S. Rufo ieri ed oggi

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ducati a Don Giovanni Villano, marchese di Polla. Ritiratisi in convento, il marchese lo lasciò, carico di debiti, al nipote Francesco Antonio, il quale, nel 1640, per far fronte alle istanze dei creditori, fu costretto a cederlo per 50.000 ducati al duca Marcantonio Colonna. Dopo dodici anni, nel 1652, lo acquistò don Carlo Calà e nel 1801, maritali nomine, passò a Vincenzo Schipani, che ne fu l'ultimo feudatario. E' opportuno ricodare, per comprendere lo stato di disagio dei poveri contadini ed il disumano arbitrio dei baroni, che nel 1600, allorché si ventilò l'ipotesi della vendita dello stato di Diano, molti signori, che desideravano acquistarlo, e fra questi il reggente Calà che poi l'ottenne, per averlo a poco prezzo, fecero in modo che nessuna opera di bonifica, anche la più elementare, si effettuasse. In tal modo lo stato di Diano regredì per l'aumentato numero dei terreni paludosi e l'imperversante malaria. In conseguenza nel 1656 si verificò una grave pestilenza che falcidiò la popolazione. Il feudo di San Rufo fu acquistato da don Giuseppe Parisi nel 1686, che dopo pochi anni lo vendette a Giovan Matteo Rinaldo (e non Rinaldi, come spesso si è scritto). Sempre per acquisto, nel 1778 don Paolo Laviano divenne barone di S. Rufo. Diciotto anni dopo lo ereditava don Antonio Laviano, che fu l'ultimo barone nel nostro paese. Incaricato di esigere i censi che gravavano su alcuni terreni del feudo Laviano fu Felice De Vita, che li riscosse sino alla fine della seconda guerra mondiale, quando i proprietari dei terreni si affrancarono. Don Giuseppe Parisi, nel breve periodo che fu feudatario di S. Rufo, non prese mai stabile dimora in paese lasciando agli amministratori la cura dei suoi interessi. Diversamente si regolò il barone Giovan Matteo Rinaldo 2 che

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Contatti diretti con gli eredi del barone Gian Matteo Rinaldo, per mancanza di documentazione e di pur minime notizie, non mi hanno consentito di acquisire elementi validi per meglio lumeggiare il periodo durante il quale quella famiglia tenne le redini del paese. A Giovan Matteo (1690) seguirono Matteo (1714), Orazio (1737), Gaetano che nel 1778 vendette il feudo a don Paolo Laviano.

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