quanto sono il volto di Lipsy London per l’Italia, un marchio inglese che esalta la femminilità e che rappresenta perfettamente il mio stile e la mia personalità. Di recente ho realizzato la campagna fotografica per la nuova collezione e devo dire che mi sono davvero divertita! Mi sento molto bambolina quando indosso capi Lipsy, assolutamente me stessa!Proviamo a conoscerti meglio… Abito o gonna e top? Abito senza dubbi. Tacchi o ballerine? Tacchi sempre, e sopra i 10 cm, irrinunciabili. A tavola, dolce o salato? Salato. Qual è il piatto a cui non sai dire di no? Direi la pasta al pesto ma con la pizza è una bella lotta.Sei pigra? In realtà da ragazzina facevo nuoto a livello agonistico e sono anche riuscita a stabilire un nuovo record mondiale nel 1993 durante i Campionati Europei e i Mondiali di Nuoto per Salvamento. Poi sono stata travolta da mille impegni di lavoro. Quest’anno voglio riprendere la mia forma fisica, è sicuramente uno dei miei obiettivi per il 2012. Altri progetti per questo’anno appena cominciato? Ho diverse proposte che sto valutando, vorrei ritornare sul palco davanti ad un pubblico in platea, il teatro è sempre il teatro. E sul fronte privato? Dopo la recente separazione ho avuto una relazione che si è rivelata un’illusione, pur se mi ha fatto capire altri aspetti di me stessa. Ora sono felicemente fidanzata, sono serena e totalmente appagata. Sto vivendo una storia d’amore intensa, né io né il mio compagno, Denny, amiamo avere i riflettori puntati, quindi mi fermo qui. Un figlio potrebbe essere il vostro progetto per l’anno nuovo? Perché no!

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PEOPLE

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IL POTERE DEI

GIOIELLI Il gioiello è il protagonista indiscusso del lusso contemporaneo. Sontuoso giramondo, racconta le culture e le suggestioni dei paesi lontani. Ricco di colori i metalli e le pietre ci trasmettono l’energia della vita. Glamour raccoglie le sfide delle mode e a volte le anticipa. Sfavillante nella sua artigianalità sprigiona tutta l’evoluzione tecnologica che ha in sé. Vibes con un sapore eccentrico, alla ricerca di un design originale, riprende dal passato l’eredità della storia e la proietta nel futuro. E se il lusso, nell’era moderna, è rappresentato dalla libertà, i gioielli ben si adattano a questo nuovo concetto. Impreziositi da nuove pietre che irradiano una luce sofisticata, la materia riacquista il suo posto d’onore nell’oreficeria d’autore. Il gioco dell’eleganza soft è stato riscoperto da molti e adottato con le nuove sfumature della modernità. di Jean-Claude Poderini

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on è solo una questione di vanità o di lusso, non considero i gioielli come una moda o un piacere nel possederli e metterli in mostra, bensì come qualcosa di molto più profondo. Indossate un anello tempestato di pietre preziose o una collana di perle con ciondolo d’oro e pietre e sentirete una forte energia che vi pervade, una grande carica di emozione e benessere. Entusiasmo, calore, energia, vibrazioni, sono sensazioni spontanee che nascono nell’indossare questi gioielli. La natura fa il suo corso, le pietre ricavate dalle viscere del sottosuolo restituiscono l’energia che hanno accumulato per secoli.Gioielli da sogno tra design ed eleganza, fantasia e dettagli che accendono la notte, sono le emozioni che emanano i modelli di Raffaella Manna. Capolavori unici per fascino e qualità che esprimono uno stile originale. Collane, bracciali e anelli ispirati alla natura e al design si mescolano con la moda in una geniale combinazione di colori inediti. Prodotti di forte carica artistica, pensati per >>

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FASHION | JEWELS

Collana con pendente in giada incisa e lapislazzuli, oro giallo, 18 carati 750/000.

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FASHION | JEWELS

un pubblico attento e competente, riscoprono le forme armoniche e sinuose giocando in totale libertà. Le creazioni, frutto di una grande passione per la materia e di una profonda conoscenza tecnica, sono le chiavi che aprono la porta del fashion system. Dal 1982, anno in cui aprì il suo laboratorio orafo, l’attività ha conosciuto un crescente successo. I suoi gioielli in oro 18 carati (750/000) sono pezzi unici, totalmente realizzati a mano utilizzando una vasta gamma di tecniche orafe. L’artista ha partecipato a diverse mostre in tutto il mondo: Parigi, Bruxelles, Londra, New York, Miami, Los Angeles e Kuwait City. Abbiamo incontrato Raffaella Manna che ci ha aperto le porte del suo laboratorio e raccontato la sua passione rispondendo alle nostre domande. Qual è stata la tua formazione professionale? Mi sono formata all’Istituto d’Arte A. Appolloni di Fano (a quel tempo celebre scuola), sezione metalli/oreficeria, e ho proseguito, dopo il diploma, in alcuni laboratori orafi di Fano. Esiste una scuola di pensiero alla quale aderisci? È innegabile l’influenza che ebbero gli insegnanti nel periodo scolastico, specialmente l’influenza che il noto artista Prof. Edgardo Mannucci preside e scultore, lasciò alla scuola. Mi ha sempre ispirato e guidato verso la libertà di pensiero e di espressione. Com’è nata in te la passione per creare gioielli? Direi quasi per caso. Vista la mia predisposizione al disegno, fui orientata, senza dubbi, all’Istituto d’Arte. L’istinto mi aiutò, decisi di iscrivermi alla sezione metalli. Catturò la mia attenzione, il fascino del metallo che si fondeva. Visti gli sviluppi fu la scelta giusta! Quali sono le proposte per la prossima stagione che proponi alle donne? Colore, colore, colore! Ametista, tsavorite, kunzite, cascate di perle australiane gold, bianche e grigie. Il diamante, si sa, è la gemma più apprezzata dalle donne. Com’è cambiato il design nei gioielli, negli ultimi anni? Ha aperto le porte alle pietre semipreziose, non meno belle e preziose, vista la rarità di alcune, ma più accessibili. Queste permettono di creare modelli più vistosi, gemme di grandi carature che il diamante per costo non permette. Esiste un percorso di nuove forme del gioiello? Direi proprio di sì. L’architettura cambia, il look cambia, le idee cambiano, i gioielli sono frutto dell’uomo e con esso cambiano le forme. Dicono che i gioielli trasmettano potere! È per questo motivo che la donna ama tanto i gioielli? Se il gioiello è simbolo di potere allora sì, esso trasmette potere, come lo era nella storia. Non credo che questo sia oggi attuale, oggi un gioiello esprime svariate cose: emozioni, sensazioni, benessere, ricercatezza, buon gusto, ecc. Quali materiali si usano maggiormente nelle ultime stagioni? Personalmente non mi sono spostata dall’oro giallo e bianco, i gioielli importanti devono rimanere nel tempo e non seguire le mode di stagione. Il mercato commerciale ha esigenze diverse, per cui si sono aggiunti metalli non nobili come l’acciaio e le pietre sintetiche Qual è l’elemento più importante che deve trasmettere un gioiello? La soddisfazione e il piacere di indossarlo e catturare l’interesse di chi lo guarda. Che differenza c’è tra un gioiello di produzione industriale e uno d’arte artigianale? La domanda già contiene la risposta: nel particolare. Il

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Collana centrale di perle e oro giallo, 18 carati 750/000.

Collana di crisoprasio e perla rosa, chiusura in oro giallo, 18 carati 750/000.


gioiello industriale è riprodotto in grandi numeri, il design è di linea classica, facile da comprendere e d’impatto immediato sulla massa. Il gioiello artistico è unico, o al massimo a riproduzione limitata. Le sue forme sono più ricercate e non sempre facili da comprendere, interessando un mercato di nicchia. Quale valore trasmette l’arte del fatto a mano? Trasmette interesse ogni volta che la guardi, il valore dell’amore per un mestiere antico, minuzioso e ricercato. Come nell’amore, la persona che lo indossa deve esserne sempre attratta e affascinata. Se saprai leggere fra le forme troverai il cuore dell’artista. Un gioiello ci sopravvive e possiede una storia sua, passa da persona a persona aggiungendo valore e storia. Quando realizzi un gioiello, pensi mai al valore che acquisterà nel suo percorso? Onestamente no. Mentre creo sono presa dalla tecnica che devo usare per arrivare a plasmare il metallo e raggiungere la forma voluta, sono immersa negli equilibri fra materia e pietre. Il percorso del gioiello appartiene a chi lo acquista. Se il mio gioiello trasmette emozioni avrà sicuramente un bel percorso, che io non avrò modo di verificare né di gioirne. A cosa ti ispiri per creare un nuovo gioiello? Gli spunti sono diversi, spesso sono il taglio particolare della pietra che mi guida e ispira, oppure le emozioni di un viaggio oppure le sensazioni di culture diverse. Il confine non è mai definito, ultimamente creo direttamente senza disegnare, libera senza regole e nessuna impostazione. Tutto ciò mi gratifica molto, mi permette di ricercare qualcosa di nuovo senza confini. È come volare! Cosa significa per te il lusso e l’eleganza? Il lusso è il potere d’acquisto, mentre l’eleganza è l’espressione della persona. Nei gioielli qual è il migliore amico della donna? Il mondo direbbe ‘il diamante’ io ti rispondo, un gioiello unico, creato appositamente per te. Oro bianco, oro giallo o altro? Oro giallo, oro bianco, argento, legno, conchiglie, ricordiamoci sempre che deve essere combinato con il look. Un gioiello da potere a chi lo indossa? Sì e no! Difficile dire, ogni acquisto ha una motivazione personale, può gratificare dando sicurezza e potere. Quando un gioiello è portato con classe? La donna di classe sa indossare l’abito, il gioiello, la scarpa e quant’altro con leggerezza e semplicità, senza ostentare. Un gioiello si abbina più a un fiore o a un animale? Il percorso è personale, ognuno di noi cerca forme nuove! Ci si può ispirare alla natura, al mondo animale, all’architettura, a tutto ciò che da sensazione ed emozione. Quanto influisce la tecnologia sulla parte creativa nelle tue creazioni? Mi stimola a nuove forme, a ignote strade da percorrere. La creatività ha la forza di trasmettere emozioni, la tecnologia quella di migliorare e semplificare il lavoro manuale. Si dice che l’uomo regali gioielli quando deve farsi perdonare un tradimento! Questo allora significa che esiste un mercato molto importante? Voglio ancora credere al contrario! Chi acquista di più i gioielli, gli uomini o le donne? Le donne! Dove crei i tuoi capolavori e dove si possono trovare queste bellissime creazioni? Nel mio laboratorio, “ARTE ORO RAFFAELLA”, via Nolfi, 1Fano - 347 2211129

Filo di perle australiane gold con ciondolo in ametista, brillanti, tsavorite e oro giallo, 18 carati 750/000.

Collana di smeraldo e acquamarina con chiusura in oro giallo, 18 carati 750/000.

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Viale Romagna, 38 61032 Fano (PU) tel +39 0721 803039 info@extraspa.it www.extraspa.it


BELLO&

PRECISO

di Monica Pucci

FASHION | JEWELS

Suggerimenti del passato per progettare un orologio con stile.

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ello & Preciso, nasce e prende forma nel 2001, grazie al suo creatore Sergio Verducci, riconosciuto come un mercante del tempo, il quale pensò e creò guardando verso il futuro ma non dimenticandosi del passato. La realizzazione di questa linea tutta all’italiana, è merito anche di una coppia di imprenditori, Rodolfo Galati e Antonio Fiotta, manager della Lusso Italia, i quali hanno sostenuto il progetto sin da subito. Bello & Preciso è un marchio gestito dalla società Temporeale S.r.l., la quale opera in una parte di mercato ben determinata, selezionando il cliente finale, posizionando i prodotti solo all’interno di gioiellerie di medio alto livello. Con questo nuovo prodotto, oggi l’uomo e la donna, si rivedono nel passato, ricavando ricordi del dopo guerra dove all’epoca si riscoprì il piacere del sorridere, dove ricordiamo l’esplosione del colore, elementi che influenzano le creazioni dei primi orologi Bello & Preciso.

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FASHION | JEWELS

Le collezioni sono composte, da orologi con forme classiche, colorate, ma non troppo stravaganti, quindi non possono essere riconosciute come modaiola; un’altra caratteristica di questo giovane marchio, dal contenuto artistico e artigianale, sono i cinturini di ogni singolo orologio, in alligatore, struzzo, antilope, cuoio, vitello e vernice, tutti prodotti in Italia, in più come esclusività ulteriore riconosciamo i cinturini detti “Sartoriali”, prodotti con le sete italiane che vanno in abbinamento agli orologi della linea Quarantatre, dove motivi decorativi si accostano ai colori dei quadranti. Tutti gli orologi sono dotati di movimenti giapponesi Miyota, automatici. Al quarzo o 24h duel time. Le collezioni si dividono in modello Trentanove, modello Quarantatre, Milano New York, Crono, Vintage, Muletto, Panzero Golf Line, quest’ultimo dedicato al golf con cinturino in pelle pesante con chiusura a strappo simile a quella dei guanti da golf. Nella gamma dei vintage, riconosciamo principalmente modelli con casse 39 mm, alcuni automatici e altri al quarzo con casse acciaio o placcate in oro rosa, tra le ultimissime novità abbiamo il modello Antique White e Asymetrique, con la particolarità di avere il quadrante asimmetrico in varianti di colore di gran classe. Bello & Preciso è un orologio che suscita emozioni, nella sua vasta collezione, in ognuno possiamo riconoscere un modo di essere, uno stile di vita con buon gusto; il suo nome con due aggettivi ci conferma ciò che vuole comunicare.

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FASHION

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FASHION

L’ULTIMA SEDUZIONE di Enrico Sanchi

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uando si parla di vintage il migliore indirizzo italiano, che ben compete anche a livello europeo, è A.N.G.E.L.O. a Lugo (RA). Un palazzo di tre piani, un vero e proprio tempio della moda e della sua affascinante evoluzione nel tempo dove si rintracciano scampoli della storia del costume. Una volta entrati ci si perde letteralmente tra le migliaia di capi - oltre cinquantamila, tutti immediatamente accessibili, uno diverso dall’altro – che, oggi, raccontano di epoche passate, citandole attraverso gusti, stili ed estetica. Non a caso è infinita la lista di collaborazioni con il mondo della moda, dell’arte e dello spettacolo. Dalle più prestigiose griffe di moda, passando per cantanti e musicisti, produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie. Le principali riviste patinate gli hanno dedicato servizi di moda ma non solo: oltre alle testate italiane che se ne sono occupate, da Vogue a Marie Claire, Elle, Vanity Fair, si aggiungono gli articoli pubblicati su giornali e riviste di tutto il mondo, tra cui anche l’autorevolissimo New York Times. La storia di A.N.G.E.L.O comincia oltre trenta anni fa dalla passione personale di Angelo Caroli per il recupero, “un’idea che è nata da una passione personale e dal desiderio di non lasciare che valori significativi di altri tempi andassero persi o distrutti”, racconta lui stesso. In fondo quando oggi pensiamo agli anni ’60 come agli ’80, nell’immaginario di tutti noi il primo riferimento sono gli abiti, più che qualsiasi altro simbolo come ad esempio le automobili o addirittura la musica. “Credo fortemente che il passato vada conservato, pur senza smettere mai di guadare al nuovo”. Oggi Caroli vanta uno staff di una ventina di collaboratori nella sede a Lugo, oltre ai vari buyer che fanno ricerca per suo conto in Italia e nel mondo.

Come e quando una semplice passione si è trasformata in business? Direi che abbiamo avuto tanta fortuna, oltre a una sensibilità declinata sull’avanguardia. Allora, negli anni ’70 quando tutto è cominciato, il vecchio era semplicemente vecchio, non c’era una cultura della salvaguardia, mentre oggi il recupero è un valore. Perché acquistare un abito usato? La moda è emozione: chi ha già indossato un capo è difficile che si emozioni di nuovo mentre qualcun altro assolutamente sì. Quali sono i principali bacini per la ricerca di abiti usati? Nel mondo principalmente Stati Uniti, Francia e Inghilterra attraverso le associazioni di beneficenza o commercianti che fanno selezione per me. In Italia ho numerose buyer che collaborano con me, mi occupo personalmente della loro formazione, insegnando loro a riconoscere i tessuti e a essere in grado di valutare lo stato di usura di un capo e le sue caratteristiche. È fondamentale saper selezionare in base alla qualità e ai trend contemporanei. Quali sono le fonti più significative in Italia per il recupero della merce? I guardaroba personali sono senz’altro preziosissimi e molto interessanti. Il mercato della moda contemporaneo offre di tutto e a qualsiasi prezzo, chi acquista abiti usati oggi? Il bello della moda vintage è che la clientela cambia nel tempo in base al prodotto in vendita; all’inizio e per molti anni acquistavano vintage soprattutto i giovani, con una forte attenzione al prezzo. In seguito, parallelamente, si è aggiunta una clientela alla ricerca del lusso e dell’eleganza. >>

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Salendo dal piano terra del Vintage Palace, dove sono in vendita capi uomo, donna e bambino esposti in tre sale, al primo piano la Vintage Room accoglie i capi più preziosi e retrò, veri e propri usati d’annata, dove si possono trovare abiti e accessori originali di firme autorevoli come Hermès, Chanel, Emilio Pucci, YSL, Roberta di Camerino e Dior. Pezzi ancora più importanti e introvabili, infine, all’ultimo piano dove sono raccolte esperienze e storia, tutto scrupolosamente catalogato; qui i capi non sono in vendita, ma destinati a preservare la memoria, e si accede solo su appuntamento. È un archivio di usati d’epoca, un vero e proprio museo della moda a disposizione per il noleggio, per ricerche stilistiche, mostre, produzioni cinematografiche, video, spettacoli teatrali e televisivi, servizi fotografici, pubblicità e redazionali di moda. Alcuni di questi capi sono stati immortalati da grandi fotografi mondiali come Helmut Newton, Paolo Roversi, Bruce Weber, altri sono stati utilizzati recentemente da Laura Pausini per la sua partecipazione alla prima puntata del Chiambretti Muzic Show e nel suo videoclip “Non solo lei”, altri ancora indossati dai Subsonica nella tournèe appena conclusa, da Stefano Accorsi e Violante Placido nel loro debutto cinematografico, tanto per fare qualche nome. Grazie a questo archivio unico e preziosissimo Angelo Caroli e i suoi collaboratori partecipano attivamente all’interno di diverse realtà universitarie italiane come esperti di vintage fornendo interventi formativi in importanti atenei come il Politecnico di Milano, lo IED, il Polimoda di Firenze e l’Accademia della Moda di Roma. “È fondamentale per gli studenti vedere dal vivo e toccare con mano quelle che sono le differenze tra abiti d’epoche diverse”, commenta Caroli, “L’archivio è senz’altro impegnativo per tutti noi, stiamo parlando di sessantamila pezzi, ma è un vero gioiello”. Nel 2011 A.N.G.E.L.O. ha messo in rete un nuovo sito di vendita on-line di Vintage con tantissimi articoli originali (www.shop.angelo.it) che si aggiunge al negozio di Firenze inaugurato nel 2009, “Ora mi sto muovendo su Roma, la città inizia a essere pronta, sarà la mia prossima destinazione”.

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FASHION | GRIFFE STORY

YSL

YVES SAINT LAURENT l’esteta contemporaneo L

Michela Ricci www.artemodascuola.it

a moda degli anni Sessanta deve la sua grinta travolgente, la sua voglia di rompere con il passato, a tante menti geniali che hanno condizionato il percorso stesso del costume, e tra queste di certo va menzionato Yves Saint Laurent. Lo stilista talentuoso, fin dall’inizio della sua carriera, ha scolpito profondamente il suo nome nella storia della moda. La parola d’ordine allora era innovare, e così la stessa silhouette femminile è stata rivoluzionata da un flusso creativo incredibile liberandosi da rigore e austerità proprio grazie alla sua matita virtuosa.

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FASHION | GRIFFE STORY

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FASHION | GRIFFE STORY

Una passione assai precoce per l’arte lo porta a iniziare la sua carriera, subito dopo il diploma, alla Maison Dior, dopo la scomparsa del maestro Christian Dior. Una grande responsabilità, considerando che all’epoca Dior era uno tra gli stilisti più apprezzati e famosi ma Yves non si lascia intimorire e con la sua prima collezione “Trapezio” ottiene un tale successo che si parla di lui nei giornali specializzati come di un enfant prodige. Nel ’62, dopo l’interruzione dovuta al servizio militare, che segnerà anche la fine della collaborazione con la Maison Dior, nasce la casa di moda “Yves Saint Laurent” fondata con Pierre Bergè, compagno di vita e di lavoro, che a quel tempo era mercante d’arte. Bergè capì immediatamente il grande talento che aveva di fronte e insieme costruirono un impero d’arte, moda e bellezza. Saint Laurent presenta quindi la prima collezione che porta il suo nome, caratterizzata dalla scelta di linee stilizzate e molto semplici, prive di ornamenti superflui che colpisce soprattutto per la qualità della lavorazione degli abiti, un particolare a cui lo stilista francese dedicherà sempre notevole attenzione. Il suo stile si caratterizza dal contrasto tra il rigore formale e l’utilizzo di tessuti esotici e colori variopinti. Altro elemento distintivo dello stilista è l’inclusione nel guardaroba femminile di capi storicamente maschili, elemento che condivide con Coco Chanel e che solleva numerose discussioni. Una scelta stilistica che lo pone in quel momento fuori da ogni schema. Offre alla donna una nuova dimensione di libertà regalandole camicie, blazer, pantaloni, sahariane, trench e l’indimenticabile smoking, simbolo dell’emancipazione femminile. I suoi modelli non presentano forme rigide o tagli troppo elaborati ma si basano sulla perfezione delle linee e una comprensione di tessuti stampati e materiali costosi. Crea un vestiario chic, raffinato e sofisticato, perfettamente lavorato a mano alla maniera dei couturier del passato. Saint Laurent, oltre a essere uno dei padri della moda francese è anche l’uomo che ha fatto dell’haute couture il suo marchio di fabbrica, uno stile di vita che dalle sue boutique si è diffuso in tutto il mondo contagiando migliaia di persone. Legato a icone che hanno fatto la storia dell’eleganza come Grace Kelly, Audrey Hepburn e Jacqueline Kennedy, ha continuato a vestire i nomi del mondo dello spettacolo internazionale come Sienna Miller e Carla Bruni, tra le tante. Nel ’66 finalmente crea una linea di prèt-à-porter, i primi veri passi verso una moda democratica rivolta a tutte le donne e non più solamente a un’élite privilegiata. Gli anni che seguono sono quelli della consacrazione definitiva, con una serie impressionante di creazioni innovative, molte delle quali ispirate dalla sua grande cultura e passione per l’arte. Trasforma il vinile in tessuto per impermeabili ispirandosi ai quadri di Mondrian, crea abiti che richiamano la pop art, abiti in taffetà che si rifanno alle opere di Marcel Proust (suo grande amore letterario), s’ispira ai balletti russi e ad artisti come: Picasso, Delacroix, Braque e Matisse. Nell’83 il Metropolitan Museum di New York

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dedica una mostra allo stilista e alla maniera in cui ha rivoluzionato il mondo della moda: “Ogni singolo abito è un racconto, una storia del costume e della moda. Ogni manichino è l’incarnazione di una donna unica, eccentrica, elegante, diversa”. Ossessionato dal lavoro e tendenzialmente introverso, se non misantropo, spesso sprofondava in patologici isolamenti. Per via delle precarie condizioni di salute, della depressione e del suo mal di vivere, nel 2002 si ritirò dalle scene. Morirà nel 2008 dopo una lunga malattia. “Aveva l’oro nelle mani ma un brutto tarlo nella testa: era nato con una depressione nervosa. La gloria nulla potè”. Così scrisse su “Le Figaro” Anthony Palou. Castelbajac, classe 1949, nasce a Casablanca e già nel ’69 lascia intravedere lo spessore del suo talento: la prima collezione la inscena con materiali a dir poco d’occasione, spugne da bagno e tende delle docce realizzano gli abiti della sfilata d’esordio. L’azzardo e la genialità sono subito premiati. Nel ’72 lavora assieme a Issei Miyake, notissimo artista giapponese, conosciuto per il carattere innovativo ed eccentrico: i due sfilano assieme. L’anno successivo apre una boutique a Parigi. La moda internazionale lo celebra come fosse il suo Peter Pan. Riuscendo a fondere le esperienze di due orizzonti così lontani quali fanciullezza ed età adulta, le sue folgorazioni lo consacrano ad un successo sempre maggiore. Ecco allora i versi poetici che decorano vestiti trasparenti, personaggi dell’infanzia che irrompono armoniosamente nella vita dei grandi; Topolino e Bambi, ma anche Van Gogh e gli irriverenti di South Park. Castelbajac centra il bersaglio giusto. Il fascino, la spensieratezza e l’illusione dei suoi abiti è inconfondibile. Facendo uno sforzo per indicare soltanto una delle sue opere centrali, la memoria corre al 1976, anno in cui il suo poncho a due piazze vale una chiamata di Woody Allen per partecipare a Io e Annie, disegnandone gli abiti. Da quel momento le richieste si moltiplicano, l’ambiente mediatico non riesce a resistere a questo artista che ridesta fanciulli negli adulti. Ma anche donne vestite in mimetica e abiti in spirito futurista, mantenendo costante la ricerca verso la metamorfosi e il riciclo del materiale. Nel 1982, nella collaborazione per Iceberg, predilige abiti che rappresentano celebri quadri, e fumetti impressi su pullover di cashmere. Verrà definito un Piccolo Principe in merito alle sue visioni, a quel miscuglio di giochi, ironia e odori dell’infanzia su cui domina la scrupolosa attenzione alla dimensione del colore. Nella collezione Bellaintelligentia si realizza questa fusione di età e sogni di cui rimane celebre la scena in cui Bambi si specchia nel fiume osservata da Jimi Hendirx, mentre Van Gogh indifferente dipinge la sua camera. Risale infine al 2001 il suo primo profumo omonimo, il Castlebajac, sempre costruito con la mente rivolta al mondo dell’infanzia, le tre versioni sembrano essere l’estratto di quella che è sempre stata una frase ispiratrice per le sue creazioni: ascolta il bambino che c’è in te.



ARTE E MODA

MODA IN ITALIA di Laura Bruscia

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ANNI DI ELEGANZA L’

originalissima Storia della Moda Italiana, che da sempre è sinonimo di grande vanto, orgoglio e identità nazionale, rappresenta uno speciale e unico modus operandi per celebrare il 150° Anniversario dell'unità d'Italia, presso le Sale delle Arti della superba Reggia sabauda di Venaria, fino al 29 Gennaio 2012. L'irripetibile vernissage rappresenta un esplosivo cocktail di elementi teatrali, fotografici e musicali, il cui gioco di rimandi culturali fa da sfondo allo scenario dei duecento abiti, valorizzati da una magica combinazione di specchi, che coinvolgono il visitatore, facendolo diventare co-protagonista. >>

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ARTE E MODA

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ARTE E MODA

La mostra ci accompagna in un suggestivo percorso tra realtà e fantasia, tra cinema, romanzo e attualità, presentandoci gli indumenti personali di Gabriele d’Annunzio, Eleonora Duse, dell'attrice-soprano Lina Cavalieri e di molti altri ancora. Tutti, con il proprio stile, hanno fatto parlare di sè, lasciando tracce indelebili del gusto di un’epoca. Lo scenario si apre con il sontuoso abito scuro da sera, arricchito da pizzi e fiocchi, probabilmente appartenuto alla contessa di Castiglione. Ci sono poi le famose creazioni di Pucci e delle sorelle Fontana, che rappresentano l'affermarsi vero e proprio della moda italiana. Parliamo della haute couture (soprattutto femminile) degli anni sessanta in continua sperimentazione: aumentano infatti le altezze degli orli, mentre i volumi sono ampi e i tagli delle stoffe disegnano il corpo, abbracciando il punto vita per creare busti, corsetti e strascichi. A proposito di strascichi, è esposto anche il bellissimo abito da sposa dalla lunga “coda” di una principessa romana di Casa Altieri, che sembra moderno e fiabesco, sicuramente originale, come le particolari scarpe realizzate da Ferragamo per la grande Marilyn Monroe. Ma ci sono altri colpi di scena che coinvolgono il mondo del cinema: dall’indumento bianco da ballo che Claudia Cardinale ha indossato ne “Il Gattopardo” di Luchino Visconti a quello che ha vestito Alida Valli in “Senso”, fino agli abiti indossati da Silvana Mangano per “Morte a Venezia”. Se la prima sezione del vernissage tratta la moda dalla nascita dello Stato unitario fino a quella degli anni '60, la seconda sezione illustra lo stile “contestatore” del '68, per passare al prêt-à-porter degli anni Ottanta, approdando ai particolarissimi gilet futuristi in panno signées Depero e Balla. La moda Made in Italy è la chicca finale. L'Italian style, infatti, ha trasformato la moda in una delle protagoniste assolute dell’economia italiana e di tutto il globo. Numerose quindi le creazioni artistiche esposte, ideate da stilisti contemporanei come Giorgio Armani, Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré e Krizia. Questi, naturalmente, sono soltanto alcuni dei grandi nomi presenti. Certo è, che l'Italia fa parlare di sè, questa volta celebrando il proprio 150° compleanno, all'insegna del colore e delle infinite idee che prendono vita grazie alle forme artistiche della Moda, di cui gli italiani vanno tanto fieri, perché sanno di essere creatori e creativi unici!

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ARTE E MODA

GRANDE

CINA

servizio da asporto aperto tutte le sere dalla 19:00 alle 24:0 Via Destra del Porto, 119 (Zona Faro) 47900 Rimini (RN) tel.0541.56336 mail: huxuxuan1801@hotmail.com


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LEROCK 106


FASHION

Luca Berti “Il genio del Jeans”

L

di Enrico Sanchi

uca Berti, consulente creativo di marchi di culto nel denim da trent’anni, da circa due amministratore unico di Lerock, sostiene che i jeans neppure gli piacevano. In compenso aveva talento e professionalità per il lancio del progetto della sua linea. Il noto stilista Gianfranco Ferrè, infatti, aveva chiamato proprio lui al suo fianco poiché nel settore vantava un curriculum di tutto rispetto. Nato a Ferrara nel 1962 comincia a lavorare nell’82 e dopo quattro anni di gavetta entra nella divisione Ciao di Marzotto; da lì passa alla Pepper e nell’89 diventa coordinatore dell’ufficio stile della Diesel, >>



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eccellenza italiana del jeans. In seguito apre un ufficio di consulenza a Padova con clienti prestigiosi come Replay, Mustang, Unlimited e Uniform. Lavora con sua moglie Cristina e agli inizi del duemila, oltre a seguire le collezioni di griffe famose (Zu Elements, Parasuco, Cult, Gigli, Fiorucci, Miroglio, Swish e Ferrè), da vita a nuovi brand quali Skin Fish e Mermaid. La svolta avviene nel 2008 quando incontra l’azienda cinese Vigoss, colosso che produce sedici milioni di jeans all’anno con un fatturato di 230 milioni di euro. Diventa direttore creativo del marchio, (attualmente commercializzato solo in Cina) ma soprattutto trova un partner finanziario e produttivo per lanciare il progetto dei primi jeans anticellulite e con effetto push-up, sempre affiancato dai suoi fedeli collaboratori Willy Vecchiettini e Marina Graziani già adetti alla direzione marketing e ufficio stampa di Lerock.Luca Berti si racconta, al Pitti Immagine Uomo di Firenze dove lo abbiamo incontrato. Quando nasce il brand Lerock? Lerock nasce a gennaio 2010 grazie a una mia idea di voler disegnare una nuova linea. La collezione è rivolta prevalentemente a un target medio alto e specialmente a una donna fashion di buona cultura e medio livello. I negozi sono tutti selezionati e la clientela è di nicchia. Visto il momento storico ed economico, cosa ne pensi del lancio di un brand nuovo? I miei trent’anni di esperienza nel settore del jeans fanno la differenza rispetto a una miriade di marchi improvvisati. Inoltre a differenza delle aziende che esistono da anni sul mercato e devono proteggere il lavoro svolto sinora, ovvero perdere meno possibile, noi nasciamo e cresciamo in questo momento con un progetto pensato e studiato per questi momenti per cui stiamo gestendo la crescita in maniera furba e oculata. Oggi non abbiamo problemi di perdite aziendali. Proviamo a gestire bene la crescita, in questo momento di modifica globale possiamo solo crescere e migliorare, studiando il modo migliore per svilupparci sempre più. Le anteprime della prossima collezione S/S, e novità per l’uomo? Usciamo questo mese di febbraio 2012 con delle importanti novità nelle collezioni con nuove vestibilità quali l’abbandono della vita bassa per scelta commerciale, l’abbandono del fondo stretto, puntando sul largo e inserendo tante proposte sui tessuti di lana. Stiamo tra l’altro testando la linea uomo, anche se non vogliamo ancora lanciarla, proviamo a inserire solo alcuni capi per qualche cliente affezionato anche perché in questo momento, che non definirei di crisi, ma di mutamento, è l’uomo a risentirne di più e a essere più in difficoltà. Tengo a ribadire che non ci troviamo in un momento di crisi ma di cambiamento a cui ci dovremo abituare. A quali mercati è rivolto Lerock? Non c’è a oggi mercato che non sia interessante e importante da un’ottica imprenditoriale, infatti abbiamo coperto una rete distributiva pari all’80% dei mercati internazionali. Ci siamo riservati di tralasciare gli Stati Uniti perché risultano essere una realtà molto importante a cui ci avvicineremo quando avremo più certezze. Ci anticipi progetti e sogni futuri per il brand? Sicuramente la prossima stagione saremo impegnati in un progetto importante: dare il via alla produzione total look. Oltre al pantalone, faremo anche giacche, camicie, maglie e abiti. Per ora svilupperemo la linea donna, per l’uomo produrremo solo pantaloni mentre con l’apertura del primo store a Dubai lanceremo una mini collezione da bambino.

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FASHION | STATUS SYMBOL

La più grande fiera italiana su capi e accessori d’epoca

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di Marianna Pilato

acquisto di capi di abbigliamento e di accessori realizzati in epoche più o meno lontane, ma tuttora di alta qualità e in ottimo stato, è divenuto ormai un vero e proprio trend. Di questo fenomeno ne è testimone il salone Next Vintage, il più importante appuntamento nazionale per gli appassionati di questo genere di shopping, ospitato da sempre al Castello di Belgioioso (Pavia). L’ultima edizione si è svolta lo scorso mese di ottobre, confermando una cospicua affluenza di visitatori. La manifestazione è stata istituita allo scopo di rievocare stili e sensazioni del passato, cercando così di arricchire la moda di oggi e il nostro presente in generale. Il vintage, fra l’altro, è stato definito di recente dai professionisti del settore come “un valido aiuto alla sostenibilità delle nostre società consumistiche” e di conseguenza come un ottimo investimento per il futuro. Con la crisi economica in corso, infatti, i prezzi dei capi di abbigliamento di un certo livello si sono quadruplicati, e i vestiti, le borse e le scarpe usate ma rare e di gran pregio sono battute all’asta al pari delle opere d’arte. Non a caso, anche le star dello spettacolo (Jennifer Lopez, Reese Witherspoon, Penelope Cruz, Kirsten Dunst, Dita Von Teese e Julia Roberts) sembrano essersi adeguate a questa particolare tendenza, scegliendo abiti d’annata per sfilare sul red carpet. Tornando alla fiera, all’ultima edizione hanno partecipato circa cinquantacinque espositori provenienti da tutta Italia, e l’obiettivo degli organizzatori è di accrescere ancor più il loro numero. Il salone, poi, non prevede solo il semplice allestimento di stand: ad esempio, Next Vintage ha ospitato, all’interno del suo percorso espositivo, una mostra dedicata agli oggetti che hanno >>

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FASHION | STATUS SYMBOL

accompagnato i viaggiatori dal 1800 al 1980 (es. bauli di Louis Vuitton, cappelliere porta cilindri, trousse da viaggio, borsoni firmati Hermès, ecc…). Sebbene non sia una mera vetrina di capi e oggetti retrò, Next Vintage comunque rimane principalmente un evento fondamentale per scoprire e analizzare le novità di tale settore. Durante l’ultima edizione sono stati presentati diversi abiti femminili contaminati da dettagli e linee maschili, maxi cappotti, completi con pantalone, cravattini e bretelle, tessuti pied de poule, tartan e principe di Galles. In generale ora ci si veste a strati, per il giorno con capi in lana a colori zig-zag che richiamano atmosfere alpine e mete chic anni Sessanta, mentre per la sera primeggiano effetti metallici e bagliori di luce ottenuti con fili di lurex e lamé nelle maglie, negli abiti color argento, oro o bronzo e nei pantaloni ispirati agli anni Quaranta. Per chi volesse al contrario un look più comodo e meno appariscente, può sempre optare per il classico completo d’ufficio giacca e pantaloni, sinonimo di potere negli anni Ottanta, o per un trench come soprabito, unito magari a delle sottili sciarpe da portare come collane. Grande ritorno, infine, per la pelliccia ecologica anche in versione colorata, riproposta sia come capo spalla sia come accessorio. Se volete investire su capi retrò, insomma, ora sapete dove andare: la prossima edizione di Next Vintage è stata programmata per la primavera 2012 (per l’esattezza dal 21 al 25 aprile) sempre nell’imponente Castello di Belgioioso a Pavia.

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SCELTADIVINO

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FASHION | NEW BRANDS

DELFRANCE RIBEIRO L’astro dell’emozione

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a cura di Michele Scudo

a forma si adegua non tanto alla funzione quanto all’emozione, quella di un sogno. Questa è la regola del design moderno trasmessa dallo stilista, di origine brasiliano, Delfrance Ribeiro. Emozione che ogni oggetto è chiamato a offrire, soprattutto un capo di moda. Eccentrica nei tagli, elegante nelle forme ma con il guizzo originale e squisitamente contemporaneo la donna “Delfrance Ribeiro” si allinea al desiderio diffuso di libertà e stile che emerge altisonante dalle passerelle. Esprime il suo concetto di gusto e di reinterpretazione personale di fogge e stilemi reinventando la vestibilità. Una sferzata di vitalità ma allo stesso tempo di grinta è data dal movimento, spesso difficili da gestire; lo stilista (che ha studiato in Italia e attualmente vive e lavora a Parigi) ha deciso di puntare molto su queste linee innovative e frutto di una ricerca proveniente da un mondo a noi sconosciuto: il Brasile. Ogni capo diventa un pezzo a sé, da costruire e decostruire senza uscire mai, una sola volta, dal territorio della femminilità superlativa. La donna Delfrance è una donna sensuale, eterea e leggera che sceglie forme romantiche come gli abiti mini dress con bustier rovesciati e gonne drappeggiate. Per la sera indossa capi che sembrano quelli di una Dea, lunghi fino ai piedi morbidi e ricchi di plissè, alcuni monospalla altri accessoriati da fiori e ripresi da drappeggi, che sottolineano la femminilità. Abiti incantevoli, che sembrano quasi cuciti e realizzati su misura per donne che non hanno paura di “ostentare”. Lo stilista con la sua collezione Autunno-Inverno 2011/12 affascina, sbalordisce, seduce e incanta, ed esprime le mille sfaccettature dell’anima della donna.

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PEOPLE & BRAND

SUPERDRY il brand amato dalle celebrieties Paolo Ruffini

a cura di Enrico Sanchi

Francesco Totti

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on si ferma Superdry, il casual sportswear inglese che si caratterizza per le sue collezioni ispirate alla passione per il vintage americano abbinato a una grafica Giapponese design e alla tradizione sartoriale britannica. La sua filosofia è offrire prodotti unici, con dettagli esclusivi e prezzi accessibili. Lanciato nel 2003, Superdry è attualmente una delle catene internazionali con la crescita più rapida nel settore della moda giovane che si è saputa guadagnare una fama a livello mondiale e molti clienti nel mondo dei VIP da David Beckham a Zac Efron, da Paul Welsey a Helena Christensen. >>

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PEOPLE & BRAND Bojan

Presente in oltre 85 nazioni tra Europa, Asia, Australia e America, l’espansione del brand è già uno dei case history di maggiore successo contemporaneo: il marchio ha prodotto a Super Group, gruppo anglosassone a cui fa capo il marchio, un aumento delle vendite a livello di retail del 51% pari a 34 milioni di sterline in un solo trimestre nel 2011. Oltre alla vendita diretta attraverso flagship, corner e negozi la politica multi channel, include anche lo shopping on line, che passa per il sito Superdry.com, attraverso cui i prodotti arrivano in oltre 300 paesi nel mondo. La diffusione del brand su territorio nazionale è affidata a Interjeans Group, azienda che si occupa di distribuzione nel comparto abbigliamento e che si distingue, oltre che per l’esperienza ventennale, per la selezione di marchi fashion internazionali ad alto impatto sul cliente finale. La conquista del mercato italiano di Superdry è partita dalla Riviera – a Riccione appena un anno fa l’apertura del primo store - a cui sono rapidamente susseguiti quello di Rimini, in primavera, e quella di Milano, in autunno, con un megastore di 250 mq proprio dietro al Duomo. In seguito le recentissime aperture di Firenze e Roma a cui si aggiungeranno oltre a 50 monomarca a livello mondiale entro il 2012, tra cui altre anche in Italia, prima tra tutte quella di Crema nel mese di Marzo. Il brand a livello nazionale sta già spopolando trasversalmente anche tra vip e celebrità, dallo sport al grande schermo alla musica: da Francesco Totti al compagno di squadra Bojan e al tecnico di squadra Luis Enrique, ma anche agli attori Paolo Ruffini e Alessandro Gassman, fino a J-Ax, Arisa e Cristina Chiabotto. “Rappresentiamo il nuovo nel concetto di moda che evolve” dichiara Massimiliano Alvisi direttore commerciale Italia “uno stile contemporaneo nei volumi e nei colori che attribuisce una forte identità a chi lo indossa. Credo qui risieda il motivo del successo che il brand sta vivendo – continua – scelto anche da campioni e personaggi per vivere il proprio tempo libero con decisa contemporaneità. L’obiettivo di Superdry è creare i classici del futuro, con grande attenzione alla qualità, al valore e al design e ritengo che – soprattutto in uno scenario di un mercato che cambia rapidamente - questa sia una filosofia vincente come peraltro i numeri stanno dimostrando. Anche in italia, come nel resto del mondo – conclude Alvisi Superdry è oggi sinonimo di linee iconiche, vestibilità perfetta, tessuti ed effetti vintage, il tutto con stile e dettagli particolari e di grande appeal”.

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Mattia Pasini con Massimiliano Alvisi


shin e yo u r b u s i n e s s COMUNICAZIONE - EDITORIA CARTACEA E DIGITALE - CONCESSIONARIA PUBBLICITARIA

music

Diamond Media Group Srl via C.Levi, 1 64027 Garrufo di Sant'Omero – TE Tel. 0861.88.74.05 info@diamondgroup.it www.diamondmediagroup.it


FASHION | ACCESSORIES

VAN GIL’S O

ggi, più che mai, l'uomo è ambizioso e pretende da sè il massimo per poter dare il massimo in tutti i campi della propria esistenza. Non può quindi che curare anche il dettaglio e la particolarità degli accessori d'abbigliamento, considerandoli i veri protagonisti del proprio look.La collezione di cinture dell’olandese “VAN GIL’S” inverno 2011/2012 testimonia chiaramente questa filosofia. I colori proposti sono forti e luminosi come il grigio antracite, il nero e il blu navy. La tinta cammello, il rosa e il giallo-miele in tessuto scozzese o in flanella creano delle insolite sorprese in perfetta armonia con gli accessori. Si tratta di capi essenziali: tutto ciò che un uomo dovrebbe avere nel guardaroba. Ma l'essenziale contiene anche l'eccellente. VAN GIL’S Forty-Eight è, non a caso, una particolare collezione di lusso straordinaria, in cui l'artigianato artistico fa da padrone.Robert Meyer, dirigente VAN GIL’S di spicco, asserisce: "Gli uomini cercano sempre più un look casual e intelligente, che può adeguarsi anche al lavoro, ma vogliono vestirsi sempre con stile". Il “Nuovo Abito” è la giusta risposta a questa necessità, creando così la tendenza innovativa che bilancia il formale con l'informale, mediante la combinazione di stoffe diverse per i pantaloni, la giacca e il pullover o gilet. Naturalmente grazie all'eccellenza della cintura made in Italy, si esalta la qualità dei materiali e il design raffinato ed essenziale, sottolineando uno dei concetti chiave di questo brand: la versatilità.Non a caso ogni cintura rappresenta l'uomo moderno che la indossa: innovativo, creativo, aperto, informale, ma allo stesso tempo pratico e raffinato. I particolari di questo accessorio made in Italy fanno la differenza.VAN GIL’S, la griffe che crea gli abiti uomo più personalizzati al mondo, inserendo accessori di pregio, sottolinea che la vita è "straordinaria"; quindi, chi veste questo brand ha fiducia nella vita, rendendola davvero speciale. In altre parole, gli uomini che scelgono VAN GIL’S sono “uomini in carne ed ossa che modellano la propria vita, cercando esperienze ricche, storie ed eventi indimenticabili; qualche volta vanno al di là dei binari, cadono, ma sempre con stile, con sorpresa, con orgoglio e con un sorriso, ma sempre sorprendentemente con la certezza di riuscire”.

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di Laura Bruscia

PRENDERE L’UOMO PER LA CINTURA


FASHION | ACCESSORIES

FETISH IL TUO PIACERE

di Michele Scudo

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er brindare al tuo sogno fetish glamour serve un piccolo dettaglio che esprima un messaggio forte e chiaro.Il fetish (erotismo) è un approccio alla sensualità evidenziato da dei codici che spesso sono attribuiti ad alcuni capi di abbigliamento.Siamo portati a pensare subito agli indumenti intimi, come corsetti, reggiseno, guepiere e reggicalze, ma tutto questo è per pochi intimi.Le donne, per contro, hanno escogitato altri veicoli dell’erotismo che sono più vivibili e alla portata di tutti come pantaloni aderenti, abiti a tubino elasticizzati, guanti, calze a rete e specifiche calzature. Queste ultime sono forse l’elemento preferito dagli uomini che subiscono il fascino di questo dettaglio così accattivante. Non solo i modelli sono importanti ma bensì e soprattutto, è fondamentale il materiale con cui essi sono realizzati, per esempio la gomma, il cuoio, il latex, il PVC, ecc.Il colore preferito è prevalentemente il nero e poi, in minor misura, il rosso e il bianco.Scarpe, polacchini e stivali (alti e fascianti la gamba), specialmente con tacco altissimo, sono tra gli accessori preferiti per l’estetica fetish.Il fetish non si esprime solo in specifiche pratiche sessuali, ma si caratterizza anche per la ricerca di determinati capi d’abbigliamento che corrispondono a un’esagerata attenzione verso la componente estetica. Ma le donne non sono solamente presenza, hanno una capacità di saper attirare l’uomo anche con forme più sottili. Creano determinate situazioni dove la trappola è mortale e l’uomo soccombe inevitabilmente. La donna sa essere sexy anche con sguardi e gesti quasi impercettibili ma di forte efficacia.A volte, l’erotismo si nasconde dietro divise e uniformi, sia quelle militari o da poliziotto, sia dietro a uniformi civili come gli abiti delle infermiere, delle cameriere oppure dei costumi ecclesiastici.Molti esempi di erotismo si possono incontrare in diverse produzioni cinematografiche e anche nelle creazioni pubblicitarie, dove il fetish è diventato sempre più un elemento di attrazione. Sottile esempio di quanto detto sono le décolleté di vernice color nero, con tacco alto e sottile, espressione fetish glamour, nate dalla matita creativa della stilista Nicole Brundage appositamente per sedurre.

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FASHION

UN’ANIMA DI GOMMA M di Teresio Troll

ancava davvero poco al grande cambiamento. Quanti mesi ancora avremmo trascorso con quest’ansia febbrile? Con questo bisogno istintivo di imporre al nostro quartiere, la nostra diversa maniera di vedere il mondo? Noi, ragazzi italiani che agli occhi dei “grandi” si presentavano come piccoli “animali” con velleità ribelli, frequentavamo ancora le pedane delle giostre. Vestivamo con giubbotti di pelle e con pantaloni di velluto con il fondo a tubo e le coste grosse, di colore rigorosamente nero. Tra di noi, l’unica variante possibile del look era visibile nei capelli. Chi aveva genitori più “avanti”, diremmo oggi, poteva portarli con la frangia e lunghi sopra le orecchie. Gli altri dovevano ingannare l’occhio dei genitori bagnandosi i capelli una volta usciti dal barbiere, per farli sembrare più corti. Chi cercava di eludere il barbiere salendo sull’albero fino all’orario di chiusura per salvare il pelo, avrebbe prolungato l’agonia di un dì al massimo. Quindi, sostanzialmente, dipendeva dall’elasticità mentale dei genitori. Si andava dalla frangetta al caschetto, dalla basetta lunga fino al lobo, al capello stirato col phon.Perché tutta questa pena? Perché si voleva somigliare a loro. Perché il sangue nutrito negli anni ’60 a canzoni sparse tra i libri di scuola e i mangiadischi, pulsava stantuffato da un motore dal ritmo incalzante e regolare: il soul che dagli State aveva messo germe nella testa di quattro guys di Liverpool. Loro avevano gavetta da stacanovisti forgiata in Germania e in Inghilterra. Avevano raggiunto il successo, avevano conquistato gli State. Erano gli dei assoluti padroni dei cuori solitari di milioni di ragazze. Le loro canzoni parlavano dei loro brokenhearts nel tepore sognante dei loro letti. Ma nell’autunno del 1965 i loro strumenti avevano recuperato le memorie del soul e avevano tessuto un album straordinario che non era solo una raccolta di crisi amorose, gelosie e tradimenti ma finalmente sesso, a cavalcare un’ondata di follia e non-sense.“Rubber Soul”, il sesto album dei Beatles. In cover c’era una foto deformata, dai colori autunnali. Le prime nostalgie dei borghi di Liverpool in un gioiello intitolato In my life: Lennon è già pronto. Harrison scrive una bella canzone e suona la sitar indiana in Norwegian wood. Ringo fa il suo lavoro anche come autore e Macca dà il ”la” con una graffiante e sexy Drive my car. I tempi stanno cambiando: arriverà la gloria assoluta, il Flower Power, l’era Psychedelica. Gli abiti, i capelli, i colori e soprattutto le idee stanno cambiando, modificando per prima la forma dell’anima … quasi fosse di gomma.


FASHION | DOG

DRESS

DOG

l’eleganza di una collezione di razza

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di Michele Scudo

migliori amici dell’uomo sanno bene che vivere addomesticati nelle case degli umani, a un certo punto, li avrebbe condizionati. Si dice che i cani assumano i comportamenti delle persone con cui vivono e nello stesso tempo gli individui si ispirano ai loro animali da compagnia. Lo sapeva bene Walt Disney che mise in risalto la somiglianza che esiste tra cani e padroni nel famoso film “La carica dei 101”. I cani, tra gli animali domestici, sono i più vicini all’uomo e lo accompagnano per tutto l’arco della giornata.Vivono in totale simbiosi con la loro padrona. Si alzano assieme, gli portano il giornale e mangiano con gli stessi orari. Escono per la passeggiata, vanno a fare shopping e partecipano nei salotti più ‘in’. Viaggiano e vanno in vacanza con la loro padrona. Guardano la televisione, si rilassano e dormono assieme. Ma se le giornate sono piene d’impegni e si vive in pubblico sarà bene essere sempre all’altezza delle situazioni per non fare sfigurare la propria padroncina.Qui sorgono le prime esigenze! Per primo si prende in seria considerazione l’igiene e per questo esistono già da anni centri di toelettatura per cani dove, a cadenze settimanali e con appuntamento, i nostri compagni fedeli vanno a lavare il pelo e farsi pettinare e profumare a dovere. Poi siccome l’inverno è sempre più glaciale vediamo di vestirli con qualcosa che li protegga dal freddo e dalla pioggia. Un maglione di lana o di pile va bene per l’autunno ma poi quando arriva l’inverno e la morsa del freddo è maggiore serve un cappottino di lana o un piumino caldo, senza trascurare l’impermeabile quando piove.Ma si sa le occasioni sono tante e diverse e siccome la vanità è contagiosa, giacché ci siamo li vestiamo anche in primavera con t-shirt e altro. Charlottenborg, noto brand dell’abbigliamento femminile, ha creato una vera e propria collezione di moda per cani. Charlotte, la cagnolina chihuahua, è la ormai celebre mascotte del marchio. Da lei, le stiliste hanno preso spunto per realizzare una collezione per cani di piccola taglia. La filosofia del marchio è di vestire nello stesso modo sia la padrona sia il cane.Una trasposizione tra passato e futuro dedicata alla donna metropolitana. Una donna decisa, indipendente e intraprendente, una ‘principessa’ dei nostri giorni che cerca sempre qualcosa di originale per soddisfare creatività e ironia e per vestire in coordinato lei e il suo affezionato cagnolino in tutte le occasioni ‘di corte’. Una vera e propria dog collection degna di cani da compagnia appartenuti a nobili e reali, coordinata perfettamente ai modelli ‘donna’ che si rinnova ogni stagione. Le dame più glamour non rinunciano alla raffinata compagnia e all’amore di cani di piccola taglia che le fanno sembrare più umane e amorevoli.

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FASHION | TENDENZE

Enrico Sanchi

DRESS CODE Moda e tendenze da londra per la primavera che verrà

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entre il tempo scorre inesorabilmente in avanti, sempre più forte è la retrò-mania. Sono gli anni '50, '60 e '70 a pervadere la moda per la prossima primavera secondo le ultime tendenze in arrivo da Londra dove tra le collezioni più all’avanguardia si distinguono quelle di Orion London, Bonsui e Fever. Tre stili unici che reinterpretano con personalità il passato per definire il new mood contemporaneo.Il tema della primavera estate 2012 sono gli anni Settanta, rivisitati nei tagli e nelle stampe, inimitabile segno distintivo di Orion London che crea pattern in esclusiva di grande impatto visivo. I capi must per la stagione in arrivo sono la tuta intera con le spalline sottili, le maxi gonne, gli abiti che arrivano a terra, e la tunica, micro o corta. Tre sono i temi della nuova collezione: i simboli della natura, le grafiche geometriche di righe e pois e le grandi piume ispirate agli Indiani d’America.Quella di Bonsui è una timeless fashion disegnata da due stilisti britannici contaminati da influenze francesi. Un mix tra culture e storie in cui il gusto bon ton e l’irriverenza underground s’incontrano dando vita ad un mood unico e molto ricercato. I tagli geometrici e decisi della collezione s’ingentiliscono, ammorbiditi da uno stile vagamente soft e spiccatamente femminile. Nella collezione Bonsui il recupero del passato è evidente nella palette colori, che va dai nudi e i neutri come il beige e il blu, alle tinte shock e ai toni accesi.Retrò approach declinato attraverso colori vibranti, dall’hot pink al blu cielo, e design d’ispirazione vintage per Fever. I Seventies sono citati nelle stampe d’ispirazione tropicale e nelle maxi lunghezze, i Sixties nei tagli femminili e fascianti degli abiti city-daytime e nelle fantasie in tema California Dreaming. I Fifties negli abiti leggeri in chiffon e satin in stile ballo delle debuttanti con corpino a bustier e punto vita in evidenza.

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PEOPLE

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PEOPLE

LA MIA VITTORIA tormentatamente serena

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di Jean Claude Poderini n questo affascinante mondo dello spettacolo un giovane attore ruba la scena del gossip con una scelta sofferta ma necessaria. Tormentato da una vita che non gli apparteneva, e risoluto nel voler vivere il suo sogno, Giuseppe Schisano (Al di là del lago, Io e mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi) cambia rotta e decide di intraprendere un percorso che lo porterà a trasformare la sua personalità fisica. Senza nessun intervento chirurgico, e con un cambiamento che viene dall’interno, il corpo ha reagito in maniera spontanea modificando uno sguardo triste in un’espressione di felicità.Finalmente Giuseppe è diventato Vittoria.Un attore bravo e affermato, premiato con diversi riconoscimenti, realizzato nella carriera decide, non senza tanta paura e molti dubbi, di voler con forza e coraggio partorire quella donna rinchiusa nel suo corpo di uomo.Con l’amore della famiglia e di tutti gli amici ci suggerisce come essere felici, sinceri e leali con se stessi.La rinascita appare eccezionale e tutto l’amore che ha riposto in questo messaggio di vita torna indietro alla neonata Vittoria come un boomerang grazie anche al calore delle sue fan, delle tante persone che la apprezzano oggi più di ieri e anche di chi ancora non la conosceva. Il messaggio è di voler vivere un cammino che parte dal cuore per arrivare in fondo e poter dire “ho vinto” in una vita che non va indietro ma sempre avanti. Una domenica, da buona napoletana, Vittoria Schisano ha voluto confidarsi e con molta naturalezza e simpatia, come se ci conoscessimo da tanto tempo, ha risposto alle mie domande. Cosa ti ha convinto a fare questa scelta? La voglia di verità, che si è presentata con una forza violenta e incontrollabile. La consapevolezza che sarebbe cambiato solo il corpo e non la mia anima. La possibilità di poter regalarmi la felicità tanto ricercata ma che non potevo trovare in un corpo che non mi apparteneva.

Sei il primo attore famoso che ha intrapreso il percorso per cambiare il sesso! Pensi che sarà di esempio per tante persone? Sono cosciente che essere un personaggio pubblico significa avere delle responsabilità verso la società. Credo che dopo la mia scelta altre persone si sentiranno stimolate a fare altrettanto. Tanti giovani mi scrivono che mi prendono come modello. A volte la figura di una trans è descritta in modo colorito, oppure raccontata con eccessiva naturalezza. Molti genitori vogliono parlare con me per trovare un aiuto e superare un pregiudizio nei confronti di chi fa delle scelte diverse. A volte non è sufficiente guardare ma serve soffermarsi un attimo e vedere dentro l’anima. Questo vale anche per altri attori? Gli attori devono avere sempre una fidanzata di turno, quello si sa! Tra i miei colleghi, non è una novità, c’è un’alta percentuale gay e tra loro ci sarà anche chi si sente donna! Ma penso che ognuno abbia i propri tempi e se la mia scelta potrà essere di aiuto o di esempio per qualcuno la cosa può farmi solo piacere. C’è da dire che per me è stato tutto molto facile perché io avevo già un corpo femminile. Certo che se uno è alto 1.84, muscoloso e porta il 44 di scarpe il risultato cambia e rischierebbe di sembrare un clown invece che una donna. Quali valori sono alla base della tua vita? L’amore, in cui credo moltissimo. La famiglia, i miei genitori si amano da una vita e sono il mio esempio. L’amicizia, ho degli amici speciali e, poiché abito lontano dai miei, sono loro la mia famiglia. Sono valori semplici ma fondamentali, quelli dell’amore puro. Io sono come Cenerentola e voglio realizzare la mia vita come in una favola. C’è un modello di donna a cui ti ispiri? Guarda molti giornali hanno scritto Julia Roberts, ma è stato travisato da un giornalista. Di lei, ho detto che apprezzo la >>

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PEOPLE

semplicità, il suo sorriso generoso e travolgente. Un modello di donna non c’è, io voglio essere Vittoria! Partorisco me stessa e voglio assomigliare a me. Qual è la cosa più importante che ti ha lasciato in eredità Giuseppe? La famiglia, gli affetti, gli amici e l’amore. Trenta anni di vita e di esperienza. Sei protagonista sulla scena e ora ancora più protagonista nella vita! Dove trovi la forza e il coraggio? Sì, ero un protagonista ma con gli occhi tristi che non godeva del suo successo. La forza e il coraggio mi sono venuti dall’amore delle persone che è stato fondamentale. È l’aiuto migliore di qualsiasi psicologo. C’è un ruolo femminile che vorresti interpretare?Di proposte ne ricevo molte e dovrò essere scrupolosa nelle scelte! Mi piacerebbe interpretare un ruolo femminile di donna forte, napoletana e con tutti gli attributi metaforici. Con quale partner vorresti recitare? Con Daniele Pecci che conosco sia come attore sia come persona. È un bravo attore, è bello, è tenero e dolcissimo. Pare a me o c’è dell’altro? Sì è vero, c’è un forte sentimento nei suoi confronti. Dai suoi occhi traspare la sua anima. È veramente l’uomo che vorrei sposare! Ora sarà più facile per te recitare? Sì, ora potrò veramente interpretare il ruolo di una donna, mentre prima dovevo interpretare un personaggio maschile sentendomi donna. Dovevo entrare nella sfera maschile e interpretare quel determinato personaggio. Il peggio è stato quando ho dovuto interpretare il ruolo di un gay. Ho dovuto immedesimarmi in un doppio ruolo: di maschio e di gay! Giuseppe lavorava il doppio, ora sarà più facile! E quando un attore etero interpreta la parte di un gay? Ci sono molti esempi nel cinema americano e anche italiano. Se l’attore è gay è più difficile perché in parte vuole nascondere la sua vera natura e poi escono le emozioni in un alternarsi di sensazioni contrastanti. Invece se l’attore non è gay risulta tutto più facile perché primo, non deve nascondere nulla, e secondo interpreta il ruolo del personaggio esprimendo il suo talento e nient’altro. Nella vita hai già vinto il tuo Oscar! Pensi di poterne ricevere uno come attrice? Magari, significherebbe essere in debito con il mondo. Credo in Dio e lo ringrazio per l’amore di cui mi ricopre. Credo nelle persone che mi circondano. Ho il corpo che volevo e vivo la vita che desideravo, con gioia e serenità, onestamente e nel mio Paese che mi ha dato tanto. Un Oscar nella mia carriera, sarebbe come chiudere un cerchio immaginario che è la nostra vita. Ma merito tutto ciò? Comunque ti ringrazio, lo accetto come un augurio. Ti sei ascoltata! Pensi che la gente ascolti quello che ha dentro di sé? Sai, non è facile, siamo tutti vulnerabili! Ci sono dei momenti in cui ti senti sola, in un percorso mentale, e bisogna guarire dalla vita

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PEOPLE

che ti propone un’altra storia che non è quella che volevi per te. Penso che il segreto sia nell’accettare il bello della vita. Hai una sorella, ti scambierai i vestiti con lei? Ho una sorella e un fratello, entrambi più grandi di me. Mia sorella Rosaria è fantastica, è la donna che volevo essere, ha una generosità materna. Da piccolo la guardavo e notavo la sua femminilità quando si pettinava e si truccava. Siamo diverse, lei come anche mio fratello somigliano a mio padre, sono mori e hanno gli occhi scuri e profondi, mentre io assomiglio a mia madre. È stata la prima persona della famiglia a cui ho confidato questa mia scelta. In quel momento ero depresso e lei mi diceva “smetti di piangere, io amo la tua anima e non il tuo corpo e voglio che tu sia felice”. Ora quando ti guardi allo specchio vedi la persona che volevi essere? Sì, l’immagine che prima rifletteva non corrispondeva alla mia anima. Ora allo specchio vedo Vittoria, devo ammettere sinceramente che un pochino mi sorprende ma sono me stessa. La tua origine napoletana ha avuto un ruolo in tutto questo?Sì, tantissimo. Pensa che io vengo da un paesino, vicino a Napoli, e le persone che mi conoscono da piccolo non hanno avuto nessun pregiudizio. Hanno apprezzato la mia lealtà e coraggio come modello da seguire. Questa è la testimonianza del cambiamento delle persone intelligenti che mettono davanti il cuore e l’anima. Hai amato come uomo, come gay e ora come donna! Conosci le tre sessualità, pensi che avrai dei vantaggi nella vita per amare un uomo? Sì, certo, sono avvantaggiata perché conosco un uomo da un’altra prospettiva. Ho una sensibilità arricchita dal fatto che ho il meglio di un uomo e di una donna, ho maggior potere. Prima di fare il passo definitivo, pensi di voler avere un figlio nel futuro? Non lo so, per ora non ci penso, ma potrei farlo. Ne sono cosciente e ti dico che potrei congelare il mio seme e adoperarlo al momento opportuno. Penso anche che tutto questo sia troppo artificiale e che debba essere una scelta istintiva e non così calcolata. Per ora ho i miei nipoti che adoro. Poi sono madre di me stessa! Se un giorno avrò l’amore di un uomo, basterà il suo seme! Come hanno reagito le tue fan? La maggior parte delle mie fan sono giovanissime, hanno dai 15 ai 20 anni e se prima mi scrivevano “voglio sposarti”, ora mi scrivono “sogno di essere da grande come te”. Vogliono essere una donna libera, sincera e femminile, io non sono nata donna, ma chi vuol essere femmina lo è due volte! Le mamme invece mi hanno sorpreso, quello che scrivono è meraviglioso. Dopo una serie di apprezzamenti, mi scrivono “ti vorrei come figlia, perché sei bella dentro” oppure “vorrei una nuora come te, sei leale e sincera”. In questi momenti sento veramente di aver vinto!

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PEOPLE | FAMOUS

Giampaolo Morelli

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PEOPLE | FAMOUS

UNIVERSO MASCHILE I nuovi volti e protagonisti dello spettacolo italiano nel 2012 di Annalisa Perazzini

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Metro o retro, oggi molto conta l’aspetto e il modo di presentarsi, lo sappiamo tutti, soprattutto in tv e per chi fa un mestiere come quello dell’attore, costantemente o quasi sempre sotto i riflettori della notorietà. Metrosexual è comunque una concezione che ci portiamo dietro ormai da tempo, dagli anni ’80 del secolo scorso per la precisione quando iniziarono ad arrivare da oltreoceano i primi film, telefilm e spettacoli televisivi in cui si celebrava l’immagine dell’uomo perfetto, curatissimo, senza barba né peli incolti, il ragazzo affascinante del liceo, il surfista californiano, divenuto negli anni uno status symbol grazie anche al calcio e ai calciatori come Beckham, Zaradé, Balotelli, uomini slanciati, sportivi, muscolosi al punto giusto e nei punti giusti che piacciono tanto alle ragazze di oggi e non sono estranei dal far impazzire anche quelle di ieri. Portata ovviamente agli eccessi questa tendenza ha scatenato, come succede di norma, un’altra controparte: il retrosexual, ovvero l’immagine di un uomo un po’ più maschio, trasandato o che per moda si cura poco, ci tiene poco al suo aspetto esteriore ma solo per gioco o per finta, per sembrare ancora più accattivante agli occhi dei fan e delle ammiratrici. Barba un po’ incolta, sopracciglia qualche volta cespugliose ma che non guastano, t-shirt e jeans consunti o consumati o di mille colori senza una logica precisa di abbinamento, occhiali scuri, atteggiamento quindi rude, da duro, boscaiolo, poliziotto, o giornalista a caccia di segreti scottanti. Gli attori Giampaolo Morelli o Giuseppe Schisano, ad esempio, sono considerati i nuovi volti maschili dell’anno che verrà, sia davanti che dietro la telecamera, così come un personaggio come il commissario Coliandro, interpretato da Morelli, è

protagonista assoluto della nostra tv, dalla fiction al cinema nel 2012. Infatti, è a loro, a ‘i belli del reame’ tra virgolette e per così dire, che dedichiamo la pagina della rubrica “Famous” di questo mese, insieme ai più cari e sentiti auguri di Buon Anno a tutti i nostri lettori, ma soprattutto lettrici. Classe 1974, napoletano di nascita e di origini, Giampaolo Morelli inizia la sua carriera di attore nel 2005, a pochi esami e passi di distanza dal conseguimento di una laurea prima in Giurisprudenza e poi in Psicologia, si trasferisce a Roma per ampliare la sua promettente carriera di cabarettista, attore di teatro e prestigiatore già avviata a Napoli nel tempo libero dagli studi universitari. Dopo aver girato dal 2005 al 2009 svariate serie televisive, fiction, film per la Rai, da Butta la Luna, L’ispettore Coliandro, Il Capitano, Amatemi, Paz!, South Kensington, Piano 17, Dillo con parole mie, L’uomo perfetto e aver condotto in prima serata un programma tv di grande successo come Stracult accanto a Elena Di Coccio, con una pausa nel mezzo del 2006 in cui torna al teatro sua grande passione per un breve periodo con Gino non si tocca più (commedia scritta da lui e diretta dall’amico e collega Gianluca Ansanelli); nel 2010 passa nuovamente e quasi definitivamente al grande schermo prestando la voce al giovane bandito Flynn Ryder in Rapunzel – l’intreccio della torre per la versione italiana della favola di Walt Disney tratta dal romanzo dei fratelli Grimm, accanto alla bellissima e affascinante collega Laura Chiatti, voce della protagonista femminile. Nel 2011 ha partecipato insieme a Francesca Inaudi al videoclip Il mio secondo tempo per l’album di Max Pezzali degli 883 e il 25 febbraio sempre del 2011 è uscito il suo primo romanzo d’esordio Un bravo ragazzo.

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PEOPLE | FAMOUS

Storia di un prestigiatore, un eteromane, un dislessico e un disadattato, divertente semi autobiografia dello stesso autore e attore prima di tornare in primavera alla tv con due serie televisive d’eccezione su Canale 5 e Rai 1, Baciati dall’Amore e La donna della domenica, remake dell’omonimo film del 1975 in cui Morelli riprende e interpreta il ruolo del protagonista che nel 1975 era stato di Marcello Mastroianni. Nella primavera di quest’anno lo vedremo probabilmente condurre di nuovo su Sky Uno, il canale della tv satellitare di Sky Italia dedicato ai programmi di cultura, il talent show Lady Burlesque sul burlesque. Forza allora Giampaolo, non ti fermare! Più o meno stesso percorso e stessa grinta e voglia di osare anche per Giuseppe Schisano, anche lui napoletano. Nato sotto il segno dello scorpione in un comune, Pomigliano D’Arco, della provincia di Napoli, affascinato come Morelli dalla recitazione si trasferisce giovanissimo a Roma nel 1998 per dedicarsi alla recitazione. Dopo la sua prima apparizione in teatro, è notato a un casting e inizia il suo percorso cinematografico e televisivo nel 2005 come co-protagonista di Lando Buzzanca in Mio figlio di Luciano Odorisio. Nel 2009 è premiato come migliore attore esordiente sezione fiction e tv per il 2008/2009, ripresentandosi in tv nel 2010 sempre per la regia di Odorisio in Io e mio figlio – nuove storie per il commissario Vivaldi e ricevendo lo stesso anno il premio Campidoglio come migliore attore rivelazione. Nel 2011 entra nel casting della miniserie tv Al di là del Lago in onda su Canale 5 registrando anche qui alti indici di ascolto. Quasi controcorrente al successo di pubblico e con il pianeta donna, Schisano inizia a dichiarare alla stampa di voler cambiare non solo mestiere, crescendo anche come attore cinematografico, ma anche personalità in senso fisico, aggiungendo di essersi sentito per gran parte della propria vita più donna che uomo. Ora Giuseppe non esiste più e al suo posto c’è Vittoria. Ma le fan di Giuseppe potranno ancora rivederlo in Cane pazzo per la regia di David Petrucci, in cui interpreta un giornalista ossessionato dalla ricerca di un serial killer, e sempre al cinema con una co-produzione italo-spagnola Dentro ai miei occhi, nel ruolo di un cocainomane e sessuomane al fianco di Carmen Maura.

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Giuseppe Schisano


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LOVE AFFAIR? Totti-Blasi in crisi? Macché! Un mucchio di risate e a seguire finalmente un nuovo amore per Kasia Smutniak. Ghiaccio e gelo invece in casa Pession-Assisi dopo la rottura del lungo fidanzamento e altre notizie piccanti… By Annalisa Perazzini

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amore non è bello se non è un po’ litigarello, giusto? E da ogni parte esistono i pregi, i difetti, gli eccessi, i compromessi e c’è chi riesce a superare l’ostacolo, chi ad aggirarlo, smentendo e scansando malintesi e sofferenze e chi invece non resiste e crolla. Ci sono coppie che restano affiatate tutta la vita, come appunto Totti e Blasi i quali, nonostante articoli di gossip pubblicati dai rotocalchi Gente ed Eva 3000 a fine dicembre 2011 su una presunta crisi e allontanamento della coppia dopo una vacanza separata, si sono mantenuti saldi dichiarando fasulla ogni notizia a riguardo. Il tutto sfuma quindi in un mucchio di risate, o pianti da parte dei paparazzi e di chi li voleva divorziati, poiché neanche una settimana dopo l’uscita in anteprima della notizia la coppia viene ribeccata a sbaciucchiarsi, abbracciarsi e ridere allegramente insieme come un marito e una moglie felicissimi e affiatatissimi, fuori da un noto ristorante romano al termine di una cena tra amici intimi e conoscenti di lavoro. La Blasi che parte da sola per un viaggio di una settimana nella Terra di Israele insieme alle amiche ma senza il marito e Totti che resta a casa a pensare alla prole e al calcio, non sembrano dunque necessariamente indici di rottura o incomprensione fra due tra i vip italiani più fotografati e seguiti del momento. Lei temeraria ex velina, fotomodella e conduttrice de “Le Iene”, lui capitano da anni della Roma, non possono non dare il buon esempio ed evitare di fare squadra soprattutto in momenti di recessione come questa, perché si sa, l’unione fa la forza, in amore specialmente. Cioccolatini, fiori e finalmente un po’ di pace e serenità anche per un'altra super modella e attrice polacca da anni in Italia, Kasia Smutniak (vedova del noto gieffino Pietro Taricone, scomparso nel giugno del 2010 dopo un lancio sfortunato con il paracadute, la sua passione), che ritorna in tv dopo una lunga assenza e a far parlare di sé sui giornali ufficializzando finalmente la 2. Trussardi >>

Francesco Totti e Ilary Blasi

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FOLLIE VIP

relazione con Domenico Procacci, produttore cinematografico, proprietario della Fandango Italia e amico del compianto ‘guerriero’. Iniziata dopo la morte del marito come una semplice amicizia, la relazione si è e trasformata nel corso del tempo in vero (pare) amore. Quando la Smutniak si presentò a Venezia 2011 per promuovere il suo ultimo lavoro, la fiction “Baciati dall’Amore” girata l’anno prima insieme allo sfortunato marito, tra lei e Procacci non si parlava, in effetti, ancora di amore ma c’erano solo voci che aleggiavano nell’aria. Poi Diva e Donna pubblica nel Natale 2011 le foto ufficiali della Smutniak e di Procacci a spasso mano nella mano in un parco della capitale romana dove si vedono i due che si baciano appassionatamente seduti su una panchina, ed ecco che il gioco è fatto! Allora che dire? Tanti auguri e speriamo che la storia duri a lungo visto che Procacci pare essere l’unico ad aver portato un po’ di serenità nel cuore di Kasia dopo il grande lutto dei mesi precedenti. Notizia che invece dispiacerebbe molto se fosse vera al cento per cento (ma ormai sono in pochi a smentirlo), è la fine improvvisa della relazione tra la bella Gabriella Pession e il rampante Sergio Assisi. La rottura giungerebbe dopo sette lunghi e appassionati anni di fidanzamento, cominciati anche qui come per molte coppie famose sul set di un film, nello specifico “Ferdinando & Carolina” di Lina Wertmuller del

Kasia Smutniak

Gabriella Pession e Sergio Assisi

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1999. Nel film galeotto la Pession (ora giudicata tra le attrici italiane più affascinanti e gettonate d’Europa e anche scherzosamente la brutta copia di Julia Roberts) interpretava Carolina d’Asburgo mentre ad Assisi vestiva il ruolo del marito Ferdinando IV. Inizialmente la Pession e Assisi hanno coltivato una bella amicizia, esplosa in vera passione solo nel 2004 e, fino all’ottobre del 2011, sono sempre apparsi molto affiatati tanto che nessuno avrebbe mai pensato a un simile epilogo. Ora invece la Pession è tornata a Milano a casa della madre, la scrittrice Laura Pellegrini, e Assisi pare stia dedicando anima e corpo (forse per dimenticare Gabriella?) all’apertura a New York della sua nuova pizzeria/galleria artistica, “PizzArte”. Siccome non è ancora arrivata la conferma ufficiale da parte dei due attori, potrebbe però trattarsi anche qui di una crisi passeggera, la ‘famigerata’ del settimo anno che quasi tutte le coppie affrontano e superano nella maggioranza dei casi…o no?


PEOPLE

A.C.A.B. di Simone Contardi

Un viaggio in un mondo chiuso e controverso, quello del reparto mobile, che svela la spirale di odio e di violenza dietro i più recenti e controversi eventi di cronaca urbana in Italia.

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C.A.B. è un film appena uscito nei cinema (dal 27 gennaio 2012). Questa pellicola è l'opera prima del regista Stefano Sollima, già noto in precedenza principalmente per aver diretto tutti gli episodi della serie televisiva Romanzo Criminale – La Serie. A.C.A.B. è l'acronimo della frase inglese “All Cops Are Bastards”, in italiano “tutti i poliziotti sono bastardi”, il motto che venne coniato decenni fa in Inghilterra da gruppi skinheads e diffusosi poi negli ambienti più disparati, da quelli sportivi a quelli politici di diverso orientamento. Questo film è tratto dal libro-inchiesta di Carlo Bonini, che ha lavorato per Il Manifesto e Corriere della Sera e ora per il quotidiano La Repubblica. >> 6.Trussardi

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PEOPLE

Bonini è un giornalista investigativo che si è sempre occupato di cronache giudiziarie, il cui indagare è arrivato fino a lambire l'operato e le informazioni dei servizi segreti. Nel 2009 pubblica il libro A.C.A.B., che diventa sin da subito un caso letterario per la crudezza dei temi trattati e dello stile iper realistico con il quale vengono affrontati. Scritto dopo una lunga inchiesta sul campo svela il background di una certa parte della polizia italiana, quella cresciuta con il mito di una destra fascista e violenta, quella che si è resa colpevole, a Genova nel 2001, di uno degli episodi più gravi dagli anni delle stragi di stato in poi. A.C.A.B. è un libro che non vuole solo far riflettere sul ruolo della polizia, ma anche riportare l'attenzione dell'opinione pubblica, spesso troppo distratta, su quella serie di fatti sconcertanti di violenta cronaca urbana che si sono susseguiti negli ultimi anni in Italia. In definitiva si tratta dell'odio e delle sue manifestazioni, senza facili giustificazioni o accuse sensazionalistiche, perché l'odio non ha spiegazioni ma ha una terribile capacità di propagarsi e di diffondersi. I protagonisti del film sono Pierfrancesco Favino (Cobra), Filippo Nigro (Negro) e Marco Giallini (Mazinga), i tre militano in un reparto speciale mobile in prima linea contro ultrà, black bloc, no-tav e altri manifestanti. Più che poliziotti, però, si sentono “celerini”, con grande orgoglio di avere il privilegio di rappresentare lo Stato, di contrastare il caos, anche con la forza bruta pur di mantenere l'ordine e difendere il rispetto delle regole. Vivono da tempo immersi nella violenza, specchio di una società esasperata, da sempre abituati al confronto quotidiano con essa nelle strade e nelle piazze, violenza che si ripercuote anche nelle loro inquiete vite private. Odiati, che hanno imparato ad odiare. Il film diventa cosi un viaggio all'interno di un mondo chiuso e controverso, quello del reparto mobile, di cui poco affiora alla conoscenza del pubblico. Incontrano così Adriano (nel film interpretato da Domenico Diele), giovane recluta appena aggregata al loro reparto, attraverso i suoi occhi e la sua lenta integrazione vengono raccontate le vite di questi uomini, scandite da alcuni degli eventi più eclatanti di violenza accaduti in Italia negli anni Duemila: il G8 di Genova, la morte dell'Ispettore Filippo Raciti, l'assalto militare degli ultras a una caserma di Roma, il caso di Giovanna Reggiani e la conseguente caccia al rumeno, in ultimo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. È la storia di un giovane affascinato da un gruppo di persone più grandi e della loro morale assoluta e ambigua allo stesso tempo. Il tutto raccontato in presa diretta, come fosse pura cronaca. Il risultato è un racconto asciutto, senza retorica, che non crea santi né peccatori, ma che parla semplicemente di essere umani. Chiarisce il regista Sollima: “è soprattutto una storia di uomini, un racconto di amicizia, fratellanza, di ricerca di sicurezza e ordine, ambientato in un paese sempre più attraversato dall'odio, sempre più radicalizzato nelle sue posizioni, che compone certamente uno sfondo sconfortante, da cui però è bene non distogliere lo sguardo”. foto di Emanuela Scarpa

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Internet costituisce ormai per molti di noi una componente quotidiana della vita. Chi per piacere, chi per interesse e chi per dovere siamo in tanti abituati a rapportarci con questo mondo. Ma quali sono i suoi rapporti con il potere? E in che maniera interferiscono, e quindi noi con loro, sul processo politico?

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PEOPLE

SESTO POTERE O di Simone Vegliò

rson Wells con il suo celebre “Quarto potere” (1941) decretò lo sconfinamento dei tre principali poteri dello Stato moderno, il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, in un quarto altrettanto poderoso: la stampa. Il possesso dei giornali offriva la capacità di interferire attivamente sul pensiero dei cittadini e di entrare nel vivo dell’azione politica. Negli anni successivi, sulla scia del regista statunitense, si decretò l’esistenza di un quinto formidabile potere, la televisione: un mezzo straordinario attraverso il quale perseguire il consenso generale.Specialmente nell’ultimo decennio, l’incedere della tecnologia ha ridisegnato la mappa della comunicazione quotidiana. Ha fatto così irruzione, e da subito a livello globale, un nuovo contenitore e trasportatore d’informazioni: Internet, il sesto potere.In questa sorta di tassonomia che descrive i principali elementi in cui agisce la sovranità contemporanea (ovviamente con provocazione poiché solo i primi tre sono propri della struttura giuridica attraverso cui si esercita il potere statale) è interessante analizzare l’ultimo salto di qualità, quello che ormai ha trasformato molti di noi in navigatori di uno spazio sconfinato, raggiungibile con un oggetto a tutti accessibile e pressoché da qualunque posto, persino dal tepore della nostra camera, internet è definitivamente diventato popolare.Di qui in avanti, a punzecchiare, spingere e condizionare la vita politica quotidiana non ci saranno soltanto la grande stampa e le reti televisive, ma anche la celebrata rete, quell’insieme velocissimo d’informazioni che corrono in lungo e in largo per il mondo. Ciò accade indubbiamente nel cosiddetto mondo occidentale ma non ne sono affatto esclusi quei territori dove è ancora difficile l’accesso su larga scala al World Wide Web, trasformando la rete in una sorta di problema, o meglio di disturbo, con cui i governi devono fare i conti.Si apre quindi una questione molto dibattuta in questi anni, quella propria alle valutazioni più o meno positive riguardo l’insorgere di questo sesto potere. Vanno però considerati due elementi. Primo, il fatto che il nostro paese registra un utilizzo relativamente diffuso di Internet. Solo il 49% della popolazione italiana è utente della rete (Internet World Stats, 2011), cifra di gran lunga inferiore a quella trainante di paesi come Svezia (92%), Paesi Bassi (88%) e Regno Unito (82%), territori dove senza dubbio il suo potere è maggiormente identificato (ma i numeri sono in crescita ovunque). Secondo fatto da ricordare è la diversità strutturale del mondo

internet rispetto a stampa e televisione, nel senso che qui la comunicazione può essere simmetrica, ossia c’è la possibilità di scambiare contenuti, mentre negli altri casi il movimento è necessariamente unidirezionale; poche persone che parlano a milioni di cittadini senza alcuna possibilità di replica. Questo unito alla possibilità di discutere e organizzarsi a distanza, in contemporanea e su qualunque argomento conferisce alla rete una forza con ogni probabilità inedita rispetto ai media tradizionali.Ma tutto ciò è reale? Il dibattito è alquanto agguerrito. C’è chi la considera come eccessivamente rapida e grezza, luogo caratterizzato da messaggi frenetici e poco approfonditi, dispersiva, dove vince lo slogan su tutto; questi critici la vedono come una via pericolosa verso il populismo e l’esempio negativo più citato dai detrattori italiani è quello di Beppe Grillo. Questa critica è piuttosto interessante, c’è poi da considerare il fatto che talvolta sono gli stessi bersagli degli attacchi telematici a denigrare il mezzo, a ritenerlo più accessorio che strutturale alla vita politica, insomma: è la stessa ‘classe politica’ nostrana che si difende da un potere che sfugge al suo controllo, che conosce poco e che non di rado gli procura fastidiose grane da risolvere.Se c’è una data in cui il sesto potere ha dimostrato nel Belpaese la sua forza reale è stata lo scorso 13 giugno, quando un referendum fatto passare in secondo piano dai media tradizionali è riuscito a godere di una vastissima partecipazione proprio grazie al tam-tam degli internauti, dimostrando per la prima volta l’efficacia della rete, specialmente nella forma dei social network, nell’incidere attivamente e con notevole forza nella vita politica dei cittadini.Il sesto sarà quindi il potere fondamentale per il prossimo futuro? Se le osservazioni si spostano di latitudine fino al mondo arabo e alla sua così sorprendente, inaspettata e contagiosa primavera, dove i social network hanno inciso un ruolo determinante, ebbene, c’è molto che porta a pensare che sarà all’interno di tale luogo che si giocherà una fetta importante del conflitto tra le forze presenti nella società. Un luogo peraltro difficilissimo da controllare soddisfacentemente, che offre mille possibilità d’incontro e di fuga, di critica feroce e fulminanti agglomerati di consenso. Tutti elementi che lo fanno entrare a tutti gli effetti, in una forma peraltro anomala e a quanto pare indubbiamente democratica, nella dimensione della genesi del potere, rappresentandone il sesto costituente.

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DISCO - LAP Via dei Salici 17-21 Marina di Montemarciano (AN)

cell.338.3536721 chiuso il lunedi

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Cene ed addi al celibato in locale climatizzato


FASHION

di Sharon Ellen Galasso

TRUZZIEDEMO L

moda dei comportamenti giovanili oggi si distingue in due tendenze: i ‘Truzzi’ e gli ‘Emo’. I truzzi sono i ragazzi che indossano abiti esageratamente fashion e firmati. Queste creature identificano come vere e proprie divinità Domenico Dolce e Stefano Gabbana, gli attuali leader della specie. In genere è la fauna che popola le discoteche (tanto da essere definiti ‘discotecari’), frequentano aree di aggregazione e divertimento in habitat come discopub, discobar e luoghi limitrofi. In questi ambienti si trovano soggetti quali donne dai venti ai quarant’anni che indossano vestitini, hanno acconciature alla ‘Barbie’ con capelli lunghi e trucchi vistosi con accessori no-limit. I ragazzi che seguono questa tendenza della moda, o meglio questo look, associano il tutto con l’amore per la palestra, la pelle abbronzata coperta da tatuaggi e piercing, mentre le giovani ragazze cercano a tutti i costi di mostrarsi perfette con l’abito giusto e abbinata la calzatura idonea. Sono caratterizzati da un aspetto simile e noiosamente ripetitivo, dalle stesse routine all’interno del branco, dall’omologazione del pensiero a livelli paragonabili a quelli di un alveare o di un formicaio e da una serie di simboli tribali identici e ricorrenti. Pur trattandosi di una specie fondamentalmente statica e sedentaria, ricorrono per i loro spostamenti a mezzi sprovvisti di finestrino e aventi impianti stereo dove i bassi la fanno da padrona. Prendersi cura del proprio look non è una cosa negativa, il brutto è che spesso mostrarsi perfetti nasconde un carattere non sempre in linea. L’emo è spesso associato a un certo tipo di moda relativa

all’abbigliamento skate. Trattasi di una moda che riunisce i giovani con tagli di capelli fatti di lunghe frange asimmetriche tanto da coprire i loro volti, occhi truccati di nero, abbigliamento esclusivamente dark. Usano spesso jeans stretti e aderenti, t-shirt raffiguranti le band preferite, cintura con borchie, scarpe da skater nere tipo: Converse o Vans. L’abbigliamento emo trae le sue radici dalla scena hardcore/punk/post-hardcore e straight edge americana degli anni Ottanta (proprio dove l’emo in origine è nato), i cui interpreti seguivano l’abbigliamento skater di quel periodo, che differentemente da quello più recente, si basava su indumenti tendenzialmente stretti e aderenti, tatuaggi, magliette corte e capelli corti rasati; non vi era traccia della caratteristica frangia. Lo stile emo oggi si è quindi distinto dall’originale sia nella musica sia nel look, in quanto, sebbene presenti diversi elementi in comune, ha più affinità con la scena pop punk e melodic hardcore americana riconducibile agli anni ‘90/2000. Preferiscono ambienti scuri tutt’altro che fashion e musiche metalliche. Questi sono i giovani di oggi, è quasi un discorso generale ma fortunatamente in quel quasi precisiamo che esistono alcune eccezioni e soggetti che eludono le tendenze di cui sopra vivendo il proprio essere in modo personale seguendo gli impulsi dell’animo anche nel proporre il proprio look, dimostrando che lo stile si può acquisire negli anni ma anche, da buoni anticonformisti, averlo innato.

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photo by luca rossetti


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FRANKIE

PIKKIA Il primo dj italiano con un fan club al seguito si racconta di Dan Mc Sword

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rankie P. è sinonimo di house music di qualità, come confermano i diversi premi da lui vinti nel corso delle ultime stagioni e le sue residenze in locali di riferimento quali Des Alpes di Madonna di Campiglio, Sali&Tabacchi di Reggio Emilia, Villa Papete di Milano Marittima, Villa delle Rose di Misano Adriatico, Pineta di Milano Marittima. È stato il primo dj italiano ad avere un suo fan club ufficiale, il celebre “Frankie Pikkia”, che lo segue sistematicamente nelle sue evoluzioni musicali. In primavera firmerà la compilation discografica del Des Alpes, così come entro l’estate sarà pronto con i suoi nuovi dischi singoli (in collaborazione con il musicista Davide Ruberto). Frankie P. da sempre sostiene il divertimento ‘sano’, ‘intelligente’ e ‘consapevole’; un concetto che lo accompagna da anni e che è stato ripreso dai media in più circostanze. Ne sono puntuale conferma le sue adesioni alle campagne di Medici Senza Frontiere, a Tremenda/Exodus di Don Antonio Mazzi e a Kaimano In Tour. Nato nel 2005, Kaimano In Tour invita a ballare senza sballarsi, all’insegna della sua campagna sociale “Non spegnere la vita, accendi la musica!”, forte del sostegno e dell’appoggio, insieme a Frankie P, di Don Antonio Mazzi, de I Nomadi e Alex Zanardi. Qual è il tuo genere musicale? House music con sfumature e venature rock, per dare ai miei dj set la giusta energia. Che musica ascolti?Ascolto ogni tipo di musica: italiana, rock e r&b. Sfatiamo un mito: i dj non ascoltano soltanto dance! Il tuo pregio e il tuo difetto? Costanza, e troppa fiducia nei

confronti di chi non la merita. La tua soluzione contro la pirateria musicale, il download selvaggio e illegale attraverso Internet? Sono favorevole a un abbattimento dell’Iva sui dischi, che vanno considerati cultura come i libri. Sono convinto che il problema non sia facilmente risolvibile visto che si vanno a toccare interessi di etichette discografiche, distribuzioni, artisti e molti altri ma finché non ci sarà l’effettiva volontà di affrontare queste problematiche, non si risolverà niente. I tuoi tre dischi top? Sono: “Found a cure” di Ashford e Simpson, “Saturday” di Norman Jean e “I’ve got the next dance” di Denice Williams. Che cosa apprezzi dei locali italiani e di quelli stranieri? I club stranieri conferiscono massima attenzione al sound system, molti hanno impianti degni delle arene da concerti. Da noi invece si punta un po’ troppo spesso sull’immagine e questo non va proprio bene. È ottima invece la cura degli italiani per il design, il servizio, lo stile e l’eleganza. Ci vorrebbe una sintesi dei pregi degli uni e degli altri! Se non fossi diventato un dj, adesso cosa saresti? Un ex calciatore quindi magari un allenatore. I tuoi siti internet? www.frankiep.it, più i vari socials: myspace, facebook, soundcloud. Progetti per questo 2012?Credo che un dj compia un salto di qualità soltanto grazie alle produzioni musicali e ai remix. Per questo motivo so che il 2012 sarà l’anno buono per i miei dischi. Il tuo grido di battaglia? Credere sino in fondo in quello che si fa e non mollare mai.

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DISCO DINNER S.S. Adriatica Nord 51/4 Senigallia (AN) chiuso la Domenica

tel.071.6607859 cell.331.4302656


PEOPLE

NOTTI ROSA I l mondo della notte si tinge di rosa con deejay-girl e vocalist che conquistano la scena delle più importanti discoteche in Italia e all’estero. Con grande creatività e conoscenza della musica, molte professioniste si fanno apprezzare in locali famosi nel mondo, vincendo premi e collaborando con colleghi di fama internazionale. La passione per la musica e la voglia di divertire il pubblico sono il denominatore comune per queste ragazze di talento che oltre ad essere brave spesso sono anche belle. In veri e propri spettacoli, cantano, ballano, selezionano la musica e animano le serate coinvolgendo migliaia di giovani in un turbinio di vibrante partecipazione. Vi presentiamo alcuni personaggi che animano le notti musicali: Francesca Prati, Giulia Regain, Virginia Galliani e Monica Cima (in arte Nijay).

Francesca Prati classe 1985 di Velletri (RM), è considerata una delle migliori vocalist. Venticinquenne, alta e bionda ha personalità e quel tocco di egocentrismo che la porta ad essere una delle protagoniste nel magico mondo della notte. Giovanissima si fa notare per la sua profonda conoscenza e dedizione nei confronti dell’house music avviando da subito importanti collaborazioni con i più famosi locali della capitale. L’incontro decisivo avviene nel 2008 quando conosce il manager dello spettacolo Stefano Borroni (B. Communication) che rimane folgorato dalle sue doti vocali. Le propone una crescita professionale e un tour nelle migliori discoteche d’Italia. Ed è così che riesce a emergere e dimostrare tutta la sua passione cantando, ballando e animando per ore diventando un tutt’uno con il pubblico. È una vera locomotiva di emozioni e di vibrazioni e con la sua bravura e bellezza travolge il pubblico di locali come: il Piper di Roma, il Pascià di Riccione, la Bussola in Versilia, il Tenax di Firenze e molti altri.

Francesca Prati

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Virginia Galliani Virginia Galliani comincia a studiare violino all'età di sei anni. Diplomatasi brillantemente al conservatorio di Pescara lavora contemporaneamente nel mondo classico e in quello della nigthlife. Inizialmente si esibisce nei maggiori locali della costa pescarese tra i quali Megà, Glass e Tortuga, e poi apprezzata per il suo talento, dal 2010 comincia a lavorare in tutta Italia dalla Lombardia fino alla Basilicata e nelle isole. Quell’anno comincia una collaborazione come deejay del Villapapeete tenendo serate nei migliori locali della capitale come Area Roma e Avenue, sull'argentario al Red Carpet (Port'Ercole), al Beatbox (Orbetello), e al Clu prestigioso locale di Umberto Smaila situato nella marina di Porto Cervo (Sardegna). Da Ottobre 2010 è stata resident per diversi mesi in uno dei locali più importanti a livello nazionale, SPAZIO 900 a Roma, collaborando con artisti di alto livello quali Manuelle, Chiara Robiony, Renè La Bulgara, Davide Ruberto in un format artistico chiamato "Altravida". Lavora sia nel centro-sud che nel nord Italia. In locali prestigiosi delle Marche come il Green Leaves (Porto Recanati) o dell'Emilia Romagna come la Baia Imperiale o ancora del Lazio come La cabala (Roma), della Toscana come Papillon 78 (Siena) a locali del sud Italia come lo Zigurrath (Matera), Pepenero (Potenza), il Fauno e L'artis (Sorrento). Ha lavorato con artisti di alta levatura sia a livello nazionale sia internazionale tra cui: Deborah De Luca, Ravene Volutz, Smoking Jo, Bob Sinclar, Kristal Voice, Jessie Diamond e Chiara Robiony. È nel pieno della sua carriera con date in tutta Italia e all’estero ricevendo sempre un gran numero di consensi e richieste.

Nikaj

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Monica Cima, in arte Nikaj, entra a far parte del mondo della notte grazie alla sua collaborazione con uno dei locali più in vista del panorama viterbese il DiscoFestival dove si occupa dell’organizzazione eventi ed esprime le sue doti canore in consolle. La grande passione che dimostra e la voglia di emergere la fa crescere sempre più in fretta portandola a lavorare lungo tutto lo stivale in club e discoteche come: Il Gilda di Roma, Le Disque di Verona, El Peyote di Porto Cervo, l’Alcatraz di Milano, il Limelight di Milano, l’Azimut di Torino, il Krystal di Torino, il Marilyn di Roma, l’Idroscalo a Milano Marittima, il Paradiso di Rimini, l’Operà di Orbetello e il Chic di Viterbo. In consolle divide il dj set con nomi illustri quali Cristian Marchi, J.T. Vannelli, i Vannelli Bross, Mauro Del Principe (Papeete), Gianluca Argante, Luca Asta (Radio Tam Tam), Alex De Ponti, Luca Martinelli (M2O), Nicola Zucchi, Ruudy Jay (Villa Papeete), Claudio Guerrini (Radio 105), Pippo Palmieri (ZOO 105), Barbara Tucker, Skin, Luca Dorigo Dj, Kenny Karpenter (Studio 54), Tommy Vee e Morgan. Dall'estate 2008 è la voce del Red Carpet locale N°1 della costa d'argento; mentre dal settembre 2010 è protagonista anche al Theatrò di Viterbo. Nel 2009 è la voce ufficiale del tour nazionale J-DJ Jack Daniel’s Tour. Partecipa ai casting di Amici e X-Factor, portandosi sempre avanti nelle varie fasi dei provini, in entrambi i casi come sfidante. Sempre nel 2009 partecipa al programma televisivo Uomini e Donne, in veste di corteggiatrice. È ospite in numerosi eventi come: Party TendaForum di Grasso Telesino (Benevento), Party S.P.Q.R. Palacomunale Orte (VT). Presentatrice della 40° tappa del concorso Miss Teenager Lazio e speaker nonché ideatrice del programma radiofonico Circus Time in onda su Radio Verde.


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Giulia Regain Giulia Regain è Deejay internazionale, Vocalist Virtuale, Producer, Remixer e Cool Unter-Blogger. Le sue performance da dj sono basate sullo show, la femminilità nella danza, l’ottima selezione musicale e l’energia mentre contemporaneamente sugli schermi appare come vocalist virtuale in 3D comunicando con il pubblico! Nel suo stile ci sono vari mix fra ‘Fashion e tendenza’, ‘Sexy e Chic’, ‘Italiano e Americano’. È così che nasce il suo sound ‘Tech Sex House’ caratterizzato da Teconlogia, musica sexy di vari generi musicali come l’House. Per situazioni più ambient, lounge e d’ascolto denomina il suo stile ‘Sensual Chillout’. Attualmente è testimonial Pioneer Dj e ambasciatrice Pioneer Italia per eventi all'estero e la sua immagine si accompagna alla promozione delle autoradio Pioneer. Durante le sue serate utilizza la consolle Pioneer regalando gadget Pioneer. È anche la Dj per molti eventi Campari e Aperol e ha lavorato per diversi marchi importanti come Nastro Azzurro, Martini, Levi's, GoldenPoint e Philip Morrison. Da diversi anni trasmette il suo dj set di un’ora nella radio nazionale di M2O nel programma Soundzrise ogni mercoledì (in replica sul sito di m2o). L'anno 2012 è partito con l'uscita della compilation "Come dance with me" mixata da lei con le hit '90/2000, sue produzioni e come bonus track il remix “Libera” della

cantante cesenate Rosy Velasco. Quest’anno sono previste diverse uscite musicali con la presentazione ufficiale al Winter Music Conference di Miami mentre si possono ascoltare le produzioni degli ultimi cinque anni su I-tunes e Beatport. Con il manager Borroni è la dj della "Consolle Rosa" insieme anche a Francesca Prati, uno show all'insegna della bellezza, femminilità, eleganza. La giusta carica data dall'ottima selezione musicale commerciale che dall'incantevole voce e carisma di Francesca. Il 2009 è stato l’anno che l’ha vista vincitrice di molti premi tra cui ‘miglior dj girl italiana’ per i Trend Awards. In Portogallo ha vinto il Contest Europeo del Pink Armada fra 200 dj donne europee e attualmente è sul sito www.djette.com alla posizione N°3 delle migliori dj donne al mondo. Giulia essendo molto creativa ed eclettica, ama creare tendenze in base alle esigenze del mercato e del divertimento che è sempre in evoluzione. Nel futuro c'è il progetto del "vocalist virtuale 3D" con l'interazione del pubblico grazie ad sms e Facebook. Ogni informazione si può trovare nel suo sito www.giuliaregain.com e nell'applicazione gratuita per Iphone mentre la si può vedere all'opera sul suo canale youtube: "djgiuliaregain" o, ancora meglio, dal vivo. Anche nel battito di ali di una farfalla c'è musica. Basta saperla ascoltare.

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PEOPLE | GOLDEN BOY

VITO LOMELE I

L’anima di Jobrapido.it l web è diventato in questi anni il primo canale su cui si ricercano e si diffondono proposte lavorative. Gli strumenti che Internet ha messo a disposizione per aziende e candidati si sono raffinati e sono diventati veri e propri motori di ricerca per il recruiting on-line. In Italia uno dei siti che ‘domina’ il settore delle ricerche di lavoro on-line è Jobrapido.it, fondato da Vito Lomele. L’imprenditore pugliese ha intuito le potenzialità del progetto nel 2006 quando, di ritorno in Italia dopo diverse esperienze di studio e lavoro all’estero, si mise a cercare un lavoro. In quel momento si rese conto della mancanza di un unico sito con tutte le offerte e pensò quindi di creare un aggregatore di siti che in poco tempo divenne popolare tanto da avere oggi trenta milioni di visitatori unici al mese e una presenza capillare in quaranta nazioni. Una diffusione molto rapida che Vito Lomele è riuscito a ottenere senza finanziamenti di venture capital ma forte di tante esperienze accademiche e lavorative. Lomele si è infatti formato al Politecnico di Milano, all’Università di Lund (Svezia) e si è laureato in Ingegneria Informatica alla Technischen Universität di Berlino. Prima di fondare Jobrapido.it Lomelo ha anche collaborato con diverse società del settore web e mobile. Ha lavorato in Germania per “Scout24”, in Gran Bretagna per l’operatore di telefonia mobile “Orange” e in Italia per “MyTv”. Il salto da manager a imprenditore arriva però con Jobrapido.it, il motore di ricerca che ogni giorno scandaglia più di 250mila proposte di lavoro provenienti da diversi siti e che consente una ricerca sulla base della localizzazione, dalla regione, alla provincia alla città, o sulla base della

professione, inserendo la keyword del settore specifico o della mansione. Il motore di ricerca è semplice e flessibile. È un punto di forza molto apprezzato dagli utenti insieme alla rapidità di ricerca. Uno dei vantaggi di Jobrapido consiste inoltre nel fatto che non è necessario effettuare alcuna iscrizione per accedervi anche se è possibile iscriversi alla newsletter del sito. Il sito comprende annunci di lavoro controllati, che consistono in inserzioni pubblicitarie che riportano una o più offerte di lavoro, e banner/pop up, che rappresentano inserzioni pubblicitarie non connesse a offerte di lavoro, nei quali il contenuto è determinato e regolato dall’inserzionista. Jobrapido offre anche il servizio di Job Alert, che consiste nella possibilità di ricevere via mail un aggiornamento degli annunci, semplicemente registrandosi al servizio. Dietro a questa struttura automatizzata per la ricerca del lavoro gravitano oggi i tanti collaboratori che Lomele ha voluto in questa avventura. L’azienda, con sede a Milano, è divisa in tre reparti e conta più di trenta addetti. Il primo è composto da ingegneri informatici che si occupano dello sviluppo del sito; sono il dietro le quinte di tutta la struttura, impegnati a cercare e creare nuove funzionalità. Il secondo comprende persone neolaureate che seguono i vari domini nei diversi Paesi; il loro compito è indicizzare le offerte presenti sui vari siti. Il terzo reparto è quello commerciale per i contatti con le centinaia di aziende coinvolte. Una struttura che fa oggi di Jobrapido una delle migliori web company italiane e che sarà un punto di riferimento per il job recruiting nel corso dei prossimi anni.

di Giovanni Zerba

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AMERICA i t i f f a gr

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egli anni ‘80 i sogni, le speranze e lo stile di vita rockabilly dell’America del dopo guerra sono stati sdoganati in Italia grazie alla tv commerciale. Uno dei più grandi successi televisivi di quel decennio, che aveva spopolato negli Usa fra il 1974 ed il 1984, fu “Happy Days”. La sit-com aveva incredibilmente conquistato il piccolo schermo nostrano grazie alle avventure della famiglia Cunningham e di un gruppo di ragazzi di Milwaukee capitanati dal mitico Fonzie. Il ritrovo, culinario e non solo, per questi ragazzi era rappresentato dal ristorante Arnold’s, il tipico fast food americano anni ‘50 in cui si avvicendavano peripezie e amori. Gli appassionati e i nostalgici di quel periodo possono oggi ritrovare quell’atmosfera nei ristoranti della catena America Graffiti. Dieci ristoranti e punti vendita, a cavallo fra Romagna e Marche, stanno facendo riscoprire a giovani e meno giovani lo stile di vita, l’abbigliamento, la musica e i cibi degli anni Cinquanta. Uno stile in piena espansione, che ha aperto ora anche a Correggio in provincia di Reggio Emilia e che, grazie alla formula franchising, è destinato a crescere in modo capillare. America Graffiti è senza dubbio una novità nel panorama della ristorazione italiana ed è proprio per la sua originalità che vale la pena di provarla. Il connubio tra l'arredamento anni ‘50 e le vivande tipiche della cucina americana moderna e passata, creano una formula che in tutte le stagioni dell’anno. America Graffiti permette di riscoprire le atmosfere e i sapori dei locali a gestione famigliare tipici dei paesi e delle campagne americane nel format tipico dei diner, caratteristici punti di ristoro che è facile incon-

Le atmosfere rockabilly in tavola

trare lungo le strade extraurbane dell’Arizona, del Nevada o nei pressi di un lago a nord della California, solitamente arredati raccogliendo oggetti d’altri tempi, quasi trovati per caso ‘on the road’. Una collezione di vecchie insegne, pompe di benzina, flipper e juke-box ma anche oggetti che ricordano la vita quotidiana vissuta nelle piccole comunità, nelle cittadine dove sono ancora forti le vecchie e genuine tradizioni. Nei ristoranti America Graffiti non mancano i riferimenti ai più importanti personaggi del rock americano: Elvis è onnipresente e, per chi lo ama, è anche possibile mettersi nei suoi panni affacciandosi sulla riproduzione della sua sagoma. Ma non c’è solo Elvis. Il Rock‘n’Roll è infatti il must di questi ristoranti, l'esclusiva colonna sonora di tutti i locali America Graffiti nei generi country, hillbilly, bluegrass, la musica folk della gente degli Stati Uniti d’America. Il menù, attento e accurato, comprende oltre cento portate che spaziano dalle carni alla griglia, cucina tex-mex, enormi e gustosi hamburger, antipasti e contorni tipici, ma anche primi piatti e insalate. America Graffiti è inoltre un punto di riferimento a 360° per chi ama l’America degli anni ‘50. Nello store di Forlimpopoli si possono infatti trovare anche abbigliamento e accessori. Un nuovo modo per rivivere ogni giorno l’atmosfera rockabilly. Parte di quei colori, di quella musica e di quegli odori, sono oggi tornati di moda grazie anche a festival internazionali come il Summer Jamboree di Senigallia. Un evento fondamentale nell’agenda estiva marchigiana che, a partire dal 2000, porta alla ribalta quel mondo ricreando i mitici anni Cinquanta.

di Giovanni Zerba

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verdementasenigallia.it

Wine bar American bar

accoglienti locali per feste di laurea, compleanni addii al celibato-nubilato

17 MARZO 2012 NEW OPENING dj set

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Lungomare Alighieri, 9 - SENIGALLIA (AN) - 335.6662249


ARTE | MODA

LEIGH BOWERY La galleria “Camera 16 contemporary art”, aperta da Carlo Madesani, apre nuove finestre sul mondo dell’arte contemporanea. Il gallerista focalizza l’attenzione sulla ricerca di artisti, fotografi, storici e contemporanei, scelti perché svelano, da diverse angolature, i molteplici aspetti di una vita vissuta appieno, nella quale lo spazio e il tempo non sempre sono legati a un luogo e a un istante, ma mutano davanti agli occhi dello spettatore.

opera d’arte moderna vivente a cura di Gabriele Nardini

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al 10 febbraio al 31 marzo 2012 - Camera 16 contemporary art – (www.camera16.it) presenta, a cura di Carlo Madesani, “About Leigh Bowery”, una doppia personale di due fotografi di fama internazionale, Fergus Greer e Johnny Rozsa, che attraverso i loro scatti raccontano la leggenda di Leigh Bowery (artista dandista e body art, 1961-1994), senza dubbio uno dei più controversi e avanguardistici personaggi che abbiano mai calcato le scene degli anni ‘80.La mostra vuole essere uno spaccato fotografico sulle gesta di un artista, performer, fashion designer, aspirante pop star e oggetto d’arte quale è stato Bowery. "Cerco di avere l'immagine migliore possibile grazie alla mia individualità ed espressività" (Leigh Bowery). Semisconosciuto in Italia, ha di fatto cambiato il linguaggio visivo influenzando personaggi nel mondo dell’arte, della moda e della musica. Lucian Freud, Boy George, Antony and the Johnsons e Scissor Sisters, David LaChapelle, Alexander McQueen, John Galliano e Vivienne Westwood solo per citarne alcuni che hanno condiviso e diffuso le sue idee d'avanguardia.Leigh Bowery, per la sua abilità nel cambiare identità, può essere visto come un autentico testimone della protesta contro l'omologazione e il conservatorismo. Rappresenta l'unicità di ogni vita che non accetta regole estetiche e comportamentali. >>

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ARTE | MODA

Nel puro stile new romantic che esalta l’individuo nella libertà espressiva del genio. Egli si offre in un’immagine che, in un’ottica transgender, supera la divisione maschile/femminile mostrando i codici della seduzione e della comunicazione attraverso il corpo e i vestiti e dando origine a nuovi concetti di glamour e di bellezza.Bowery è tra gli interpreti più estremi del contesto storico in cui vive, quello dell’abolizione di qualsiasi restrizione a favore della creatività più libera e della totale sperimentazione e contaminazione tra i linguaggi della musica, dell’arte, della moda e del design. È il decennio di Margaret Thatcher (1979-1990), della nascita di MTV (1981), della caduta del muro di Berlino (1989), dell’uscita di “Like a Virgin” (1984) e di altri epigoni musicali come “Thriller” (1982). Inoltre, con l'avvento della TV, e in particolare con l'utilizzo promozionale del video musicale, l'impatto visivo diventa essenziale per ogni artista che vuole entrare nel circuito commerciale.Fergus Greer e Johnny Rozsa conoscono e collaborano con Bowery tra il 1986 e il 1994, anno della sua prematura scomparsa. Entrambi i fotografi, attraverso una serie di ritratti, restituiscono a chi non ha potuto conoscerlo una vera a propria guida visiva di ciò che ha prodotto attraverso l’immagine di se stesso.Johnny Rozsa collabora con Bowery in occasione del servizio fotografico per la realizzazione di “Christmas Card”. Attraverso una visione, singolarmente emotiva per un fashion photographer, rappresenta in tutta la sua autenticità il trasformismo boweryano in cui la vestibilità dell’abito è sacrificata al fine dello show.Fergus Greer, oltre a collaborare attivamente con Bowery, ne è un caro amico. La conoscenza più intima tra i due emerge nel suo libro con scatti inediti, “Leigh Bowery Looks”: un racconto per immagini che svela tutto il profondo e duro lavoro che Leigh Bowery sviluppa attorno al proprio corpo.

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ARTE

LA MODERNITA’ DI

ARTEMISIA P di Samuele Daves samueledaves.com

alazzo Reale ha dedicato (dal 22 settembre 2011 al 29 gennaio 2012) una retrospettiva unica e straordinaria ad Artemisia Gentileschi, prima pittrice italiana della storia, dal significativo titolo “Artemisia Gentileschi, Storia di una passione”. La descrizione più pertinente dell’artista è senza dubbio quella delle sapienti parole di Anna Banti “Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nell’eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi” Con tutta la sua forza e passione la Gentileschi si presenta sul palcoscenico della grande arte europea con una mostra che per la prima volta dà spazio all’intera produzione di questa eccelsa protagonista del Seicento europeo, seguendola nelle sue non comuni esperienze di vita e riscoprendo un’artefice completa e di indubbio talento. Artemisia nacque nel 1593 a Roma, figlia di quell`Orazio Gentileschi, celebrato in tutta Europa, capace di uguagliarlo in fama e nella pur diversamente orientata passione per la pittura. Roberto Longhi scrisse di lei nel 1916: «l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità...»; tuttavia l’artista ha dovuto aspettare oltre tre secoli per vedere riconosciuto dai posteri il suo status di grande pittore. Fino al secondo dopoguerra, infatti, la Gentileschi viene ricordata più per il processo per deflorazione intentato al collega del padre Agostino Tassi - che segnerà dolorosamente la sua vita e carriera - che per i suoi evidenti meriti pittorici. Dai primi anni Sessanta, le vicende della sua vita avventurosa e libera, come la forza espressiva e il linguaggio ricco >>

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ARTE

e fantasioso della sua arte, sono stati oggetto di studi ed interpretazioni da parte della critica femminista: Artemisia diveniva un simbolo di coraggio ed emancipazione, ma la sua eccelsa pittura, ammirata sin dal Seicento e ricercata dai potenti di tutta Europa, era messa in secondo piano. Riscoprire il posto di Artemisia Gentileschi nella grande pittura del suo tempo è senza dubbio una finalità della mostra (suddivisa cronologicamente nelle quattro fasi che contraddistinguono la vita di Artemisia: gli inizi a Roma - giovanissima - sotto l’influenza del padre Orazio, gli anni a Firenze in cui il suo stile si sviluppa autonomamente giungendo ad una codificazione inconfondibile, il ritorno a Roma all’inizio degli anni Venti ed il successivo quasi quarto di secolo a Napoli fino alla morte giunta presumibilmente nel 1653) ma a noi pare significativo il rapporto parallelo tra tecnica e modernità antropologica dell’artista rispetto ai tempi. La Gentileschi infatti esalta il potere femminile con forme, plasticità e colori sublimi (ponendosi senz’altro come sapiente interprete del linguaggio caravaggesco) sancendone nel contempo dominio ed efferatezza in un contesto storico assolutamente disagiato per il gentil sesso. Il suo costante soffermarsi sull’episodio biblico di Giuditta e Oloferne studiato pittoricamente in modo magistrale sancisce la massima tecnica pittorica insieme con l’odio e il disprezzo per un maschio aggressore (ricordiamo la violenza subita da giovane) rivendicando la dignità e il ruolo di potere femminile con forza, grinta e determinazione, e ponendo la Gentileschi come la più chiara antesignana di un femminismo estetico ante-litteram che deve essere chiaramente letto parallelamente alla sua unicità artistica perché è il vero motore che sancisce la vis pittorica della sua eccelsa arte. Ci vorranno quasi 400 anni per vedere sfilare sulla passerella di Louis Vuitton per l’autunno-inverno 2011-2012 (è del 1974 il contestatissimo film “Il portiere di notte” di Liliana Cavani) la donna dominatrice, la seduttrice con frustino che canonizza (quasi esente da critiche) il nuovo ruolo sociale che la donna sta assumendo e che, nella sua gestualità e bramosia di dominio non può che richiamare la Giuditta di Artemisia Gentileschi.

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PLATINUM

PRIMAVERA

DI NOTE La grande musica al Teatro della Fortuna

I

mesi a cavallo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera sono tradizionalmente quelli in cui si concentra l’attività teatrale con il maggior numero di spettacoli e di spettatori rispetto al resto della stagione. Non fa eccezione a questa regola la Stagione Lirico Sinfonica del Teatro della Fortuna che prevede quattro appuntamenti di altissimo livello, quattro veri imperdibili eventi. LA TRAVIATA Il 20 e 22 marzo va in scena La traviata, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave. Il Teatro della Fortuna propone uno dei titoli, in assoluto, più amati, conosciuti e rappresentati, in un allestimento metateatrale che cita, attraverso scene e costumi, la celebre Traviata di Luchino Visconti alla Scala con Maria Callas. Nel ruolo del titolo, Eva Mei, di nuovo al Teatro della Fortuna dopo dieci anni, uno dei maggiori soprani di coloratura dei nostri tempi, che è stata Violetta Valéry, la traviata appunto, in tanti teatri italiani e stranieri. Con lei Antonino Siragusa, grande tenore a livello mondiale che debutta nel ruolo di Alfredo. Nelle passate stagioni ha partecipato ad importanti produzioni, fra le quali Falstaff al Teatro La Fenice di Venezia e a Genova, Edipus Rex all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, L’elisir d’amore a Detroit, Don Giovanni con la direzione di Riccardo Muti al Teatro alla Scala, Il viaggio a Reims e Il barbiere di Siviglia al Teatro Comunale di Bologna, ed è protagonista ricorrente al Rossini Opera Festival. A Roberto De Candia, che fu protagonista del Campanello donizettiano a Fano nel 2010, il ruolo di

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Germont. Baritono fornito di grandi doti attoriali, De Candia svolge un’importante carriera internazionale che l’ha condotto sui palcoscenici delle maggiori istituzioni musicali del mondo, dal Teatro alla Scala al Covent Garden, dal Metropolitan Opera all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dal New National Theatre di Tokyo al Rossini Opera Festival di Pesaro. MASSIMO QUARTA. Il concerto Protagonista il 4 aprile Massimo Quarta, nella doppia veste di violinista e direttore d’orchestra. Quarta è uno dei più importanti violinisti italiani in attività. L’aspetto fortemente innovativo della sua rilettura del repertorio paganiniano, ha conquistato il pubblico ed ha ottenuto i più ampi consensi della stampa internazionale che gli ha assegnato “un posto d’onore” tra i più insigni violinisti, definendolo “la personificazione dell’eleganza”. Negli ultimi anni ha gradualmente affiancato all’attività di solista quella di direttore d'orchestra, collaborando con la Royal Philharmonic Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di Malaga, i Berliner Symphoniker, “I Pomeriggi Musicali” di Milano, l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Fondazione “Arturo Toscanini”, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra da Camera dell’Accademia di Santa Cecilia. Il Maestro dirigerà l’Orchestra Sinfonica Rossini nell’esecuzione del Concerto in re magg. per violino e orchestra, op. 35 di Čajkovskij e la Sinfonia n. 3 in fa maggiore, op. 90 di Brahms. Un concerto e una sinfonia: le forme-simbolo del Classicismo viennese che mostrano nell’Ottocento un’inattesa duttilità in grado di esprimere ogni sfumatura del complesso ventaglio


PLATINUM

estetico della seconda metà di quel secolo. Il Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij si colloca su uno spartiacque tra l’appartenenza all’humus slavo-russo e la struttura classica del concerto. Proprio qui vi è la sua grandezza, che mostra come la forma esteriore possa essere stravolta dall’elaborazione tematica e si venga man mano costruendo attraverso un canto sempre animato da un andamento carezzevole e quasi sensuale. Con Brahms invece si distrugge progressivamente la sinfonia che non è più emblema musicale della certezza. La corrispondenza della Sinfonia n. 3 col sentimento del tempo e il suo essere simbolo estremo di un momento storico inafferrabile e pieno di presagi, vennero compresi subito dagli ascoltatori che ne decretarono il successo che ancora l’accompagna.

1 1 - Bruno Pratico - basso 2 - Eva Mei - soprano 3 - Massimo Quarta 4 - Michele Pertusi - basso

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CARMINA BURANA Il 20 aprile è la volta di una delle più fortunate composizioni di musica classica. Scritti nel 1937, dopo la prima rappresentazione a Francoforte i Carmina Burana ottennero un grandissimo successo, diventando l'opera musicale più conosciuta ed eseguita tra quelle scritte durante il periodo nazista. Il Teatro della Fortuna li propone con la formazione di casa composta dall’Orchestra Sinfonica Rossini diretta dal M° Parmeggiani (direttore musicale della Fondazione) e dal Coro TdF diretto da Luca Bizzarri (maestro del coro della Fondazione) e con tre solisti d’eccezione. Insieme al grande baritono Bruno Praticò – già protagonista in questa stagione del concerto intitolato Pulcinella, diretto da Sergio Alapont con musiche di Stravinskij e Mozart -, il soprano Anna Skibinsky, rivelatasi nel panorama degli artisti di spicco della nuova generazione nel 2004, con l’interpretazione di Olympia ne Les contes d'Hoffmann al Teatro alla Scala. Da lì il debutto come Marzelline in Fidelio al Teatro San Carlo di Napoli e poi Oscar in Un ballo in maschera al Teatro delle Muse di Ancona, Adina in L'elisir d'amore a New York e un gala al Quirinale con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia diretti da Daniel Oren. Infine il tenore riccionese Gian Luca Pasolini che ha affrontato per la prima volta i Carmina Burana al Maggio Musicale Fiorentino nel 2006, scelto personalmente dal M° Zubin Mehta per festeggiare il suo 70° compleanno. MICHELE PERTUSI. Arie verdiane Ultimo appuntamento di aprile, sabato 28, è con il recital di uno dei più grandi bassi in attività a livello mondiale. Già protagonista di Nabucco lo scorso dicembre, Michele Pertusi torna a Fano per regalare al pubblico del Teatro della Fortuna una carrellata delle più belle arie verdiane per il ruolo di basso. Grammy Award, nel 2006 per l’incisione del Falstaff con la London Symphony Orchestra diretta da Colin Davis (LSO Live) - caso rarissimo per un cantante lirico -, ha collaborato con direttori di fama internazionale quali Daniel Barenboim, Semyon Bychkov, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Carlo Maria Giulini, Vladimir Jurowski, James Levine, Zubin Metha, Riccardo Muti, Antonio Pappano e Georg Solti, calcando i palcoscenici dei più importanti teatri del mondo. Per l’occasione sarà accompagnato dall’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta dal M° Sebastiano Rolli, una giovane ma già affermata “bacchetta”, direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica G. Verdi di Parma, collaboratore di importanti istituzioni concertistiche e teatrali italiane e di artisti di calibro, come lo stesso Pertusi.

Fondazione Teatro della Fortuna andreina bruno | ufficio stampa uff. 0721.827092 | mob. 333.2930951 bruno.andreina@gmail.com

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HIGH TECH

LE CUFFIE L di Aniello Paturzo

a comunicazione è diventata una necessità che aiuta a vivere in modo più rilassante. Nel lavoro sostiene le persone a seguire, ovunque si trovino, le novità dell’ufficio e di casa. La tecnologia ci viene in soccorso per fornire sempre più vantaggi con novità che solo pochi anni fa erano impensabili. Questo ci porta a effettuare acquisti mirati per essere più oculati nelle nostre scelte.Passeggiando per le strade, viaggiando in treno o in aereo si nota che molti portano una parte di se stessi: la musica! Semplicemente portando con sé dei piccoli oggetti tecnologici che chiamiamo: mp3, mp4 (la sua evoluzione), netbook, smartphone, tablet, etc. Essi interagiscono con noi mediante un sistema di collegamento che ci traduce segnali elettrici che sono a loro volta tradotti in onde sonore mediante un sistema di piccole membrane che vibrano dando origine al suono: sono le cuffie. Questi sistemi per quanto semplici possano sembrare negli ultimi anni hanno raggiunto livelli tecnologici ragguardevoli. In commercio ne abbiamo diverse tipologie: dinamiche ed elettrostatiche (Stax SR 202, Ergo AMT), queste ultime sono indicate per un uso strettamente professionale (dj, fonico), per costi, praticità e difficoltà nel pilotaggio. Le cuffie dinamiche invece si suddividano in tre categorie: circumauricolari, sovrauricolari e intrauricolari.Si possono indossare ovunque, con ottima qualità audio, perfetta vestibilità e totale flessibilità.Le prime (Denon AH D1100, Sony MDR ZX700) circondano con i loro cuscinetti i padiglioni auricolari. I vantaggi sono un isolamento totale dai rumori esterni (eliminano il rumore di fondo fino al 99%), con un ascolto ininterrotto (in casa e in ufficio). Per contro c’è da considerare il loro peso eccessivo, l’ingombro, nonché un surriscaldamento dei padiglioni auricolari. Si possono trovare in commercio anche alcuni modelli senza cavo di collegamento ma a radiofrequenza (Philips SHD 8900, AKG K 912), il che ci permette di deambulare per la casa o in giardino ascoltando tranquillamente la nostra musica preferita. Esistono modelli idonei per ascoltare la televisione con volume indipendente (Sennheiser HD 65 TV, Beyerdynamic DT 131 TV), oppure modelli usati da dj (Panasonic RP DJ 1210E S, Shure SRH 7500 DJ, Audio Technica ATH SJ55).Le seconde (Koss Porta Pro 25th Anniversary, Grado SR 60i) poggiano con i loro cuscinetti sui padiglioni auricolari. La qualità è garantita e puoi ascoltare la tua musica senza ritardi di tempo o di ritmo e con una chiarezza dei bassi migliorata. Offrono nitidezza audio e vestibilità comoda, consentono di ottenere una riproduzione che si avvicina ad un’ottima qualità audio. I benefici sono un peso non eccessivo e non surriscaldano i padiglioni auricolari. Gli svantaggi sono un isolamento parziale dai rumori esterni e un ingombro accettabile. Le ultime (AKG K 390, Beyerdynamic MMX 100) non sono dotate di cuscinetti in quanto vengono inserite nei condotti auricolari.

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HIGH TECH

Le cuffie intrauricolari si possono portare ovunque. Gli ingegneri specializzati nelle cuffie, sono alla continua ricerca della riproduzione audio più fedele. Sono attenti ai più piccoli dettagli, provando migliaia di stampi di orecchie in gomma per trovare il perfetto comfort e la massima vestibilità. Prestano la loro esperienza per elevare la qualità d’ascolto dei lettori mp3, studiando articoli che offrono comodità, eleganza e audio cristallino ovunque ci si trovi. A favore di queste ultime vi è un peso quasi impercettibile e un ingombro minimo, mentre le condizioni sfavorevoli sono che a volumi troppo elevati potrebbero (più delle altre) apportare disagi uditivi. Questi modelli sono i più usati dai possessori di mp3 e iPhone. Possono essere indossati mentre fai footing, assorbono gli urti e ti accompagnano mentre fai attività sportiva, quando passeggi o vai al lavoro.Le proposte sono varie e la scelta deve puntare sulla riproduzione audio più cristallina, con bassi più profondi e con una vestibilità confortevole conferendo all’audio digitale un suono fedele e nuovo.

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dance | dinner | club

I’M YOUR JOKER VENERDì 02 MARZO 2012

EXCLUSIVEPARTY Peter Pan Club - Discoteca - Ristorante - Viale Scacciano, 161 - Misano Monte - Rimini - info@peterpanclub.net - www.peterpanclub.net


L’

azienda AFA Arredamenti opera da oltre quarant’anni nel settore del legno. Nata nel 1968 dall’idea dei fratelli Francolini come azienda specializzata nella realizzazione di arredamenti su misura, AFA realizza arredi e complementi d’arredo creando ambienti unici per hotel, wellness, spa, abitazioni, ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, coffee shop, wine bar, free flow, mense, osterie, enoteche, pub, sale cinematografiche, multisale, teatri, parchi acquatici e tematici, centri benessere, centri estetici, centri abbronzatura, palestre, spazi commerciali, negozi, boutique, show room, stand fieristici, discoteche, club, disco bar, disco dinner, night club, motor home, hospitality bus, interni navali, camper. AFA produce e mette in opera arredamenti su misura, boiserie, moquette e parquet, porte e infissi, complementi d’arredo tessili, imbottiti, tendaggi, lampade e accessori. L’azienda ha conservato nel tempo l’accuratezza artigianale delle lavorazioni eseguite con la maestria e la precisione dei suoi tecnici, avvalendosi dei più moderni macchinari. È in grado di seguire interamente tutte le fasi di produzione dalla ricerca delle materie prime alla realizzazione degli arredi. Il ciclo produttivo dell’azienda è completo nelle lavorazioni del legno, metalli, imbottiti, tessuti, luce e vetro. Ogni proposta progettuale è gestita fino alla completa messa in opera e in seguito, con un’assistenza e manutenzione costante e continua nel tempo. AFA è alla ricerca continua di nuove soluzioni, materiali e tecnologie. L’obiettivo è di definire progetti di standard qualitativi elevati seguiti da una produzione sempre ai massimi livelli, offrendo un pool di esperti e professionisti in grado di studiare e fornire soluzioni per ogni tipo di richiesta. Partendo da un’attenta analisi e una dettagliata ricerca, l’azienda affronta tutti gli aspetti relativi della produzione: dall’analisi dell’architettura degli spazi e del disegno degli arredi, fino alla scelta dei tessuti e dei complementi. Il nostro desiderio è di realizzare ambienti destinati a divenire uno spazio unico e inconfondibile che possa suscitare emozioni. AFA ha la sua sede, showroom e produzione a San Giovanni in Marignano (RN).

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a cura di Erika Facciolla

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PETIT MOULIN I ncastonato nel cuore della Parigi più antica e autentica, l’Hotel du Petit Moulin sorge nel quartiere del Marais, in un affascinante palazzo settecentesco che un tempo ospitava una storica panetteria, a due passi dalla >>museo di Picasso. La splendida Place des Voges e del >> facciata del 1900 e l’insegna (che reca ancora la scritta “Boulangerie”), classificate come monumenti storici, sono rimaste intatte, mentre la struttura interna è stata completamente rinnovata pur conservando le geometrie irregolari originarie. Il risultato è un ambiente pittoresco, dinamico, vivace, dalle atmosfere vagamente “kitsch”, splendidamente descritto dallo stesso ispiratore del progetto, lo stilista Christian Lacroix: “Mi sono piaciute subito le prospettive un po’ sbilenche, la circolazione labirintica dei piani, la creazione dei nuovi volumi molto funzionali mentre è stato rispettato il volto pittoresco della Parigi di una volta, ancora vivace nelle parti classificate». E come accade nella creazione di un abito di alta moda, dove l’armonia spesso scaturisce dall’intreccio di un turbinio di ispirazioni antitetiche, così all’Hotel du Petit Moulin passato e presente, antico e moderno, si fondono per dar vita a qualcosa di unico nel suo genere, come unici sono i momenti che è possibile trascorrervi. L’idea è quella di un viaggio intorno ad una camera, dove ogni particolare non è mai lasciato al caso ma è frutto di una precisa scelta stilistica e concettuale. Lo provano le combinazioni stravaganti e inusuali dei materiali e dei colori impiegati nelle 17 camere, tutte diverse tra loro, che si snodano tra i corridoi arzigogolati dell’edificio. Barocco, Rococò, un tocco di Zen, toni Pop o damaschi preziosi: ogni stanza rappresenta un modo differente di vivere e interpretare la magia di Parigi e di uno dei suoi quartieri più affascinanti. Lo conferma lo stesso Lacroix: “Alcune camere sono un po’ classiche, altre un pò kitsch o un po’ zen per simboleggiare i diversi volti del Marais; dalla tela di Jouy al design degli anni Sessanta (…). Ad animare gli ambienti sono i tessuti scandinavi, le carte da parati e i rivestimenti a “pois”, più che i mobili e le suppellettili …”. L’Hotel du Petit Moulin è perfetto per gli ospiti che desiderano trascorrere una vacanza unica nel cuore della capitale francese. L’ospite vive all’interno di una vera e propria opera d’arte, dove l’anima del suo creatore è palpabile in ogni dettaglio. >>

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DESIGN | HOTEL DI DESIGN

photo by aldo e cristiana martinelli

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>>un cassetto della Dice Lacroix: "Quando ho progettato l’Hotel du Petit Moulin nel Marais, avevo la sensazione di riscoprire un sogno d’infanzia lasciato in memoria. Il sogno di vivere in un hotel, di costruirne l’atmosfera, giorno per giorno, nei toni del tempo; un sogno da vivere al presente, non solo su carta o attraverso le collezioni di moda”. Travi a vista, carte da parati, tessuti, pelle, moquette e ceramiche, sedute in velluto e broccati, mobili d’epoca e tessuti scandinavi sfilano in quello che somiglia a un defilé di alta moda e giocano tra loro illuminati dai bagliori delle lampade firmate da Fontana Arte, Artemide, Flos ed Esedra. Tra gli altri nomi, spicca anche la creatività tessile di Rubelli, le sedute di Moroso e il tocco di Archiade nelle sale da bagno. Un luogo dove il variopinto universo di Lacroix corre lungo il prezioso filo della tradizione strizzando l’occhio alla modernità.

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RODRIGO BASILICATI il design scultura

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a storia che continua, il gene che si tramanda. L’arte, la creatività, la moda, il design che si esprime e s’impone nel presente e si riflette nel futuro. Una griffe, tanta storia, modelli e una collezione che rinasce. Il designer Rodrigo Basilicati, supportato dall’azienda Forme di Padova, ha saputo rilanciare l’ambizioso progetto delle “Sculptures Utilitaires”, presentato per la prima volta dal talento di Pierre Cardin negli anni Settanta. Un’idea che parte dal genio dello stilista di origine trevigiana, personalità unica dal valore inestimabile: primo sarto della Maison Christian Dior, maestro ambizioso del New Look e della moda unisex, precursore fra gli stilisti nel rischiare e aprire un negozio di alta moda nel lontano Giappone. Lanciò uno stile d’avanguardia ispirato all’era spaziale e su queste basi costituì le “Sculptures Utilitaries”. Imprenditore di successo su più livelli ha saputo trasmettere la sua passione e il suo talento al nipote, appunto Rodrigo Basilicati, “contagiandolo” del suo poliedrico istinto creativo. Oggi la linea rivive attraverso un moderno quanto lussuoso restyling. È quel filo che unisce un’intera famiglia, una tradizione che si modella nel lusso e nello stile, che si afferma tra qualità e pezzi esclusivi, inimitabili, per certi versi innovativi. Rodrigo Basilicati, dotato di una formazione scientifica alle spalle, coltiva una forte passione per tutto ciò che è arte: dalla scultura alla musica. Ha studiato dapprima pianoforte nella sua Venezia, perfezionando gli studi nella nobile “Accademia Listz di Budapest”. Come lo zio, ha ben presto sviluppato un animo imprenditoriale che lo ha portato a gestire e coordinare importanti aziende. La passione per il design si concretizza a partire dal 1999 e oggi esistono oltre cento opere prodotte dal marchio Rodrigo Design.“Il Principe di Venezia”, omaggio alla caratteristica gondola, è forse l’opera più rappresentativa del designer veneziano: un gioco di luci e plexiglas lungo dieci metri che trasmette la passione per la propria terra. Conoscenze, competenze e qualità che sono state messe al servizio del design e hanno prodotto una vintage re-edition degli elementi storici della linea “Sculptures Utilitaries”. Un prodotto firmato Cardin, considerato da anni un progetto ambizioso quanto provocatorio, rinasce grazie all’utilizzo di tinte accese, particolari laccature e una visione assolutamente moderna. Ogni modello è un pezzo unico fatto su misura, non esistono repliche o copie. Sono tutti elementi dall’alto valore artistico. La nuova proposta stilistica trasforma i mobili in vere e proprie opere d’arte che illuminano, colorano e danno vita a elementi di arredo che scioccamente i più considerano inanimati. Il colore è il plus, i giochi con la luce qualcosa di spettacolare. Paul Cezanne disse: “Il disegno e il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso,

più il disegno si fa preciso”. È come se Rodrigo Basilicati abbia fatto suo questo concetto applicando i medesimi principi al mondo del design. Colore che va oltre la naturale percezione visiva e si trasforma in motivo, luce che attira e colpisce, dando un senso all’elemento di arredo che diventa uno stimolo decisivo, rappresentativo e profondo: il colore come vita. Dando uno sguardo pratico, la particolare intuizione dell’artista, più che del designer, è stata quella di arricchire a livello estetico questi oggetti conservando allo stesso tempo la loro logica utilità e funzionalità. Oggi le richieste del mercato impongono una perfetta sinergia tra qualità estetica e pratica. Lo styling assume un’importanza vitale, Basilicati ha saputo dotare di personalità ogni suo mobile-scultura, concretizzando in un unico elemento tecnica, bellezza ed efficienza. Un mix tra arte e tecnologia, tradizione e futuro che lo lega in maniera solida alla coscienza artistica dello zio. Diverse sono le fonti d’ispirazione: la purezza e i significati della natura, la bellezza degli animali, la particolarità delle piante e non solo. Ancora, potrete scorgere l’ordine e l’eleganza di forme e motivi geometrici, precisi e puntuali. Un’idea del passato reinterpretata in chiave moderna, che fa del legno, del plexiglass e dell’acciaio, i materiali su cui creare e produrre. Tra tutti il fiore all’occhiello della collezione è “Etòile de mer”, elemento di spicco, prodotto da un team di giovani e talentuosi artisti sotto la supervisione di Basilicati. Tra gli altri, da citare il tavolo “Espace” e la sedia “Boa”. La formula del limited edition conferma il valore della collezione, presentata e mostrata con successo al mondo: i critici di palcoscenici internazionali come quelli di Parigi, Montecarlo e New York non hanno potuto che osservare ammirati quest’aria di freschezza, apprezzando la nuova lettura delle “Sculptures Utilitaries” firmata Rodrigo Basilicati. La tradizione che vive, la nuova arte che avanza.

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quartopianodesign.it

The Black Aroma

Ogni Giovedì sera all'Eden Rock performance live Blues, Soul, Jazz, Swing... Assaggia l'aroma nera!

Saturday Disco Events

Ogni Sabato Apericena in sala disco dalle 22.00 DJ Resident: Michele Braccini | Stefano Proietti Animazione: Marco Corona Live Radio: Diretta Nazionale su Radio Studio +

Tra mare e cielo Restaurant

Specialità di pesce con menu alla carta Esclusive Launch: Sabato e Domenica Esclusive Dinner: Da Mercoledì a Domenica

Eden Rock | Gabicce Monte (PU) Info&prenotazioni cene e tavoli_ cell_ 3278759059 | tel_ 0541968382

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EDEN ROCK

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il ‘monte del paradiso’ tra storia e mito A cura di Samira Leglib

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opo una ristrutturazione durata quasi tre anni lo storico locale notturno conosciuto durante i glamourous anni Sessanta come il Re della Riviera romagnola, ha riaperto le sue sale lo scorso 7 dicembre 2011. Situato a Gabicce, L’Eden Rock è costituito da 3.500 metri quadrati distribuiti su quattro piani. Al piano terra vi è il bar per l’accoglienza clienti e a fianco c’è la scalinata che porta fino alla terrazza calcata molti anni fa da artisti di grido quali I Cugini di Campagna, Franco Califano e, una su tutti, Mina che per tre estati, ’66, ’67, ’68 fu la star della settimana di ferragosto. Una sala ristorante ubicata al piano più alto dove ai piaceri della tavola si accompagnano quelli della vista panoramica offerta dalla terrazza, un disco club e una Cigar Room, la sala più intima dell’ Eden Rock, unica nella Riviera Adriatica. Ma come nasce il mito di un locale che ha valicato il millennio e ancora oggi conserva nel suo nome il fascino di un’epoca? La storia narra che in un caldo pomeriggio di giugno l’ingegnere Aldo Coli, magnate dei profilati in gomma, originario della provincia di Como ma follemente innamorato di Riccione dove trascorreva tutte le estati, fu invitato da un caro amico a visitare Gabicce Monte. L’ingegner Coli rimase folgorato dalla bellezza del luogo tanto da esclamare: “Qui devo costruire un posto dove invitare gli amici d’estate”. Così fu e il 7 luglio del 1949 venne inaugurato l’Eden Rock. Il locale divenne ricettacolo dell’alta borghesia sin dai primi anni Cinquanta. A fare da sottofondo alle sue serate l’inimitabile voce di Fred Buscaglione. Tra le prime frequentazioni vip trovia>>

cigar room - area fumatori

PHOTO: Alessandro Omiccioli LOCATION: Eden Rock, Gabicce Monte

AFA ARREDAMENTI Azienda Showroom e Uffici Via Tavollo 470 47842 San Giovanni in M. (RN) www.afa-arredamenti.com info@afa-arredamenti.com

DOMINGO SALOTTI Str. Romagna 285 Pesaro tel 0721.208080 www.domingo.it info@domingo.it


mo il re Faruk d’Egitto, Lauren Bacall, i duchi di Windsor, la Bergman e Rossellini. L’Eden Rock non era solo rinomato solo per le sue notti, molti personaggi prediligevano visitarlo al tramonto quando dalla spettacolare terrazza si poteva veramente mirare un angolo di paradiso. La morsa di povertà in cui era stretta l’Italia di quegli anni non faceva altro che dar maggior bagliore ai fasti e agli agi in cui nuotava il locale; ma furono senza dubbio gli anni Sessanta a sancirne la gloria. In questi anni l’Eden Rock era uno tra i primi locali a intrattenere il pubblico con due orchestre oltre a uno spettacolo d’artisti tutte le sere, il “floor show”. All’Eden Rock misero piede i nomi più noti di quegli anni, per essere protagonisti delle serate o semplicemente per bere un drink. L’Eden Rock era un fenomeno di costume, si doveva provare. Anche i gestori degli altri locali trascorrevano lì piacevoli serate, forse per copiare, capire, o forse solo perché era un vero piacere stare su quella terrazza, bella da far girare la testa. Verso la metà degli anni ’60 il locale era diventato un crocevia del turismo internazionale con serate dedicate per solleticare tutti i palati: giugno e settembre erano i mesi dei tedeschi che bevevano solo champagne; alle cinque del pomeriggio c’era l’appuntamento del “the danzante”, gli inglesi in vacanza erano tanti e un appuntamento pomeridiano dedicato a loro era proprio necessario. Altre erano le serate che intrattenevano il pubblico come “la bella dell’Adriatico”, un premio alla donna più bella della Riviera;

qui inoltre si tenevano le preselezioni di miss Italia e due volte l’anno le sfilate di moda per la stagione in corso. Una delle serate culto fu quella dello sbarco sulla luna. Il posto si addiceva molto, con quella vista stellare, così Fabio Antonelli – erede della dinastia Coli - fece installare un televisore e fece costruire una scenografia che potesse prefigurare la luna. In quella magica serata del 20 luglio 1969 il pubblico del locale assistette al primo sbarco dell’uomo sulla luna. Ai tavoli si serviva cibo ricercato, con lumache di mare e aragoste. I personaggi che salivano sul monte erano spesso ricchi che di pomeriggio si divertivano a gareggiare in mare con i motoscafi e l’ultimo che arrivava al porto doveva pagare per tutti. L’alcolico di moda era il Negroni e ogni sera se ne consumavano fino a 10 litri. L’Eden Rock è anche il posto dove si lanciarono mode, si definì il costume di un’epoca e presero corpo vere e proprie trasformazioni. Da un’idea dei camerieri venne proposto il primo ‘American bar’, il tipico bancone dove si beve in piedi. La base era costituita dall’àncora di una nave e al posto del ripiano in legno, una vecchia macina di pietra. Il locale fu innovativo anche sul fronte della pubblicità. Memorabile, infatti, era la splendida Fiat Balilla cabriolet con fodera interna in pelle rossa e sulle fiancate il nome del locale con una corona a cinque punte. Talvolta durante il giorno, i musicisti salivano a bordo dell’auto e suonavano per le vie delle città, da Cattolica a >>

sala disco

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sala ristorante

sala ristorante

sala ristorante

ground zero - l’ingresso


Rimini, incuriosendo il pubblico e creando nell’opinione pubblica quel senso di opulenza e di esclusività che ha sempre accompagnato il locale dalla sua nascita. La corona a cinque punte ne diventerà il segno distintivo, tanto che ancora oggi tutti ricordano l’Eden Rock associato a quella ormai famosa corona cui molti diedero eccessiva importanza. In realtà la corona era il simbolo di una marca di whisky di seconda qualità che l’Eden Rock comprava, il Parker Lime. Questa ditta, visti i profitti che otteneva con questo locale, spesso regalava bicchieri e piatti su cui la scritta Parker Lime era stampata con inchiostro mentre il simbolo, una corona con cinque punte, era in

rilievo. Vista l’enorme quantità di piatti e bicchieri regalati, i proprietari pensarono bene di utilizzarli per il locale: fecero levare la scritta Parker Lime dai bicchieri e dai piatti ma la corona essendo in rilievo non poteva essere cancellata. Nel corso degli anni la corona da marchio di fabbrica di un whisky di dubbia categoria divenne il simbolo del locale più in voga della Riviera. La lunga gestione di Antonelli finisce nel 1984 quando l’Eden Rock viene ceduto e per qualche anno apre con il nome di Absolute, ma il mito di un locale che ha attraversato gli anni del boom economico e incarnato il sogno della dolce vita, è sopravvissuto al mutare dei tempi, delle mode e dei gusti per riaprire oggi al passo con la modernità.

consolle

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il tuo disegno che diventa realtĂ o il nostro progetto che prende forma


DESIGN | HOTEL

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DESIGN | HOTEL

I NUOVI

STANDARD L

di Samuele Daves samueledaves.com

a società attuale è in continuo fermento ed evoluzione e mai come in questi ultimi anni si assiste a un cambiamento radicale del concetto di lifestyle. Se nel mondo della moda è ormai assodato il tramonto del prèt-aportèr, soppiantato da quello che i sociologi definiscono urban-chic, nel mondo dell’Hotelerie le avanguardie nel Design stanno ampiamente scavalcando il concetto di antiquariato e di tradizionale che andava per la maggiore fino ad alcuni anni fa. >>

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DESIGN | HOTEL

Questo implica una nuova percezione degli standard internazionali richiesti e una nuova ricerca verso situazioni più moderne con caratteristiche diverse, più glamour e meno ancorate a un vecchio concetto di hotel statico. L’art hotel emerge prepotentemente affiancandosi sempre di più al luxury and traditional e proponendo nuove situazioni e soluzioni che i turisti internazionali e la clientela giovanile più attenta richiedono.Esempi significativi si trovano in due città culto per la loro tradizione storica e l’importanza sullo scenario nazionale e internazionale, posizionate in luoghi diversi e distanti ma parimenti richiesti: Madonna di Campiglio e Roma.Il nuovo scenario di Madonna di Campiglio è molto evidente se lo si paragona al passato. Se un tempo, il cliente tipico era la famiglia milanese upper-class che amava vivere intensamente le atmosfere trentine da vecchia mitteleuropa asburgica, cibandosi di canederli e minestroni in sale che esponevano deliziosi quadri della principessa Sissy alle pareti e con il personale di servizio rigorosamente agghindato con abitini tirolesi e grembiulini ricamati coordinati, oggi si assiste invece all’introduzione di nuovi standard: la cucina deve contemplare il sushy, le beauty-spa attrezzatissime sono un must e al posto della principessa Sissy, la tecnologia in ogni dettaglio è gradita.Tutto questo è confermato dal successo dell’HOTEL CHALET DEL BRENTA, di recente apertura. Dotato di tutti i comfort, l’hotel presenta stanze che uniscono il design essenziale e puro con il calore-colore del legno tipico della montagna in una visione di assoluta modernità armoniosa di ‘new mountain-design’. La splendida spa offre poi tutto quello che si può trovare nei centri benessere delle grandi capitali internazionali da Milano a New York, compresa una scenografia che esalta i dettagli e come elemento culto di design non manca la famosa e sofisticata rosa-chair di Edra rivisitata e adattata al contesto.Il direttore della struttura, dott. Paolo Biagiali ci conferma come oggi un numero crescente di turisti sia internazionale, tra cui

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molti russi, e che essi richiedano degli standard che vanno oltre il concetto tipico delle Dolomiti tradizionali. Pertanto, chi oggi vuole realmente impegnarsi nel business del turismo non può prescindere da ciò.Anche l’apertura in questa perla delle Dolomiti del nuovo negozio Chiccheria (coI curioso motto “I Love Chiccheria di Lusso” ) conferma questo trend.I marchi proposti dal nuovo negozio di moda, in particolare Via delle Perle e Philipp Plein, sono molto distanti da un concetto di loden o di look montano, presentando invece outfit grintosi e degni di tutti gli scenari internazionali, con strass Swarowsky e teschi in bella mostra insieme a set di pelle che si potrebbero tranquillamente vedere in vetrina a Londra.Mutatis mutandis anche Roma è in fermento su questa linea, con strutture che si distanziano dagli alberghi classici romani.Da menzionare assolutamente il RIPA HOTEL, che dando ampia voce alla passione per l’arte e per la cultura ha osato proporre uno stile minimal e contemporaneo nella città-tempio della classicità. Così semplice da togliere il fiato, l’hotel propone un lusso accessibile e funzionale, assolutamente avanguardistico nella sua strutturazione.Il Ripa Hotel è stato il primo albergo a Roma completamente rinnovato secondo il design: un’esperienza dentro il viaggio. È la rivelazione di un nuovo concetto di chic urbano internazionale e riferimento per la vita notturna di una Trastevere inedita vista oggi come crocevia tra gli stili e le tendenze più disparati.Il Ripa Hotel esprime la passione per il bello non convenzionale unito alla semplicità del design e a uno stile essenziale per sorprendere e deliziare con soluzioni inconsuete, per soddisfare le esigenze di una clientela giovanile e business class sempre più orientata a nuove visioni. Tutte le camere sono dotate di balcone in stile minimal ma con vista sul Tevere, ed è un must assoluto la presenza della tecnologia più avanzata.Non solo dunque la moda si rifà il look ma anche le nuove strutture alberghiere diventano specchio dei tempi correnti verso una dimensione globale del design-easy-chic.



DESIGN | WORLD DESIGN

LA CITE’ DE L’OCEAN ET

DU SURF di Kowalski

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DESIGN | WORLD DESIGN

Luce, massa, vento e acqua salata. A Biarritz, a pochi metri dalla spiaggia, Steven Holl propone un’architettura vigorosa, solida e resistente, ma con un carattere che potrebbe essere definito “introspettivo”, che chiede di distogliere lo sguardo dalle sue forme per volgerlo verso la vastità e l’incommensurabilità dell’oceano. E per poco il cor non si spaura…

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a Cité de l’Ocean et du Surf, inaugurata a Biarritz, Francia, il 25 giugno 2011, è l’esito del progetto dell’architetto americano Steven Holl e dell’architetto ed artista brasiliana Solange Fabiao, entrambi appassionati surfisti, che sono risultati i vincitori del concorso indetto nel 2005 dalla Municipalità della città basca. Il complesso comprende un’area per le esposizioni, un auditorium, un ristorante, una caffetteria e dei locali per uffici, per un totale di 3800 mq fra spazi chiusi e scoperti. L’obiettivo della committenza era quello di offrire alla città francese un’istituzione attraverso cui incentivare l’interesse per le tematiche legate all’oceano, esplorandone gli aspetti educativi e scientifici, e attraverso cui studiare il ruolo del surf e del mare nella percezione comune del divertimento, della scienza e dell’ecologia. La Cité non è semplicemente un museo, ma una tipologia funzionalmente ibrida che include un centro di ricerca oceanica ed un centre d’interprétation del patrimonio della cultura del mare. Con questa scelta, la municipalità di Biarritz mira non solo a diffondere l’educazione al rispetto dell’ambiente marino, ma anche ad un’organizzazione sistematica degli studi sulla cultura legata al surfing, nella convinzione che la pratica di questo sport >> possa favorire lo sviluppo individuale di un interesse verso i processi geologici ed ambientali. Inoltre la committenza ritiene che le migrazioni stagionali di molti praticanti possano favorire lo sviluppo di una vasta rete di scambio di informazioni su questi processi, nonché del loro specifico modo di manifestarsi in varie aree del mondo. >>

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Per tradurre in architettura il grande enigma degli oceani, la parte più vasta e sconosciuta del nostro pianeta, e di evocare l’ebbrezza del surfista e lo spirito di avventura di oceanografi, esploratori, scienziati e poeti, Steven Holl ha ideato una struttura rude, che si presenta nature, priva di orpelli, che dialoga immediatamente con il paesaggio ventoso e aspro delle spiagge di Biarritz. Nella scelta dei materiali si ritrova la ricerca di un aspetto monolitico che permette alla Cité di confondersi con il paesaggio circostante, ruvido e segnato dall’azione del mare e degli agenti atmosferici. ll sito è infatti marittimo, salato e corrosivo, pertanto i materiali sono stati selezionati per la loro resistenza: calcestruzzo, pietra e vetro. Affinché l’edificio fosse contemporaneamente luminoso e massivo, i progettisti hanno scelto il calcestruzzo bianco, sia liscio che ruvido (nel secondo caso arricchito con aggregati provenienti dal sud della Francia), e la calçada, una pietra bianca portoghese usata per le pavimentazioni. Volumetricamente, l’edificio conferma questa intenzione mimetica, si sviluppa infatti prevalentemente al di sotto di una piattaforma che si pone come una superficie di separazione tra cielo e mare, dal quale emergono due volumi, intesi come due “rocce di vetro”, che si confrontano specularmente con i due scogli antistanti la spiaggia. La superficie della piattaforma è tutt’altro che piana, tanto da includere anche una piscina per gli skaters, e crea un effetto saliscendi ispirato al mare mosso: dalle parti sommitali è possibile ammirare il panorama, come quando spinti da un’onda sulla sua stessa cresta si può vedere l’orizzonte in ogni direzione, mentre scendendo in basso si ha la visuale completamente chiusa

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su ogni lato, come se ci si trovasse alla base dell’onda. L’edificio vuole essere, oltre che un museo e centro di studio, un luogo di sosta e di incontro, uno spazio per lo sport e per il gioco e soprattutto un osservatorio, un sito da cui guardare piuttosto che una struttura che voglia essere guardata. Il senso più profondo della Cité sta più in ciò che essa non è, piuttosto che in quel che è: non è un manufatto spettacolare, non esprime la ricerca di autocompiacimento dei suoi progettisti, ma si nasconde, si mimetizza, liberando la scena per lo spettacolo del mondo circostante. Il visitatore non è spinto a ragionare sulla misurabilità dell’architettura, sui suoi tipi, forme e funzioni, ma ad interrogarsi sull’incommensurabile e misteriosa vastità e profondità dell’oceano. Holl ricerca quel sentimento del sublime perseguito da molti artisti del XVIII e XIX secolo e, trovandosi a lavorare su un sito che di per sé risulta già permeato di tale suggestione, si affida alle prospettive che si generano dalla relazione dell’edificio con il paesaggio. Come, sulla terraferma, ci giunge dell’oceano solo la sua manifestazione più superficiale, l’onda, così l’anima può manifestarsi solo nella fisicità degli uomini, nelle loro azioni o parole. Holl traduce questa analogia fra l’imperscrutabilità delle profondità marine e dell’interiorità umana, costruendo un’architettura vasta e internamente complessa, che si manifesta però sotto forma di due semplici onde che lasciano solo intravedere ciò che si cela sotto la superficie. Se esplorata nelle sue profondità, poi, la si scopre imponente e densa di suggestioni, come l’oceano e l’animo umano, tanto da mettere in soggezione lo stupito visitatore.


SPEED | AUTO

AUDI A1 SPORTBACK

La concessionaria Reggini presenta il nuovo modello dell’A1 Sportback, che ha debuttato ed è stata ammirata anche nell’ultima passerella del Motor Show di Bologna.

LA COMPATTA DEI QUATTRO ANELLI

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a cura di Enrico Sanchi

udi A1 Sportback si rivolge a un pubblico giovane e metropolitano, il design la annovera nella grande famiglia di vetture Audi, si presenta con una linea filante e offre più spazio al bagagliaio, le fiancate sembrano aver guadagnato un maggior equilibrio, mentre a migliorare decisamente rispetto alla ‘sorella’ a 3 porte è l’accessibilità, una qualità apprezzata dalla clientela. L’abitacolo della A1 Sportback è luminoso ed è spazioso, le bocchette d’aerazione, le eleganti manopole che gestiscono le funzioni della climatizzazione e le cuciture del volante in pelle evidenziano l’appartenenza e le caratteristiche di questo modello alla famiglia Audi.

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SPEED | AUTO

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SPEED | AUTO

Vernici bicolori rendono la vettura ancora più inconfondibile, con quattro posti omologati e con richiesta del 5 posto senza sovraprezzo. Il cofano motore e il bagagliaio sembrano voler includere la carrozzeria in un abbraccio, nella parte anteriore domina invece la griglia single-frame con gli angoli superiori smussati e i fari disponibili allo xeno plus con luci diurne a tecnologia led così come i gruppi ottici posteriori dalla grafica tridimensionale sono dotati di diodi luminosi. La carrozzeria della Audi A 1 Sportback è composta per circa 2/3 di acciai ad alta resistenza, e inoltre è leggera, dando però sensazione di sicurezza che si ha alla guida, sportivamente precisa dovuta alla rigidità all’elevata sicurezza e al comfort acustico. La disposizione ordinata chiara dei comandi e l’alta qualità delle finiture sono i classici punti di forza della signora dei quattro anelli.

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SPEED | AUTO

L’amore per i dettagli testimonia l’esclusività dell’Audi A1, mentre i colori vivaci accentuano lo spirito giovane, con la possibilità di personalizzare la vettura in base al proprio stile di vita. Oltre alle due versioni Attraction e Ambition sono disponibili pacchetti per personalizzare a piacimento la vettura, offerta di sistemi infotainment e sistemi multimediali tra cui spicca il sistema di navigazione MMI plus che definisce nuovi parametri nel segmento, sistema di navigazione di fascia alta con disco fisso, lettore dvd e un intelligente sistema di comandi vocali, con sistema audio bose da 465 watt di potenza, telefono veicolare bluetooth e un hotspot wlan collega a internet i dispositivi mobili dei passeggeri. Disponibile in sette motorizzazioni a quattro cilindri: tre tdi e quattro tfsi, con potenze che coprono una gamma da 88 cv a 185 cv con motori che seguono il principio del downsizing, ossia optano per sovralimentazione turbo al posto di cilindrate maggiorate, e alimentati a iniezione diretta con sistema di accensione start and stop. Efficienza nelle varie motorizzazioni con cambi manuali e automatici s tronic conciliano perfettamente sportività e consumi contenuti. L’assetto sportivo completa il carattere della snella e agile Audi A1 Sportback, e a seconda della motorizzazione e delle preferenze i cerchi possono avere dai 15 ai 17 pollici di diametro con modello Gmbh che propone cerchi da 18 pollici, infine il programma (esp) di stabilizzazione ha il meccanismo elettronico di bloccaggio trasversale, aumentando precisione e sicurezza e migliorando la trazione della vettura. La compatta a cinque porte da prova della vastissima competenza tecnica Audi nel settore dei motori e della trasmissione, dall’assetto alla tecnologia multimediale e il design degli esterni dei bordi le linee e i tredici colori disponibili. L’aereodinamica affinata e filante è il risultato dei molti perfezionamenti effettuati fin nei minimi dettagli nella carrozzeria e testimoniano il grande lavoro svolto dagli ingegneri Audi, dai cerchi a discreti spoilerini dei gruppi ottici posteriori fino ad arrivare allo spoiler del tetto. I dettagli curati dell’abitacolo rendono elegante e raffinato l’interno della vettura come i modelli più grandi e l’intero sistema di colori e inserti è articolato in modo giovane e moderno differenziandosi anche per i materiali usati nell’allestimento e molti degli equipaggiamenti a richiesta provengono direttamente dai modelli superiori per quanto riguarda gli esterni, i gruppi ottici, il tetto scorrevole panoramico e impianto antifurto con allarme. Si aggiungono poi climatizzatore automatico, sedili anteriori riscaldabili, specchietto retrovisivo interno schermabile automaticamente e volante in pelle multifunzione in combinazione con cambio s tronic può essere ampliato con bilancieri di comando del cambio. Quindi possiamo dire che la compattezza e funzionalità di questo nuovo gioiello di casa Audi si rivolge a una clientela tecnologica e moderna con uno stile di vita altrettanto moderno allargando la clientela a giovani e coppie di famiglie con un figlio.

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TRAVEL

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CARNE

VALE Il carnevale a Rio de Janeiro è una manifestazione indimenticabile. La città esplode di gioia e di musica. Ci sono centinaia di festeggiamenti in ogni angolo della città, ma nulla è paragonabile alla gigantesca sfilata del Sambodromo. È l'evento più importante del carnevale e sicuramente la più grande espressione di cultura popolare brasiliana. La sfilata è trasmessa nei vari media in più di 100 paesi, e mostra al mondo il meglio del Brasile. di Miguel Chimal Sànchez

A RIO DE JANEIRO, CAPITALE DELLA SAMBA

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esperienza è quella di un momento unico nella vita dove esplodono dentro di te emozioni irripetibili derivanti dalla marea di colori, ondata di suoni, musica e la moltitudine di fantasie allegoriche. Almeno una volta nella vita bisogna pensare di essere partecipi in questo mega spettacolo della felicità.Rio de Janeiro è senza dubbio la capitale del mondo del carnevale, per ospitare la più grande, la più selvaggia e la più originale manifestazione carnevalesca. Ogni anno a febbraio (quest’anno dal 16 al 21 di febbraio) per quattro giorni la città si trasforma e si dedica alla follia più pura in un turbinio di feste di strada, parate e balli in maschera.Le attrazioni sono molte e per tutti i gusti, ma l’evento più importante è senza dubbio la Parata di Samba, il momento >>

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TRAVEL


TRAVEL

clou dove quattordici scuole di samba si esibiscono e gareggiano fino all’ultima danza per ottenere la palma della migliore scuola. La follia è particolarmente contagiosa e dalle tribune, appositamente allestite durante il carnevale, sei travolto da un’energia indescrivibile. I turisti impazzano con tanta allegria all’insegna del puro divertimento.Bellezza, ballo, sesso, musica e altro sono gli elementi di maggior spicco in questo folle vortice che riempie le strade della città carioca. Il turista è trascinato da questo momento di magia unica e l’adrenalina sale a mille. Nelle strade, a tutte le ore del giorno e della notte si vive all’insegna del puro piacere dei sensi. Si è travolti dal ballo, investiti dalla musica e abbagliati da mille colori.Durante la sfilata che si svolge dall’alba al tramonto, lungo una passerella lunga 700 metri, lo spettacolo sfocia al Sambodromo in una vera e propria competizione. Ciascuna scuola propone costumi sontuosi, musicisti, cantanti e ballerine con sgargianti abiti succinti. Ogni gruppo può contare al suo interno anche più di 4.000 persone che sfilano organizzati per tema.L’atmosfera è quella di uno sprigionamento di energia così forte che ci si dimentica la fatica fisica del ballare per ore e ore. Smettere è impossibile, il corpo diventa un tutt’uno con la musica e le ballerine e i

ballerini sono come esaltati e impossibilitati a interrompere i frenetici movimenti studiati per lunghe e faticose ore con maestri coreografi. Al sorgere del sole e dopo aver partecipato a tanto clamore, ci si riversa sulle spiagge famose di Rio, come la ben nota Copacabana, Ipanema e Leblon. Anche quest’anno la più significativa espressione dell’arte e della cultura popolare, nonché la festa più famosa del Brasile è finita. Il calore del sole e la stupenda spiaggia ci accolgono per riposare dopo tanto caos e stanchezza.Dopo aver vissuto un’esperienza unica e indescrivibile l’emozione si rivolge ad altro e la bellezza della natura ci invade per un meritato riposo. Ma la festa non finisce quando termina di sfilare l’ultimo carro allegorico. La festa continua per tutto l’anno fino alla prossima stagione estiva. Tra poco le scuole di samba si riorganizzeranno per i nuovi preparativi che durano mesi e mesi, provando nuovi balli, spettacoli ed esibizioni di ogni genere. E se per motivi di lavoro non puoi partire per il Brasile in coincidenza del carnevale di Rio de Janeiro, non importa perché durante tutto l’arco dell’anno si può sentire il ritmo della capitale della samba. Cidade de Samba è un’area dedita a questo ballo, frequentata tutto l’anno vi puoi trovare infinite sale da ballo con annesse scuole di samba.

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EDEN ROCK


GABICCE

Restyling del locale By G ARREDAMENTI


IL SABATO


DEL PEPITA

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MAKIMA SHOW


DINNER CLUB

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PARTY AT DES ALPES


M. DI CAMPIGLIO

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MAISON ROUGE


LE BANQUE - MILANO

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IRON PR BIRTHDAY


FASHION CLUB

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S. VALENTINO AT FASHION CLUB

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IL VENERDI LATINO DEL PEPITA

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