Vita da editor(e) 2009

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VITA DA EDITOR(E) 2009

Essere autore oggi

Si scrive, si riscrive, si pensa. E si dice: ho scritto un libro. Come se avere trasposto le proprie fantasie trasformasse in scrittori professionisti. Si fa leggere agli amici, si accettano per buone le loro critiche, si invia agli editori. Ma gli amici raramente sono critici professionisti, o agenti letterari e in genere identificano il nostro bene col non disilluderci. Quindi si invia ogni sorta di sciocchezze. Vero è che la grande editoria ci riempie di cattivi maestri: gente semianalfabeta che va un paio di volte in televisione e sforna un “libro”, magari scritto da altri. Gente che viene pubblicata per il suo cognome famoso, per la parentela con Tizio e Caio. Gente che viene pubblicata sfruttando traini pubblicitari riferiti ad “altro”. Gente, non scrittori. Che vuol dire questo: vuol dire che a fronte di un testo buono e un paio decenti, ne arrivano altri 97 fra il mediocre, il banale, il pessimo. Statistica che considera solo la redazione di cui faccio parte, probabilmente fin troppo rosea per i medi e grandi editori, letteralmente sommersi di materiale. Ed ecco una breve e divertente classifica (divertente per me, non necessariamente per gli autori che dovessero riconoscersi) dei tipi più comuni: 1. Sono un genio incompreso. Tutti mi hanno rifiutato, ma il mio scritto è dannatamente bello. Me l’ha detto mia zia. Chi è tua zia, la signora Sellerio? 2. So scrivere bene in italiano; certo, ho riformato la grammatica a mio piacere, ma son bravo. Ha pro27


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