La fabbrica ritrovata

“La fabbrica ritrovata” Archeologia industriale nella Valle Olona

Rielaborazione digitale a cura del Circolo Legambiente “Mulini dell'Olona”.

Fotografie originali di Carlo Meazza.

Fotografie digitali di Luigi Buzzoni – Associazione “La Focale” di Malnate.

2016

Mostra a cura dell’Università Popolare di Varese - 1989

COMITATO SCIENTIFICO: Luigi Ambrosoli Renata Castelli Graziella Clementi Benigno Cuccuro Franco Della Peruta Giuseppe Magini Antonello Negri Francesco Ogliari Luisa Pagani Letizia Tedeschi COORDINAMENTO OPERATIVO: Benigno Cuccuro con la collaborazione di Alfredo Castiglioni e Mirella Baroli FOTOGRAFIE: Carlo Meazza

IL PAESAGGIO SI MODIFICA FABBRICHE E CIMINIERE, I NUOVI SEGNI DEL LAVORO

«Questa regione è lacustre, in molti bacini e arsiccia sull'alte pianure, sugli antichi campi d'arme di Annibale e di Barbarossa.

Supplisce il setificio, il traffico e soprattutto il lavoro del cotone, di cui si filano 18.000 tonne da mille chilogrammi ciascuna; e 52.000 telai sono sparsi nelle case dei contadini. Le ricchezze prodotte da una manifattura che provvede di vestimenta quasi tutti gli agricultori della Lombardia e della Venezia, hanno in qualche anno dissodato qualche migliaia di campi selvaggi, e finiranno a vincere l'ingrata natura del terreno» (Carlo Cattaneo, 1839).

LA VALLE OLONA IL PAESAGGIO

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3 1 – Panorama della Folla di Malnate 2 – Cartiera di Cairate 3 – Fiume Olona, Cairate 4 – Fiume Olona a Malnate

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IL REGIME DELLE ACQUE INTERVENTI E TRASFORMAZIONI AL CORSO NATURALE DEL FIUME

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Il Consorzio del Fiume Olona, le cui prime «costituzioni» risalgono all'epoca di Carlo V, quando fu istituito il «conservatore del fiume», conserva ancora oggi una ricca documentazione che testimonia delle complesse vicende vissute dalla valle. Suo compito principale è stato infatti, per oltre quattrocento anni, quello di regolamentare l'uso delle acque e di sovraintendere ai frequenti lavori di canalizzazione.

Risulta così che le acque, destinate principalmente all'agricoltura, muovevano nel XVIII secolo anche ruote di mulini, alimentavano magli, folle di carta, «confettorie» di pelli e filatoi di seta. Questi costituirono le premesse dei nuovi insediamenti industriali che manifestarono fin dagli albori la necessità di alterare il secolare sistema idraulico e il naturale corso del fiume per utilizzarne pienamente il flusso. Ne conseguirono modificazioni territoriali tali al punto che l'Olona fu costretto a scorrere al di fuori del proprio letto per lunghi tratti, per servire alle innumerevoli attività produttive disseminate sulle sue sponde.

1 – Mulini di Gurone, canalizzazione 2 – Vedano Olona, Mulini delle fontanelle, canalizzazione 3 – Castiglione Olona, la chiusa del cotonificio Schoch, ora Milani 4 – Legnano, San Vittore Olona, canalizzazione ai Mulini Meraviglia

L'ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE UN NUOVO CAPITOLO DELLA STORIA DEL LAVORO UMANO

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L'archeologia industriale è quell'ambito di studio e di ricerca che si occupa di individuare, catalogare e, in alcuni casi, conservare i resti fisici del modo di produzione industriale.

Tralasciando in questa sede le pur importanti questioni relative alla cronologia e metodologia, si può dire che essa, come disciplina organica, nasce in Gran Bretagna negli anni '50.

Oggetto della sua ricerca sono i «monumenti» industriali: innanzi tutto la fabbrica, creata appositamente per la produzione, i luoghi del lavoro (mulini, impianti minerari), gli oggetti (macchinari e strumenti), le abitazioni per le maestranze e tutta una serie di servizi necessari all'industria (ferrovie, ponti, strade, canali, centrali elettriche).

Inoltre il proseguire delle ricerche ha condotto gli studiosi a occuparsi della «cultura dell'industrialesimo», cioè delle ideologie, dei rapporti sociali e dei comportamenti generatisi con la nuova realtà.

Abbiamo ritenuto utile illustrare alcuni casi significativi di “monumenti industriali” che, pur non appartenendo all'area geografica della Valle Olona, semplificano gli oggetti di analisi dell'archeologia industriale.

1 – Novate (MI) – Particolare del deposito delle locomotive della stazione 2 – Sermide (MN) – Consorzio di bonifica dell'Agro Mantovano – Reggiano

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3 – Alzate Brianza, forni verticali per la produzione di leganti idraulici

I MULINI DA GRANO FONTI DI ENERGIA E PROTOTIPI DELLA MANIFATTURA OTTOCENTESCA

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I primi mulini da grano sull'Olona furono installati già nell'XI secolo, ma apparvero con maggiore frequenza dal Cinquecento in poi; essi sono testimonianza di attività paleoindustriali che si sono protratte per tutto l'Ottocento e, in alcuni casi, fino a pochi anni fa. Ancora numerosi nella prima metà del secolo XIX, rappresentano il modello edilizio a cui si è uniformata la maggior parte dei complessi industriali.

Solo in un secondo momento, con il mutare della tecnologia, le fabbriche adotteranno nuove strutture architettoniche più funzionali alle mutate condizioni della produzione.

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1 – I Mulini Grassi a Sant'Ambrogio Olona 2 – Mulini di Gurone a Malnate 3 – 4 – Il Mulino del Celeste a Castiglione Olona

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I MULINI DA GRANO 6

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5 – Il Mulino Krumm e Salmoiraghi nel 1881 a Legnano 6 – I Mulini di San Pancrazio a Gornate Olona 7 – Mulino Bernasconi alla Folla di Malnate

SETA E SETIFICI ALL'ORIGINE DEL SISTEMA DI FABBRICA I setifici vennero costruiti secondo un comune modello che prevedeva edifici a più piani, spogli ed anonimi, caratterizzati da lunghe sequenze di finestre. La nuova tipologia architettonica, configuratasi nel corso del Settecento, rispecchiava una diversa organizzazione del lavoro rispetto agli antichi mulini da seta.

Questo tipo di manifattura diverrà poi il prototipo della fabbrica tessile ottocentesca.

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2 1 – Viggiù, l'attorcitoio Guaita nel 1881 2 – Induno Olona, l'attorcitoio Bianchi e Rainoldi nel 1881 3 – Varese, attorcitoio Tallacchini nel 1881 3

L'ATTORCITOIO DI SETA MAGGI UN CASO DI SOPRAVVIVENZA DELL'ANTICA INDUSTRIA SERICA MALNATE

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Caso eccezionale per lo studio della prima architettura industriale, l'attorcitoio Maggi, risalente probabilmente al 1819, costituisce l'unico esempio tuttora esistente che conservi la forma dei primi opifici.

Non si tratta di un caso di adattamento di strutture preesistenti, bensì di un edificio progettato appositamente per la produzione serica, fatto molto precoce per la Valle Olona.

1 L'attorcitoio 1881

Maggi nel

2–3–4–5 Vedute del complesso

LE CARTIERE DALLA SAPIENZA ARTIGIANALE DELLE ANTICHE «FOLLE» ALLE MODERNE INDUSTRIE

VARESE L'industria della carta vanta antiche tradizioni nel territorio varesino: opifici «andanti ad acqua» adibiti ad una produzione artigianale compaiono già nella seconda metà del Settecento. L'esempio più significativo è rappresentato dalla cartiera Molina, il cui primo insediamento, oggi cartiera Sterzi, si deve far risalire al 1793.

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1 – Varese, la cartiera Luigi Molina nel 1881, oggi (1989) Sterzi 2 – Veduta della fabbrica

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LA FORNACE DELLA RIANA UN ESEMPIO DI FORNACE DA CALCE VARESE – LA RASA Situata a brevissima distanza dalla sorgente dell'Olona, la fornace della Riana è l'unico esempio sopravvissuto di un'attività che nel corso dell'Ottocento ebbe un certo rilievo, pur senza mai assumere un'organizzazione industriale del lavoro.

Documentata nel 1857, essa subì un importante cambiamento negli anni '80 quando venne trasformata in fornace a fuoco continuo, dalla tipica forma troncoconica.

Varese, La Rasa, la fornace della Riana.

LE PRIME FILATURE DI COTONE IL CAPITALE STRANIERO ALL'INIZIO DEL SISTEMA DI FABBRICA LEGNANO Le prime filature di Legnano furono realizzate da imprenditori d'Oltralpe.

Carlo Martin ed Eraldo Krumm iniziarono la propria attività rispettivamente nel 1821 e nel 1824, seguiti nel 1838 da Andrea Krumm e più tardi da Achille Thomas. Questi opifici vennero costruiti sull'area di preesistenti mulini e adottarono la tipologia verticale a due e tre piani, con copertura a capanna.

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2 1 – La filatura di cotone Carlo Martin, poi diventata Amman nel 1881 2 – La filatura di cotone Eraldo Krumm nel 1881 3 – La filatura di cotone Andrea Krumm nel 1881

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LA TIPOLOGIA DEL COTONE LA CONSERVAZIONE DEL MODELLO VERTICALE TRA '800 E '900 2

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In realtà il modello della fabbrica multipiano della prima metà dell'Ottocento rimase, aggiornato e trasformato, una delle tipologie edilizie a disposizione dei costruttori di complessi industriali.

Utilizzato soprattutto per le aziende di grandi dimensioni, questo schema venne sottoposto ad un razionalizzazione affinché ciascuna fase di lavorazione potesse essere compiuta nei singoli piani. Assunsero perciò un ruolo importante elementi quali le scale, il montacarichi, lo scivolo. Le torri delle scale sopraelevate ai fabbricati, spesso poste all'estremità degli edifici, divennero così la sigla distintiva di molti cotonifici.

1 – Esempio di fabbrica verticale del XX secolo, planimetria del piano terreno.

2 – Bellano (CO), Cotonificio Cantoni 3 – Varano Borghi (VA), Cotonificio Borghi LEGENDA PLANIMETRIA FOTO 1 1 – Magazzino ed aspatura filati.

2 – Battitura.

3 – Corridoio alberi di trasmissione.

4 – Macchinari.

5 – Locale caldaia.

6 – Ciminiera.

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LA TIPOLOGIA DEL COTONE LA FABBRICA A SHED 2

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A partire dagli anni Ottanta si verificò una progressiva frattura con le tradizioni costruttive locali ed una maggiore apertura verso i paesi d'Oltralpe, da cui trarre modelli architettonici più aggiornati.

Gli edifici produttivi mutarono radicalmente la struttura ottocentesca per conformarsi alla nuova tipologia a shed. Caratterizzata dallo sviluppo orizzontale di capannoni su un unico piano, essa permetteva la creazione di spazi interni omogenei, interscambiabili ed estensibili per addizione.

In seguito all'introduzione dell'energia a vapore, il principio ordinatore nel progetto divenne la disposizione della «sala motori» rispetto agli ambienti di lavoro, che si articolavano generalmente in una pianta piuttosto semplice intorno ad un nucleo centrale, da cui si diramava il sistema delle trasmissioni.

1 – Esempio di fabbrica orizzontale con copertura a shed, planimetria.

2 – Castellanza, gli sheds del reparto tessitura del Cotonificio Cantoni.

3 – Busto Arsizio, gli sheds del Cotonificio Milani.

LEGENDA PLANIMETRIA FOTO 1

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1 – Tessitura 2 – Filatura 3 – Confezione 4 – Deposito merci grezze 5 – Magazzino 6 – Caldaie e officina 7 – Deposito legna 8 – Camino 9 – Scuola 10 – Abitazioni

I PIONIERI DEL COTONE LA «MIGRAZIONE»IMPRENDITORIALE IN VALLE OLONA La quasi totalità dei pionieri dell'industria cotoniera uscì da quella schiera di commercianti, mercanti-imprenditori concentrati a Busto Arsizio e Gallarate, centri che fin dai secoli XVI e XVII si erano distinti per la produzione di fustagni e bombagine.

Il primo passo verso il «sistema di fabbrica» si ebbe con la localizzazione dell'attività produttiva in un unico sito: le più antiche tessiture si organizzarono tra il 1810 e il 1820 a Somma Lombardo, Gallarate e Busto. In seguito, lungo l'Olona sorgeranno le filature, le tintorie, i cotonifici a ciclo completo.

Le ragioni che contribuirono alla loro diffusione possono così sintetizzarsi: - l'esistenza di un'antica tradizione di lavoro a domicilio; - la crisi endemica dell'agricoltura che determinò una grande disponibilità di manodopera; - la presenza del fiume, elemento essenziale per le tecnologie impiegate; - l'esistenza di capitali stranieri e locali; - la politica protezionistica attuata a partire dagli anni '70.

LEGENDA FAMIGLIA PONTI 1812 Gallarate 1823 Solbiate Olona 1890 Fagnano Olona FAMIGLIA CANTONI 1820 Gallarate 1829 Legnano 1848 Castellanza 1868 Bellano 1873 Besozzo - Milano

FAMIGLIA MILANI 1870 Busto Arsizio 1914 Castiglione Olona Sacconago

FAMIGLIA CANDIANI 1812 Busto Arsizio 1838 Olgiate Olona (Garottola) 1854-5 Cairate 1895 Fagnano Olona Sacconago Magnago FAMIGLIA TURATI (dal 1888 cambia ragione sociale e diventa Manifattura Tosi) prima metà dell'Ottocento: Busto Arsizio 1875 Castellanza Legnano

FAMIGLIA VISCONTI DI FAMIGLIA OTTOLINI (dal 1904 cambia ragione sociale e MODRONE 1875 Somma Lombardo diventa Cotonificio Bustese) San Vittore Olona 1860 Busto Arsizio Canegrate Olgiate Olona Arconate FAMIGLIA POSS 1885 Legnano FAMIGLIA DELL'ACQUA 1893 Saronno 1870 Legnano 1900 Uboldo Cerro Maggiore 1900 Cesate San Vittore Olona FAMIGLIA BERNOCCHI 1878 Legnano 1898 San Vittore Olona 1905 Cerro Maggiore 1908 Nerviano

FAMIGLIA DE ANGELIFRUA 1875 Milano 1893 Legnano Saronno

FAMIGLIA LAMPUGNANI E GAIO (dal 1904 cambia ragione sociale e diventa Unione Manifatture) 1888 Legnano - Cantalupo Rho - Nerviano San Lorenzo Sant'Ilario - Villastanza FAMIGLIA BELLORA 1890 Gallarate Arnate Albizzate Fagnano Olona

IL FILATOIO CRIVELLI 1

VARESE SANT'AMBROGIO Ăˆ il tipico insediamento industriale di modeste dimensioni strettamente utilitario che rispecchia nella sua fisionomia ancora un rapporto diretto con il mondo agricolo. I prospetti della fabbrica, punteggiati dalle numerose finestre, evidenziano una concezione puramente funzionale dell'edificio che ospitò la medesima attivitĂ produttiva dal 1850 fino alla fine del secolo, quando fu trasformato in officina meccanica.

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1. Il filatoio nel 1881.

2. Veduta d'insieme.

3. Particolare della canalizzazione in pietra.

4. Veduta d'insieme.

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L'IMPRENDITORIA STRANIERA IN VALLE OLONA IL CASO DELLA FAMIGLIA SCHOCH Gli Schoch, famiglia di imprenditori svizzeri, originari di Fischenthal, possedevano due filatoi sulle rive dell'Olona e due cotonifici a Besozzo e Gavirate: l'opificio di Castiglione risale al 1833, mentre a Malnate il filatoio era stato edificato sei anni prima (1827). La vicenda costruttiva di questi ultimi esemplifica l'itinerario edilizio di molti cotonifici col passaggio della «fabbrica alta» alla più moderna e funzionale struttura in orizzontale a shed.

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1. Malnate, il filatoio Introini nel 1881.

Costruito nel 1827 dagli Schoch, fu più volte oggetto di rifacimenti; attualmente sulla sua area sorge la ditta Siome.

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2. Castiglione Olona, il cotonificio Schoch nel 1883.

Il fabbricato in primo piano è tuttora (1989) conservato nelle sue linee essenziali.

3. Interno della tintoria, costruita in seguito all'acquisto del cotonificio, nel 1914, da parte della famiglia Milani di Busto Arsizio.

4. Interno di capannone, con capriate in legno.

5. Gli sheds della filatura.

6. Interno dell'officina.

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IL COTONIFICIO CANTONI UN FEUDO COTONIERO SULL'OLONA CASTELLANZA

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Anche la fortuna dei Cantoni fu legata al commercio di generi alimentari e tessuti, esercitato alla fine del Settecento da Benedetto a Gallarate. Qui nacque la prima attivitĂ produttiva nel 1820 per opera del figlio Costanzo; seguirono nel 1829 la filatura di Legnano e infine nel 1848 l'opificio di Castellanza. Questi ultimi mantennero nel corso della loro storia costruttiva la tipologia verticale: dalla primitiva “fabbrica altaâ€? alle ristrutturazioni complete dei primi anni del secolo che propongono, nel caso di Castellanza, un modulo tipologico ripetuto in sequenza negli anni Venti.

La tipologia a shed viene adottata per i reparti di tessitura costruiti a partire dalla fine del XIX secolo.

1. Filatura, prospetto su Corso Matteotti.

2. Filatura, prospetto sul fiume.

3. Filatura, cortile interno.

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4. I magazzini costruiti negli anni Trenta.

LE CONCERIE TESTIMONIANZE DI UN'ANTICA TRADIZIONE 1

L'attività conciaria, diffusasi nel territorio varesino fin da epoche remote, si sviluppò su scala industriale alla metà del XIX secolo e si localizzò soprattutto lungo il tratto settentrionale dell'Olona. Attualmente delle antiche concerie permangono solo poche testimonianze architettoniche.

1 – Varese, veduta della conceria Fraschini.

Fu una delle prime a conoscere un'organizzazione del lavoro secondo criteri industriali, determinando così una disposizione funzionale degli spazi.

2 – Veduta del cortile interno.

3 – Le vasche da concia.

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SOCIETÀ MAZZUCCHELLI LA NASCITA DELL'INDUSTRIA DELLA CELLULOIDE 1

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CASTIGLIONE OLONA Nel corso dell'Ottocento numerose furono le fabbriche che si dedicarono alla lavorazione di pettini e bottoni di osso e corno. Anche Santino Mazzucchelli iniziò la sua attività in modo artigianale: dopo alcuni cambiamenti, si trasferì sull'Olona, al«Mulino», dove avrebbe trovato l'energia motrice necessaria al funzionamento delle macchine. Ma sarà il figlio Pompeo che, assunta la direzione della fabbrica nel 1875, avrà la capacità di intuire quale rivoluzione economica avrebbe portato la celluloide, una materia plastica di recente invenzione ed applicazione. Nel giro di pochi anni l'azienda ha un notevole incremento arrivando ad essere, con successivi cambiamenti, un gruppo di rilevanza nazionale.

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1 – 2 – Veduta esterna dei fabbricati

3 - Interno di un fabbricato 4 – Particolare

LE OFFICINE FRANCO TOSI LA NASCITA DELL'INDUSTRIA MECCANICA AL SERVIZIO DELL'INDUSTRIA TESSILE LEGNANO La presenza di questa industria meccanica, non localizzata sull'Olona, deriva dalla sua origine particolare. Il primo nucleo delle officine Tosi è rappresentato dalla «Cantoni, Krumm & C.», fondata da alcuni pionieri dell'industria cotoniera nel 1875, quale struttura di supporto. La costruzione e riparazione delle macchine tessili, a cui era destinata, venne affidata sin dal 1876 alla direzione dell'ingegner Franco Tosi che ne diverrà, in seguito, proprietario.

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1 – Officine Franco Tosi. L'imponente mole di fabbricati su Via Alberto da Giussano.

2. Il primo nucleo degli edifici in un'immagine fotografica dell'ultimo ventennio dell'Ottocento.

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IL COTONIFICIO ENRICO CANDIANI LA FABBRICA COME IMMAGINE DELLA POTENZA DELL'IMPRESA

FAGNANO OLONA Tra i monumenti industriali di cui rimangono tracce significative, il cotonificio Enrico Candiani è uno degli edifici produttivi architettonicamente meglio risolti e testimonia un attento aggiornamento sui modelli nordeuropei. L'attuale assetto edilizio si sviluppò in un arco temporale di quarant'anni: al settore della tessitura e della preparazione dei filati del 1895 aveva fatto seguito nel 1902 il reparto di candeggio e tintoria, a cui si aggiunsero negli anni Trenta nuovi fabbricati del tutto simili ai precedenti.

Veduta dei fabbricati.

IL COTONIFICIO OTTOLINI LA FABBRICA IN STILE BUSTO ARSIZIO Il cotonificio Ottolini, nella sua forma di castello medievaleggiante, merlato e turrito, si inserisce in quel filone del «revival» propugnato in Lombardia da Camillo Boito nella seconda metà dell'Ottocento.

L'involucro della fabbrica assume così significati ideologici e diventa veicolo di promozione, offrendo una immagine di solidità e credibilità.

Particolari del cotonificio Ottolini

LA BIRRERIA PORETTI FUNZIONALISMO E RICERCA ESTETICA: UN CASO DI PROGETTAZIONE GLOBALE

INDUNO OLONA La birreria Poretti rappresenta un caso, assai raro in Italia, di progettazione globale che, pur esprimendo sostanziali valori di facciata, stabilisce un'efficace e coerente continuità di stile tra esterni ed interni.

La fabbrica fu progettata dallo studio Bihl & Woltz di Stoccarda secondo le moderne e avanzate sperimentazioni dello Jungendstil.

Nei pressi sorse in seguito la villa padronale (1903 – 1905), che si rivelerà una delle migliori opere dell'architetto Ulisse Stacchini, futuro vincitore del concorso per la Stazione Centrale di Milano.

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1 – La struttura originaria della fabbrica del 1881, prima dell'intervento degli architetti Bihl & Woltz di Stoccarda

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2 – Il sudhaus (esterno sala cottura) del 1905 3 – Fabbricato della sala macchine 4 – Particolare della decorazione

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LA BIRRERIA PORETTI 1

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1 – 2 - Interno della sala di cottura con i tipici tini di rame.

3 – Veduta interna.

4 – Particolare della decorazione.

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LA BIRRERIA PORETTI

1 1 – Progetto dello studio di architettura di Stoccarda «Alfred & Richard Bihl» (1922) per l'ampliamento della fabbrica.

2 – La villa padronale progettata da Ulisse Stacchini (1903 – 1905).

3 – Particolare decorativo della villa.

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LA FABBRICA SCOMPARSA IL CASO DELLA SOCIETÀ DE ANGELI FRUA E DEL COTONIFICIO DELL'ACQUA LEGNANO

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Siamo in presenza di due tra i più rappresentativi complessi cotonieri, considerevoli sia dal punto di vista architettonico che da quello produttivo.

Il Cotonificio Dell'Acqua sorse nel 1871 nel luogo in cui si trovavano il mulino Lampugnani e uno dei mulini un tempo di proprietà dell'Ospedale Maggiore di Milano.

Mentre l'edificio originario si collocava tipologicamente in una fase evoluta della “fabbrica alta”, i successivi fabbricati adotteranno i consueti modelli orizzontali, a shed, e verticale, a terrazza con torri. Il monumentale fabbricato della Società De Angeli-Frua sorse nel 1893 nel centro cittadino, collegato all'Olona da un canale le cui acque servivano per la condensazione del vapore. L'edificio proponeva soluzioni formali legate all'architettura neogotica, seguendo gli stilemi architettonici dell'eclettismo lombardo.

I due edifici sono accomunati da un identico destino, essendo stati demoliti entrambi negli anni Settanta.

1. Il Cotonificio dei Fratelli Dell'Acqua in un'immagine del 1881.

2. La Stamperia De Angeli-Frua in una cartolina d'epoca.

3. Veduta panoramica della Stamperia De Angeli-Frua denominata, nella toponomastica popolare il «castellaccio».

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LA CENTRALE TERMOELETTRICA DI CASTELLANZA CASTELLANZA

La Centrale termoelettrica di Castellanza, attivata nel 1904, fu realizzata dalla SocietĂ Lombarda per la distribuzione di energia elettrica quale impianto generatore di sussidio e riserva di quello idroelettrico di Brusio (Svizzera).

L'edificio, dall'imponente aspetto, riecheggia la tipologia del palazzo cinquecentesco, modello ricorrente nell'architettura post-unitaria per edifici quali banche, scuole, e per quelli destinati all'amministrazione del nuovo stato.

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1. Veduta interna.

2. Veduta attuale (1989) della Centrale. Nel piazzale originariamente erano ubicate due alte ciminiere, abbattute in seguito alle trasformazioni avvenute.

3. Particolare del finestrone del corpo centrale.

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IL PATERNALISMO AZIENDALE CONVITTI E DORMITOI La presenza di manodopera disponibile fu una delle ragioni che consentì lo sviluppo dell'industrializzazione in Valle Olona. La necessità di avere maestranze stabili e legate alla fabbrica indusse la classe imprenditoriale ad intraprendere una serie di iniziative, suggerite dall'esperienza inglese, destinate a prevenire eventuali conflitti di classe.

Non si assiste alla costruzione di città sociali ad opera di un solo industriale come accaduto a Schio, Varano Borghi, Crespi d'Adda – ma ad un intervento globale nato dalla collaborazione di tutti gli industriali locali e rivolto all'intero ciclo della vita operaia.

Le prime iniziative “paternalistiche” si indirizzarono verso la costruzione di convitti e dormitori per alloggiare la manodopera, soprattutto donne e fanciulle, provenienti dal territorio lombardo, veneto e piemontese. Quasi a sancire che la vita operaia era totalmente dipendente dalla fabbrica anche i convitti e i dormitori proponevano gli stessi elementi architettonici.

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1 – Il convitto De Angeli – Frua a Legnano 2 - Il convitto De Angeli – Frua a Legnano, particolare

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3 – Il convitto Mazzucchelli a Castiglione Olona

IL PATERNALISMO AZIENDALE LE CASE OPERAIE 1. Case a schiera della Manifattura di Legnano, prospetto.

Si tratta di alloggia in duplex che richiamano le tipologie e i materiali, l'abbinamento speculare, il mattone in cotto «a vista» delle case operaie delle città industriali inglesi.

Un modello poco usato nel nostro paese.

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2. Case a schiera della Manifattura di Legnano, piante.

La distribuzione interna rivela una semplicità spontanea.

Due stanze al piano terra e due al primo piano disimpegnate da una scala centrale. La «latrina» è collocata nel cortiletto di ciascuna abitazione.

3. Case operaie del Cotonificio Venzaghi a Busto Arsizio.

Si tratta di un piccolo quartiere composto da cinque fabbricati per un totale di 87 alloggi. Nessuna pretesa di rappresentanza ma un apprezzabile standard sia urbanistico che edilizio.

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4. Case operaie della Cartiera Molina a Malnate.

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IL PATERNALISMO AZIENDALE ISTRUZIONE E ASSISTENZA A completamento del quadro di interventi paternalisti si inseriscono quelli dedicati ai settori dell'istruzione e dell'assistenza.

In una fase matura dello sviluppo industriale dove la concorrenzialità determina l'esigenza di avere manodopera qualificata, i più avveduti e illuminati imprenditori danno vita a scuole di diverso grado e specializzazione.

In campo assistenziale la globalità degli interventi comprende iniziative quali la cassa mutua interna, le sale di allattamento in fabbrica, le prime forme pensionistiche fino alla costruzione di sanatori e veri propri ospedali.

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1. Asilo De Angeli – Frua a Legnano.

2. Veduta esterna della scuola professionale Bernocchi di Legnano.

3 . La chiesa e l'asilo della manifattura di Legnano.

4. Veduta interna della scuola Bernocchi di Legnano.

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LE TECNICHE E I MATERIALI

La tecnica e i materiali impiegati per la costruzione dei primi edifici industriali non si discostano da quelli usati nell'edilizia civile.

Le murature in pietra – che vengono impiegate anche per gli edifici multipiano delle fabbriche più antiche – vengono usate nel tratto settentrionale della valle, mentre più a sud la presenza di fornaci favorisce l'uso del mattone misto alla pietra.

Successivamente si diffonde in tutto il territorio l'uso del mattone per le murature e delle putrelle in ferro con voltini in cotto per i solai.

Le strutture in ferro e ghisa cominciarono a diffondersi a partire dalla fine del XIX secolo, contribuendo ad alleggerire i solai di copertura, sostituiti spesso dalle capriate e shed con lucernari vetrati.

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1. Murature in pietra intonacata, contorni in pietra da taglio, solai in legno, coperture in coppi. Le fabbriche più antiche usano gli stessi materiali degli edifici residenziali.

(Attorcitorio Maggi, Malnate, 1819) 2. Fabbricato in mattoni, solai in legno, copertura in tegole marsigliesi. La ciminiera compare con l'avvento dell'energia generata dalle caldaie a vapore. Dapprima a pianta quadrata, si evolve successivamente nella forma tronco – conica, elevandosi fino ad un'altezza di circa cinquanta metri.

(Concerie Fraschini, Varese, 1890 circa)

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3. Solai in ferro con voltini in cotto intonacati, murature in pietrame, archi in mattoni, colonne con capitelli in pietra, pavimenti in beola. È il risultato di successive trasformazioni, utilizzando materiale di recupero.

(Cotonificio Varenna, Gurone, 1875 circa)

LE TECNICHE E I MATERIALI

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Il mattone viene usato spesso con funzioni decorative, lasciato a vista per sottolineare le componenti strutturali e intonacato per i tamponamenti secondo moduli comuni all'architettura rurale. Per i contorni viene usata spesso la pietra da taglio, lavorata con la stessa cura dell'edilizia di pregio.

Le scossaline, le gronde e i pluviali spesso arricchiti da smerlettature contribuiscono al decoro dell'edificio riprendendo i dettagli dell'architettura tardoottocentesca.

1. Murature in cotto a vista, contorni e colonnine in pietra lavorata, copertura in ferro e vetro.

Trasmissione di materiali e linguaggi contraddittori: i decori dell'eclettismo ottocentesco accanto alla funzionalità delle nuove tecniche costruttive.

(Cotonificio Ottolini – Busto Arsizio 1880 circa).

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2 – 3. Massima coerenza costruttiva e formale in questi edifici in cui il cotto, la pietra, il ferro concorrono ad un risultato estetico di buon livello.

4. Pensilina in lamiera con tipica lavorazione a smerlature che “ingentilisce”il severo linguaggio dei capannoni industriali.

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LE INFRASTRUTTURE LA FERROVIA DELLA VALMOREA Le ferrovie e le tramvie per la mobilità delle merci e delle maestranze, costruite o rimaste allo stato progettuale, si pongono come elementi di supporto e di organizzazione delle risorse e della produzione.

La maggior parte degli interventi si collocavano trasversalmente alla Valle Olona toccando i singoli centri per collegarli con altre realtà produttive.

L'unico intervento longitudinale era rappresentato dalla ferrovia della Valmorea che univa Castellanza a Mendrisio in Svizzera, collegando le più importanti fabbriche del fondovalle.

Il tratto internazionale rimase in funzione per meno di due anni.

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1. Il Caffè Stazione di Fagnano Olona.

2. Ferrovia della Valmorea, la fermata Candiani a Fagnano Olona.

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3. Un tratto della ferrovia ormai in abbandono.

IL PONTE DI MALNATE DAL FERRO AL CALCESTRUZZO ARMATO Il ponte in calcestruzzo, visibile tuttora nei pressi di Malnate, venne realizzato in soli otto mesi tra il 1927 e il 1928: esso misura 205 metri, per un'altezza sulla valle di m. 53,30. Composto di cinque grandi arcate di 30 metri di diametro, esso ha le pile rastremate alla cui sommità si trovano dei grandi occhi di alleggerimento. La necessità di erigere il ponte si deve al fatto che la statica del precedente viadotto in ferro non risultava, a quella data, più affidabile. Esso era stato realizzato nel lontano 1884 per opera dell'ingegnere Alfredo Cottrau, direttore dell'Impresa Industriale Italiana, che in sedici anni di attività, assumerà l'esecuzione di ben 3704 ponti ed attraversamenti metallici, contribuendo così al progresso dell'industria nazionale. Lungo 220 metri, di cui 165 per la gabbia in ferro, esso aveva rappresentato il manifesto tangibile del progresso della tecnologia e delle modificazioni operate sul territorio dalla rivoluzione industriale.

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1–2 Vedute del ponte di Malnate.

3 Il precedente ponte di ferro in una foto d'epoca.

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