Il D'Azeglio scuola di italiani

Page 29

scuola di italiani Il dopoguerra: la fine dello Stato liberale Il 3 novembre 1918 venne firmato l’armistizio di Villa Giusti con i plenipotenziari dell’Austria. Il giorno dopo, mentre gli italiani entravano in Trento e Trieste, il maresciallo Diaz diffondeva il Bollettino della Vittoria. La guerra era finita, una guerra che aveva causato dieci milioni di morti, ventun milioni di feriti e più di sette milioni e mezzo di dispersi e prigionieri.

La scuola diviene immediatamente oggetto dell’attenzione del nuovo regime che comincia a rafforzarsi e considera l’istruzione un formidabile mezzo di propaganda. Il 1923 è l’anno della Riforma Gentile, che rinnova programmi e insegnamenti del liceo classico, imponendo il nuovo esame di maturità e abolendo la sperimentazione del liceo moderno. Tra gli studenti del D’Azeglio del dopoguerra, si ricorda il premio Nobel per la medicina Salvatore Luria.

A Torino il clima è di festa: il Comune organizza una cerimonia di ringraziamento all’esercito il 10 novembre. Ma si colgono, specie tra gli operai, segni di insoddisfazione. Il socialista Romita, in Consiglio Comunale, sostiene che “la guerra è il portato di cattive istituzioni, più che di cattivi uomini” e che “le rancide istituzioni monarchiche di ieri devono cedere il posto a quelle nuove sociali del domani”. È iniziato il dopoguerra all’insegna delle rivendicazioni operaie che sfoceranno nel biennio rosso, della delusione per gli esiti della guerra (la “vittoria mutilata”), dell’ascesa del fascismo. Torino è sconvolta tra il 1918 e il 1919 dalla grande epidemia di febbre spagnola che uccide più di cinquanta milioni di persone in tutto il mondo.

La Stampa, 23 gennaio 1919, p. 3

Le scuole vengono chiuse, per timore del contagio. Il 28 novembre muore una bidella del D’Azeglio e si diffonde il panico. Le scuole saranno riaperte solo il 27 gennaio del 1919 e “La Stampa” diffonderà la notizia che la bidella è morta per un tumore e che la scuola è stata sottoposta a disinfezione due volte alla fine di novembre.

Il 4 gennaio 1921 “La Stampa” parla di una manifestazione studentesca. Gli allievi di vari istituti torinesi decidono, dopo una riunione nei locali dell’Associazione Nazionalistica, di astenersi per tre giorni dalle lezioni per protesta contro la condotta del Governo a proposito della questione fiumana: il giorno di Natale del 1920, in seguito al trattato di Rapallo, i soldati italiani avevano occupato Fiume allontanando Gabriele D’Annunzio e i suoi legionari. Il fascismo, affermatosi con la violenza squadrista, prende il potere con la marcia su Roma del 28 ottobre 1922.

28

AS Liceo D’Azeglio, GLMDA 404, a.s. 1925-26, quinta ginnasio C

Nel D’Azeglio degli anni Venti le figure più importanti di insegnanti furono quelle di Mario Lobetti-Bodoni, di Arturo Segre, di Zino Zini, di Umberto Cosmo e di Augusto Monti. Di Segre, Zini e Cosmo ci parla Norberto Bobbio, che fu loro allievo, in un suo famoso saggio Tre maestri: “Zino Zini, Umberto Cosmo, Arturo Segre ebbero in comune due virtù: l’amore disinteressato per il sapere e il senso della dignità della scuola. [...] Tutti e tre questi nostri insegnanti furono maestri di vita civile. Che cosa dobbiamo chiedere di più alla scuola? Zini ci aperse l’orizzonte dei sommi problemi, ci diede il senso della serietà e della drammaticità della vita; Cosmo educò la nostra anima ad intendere l’incanto segreto della poesia; Segre ci pose innanzi la molteplicità delle umane vicende e ci insegnò la severa regola dello studio storico”.

Umberto Cosmo, docente di italiano e latino, fu protagonista di un episodio emblematico e chiarificatore della politica scolastica del regime. Nel 1926 fu allontanato dall’insegnamento per incompatibilità tra il suo pensiero e le direttive del pensiero fascista. Indirizzò in quell’occasione al ministro della Pubblica Istruzione, Pietro Fedele, una famosa lettera in cui si appellava al “diritto inalienabile che ha lo spirito umano di manifestare quello che esso reputa essere il vero. Diritto che nella realtà della storia può essere violato, ma che quando da chi lo afferma è esercitato - come io so di averlo sempre esercitato - senza vellicamento mai di alcuna passione e con la più austera severità di forma, diventa sacro pur nella coscienza di coloro che praticamente lo negano”.

E concludeva augurando “all’uomo il quale salirà sulla cattedra dalla quale io sarò costretto a discendere, di portare su di essa la libertà e la dignità colle quali io l’ho per tanti anni occupata”.

Libertà d’insegnamento e rigore morale: due valori che il fascismo, volto ad addomesticare la coscienze, riteneva indubbiamente pericolosi. Con la lettera di Cosmo si chiude la parabola della scuola dell’Italia risorgimentale e liberale. Anche al D’Azeglio sembra affermarsi il consenso...

liceo d’azeglio

© Liceo D’Azeglio - Tutti i diritti riservati

Il sacrario di Redipuglia, inaugurato nel 1938, raccoglie le spoglie di oltre 100.000 caduti italiani della Grande guerra.

Salvador E. Luria (1912 - 1991) Dopo gli studi al D’Azeglio, dove fu allievo di Augusto Monti, si laureò in medicina all’Università di Torino frequentando il laboratorio del professor Giuseppe Levi. Si specializzò in radiologia e studiò fisica all’Università di Roma seguendo i corsi di Enrico Fermi. Per le leggi razziali si trasferì in Francia dove studiò gli effetti delle radiazioni sui batteri e batteriofagi. Allo scoppio della guerra si rifugiò negli Stati Uniti. Tornò a collaborare con Fermi e insegnò all’Università dell’Illinois e al MIT di Boston. Nel 1969 ottenne il premio Nobel per i suoi studi nel campo della biologia molecolare.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.