S. Rufo ieri ed oggi

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IL FEUDALESIMO ED I SUOI RIFLESSI NEGATIVI Il feudalesimo fu la causa che provocò una stasi nello sviluppo della società meridionale e quindi anche nello sviluppo di San Rufo. Il Winspeare, che fu il regio procuratore generale presso la commissione ed operò nel nostro Vallo nel 1809, nel suo libro «Storia degli abusi feudali», presenta un quadro quanto mai impressionante degli arbitri commessi dai feudatari a danno delle popolazioni a loro soggette, tanto da rinverdire il ricordo dei servi della gleba, il che insulta ed offende la ragione e l'umanità. I feudatari, nominati dal Re nelle province, miravano a formare nel loro territorio delle Signorie sempre più autonome, dimostrandosi despoti assoluti. Difatti, dopo la morte di Federico II, un po' alla volta, di loro iniziativa prima ed ottenendo l'assenzo regio dopo, esercitarono oltre la giurisdizione civile anche quella criminale, il che concedeva loro di permutare le pene, concedere la grazia, torturare il reo senza limiti di tempo ed imporre pene superiori a quelle previste dalla legge. La popolazione perciò era incapsulata in un regime agrariofeudale nel quale i feudatari (baroni) ed il clero rappresentavano i grandi proprietari fondiari in possesso delle terre migliori, esenti da qualsiasi imposta, mentre i piccoli proprietari ed i contadini dovevano accontentarsi di terreni poco fertili e per di più gravati da un cumulo di servitù. Il clero di San Rufo, come vedremo dettagliatamente in seguito, soltanto per quanto attiene la proprietà fondiaria, possedeva circa 350 tomola di terreno (120 ettari), il che spiega la corsa al sacerdozio, il numero rilevante di preti, in relazione alla popolazione numericamente modesta, ed il livello scadente di buona parte del clero, che spesso si dimostrava cupido ed avaro. A loro volta i Gerosolimitani, presenti in paese sino ai primi del '700, possedevano altri terreni, tutti fertili. Il fenomeno, sia ben chiaro, non riguardava solo San Rufo, ma era comune a tutti gli altri paesi del Mezzogiorno. Come precisa il Colletta nella «Storia del reame di Napoli» , dopo il Concilio di Trento nel Regno di Napoli vi erano 110.000 sacerdoti (circa il ventotto per mille della popolazione) e nella sola città di Napoli se ne contavano 16.500. L'arbitrio, posto a sistema, consentiva al barone di richiedere la decima sui raccolti, il glandiatico per la raccolta delle ghiande, il plateatico per il passaggio su alcune strade e su alcuni ponti, 29


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