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la Repubblica MARTEDÌ 20 LUGLIO 2010

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POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA

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PER SAPERNE DI PIÙ www.csm.it www.giustizia.it

La magistratura

“Il Parlamento elegga subito i membri del Csm” Appello di Napolitano che rinvia al nuovo consiglio la discussione sulla questione morale LIANA MILELLA ROMA — Altolà di Napolitano a Camera e Senato «sull’assoluta necessità», e «senza ulteriore indugio», di nominare gli otto componenti laici del Csm. La questione morale incombe sulle toghe, il Csm conferma la richiesta di un trasferimento d’ufficio per Alfonso Marra, il presidente della Corte d’appello di Milano che si raccomandava al faccendiere Lombardi per ottenere il nuovo incarico. Ma il capo dello Stato considera non opportuno che a discuterne sia un Consiglio in uscita (la cerimonia d’addio è fissata per il 29 luglio al Quirinale) e ciò rende più urgente la scelta dei laici dopo che i magistrati hanno già eletto, da tre settimane, i loro rappresentanti. Una nota del Colle, dopo altri due richiami, e una lettera al vice presidente Nicola Mancino danno la scossa alla politica e stoppano la voglia di questo Csm di occuparsi della questione morale in un plenum. L’aveva chiesto il togato di Md Livio Pepino, Mancino l’aveva stoppato e aveva scritto a Napolitano, la replica ora boccia l’ipote-

I verbali

si. Innanzitutto, «per la seria preoccupazione di non interferire nelle indagini». Preoccupazione che «è lecito mantenere». Ma la ragione del rinvio non è solo questa. Il nodo è che un tema simile «non può essere affrontato, in termini “generali e propositivi”, nel momento terminale della consiliatura». Questo chiedeva Pepino, una discussione per lanciare regole di comportamento. Ma Napolitano ritiene che sia «corretto lasciare le appropriate decisioni di merito» al prossimo Consiglio. Un altro aspetto preoccupa il Colle, proprio sul caso Marra e su

Il monito del capo dello Stato: “Si stia attenti a non gettare ombre sui consiglieri”

Per il centrosinistra in corsa Calvi e Mattarella. Per la maggioranza Lo Presti e Gargani

chi lo votò per l’alto incarico a Milano. Tra costoro anche Mancino, il cui voto, fino all’ultimo, sembrava si potesse indirizzare sul concorrente Renato Rordorf. Ma Napolitano ritiene che «si debba stare bene attenti a non gettare in

alcun modo ombre sui comportamenti di quei consiglieri che ebbero a pronunciarsi liberamente, al di fuori di ogni condizionamento, su quella proposta di nomina». La materia, ovviamente, è caldissima. Anche per via dei nomi di

chi parlava con Lombardi che, ogni giorno, saltano fuori dai verbali, consiglieri del Csm compresi. S’impone un esame ampio che richiede tempo. Basti pensare che solo tra oggi e domani la prima commissione deciderà quando sentire Marra. Per questo serve un nuovo Csm che abbia di fronte a sé quattro anni. Ma l’accordo politico è ancora in alto mare. La prossima seduta comune, fissata per giovedì, andrà a vuoto. E si passerà alla quarta dove la maggioranza richiesta per essere eletti non sarà più dei tre quinti degli aventi diritto, ma dei pre-

I candidati VIETTI

MATTARELLA

LO PRESTI

MARINI

L’Udc Michele Vietti, responsabile giustizia, è candidato alla vicepresidenza del Csm

Per il Pd e in particolare per la componente ex Dc Sergio Mattarella è il nome per il dopoMancino

Il finiano Nino Lo Presti, oggi deputato, è in corsa per un posto nel consiglio superiore

Fra i nomi che circolano nel Pdl c’è anche quello di Annibale Marini, ex presidente della Consulta

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Le telefonate con la banda: “Fofò, stai tranquillo”

I personaggi

Le confidenze di Marra al suo amico Lombardi “Letta è interessato a me”

MARRA Esercita pressioni per essere eletto in Corte d’appello

LOMBARDI Amico di Marra, fa azioni di lobbyng per farlo eleggere

MARTINO Aiuta Lombardi ad avvicinare i magistrati

Così la scalata alla Corte d’Appello di Milano A nomina avvenuta il ringraziamento del magistrato: “Sei stato davvero determinante”

SOTTOSEGRETARIO A sinistra il sottosegretario Gianni Letta, a destra Alfonso Marra

EMILIO RANDACIO ROMA — «Non ho nulla da nascondere». Aveva giurato dopo che il Csm aveva avviato il suo trasferimento per «incompatibilità ambientale». Alfonso Marra, “Fofò” come veniva chiamato nelle intercettazioni, aveva anche aggiunto: «Sono tranquillo, io non c’entro niente in questa vicenda». In realtà, il presidente della Corte d’appello di Milano, nell’inchiesta sulla nuova “P3”, un ruolo tutt’altro che secondario sembra averlo invece avuto. Al telefono, con gli amici oggi arrestati, Lombardi e Martino, è molto accorto. «Ne parliamo poi a voce», spesso interrompe bruscamente le telefonate. Il suo nome, nell’indagine romana, inizia a comparire il 22 ottobre scorso. “Pasqualino” Lombardi «riferisce al Marra — ricostruiscono i carabinieri — di una precedente conversazio-

senti. Otto laici, cinque al centrodestra (quattro al Pdl, uno alla Lega) e tre all’opposizione. Due al Pd e uno all’Udc, perché l’Idv pare intenzionato a star fuori dalla partita. Diceva ieri Enrico Costa, segretario della Consulta per la giustizia del Pdl e uomo di Niccolò Ghedini: «I nostri rappresentanti saranno più dei politici che dei professori. Ci prenderemo il tempo necessario, visto che veniamo esclusi apriori, pur essendo il partito di maggioranza relativa, dalla vice presidenza». Il candidato al momento più quotato è il centrista Michele Vietti. La rosa del Pd comprende politici come Sergio Mattarella e Guido Calvi, professori di diritto come Vittorio Grevi e Glauco Giostra, ma anche l’avvocato Luca Petrucci, l’avvocato di Piero Marrazzo. Nel Pdl giochi ugualmente aperti: certa per la Lega la rentrée di Mariella Ventura Sarno, poi il finiano Nino Lo Presti. A seguire Annibale Marini, Alfredo Biondi, Giuseppe Gargani, Antonino Caruso. Ma i veri nomi non sono ancora usciti dal cappello di Berlusconi. E tutto dipende dai rapporti con Fini.

ne da egli intrattenuta per lui con il capo della Cassazione (Vincenzo Carbone, ndr)». L’opera di accerchiamento per ottenere i voti sul candidato prescelto dalla «P3», piano, piano si allarga, fino ad arrivare a coinvolgere il sottosegretario di Palazzo Chigi, Gianni Letta. Alle 16 e 56, ancora Lombardi annuncia al Marra che il martedì successivo sarà ricevuto dal vice presidente del Csm, Nicola Mancino. A questo punto, il futuro presidente della Corte d’appello milanese, è entusiasta: «Guarda se abbiamo quello ohh, è fatta». L’azione di convincimento del giudice tributario Lombardi, prosegue a 360 gradi. Un’ora dopo aver parlato con Marra, si rimette al telefono

e «chiede all’avvocato Donato Pennetta (presidente del Comitato tecnico scientifico del Formez, ndr) di intercedere nei confronti di Nicola, evidentemente Mancino». Quale fosse il motivo di tanta pressione, viene presto sintetizzato dagli investigatori. «Il Lombardi lascia chiaramente intendere che ottenere la nomina di Marra avrebbe permesso loro di conquistare una posizione chiave necessaria al controllo della situazione e consentito la penetrazione in un ambiente giudiziario, quello milanese, che sarebbe potuto divenire strategicamente utile in qualsiasi momento». Il 24 novembre scorso, secondo quanto risulta dai riscontri

dei Ros, effettivamente Lombardi incontra il numero due del Csm, Mancino. Terminato il faccia a faccia, «alle 18 e 22 Lombardi chiama Martino al quale riferisce di ritenersi soddisfatto per aver fatto un buon lavoro per i loro amici». Passano diverse settimane e, alla fine di gennaio, la data per la seduta della votazione del Csm, si avvicina. Il 28 gennaio, Marra abbandona la solita cautela telefonica e senza mezzi termini suggerisce le ultime mosse. Il 3 febbraio c’è la votazione, e al Lombardi ricorda: «C’è il plenum... tu dovresti fare un’altra passata ancora ehh... con Mancino e compagnia... come fanno a non portare me?». Passano tre giorni e i colloqui a livello istituzionale si

alzano ancor di più. Il 31 gennaio, alle 12 e 53 minuti «il Lombardi dice di avere nuovamente incontrato Mancino e che quest’ultimo probabilmente voterà per lui (Marra). A seguire, i due discorrono in merito alla possibilità che il Letta (Gianni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr) chiami il Carbone (Vincenzo, presidente della Cassazione, ndr)». Il Lombardi giura di poter influire anche lì, «ma di non riuscire a vederlo prima di mercoledì». Ma Marra, sul punto, è tutt’altro che preoccupato. «No — risponde — ma Letta no, ma Letta è interessato a me, perciò.... ». Il giorno successivo, effettivamente, Lombardi «compone il numero della presidenza del Consiglio e

parla con tale signora Coletta. Alla donna chiede di essere ricevuto dal dottor Letta, che ho incontrato alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario». Lombardi è diretto: «Mi dia ascolto un attimino... siccome il giorno tre, mercoledì, si farà il presidente della Corte d’appello di Milano... lui dovrebbe chiamare subito Carbone... io già gli ho parlato anche a Carbone... però se lui (Letta, ndr) mi rafforza questa segnalazione che ho fatto io.... ». L’interlocutrice annota le richieste e risponde «ah, okay.... va bene». Il gran giorno, il 3 febbraio, è arrivato. «Alle 14 e 42, il Lombardi, mentre si trova a pranzo al ristorante Tullio, chiama Marra. Lombardi gli racconta che con i suoi commensali stavano parlando di lui e si dice certo che, nel pomeriggio sarebbe divenuto il nuovo presidente». Alle 17, Alfonso Marra viene nominato: 14 voti favorevoli, contro 12. Decisivi le preferenze del vice presidente del Csm e del presidente Carbone. E, “Fofò”, lo sa. Alle 20 e 52, ufficializzata la nomina, telefonando a Lombardi, gli confessa: «Ti ringrazio veramente, è stato il tuo intervento, è stato determinante, insomma... poi ci vediamo e ne parliamo di persona». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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