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QUARANTENA 2020
VISIONI MUSEALI ANALISI E SCENARI PER EDUCATORI MUSEALI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS MUSEI EDUCATIVI
I MUSEI NELLA VITA DELLE PERSONE Il nostro rientro al museo ci metterà di fronte al fatto compiuto che riguarda il cambiamento assoluto di questi luoghi. Adesso più di prima sento la necessità di sperimentare, di comprendere e di creare connessioni tra le persone attraverso lo sviluppo di una narrazione partecipata del patrimonio culturale e per ricostruire insieme ai cittadini i musei del territorio. Credo che la chiave di questo cambiamento per noi operatori della mediazione culturale, sia l'esercizio al dialogo, all'ascolto e alla costruzioni di narrazioni condivise. Dobbiamo aprirci e aprire i nostri racconti al pubblico, essere pronti ad integrare linguaggi e messaggi per un nuovo museo ancora più inclusivo e che possa entrare nelle vita delle persone vicine per arrivare a quelle lontane.
Laura Lanari
FOUNDER MUSEI EDUCATIVI
L’idea di scrivere questo documento nasce dalla volontà di offrire una risposta ai tantissimi colleghi che in questo momento, più che in ogni altro, manifestano la necessità di essere guidati per percorrere le nuove sfide che ci attendono.
PREPARIAMOCI INSIEME PER RIAPRIRE IL MUSEO
Da questo presupposto è nata la volontà di raccogliere idee e punti di vista da parte dei colleghi poiché crediamo che la prima grande sfida che ci attende sarà la capacità di lavorare insieme davvero e non solo a parole. In questo documento troverete visioni e spaccati di un museo nuovo, quello che andremo a riaprire il 18 maggio 2020 nella giornata internazionale dei Musei.
Ne abbiamo parlato tanto, ma cerchiamo di riassumere ancora una volta cosa è successo e per farlo abbiamo cercato di mettere insieme alcune voci autorevoli del panorama nazionale. Massimiliano Zane, progettista e consulente culturale, afferma che “il coronavirus ha creato uno stato di emergenza, ha messo in ginocchio non solo un settore, ma tutti i comparti della filiera della cultura e della creatività dell’Italia e nel mondo. Un ecosistema già endemicamente fragile, travolto da una emergenza contingente che ne ha portato alla luce tutte le sue difficoltà e contraddizioni." Sergio Risaliti, direttore museo Novecento di Firenze, “Siamo entrati in una nuova era. In realtà c’eravamo dentro già da tempo. Non ne volevamo però prendere atto.” Maria Elena Colombo, Università Cattolica, “è stata proprio la chiusura dei musei a rendere evidente con straordinaria immediatezza che la
relazione fra musei e pubblici esiste, ed è necessaria, anche quando le istituzioni fisiche si trovino a dover chiudere i propri palazzi.”
Sylvain Bellenger, direttore del museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, “Dal momento in cui è venuto meno l’accesso fisico ai musei, il godimento sensibile delle opere in una sala museale assieme agli altri visitatori, ecco che è diventato evidente come il museo digitale al meglio delle sue funzioni e della sua architettura concettuale sia in effetti un’esperienza complementare e necessaria alla vita stessa delle istituzioni e all’esperienza dell’arte nel nostro tempo e per il futuro. Stiamo verificando quanto tutela e conservazioni sono funzioni monche senza la valorizzazione, che necessariamente passa anche attraverso la digitalizzazione e tutte le sue potenzialità. E senza di queste non possiamo concepire il futuro della sensibilizzazione in un futuro sempre più dominato e gestito dai mezzi di comunicazione e condivisione digitale.”
LA REAZIONE DEI MUSEI AL CORONAVIRUS Le testimonianze riportare dipingono lo stato di emergenza che i musei di tutto il paese si sono trovati improvvisamente ad affrontare a partire dall’8 marzo 2020.
Ma come hanno reagito i musei? E’ possibile riassumere alcune macro tendenze che hanno caratterizzato il comportamento dei musei durante la quarantena? Delineare delle tendenze senza tener conto della differente natura dei musei è operazione assai ardua, possiamo quindi volutamente generalizzare e riportare un elenco di massima di quelle azioni maggiormente condivise.
AZIONI CONDIVISE Utilizzo dei social, apertura di nuovi canali, potenziamento dei canali in uso; Messa a sistema di tour e strumenti per la visita virtuale; Condivisione di contenuti video narrativi, tutorial, testimonial, descrittivi, divulgativi; Apertura canali radio e youtube per la trasmissione in diretta; Organizzazione di webinar, incontri online; Gamification; Newsletter; Apertura di piattaforme per l’incontro virtuale con il proprio pubblico; Potenziamento del proprio sito internet.
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Dall’elenco riportato, anche se parziale, notiamo come durante la quarantena i Musei hanno reagito, ognuno con i propri mezzi, mettendo in atto azioni di intrattenimento e fruizione virtuale differenti perlopiù in termini di qualità dei prodotti realizzati ma sostanzialmente equiparabili. I musei più organizzati e che disponevano già di un organico dedicato alla comunicazione online, hanno sviluppato le azioni con l’obiettivo di indagare nuovi pubblici nel contesto del virtuale.
La notizia interessante è che in questa corsa alla digitalizzazione per il racconto del patrimonio online, non si è potuto coinvolgere proprio coloro che ogni giorno mettono le proprie conoscenze al servizio di pubblici di ogni età, gli educatori museali. Secondo l’organigramma tradizionale del museo, la natura del lavoro di educatore museale impone un trattamento contrattuale vincolato all'andamento della programmazione eventi, visite guidate, attività didattiche e progetti di accessibilità.
Questi servizi, denominati “accessori” fanno si che chi li svolga, l'educatore museale, sia inquadrato nella sfera delle prestazioni professionali occasionali e delle partite iva. E' importante rilanciare con forza questo punto proprio in occasione dell’emergenza ancora in atto.
La corsa alla digitalizzazione e alla condivisione di contenuti virtuali sono la dimostrazione ormai inconfutabile della natura relazionale dei musei. Ma chi sono coloro che si prendono cura di questa relazione? Chi sono coloro che creano connessioni tra il patrimonio museale e le persone?
Sono gli educatori museali che necessitano di rientrare a pieno titolo tra le professioni museali e per questo sono da definire e regolamentare il percorso formativo così da poter costruire una strada per l’inquadramento professionale riconosciuto e permetterne l’assunzione anche nel pubblico impiego.
FOCUS LEGISLATIVO
LA 4/1993, NOTA APPUNTO COL NOME DI LEGGE RONCHEY, VENNE CONCEPITA CON L'INTENTO DI PERMETTERE AI PRIVATI DI INTERVENIRE NELL'AMBITO MUSEALE IN RELAZIONE A QUELLI CHE VENGONO DEFINITI «SERVIZI AGGIUNTIVI», OVVERO TUTTI QUEI SERVIZI CHE VANNO INCONTRO AL VISITATORE O CHE SEMPLICEMENTE PERMETTONO IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DEL MUSEO. IN RELAZIONE ALLA FINANZIARIA 2008 SI È SOTTOLINEATA L'IMPORTANZA DI AMPLIARE E DIFFONDERE I «SERVIZI INTEGRATI» IN MODO DA PROPORRE LA MIGLIOR OFFERTA AL PUBBLICO.
NEL FRATTEMPO CHE LA SITUAZIONE EVOLVA PER IL RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE DI EDUCATORE MUSEALE VI PRESENTIAMO ALCUNE VOCI DI COLLEGHI IN RIFERIMENTO AI TIMORI LEGATI AL RIENTRO AL MUSEO.
LICIA MUSEI CIVICI REGGIO EMILIA Temo di non essere supportata adeguatamente nel mio lavoro di educatrice museale.
Alcune testimonianze raccolte attraverso l'indagine condotta sul gruppo facebook Educazione Museale
FRANCESCA FANINI Credo di non riuscire a coinvolgere adeguatamente le scuole nelle attività museali e le diverse tipologie di pubblico nella fruizione del museo.
GIORGIA CORSO MUSEI REALI TORINO Ho il timore di non riuscire a creare un’offerta didattica adeguata alle nuove esigenze della scuola e del pubblico.
Oltre al timore legato alla professione emerge un aspetto altrettanto significativo che il coronavirus ha portato in luce ed è la questione delle reti, del legame tra musei ed enti del territorio primi fra tutti la scuola. Allo stato attuale possiamo dichiarare che c’è stata una certa operosità da parte dei musei, delle biblioteche, dei centri giovanili e della scuola con l’attivazione dei servizi virtuali, ma ognuno ha percorso la sua strada e non ci sono stati contatti collaborativi sistematici.
In una condizione ordinaria, le scuole rappresentano il 50% degli ingressi per i musei e la percentuale aumenta se consideriamo la fittissima rete di musei civici del nostro paese. Eppure, con il coronavirus, questi musei, in particolare civici, hanno interrotto il rapporto con la scuola.
Le numerose visite al museo in programma da febbraio a giugno sono state annullate e non ci sono state richieste, da parte della scuola, di riattivare il servizio attraverso una collaborazione online. Questo dato è importantissimo e mette in luce il rapporto precario scuola museo che molti di noi davano per scontato e che in questo momento ha rivelato invece la sua reale natura di rapporto costituito principalmente tra docenti ed educatori. Manca cioè un sistema di dialogo tra le istituzioni scuola museo. Venuto meno l’educatore e la sua prestazione, è venuto meno un servizio fondamentale per la scuola e un servizio che caratterizza la missione di tutti i musei.
MUSEI EDUCATIVI DURANTE LA QUARANTENA La nostra organizzazione ha organizzato delle azioni per intervenire nel dibattito nazionale ed in particolare nel campo dei servizi educativi museali.
La parola chiave della visione condivisa tra gli educatori museali è cambiamento. Abbiamo attivato un servizio di formazione “Formazione in Progress” con l’obiettivo di accompagnare i colleghi educatori museali alla comprensione di quello che sta accadendo con il coronavirus.
Il percorso si è svolto attraverso l'organizzazione di una diretta a cadenza settimanale nel gruppo chiuso facebook Educazione Museale ed è stato caratterizzato da una natura dinamica e partecipativa.
Abbiamo portato contenuti di teorici ma soprattutto testimonianze e buone pratiche dai musei nazionali ed internazionali.
A conclusione di questo percorso è arrivata la notizia che i musei si sarebbero riaperti il 18 maggio e quindi abbiamo raccolto l’esigenza di costruire una visione, fatta di tante opinioni, che potesse costituire un contributo per il rientro al lavoro.
Il Mibact e gli enti territoriali, regione e comune, soprintendenze, stanno elaborando delle linee guida rivolte alla sanificazione e agli aspetti tecnici-operativi della riapertura. Queste linee guida mettono in evidenza una necessaria riorganizzazione del museo. Alla riorganizzazione del museo è necessario accostare un ripensamento autentico della sua funzione e questa volta nei fatti, non solo a parole. Il cambiamento deve partire dalla volontà di ripensare l’organizzazione, gli obiettivi, i servizi, le priorità e di conseguenza individuare le figure professionali da impiegare, le competenze che queste devono possedere, prevedere contratti per competenze e comunicare con le Università per la formazione di profili aggiornati al contesto attuale.
IL RITORNO AL MUSEO VISTO DAGLI EDUCATORI MUSEALI
Le pagine che seguono riassumono il punto di vista degli operatori museali e il nostro primo esercizio nel lavoro in rete per la costruzione partecipata di una nuova visione di museo.
LICIA MUSEI CIVICI REGGIO EMILIA Creare ”postazioni museo all’aperto”: l’idea sarebbe che un luogo della città (giardino pubblico, piazza, parco, cortile condominiale) possa “adottare” un opera/reperto del museo. Questo non vuole desistere nel ritornare al museo, ma riavvicinare la cittadinanza gradualmente, ad un nuovo modo di vivere il Museo. Il museo luogo chiuso, che è stato fisicamente chiuso, ora riapre ed esce. Le “postazioni” potrebbero suggerire semplici interazioni, riflessioni e anche giochi da svolgere in assoluta autonomia o in piccolo gruppo.
FRANCESCA FANINI Un’ idea potrebbe essere quella di creare dei video di pochi minuti, in cui alcuni attori locali amatoriali presentano in forma teatrale un'opera o sezione del museo. Questo potrebbe portare a una maggiore sinergia tra due settori provati da questa situazione d’ emergenza e a una maggiore ampiezza di pubblico.
GIORGIA CORSO MUSEI REALI TORINO Predisporre il museo perchè sia non solo vissuto, ma anche percepito dai cittadini (a cominciare dai più prossimi) come luogo “sicuro” e affidabile, in cui trovare spunti e strumenti per ripensare il mondo. Uno dei primi luoghi in cui possa tornare una famiglia, una persona anziana, un fuori sede, e trovare il modo di sentirsi a suo agio.
Considerati i tempi ristretti, la raccolta di testimonianze scritte è da considerarsi parziale, ma possiamo riportare i contributi significativi raccolti durante gli incontri della formazione in progress grazie ai quali abbiamo elaborato le proposte che seguono. Ci auguriamo che il museo del post coronavirus sia un museo in ascolto attivo del territorio. Vogliamo lavorare affinché si possano scardinare i meccanismi sottesi al protagonismo e che vi sia la possibilità per i cittadini appassionati di divenire reale soggetti attivi del museo. Un’idea che ci sentiamo di suggerire è l’elezione di ambasciatori, questi possono essere organizzati per attività di volontariato e per amplificare i pubblici dando loro la possibilità di diventare narratori del patrimonio.
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MAGGIO 2020
E’ necessario mettere il museo in condizione costante di dialogo con la scuola, le biblioteche, i centri di aggregazione e gli altri enti del territorio per costruire una rete solida e basata sul contributo reciproco alla costruzione di una coscienza cittadina del patrimonio culturale. Sono necessarie figure dedicate che si possano dedicare a coltivare questo dialogo e che possano intercettare interessi e necessità alle quali il museo può rispondere con la messa a disposizione di risorse interne. La proposta didattica dovrà prevedere la possibilità di realizzarsi in spazi all'aperto o nelle classi. Molto probabilmente non sarà possibile pensare alla sanificazione degli strumenti utilizzati in laboratorio, saranno quindi da privilegiare approcci sperimentali connessi alla narrazione, all'ascolto e alla costruzione di idee. Dobbiamo prevedere la messa a sistema dei servizi in rete, primo tra tutti il sito, i social network, la produzioni di materiali multimediali da destinare all’attività online. Questo compito non potrà più configurarsi come attività di secondo piano ma dovrà essere continuativa e rispondente agli obiettivi del museo. Le azioni nel campo del digitale dovranno rientrare in una digital strategy, prevedere il monitoraggio e la capacità di leggere i dati sui pubblici virtuali finalizzati alla proposta di un servizio online ben posizionato e non dispersivo. Sarà importante produrre contenuti online ma questi dovranno rientrare in una strategia rivolta alla ricerca dell'interazione con i pubblici. La nostra proposta per i servizi virtuali riguarda la possibilità di prevedere due livelli; un livello aperto a tutti e gratuito e un altro a pagamento (il pagamento deve essere necessariamente inferiore rispetto al servizio che si svolge nella dimensione reale). E’ necessario ripensare le attività educative in una chiave più confidenziale e rivolte ad una dimensione intima di rapporto tra mediatore e pubblico. In questo contesto il mediatore metterà in atto un vero e proprio dialogo e sarà necessario ripensare l'impostazione dei contenuti e dei metodi.
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MAGGIO 2020
Le nostre linee guida sottendono ad un bisogno di ricostruire la capacità di interazione, la qualità del tempo libero, la volontà di ascolto e di comprensione con piccoli gesti. Parliamo con il nostro pubblico, facciamo comprendere i prossimi programmi, diamo delle regole per la partecipazione, cerchiamo di fare poco e di fare bene. Chiediamo alle Istituzioni di entrare in contatto con la scuola e sviluppare un dialogo a lungo termine per iniziare un cammino fianco a fianco. Il museo che diventa luogo gentile perché portatore sano di messaggi che curano l'anima. Le storie dei dipinti, delle sculture, i documenti antichi, le sezioni scientifiche parlano della vita e anche un pò delle nostre vite. Pensiamo a come trasformare i musei in un laboratorio dell'espressione e grazie al patrimonio culturale sviluppiamo programmi di educazione alla comunicazione e all'ascolto. Diamo importanza ai sensi e al movimento grazie allo sviluppo della capacità narrativa.
Il museo sarà così una parte di paese che ogni cittadino costruisce, un pezzetto alla volta, grazie ad un educatore che entra in ascolto attivo con lui.
Gli spunti e le riflessioni presenti in questo documento sono stati raccolti nel corso del programma formativo in occasione dell'emergenza sanitaria del coronavirus da marzo a maggio 2020 a cura di Laura Lanari, Sara Agostinelli e Alessandra Luconi. Ha visto la partecipazione di circa 200 educatori museali.
Il 18 maggio 2020, gli educatori che rientreranno al museo indosseranno maglie coloratissime e andranno subito alla ricerca della loro opera preferita.
"Non so ancora quando arriverà per ognuno di questi educatori museali il primo visitatore o la prima classe in visita al museo, ma mi auguro di aver regalato a tutti voi un pò di idee per prepararvi a quel momento cosÏ emozionante! Continuiamo a raccontare il nostro bellissimo lavoro e lo porteremo all'interesse di tutti in questa nuova era dell'educazione." Buon ritorno al museo,
Laura Lanari
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