E L James, "Cinquanta sfumature di nero"

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Prologo

Lui è tornato. La mamma sta dormendo o sta di nuovo male. Io mi nascondo, rannicchiandomi sotto il tavolo della cucina. Attraverso le dita riesco a vedere la mamma. Dorme sul divano. Tiene la mano sul tappeto verde appiccicoso. Lui indossa gli stivaloni con la fibbia lucente e si china su di lei urlando. Picchia la mamma con una cintura. “Alzati! Alzati! Sei una maledetta troia. Sei una maledetta troia. Sei una maledetta troia. Sei una maledetta troia. Sei una maledetta troia. Sei una maledetta troia.” La mamma singhiozza. “Fermati. Per favore, fermati.” La mamma non urla. La mamma si raggomitola facendosi piccola piccola. Io mi metto le dita nelle orecchie e chiudo gli occhi. Il rumore cessa. Lui si gira e vedo i suoi stivali che entrano in cucina con passo pesante. Mi sta cercando. Si china e sorride. Ha un odore nauseante. Di sigarette e di liquori. “Eccoti qua, piccolo stronzo.” Un urlo agghiacciante lo sveglia. Cristo! È fradicio di sudore e il cuore gli batte a mille. Balza a sedere sul letto e si prende la testa tra le mani. “Cazzo, sono tornati. Il rumore ero io.” Fa un respiro profondo per calmarsi, cercando di liberarsi la mente e le narici dal puzzo di bourbon scadente e di Camel stantie. 9

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