La Sorgente n. 89

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLII -

facebook La Sorgente Caposele

DICEMBRE 2014 -

Direttore Nicola Conforti

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confortinic@gmail.com

http://issuu.com/lasorgente

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EDITORIALE

“Un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce”; è un detto popolare cinese che può significare “un tonfo di sconfitta, un evento che ti scuote e ti fa star male” ma, in modo più estensivo, può significare una cattiveria perpetrata a danno di qualcuno, una critica senza senso, una denunzia il più delle volte anonima che mira a frenare o a rallentare il normale sviluppo delle cose. In questi ultimi tempi si sono verificati episodi che non fanno bene al buon nome del nostro Paese: tutto è sbagliato, tutto è inutile, tutto è funzione di interessi personali, c’è immondizia dappertutto. Il fracasso che producono queste cattive maldicenze, oscurano le cose buone che poche persone, senza pretese e senza arroganza, silenziosamente portano avanti, con il solo scopo di far bene al proprio Paese. Il Museo di Leonardo, il museo delle acque, le Sorgenti del Sele, il Parco fluviale, Le fontane di piazza Sanità, il parco Saure, l’artistica Chiesa di San Lorenzo, la storica Chiesa della Sanità, l’oasi della Madonnina, sono le attrattive che hanno affascinato tanti turisti in visita a Caposele. Ma si tratta, per qualcuno, solo di turismo di “cartone”. E se questo giornale, evidenzia, come è giusto che sia, le cose belle e buone del nostro paese, diventa, per le stesse persone, il “Gazzettino” dell’Amministrazione. Ci si chiede il perché di tanto odio, di tanta saccenteria e di così poco attaccamento alle proprie radici. Noi continueremo a parlare delle tante cose positive che giorno dopo giorno, silenziosamente, molte persone per bene portano avanti e continueremo ad evidenziare tutte le iniziative che fanno bene al turismo, ritenendo che questa è la “foresta che cresce”, una foresta bella, ricca, affascinante e piena di speranze. Nicola Conforti


La Pagina dei Giovani

SOMMARIO

BENVENUTI A CAPOSELE

2. Benvenuti a Caposele – Sommario 3. Il corso delle cose di Gerardo. Ceres 4. Nuove attività - informazioni 5. Sperimentando s’impara di Concetta Matia 6./7. Piccola Cronaca 8.Turismo in Irpinia 9. Irpinia terra mia - I tesori del Sud 10. A … proposito di Materdomini 12. Albero di Natale: 33 metri di luci, speranze..... 13. Matilde Serao e Caposele 15.Viaggio negli anni del dopo guerra-

Luigi nelle sue vesti di guida turistica 3.0

16. Dalla neviera al frigorifero Una donna tipica....

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18. Le attività e le iniziative –

19. Aspettando il meglio che deve ancora venire Impegno e disponibilità

20.Un sacrosanto dovere di Trasparenza - Attacco all’oro blu – 7^parte

21. Il Sindaco De Luca a Caposele 22. La raccolta differenziata porta a porta 23. L’arte del governare una società 24. La Sorgente ricorda 25. Italiani emigrati in Australia 26. Ricordi, sofferenza Nostalgia 27. La Chiesetta della Sanità Inaugurazione Lettera del Sindaco ai dipendenti

28. Statti cittu .. . Sei di Caposele… 29. Sfogliare le pagine de La Sorgente 30.Caposele: più luci e meno ombre 31. Natale con i tuoi – Condividere, curare e perdonare 32. Guido Caprio, campione a sedici anni Caposele non è un’isola felice 33. Compie 113 anni la rivista di San Gerardo Un ricordo lungo una vita 34. Caposele e la grande guerra 35. Legami che si rinnovano e belle storie ...... 36. La terra dei centenari- Caposele e il buon vivere 37. Il calendario della Pro Loco /Dulcis in fundo 38. Premio Caposele 2014 ad Eliseo Damiano 40.Centrale idroelettrica opera attesa da oltre 40 anni A Caposele una fonte di energia gratuita non sfruttata 41. Migrazioni: è immune la nostra comunità .... 42. Il saluto, segno di civiltà e di buona convivenza Sina Merino ha scritto di noi- La tesi di restauro 43. Le Sorgenti del Sele 44.Cambiare: un’opportunità – Prime attività di ristorazioni a Materdomini 45. Scuola e pedagogia speciale 46. Raccolta differenziata: affidiamoci alla fortuna

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17. Caposele 3.0 I Rintocchi del Tempo

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edificio in cemento armato d'Europa, il paese di Don Pasquale Ilaria, il paese delle gualchiere. Caposele è, come disse un professore di filosofia durante il mini tour, "Un paese che riassume tutta la storia d'Italia!". Caposele è tutto questo! E sta ad ognuno di noi farlo capire a chi lo ammira e a chi non lo apprezza. Mentre, con Rusty, passeggio attraversando il ponticello a Tredogge, mi rendo conto della straordinaria bellezza naturale e storica del paese, raccontato nelle lunghe passeggiate con nonno Pasquale. E proprio mentre mi perdo nel silenzio di quei sentieri, irrompe la voce del mio bisnonno Emidio dentro me, che, furioso come solo lui poteva diventare, urlava contro tutti quelli che amavano criticare Caposele:" Vriti r' la f'nisci! Caposele è il paese più bello del mondo!". Mentre sorrido, penso che nonno Emidio aveva proprio ragione...

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non riesco a pensare a qualcosa di più affascinante...". Tutti mi guardano con aria perplessa, non capendo cosa voglia dire. Tutti tranne Concetta. Lei ha inteso. "Questa iniziativa mi porta ad avere un rapporto diretto con una persona: Pasquale Montanari, mio nonno." dico commosso. Ricordo quando da bambino, seduto insieme a lui su una panchina, iniziava a raccontare storie, come solo i nonni sanno fare. "Nonno, ma questo rumore cos'è?" chiedevo con la curiosità di un bambino di cinque anni. "Questo è il rumore dei motori della galleria. Sai, da qui parte una galleria lunghissima che porta l'acqua fino in Puglia...". Da qui iniziava la sua storia, la storia di quell'opera che, come dice Ungaretti "Supera qualsiasi altra anche per bellezza" ovvero l'Acquedotto Pugliese. Frequentare questi luoghi a me tanto cari, svolgere il compito di "accompagnatore turistico volontario", frequentare i luoghi della sua vita, mi porta a sentire mio nonno vicino. Lui è stato la prima "guida". Era lui che introduceva i "forestieri" alle bellezze del nostro paese, al fascino della storia della nostra acqua. Il corso continua e i partecipanti apprendono importanti nozioni sul territorio. Ricordo la mia prima esperienza da guida, il mio primo " Benvenuti a Caposele!" e l'emozione che provai insieme a Maria Alifano, mia cara amica (anche di SIMU) e Paola, che ama fotografare la meraviglia negli occhi dei turisti. Sbalorditi non riuscivamo a credere ai nostri occhi. I turisti erano letteralmente rapiti dalla nostra acqua limpida, fresca che si incanalava tortuosa nella galleria, come un adolescente ribelle si dirige verso la strada per la scuola. "Maronna mia! Vir' vì c' bellezza!" dice la signora di Casoria mentre il marito estasiato aggiunge "Jat a vuje!". Forse, non ci rendiamo conto: siamo portati a vedere Caposele, soprattutto noi giovani, come il paese semideserto in una triste giornata di Novembre. Caposele, in realtà è la tradizione degli amaretti, delle matasse, è la storia del fiume Sele, è il paese che custodisce il primo

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14. Il giovane favoloso

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ovembre, forse, è uno dei mesi più grigi di tutto l'anno caposelese. Le giornate passano lente, caratterizzate da una pesante aria di noia, che porta a crogiolarti in un caldo plaid. Per combattere questo stato di inerzia, afferro il guinzaglio di Rusty, il mio fratello a quattro zampe, già entusiasta per la passeggiata che lo attende. Percorriamo le strade di un paese semideserto, se non fosse per alcuni simpatici vecchietti che, davanti al bar Giulio, mi chiedono con fare da "mercante in fiera": "Uagliò, a quantu lu vinni stu canieddu?". La mia risposta, ripresa da incantevoli reminiscenze del film " Matrimonio all'italiana" visto la sera prima è (adattata alla situazione, ovviamente) "Mi dispiace. I fratelli non si vendono!". La risposta suscita una risata collettiva, che si confonde con gli attacchi di tosse "stagionale". All'improvviso, passando davanti casa dell'Ingegnere Conforti, immersa in quella che era la "foresta incantata" dei miei giochi infantili, squilla il cellulare. È l'ingegnere Conforti. Rispondo. La sua voce pacata e dolce, mi invita a scrivere su "La Sorgente". Finalmente una bella notizia, capace di scrollarmi di dosso questa mia noia lenta e monotona. Su cosa scrivere? Infilo la mano nel cappotto. È il tesserino del SIMU. Perfetto. Parlerò di cosa significa essere "guida turistica locale volontaria". Tutto ha inizio in una calda giornata estiva. Tra l'afa e la voglia matta di un succo ghiacciato al Crystal, incontro una vera e propria "boccata d'aria fresca": la cara Concetta Mattia, una di quelle persone che, visto il suo forte attivismo, "nun dorme mangu la nott'". "Ciao,caro!" mi fa. "Guarda che si inizia! A breve il primo incontro! Sarà una bella esperienza, vedrai!". Sapevo di cosa stava parlando. Stava per iniziare il corso da guida. Dopo qualche giorno, ci invita a prendere parte al primo incontro. Un bel gruppetto, seduto intorno a un tavolino, deve rispondere (come una sorta di rito di iniziazione) ad una domanda "Perché vuoi intraprendere questa avventura?". Molti rispondono dicendo di voler conoscere di più il proprio paese ma, quando arriva il mio turno, tutto si fa più complicato da spiegare. "Da dove inizio..." dico emozionato. "Per me questa iniziativa è qualcosa di molto importante. Cosa c'è di più bello di poter far rivivere qualcuno che non c'è più attraverso delle emozioni che la persona stessa ti ha donato? In questo momento

1. Foto panoramica – Editoriale

di Luigi Fungaroli

47. All’età di 95 anni si è spento Donato D’Auria Al Nostro Maestro Donato D’Auria -Mio Caro Maestro 48. Il Maestro-Sindaco 49. Lettera postuma al Maestro D’Auria

LETTERA AI LETTORI La mia lettera contenente l'invito a sostenere le spese di stampa e di spedizione ha avuto un certo riscontro da parte di lettori particolarmente sensibili al mio richiamo. A tal proposito mi preme ringraziare l’amico Mario Manente che dal lontano Uruguay ha fatto pervenire un contributo di 50 Euro. Raramente, da quando è in vita questo giornale, ho chiesto e sollecitato ai lettori una partecipazione in tal senso. Lo faccio adesso, spinto dalla necessità di far fronte alla crisi che da qualche anno ci ha coinvolto tutti. Sono certo che tantissimi Caposelesi non ci faranno mancare il loro appoggio, sapendo che chi ama Caposele, ama di conseguenza “La Sorgente”. Un caro saluto a tutti Nicola Conforti

Lettera di ringraziamento 50/51. Storia e immagini 52. Salviamo l’acqua 53. Giorni lieti 54. Caposele, 100 anni di compagnia 55. Giorni tristi – I nostri morti 56. I luoghi da visitare

La cascata del Parco Fluviale

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Direttore Nicola Conforti


IL CORSO DELLE COSE

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Guagliù, m’nati la pasta, ca mo vau e tornu

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ncora centro metri più avanti e ci fermiamo al Ristorante “Paflagone”. A gestirlo c’era Francesco Ceres ‘r fuluppieddu (mi permetto di usare lu stuortinom per aderenza familiare, essendo stato egli cugino carnale, omonimo, di mio padre). Anche lui, un giorno, dovette andare a Salerno con la moglie Concetta per servizi funzionali alla loro attività di imprenditori, oggi si direbbe “multidisciplinari”. Infatti, oltre il ristorante, avevano un

di fede ma povero di tasca. Quindi il fermarsi a pranzo, dopo la visita al santo, era un’occasione di festa, ma meno si spendeva meglio era. Allora la trattoria di Zì Tore se la batteva bene con la concorrenza per il rapporto qualità prezzo. Ma a Zì Tore l’aspetto della concorrenza non gli sfuggiva affatto. Pensò allora di cominciare, a modo suo, a fare la propaganda o, come si direbbe oggi, a fare un po’ di marketing. Decise di appendere, all’ingresso della trattoria, un tabellone di compensato con su scritto: “Qui, polli paesani”, a sottolineare, forse, la genuinità del piatto proposto. Capita a passare di lì un amico di vecchia data. Si ferma. Legge il tabellone e rivolgendosi a Zì Tore gli chiede: “cumbà, ma addù r pigli li puddastri?”. La risposta è secca, senza tentennamenti: “Raggiu pigliati a Pagani”. “Ma tu è scrittu ca so’ paisani”, commentò il compare di Zì Tore. Zì Tore guardò l’amico e scuotendo il capo, come per dirgli “cumbà ma quantu sì fessa”, e aggiunse: “Paisani a loro, a quiri ca ven’n a mangià”. Ma tant’è.

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opo il terremoto ci furono molti ritorni alla terra madre. Dopo le personali esperienze nelle varie nazioni europee, accadde che anche Lorenzo Bottiglieri tornò dalla Svizzera; accadde che anche Gerardo Di Masi tornò dall’Olanda. Entrambi, a distanza di pochi mesi, aprirono a Materdomini, appunto lungo il Corso S. Alfonso, due trattoriepizzerie. Lorenzo Bottiglieri diede il nome “La Fornace” al suo locale, sottolineando in tal modo la prossimità con l’area delle Fornaci. Gerardo Di Masi, invece, a cento metri di distanza, in zona Caselle, scelse un nome che evocava uno dei simboli dell’Olanda, cioè “Mulino a vento”. I rapporti erano buoni al punto che nel giorno di chiusura settimanale dell’uno l’altro andava a cena dal collega che era commercialmente concorrente, e viceversa. Per capirci, il martedì Gerardo andava a “La Fornace” e, il giorno dopo, Lorenzo andava al “Mulino a vento”. Si consolidò così per diverso tempo un rito cui nessuno volle sottrarsi. Entrambi accompagnati dalle rispettive consorti, per rendere quasi solenne il suggellato gemellaggio. Lorenzo, sin dall’inizio dell’attività, andava consolidando una sua caratteristica modalità di relazionarsi con i clienti: gentile e ossequioso con tutti. Di tanto in tanto si avvicinava al tavolo dei clienti e soleva chiedere: “Signori, tutto bene?”. Non una, non due, ma più volte, così che quella domanda divenne il marchio di fabbrica del locale. Lo divenne a tal punto che un mercoledì, sedendo come ospite al tavolo del “Mulino a vento”, nel mentre alcuni clienti di Gerardo, salutando, guadagnavano l’uscita dal locale, Lorenzo si alzò con genuina naturalezza e disse loro: “arrivederci, spero tutto bene”. Si era semplicemente dimenticato di essere al “Mulino a vento” di Gerardo Di Masi e non nella sua “La Fornace”. Ma tant’è.

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Arrivederci, spero tutto bene

ercorrendo ancora altri cento metri, troviamo un altro Gerardo Di Masi, gestore dell’omonimo e più antico ristorante. Si narra che, un giorno, andando a Salerno con la moglie Concetta per fare diversi servizi legati al loro lavoro, arrivato al vecchio svincolo autostradale di Contursi Terme, quello precedente i lavori di ammodernamento della Salerno - Reggio Calabria, uno svincolo stranissimo, con le rampe che ad un certo punto si incrociavano in modo bizzarro, tanto da dover prestare particolare attenzione, così da evitare quella distrazione che inducesse all’errore. Com’è, come non è, successe che Gerardo imboccò la rampa d’uscita per chi veniva da Salerno, ritrovandosi a percorrere, in senso contrario, la carreggiata di direzione sud. Fortunatamente il traffico, a quell’ora, era molto diradato. Tuttavia, le poche automobili che, all’improvviso, si ritrovavano dinnanzi l’ostacolo dell’automobile di Gerardo che marciava in senso contrario, non potettero che scansarlo e, nel farlo, accompagnare l’ardita ma necessaria manovra con un prolungatissimo suono di clacson. Uno, due, tre, quattro, dieci, quindici, al punto che un sorpreso Gerardo protese lo sguardo fiero verso la moglie che le sedeva accanto e le disse, sempre con fierezza: “Cuncè, è vistu quanta gent ci canosce”. Ma tant’è.

forno collegato e, ancora, un frantoio a Caposele. Nel tourbillon delle sue attività veniva anche soprannominato “mente vasta”, per dire che “una ne pensava e cento ne faceva”, ma anche il suo contrario, cioè “una ne faceva e cento ne pensava”. Tanto è vero che, arrivato a Salerno, dovette avere mille pensieri (non cento) per la testa. Con la moglie Concetta concordarono che ognuno avrebbe fatto le proprie commissioni e poi, ad una certa ora, si sarebbero ritrovati allo stesso posto. Successe che Francesco finito di fare ciò che doveva, si portò al parcheggio, immerso nei suoi mille (non cento) pensieri, montò sull’automobile, l’accese e partì. Dopo un’ora (tanto ci voleva allora da Salerno per Materdomini) giunse a casa, entrò nel ristorante e dai figli, all’unisono, si sentì chiedere: “e mamma?”. Portò con virulenza il palmo della mano sulla fronte ed esclamò: “Uh, cazzo!! Guaglù, m’nati la pasta, ca vau e tornu”. Doveva essere di grano talmente duro, la pasta, per aver bisogno di due ore per la cottura. Ma tant’è.

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Cuncè, é vistu quanta gent ci canosci…

PARTE OTTAVA

es di Gerardo Cer

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Cultura

Continuiamo questo nostro viaggio tra i personaggi che, nei decenni scorsi, hanno offerto storie che sono divenute aneddoti e, per alcuni, solo incerte leggende. Ma sono storie che ricorrono spesso nelle quotidiane dissertazioni. Di seguito ci facciamo una veloce passeggiata lungo il Corso S. Alfonso de’ Liguori, a Materdomini e incontriamo alcuni personaggi, tutti a vario modo impegnati nel settore della ristorazione. Non me ne vorranno coloro ancora in vita (che sia lunga assai) e i parenti di coloro che non ci sono più. La mia evocazione è fatta come sempre con simpatia e con il piacere di raccontare storie leggere di persone perbene. Tant’è…

Il pollo paesano

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ncora centro metri più avanti e troviamo la trattoria di Zì Tore Malanga. Trattoria familiare la sua, come del resto la qualità della cucina e delle sue pietanze. Ciò che si poteva mangiare in una famiglia dalle tradizioni contadine, si poteva mangiare nella trattoria di Zì Tore. Il locale peraltro era piccolo e dava proprio l’idea di una sala da pranzo di una comune famiglia. Tutti sanno che Materdomini, soprattutto fino agli anni settanta, era méta di migliaia di pellegrini che si concentravano, prevalentemente, nei fine settimana di settembre e ottobre. Ora non è più così: tutto il resto dell’anno il parcheggio del Santuario dedicato a S. Gerardo, nelle domeniche, è colmo di automobili di pellegrini. Sono cambiati anche i target sociali. Molto è cambiato. Ma negli anni di Zì Tore, il pellegrino era sostanzialmente pieno

Il ristorante pizzeria "Il Mulino a Vento"

Il Ristorante albergo "Di Masi"

Il ristorante Albergo "Paflagone"

La trattoria "Zi Tore"

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eventi e... ...non solo

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Domenica 7 settembre la chiesa di San Lorenzo ha ospitato, nel corso della processione lungo le strade di Caposele, la statua di San Gerardo. Il Santo della collina, tanto caro ai Caposelesi, è presente con una sua reliquia nei pressi dell’altare maggiore della Chiesa Madre. Il saluto di padre Perillo.

NUOVE ATTIVITA'

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Grande successo per l'edizione n 40 della Corsa dei tre Campanili. Circa 40 corridori, una ventina di bambini con la miniatletica, e centinaia di persone hanno affollato la nuova location della Corsa, P.zza Sanità! Un grazie a tutti ma soprattutto agli amici che ci hanno aiutato, Caput Silaris, all'Ars Amatori Running e alla Pubblica Assistenza Caposele.

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Nuove attività: - Da Giusy, alimentari - Easy driver, scuola guida; - La bottega del calzolaio - Divina fish

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Un punto di vista strategico sul corso del Paese, per godere di un salto cronologico di oltre 100 anni. Partendo da sinistra quando il Sele sgorgava naturalmente nel suo alveo naturale alimentando mulini e gualchiere (1903); e poi verso destra, guardando il campanile e le sorgenti così come oggi, dopo le opere di captazione, ci appaiono. Il nuovo Centro Fieristico a Materdomini

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Riprende a tamburo battente la comunicazione dal Comune di Caposele. "IL COMUNE PER"...Informazioni di carattere ambientale, turistico, e quant'altro possa trasmettere un senso di appatenenza alla Cosa Pubblica e di coinvolgimento rispetto a tutto quello che succede nel comune e che si mette in campo per la colletività, è evidenziato nei post sui canali informatici del Comune. www.comune.caposele.av.it www.caposele.info e su Facebook profilo Comune Caposele


La pagina del Presidente

SPERIMENTANDO S'IMPARA

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Mattia

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Caposele. Siamo giunti ad una delle prime fasi pratiche del progetto, la formazione, che ha riguardato temi diversi, dalla normativa al riconoscimento delle tipologie di rifiuti al recupero e riuso creativo dei materiali. Il progetto, di cui accennavo meglio nello scorso numero del giornale quale attività che sarebbe iniziata a breve, è dedicato alla buone pratiche in materia di educazione e promozione ambientale. Il percorso sta vedendo una buona partecipazione di volontari provenienti non solo dalla Proloco e dalla Pubblica Assistenza ma anche da altre associazioni locali, come i ragazzi dell’associazione G.A. Luciano Grasso o da semplici cittadini che si sono avvicinati all’iniziativa per interesse personale verso l’attivazione del Centro per il riuso che apriremo a Caposele e nel quale si farà, in più tappe, attività di recupero, riparazione e risistemazione di vari beni e oggetti come vestiti, mobili, elettrodomestici e materiale elettronico, evitando così di mandarli a discarica e mettendoli a disposizione delle famiglie più bisognose, delle associazioni e di tutta la comunità. Sempre seguendo il tema della reinterpretazione in chiave moderna delle nostre usanze tradizionali, per il prossimo anno è stato infine recentemente concepito il calendario “il 2015 a Caposele” che racchiude e mette in evidenza, oltre alla datazione classica, tutti quei giorni in cui ci sono ricorrenze, usi, cerimonie religiose, civili e manifestazioni locali moderne o che si tramandano di generazione in generazione, modi di segnare o verificare previsioni metereologiche legate alle tradizioni agricole o alla ciclicità delle stagioni, proverbi e altre storie che contraddistinguono Caposele dagli altri paesi. Un oggetto utile, come le informazioni che contiene, che è insieme strumento di promozione e divulgazione (pensiamo ad esempio alle giovani generazioni che non “leggono” più il tempo in questo modo ma che potrebbero ritrovare, ritrovarsi e recuperare alcune tradizioni ) nonché un modo diverso di conservare la memoria locale. Partecipiamo dunque a tutte le manifestazioni organizzate in paese, contribuiamo affinchè riescano, divertiamoci e facciamo in modo che si divertano tutti, non lasciamo nessuno indietro, manteniamo alta l’attenzione verso chi ha bisogno d’aiuto e non temiamo di aiutare, di denunciare, di supportare. E non perché è Natale, Pasqua o Ferragosto, ma perché saremo convinti che il nostro contributo può fare la differenza, sarà utile e necessario, a noi stessi e a tutta la nostra Comunità. Buone Feste a tutti noi allora, e che il 2015 ci trovi pronti alle prossime sfide, tranquilli ad affrontarle e solidali per vincerle!

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si è scelta una maggiore comodità di spazi e strutture utili. Per la corsa in Sanità è stata fatta qualche riflessione in più, per la data, anche in collaborazione con le forze di polizia municipale che avevano posto qualche evidenza, la scelta di piazza Sanità invece è stata fatta innanzitutto per enfatizzare il 40° anniversario della gara in uno spazio rinnovato e anche molto più funzionale. Certo una scommessa e per molti anche azzardata e oggi, dopo il successo di entrambe le manifestazioni, spero solo che si sia colto lo spirito che ha guidato le nostre scelte! Cambiare per migliorare e far evolvere, non per affossare le nostre tradizioni! Integrare l’offerta di attività verso i cittadini, raccogliere i consigli e collaborare con le altre realtà associative, come scrivevo anche nel passato numero di questo giornale, deve e dovrà essere il nostro obiettivo, collaborare e trarre il meglio da queste collaborazioni, anche perché non dobbiamo dimenticare che anche noi che organizziamo le varie manifestazioni, siamo parte della cittadinanza e godiamo di esse (cosa che, da sola, dovrebbe garantire lo spirito con cui si pensano!). Partendo da questo punto di vista, spero si capisca quale sia lo spirito con cui si continuano a seguire e a far continuare le nostre iniziative, che partono dal semplice tenere aperta una sede per la socializzazione e spaziano dalla composizione di questo giornale, alla realizzazione dell’annuale sagra delle matasse e dei fusilli e degli altri appuntamenti già citati, alla convegnistica, alla promozione. Come spero si capisca anche la profonda motivazione che ci ha spinto ad accettare e continuare, le attività di accoglienza per il Sistema museale locale, a partecipare, pur non avendo una particolare infrastrutturazione da dedicare a tale scopo, alle attività turistiche di reti nazionali come quella istituzionale dell’UNPLI o l’ISNART, ma anche territoriali come Irpinia Turismo e le altre singole Proloco. Con una maggiore punta d’orgoglio vi aggiorno invece del progetto Meno è Meglio di cui la Proloco è partner insieme alla Pubblica Assistenza e il Comune di

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semplici o le più note, da un altro punto di vista. I cambiamenti fatti, si deve dire ad onor del vero, che non sono stati concepiti per il mero gusto del cambiamento ma, nel rispetto della tradizione e della storia delle manifestazioni stesse, solo ed esclusivamente per cercare di provare a migliorarne gli effetti. E questo, sono fortemente convinta, che è il modo migliore per procedere a modificazioni, sia che si stia parlando di attività socioculturali che di altri grandi cambiamenti. Innanzitutto le iniziative del palinsesto estivo, i nostri “classici” per i quali, due sono stati i cambiamenti maggiori che sono stati sperimentati: La sagra delle matasse e dei fusilli, che è stata realizzata in piazza XXIII novembre e non in piazza Dante come sempre e la corsa dei tre campanili, di cui è stata spostata la data (il 13 agosto e non più 15) e la location della partenza, che dalla vecchia sede della Proloco su via Roma è stata spostata nella nuova area di piazza Sanità. In entrambi i casi ci tengo a sottolineare che una base forte che ci ha convinto al cambiamento è stata di matrice logistica, che si era complicata e , dovendo ponderare alternative possibili

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rieccoci a fine anno, e come di consueto, a fare bilanci e propositi per il futuro associativo. E come sempre, ci si ritrova a pensare a quanto fatto, a quanto si sta facendo, a quanto di più si sarebbe potuto fare, a quanto ancora si vuole fare. Nel nostro caso, come Proloco Caposele, questo 2014 ci ha visto impegnati a percorrere nuove strade, a provare nuove attività, diverse dal passato ma che con esso alla fine possiamo anche dire che bene si stanno integrando ed aggiungendo. Continuando con la metafora, non sono stati certo abbandonati i nostri percorsi storici, semmai sono stati cercati nuovi mezzi per percorrerli. Infatti, questo passato è stato anche l’anno in cui, più di tutto, sono stati sperimentati modi e approcci nuovi per realizzare anche le attività più tradizionali. E come tutti i cambiamenti inaspettati, inizialmente non sono capiti e anche osteggiati, ma, nel nostro caso, oggi posso dire che, anche i peggiori detrattori si sono ricreduti e, come noi stessi che ci siamo lanciati (con slancio e senza pensarci troppo) nella sperimentazione, hanno imparato a guardare le cose, anche le più

di Concetta

Il gruppone delle "DONNE della SAGRA" :un momento di avvicendamento tra le "nuove e le vecchie mani esperte" per la preparazione delle "matesse". Nei P.A.T. di Caposele (Prodotti agroalimentari tipici) alle matasse si aggiungono il Muffuletto e gli amaretti

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di Concetta Mattia e Salvatore Conforti

"LA SORGENTE" è anche multimedia. ll'interno del giornale, il bollino Blu sulla foto indica un video collegato all'articolo pubblicato. E' un modo per arricchire di contenuti la nostra pubblicazione utilizzando i canali multimediali collegati come per esempio "Caposele Channel", "La Seleteca" e, inoltre, un canale solo audio per l'archivio storico di contributi che "parlano" di Caposele su sound cloud. In quest'ultimo si puo' ascoltare la presentazione del giornale ed altre piccole chicche audio del passato. "La Sorgente...viaggia verso il FUTURO!

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SU e GIU' PER MONTI, COLLINE, VALLI, TORRENTI E FIUMI... ggi giornata piena dedicata allo spettacolo dell'acqua! Insieme agli operatori della RAI per un documentario sulle "meraviglie in Italia" per Expo 2015, abbiamo ripercorso le strade dei nostri fiumi riprendendo e fotografando le nostre peculiarità. L'acqua del Sele che ritorna nel suo alveo naturale e i suoi affluenti principali nel territorio di Caposele, per un mini tour nella natura. Solo il rammarico,nel nostro giro di accompagnamento, di non aver visto funzionare e potuto far riprendere la cascata di Piazza Sanità (qualche vandalo ha rotto, nei giorni scorsi, l'impianto idrico di distribuzione sulla piazzetta superiore). Ma tra tanta acqua, quella particolare visione non goduta, non è stato un problema, fortunatamente. ...TUTTI A BOCCA APERTA!. ..Caposele, un viaggio tra Fede, Ambiente e Cultura!

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In questi giorni sono stati avvistati nel nostro territorio due esemplari di AIRONE CENERINO. Il nostro parco fluviale già ospita una coppia di CORVI REALI che nidificano regolarmente sulle alte coste di santa Lucia e quest'altra scoperta fa pensare che la nostra acqua pura e limpida avvicina anche specie migratrici.

IL CENTRO FIERISTICO è IN FASE DI COMPLETAMENTO l centro fieristico di Materdomini sarà un fiore all’occhiello di un territorio, che nonostante le grandi difficoltà del momento, tenta di crescere e svilupparsi secondo direzioni che portano al miglioramento dell’accoglienza turistica. Una struttura che voluta fortemente dall’Amministrazione “Melillo” ha trovato lungo il percorso dei finanziamenti, grandi ostacoli: oggi dopo tante insistenze e tentativi di recuperare ulteriori contributi per il completamento, sarà ultimata ed utilizzata. Nel “piano Materdomini” proposto qualche mese dalla giunta Farina, si evidenzia il ruolo strategico del “CENTRO FIERISTICO” mettendolo in collegamento con altre iniziative ed opere collaterali, non meno importanti, che stanno prendendo vita a San Gerardo. Il CENTRO FIERISTICO è l’opera che il territorio attendeva da svariati anni e che può ridare slancio e vigore agli impulsi che giungono da tutta l’area della Comunità Montana. Infatti i comuni del nostro comprensorio montano saranno coinvolti nel progetto che l’A.C. sta mettendo a punto per trasformare l’ingresso della frazione di Caposele in un luogo di vetrina e di forte impatto turistico dell’Alta Irpinia. Parcheggi interrati, sale convegni, stands fieristici dedicati ai Comuni e nuove idee di sviluppo che verranno proposte alle comunità viciniore per un sistema turistico che dovrà coinvolgere, con forza, una rete più ampia e variegata di iniziative e caratterizzazioni territoriali che daranno maggiore attrattività a quello che Caposele già offre con le sue straordinarie bellezze culturali, ambientali e di fede.

Il Calendario 2015 a cura della pro Loco Caposele

Potrebbe essere utile inserire nel parco una postazione di birdwatching (piccola capanna in legno dotata di feritoria per guardare senza spaventare) ad arricchire le possibilità di attrazione di flussi turistici (umani questa volta) in cerca di ambienti incontaminati ed incantevoli come i nostri. Buona passeggiata!

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Nella "SELETECA" il catalogo on line delle pubblicazioni dedicate a Caposele e scritte da Caposelesi, inseriamo altri due lavori dell'ing. Fabrizio Di Sacco: - "Riflessioni e ricordi" in una edizione riveduta e corretta e la nuova raccolta in versi intitolata "Caleidoscopio". A Fabrizio un particolare grazie perché ha scelto di affidare a noi il lancio e la conservazione dei suoi due volumi.


Piccola cronaca INSTALLATI NUOVI CONTENITORI per FARMACI SCADUTI, BATTERIE ESAUSTE E DISTRIBUTORI GRATUITI di sacchetti per le deiezioni canine.

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CAPOSELE, NO ALLE TRIVELLAZIONI !

Con la delibera di giunta n. 118 del 4 novembre il Comune di Caposele ha espresso un netto e fermo NO sulle trivellazioni in Irpinia. Sempre vicino al territorio e alle esigenze ambientali, il Comune ha voluto, insieme ad altri Enti, determinare un impegno serio e dare incarico esplicito al Presidente della Giunta Regionale on.Pietro Foglia ad impugnare la legittimità del D.L. n. 133 del 12 settembre 2014, davanti alla Corte Costituzionale. Considerato che l’Irpinia è il centro imbrifero più importante del Mezzogiorno d’Italia, che esso ricade anche in zona ad altissima sismicità e che tale autorizzazione alla ricerca di idrocarburi, può determinare gravi danni ambientali alla nostra terra già martoriata, sia dagli stessi eventi sismici risalenti a circa un trentennio, che da uno scellerato uso del nostro territorio alla stregua di discarica non controllata a cielo aperto, Il Comune di Caposele partecipa, con forza, al processo per determinare l’illegittimità del D.L. che non ha previsto, tra l'altro, la partecipazione a tale scelta dei territori coinvolti.

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un atto di civiltà e di grande intelligenza. Significa rispettare l’ambiente ed il diritto del prossimo di circolare in uno spazio pubblico pulito. Prendersi cura di un animale domestico non deve andare a discapito degli altri, quindi ci si deve sempre armare di sacchetto e paletta, come alcuni cittadini diligentemente fanno da anni. L’operazione di installazione (che sarà completata anche per altri luoghi) è finalizzata a sensibilizzare i cittadini proprietari a tenere un comportamento corretto e decoroso durante le passeggiate nelle strade e luoghi pubblici in compagnia dei loro fedeli amici e prosegue, naturalmente, di pari passo, con altri provvedimenti adottati, verso la direzione della civiltà e della salvaguardia del nostro ambiente.

Oltre al FOTO-DOCUMENTARIO sul terremoto del 23 11 1980 di Caposele, postiamo alcuni link dedicati a quei tragici momenti, su vari documenti che abbiamo selezionato nei nostri cataloghi multimediali. http://youtu.be/UsSBitiuYz8 http://youtu.be/5NKv2rob0Z8 http://youtu.be/ZYK35afRLEU http://youtu.be/mrC8j0p0yl8 http://issuu.com/lasorgente/docs/il_tremuoto_web/1 http://issuu.com/lasor…/…/dossier_terremoto__80_-1997-1998/1

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egli ultimi tempi si sono registrate numerose lamentele da parte della cittadinanza per via delle feci dei cani sulle strade, piazze e nei giardini pubblici. L’amministrazione comunale, nonostante le sanzioni amministrative previste dall’ordinanza sindacale n. 8/14, per combattere il degrado derivante da tale condotta, ha provveduto ad installare in alcune aree del paese distributori di sacchetti per le deiezioni canine. La fornitura, al contrario di quanto avviene in altre realtà, sarà completamente gratuita, e ci si rimette al senso civico dei cittadini affinché usino correttamente questa opportunità. Si spera che la presenza dei distributori possa invogliare all’uso dei sacchetti ed a tenere puliti le strade, le piazze e i marciapiedi di Caposele e della frazione principale, anche in occasione di flussi notevoli di visitatori. Raccogliere le feci del proprio cane (RIFIUTI COMPLETAMENTE COMPOSTABILI) è

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IL COMUNE PER IL TURISMO ono in programma tante piccole "iniziative" a favore di un turismo sempre più di qualità, per un Paese come il nostro, in cerca di altre molteplici opportunità importanti per risollevare le sorti di questa area interna. Le occasioni con le richieste di finanziamenti europei, con il collegamento con l’ISNART, con la partecipazioni a fiere di settore e con gli studi specifici nel campo del turismo, sono la giusta strada verso un’operazione seria e duratura in questo campo. Anche il periodo di Natale può essere la giusta occasione per visitare le nostre terre. L’accensione dell’Albero, tra i più alti d’Europa (ma crescerà ancora), i mercatini, i concerti e le attrazioni ambientali e di fede, faranno da cornice ideale per chi ha voglia di intrattenersi qui a Caposele. Insieme, a piccoli passi, per un territorio che ha nel proprio futuro inciso il marchio di qualità turistica. Informazioni per il soggiorno presso gli attrezzati hotel di San Gerardo e per le visite guidate attraverso il nostro sito turistico www.caposele.info.

All'incontro organizzato dall'ANTA (Associazione Nazionale Tutela dell'Ambiente) con il rappresentante provinciale Pietro Cetrulo e con il presidente nazionale Prof. Ennio Maccario (doc.La Sapienza Roma), abbiamo ascoltato molte argomentazioni interessanti sulla tutela del nostro ambiente attraverso il risparmio e la buona politica. Tra le questioni di maggior rilievo anche la possibilità di utilizzare una tecnologia nuova ed efficace per la raccolta dei rifiuti. Un metodo di differenziazione che potrebbe rivoluzionare tutte le vecchie teorie molto legate a sistemi politici rotti e corrotti. Potrebbe essere, questa, la strada giusta verso un risparmio e reale pulizia del nostro territorio utilizzando metodologie all'avanguardia.

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Turismo

di Agostino Della Gatta

TURISMO in Irpinia, una breve analisi, ma soprattutto uno sguardo all’immediato futuro

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Gerardo. Bisogna continuare a lavorare e investire sull’offerta turistica, ma con grande attenzione all’ospitalità, alla qualità dei servizi e all’aggregazione; attività che generano apprezzamento e maggiori flussi, di conseguenza economia, opportunità di condivisione e di crescita di un territorio dal punto di vista sociale, economico e di una buona qualità della vita. Solo una comunità unita, forte delle proprie potenzialità e di una storia importante, e con una capacità critica/propositiva, genera migliorie, a vantaggio dei residenti, dei tanti giovani e delle tante professionalità locali, tenuto conto dell’importante bacino di utenza di riferimento e soprattutto del fatto che Caposele è un luogo su cui gravitano le potenzialità di ben due province confinanti, su cui poter contare anche per ampliare l’offerta turistica; un’offerta che possa diventare motore di un importante flusso turistico, partendo dalla necessità/opportunità di convertire buona parte di pellegrini in turisti, ma soprattutto trasformarli in ambasciatori della ricchezza e della sostanza di un luogo molto particolare ricco di una comunità capace di far vivere emozioni legate al patrimonio naturalistico, enogastronomico e culturale.

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anche dalla CCIAA di Avellino, destinato a luogo di promozione delle eccellenze, con la vendita diretta ma anche con la possibilità di visitare le aziende produttrici, e punto di informazioni turistiche con distribuzione di materiale informativo e con la dotazione di apparecchiature informatiche anche per una fruizione “tecnologica”. Oltre alle riflessioni e alle considerazioni di cui innanzi è importante focalizzare l’attenzione anche su quelle che possono essere le prospettive, e di conseguenza il futuro, per l’Irpinia sempre con attenzione al Turismo, partendo da quelle che potranno essere le nuove opportunità di finanziamento con la programmazione di fondi comunitari 2014/2020 e del progetto sperimentale di sviluppo delle aree interne in cui rientra l’Alta Irpinia. E’ importante puntare sul binomio Agricoltura e Turismo, unica scelta ed unica concreta possibilità di rinascita e di sviluppo, senza continuare a correre dietro a “fantasie” irrealizzabili. La strada giusta è quella dell’aggregazione, della condivisione e della partecipazione attiva della collettività; è inutile continuare a lamentarsi se poi non si fa niente di concreto per invertire la triste tendenza attuale. Come Irpinia Turismo l’impegno continua ad essere in questa direzione, e le attività ed i riscontri, anche a livello nazionale, grazie alle collaborazioni avviate in altre regioni italiane, ci danno ragione. In provincia abbiamo tante belle realtà, non utilizzate e/o tenute in giusta considerazione. Tra queste non posso non citare Caposele, con il suo patrimonio e le tante belle peculiarità ed opportunità avute e che ancor più si potranno avere grazie soprattutto all’importante flusso di persone generato dal Santuario di San

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una partecipazione attiva che non si limiti alle solite e sterili polemiche, ma che diventi propositiva e costruttiva, soprattutto se consideriamo che per la nostra provincia l’unica vera e possibile ripresa economia può passare solo attraverso una gestione attenta del territorio portando avanti quello che è un binomio inscindibile per l’Irpinia: Agricoltura e Turismo. In merito agli interventi del periodo 2000/2006 vorrei presentare quello che, secondo me, può essere un punto di ripartenza e soprattutto di esempio e stimolo al recupero funzionale e sociale dell’enorme patrimonio immobiliare oggetto delle attività di ristrutturazione/ ricostruzione e quant’altro fatto con fondi pubblici ma rimasti di fatto inutilizzati per decenni; si tratta del Borgo di Castelvetere. Dopo il recupero, avvenuto in seguito al progetto della Comunità Montana Terminio-Cervialto “I Villaggi della Tradizione” per il Recupero e riqualificazione dei borghi medievali di Calabritto – Castelvetere sul Calore – Taurasi – Volturara, Castelvetere a oggi è una delle pochissime strutture, affidata a privati, che è in funzione e che sta generando continuo interesse, a livello internazionale, per il singolo Comune e per il territorio Irpino, essendo le attività finalizzate non solo alla vendita della struttura, oggi ALBERGO DIFFUSO, ma alla promozione e alla vendita di tutte le risorse provinciali attraverso la promozione delle eccellenze agroalimentari e la proposta di numerosi pacchetti legati alla fruizione del territorio stesso secondo le varie tematiche di interesse del turista e/o delle proposte presentate da Irpinia Turismo, partner nella gestione di detta attività. Il borgo oggi è destinato a struttura ricettiva di tipo extralberghiero e in particolare è un Albergo Diffuso, il primo in Provincia di Avellino e il secondo in Regione Campania, che ospita al suo interno 17 alloggi, un ristorante, una sala convegni e cerimonie, vari spazi espositivi e una bottega di artigianato e prodotti tipici che sarà inaugurata il prossimo gennaio 2015. L’ A l b e rg o D i ff u s o B o rg o d i Castelvetere, a gestione tutta irpina, aderisce all’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, che oggi conta 84 strutture associate in tutta Italia, e attraverso detta associazione porta avanti importanti azioni di promo-commercializzazione con notevoli riscontri a livello internazionale. Inaugurato il 13 luglio 2013 e aperto il 1° agosto dello stesso anno, si sta rilevando una struttura di particolare interesse soprattutto da parte di utenti/turisti che apprezzano il nostro territorio e soprattutto la variegata offerta di aziende e prodotti enogastronomici di eccellenza. In un’ottica di rete e di sistema, da anni promossa e portata avanti da Irpinia turismo, a gennaio aprirà una prima bottega per la promozione e la vendita di prodotti dell’artigianato e dell’enogastronomia con duplice finalità; sarà infatti uno dei primi esercizi multiservizio, promossi

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’ per me sempre un piacere poter dare un piccolo contributo alla mia terra, l’Irpinia, ed in particolare a Caposele e a La Sorgente che, con passione e interesse seguo da diversi anni. Caposele come uno dei pochi comuni che continua a fare programmazione turistica, La Sorgente come unica realtà Irpina che porta avanti, senza alcuna interruzione, una testimonianza di una comunità e di un sistema per fare aggregazione tra cittadini, associazioni e istituzioni. Siamo ormai prossimi alla fine anche di questo 2014 e credo sia importante fermarsi per un momento di riflessione, per quanto riguarda il Turismo in Irpinia, soprattutto alla luce di quello che si prevede per il 2015, e in particolare per quanto riguarda l’avvio della nuova programmazione di fondi europei per il periodo 2014/2020; il nuovo flusso di importanti risorse provenienti dall’Europa e destinate alla Regione Campania, e quindi anche alla nostra provincia…..che spesso ne intercetta ben poche e soprattutto le spende male. Dopo quello che è successo nel periodo 2000/2006, in cui tanto è stato fatto, anche se con uno sperpero eccessivo di risorse, ma dove tutto sommato qualche segno tangibile (seppur non sviluppato e con tante strutture e progetti lasciati poi abbandonati) è stato lasciato e ben visibile sul territorio, il periodo 2007/2013 (che vedrà comunque la sua fine al 31 dicembre 2015) è da considerare come un esempio da dimenticare, caratterizzato dalle azioni “immateriali” che, nella loro gestione, sono state eseguite alla lettera, e cioè senza alcuna consistenza e senza alcun riscontro e ritorno tangibile per il territorio. Un esempio lampante della cattiva gestione, che ha, per dirla alla paesana, speso e spaso un fiume di denaro per tante attività di cui, finita la rendicontazione, non resterà più traccia. Ad oggi purtroppo il Turismo in Irpinia, quello vero, oltre a non aver beneficiato di alcun progetto serio e di nessuna “opera” a supporto delle attuali esigenze e problematiche della nostra provincia, è affidato a pochi privati che, con entusiasmo, passione e propri investimenti, cercano di promuovere questa terra e le sue tante peculiarità. Dal 2003 a parlare di turismo si era davvero in pochi mentre oggi, a distanza di 11 anni, il dato è davvero interessante; la crescita non è documentabile ed i numeri sono talmente tanto alti da non poterli quantificare; purtroppo sono i numeri di chi ne parla…. non di chi fa qualcosa di serio e concreto. Continuiamo ad assistere alla corsa degli oltre cento campanili e di alcune decine di cupole, spendendo e spandendo risorse senza alcuna seria programmazione e senza nessun coordinamento o vera partecipazione territoriale. Ognuno cura il suo progetto, fa le proprie attività (che spesso si duplicano e sovrappongono) per “documentare e rendicontare” quanto previsto negli ormai famosi progetti; nulla di più! Dopo questa premessa/sfogo, che mi auguro possa essere da stimolo per una maggiore sensibilizzazione e coinvolgimento attivo della cittadinanza Irpina sulle scelte e attività che riguardano il nostro territorio, con

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Situato nell'Alta Valle del Sele, il centro abitato consta di una parte storica, giù a valle, e del nuovo insediamento, dislocato più a monte, in località Materdomini. Due le specificità del territorio di Caposele: la prima legata al Santo San Gerardo e quindi al culto e alla visita della Basilica e del Museo Gerardino; la seconda legata all’ambiente e alle sorgenti del Sele che sgorgano ai piedi del Monte Plafagone e che mediamente producono circa 5000 litri al secondo di acqua purissima. L’ambiente circostante si è mantenuto inalterato ed, ancora , in molti casi vergine.


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TESORI DEL SUD I LIONS PROMUOVONO IL TERRITORIO

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Un' immagine della facciata della vecchia Basilica di San Gerardo

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di Antonella De Nobili

e promozione del territorio con visite guidate che includono, oltre l’antica ed ancora efficiente centrale idroelettrica, anche un piccolo ma interessante Museo dell’Acqua che espone modellini di mulini del primo Novecento insieme a suggestive foto d’epoca in cui, a coronamento di un immenso sforzo collettivo e di un duro lavoro di centinaia di operai per gli scavi ed il convogliamento delle acque, si ritrae l’inaugurazione delle prime fontane pubbliche di Puglia dinanzi allo sguardo entusiasta e quasi incredulo di uomini, donne e bambini in festa. Immediatamente adiacente a questo sorge anche un Museo di Macchine di Leonardo, nato dalla collaborazione tra il Comune della cittadina e l’Associazione Osservatorio per il Monitoraggio della Pace e della sicurezza Territoriale (OMPSI), descritte dal giovane Gioy Merino con la cura e l’orgoglio che solo l’amore per la propria terra può suggerire. Una passeggiata nel parco naturalistico della Madonnina ed una visita all’imponente santuario dedicato al miracolosissimo San Gerardo, santo

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on capita spesso che una pura attività ricreativa, una passeggiata domenicale tra amici, nel nostro caso una “gita sociale” fortemente voluta dalla Presidente del Lions Club di Putignano, Mimì Manieri Elia, da semplice momento di aggregazione si trasformi in un’occasione di riflessione sul patrimonio - spesso a noi sconosciuto -umano e naturale della nostra terra e sul lavoro di tanti giovani uomini e donne animati dalla passione e da una sincera e disinteressata dedizione al bene comune. E’ ciò che a noi è successo, e i giovani che abbiamo avuto il piacere di ammirare sono i componenti dell’Associazione SIMU di Caposele, cittadina dell’Avellinese, che ci hanno accompagnati in un percorso di scoperta dell’impianto alle sorgenti del fiume Sele e che dà vita al grandioso Acquedotto Pugliese, a tutt’oggi opera ingegneristica che nel settore non teme confronti. Grazie alla dedizione di questi ragazzi, per la maggior parte volontari, il comune di Caposele sta portando avanti un progetto di riqualificazione

sacrificio è intriso ancora di sudore e di lacrime stritolata da ferite antiche. Ma per fortuna in queste contrade odi a sera il tocco dell’Ave che invita alla pace e alla preghiera tanto da evocare un dolce canto del tempo vissuto che ti accoglie nel suo grembo.

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da toccare ciascuno di noi come una benedizione tanto che ognuno vorrebbe immergersi per portarsi dietro il proprio passato, la propria storia. La sinfonia delle stagioni, qui in Irpinia danza maestosamente dall’inverno freddo ma non ostile alla primavera dolcissima dove si coglie la meraviglia della natura, all’estate calda e generosa fino all’autunno dai colori morbidi e melanconici che sembrano anelare alla vita. E’ un assistere ad una danza delicata di foglie sospinte dal vento leggero in assoluto silenzio che è rotto soltanto dal fruscio di qualche animaletto e lo sciabordio dell’acqua dolce e perenne dove si tuffa qualche indifeso uccelletto. Movendo lo sguardo dalla collina di Materdomini poi, soprattutto nel tardo pomeriggio, dall’alto verso il basso, si gode un lungo, magnifico tramonto che dilegua lungo la vasta valle del Sele che trascolora nelle varie tonalità di colori ,dal giallo all’oro per poi dar luogo alle sfumature dell’indaco. Tutto nella mia memoria i ricordi si frantumano come un rotolio di sassi che precipitano lungo un pericoloso pendio, e mi sovviene la gente laboriosa ed instancabile che strappa ancora calvari alle colline il cui

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una condizione storica, etico-sociale sempre più protesi verso lo sviluppo e il passato ancorché tragico è stato relegato nel dimenticatoio. Questo modo di operare e di vivere ci fa fare un tuffo indietro nel tempo e, ci induce a scavare nei meandri dell’anima dove ognuno di noi deve ritrovarsi, deve ricordare, deve inventare e sognare anche sempre tempi migliori per quelli che verranno dopo di noi. Studiare rimedi per evitare l’inquinamento ambientale, risanare i fiumi e tutti i corsi d’acqua di cui l’Irpinia è regina, salvare flora e fauna, non sembra poi un’opera impossibile. Ma non va sottaciuto il problema di una politica tesa a valorizzare tutto il territorio ricco di bellezze incomparabili dove l’uomo può, per fortuna, vivere in una dimensione ideale. Sono infinite le risorse socio-culturali e turistiche che l’Irpinia può offrire, a partire dall’Appennino con la sua catena di monti interminabili, con i valichi che sfociano in un panorama da sogno con il Laceno, il Cervialto, le Valli dell’Ofanto, del Calore, dell’Ansanto e della stupenda Alta valle del Sele dove il fiume che scorre perenne, inondandoci di luce e di riflessi sì

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olti secoli fa un poeta cinese disse che creare qualcosa con le parole o con gli scritti equivale a far vivere costumi e tradizioni due volte. Mai come oggi sento il bisogno di esprimere i miei sentimenti nei confronti della terra che mi ha generato e questo, è come recuperare me stesso dopo anni ed anni di silenzio. Il ricordare la propria terra per me assume un sentimento metafisico, un sentire dell’anima che diventa vivo attraverso le persone, le cose, le immagini, le ansie e gli entusiasmi dei giorni lontani. Spesso il raccontare, il ricordare riporta alla luce la vita e le tradizioni soprattutto dei paesi-presepio così come furono malignamente definiti durante il post-sisma del 1980 e quindi da abbattere e farli scomparire per sempre. Ma, per nostra fortuna, così non è stato e nei centri delle nostre contrade come S.Angelo dei Lombardi, Guardia, Lioni, Torella, Rocca San felice e tanti altri e non ultimo Caposele, la vita pulsa e palpita più di prima. Ciò è dovuto soprattutto alla tenacia del nostro popolo che nei secoli si è sempre distinto per capacità e laboriosità. Oggi, come non mai, nei nostri meravigliosi luoghi si vive in

di Renato Agosto

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protettore delle mamme e di loro bambini, hanno concluso una giornata davvero speciale. Ciò che ci resta, aldilà dello stupore per tanta bellezza a noi così vicina, è l’ammirazione per i nostri ragazzi: bravi, coraggiosi, competenti e capaci di piccole-grandi imprese, spesso gratuitamente o con una gratificazione economica davvero minima. Una bella lezione morale per noi adulti…facciamogli spazio e non lasciamoli soli!

di Caposele

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Gioy Merino con gli ospiti dei Lions

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(cose dette e ridette)

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vrei potuto soffermarmi su numerose questioni forse anche più richieste, ma come potete immaginare, Materdomini con il suo turismo religioso, e l’ulteriore slancio che può dare all’economia del nostro paese, è troppo importante per non ritornarci sopra, e tentare di approfondire qualche aspetto che pure abbiamo già affrontato, nei vari incontri che si sono tenuti. Ma lasciatemi prima dire, senza polemica, men che mai provocazione, ma solo per onor del vero che il capogruppo di minoranza continua nella pratica pseudo-politica che gli riesce meglio e che gli da più soddisfazione: quella di denunciarmi alla procura. E’ di qualche giorno fa la comunicazione di una sua nuova denuncia; ma chi legge saprà anche ben valutare. Noi, invece, siamo più seri, se ripetiamo, come abbiamo già detto, che la gente è stanca di chi fa politica facendo denunce, di chi fa politica nelle aule dei tribunali invece che nelle aule consiliari, di chi per liberarsi politicamente di persone benvolute ricorre alla procura. Ma questo è un disco che voi già avete sentito suonare negli anni novanta ed io di queste miserie sono veramente stanco. Molti, riprendendo il discorso, si sono resi conto che, siamo già in una nuova fase operativa in cui, nel mentre si risolvono i piccoli e grandi problemi che si è in condizione di risolvere, è stata avviata una fase di studio rigoroso che ci ha consentito di approdare ad una nuova idea di turismo. Abbiamo iniziato stilando e approvando il Piano Turistico Comunale, e anche in questo siamo all’avanguardia rispetto a tutti gli altri comuni con la stessa vocazione turistica. Il piano turistico comunale è la carta fondamentale delle risorse turistiche di un comune, che valutate nel loro insieme offrono gli elementi per determinare la missione turistica e le azioni verso le quali un comune deve orientarsi. Non è quindi, un piano di maneggioni, o di persone che per sentito dire lanciano delle idee e dei desideri, ma una previsione concreta che tiene conto di tutti i fattori che influenzano in senso particolare e in senso generale i flussi turistici. Abbiamo, inoltre aperto un sito web, che può tornare molto utile al turismo; direi oramai fondamentale in tutte quelle aree turistiche che si muovono da tempo

con scientificità; e una rete di web cam turistiche, focalizzate sui punti turistici fondamentali, consentono di vedere le condizioni meteo e le bellezze del nostro territorio. E noi ci crediamo nel nostro territorio. Noi crediamo che le nostre risorse ambientali, culturali, religiose e umane sono veramente apprezzabili. Il nostro territorio è da tutti ritenuto fortunato, infatti già nel passato, qualche importante personalità politica locale la definì la terra dei 2 Santuari: quello della Fede per la presenza della importante Basilica del santo dei bambini e delle partorienti, San Gerardo Maiella, e quello dell’Ambiente per la presenza delle sorgenti della Sanità. A questi 2 santuari, con molta dedizione, impegno e lavoro siamo stati capaci, nel senso che ci siamo riusciti, di aggiungere un terzo elemento che è quello della Cultura con l’inaugurazione e l’apertura al pubblico del museo delle macchine di Leonardo e le successive manifestazioni culturali, sociali e del tempo libero, che prendendo spunto da questo evento, hanno stimolato e rinvigorito nuove energie e nuove presenze turistiche, vedi esposizione della Tavola originale dell’Autoritratto di Leonardo da Vinci. E noi su questo fronte intendiamo andare avanti, perché gli apprezzamenti che riceviamo ci fanno capire che questo settore può tornare molto utile alla stessa economia di Materdomini. Da anni discutiamo e ascoltiamo durante le campagne elettorali di aumentare l’offerta e di puntare maggiormente ad un turismo che non sia quello del mordi e fuggi; di trattenere per più giorni il turista che soggiorna a Materdomini; di dare più servizi. Questo, finalmente, abbiamo iniziato a farlo non solo con quanto detto prima, ma abbiamo allacciato, per primi nella regione Campania, la rete wifi in tutte le aree visitate dai sempre più numerosi turisti e studenti; siamo stati capaci di promuovere le nostre iniziative sui vari organi di informazione e possiamo affermare con certezza e senza paura di essere smentiti che il nome di Caposele e Materdomini è cresciuto rispetto a qualche anno fa, è cresciuto nella percezione e nella consapevolezza di ogni cittadino dell’Irpinia e della Valle del Sele. Tanto che quando, in ogni convegno, ogni servizio televisivo, ogni articolo di giornale, del nostro territorio, si parla di turismo, si associa

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incentivato e reso possibile anche un aumento delle offerte da parte dei privati che hanno partecipato a rendere più attrattivo il paese e la sua frazione da parte dei giovani, e li hanno convinti a trascorrere la maggior parte delle loro serate nel loro bel paese, interrompendo quel fenomeno migratorio serale verso i paesi limitrofi a cui si assisteva da anni, con conseguente preoccupazione dei genitori. Anzi si è registrato un fenomeno all’inverso: sono infatti i giovani degli altri comuni oggi a venire a Caposele e Materdomini. Il fenomeno del turismo giovanile deve essere nei prossimi anni studiato attentamente, in quanto esso può diventare una fonte interessante di rilancio dell’economia locale. Basti pensare al progetto Erasmus, che ha visto più di 100 giovani di 22 nazioni, sostare a Caposele e Materdomini agli inizi di maggio, dell’anno scorso. Basti pensare all’evento eccezionale organizzato anche quest’anno, la Festa della Musica, che ha visto tanti giovani caposelesi uniti per qualcosa di positivo. Questi ragazzi sono riusciti a movimentare e far arrivare nel nostro comune migliaia di giovani da zone vicine e lontane. Mettersi sulla sintonia dei giovani è per noi molto importante. E’ di qualche giorno fa, la comunicazione che il nostro comune è stato inserito nell’elenco dei progetti ammessi ad ospitare tirocini formativi nell’ambito del bando regionale “Garanzia Giovani” . Questo significa che per 6-12 mesi 5-6 ragazzi di Caposele, ad iniziare dall’anno che sta arrivando, potranno formarsi sul comune percependo un indennizzo di circa 500-600 euro al mese. Nei prossimi anni, oltre alle opere pubbliche, dovremo in maniera sempre più mirata, puntare ad un minuzioso e professionale lavoro di promozione del nostro territorio e del nostro Santuario. Nell’ultimo periodo abbiamo assistito solo alle prove generali di quello che dovrà essere. Il nome di Materdomini e di Caposele dovrà essere sempre più conosciuto ed importante per le agenzie turistiche, per le comunità religiose e per le scuole della Regione Campania e della Regione Puglia. Questo abbiamo iniziato a

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inevitabilmente il nome di Caposele e di Materdomini. Non è un caso infatti, che a lamentarsi oggi sia Mercogliano per la sua Montevergine, perché ritiene che Materdomini la stia superando con il Santuario di S. Gerardo Maiella. Ancora, molto importante, è stato redatto il “Piano Materdomini”, arricchito anche del contributo della sezione locale del PD, che contiene il programma politico-turisticoeconomico per Materdomini. In questo Piano sono contemplati, per menzionare le opere più importanti: - Il Parcheggio S. Michele, situato a nord di Materdomini, all’uscita dello svincolo della Fondo Valle Sele. Il progetto esecutivo è stato approvato, restano i tempi per l’appalto e l’opera sarà realizzata con fondi derivanti dalla convenzione con l’AQP. Tale parcheggio sicuramente decongestionerà il centro, rendendo più fruibile la visita al Santo. -La sistemazione della rotonda dello svincolo stesso. Ci sono progetti ed interessamenti portati già all’attenzione del consiglio comunale. La tabellonistica prevista, pubblicizzerà ancora di più il nostro territorio. -La sistemazione dell’ex scuola media di Materdomini ad edificio per i servizi del turismo. C’è a tal proposito un progetto di circa due milioni e mezzo di euro, presentato alla regione Campania, stiamo seguendo il suo iter, a giorni avremo il responso del suo finanziamento. Sarà una bellissima cosa, perché tale edificio con tutte le opere di abbellimento e sistemazione dell’area circostante, nonché dell’edificio stesso, diventerà veramente il centro dei servizi del turismo, dando concretezza alle varie e svariate esigenze connesse al turismo stesso. -La sistemazione del parcheggio del Liceo e del muro sottostante, per un maggiore decoro dell’area. -Un terrazzamento con un belvedere in via S. Alfonso, in corrispondenza dei platani, in modo tale da rendere quell’area ancora più spaziosa e ancora più vivibile. -E altro ancora …… Allo stesso modo è innegabile che in questi anni è migliorata la qualità della vita con un minimo di arredo urbano artistico. Tutte queste iniziative, per quanto minime, hanno cercato di rendere più vivo e vivace il nostro paese e contemporaneamente, hanno

di Pasquale Farina

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nuovo sarà inaugurato. Nel 2006, con la legge regionale n°15, Caposele grazie a Materdomini fu equiparato ad una cittadina di 40.000 abitanti, ed incluso nella legge comunemente chiamata, legge Pietrelcina. Questa legge oltre ad una serie di benefici in termini di opere pubbliche che si possono invocare, consente di richiedere ai vari assessorati regionali una maggiore attenzione in sede di riparto di fondi regionali e comunitari. Questa legge, ora che sono cambiati anche i vertici della nostra ASL ci consente di difenderci e difendere bene, anche, il nostro 118, che in caso contrario potevamo salutare definitivamente. Come si vede, una ulteriore risoluzione dei problemi del turismo di Materdomini, più che a Caposele sta altrove, nel senso che non è sufficiente più, come al tempo del terremoto, aspettare che i finanziamenti piovano dal cielo. Oggi la nuova progettualità deve correre dietro le fonti di finanziamento, chiedendo anche ai nostri consiglieri regionali irpini, di agevolare questa nuova fase del turismo, che per vivere e vivere bene deve aprirsi su tutto il territorio. Il percorso è avviato anche se solo all’inizio, il solco è stato tracciato per chi, insieme a noi, intende scommettere su questo nostro progetto, e vuole impegnarsi a lavorare attorno ad un'idea già avanzata di sviluppo di Caposele, di cui Materdomini è parte significativa. Ma soprattutto voglio ricordare a tutti, se mai ce ne fosse bisogno, che Caposele e Materdomini per crescere e per progredire hanno bisogno di pace, di armonia e di concordia. Questo è il senso vero di chi si sente caposelese e ama Caposele ….!!!!! Vi auguro di vivere questi giorni con serenità, e gioia. Con questo augurio spero che trascorriate un BUON NATALE e l’ANNO NUOVO vi porti tanta FELICITA’!!!!! TANTI AUGURI A TUTTI…..

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promozione. Un'idea di turismo per capirci che chiede, intanto all'economia turistica che c’è, di continuare con pazienza a fare la sua parte e a farla bene, all’altezza dei tempi e delle richieste dei turisti, ed ad altri, gli amministratori in prima fila, di spianare la strada a nuove occasioni di rilancio economico, come abbiamo fatto in questi anni con dedizione, amore e lavoro. E vorrei ancora una volta ripetere, ciò che si fa a Caposele lo si fa anche e soprattutto per Materdomini. Come penso, è interesse degli operatori turistici di Materdomini, che il territorio abbia una offerta più vasta che renda piacevole, rilassante ed interessante la permanenza nel nostro paese. Inoltre è inutile dire e ricordare che le migliaia di persone che sono arrivate a Caposele sono andate poi a Materdomini, non fosse altro che per saggiare i nostri prodotti tipici, le matasse, il muffletto e gli amaretti, per i quali questa amministrazione ha ottenuto il riconoscimento di Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT). A ciò dobbiamo aggiungere che è interesse di chi abita a Caposele e nelle contrade, che l’afflusso turistico di Materdomini sia rafforzato per le conseguenti occasioni di lavoro per tutti i caposelesi. Di eventi rilevanti ne sono accaduti tanti nel passato, si pensi al Giubileo, alla proclamazione di padre Pio a Santo….. tutti i comuni a vocazione turistico religiosa seppero fare la loro parte, invece, qui tutto scorse, come scorre l'acqua sull'argilla. E allora dobbiamo far tesoro degli errori del passato, per non farci sfuggire occasioni che possano portare finanziamenti importanti per sostenere e incentivare il nostro turismo. Certo non è una cosa facile, trovare fondi per il rilancio del turismo. Ciò nonostante quanto a finanziamenti stiamo prendendo a volo tutte le opportunità che si presentano. Per cui, misure, Programmi Operativi Regionali, bandi etc… sono attenzionati al fine ad esempio di rimettere a nuovo tutto l'asse viario, le reti idriche, realizzare parcheggi, e dare servizi …. insomma, una serie di infrastrutture e strutture pubbliche a sostegno della collettività e del turismo di Materdomini in particolare. E’ importante per Materdomini, e l’ho già ribadito, ma repetita iuvant, completare il centro fieristico che abbiamo ereditato solo con pilastri e senza un centesimo ulteriore di finanziamento; ci siamo impegnati ed abbiamo ottenuto altri due milioni di euro per completarlo. I lavori sono agli sgoccioli e probabilmente con l’anno

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farlo, mandando la nostra brochure a moltissime scuole, parlando e mostrando le nostre bellezze naturali, religiose, culturali e gastronomiche in trasmissioni televisive, vedi ad esempio pubblicità dello scorso anno ed intervista al sindaco di Caposele su Irpinia Sannio, di qualche settimana fa; vedi la diretta su TG3 da Caposele in occasione dell’accensione dell’albero di Natale, servizio ben curato dal giornalista Rino Genovese, nel quale Caposele e Materdomini hanno mostrato tutte le loro bellezze naturali, culturali, religiose e i loro prodotti tipici, le matasse, gli amaretti, e il muffletto. Sulla stampa locale, provinciale e regionale, con gli articoli scritti in occasione dell’esposizione della Tavola originale dell’Autoritratto di Leonardo da Vinci; della Festa della Musica e in tante altre occasioni. Nei vari incontri, conferenze e ovunque siamo stati invitati. Questo è il solco, questa è la strada. Queste non sono certamente chiacchiere; ci si deve rendere conto che, oggi siamo noi a dover inseguire il turismo e non viceversa. Sia perché ci troviamo di fronte ad un nuovo modello di turista, che non è più quello classico cioè il pellegrino, che ha portato economia a Materdomini negli anni 60 e 70, sia perché nel sofisticato mondo dell'offerta turistica, i concorrenti di Materdomini tendono a crescere. Ecco perché noi insistiamo su una nuova idea di turismo, dove c'è bisogno anche di andare oltre, costruendo dei pacchetti turistici che attraggano intere categorie, le quali potrebbero essere interessate alla fruizione di un territorio che è in grado di offrire turismo religioso, ma anche turismo ambientale e culturale. Mi riferisco alle possibilità del turismo per anziani, al turismo scolastico, a quello della convegnistica, e a quello strettamente ecologico-ambientale. Qualche anno fa ci chiedevamo se il comune potesse porsi come punto di riferimento, anche per tutti gli altri, aiutando a costruire una rete, in modo che le strutture recettive riempissero i vuoti durante i periodi non coincidenti con il massimo afflusso dei pellegrini. Questo però può avvenire, come sta avvenendo, non caricandoci sulle spalle, in modo generico ed estemporaneo, questo obiettivo, ma ricorrendo ad esperti del settore così come ricorrono a specialisti le aree forti del turismo nazionale (ad es. San Giovanni Rotondo), ed è quello che stiamo facendo noi, con bravi professionisti esperti locali, e non solo. Ma anche coinvolgendo gli studenti del locale liceo con borse di studio sul tema specifico del turismo e della sua

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MATERDOMINI

AREA LL.PP. PATRIMONIO ED URBANISTICA

Caposele 2 febbraio 2014

Assessore Vito Malanga Assessore Salvatore Conforti

http://issuu.com/comunecaposele/docs/ piano_materdomini_web_prot/1

Firmata il 31 ottobre scorso a Napoli la convenzione relativa al finanziamento che la Regione Campania ha elargito a Caposele per la predisposizione del PIANO DI PROTEZIONE CIVILE. La stipula tra il Sindaco Pasquale Farina e il dirigente del settore Italo Giulivo, avvenuta a Napoli presso la sede della Regione, ha dato il via libera ad un primo passo verso un nuovo ed efficace progetto di protezione civile destinato alle nostre zone. Un piano di emergenza non è altro che il progetto di tutte le attività coordinate e di tutte le procedure che solo attraverso una precisa distribuzione di sforzi volti a conoscere i rischi e le possibilità di recuperare la salute dei cittadini, può dimostrarsi efficace ed importante per aree come la nostra che hanno subito un gravissimo terremoto. La Regione Campania sensibile a queste problematiche, ha indicato negli obiettivi del P.O. F.E.R.S. 2007/2013 una possibilità per comuni che si sono attivati con le proposte di progetto. Caposele, è tra i beneficiari di questo finanziamento e sicuramente, con la collaborazione di associazioni ed enti preposti sul territorio alla salvaguardia della sicurezza dei cittadini, potrà realizzare attraverso una buona politica ed operatività, un monitoraggio importante ed attuare tutte le misure di sicurezza necessarie. Un altro finanziamento per Caposele quindi, anche se piccolo, ma di grande importanza generale, che potrà restituire alla popolazione più sicurezza e tranquillità in caso di calamità naturali.

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Fare

Turismo

albero di Natale

Caposele, il 13 dicembre l'accensione del grande

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il Riciclo Creativo: bottiglie di plastica ed altri materiali riciclati per il primo Natale ecosostenibile, il primo albero di Natale realizzato interamente con bottiglie di plastica riciclate. Centinaia di bottiglie ed altri materiali di riciclo. Lo scopo è come al solito, dimostrare come realmente un oggetto destinato a diventare rifiuto possa poter avere potenzialmente diverse “vite” e riutilizzato, a tutto vantaggio della creatività e della manualità, oltre che dei vantaggi verso l’ambiente, abilità che devono essere valorizzate e stimolate, come da tempo le associazioni del territorio cercano di sostenere. Ancora una volta, per questo progetto, un bell’esempio di collaborazione che ha interessato diverse associazioni, rendendo partecipe tutta la comunità, artigiani locali, gli alunni delle locali scuole, fornendo la prova concreta che il riciclo può e deve essere una sana e consapevole abitudine per tutti. Promuovere ed incentivare il turismo e l’economia delle nostre aree resta comunque il nostro obbiettivo, ponendo al centro la Nostra Terra, le nostre tradizioni, gli usi e costumi che, attraverso i secoli, le conoscenze acquisite con l'esperienza hanno raggiunto intatte le generazioni attuali, che continuano ad investire in questi luoghi, forti dell'idea di non disperdere la preziosa eredità di saperi. La cultura che merita di essere conosciuta e tramandata anche fuori dei confini territoriali, diventando attrattore per un turismo che vuole riscoprire ritmi naturali e modi di vivere autentici,

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realizzati artigianalmente, oggetti in ceramica, la fanno da padrone. Creazioni artigianali create con i materiali più disparati, oggetti decorati con varie tecniche come deucoupage e via dicendo, insomma tutti troveranno l’oggetto particolare che arricchirà il clima di festa e di gioia. Non mancheranno i prodotti della tradizione gastronomica natalizia. Crepes di vario tipo, le caldarroste, le torte della tradizione, gli amaretti (tipici dolci alla nocciola sono prodotti inclusi in un apposito elenco, predisposto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), gli strufoli, il vin brulè, la birra artigianale, le cioccolate calde, e tante leccornie per grandi e piccini. Quest’anno una sezione del Mercatino, verrà allestita per i prodotti agricoli-alimentari biologici a “km 0” , volendo attuare l’idea di ridurre l'impatto ambientale che il trasporto di un prodotto comporta, e incentivare la filosofia di quanto sia vantaggioso consumare prodotti locali, aiutando l’ambiente, promuovere il patrimonio agroalimentare locale e abbattere i prezzi, oltre a garantire un prodotto fresco, sano e stagionale, con la riscoperta del rapporto consumatoreproduttore. Dopo il successo della manifestazione estiva “WineJazz all’ombra del Campanile”, si rinnova la collaborazione con Slow Food Alta Irpinia, associazione internazionale non profit impegnata a ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai sapori di cui sono custodi territori e tradizioni locali ed Il Gal Irpinia. Non mancheranno di certo tante espressioni del folklore locale, come la musica, i balli tipici come la Tarantella, il Batticulo, la Quadriglia comandata. Ampio spazio sarò dedicato ai bambini, con animatori professionisti, ballonart, truccabimbi, cantastorie, e tante altre sorprese. Il visitatore, potrà ammirare ed assistere alla cerimonia di accensione del bellissimo abete greco di 33 metri di altezza addobbato in occasione delle festività natalizie, il quale risulta essere tra i primi 5 alberi di Natale viventi più alti d’Europa e secondo in Italia. Ma non basta, a Caposele torna in scena

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33 metri di luci, speranze e solidarietà e promozione turistica: accoglienza ed ospitalità del popolo di Caposele, bellissimo comune altirpino, terra di mezzo tra la Valle del Sele e Valle dell’Ofanto che passa via tra le belle province irpine e salernitane. Terra dove si uniscono, attraverso percorsi tracciati nei secoli, luoghi di storia, natura, di arte, fede di cultura che narrano, come in una fiaba, il lungo e splendido passato di una terra tenace, ricca, generosa ed ospitale. Dai santuari, alle sorgenti del Sele, fino ad arrivare agli itinerari naturalistici, il territorio offre numerosi elementi di attrazione legati non solo al turismo religioso, ma anche capolavori di gusto legati al territorio e alle tradizioni artigiane, ancor oggi tramandate con orgoglio da padre in figlio. Proprio per incentivare e per far riscoprire le attività artigiane, per il terzo anno consecutivo, si allestirà il “Mercatino di Natale”, inserito con orgoglio nelle maggiori guide europee del settore (www.mercatinidinatale. com), ormai diventato un appuntamento imperdibile ed irrinunciabile del freddo inverno che riesce a regalare sempre un'atmosfera magica e speciale per grandi e piccini. Nelle nostre piccole ambizioni, il Mercatino, ha avuto da sempre l’obiettivo di proporsi come una sorta di vetrina dalla quale si possano valorizzare e promuovere le piccole attività legate all’artigianato artistico, all’hobbistica, alla cultura delle tecniche artigianali tradizionali. Il patrimonio culturale quei beni tradizionali, viventi e tramandati di generazione in generazione, che conferiscono a una comunità un senso d'identità e di continuità. Stand sapientemente addobbati e ricchi di mille oggetti realizzati interamente a mano, di decorazioni, di prodotti tipici locali, di golose prelibatezze e tanta allegria. Lungo il corso principale del paese, tra fuochi e bracieri dove potersi scaldare, si potranno trovare da una parte i banchetti allestiti da manufatti artigianali veramente originali e particolari, fra cui oggetti fatti in pietra, in legno, in lane e cotone, di materiali di recupero e riciclati, stand in cui l’arte e la tradizione del ricamo del tombolo, dei lavori ai ferri, oppure i presepi,

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33 metri di luci, speranze, solidarietà e promozione turistica

diventando il simbolo della multiforme offerta del territorio, e lo spunto per aprirsi all'esterno, accogliendo e confrontandosi con le eccellenze non solo dell'Irpinia, ma anche delle zone limitrofe e di tutto il Sud Italia. Grazie alla collaborazione tra l’associazione Culturale S.I.L.A.R.I.S. (promotrice dell’iniziativa) e tutte le strutture alberghiere di Materdomini, è stato possibile realizzare un pacchetto, a prezzi davvero eccezionale. Al turista chi vorrà trascorrere il week end del 13 dicembre a Caposele, verrà offerta la possibilità di partecipare alla cerimonia di accensione dell’albero, la visita del Mercatino, il pernottamento in qualsiasi hotel che ha aderito all’iniziativa. Per il giorno 14 dicembre è prevista colazione, visita al Santuario di S. Gerardo ed ai suoi musei (a cura dell’Associazione Gerardina), visita alle Sorgenti del Sele, ai musei (Leonardiano e delle Acque), mini tour (a cura del Simu Caposele). Mercatino, pranzo e possibilità nel pomeriggio di visitare la bellissima Abazia del Goleto a S.Angelo dei Lombardi (a cura della Pro-loco Alta Irpinia di S.Angelo). Servizio navetta da Caposele a Materdomini e parcheggi gratuiti.


Nelle opere di Matilde Serao prendono esistenza una vasta gamma di personaggi, della ricca borghesia come anche del popolo minuto. Uno di questi personaggi, che troviamo nel romanzo “Vita e avventure di Riccardo Johanna” è una serva di nome Marianna Rosania, espressamente indicata come proveniente da Caposele.

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a questa scena, Marianna «voltava la testa in là», provando una certa empatia per i due Johanna, forse perché sa bene ella stessa cosa significhi la fame, la stessa che tempo addietro l’ha portata a lasciare il paese natio per andare a lavorare in città. É una serva nerboruta, in carne, «col suo passo di anatra grassa… di bestia grossa», ma ha un cuore d’oro ed è molto saggia. Figlia di un paese di campagna trapiantata in città, ma che del proprio luogo natio ha conservato tutta la genuinità e l’habitus di valori che lo contraddistinguono. “Vita e avventure di Riccardo Johanna” non appartiene alle opere ‘maggiori’ di Matilde Serao, difatti solo da poco tempo è stato riscoperto e riproposto alla lettura nel panorama letterario italiano. Per noi caposelesi, invece, questo romanzo ha un ruolo molto importante perché, a quanto pare, è l’unico, frutto di una penna di un’autrice di fama nazionale, che contenga al suo interno un personaggio figlio del nostro paese. Marianna Rosania, pur non ricoprendo all’interno di esso un ruolo da protagonista, penso che vada fatto conoscere ai caposelesi, in particolar modo a quelli che vivono la loro età scolare, perché se è vero, come penso, che la Serao si sia ispirata ad una caposelese in carne ed ossa per ‘inventare’ il personaggio di Marianna, essi possano, leggendone le umili faccende quotidiane, prendere coscienza delle proprie radici fatte appunto di umiltà, di semplicità, di bontà, di attenzione agli altri, di lavoro indefesso, immagine vera di una Caposele di cui l’umile personaggio di Marianna Rosania è una degna figlia.

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Ella è descritta come una «vigorosa contadina di Caposele» che è al servizio, come serva domestica, di una non ben identificata donna Caterina, presso la quale abitano, pagando la pigione, Paolo Johanna ed il piccolo Riccardo. Marianna è «una tarchiata, robusta contadina del Cilento (sic), dai capelli ispidi e neri, dagli occhi selvaggi, dalla bocca larghissima» ed è sempre affaccendata: ora la si vede intenta a fare il bucato, ora ad accompagnare il piccolo Riccardo fuori casa o dal padre - non senza avergli prima comperato la merenda - ora a cucinare (pietanze non sempre gradite ai Johanna) o a sistemare le stanze. Marianna sa muoversi con precisione e con padronanza nelle sue innumerevoli incombenze domestiche; il piccolo Riccardo le è molto attaccato, le confida ciò che ha fatto durante la giornata e parla con lei, specie quando gli serve qualcosa, perché sa bene che il cuore contadinesco di Marianna è ricco di generosità. Marianna nutre un grande affetto per Riccardo e quando può cerca di accontentarlo, perché anche se si è poveri, è cosciente del fatto che l’amore non è mai povertà e Riccardo ricambia affettuosamente: sa bene che può avere, nei limiti del possibile, qualunque cosa voglia da questa domestica dotata di un forte senso materno, basta chiedergliela: «Ditemela, signorino mio, e Marianna ve la fa». Marianna conosce bene la povertà, e sa che Paolo Johanna non sta per niente bene economicamente; da serva, sa porre in atto tutte quelle piccole attenzioni per non far pesare ulteriormente al padre ed al figlio lo stato di indigenza in cui versano. Quando donna Caterina chiede a Marianna se avesse chiesto a Paolo l’affitto arretrato, Marianna le risponde di no e, ad una padrona di casa che sta lì per lì per urlare, fa un cenno supplichevole perché tacesse, in quanto c’è con loro il piccolo Riccardo intento a mangiar le prugne che lei gli aveva comprato. In realtà non chiede l’affitto a Paolo perché «presa da pietà… vedendolo impallidire e balbettare: non glielo diceva, anche per quella bella creatura di Riccardo, che chinava gli occhi e stringeva le labbra, quando venivano a chieder denaro a suo padre». Dinanzi

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realmente vissuti ed a persone davvero incontrate nella sua vita. Chissà, quindi, che una certa Marianna Rosania non abbia fatto parte della vita della Serao e la scrittrice abbia voluto ‘immortalarla’ in uno dei suoi romanzi. Le ipotesi a riguardo possono essere davvero tante. Il grande filosofo Benedetto Croce ha definito “Vita e avventure di Riccardo Johanna”, «il romanzo del giornalismo italiano» in quanto fotografa, con eccezionale acume e, perché no, con imperitura attualità ciò che significhi essere giornalisti in Italia. Il protagonista, Riccardo Johanna, è il figlio di un modesto correttore di bozze, Paolo, che lavora a Napoli per un giornale: una vita di stenti, quella di Paolo, il cui sogno è che il figlio non segua le sue orme; ma Riccardo non ascolterà la voce del padre e, partendo anche lui come correttore di bozze, lavorando prima a Napoli, poi a Roma ed in altri luoghi diventerà, infine, egli stesso direttore proprietario de Il Tempo. Il romanzo si chiude con un vecchio Riccardo pentito, in qualche modo, di aver disubbidito al volere del padre e di essere stato giornalista, resosi finalmente conto di quanto questo mestiere porti l’uomo a quella che egli identifica come una ‘catastrofe’: «La catastrofe piccola, minuta, volgare, quotidiana: oggi se ne va uno scrupolo, domani si abbandona una fierezza, l'altro giorno si sacrifica un sentimento, quest'altro giorno si dice addio a una fede. Il pudore si sgretola, l'amor proprio si annulla. Si soffre assai, prima: poi, viene l'atonia della coscienza, quell'orribile stato, in cui si è perduta la misura del possibile e dell'impossibile, la misura del giusto, l'atonia della coscienza in cui ogni concetto della realtà è finito, in cui si può far tutto, capite, far tutto! È la catastrofe ignobile, indegna di uomini, indegna di cristiani, la catastrofe che non finisce mai, che non ammazza, che fa agonizzare, e che non uccide, che fa ribrezzo, e non fa pietà». Penso che queste parole, attualissime, dovrebbero leggerle per davvero molti giornalisti i quali, in nome di una fede politica o di altre forme di tornaconto personale, invece di essere servitori della verità ne diventano manovratori, zittendo il richiamo morale della propria coscienza. Orbene, è in questo quadro ‘giornalistico’ che si inserisce - solo nella prima parte del romanzo, quando il protagonista è ancora un bambino il personaggio di Marianna Rosania.

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enedetto Croce la elogiò per la sua fantasia schietta, viva e limpida, il critico letterario Attilio Momigliano amò definirla «la più grande pittrice di folle che abbia dato il nostro verismo», Gabriele D’Annunzio le dedicò il romanzo ‘Giovanni Episcopo’ con queste parole: «A voi, signora, a voi che ricercando il meglio date in Italia l’esempio di una operosità così virile» ed il poeta vate Giosuè Carducci la giudicò «la più forte prosatrice d'Italia». Stiamo parlando di Matilde Serao (1856 - 1927), autrice di diversi romanzi, racconti, novelle, nonché giornalista e fondatrice di quotidiani e giornali (Il Corriere di Roma, Il Mattino, Il Giorno). Donna forte e, allo stesso tempo, estremamente sensibile, la Serao, fedele alla sua vocazione verista, è stata una voce viva di quelli che erano i problemi e le situazioni in cui vivevano le persone del suo tempo; basta leggere uno dei suoi capolavori, ‘Il ventre di Napoli’, per rendersene conto. Sapeva bene quanto fosse difficile la vita e conosceva bene il dolore, sperimentato sia in diverse sue vicende sfortunate sia nella sofferenza dei poveri, degli ultimi, del popolino. Amava definirsi «una fedele e umile cronista della mia memoria», memoria che era, allo stesso tempo, personale e collettiva, in quanto affondava le sue radici sia nel suo cuore che fuori dalla porta della sua casa: nei vicoli di Napoli come anche nei salotti della borghesia, frequentati da persone spesso criticate dalla stessa scrittrice per la loro ipocrisia e per la loro distanza dai bisogni reali della gente: «Non sanno che io le conosco da cima a fondo, che le metterò nelle mie opere…», affermava sarcasticamente a riguardo. E così è stato: nelle opere di Matilde prendono esistenza una vasta gamma di personaggi, della ricca borghesia come anche del popolo minuto. Uno di questi personaggi, che troviamo nel romanzo “Vita e avventure di Riccardo Johanna” è una serva di nome Marianna Rosania, espressamente indicata come proveniente da Caposele. Come mai la scelta di un personaggio caposelese per il suo romanzo? Forse che la Serao abbia avuto come domestica una ragazza originaria di Caposele?, o, ancora, abbia goduto dell’amicizia o della conoscenza di qualche persona del nostro paese? Non possiamo saperlo ma piace pensarlo, forti di quanto lei fosse solita ispirarsi, nei suoi romanzi, a fatti

di Mario S

Un'immagine di Matilde Serao

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Cultura

Ernesto Caprio, con il suo articolo su Giacomo Leopardi ci dà lo spunto per ricordare una “epigrafe” di mons. Alfonso Farina dedicata al grande poeta di Recanati, curato, negli ultimi giorni della sua vita, dal nostro “genius loci” Nicola Santorelli. A tal proposito don Alfonso Farina chiese al Sindaco dell’epoca Alfonso Merola di ricordare questo importante evento storico intitolando uno slargo delle Sorgenti a Giacomo Leopardi. Di seguito riportiamo l’epigrafe suddetta suggerendo agli amministratori di oggi di intestare a Giacomo Leopardi la piazzetta creata di recente a tergo della grande piazza della Sanità.

di Ernesto

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occhio curioso, "adolescente" e da una ragione rigorosa e possente. Poeta sommo, pensatore inesauribile, ha anticipato di un secolo la filosofia di fine millennio; e forse, in questa mutazione antropologica in cui siamo immersi, il riferimento a lui può ridare il senso e la misura della nostra umanità contemporanea.

La parte superiore della Piazza Sanità che potrebbe essere intestata a Giacomo Leopardi

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intervento fatto all'interno di un incontro sulla poesia leopardiana, tenutosi a Roma negli anni '90 presso il centro Eugenio Montale, diretto dalla instancabile poetessa Maria Luisa Spaziani (da poco scomparsa) e del quale ero socio. Lo ripropongo, qui di seguito, ancor prima di vedere il film di Martone , nella certezza di offrire elementi di interesse e riflessione e, perché no, magari di fare pubblicità ad un film che si preannuncia sicuramente all'altezza dell'onere assuntosi. Il grande impegno ed il tempo profusi fin da giovane nello studio di argomenti e materie diversi ed universali non relegheranno Leopardi in una personalità erudita ed estranea nei confronti della realtà del piccolo borgo e della natura che lo circondava. Anzi, al contrario, una intensa penetrazione intellettuale ed emotiva lo immergeva nei sentimenti e nella vita esistenziale più profondi e più reconditi delle persone comuni che abitavano in modo semplice e tradizionale il borgo. Natura, persone, il tempo che scorre, la caducità che con esso irrimediabilmente si determina, sono gli aspetti di un'unica realtà che Leopardi sembra cogliere. La sua profonda cognizione della conoscenza, del mondo e di se stesso, il canto di amore, di penetrazione, di dolore, il canto della vita del pianeta: questa è la poesia leopardiana. Essa nasce da una grande conoscenza dei classici, del pensiero che lo ha preceduto, soprattutto dalla partecipazione al mondo che lo circonda con l'animo sempre aperto,

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l film di Mario Martone "Il giovane favoloso" richiama giustamente l'attenzione su di un poeta di spessore elevatissimo, che ancora non è stato letto dalla critica in tutta la sua complessità (difficile non pensare quanto sia stato poco tradotto, soprattutto nelle opere di pensiero), tant'è che con cadenza quasi annuale assistiamo all'edizione di un testo critico autorevole di approfondimento monografico. La poesia e il pensiero di Leopardi non hanno tempo e non hanno spazio e l'interesse, che suscita negli studenti italiani, soprattutto oggi e nelle realtà metropolitane, ne è a testimonianza. In un'età in cui i temi leopardiani gravano e spingono all'interno di ciascuno di loro, i giovani avvertono e sentono nel profondo di se stessi di non essere soli. In una generazione innervata in una rete di contatti, spesso spasmodici e totalizzanti, un pensiero forte, semplice, diretto e nudo colpisce nel profondo, riporta quel vento mediterraneo cha ancora ha ragione di esistere, malgrado le massicce dosi di cultura anglosassone, somministrate dalle varie TV private e di stato. Ho così, con emozione e piacere, ritrovato il testo di un mio breve

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Claudio Martone, campione di incassi ed in programmazione recentemente nelle sale italiane, ha riportato alla cronaca due importanti avvenimenti legati alla nostra terra. - Il primo relativo alla sceneggiatura del film curata dalla moglie del regista Ippolita Di Maio che proviene da Santomenna, comune confinante con il nostro; - il secondo, che ci riguarda più da vicino e che è un pezzo di storia riportato su tutti i libri, è relativo all’opera prestata al grande scrittore, nell’ultima parte della sua vita, dal Dott. Nicola Santorelli della “Scuola medica Salernitana”. Per tale storico accostamento, si potrebbe suggerire una manifestazione in ricordo sia del medico Caposelese che dello scrittore, scoprendo una lapide, un mezzobusto o dedicando a Leopardi uno slargo del nostro Paese. Il riferimento storico può essere estrapolato dal n. 82 de “la sorgente” e consultato on line sulla nostra SELETECA” film su

Giacomo Leopardi “Il

giovane favoloso” di


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cultura del lavoro, all’innalzamento culturale e civile delle popolazioni, alla creazione di una classe dirigente preparata, in particolare tecnica e amministrativa orgogliosa di sé, attenta e pronta all’evoluzione dei rapporti economici di mercato. Dunque, se ora il Mezzogiorno, che nel breve periodo di poco più di dieci anni seppe uscire dalla civiltà delle neviere per approdare a quella dei frigoriferi, vuole ripartire deve adottare il civile rapporto tra le comunità locali basato sull’emulazione, sul rispetto e sulla cooperazione. Spetta, inoltre, agli Enti locali farsi promotori di intese con le Regioni, le Università, le Soprintendenze, gli ordini professionali e le imprese per affrontare il degrado urbano, il risanamento dei territori e la valorizzazione dei centri storici e dei beni culturali, obiettivi tutti che si presentano come prioritari. Dai Comuni può partire l’assunzione di questi obiettivi nella trasparenza e nel coinvolgimento dei cittadini, della cultura, dei saperi tecnici, del mondo della produzione e del lavoro. E’ necessario riprendere il filo del discorso sulla costruzione delle comunità, mettendo insieme i territori mediante una politica di servizi per dar vita ad un modello di comprensorio aperto in cui ogni paese valorizzi la propria specificità e dove ogni cittadino si senta a casa, dove i giovani possono trovare risposte concrete al loro futuro senza dover emigrare, oggi purtroppo unica scelta. Partire, quindi, dalle amministrazioni comunali per un Mezzogiorno ancorato all’efficienza, alla legalità e alla crescita nell’indispensabile raccordo con gli interventi dello Stato centrale e con i fondi europei.

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strepitoso, tuttavia dai nostri paesi si emigrava ancora verso le Americhe. In quel periodo in tutta Italia si affermò una nuova classe dirigente e al suo interno la dirigenza tecnica: il pensiero corre subito all’IRI, all’ENI, a Enrico Mattei e soprattutto alla nuova imprenditoria privata. Ma dalla traumatica fine dell’intervento speciale, iniziata nei primi anni Settanta ad opera dell’entrata in campo delle regioni a statuto ordinario, conclusasi con la soppressione dell’intervento stesso nel 1992 e irreversibilmente sancita nel 2001 con la riforma del Titolo Quinto della Costituzione, la politica centrale dello Stato venne sostituita da spinte localistiche e regionali il più delle volte pilotate. Il boom economico -scrive l’autore- fu l’affermazione di una Nazione che aveva saputo rinascere, nonostante la disastrosa eredità della guerra e le profonde divisioni ideologiche, molto più marcate e avvertite di quelle attuali. Il miracolo economico, purtroppo, non fu uniforme in tutta Italia. Il divario Nord-Sud, nonostante i notevoli progressi registrati dal Meridione, si modificò di poco, in quanto nello stesso periodo il Nord fu interessato da un tasso di sviluppo superiore al Mezzogiorno. Il Sud, invece, continuò ad essere terra di emigrazione, anche se nei giovani, nonostante le condizioni di povertà, sussisteva ottimismo e tanta voglia di crescere nella speranza di un futuro migliore. Riflettendo ora sul presente, sugli errori commessi e sulla possibilità di una nuova svolta economica che non riesce a decollare, facciamo riferimento alle risposte date da eccellenti studiosi e sintetizzate anche nelle conclusioni del saggio. Tra le risposte ne va richiamata una: il non aver dato sostegno all’istruzione, alla

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sempre brevi, ma ricchi di particolari e di spunti che ci portano a contatto con la realtà dei nostri piccoli paesi nell’immediato dopoguerra: un’epoca che finiva e un miracolo economico che iniziava. L’autore domina una materia complessa, raccoglie pensieri e ricordi, ne rende comprensibile e disponibile i contenuti e le annotazioni, libere e scevre da ogni ideologia politica o stantia retorica. Fa riferimento alle politiche ordinarie e straordinarie attuate dallo Stato che permisero alle popolazioni del Meridione di fare progressi senza precedenti. “Fu possibile riattare o costruire case coloniche, stalle, fienili, acquedotti e scuole rurali, acquistare macchine agricole ed elettrificare le campagne”. La classe politica della neonata Repubblica, racconta Michele Ceres, dimostrò di voler aggredire l’arretratezza del Mezzogiorno con una nuova strategia basata su un impiego senza precedenti di risorse straordinarie e sul lavoro di analisi del meridionalismo. Con la creazione della Cassa per il Mezzogiorno e con la Riforma Agraria si diffuse la convinzione, sia nella classe dirigente che nell’opinione pubblica, che si potesse giungere ad un sostanziale riequilibrio tra Nord e Sud dove la miseria era tanta ma, grazie agli americani, la sopravvivenza era stata assicurata. Un particolare slancio assunse la lotta all’analfabetismo anche con la nascita della televisione, fu riattivata la rete degli asili infantili, fu potenziata l’edilizia scolastica, nacquero gli istituti professionali. Tra il ‘58 e il ‘60 l’Italia conobbe uno sviluppo

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“Ho pensato, - scrive Michele Cerescon questo volumetto, di delineare una sintesi, filtrata attraverso la microstoria dell’esperienza personale, dei grandi eventi della macrostoria che hanno interessato il nostro Paese lungo un percorso che dagli anni Cinquanta conduce a quelli del miracolo economico”. Il saggio di Michele Ceres non è un racconto epico o solo un sintetico ritratto degli anni della sua fanciullezza e dell’ adolescenza, è un interessante viaggio negli anni del dopoguerra narrato attraverso i molteplici approcci alla storia locale che aprono orizzonti su una terra del Sud prodiga di generosità, di dedizione, di passione civile, dove eventi tragici hanno richiesto ed hanno avuto solidarietà grazie ad una illuminata classe dirigente maturata nell’ambito dell’Antifascismo e dell’Azione Cattolica ed emersa nel dopoguerra. Una classe proveniente da una solida formazione spirituale e culturale, dotata di profondo senso di appartenenza alla realtà dell’Italia unita, per la quale si adoperò con personale e concreto impegno. Ci si resta affascinati dalla varietà degli argomenti trattati con dovizia di particolari e nello stesso tempo con accurata sintesi che rende piacevole e spedita la lettura, dalla quale si percepisce l’enorme portata dei cambiamenti che all’indomani del conflitto mondiale cominciarono a scuotere ad ogni livello la vita sociale e politica della nazione e sfociarono alla fine degli anni Cinquanta in quello che fu definito il “miracolo economico”. Il filo conduttore si snoda attraverso ventiquattro capitoli

di Dora

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DALLA NEVIERA AL FRIGORIFERO viaggio negli anni del dopoguerra e del miracolo economico

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Floriana Mastandrea, sociologa, giornalista professionista, scrittrice, sceneggiatrice, esperta in condizione femminile, politica, Italiani all’estero, Paesi in via di sviluppo e cinema, si occupa del sociale, trasponendolo spesso nel giornalismo di approfondimento televisivo d'inchiesta, e nei libri. Collabora con la Rai dagli anni Novanta come autrice e conduttrice di programmi radiotelevisivi, documentari e reportage

nazionalistiche che avevano portato alla più catastrofica delle guerre. Una nuova visione che includeva il riequilibrio dello sviluppo tra Nord e Sud. Già nel 1946, buona parte dei trasporti era stata ripristinata e il Nord ben presto avrebbe registrato una produzione industriale superiore a quella dell’anteguerra. Al modello Valletta della FIAT, basato su una rigida organizzazione del lavoro, si contrapponeva quello di Adriano Olivetti, imprenditore illuminato, che trasformò la sua azienda in un “successo a misura d’uomo”, nella convinzione che solidarietà e profitto non fossero in antitesi. Nel Mezzogiorno i contadini, acquisita una coscienza di classe, cominciarono a occupare i feudi per rivendicare i propri diritti. De Gasperi, presidente del Consiglio, avvertì la necessità di riequilibrare non solo i rapporti tra le classi, ma anche tra le diverse regioni, pena l’acuirsi della tensione, a danno della stabilità governativa. Tra il 1949 e il 1951, la riforma agraria consentì di espropriare i terreni incolti e consegnarli ai contadini più poveri perché li coltivassero. Nel 1950 nacque la Cassa per il Mezzogiorno, nell’obiettivo di effettuare investimenti al Sud, inteso come un insieme di necessità interdipendenti e connesse.

UNA DONNA TIPICA DI CAPOSELE

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solo tu riuscivi a tenerci impegnati tutti al tuo fianco fin dal pomeriggio della vigilia perché sulla tavola del cenone non potevano mancare gli spaghetti al baccalà e cipolla (una tua vera delizia) insieme a “l paparol’ chien’” tirate con il vino bianco e a “li ruospi” con le alici per i grandi e a li “pzzilli senza niend” per i più piccini, per concludere con la dolcezza degli amaretti. La pasta fatta in casa era il tuo chiodo fisso, volevi sempre impastare “nu pugnu r’ farina”, concessione che non sempre ti facevamo per mancanza di tempo e a causa dei ritmi troppo veloci dei pranzi settimanali. Questa tua passione non l’hai mai persa, nemmeno quando, lo scorso agosto, sei arrivata, sorretta dal tuo bastone, presso i locali dove le signore della pro loco, preparano – da anni - le matasse e i fusilli per la sera della sagra. Tu eri tutto ciò! Rappresentavi gli aspetti di una vita semplice, ma nello stesso tempo ricca di tradizioni e di affetti familiari. Caposele per te era il più bel paese del mondo, finanche l’America, dove spesso ti recavi, non era paragonabile ai luoghi in cui

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Eri una ragazza cresciuta nella prima metà del novecento con l’educazione e la mentalità tipica del periodo, tuttavia non giudicavi mai il modo di vivere delle ragazze di oggi, al contrario, ne eri affascinata ed attratta, ma soprattutto non mostravi pregiudizi. Tant’è vero che ti rendeva fiera – più di qualsiasi altra cosa – il fatto che tutte le tue nipoti femmine avessero conseguito titoli di studi importanti e svolgessero professioni rilevanti nell’ambito lavorativo, che una volta erano esclusive degli uomini. Da perfetta caposelese, orgogliosa del suo passato continuavi a conservare, ma soprattutto a tramandare le consuetudini e i costumi di una donna d’altri tempi. Non ti stancavi mai di lavorare all’uncinetto, passione che ti ha accompagnato fino alla fine; in cucina volevi sempre preparare i piatti tipici della nostra cultura culinaria, che si alternavano a seconda delle stagioni e dei suoi raccolti. Aspettavi con impazienza le feste religiose durante le quali portavi avanti le usanze alimentari e collettive tipiche di Caposele. Ricordo quando, la sera prima della domenica delle Palme, tornavi dalla campagna con in mano i fasci di ulivo per poi intrecciarli la sera con il gelsomino affinchè la mattina successiva le tue palme potessero ricevere la benidizione in chiesa. Con te la Pasqua aveva il profumo della primavera, la aspettavi ansiosa per preparare ai nipoti più piccoli le “panarelle” con il naspro, decorate con ”li riavulieddi”; iniziavi – come un vero tormentone - già dieci giorni prima a chiedere “quann’ ri vulimu fa dui strufuli???” , “aviti ordinatu r’ rcotte a la rcuttara p r’ pastier’???” Pure il Natale aveva un’atmosfera magica,

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a sofferenza che si prova in seguito alla perdita di persona della tua età – è inutile negarlo – viene subito alleviata dalla rassegnazione e dalla consapevolezza che la vita non è eterna, ma la tua è stata davvero lunga ed intensa soprattutto se si considera che sei nata negli anni venti del secolo scorso, periodo storico segnato dalla fine della prima guerra mondiale, e sei vissuta fino all’epoca attuale. Un tempo infinito durante il quale, tra gioie e momenti difficili, la tua esistenza si è arricchita di avvenimenti memorabili e di vicende quotidiane, che ti hanno fatto maturare gli insegnamenti e l’esperienza di una vita intera. In fondo il tuo vissuto, le tue storie erano quelle di tante altre donne che, a Caposele, come nel resto del mondo, hanno percorso la strada dell’evoluzione e del cambiamento del ruolo della donna nell’ambito familiare e sociale. Come quasi tutte le donne del nostro paese eri una contadina che conosceva la fatica di una vita trascorsa a lavorare nei campi e a prendersi cura della famiglia, senza mai arrendersi, soprattutto quando - durante gli anni in cui si combatteva la seconda guerra mondiale – rimanesti da sola perché tuo marito venne chiamato ad arruolarsi. Hai sempre accettato con dignità le situazioni dolorose che si sono susseguite negli anni e con orgoglio hai raccontato del tuo passato, dei tuoi tempi. Tempi lontanissimi in cui per una donna le possibilità di aggregazione e di stare con gli altri erano limitate a poche occasioni, come le feste di paese, la vendemmia, la raccolta delle olive o l’uccisione del maiale in gennaio; e i luoghi frequentati dalle signore erano la chiesa, il forno o il piazzale del proprio quartiere.

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ome ha gestito l’Italia prostata, immiserita e distrutta il dopoguerra? Il 20% del patrimonio nazionale era stato distrutto: Milano, Torino, Genova, Napoli, uscivano duramente provate e molti paesini erano stati bruciati dal passaggio degli eserciti. Le derrate alimentari scarseggiavano, a cominciare dal pane. Disastrosa la situazione dei trasporti: linee ferroviarie divelte, ponti distrutti dai bombardamenti o dalle truppe in ritirata; l’80% dei vagoni ferroviari inutilizzabile, il 60%, tra macchine e locomotive, perdute. Per i primi tempi si dovette viaggiare con i più disparati mezzi di fortuna. Quello scenario spronò le coscienze a una forte e nuova volontà di riscatto: si diffuse ben presto un clima di operosità e fiducia nell’avvenire del Paese mai registrato prima. Lo Stato nato dalle rovine della guerra e sull’onda dell’entusiasmo della Resistenza non era più quello paternalista della tradizione liberale e moderata del Risorgimento: le masse, che vi erano entrate di pieno diritto, divenivano soggetto della vita pubblica. I sindacati avevano acquisito forza. Iniziava l’età dell’uomo senza miti, seguendo il filosofo cattolico Felice Balbo, ossia l’età dell’uomo libero dalle aberranti ideologie

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olimpiadi, fino a giungere ad Enrico Mattei. È possibile, si chiede l’Autore, rinnovare il miracolo economico per superare la crisi che ci attanaglia? “I giovani di oggi hanno impensabili comodità rispetto a quelli degli Anni Cinquanta, ma mancano di speranza, e di una classe politica e dirigente adeguata, capace di anteporre l’interesse nazionale a quello individuale, nonché della certezza, che noi avevamo, di vivere meglio dei nostri padri. Devono riprendere fiducia in se stessi e la coscienza della cultura del lavoro, ovvero la capacità di competenze utili e valide in ogni circostanza nell’avvio di attività utili per sé e per gli altri”. Una convinzione e un auspicio che la lettura di questo utile e scorrevole lavoro, possono solo rafforzare.

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Recensione di Floriana Mastandrea

Cominciò, da parte dei vari governi, uno sforzo mirato a integrare il Mezzogiorno con il resto del Paese, per completare l’unificazione economica e morale iniziata circa novant’anni prima. I risultati però, non furono quelli sperati. L’Autore, nato in tempo di guerra, appartiene a una generazione a cavallo tra due epoche. Una generazione che, se da un lato ha subito le ristrettezze legate alla guerra e all’immediato dopoguerra, nel contempo, ha potuto beneficiare per prima dello sviluppo economico e della crescita democratica, iniziata negli anni Cinquanta. Una generazione passata, metaforicamente, in un breve intervallo di tempo, “dai ritmi del liscio, a quelli frenetici del rock and roll, e del twist: un’esperienza unica e irripetibile”. Ripercorrendo la microstoria personale, da abitante di Caposele, piccolo paese dell’hinterland irpino, attraverso il filo dei ricordi, Ceres ha ricostruito efficacemente un percorso utile a comprendere la macrostoria che ha interessato il nostro Paese fino al miracolo economico. Nulla è stato trascurato: gli aiuti americani, i sentimenti conservatori monarchici, le elezioni del 1948, il banditismo, l’istruzione, il DDT e la penicillina, l’emigrazione negli Stati Uniti, il Trattato di pace e la questione triestina, la Riforma agraria, il cinema, la televisione, il miracolo economico, la Legge truffa, le

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Cultura

Filomena Ceres al tavolo di distribuzione del libro

di Tania R

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o eri nata e cresciuta, nessun luogo ti faceva sentire bene quanto la tua campagna, posto in cui amavi stare fino all’ultimo, anche solo per osservarne da lontano l’orto e gli alberi carichi di primizie. Indubbiamente per le donne e le mamme come me la vita odierna è completamente stravolta rispetto a quella di un tempo, quella che ho conosciuto attraverso i tuoi racconti, rimanendone affascinata e talvota incredula. Oggi i ritmi sono più veloci, la giornata – tra lavoro e famiglia – è una corsa agli ostacoli, ciò nonostante ci sono momenti in cui mi impongo di fermarmi e di concedermi del tempo per ritrovare tradizioni dai sapori antichi e condividere con mia figlia le cose che io e te facevamo insieme….come preparare un gustoso piatto di matasse e ceci o di minestra e pizza.

Gaetanella Monteverde festeggiata da figli e nipoti il giorno del compleanno


Cultura

Presentazione del n. 88 de “La Sorgente”di Antonella Di Vincenzo

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ricorda un importante anniversario: i 40 anni di attività della ditta Vitale, che con grande spirito imprenditoriale è diventata vanto per il nostro paese. Giuseppe Casale, invece, ci parla del legame suo e della sua famiglia con la località “Tredogge” e della bellezza del nostro punto di ingresso a Caposele. Un articolo di Giuseppe Rosania che ci racconta della vita professionale della nostra Alfonsina Rosania e della medaglia d’oro ricevuta per i 40 anni di professione dal Collegio delle Ostetriche della Provincia di Avellino. Colgo l’occasione per fare personalmente le mie congratulazioni ad Alfonsina, essendo io stessa una di quelle “vite” passate per le sue mani. E non dimentichiamo una ottima iniziativa a scopo benefico organizzata da diverse nostre associazioni e che hanno visto meravigliosamente illuminato l’albero di Natale in Piazza Sanità, alto ben 33 metri, come ci racconta Concita Meo, che, con un altro articolo parla dell’incontro relativo a inquinamento e salute, organizzato a Caposele da varie associazioni, tra cui SILARIS e Gruppo Attivo Luciano Grasso. Cesarina Alagia, invece, ci parla di volontariato e della sua importanza con una critica forte al sistema che spesso lo ignora anziché condividerlo. Gelsomino Grasso, nel suo articolo, fa un’attenta riflessione su turismo, ambiente e agricoltura, con un’analisi critica, in ciascuno dei tre settori, circa l’operato dell’amministrazione e ponendo delle precise domande ai nostri amministratori. Di sviluppo sostenibile del territorio ci parla l’Avv. Angelo Ceres, con particolare riferimento alle potenzialità delle aree interne che possono essere moltiplicate utilizzando al meglio i fondi della prossima programmazione comunitaria. Il mio articolo, infime, vuole essere, invece, un suggerimento ad affrontare in maniera scientifica, sempre, le problematiche ambientali ed in particolare quando si parla del nostro fiume. Toccanti sono pensieri rivolti a chi non c’è più. E, consetitemelo, uno speciale lo voglio personalmente rivolgere a Mario Sista. Ma poi sono tante le foto, gli auguri per nascite, i matrimoni, le congratulazioni per momenti importanti. Adesso non vi resta che leggere ognuno degli articoli per poter apprezzare l’eccellente lavoro fatto anche con il numero 88 della Sorgete. Concludo, sperando di non aver tralasciato nulla e di non avervi eccessivamente annoiato. Da ultimo, voglio ancora ringraziare l’Ing. Conforti per avermi voluta qui. Buona serata e buona lettura.

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sui valori europei della solidarietà tra i popoli come soluzione per uscire dalla crisi economica e sociale. Luisida Caprio, che ci ricorda l’importanza del patrimonio storico naturalistico di Caposele. Un tuffo nel passato con l’articolo di Milena Soriano che ricorda una giornata tipo trascorsa al mare, di qualche decennio fa. Anche in questo numero, poi, con le sue sempre accurate ricostruzioni storiche, Mario Sista, ci parla della grande devozione dei caposelesi alla Madonna della Sanità. La Preside Dora Garofalo, con una profonda analisi, ci racconta l’indiscussa attualità della nostra costituzione e lancia l’auspicio rivolto alla classe dirigente affinché volga lo sguardo all’opera riformatrice dei padri costituenti. Di politica ci parla Prof. Michele Ceres: da un’analisi di esperienze passate, emerge che solo superando le contrapposizioni politiche si riesce a migliorare il presente e costruire il futuro. E sempre del Prof. Ceres è l’estratto del suo libro, di prossima pubblicazione, “Dalla Neviera al Frigorifero”, nel quale ci parla di Gerardo Cetrulo, caposelese emigrato in America e del regalo che fece alla squadra di calcio locale sul finire degli anni quaranta. Ancora di politica ci parla Antonio Ruglio che ci racconta l’importanza della memoria in politica e della sua idea di PD. Parlando di PD, non possiamo non ricordare le prime proposte per Materdomini nell’ambito del Forum tematico “Materdomini e Turismo” istituito dalla segreteria del Partito Democratico di Caposele e che fa parte del ciclo di forum “Caposele Democratica”. In qualsiasi rivista che parli di Caposele non possono mancare riflessioni sul turismo, e infatti “La Sorgente” vi dedica un’intera sezione, “Fare Turismo”. Fare turismo come il turismo sostenibile, l’unico possibile a Caposele, come ci racconta nel suo articolo Gerarda Nisivoccia. Invece, quello di Concetta Mattia è un “appello energetico” per la partecipazione dal basso alle varie attività, ci ricorda le diverse iniziative della Pro Loco, come il contributo alla gestione del Sistema Museale, l’avvio prossimo del progetto “Meno è Meglio” in campo ambientale. Sempre di turismo ci parla l’Avv. Giuseppe Grasso, ricordando le potenzialità di Caposele e di come sia necessario confrontarsi, soprattutto politicamente, per una ottimale gestione della cosa pubblica. A proposito di promozione, la redazione informa sui nostri PAT, in particolare sulla prossima sagra delle Matasse del 9 agosto e sulle visite al Minitour nell’ambito del SIMU. E sempre in tema di promozione, vorrei porre l’attenzione sulla sezione “Caposele particolarmente”, curata dal sempre attento Salvatore Conforti, nella quale, con grande maestria si esaltano dei dettagli di arte e di bellezza del nostro territorio che alcune volte rischiano di sfuggire ad uno sguardo poco attento. Non dimentichiamo la sezione “Piccola cronaca” di Concetta e Salvatore e quella “Statti Cittu ca mo’ tu lu condu” di Concetta Casale. L’articolo di Alfonso Sturchio, invece, ci

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lettera al direttore di Francesco Ceres, sui 10 anni del forum dei giovani di Caposele sottolinea l’importanza dell’aggregazione sociale soprattutto fra giovani. Colgo l’occasione per fare il migliori auguri di buon lavoro al nuovo coordiantore del forum, Vincenzo Iannuzzi ed al consiglio direttivo insediatosi. E ancora giovani, con la storia di Luigi Fungaroli, una storia di ragazzi impegnati per la loro crescita culturale e umana nel Laboratorio Teatrale del Liceo Scientifico De Sanctis. E l’articolo di Gelsomina Corona che ci parla delle sue profonde riflessioni e delle emozioni forti provate per il compimento dei suoi 18 anni. E quando si parla di giovani, non si può mancare la musica che, come ormai da diversi anni, è protagonista, a Caposele con l’evento della Festa Europea della Musica del solstizio d’estate. Di questo ci parla Gerardo Ceres che nel suo articolo “Oltre alla musica c’è dell’altro”, fa un resoconto dell’evento raccontandoci dei tanti giovani e dell’energia positiva che cresce intorno a questo momento. E poi Alfonso Merola che, sempre parlando della festa, che con due articoli, entrambi acuti come nel suo stile, sottolinea l’opportunità gigantesca di questo evento per Caposele. Ma giovane è anche chi, lontano da Caposele, ci rende orgogliosi, come Nicola Cirillo, per il quale viene pubblicato l’articolo sulla sua professionalità di una rivista del settore e la relativa traduzione. Sempre gioventù, che per fortuna a Caposele c’è e la cui attività è fervida come si evince dai brillanti articoli di Giuseppe Caruso, l’uno sul gemellaggio con Priverno, l’altro sulla crisi politica che si sta vivendo. Ancora, Gelsomina Monteverde con un articolo di grande attualità sulla parità di genere, completamente condivisibile in ogni passaggio. E poi Giuseppe Malanga, che ci dice come, per avere il cambiamento, questo deve partire da ciascuno di noi e invita tutti ad un più sano dialogo politico. E Roberto Notaro che fa un bilancio sulla 28° stagione sportiva consecutiva della GS Olimpia Caposele. Come in ogni numero, tanti sono gli articoli di nostri concittadini che vivono altrove ma che, legatissimi alla loro terra, vogliono essere presenti, seppur solo sulle pagine della Sorgente, per raccontare momenti, esperienze che li tengono uniti a doppio filo a Caposele e quindi, troviamo l’articolo di Umberto Malanga da San Paolo, Brasile, con la sua “saudade” vissuta al contrario, e Giuseppe Ceres con i suoi racconti degli emigranti in Australia. Anche Mario Sista (Romano), dalla più vicina Roma, appunto, ci racconta le sue esperienze vissute portando nell’animo sempre il suo paese natio. Poi tante sono le storie DI Caposele e DA Caposele, come quelle raccontate da Gerardo Ceres, con gli aneddoti, in questo caso calcistici, di personaggi di Caposele e con la storia di una caposelese emigrata in Argentina, sulla quale Sina Merino, nipote della protagonista, ha scritto un libro in tedesco. Ma anche l’aneddoto di Ezio Caprio, su un convegno internazionale sul diritto all’acqua, tenutosi a Marrakech, durante il quale ha fatto riferimento alla lapide marmorea che si scorge nell’area delle sorgenti. Altra toccante storia è quella raccontata da Antimo Pirozzi che ci racconta come, nella tragedia della guerra, possano nascere amicizie che durano una vita, portando l’esempio di una storia di due maestre a Materdomini 70 anni fa. Di Antimo Pirozzi, emozionante anche la lettera nella quale fa un augurio speciale per gli ottanta anni da poco compiuti al nostro direttore. Ancora storie avvincenti, come quelle di Vincenzo Ciccone con il suo “Caposele: attacco all’oro blu”. Poi le riflessioni del prof. Rodolfo Cozzarelli

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nizio nel ringraziare l’Ing. Nicola Conforti, Direttore della rivista, che così gentilmente mi ha voluta questa sera qui per presentare il numero 88 de “La Sorgente”: ci ha tenuto tanto a volermi in questo ruolo che spero di riuscire a svolgere nel migliore dei modi. Questo momento, grazie soprattutto al lavoro dell’ing., è ormai diventato un incontro “istituzionale”, ogni semestre, per tutti i caposelesi che aspettano impazienti di potersi deliziare nella lettura dei molteplici e svariati articoli della rivista. Ma dietro a questo, come a tutti gli atri numeri da ormai oltre 40 anni, c’è tanta passione che trapela dalle parole dell’editoriale dell’ing. Conforti, tanto impegno e tanto lavoro che consentono di raggiungere i livelli che potrete vedere anche in questo numero, come nei precedenti. Non solo gli articoli dei tanti che partecipano e che, a nome anche della direzione, ringrazio, ma i colori, le foto, l’impaginazione, la grafica, tutto a contribuire all’elevato livello di qualità che ormai è proprio di questa rivista. Tutto grazie alla dedizione dell’Ing. Conforti e dei suoi collaboratori. E, come nell’editoriale, l’augurio è che tutto questo possa continuare ancora brillantemente. Ma non posso non salutare oltre che i tanti presenti ancora una volta, il nostro Sindaco, che come il suo ruolo richiede, è sempre presente sulle pagine de La Sorgente, ed in questo numero, per l’evento tra i più importanti degli ultimi mesi per Caposele, ovvero l’inaugurazione della nuova Piazza Sanità, luogo restituito ai cittadini di Caposele come biglietto da visita della “città di sorgente”. E ancora del nostro sindaco il discorso in occasione della giornata del libro, accogliendo lo scrittore e giornalista Marco Lodili presso l’Istituto De Sanctis. Parole importanti circa la necessità di riportare l’educazione scolastica al centro dell’interesse pubblico per riuscire a costruire una società migliore. E se parlo di scuola non posso non parlare del Preside Prof. Di Napoli, che qui calorosamente saluto. Ho avuto modo di conoscere bene l’impegno suo e dei professori e della segreteria e posso dire che il ringraziamento verso il loro lavoro nasce spontaneo. A tal proposito, il Preside Prof. Di Napoli, ci ricorda, nel suo articolo, come “la cultura è benessere” e quanto sia importante investire nella scuola. La prof.ssa Rosamaria Ruglio, nel suo articolo, ci racconta della Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, giunta a Caposele alla terza edizione. Continuando a parlare di istituzioni, l’articolo dell’Assessore Malanga fa il punto della situazione ad un anno dall’insediamento dell’Amministrazione, facendo riferimento alle opere completate e di imminente realizzazione, come il centro fieristico, finalmente in dirittura d’arrivo, ed al piano per Materdomini. L’Assessore esprime l’intento di apertura al dialogo che, si augura, sia da tutti condiviso al fine di contribuire al benessere della collettività. Poi il saluto del Vicesindaco Cifrodelli che da’ conto della sua esperienza amministrativa e politica. Ancora, dall’Amministrazione, l’articolo di Salvatore Conforti che fa la sua analisi della convenzione con AQP del 1997 e l’articolo in cui ci preannuncia l’imminente recupero della storica fontana del Vignola. Ma visto che parlavamo di istituzioni, “Un evento istituzionale” è la presentazione del n. 87 della rivista che la cara Tania Russomanno ha sapientemente esposto la volta scorsa. Ora passo ad un altro tema, i giovani, che sono la vera linfa, sono il futuro e proprio per i giovani ciascuno ha l’obbligo morale di fare bene e di migliorarsi. E quindi la

Il Direttore del Giornale inteviene alla presentazione del n. 88 Anno XLII - Dicembre 2014 N. 89

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Dal Comune

Le attività e le iniziative

di Vito Malanga, assessore lavori pubblici e urbanistica

messe in campo nel settore di competenza

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Noi siamo convinti che questo è l’unico modo per andare avanti, pertanto seppur continuamente bistrattati e osteggiati, per semplici giochi o ambizioni politiche, continueremo a sostenere questa strada con una maggior apertura al dialogo. Terremo conto delle opinioni di tutti ma non tollereremo i continui sciacallaggi mediatici che reputiamo molto dannosi per l’intera comunità caposelese, ci impegneremo a fare sempre di più, inviteremo tutti a seguirci su questa strada, chiedendo di usare maggior buon senso nelle valutazioni e nei modi di fare, perchè il nostro unico obiettivo è e resterà il benessere della collettività, al di la di qualsiasi interesse soggettivo o gioco di potere. Vi saluto cordialmente, vi auguro un sereno Natale e un felice nuovo anno, e soprattutto a tutti coloro che in questo momento sentono più di altri il peso della crisi economica, dico “ non mollate , siate fiduciosi, ma soprattutto siate orgogliosi di essere caposelesi”.

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sempre presenti e si impegnino a loro volta a completare le pratiche carenti di documentazione. Continuando il lavoro svolto dal precedente responsabile dell’ufficio Arch. Salvatore Conforti, e coinvolgendo i tecnici comunali e l’Ufficio ragioneria, faremo una rivisitazione delle pratiche 219 ancora non completate al fine di avere un quadro preciso dell’ulteriore fabbisogno. Nei prossimi mesi potremo andare in consiglio comunale per presentare un quadro esaustivo e completo di quella che è l’attività da completare. Questa Amministrazione, pur con la esiguità dei suoi componenti, stà mettendo in campo una serie innumerevole di iniziative e di interventi, limitatamente alle possibilità economiche e alla crisi del momento. L’impegno è totale da parte di tutti, stiamo cercando di mettere a disposizione della collettività il nostro tempo e la nostra professionalità per rendere questo paese migliore.

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• la sistemazione del muro di contenimento della strada sotto il viale alberato di Materdomini che, dopo aver consultato la comunità dei padri redentoristi, potrà prevedere anche la possibile realizzazione di uno sbalzo sul parcheggio sottostante; •la sistemazione del parco fluviale; •la sistemazione dell’area antistante il liceo scientifico; •la realizzazione e sistemazione del parco giochi di piazza sanità; •il completamento dell’arredo urbano della frazione Materdomini (non è solo utopia come molti vogliono far credere, ma presto sarà realtà); Tuttavia, in questo momento quello che può essere considerato il fiore all’occhiello è sicuramente l’aver completato il centro fieristico alla frazione Materdomini. Dopo tutte le vicissitudini verficatesi, dopo che i lavori sono stati abbandonati, dopo innumerevoli problematiche insorte di carattere tecnico-giuridico, l’aver trovato la soluzione e l’aver portato a termine l’opera è sicuramento motivo di vanto e di orgoglio per l’amministrazione “Farina” e per tutti gli operatori che hanno dato il loro contributo per la positiva soluzione della vicenda. Il Centro Fieristico è ultimato e da oggi dobbiamo solo impegnarci a individuare un possibile ottimale utilizzo dello stesso. Nei prossimi mesi mi auguro di poter condividere con voi il da fare per ottimizzare e sfruttare al meglio questa risorsa. A breve la inaugureremo ed ognuno potrà rendersi conto dell’ampiezza degli spazi e suggerire e fornire eventuali proposte. Voglio concludere con delle considerazioni in materia di urbanistica e in particolare della 219. Sono stati visionati e verificati tutti i collaudi presentati e per essi, laddove non era possibile procedere alla liquidazione, sono stati richiesti i documenti mancanti. Mi auguro che i tecnici interessati coi quali ho avuto modo di confrontarmi e ai quali ho chiesto di fornire ogni utile notizia in merito agli stessi, siano

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ontinuando il racconto delle numerose iniziative intraprese fino ad oggi, e allacciandomi a quanto esposto nell’ultimo numero de La Sorgente in agosto, voglio qui illustrarvi i tantissimi passi avanti in tutte le opere portate avanti da questa amministrazione e delle quali mi sto occupando in prima persona. Innanzitutto, con enorme orgoglio, mi fa piacere evidenziare come la Piazza sanità sia stata meta, nel trascorso periodo estivo, di numerosi visitatori che ne hanno potuto apprezzarne la bellezza nel rispetto dei luoghi e con un gioco di luci e di colore bellissimi da vivere e da vedere. Nel numero precedente vi avevo anticipato l’opera di allargamento della strada Petazze (ingresso autofficina Ford) per circa 1,50 mt rispetto a quella preesistente, per poter garantire maggiore tranquillità e ridurre al minimo il pericolo esistente in quella zona. Mai come adesso quest’opera si rileva azzeccatissima e utilissima, dal momento che è stato finalmente finanziato il progetto delle urbanizzazioni del “PIP Petazze” la cui gara è stata bandita ed è attualmente in corso. E’ stato ottenuto un finanziamento di oltre tre milioni di euro per poter realizzare nella zona tutte le infrastrutture necessarie a rilanciare l’economia nel Campo delle attività produttive e sicuramente avere un accesso più comodo per eseguire i lavori non è cosa di poco conto. Sono state completate tutte le procedure di gara dei quattro lotti del rifacimento delle reti idriche che interessano le località di Pasano, Macchia delle Canne, Serra Castagno e Boiara e sono stati affidati i lavori alle ditte aggiudicatarie. Sono già iniziati i lavori dei primi due lotti e gli altri due sono ormai imminenti. E’ stato finanziato, con l’accellerazione della spesa, un tronco di acquedotto e il rifacimento di un serbatoio in contrada Boiara-Petazze la cui procedura di gara è in corso; a breve si conoscerà la ditta vincitrice che si aggiudicherà la gara. L’Ufficio tecnico stà lavorando sulla progettazione esecutiva relativa alla sistemazione della rotonda di Materdomini, dove, insieme ai suggerimenti e all’impegno dell’associazione “Geradina”, si dovrà realizzare la pavimentazione dell’area e situare al centro la statua del nostro amatissimo S.Gerardo. Inoltre, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, è partito il bando di gara del parcheggio in località S. Michele per la sistemazione, in quell’area, di diverse macchine negli spazi di sosta. Nel precedente numero vi avevo anche parlato della necessità di reperire risorse finanziarie per alcune opere importanti e strategiche nella frazione Materdomini e in Caposele Capoluogo. Con enorme soddisfazione ora posso confermare che, mediante l’allocazione nel bilancio comunale delle risorse necessarie, tutta l’amministrazione comunale ha avallato l’esecuzione dei seguenti interventi progammati:

UN NUOVO GRANDE RISULTATO PER IL COMUNE DI CAPOSELE Dopo aver incassato i decreti di finanziamento per gli acquedotti rurali di oltre 800.000 euro e quello del PIRAP circa 500.000 dedicato alla nostra montagna, (avremo modo di illustrarli successivamente), la Regione Campania all’interno dell’”accelerazione della spesa” ha finanziato i lavori per il ripristino e la sistemazione del P.I.P. Petazze. Una nuova vera opportunità per allestire e migliorare, finalmente e dopo anni di abbandono, la ZONA INDUSTRIALE ED ARTIGIANA di Caposele. Con decreto n. 929 del 15-10-2014 e con successiva firma della convenzione, infatti, è stato finanziato al Comune di Caposele la somma di euro 3.400.000 (tre milioni quattrocentomila EURO) per l’assetto di un area territoriale importante e vitale per il nostro sistema lavorativo. Sarà l’occasione di rimettere in regola e con estrema efficacia l’area PIP con opportunità di inserimento lavorativo di giovani aziende, che da anni aspettano questa possibilità; oltre a mettere in circolo 2.600.000 euro di lavori a base d’asta. Vi comunicheremo il prosieguo delle operazioni, per informarvi di tutte le fasi prima dell’inizio dei lavori.

Con grande entusiasmo e soddisfazione l’A.C. annuncia l’approvazione dalla Regione Campania del decreto di finanziamento del PIRAP. Un progetto importante e finalmente di qualità per risolvere tanti problemi nella nostra montagna. Gli interventi da realizzare nell’ambito delle aree del demanio di montagna poste a monte del centro abitato del Comune di Caposele (AV), sono coerenti con gli obiettivi della Misura 226 del PSR e del PIRAP Parco Regionale dei Monti Picentini. Gli stessi riguardano una superficie complessiva del demanio montagna di Caposele di 71.406 mq, e si riferiscono ad opere di ingegneria naturalistica, che, per le loro specificità, si inseriscono pienamente nel contesto ambientale in cui saranno realizzati.


Politica

ASPETTANDO IL MEGLIO CHE DEVE ANCORA VENIRE... Coordinatore del Circolo “Arcobaleno”

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tanto osannato in campagna elettorale, e come saranno reinvestiti i ricavi derivati dallo stesso). Una nota particolare merita il parcheggio multipiano, ennesimo punto nero dell'amministrazione Farina, la quale persevera nell'errore e nemmeno i numerosi rinvii a giudizio sembrano distogliere sindaco e assessori dal rivedere il metodo con cui si sta affrontando tale opera pubblica, che è a mio parere necessaria per la comunità purché rispettosa della legge e dei cittadini. Vorrei davvero elencare qualcosa di positivo realizzato da chi ci governa ma, ahimè, mi risulta alquanto difficile ed il mio pensiero finale è rivolto a quei consiglieri comunali di maggioranza che non approvano questo modo di fare superato, affinché prendano coraggio e dimostrino finalmente nei fatti le loro distanze da questa amministrazione, che verrà ricordata a mio modesto avviso come quella che ha consegnato definitivamente le chiavi del nostro amato paese alla Puglia... Ringrazio infine il direttore de “La Sorgente” per questo spazio dedicatomi ed auguro ai lettori buone vacanze di Natale ed un sereno anno nuovo...

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Scuola perché si sostenessero progetti per consentire a tutti l’istruzione che rimane un diritto fondamentale, al di là di difficoltà economiche, nella crescita e nel sapere. Ho sollecitato la Giunta affichè si sostenessero le indispensabili iniziative delle tante associazioni locali, assicurando molto spesso, con la mia personale presenza, la rappresentanza della Amministrazione Comunale. Appassionante è stato dedicarmi alla realizzazione del progetto “Garanzia Giovani” che ne sono certo consentirà ad alcuni giovani di poter, per un periodo determinato, vivere un esperienza lavorativa. In questo periodo le mie attenzioni sono dedicate al mercato settimanale che merita una migliore sistemazione. Non mi pesa, e questo ad onor della democrazia, che a volte, mi sono trovato in disaccordo su alcune scelte amministrative, ma mi sento orgoglioso di aver avversato e non avallato, in maniera costruttiva, metodi che mortificavano il mio ruolo

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itengo doveroso, attraverso le pagine del nostro periodico ”La Sorgente ” informare del mio operato i cittadini, che hanno a cuore le sorti del nostro Paese. Mi preme, innanzitutto, rendere nota la mia linea comportamentale di base impostata sul dialogo e ascolto di tuti i cittadini, indipendentemente dalle appartenenze politiche puntando ad un coinvolgimento sulle scelte e sull'equità delle stesse. Ho dimostrato attenzione per i Caposelesi residenti AIRE, proponendo ed ottenendo l’equiparazione a prima casa per il pagamento dell’IMU. Anche se, purtroppo,in sede di conversione D.L. 47/2014, la legge 80/2014 ha introdotto l’ART. 9 Bis il quale elimina per l’anno 2014 la possibilità di assimilare le abitazioni possedute dai cittadini Italiani non residenti stabili alle prime case, con conseguente esenzione dell’Imposta. Ho dedicato grande attenzione alla

di Tommaso Cibellis

di Donato Cifrodelli

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IMPEGNO E DISPONIBILITA'

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suo degrado. Altra nota stonata a livello giovanile è stata la chiusura dell'Ufficio InformaGiovani, mai sostituito con nessun altro servizio promesso. Della sala prove, da sempre slogan elettorale di questi amministratori, non v'è nemmeno l'ombra !!! Per quanto riguarda invece gli impianti sportivi la situazione è sotto gli occhi di tutti: le fatiscenti condizioni delle strutture situate in località Palmenta e del campo sportivo “Liloia” gridano allo scandalo; i campetti playground costruiti in piazza Sanità hanno una valenza pari allo zero; per quanto riguarda lo stadio comunale invece c'è da segnalare un fatto curioso: da qualche anno sono stati infatti appaltati e in parte sembra già liquidati i lavori di copertura della tribuna, lavori che però non hanno mai avuto inizio... C'è da applaudire invece, in ambito sportivo, alle società locali che si impegnano ad ottimizzare il proprio lavoro con il poco che si ha a disposizione. Intanto si aspettano ancora risposte su come l'amministrazione comunale voglia risolvere il problema del traffico a Materdomini durante i periodi di intenso pellegrinaggio ma anche in alcune zone di Caposele come piazza Masi o via Pianello, in cui ogni giorno all'uscita dei bambini e ragazzi dal polo scolastico, si vivono momenti di totale confusione !!! Del turismo a Materdomini vorrei che parlassero persone competenti perché davvero urgono idee e provvedimenti seri per incrementare il flusso dei fedeli e farli scendere a Caposele (mi chiedo intanto che fine abbia fatto il famoso “trenino”,

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i ricavati netti ottenuti da un accordo più giusto, si potrebbe intervenire su strade urbane e rurali che versano in condizioni vergognose, così come sul parco fluviale e bosco difesa, magari affidati in gestione a cooperative di giovani e su una miriade di altre opere, volte a valorizzare il nostro patrimonio ambientale e sociale... La galleria Pavoncelli bis meriterebbe un'assemblea pubblica in cui il sindaco spieghi i motivi dei vari intoppi nei lavori di costruzione, la mancata realizzazione della bretella di collegamento che all'inizio faceva parte del progetto, i motivi della morìa delle trote, evento misterioso e mai spiegato alla popolazione e soprattutto le mancate assunzioni, tanto promesse in campagna elettorale !!! E poi: come si fa ad affermare che “il comune si schiera contro le trivellazioni in Irpinia” (da profilo FB) ma allo stesso tempo è favorevole alla costruzione dell'opera in questione ??? Evidentemente c'è qualche problema di coerenza... La mancata trasparenza degli atti e alcune ordinanze assurde fanno pensare ad un'amministrazione troppo lontana dai cittadini e troppo intenta a risolvere i forti dissidi interni (si pensi ad alcune delibere di giunta approvate con due soli assessori !!!) invece di pensare ai problemi della comunità. A livello giovanile sarebbe bello poter disporre di una biblioteca comunale o di un'aula studio in cui poter fare aggregazione e il DALM, nato anni fa con una nobile causa, poteva benissimo adempiere a tale funzione ma oggi la struttura è completamente abbandonata al

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a sempre sono convinto che il ruolo di un circolo di minoranza politica sia quello di evidenziare gli errori di chi amministra e di proporre buone soluzioni affinché si possa migliorare il migliorabile...c'è chi lo fa con maggiore veemenza, chi lo fa in maniera più leggera, ma penso che l'intento giusto sia quello di pervenire sempre ad una critica costruttiva... In queste mie righe vorrei analizzare diversi punti e situazioni sulle quali ho riflettuto negli ultimi tempi, anche alla luce del mio nuovo ruolo come coordinatore del gruppo delle Politiche Sociali, Giovanili e Sportive nel nuovo circolo “Arcobaleno”. Della convenzione con l'AQP si è detto praticamente di tutto, ma io credo che negli ultimi tempi anche i più accaniti difensori di questo scellerato accordo con il colosso pugliese si siano ricreduti. Le fontanine chiuse, le bollette dell'acqua che il comune (e quindi i cittadini !!!) sta pagando, la mancata fruizione delle sorgenti ed il mancato minimo deflusso vitale del fiume rendono evidentemente l'idea di come il nostro paese sia stato raggirato in quello storico consiglio comunale del 19 febbraio 2012, giorno importante anche perché a seguito di quei fatti, l'amministrazione comunale, che da sempre si ritiene “portatrice di pace sociale”, denunciò una decina di manifestanti con la sola colpa di esprimere in maniera civile il proprio dissenso. Sono fermamente convinto che quei cittadini ci avevano visto giusto sin da allora ed oggi la legge ha dato loro finalmente ragione. Un'amministrazione onesta con i propri elettori dovrebbe rivedere tale patto e fare un passo indietro anche perché, con

di rappresentante dei cittadini e che discriminavano una parte di essi. Il mio impegno, nei settori di competenza, è stato quello di migliorare le cose, ma stando attento a non cadere nell’errore “Faccio tutto io o tutto si fa se il tutto sono io”.... Sin da piccolo ho avuto un grande insegnamento basato sulla semplice disponibilità per gli altri, non per legare il popolo alla politica attraverso il proprio bisogno ma, con il coinvolgimento profondo, nel principio politico civico e morale di mettere a servizio del prossimo le proprie conoscenze. Ribadendo questi piccoli ma indispensabili principi di vita amministrativa, che marcheranno sempre e comunque

il mio cammino politico, auguro a tutti Buon Natale e buone feste, affinchè ci sia nei cuori di tutti uno spiraglio di speranza per un nuovo anno che speriamo sia migliore.

Una foto ricordo con il Sincaco a Bari durante un importante incontro istituzionale.

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Politica

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"CAPOSELE " ATTACCO ALL'ORO BLU ( SETTIMA PARTE )

e militari locali dell'epoca,pervenne in seguito la richiesta di passare per le armi ( fucilazione ) il Sottotenente Jowett quale responsabile dell'uccisione dei due civili. Il Generale di Brigata Nicola Bellomo,del Comando della Difesa Territoriale di Bari,sotto la cui direzione si erano svolte le operazioni di rastrellamento,incaricato di dover dare luogo all'esecuzione,si rifiutò di farlo non ritenendo violate le leggi di guerra in quanto i civili dovevano essere considerati veri e propri combattenti dal momento che partecipavono armati ed a titolo volontario,ad operazioni di carattere bellico. Questo comportamento,non bastò al Generale Bellomo ad avere salva la vita.Venne condannato a morte mediante fucilazione alla schiena,eseguita l'undici Settembre 1945,inflittagli da un tribunale militare britannico con l'accusa pretestuosa " vae victis " di aver ucciso prima dell'armistizio un prigioniero inglese che aveva tentato di evadere da un campo di concentramento.

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[ ... ] durante gli interrogatori presso il carcere militare di Sulmona,gli Ufficiali mantennero un contegno estremamente riservato. Neanche l'abile uso di sigarette e whisky di marca britannica da parte dei due Ufficiali della Luftwaffa sortirono buoni risultati. Solo il Sottotenente Jowett ebbe cura di precisare,a proposito del conflitto a fuoco sostenuto a Laviano ( SA ) ( zona ponte Temete ) dove persero la loro vita Rocco Somma e Michele Iannuzzelli falciati da una raffica di mitra,che lui stesso esplose,quale più alto in grado del gruppo di paracadutisti protagonisti dello scontro,ordinò di reagire con le armi essendo stati attaccati per primi e non sapendo inoltre, di avere difronte anche dei civili. Con molta determinazionragione,si assunse la responsabilità di aver fatto fuoco lui stesso con un fucile mitragliatore,ragione per cui di essere il solo ed unico resposabile dell'increscioso incidente,escludendo così qualsiasi altra colpa agli altri militari che erano con lui. Da parte di alcune autorità politiche

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di Anto

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abbia ben chiara in mente la situazione reale di Caposele e abbia avuto nel frattempo la pazienza di immaginare un futuro che passi attraverso la valorizzazione e il corretto utilizzo delle risorse presenti sul territorio. Voglio crederlo perché è di questo che abbiamo bisogno. Sarebbe il caso, qualora maturasse al suo interno la saggia decisione di aprirsi, di cominciare a parlare seriamente di queste cose con la gente chiamandola a un’assunzione di responsabilità che possa rendere tutti realmente partecipi del proprio futuro. C’è un sacrosanto dovere di trasparenza in capo a chi amministra che non può mai venire meno neanche quando ragioni di opportunità suggerirebbero di tacere particolari poco edificanti, c’è un senso di responsabilità che non deve mai venire meno in chi è chiamato a gestire la cosa pubblica che per il solo fatto di essere chiamato a quel ruolo deve sentirsi in dovere di informare la gente, renderla partecipe e rendere sempre conto del proprio operato. Sarebbe dunque il caso che pubblicamente si cominciasse a parlare di queste cose in maniera aperta e responsabile. Qualora non vi fosse questa volontà credo che le associazioni presenti sul territorio e la politica debbano cominciare a farsene carico in prima persona, provocando una riflessione collettiva non fine a se stessa ma decisamente e concretamente proiettata verso un futuro migliore.

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E ancora. La firma della Convenzione con l’Acquedotto Pugliese, nelle intenzioni di chi l’ha sottoscritta, dovrebbe consentire alla nostra comunità di fare il salto di qualità se non altro perché le casse del Comune potrebbero giovarsi di soldi freschi, la domanda che pongo è semplice: Questi soldi serviranno in qualche misura a creare nuova occupazione e a creare un clima favorevole capace di agevolare e incentivare chi voglia intraprendere e creare qualcosa di nuovo? C’è un progetto articolato e credibile in questo senso che possa costituire un valido punto di partenza?. Ancora una domanda. Si parla spesso di fondi europei che non vengono utilizzati, la Regione Campania credo abbia il record del mancato utilizzo, è possibile che anche a Caposele si possa parlare concretamente di questo importante strumento finanziario oppure è qualcosa di un altro mondo troppo difficile e complicato che non potremmo in nessun modo gestire? Se qualcuno volesse saperne di più e volesse ricevere assistenza è in grado il Comune di indicare una strada e di impegnarsi perché il finanziamento arrivi?. E’ altresì in grado di chiedere e pretendere, insieme agli altri Comuni della zona, una maggiore attenzione e una maggiore considerazione da parte della Regione e del Governo centrale attraverso il coinvolgimento diretto dei parlamentari irpini spesso chiamati a ruoli non marginali?. Voglio sperare che l’Amministrazione comunale sia in grado di dare risposta a queste domande, che abbia la volontà e la convinzione di darla il prima possibile. Voglio credere che

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via) con grave disagio per le fasce più deboli della società ma più in generale con grave peggioramento della qualità della vita. Sono altresì in crescita il numero dei giovani laureati e non che decidono di partire in cerca di fortuna proprio come avveniva in passato rispolverando quella tradizione per nulla invidiabile che ci caratterizza come territorio di emigrazione cosiddetta “storica”. Il divario tra nord e sud del Paese risulta aumentato a dismisura e lo sarà ancora di più in futuro. Sento parlare, a proposito di Expo 2015, di un’occasione di crescita per l’intera Nazione tuttavia sappiamo bene che a giovarsene saranno solo i territori che più direttamente saranno coinvolti nell’evento altrimenti non si spiegherebbe perché a distanza di pochi mesi dall’inizio nulla si stia facendo in termini di infrastrutture per consentire anche al sud di intercettare una parte dei milioni di turisti previsti il prossimo anno. Ma il PIL aumenterà – si obietta con forza. Ma l’Italia – aggiungo io – non è il Paese delle discriminazioni e delle diseguaglianze ? Potremmo continuare a lungo ma credo possa bastare per evidenziare la gravità della situazione. Eppure, a Caposele, di tutto questo non ne sento parlare. Qualche domanda però la voglio fare. Qual è la situazione reale delle famiglie caposelesi? Qual è il loro grado di sofferenza? Quante sono le persone in cerca di lavoro, quelle che lo fanno per la prima volta e quelle che tentano di rimettersi in gioco dopo averlo perduto?.

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i scuseranno il direttore, la redazione e i lettori de “La Sorgente” se proprio non riesco a dedicarmi alla ricerca storica, che pure è nella natura del giornale, bensì a cose più immediate e dirette di cui spesso preferiamo non parlare quasi vivessimo in una dimensione che non contempla certi argomenti e certe discussioni. Eppure, ci sono urgenze che non è lecito tacere e sottovalutare. Non so quanti di voi hanno avuto modo di leggere l’ultimo rapporto Svimez sulle condizioni sociali ed economiche del Mezzogiorno d’Italia, ebbene ci sono dati allarmanti che fotografano una società malata e uno stato complessivo dell’economia del sud a dir poco disastrosa. Le zone interne poi, rappresentano un’emergenza nell’emergenza. Sono in forte aumento le famiglie in condizione di povertà, il tasso di natalità è ai minimi storici, due fenomeni questi direttamente collegati all’incertezza che regna nel mondo del lavoro laddove la precarietà e il lavoro nero impediscono soprattutto alle giovani coppie di crearsi una famiglia e programmare un futuro degno di questo nome. Sono in considerevole aumento le cosiddette crisi aziendali che producono l’effetto immediato di tagliare decine se non centinaia di posti di lavoro in nome di una fantomatica ristrutturazione spesso priva di giustificazioni logiche ed economiche. In un quadro di tagli indiscriminati peggiora la qualità dei servizi, a fronte di un peso fiscale intollerabile non migliora l’efficienza dei servizi (basti pensare alla chiusura degli ospedali, dei tribunali e così

TRASPARENZA

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UN SACROSANTO DOVERE DI

di Vincenzo Ciccone

Sulla vicenda,vedasi la dettagliata e documentata ricostruzione effettuata da Oreste Bovio nel saggio Nicola Bellomo,in Studi Storico Militari 1987/88 presso Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito Italiano in Roma. I tedeschi non si accontentarono di sentire i parà della S.A.S. Ma vollero interrogare anche i contadini che avevano avuto qualche ruolo nella vicenda. Se per gli inglesi si profilava all'orizzonte una prigionia di guerra,differente era la sorte riservata ai due sabotatori dal cognome italiano. Il Capitano dei Carabinieri Agostino Piscitelli,del Servizio Informativo dell'Aeronautica non ci mise molto a scoprire che dietro i nomi di Pierre Dupont e Nicol Tristan si nascondevano in realtà,Fortunato Picchi e Nicola Nastri. Nastri era cittadino inglese e questo lo avrebbe allontanato dalla fucilazione. Differente fu la sorte di Picchi.Il 5 Aprile il tribunale Speciale ne decretò la condanna a morte,non riconoscendogli alcuna circostanza attenuante.

La fucilazione fu eseguita a Forte Bravetta ( Roma ) alle ore 07:00 del 6 Aprile. Venne posto a sedere dinanzi al reparto con la schiena rivolta al reparto stesso e subito dopo,con le modalità richieste dal regolamento,alle ore 07:00 ( ora legale ) avvenne l'escuzione. La vicenda,nel tempo ebbe uno strano epilogo che vide come protagonista il [ ... ] (continua)


Politica VINCENZO DE LUCA A CAPOSELE L’intervento introduttivo del segretario del PD Caposele, Armando Sturchio, all’incontro con il Sindaco di Salerno e candidato alla presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca

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Poi, (Sindaco), visto che stiamo a soli 40 minuti dal PORTO di Salerno, quando saremo bravi come territorio, non sarebbe da “visionari” poter immaginare di offrire un pacchetto turistico nel ventaglio delle escursioni crocieristiche, che possa includere le nostre bellezze che vanno da Valva all’oasi di Senerchia, dal Santuario di San Gerardo all’abbazia del Goleto. Quando sono stato io in crociera ho viaggiato per ore per vedere il deserto o dei posti che non hanno nulla di più pregevole rispetto ai nostri.” Noi puntiamo a far vincere qui da noi e ovunque in Campania quello spirito, quella determinazione. Anche per questo pensiamo che per aprire una nuova stagione in Campania non si possa far a meno di De Luca e della sua esperienza. Così come non si può far a meno dell’entusiasmo e della partecipazione dei cittadini. Il Partito Democratico di Caposele, com’è sempre stato nella storia di questa realtà, di questo circolo, è pronto a fare fino in fondo la sua parte, a mobilitarsi, a mettere in campo tutte le sue energie. Noi lo diciamo chiaramente e senza paura: le primarie sono l’atto fondativo del Partito Democratico, lo strumento

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Vincenzo De Luca e Armando Sturchio

grazie a cui in maniera aperta, libera e trasparente possiamo scegliere gruppi dirigenti e candidature. Per questo, noi da Caposele siamo e saremo in prima fila perché si facciano e ci aiutino ad avere quel grande slancio di cui c’è bisogno per ripartire e ricostruire mattone dopo mattone, passo dopo passo, questa nostra Regione e far ripartire la speranza. Grazie e buon lavoro

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alla chiusura degli ospedali, in cui siamo stati relegati all’ultimo posto dei problemi della regione e lasciati completamente soli. Siamo soli anche nel dover trattare con un ente importante come la Regione Puglia, per la gestione delle acque, (ed in fondo forse è meglio) poiché la Regione Campania non ci garantisce ad assicura la tutela anche dei legittimi interessi locali e territoriali. Allora per noi oggi la visita del sindaco di Salerno ha un significato ben preciso: quello di chi non si vuole rassegnare a un futuro di marginalità e di continuo ed inesorabile declino. Le nostre comunità non si rassegnano. In questo proprio l’esperienza di De Luca a Salerno è un segno, una speranza che niente è inesorabile ed è già scritto: assumere la guida di una città, possiamo dirlo, sì anonima, rivoltarla come un calzino, (grazie ovviamente al contributo e all’aiuto di tanti, in primo luogo dei suoi concittadini) e farla diventare urbanisticamente, economicamente, dal punto di vista della capacità di attrarre turisti, investimenti, di saper usare bene i fondi europei, di saper iniziare per primi la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti, è un punto di riferimento per tutti noi. A proposito di turismo, leggevo stamattina un post su Facebook del Sindaco De Luca, dove parlava dell’evento - “Luci d’Artista, … riuscendo a creare turismo nel periodo invernale – nel quale sarebbe stato impossibile muovere due milioni di visitatori.
Con questa avventura, sono nati 120 B&B (53 solo nel 2013), con creazione di centinaia di posti di lavoro. Senza considerare la ricaduta economica che le Luci hanno su alberghi, ristoranti, bar, negozi. Le strutture ricettive sono piene per almeno sei mesi, registrando il tutto esaurito nel periodo delle Luci….il turismo crocieristico é stato prolungato proprio perché la richiesta dei visitatori è sempre maggior.: 20 milioni di fatturato complessivo per la città…“-

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uonasera a tutti e grazie di essere qui. Saluto subito e ringrazio i tanti ospiti amministratori e sindaci che sono qui con noi questa sera sicuramente per portare il loro saluto ma soprattutto per essere da stimolo, all’intervento conclusivo del Sindaco De Luca, anche sulle tematiche del nostro territorio. Questo è il PD di Caposele. Un piccolo circolo che insieme ad altri si ostina a voler essere presente e fare politica anche da un piccolo centro. Un circolo che si ostina a parlare e sottolineare l’esistenza dell’Alta Irpinia, dell’Alta Valle del Sele, di queste terre e di queste popolazioni che non vogliono continuare ad essere sommerse ne dai problemi politici della città di Avellino ne, tantomeno, essere annulati dai problemi atavici di Napoli e dal napolicentrismo. Noi siamo orgogliosi di aver qui con noi oggi il Sindaco De Luca che ringraziamo di vero cuore. Non è retorica la nostra o le solite frasi di circostanza che si usano per autocelebrarsi. Anche perché oggi c’è ben poco da celebrare. Le nostre comunità attraversano tutte un momento difficile e la Campania è in un momento drammatico. La realtà l’ha fotografata molto bene qualche giorno fa il rapporto Svimez che per il Mezzogiorno e per la Campania ha parlato senza mezzi termini di rischio “desertificazione sociale”: Pil in caduta libera, disoccupazione a livelli record, investimenti fermi, servizi pubblici sempre più insufficienti, dai trasporti alla sanita, e il senso che tutti avvertiamo di paralisi. Ma del resto non ci sarebbe bisogno dei rapporti e degli istituti, benché autorevoli, per renderci conto delle difficoltà: le viviamo sulla nostra pelle quotidianamente e sono sempre maggiori. Eppure ad ascoltare chi ci governa dalla Regione sembra che tutto questo non esista. O meglio sembra che si viva in una realtà parallela. Mi ha fatto un po’ sorridere leggere alcuni giorni fa il governatore Caldoro dichiarare: “ormai siamo un modello di come si amministra”…oltre al danno anche la beffa. Una beffa ancora più amara per noi delle aree interne, per questi territori lasciati completamente abbandonati a se stessi: non c’è questione, dalle trivellazioni, alla vicenda dei forestali,

“Sindaco a noi basterebbe molto meno. Basterebbe che lei si innamorasse di questi posti e consigliasse alle scuole della Città di Salerno di organizzare le gite scolastiche per visitare le nostre Sorgenti, il museo delle acque, il parco fluviale, il museo di Leonardo, il museo di San Gerardo e semmai pranzare a Materdomini.

Vi n c e n z o D e Luca al Museo delle Macchine di Leonardo Vincenzo De Luca ed il Superore dei Redentoristi

Il Sindaco Farina porta il saluto dell’Amministrazione

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Politica FORUM AMBIENTE La Segreteria del PD di Caposele ha voluto istituire una serie di Forum aperti al contributo di cittadini interessati a contribuire, con idee e proposte, al futuro della nostra comunità. Così come fatto con il precedente Forum su Materdomini e Turismo, il PD ha avviato un’azione di ascolto nell’ambito della quale, tra gli altri, in quest’ultima occasione ha registrato anche il contributo del consigliere provinciale e Sindaco di Teora Stefano Farina.

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anche per le implicazioni igieniche che ne derivano. I costi della raccolta porta a porta, attraverso un'oculata gestione, possono essere contenuti nell’attuale imposizione, in modo da non subire un incremento sostanziale delle tariffe. Bisogna, infatti, tener conto che, per i motivi sopra citati, con gli odierni risultati di differenziata il Comune di Caposele è soggetto alla sanzione di un'addizionale del 20% del tributo di conferimento di rifiuti in discarica. Sulla fattibilità di un progetto di differenziata porta a porta si può far riferimento alla proposta studiata a suo tempo dall'assessore avv. Angelo Ceres, che presentò alla Giunta Municipale dell'epoca, una proposta della società Irpinia Ambiente ovvero una ipotesi di Piano industriale in cui i servizi di raccolta differenziata porta a porta, inclusivi delle zone extra urbane e della raccolta ingombranti (oggi inesistente nel Comune di Caposele), venivano garantiti ad un costo contenuto, pressoché uguale a quello corrente. Alla luce di tutte queste considerazioni, con l'obiettivo di responsabilizzare ogni cittadino sul corretto conferimento dei rifiuti e per migliorare l'aspetto dell'arredo urbano, il Forum Ambiente del Partito Democratico, in uno con il Gruppo Attivo “Luciano Grasso” e di altre personalità esterne, propone all'Amministrazione Comunale di Caposele di istituire in tempi rapidi, per l’intero territorio comunale, la raccolta differenziata porta a porta. Detto servizio dovrà essere effettuato prevedendo la raccolta dei seguenti segmenti di rifiuti: a) indifferenziato; b) organico; c) imballaggi carta e cartone; d) plastica; e) vetro e lattine; f) ingombranti, g) farmaci scaduti e batterie esauste. In conclusione, al fine di rendere la città di Caposele più civile, pulita e vivibile, partecipe di un disegno di salvaguardia dell'ambiente e anche per dare alle future generazioni un ambiente sano e non degradato. Nel contempo chiede all'Amministrazione Comunale, la costituzione di una Consulta comunale finalizzata alla redazione del relativo piano industriale offrendo fin d’ora la propria piena collaborazione.

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Gli iscritti al PD fanno azione di proselitismo. Da sinistra: Gualfardo Montanari, Giuseppe Testa, Gerardo e Francesco Ceres e Donato Curcio

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l Forum Ambiente del Circolo del Partito Democratico di Caposele, riunitosi con associazioni ambientaliste nonché di altre personalità esterne al partito ed interessate alla problematica ambientale, evidenziano che l'attuale gestione della raccolta differenziata nel Comune di Caposele non corrisponde alle esigenze essenziali della collettività locale in quanto è carente nei risultati. Infatti, da un'analisi dei dati generali della raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani (R.S.U.) pubblicati dall'Osservatorio Provinciale dei Rifiuti – provincia di Avellino, emerge un dato sconfortante: il Comune di Caposele risulta avere una percentuale del 45,06% di raccolta differenziata riferita all'anno 2014. Detta percentuale è inferiore a quella dell'anno precedente (2013), pari al 46,77%. E, andando indietro nel tempo, nell'anno 2012 la percentuale era del 50,47 %, mentre nell'anno 2011 era del 49,22 %. Questo significa che la situazione generale della raccolta differenziata a Caposele è andata peggiorando nel tempo e non corrisponde alle condizioni minime di un paese civile e moderno. Il problema è grave anche perchè il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, all'art. 205 stabilisce che “nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, è applicata un'addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'ambito, che ne ripartisce l'onere tra i quei comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 (65% dall'anno 2012) sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni”. Si è osservato che laddove si è passato da una raccolta differenziata con cassonetti sulla strada ad una raccolta differenziata porta a porta il risultato qualitativo e quantitativo dei rifiuti, anche in termini di percentuale di differenziata, è schizzato a cifre di gran lunga superiori a quelle precedenti. Per tutti basta analizzare il dato del Comune di Calabritto che da una percentuale del 44,76% dell'anno 2013 è passata all'82,24% nell’anno 2014, perchè, in quel comune, si è passati dalla raccolta differenziata con cassonetti in strada alla raccolta differenziata porta a porta. Un altro aspetto positivo della raccolta differenziata porta a porta è la eliminazione dei cassonetti in strada che costituiscono un indegno spettacolo dell'arredo urbano,

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LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA

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Al tavolo della presidenza: Tania Russomanno, Donato Curcio e Tania Imparato

Caposele li 21 novembre 2014

CAPOSELE Il neoConsigliere Provinciale Stefano Farina nella sede del PD


Politica

L’arte del governare una società

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(On.le Paola Taverna del M5S durante la manifestazione di protesta a Roma) allora non possiamo più meravigliarci di niente. L’ignoranza ha raggiunto limiti indicibili. Anche chi sta in Parlamento, che dovrebbe governarci nella maniera migliore possibile, si dichiara “apolitico”. Certo il malessere per la cattiva gestione della Cosa pubblica è un’amara verità ma sono almeno trent’anni che l’Italia è mal governata ed oggi che la situazione si è resa drammatica. Si abbandona il campo? No. E’ il momento in cui tutti dobbiamo rimanere attenti e discernere il bene dal male, la buona amministrazione da quella cattiva. Bisogna stare attenti alla demagogia ed al populismo. In questo periodo abbondano gli sciacalli che cavalcano il malcontento, ma in questo periodo non è il tempo di fare demagogia ma quello di accorciarsi le maniche e tentare insieme di uscire dalla crisi, così come hanno saputo fare altri (vedi Germania). Anche a Caposele, per tornare ad un discorso che ci interessa più da vicino, bisogna aprire un vero confronto tra le varie componenti politiche e cercare di trovare insieme le soluzioni più adeguate per migliorare la vita del nostro comune. I problemi che affliggono la nostra comunità sono numerosi e solo un confronto aperto e senza retro pensieri può portarci a prospettive migliori. Il circolo locale del Partito Democratico ha aperto un confronto vero con le altre parti sociali ed intende sollecitare la soluzione dei vari problemi attraverso la costituzione di Forum tematici in cui le persone competenti e disposte a cimentarsi nei vari settori affrontano in maniera costruttiva le varie tematiche, offrendo soluzioni a chi ha il potere ed il dovere di decidere. L’augurio è che i giovani caposelesi si rendano partecipi a tali iniziative e forniscano idee fresche per un proficuo apporto.

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di Giuseppe G

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è aggiunta la crisi economica degli Stati nazionali, che in questi ultimi decenni si sono fortemente indebitati (debito pubblico) a causa di spese facili ed incontrollate. L’Italia, ovviamente, in questa spirale negativa, è quella che maggiormente ha contribuito a peggiorare la situazione. In questo contesto di crisi generale il nostro piccolo paese non si discosta. Semmai ne risente maggiormente. L’unico aspetto positivo è che mentre per gli altri la crisi occupazionale viene vissuta in maniera drammatica perché è una novità, da noi viene vissuta con rassegnazione perché non è una novità. Ascoltando i talk show nazionali vediamo gente arrabbiata, che ha perso il lavoro e minaccia proteste eclatanti. I nostri giovani, invece, rimangono tranquilli, come sempre, perché per loro è cambiato poco. Nel mondo della politica locale si nota un disinteresse giovanile. Pochi sono i giovani che seguono le vicende politiche. E quando non si partecipa al dibattito politico le scelte rimangono viziate da ragionamenti superficiali e basati sul pressapochismo. La frase ricorrente è “io non mi interesso della politica perché la politica è sporca”. Poi arrivano le elezioni ed i giovani vengono attratti da chi le spara più grosse, senza valutare le conseguenze di scelte sbagliate. Nelle manifestazioni locali, politiche e culturali, che ho ultimamente partecipato ho sempre constatato la presenza di pochissimi giovani. E questo è un sintomo grave della crisi politica e sociale che attraversa la nostra comunità. Dalle pagine di questo giornale voglio lanciare un appello ai giovani caposelesi ricordando loro che la parola “politica” non è una parola negativa ma esprime un concetto che di per sé è neutro. La parola politica significa “arte del governare una società” (Aristotele). Quindi dire io non mi interesso della politica significa dire che non si ha interesse di come viene governata una città. D’altronde, oggi, se un deputato del nostro Parlamento nazionale afferma pubblicamente: “io non sono un politico”

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scambiata come presunzione e quindi il comportamento del soggetto è stato visto come un elemento negativo. Ma i docenti accertano oltre alle competenze culturali anche l’autostima che ciascuno degli studenti manifesta? Quanti docenti ascoltano con interesse uno studente per riconoscergli quel minimo di personalità su cui poi esso va a costruire invece che demolire? Pochi, perché la classe docente viene selezionata per competenze contenutistiche e non per formazione personale. D’altra parte neppure la famiglia è riuscita a fornire quel giusto bagaglio che abbia potuto mantenere fuori da una crisi la leva giovanile che ne è seguita. La generazione cresciuta negli anni 60-70, in condizioni economiche molto modeste, ha ricevuto comunque dalla famiglia, non tanti beni materiali come le generazioni successive, ma serenità, voglia di crescere, di lavorare e di migliorarsi. Il lavoro è stato visto come modo ed obiettivo di vita. La famiglia ti assegnava un ruolo di responsabilità, di lavoro o di studio, e poi ti metteva fuori dall’uscio appena possibile per farti crescere in autonomia. E questo avveniva nel mentre il mondo si trasformava velocemente grazie alle scoperte scientifiche ed alle nuove applicazioni tecnologiche. L’elettronica e l’informatica, in pochi decenni, hanno trasformato totalmente le condizioni sociali. Internet è stata la novità in assoluto più importante che ha trasformato il mondo. La globalizzazione del mercato ha fatto sì che il mondo dell’offerta dei beni materiali si ampliasse in maniera parossistica. In questo mondo ovattato sono cresciute le ultime generazioni. Ma questo mondo, purtroppo, sta per finire. Il surplus produttivo dei beni materiali ha determinato un punto di saturazione per cui il sistema è imploso, i beni prodotti rimangono invenduti e le imprese in crisi licenziano gli operai, gli operai perdono il proprio reddito e non acquistano più beni di consumo. Il tutto si avvolge in una spirale negativa, dando luogo alla deflazione economica. A questo male creato dal mercato si

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“Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui, il più inquietante fra tutti gli ospiti” (F. Nietzsche – in Frammenti postumi 1885 – 1887). I giovani, anche se non sempre sono consci, stanno male. Non riescono a proiettarsi in un futuro capace di farli raggiungere qualche promessa. La società odierna è attraversata da una crisi profonda che investe non solo il mondo materiale (la crisi economica) ma l’intero mondo dei rapporti sociali. Oggi chi si interessa particolarmente agli interessi giovanili è il mercato che li conduce nel mondo del divertimento e del consumo. La visione ottimistica del mondo è crollata. Inquinamenti di ogni tipo, disuguaglianze sociali, disastri economici, comparsa di nuove malattie, esplosioni di violenza, forme di intolleranza, radicamento di egoismi, guerre, hanno fatto precipitare il mondo dalla positività alla negatività di un tempo affidato alle incertezze ed al disorientamento. Viviamo un tempo dell’impotenza, del disorientamento, della mancanza di senso, si tratta di una crisi dei fondamenti stessi della nostra civiltà. In questo marasma chi subisce le conseguenzemaggiorisonoproprioigiovani. Se noi analizziamo il comportamento dei giovani di oggi notiamo che a differenza di quelli del passato vivono alla ricerca del godimento del presente senza alcun desiderio di proiettarsi nel futuro, sono disincantati. D’altronde che colpa dare a loro se sono il frutto del nostro comportamento e delle nostre scelte. E’ il caso di interrogarci se abbiamo instaurato il giusto rapporto con loro. Se il nostro metodo educativo è stato quello giusto e se la società che abbiamo creato è quella che volevamo. Abbiamo dato ai nostri figli beni materiali ma forse, a volte, abbiamo mancato di dare quello che era la cosa fondamentale: l’autostima. L’autostima, quel processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso tramite l'autoapprovazione del proprio valore personale. Anche la scuola, spesso, non ha tenuto nel giusto conto questo elemento. Spesso l’autostima dello studente è stata

Piazza Sanità, da poco oggetto di lavori di rifacimento con un nuovo design, è la scenografia ideale per foto ricordo ed immagini che ricordano l'acqua e le nostre sorgenti

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Via del Santuario prima del terremoto

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Piazza Di Masi e la vecchia Chiesa Madre

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Una foto degli anni 50: da sinistra Armando Sturchio, Balduino Manganese, Gerardo Del Guercio, Salvatore Conforti, Donato Curcio e Tobia Caprio

L’emporio “SELE” di Mario Manente in Uruguay

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Elezioni amministrative del 1948: gruppo sostenitore della D.C.

Elezioni amministrative del 1968: i sostenitori della Stretta di Mano incontrano il sindaco Caprio a San Vito. da Sinistra: Gerardo Del Guercio, Mimì Farina, Arturo Sozio, Gennaro Casillo, Nicola Conforti, Salvatore Conforti, Francesco Caprio, Armando Sturchio, Cenzino Malanga, Salvatore Casillo, Ezio Caprio, Felice Lardieri, dietro: Franco Caprio e Vittorio Nesta. Accosciati: Manfredi Caprio, Rocco Caprio, Antonio Cifrodelli, Gennarino Casillo, Rocchino Petrucci, Amato Russomanno, Ciccio (Lu barbiere), Angelo Sturchio, Raffaele Farina, Girolamo Casillo, Donato Conforti.

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La foto dei ricordi

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La fontanina del Piano, dono del concittadino d’America dott. Eugenio Sturchio fu inaugurata nel 1948. La vasca fu realizzata sul posto dai fratelli Salvatore e Angelo Conforti. Il puttino in bronzo, rubato dopo il terremoto del 1980, fu sostituito a cura della Pro Loco con un puttino in gesso.

Caposele dicembre 1957: Corso della “Vigorelli

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La Famiglia Galdi in una foto dei primi anni '70

Carlo Di Lauro, Vincenzo Malanga, Sibilia , Raffaele Ceres e Vincenzo Cozzarelli

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Prof.ssa Rachelina, Antonietta Merola, Gerardina Sturchio, Rinuccia Sena, Margherita Casillo, Annamaria Sena, Gerardina Ceres, Agnese Malanga, Maria Montanari, Italia Caprio, Clelia Conforti, Nenetta Venturino, Ernestina Ceres, Maria Del Guercio, Maria Farina, Giuseppina Malanga, Virginia Cuozzo.

Caposele luglio 1951: Corso di ricamo “Borletti” Da sinistra in piedi: Gerardina Ceres, Maria Del Guercio, Nicolina Conforti, Francesca Cetrulo, Ceres Ernestina, Agnese Malanga, Istruttrice Borletti, Tina Sturchio, Gerardina Patrone, Antonietta Merola, Clelia Conforti, Francesca Mattia, Maria Cleffi, Sisina Baldi, Accovacciati da sinistra: Titina Farina, D’Elia Filomena, Maria Ceres, Natalina Cirillo, Gerardina Fortunato, Carmelina Nisivoccia, Maria Malanga, Genoveffa Sturchio, Concetta Ceres.

Lu purtonu r’ lu scigliato, prima del terremoto

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La pagina dell'emigrante

ITALIANI EMIGRATI IN AUSTRALIA

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( Continua )

UNO SGUARDO ELL'ESTATE PASSATA

Gli approfondimenti ed ulteriori immagini delle manifestazioni della Pro Loco Caposele sono disponibili sul profilo Facebook

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la busta paga settimanale e godersi il fine settima ( sabato: weekend. Leggi: ui’chend). In Australia ció non accadeva. “Perché?” Le Autoritá sindacali e politiche non erano intellettualmente meno acute, più pigre ed apatiche. Tra gl’immigrati non di lingua inglese in Australia si trovavano persone qualificate, specializzate, professionisti. L’Australia aveva bisogno di loro. Essi costituivano un notevole valore conoscitivo potenziale e una ricchezza socio-economica da poter essere sfruttata vantaggiosamente con immediato buon lucro. Ma la politica e le Autoritá australiane, ripeto, non abbastanza acute e non abbastanza abili a sfruttare queste vataggiose possibilitá. L’Australiana, anche per la scarsa conoscenza della tecnologia avanzata di quelle nazioni di lingua e cultura non anglosassone, credeva soltanto nella tecnologia della madre terra inglese e l’Ighilterra era felice che l’Australia la pensava cosí. Soltanto dopo più di vent’anni la mentalitá delle Autoritá sindacali e politiche furono in grado di valutare e capirono gli errori del passato, si aprirono alle grosse possibilitá offerte dalla comunitá degli emigranti non di lingua inglese, anche perché questa comunitá bene istruita, aveva superato abbastanza bene la barriera linguistica, le loro grosse potenzialitá offerte, non poterono essere più sfruttate dalle Autorita governative, in quanto questi avevano raggiunto l’etá di andare in pensione o si erano giá costruita una attivitá produttiva privata e tutta propria.

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da nazioni straniere non di lingua inglese. I qualificati stranieri dovevano riqualificarsi nelle Scuole diurne australiane di arti e mestieri . Ció era praticamente impossibile. Ma gli emigranti qualificati, provenienti dalla madre terra inglese, non incontravano nessuno ostacolo. Essi erano, di fatto, coloro che rubavano il lavoro agli australiani, i quali lo sapevano, ma nessuno poteva farci nulla. L’emigrante inglese in Australia, non era condiderato uno straniero. In Inghilterra gli emigranti qualificati stranieri, in ogni caso sempre dipendenti di grossi datori di lavoro, dopo quattro anni di residenza in Inghilterra, erano liberi di cercarsi quel che volevano. Venivano assunti messi alla prova per un periodo di tempo stabilito, superata la prova, potevano svolgere il proprio lavoro di qualificato con gran gradimento da parte delle aziende o compagnie loro datori di lavoro. Per il fatto che i lavoratori dipendenti semplici o qualificati stranieri lavoravano e producevano di più, come incentivo certi datori di lavoro assegnvano loro un premio settimanale di 5 sterline. Mentre molti dipendenti inglesi non puntuali, non lo percepepivano. Essi quando il tempo meteo si presentava solatío e bello, marinavano in massa il lavoro. Tanto che molti datori di lavoro, per avvantaggiarsi di una tale perdita di produzione, spostarono il giorno-paga dal giovedí a venerdí, costringendo questi dipendenti buontemponi a lavorare anche il venerdí, per avere in mano, finalmente!

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massimo dieci dipendenti. Le grosse Imprese private con centinaia di dipendenti manuali non superavano la decina in tutto il Continente Australiano. Gli Enti Pubblici rappresentavano i datori di lavoro più numerosi e i più diffusi sul territorio australiano. Su di Essi gravava la responsailitá e l’impellenza di migliorare le comoditá già esistenti i di costruirne delle nuove, come case, strade rotabili e ferroviarie, nuovi ampi invasi per la raccolta di acqua piovana o estendere quelli già esistenti, costruzione di nuove condutture pubbliche per l’ acqua potabile, di linee elettriche per il traporto della corrente elettrica alternata ( C. A. ) di alta tensione tra due punti centinaia di chilometri distanti tra loro. I lavori per la realizzazione delle opere, citate, procedevano molto lentamente per l’insufficienza di mezzi e personale professionale appropriato. I potenti sindacati australiani regolati da Leggi inadeguate alle nuove esigenze e regolamanti rigidi e fatti osservare scrupolosamente da una incallita mentalitá conservativa e protettiva di arte e mestieri per combattere la fresca invasione della bizarra plebaglia (Weird Mob) di emigranti, cui, secondo la loro vecchia e incallita concezione, affamata e perció ladra di lavoro, compreso quello specializato, dei nativi stranieri e gli australiani aborigini. Il Lavoro qualificato o specializzato, secondo Il Sindacato, poteva essere svolto soltanto da personale qualificato australiano e non da qualificati proveienti

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li emigranti in generale non di lingua inglese, sbarcati o atterrati in terra australiana, quanto alla possibilitá di trovare un lavoro subito e ben remunerato, come prima impressione avuta, é stata quella di trovarsi con gli ‘Occhi pieni e mani vuote.’ Per esempio i primi emigranti giunti in Australia con Viaggio Assistito venivano alloggiati in uno ostello con vitto e alloggio, pagato con la gran parte del sussidio di disoccupazione ricevuto dal Dipartimento dell’Assistenza Federale fino a quando non si trovava un lavoro. Per un emigrante di lingua madre inglese era più facile trovare il lavoro cercato ben remunerato, ma gli emigranti di lingua madre non inglese dovevano accontentarsi di un lavoro pesante sporco con paga sindacale minima. Molti di questi emigranti rimanevano nell’Ostello, anche se mal volentieri, lunghi mesi, mangiando mal volentieri gli sgradevoli cibi cucinati all’australiana. I cui ingredienti per la maggior parte consistevano di carne di pecora con tanto grasso, per moltissimi italiani, stomachevole, anche se gratis. Per cercarsi un lavoro si viaggiava a spese proprie, pagando con la scarsa quantitá di moneta rimasta, dopo la trattenuta dall’Amministrazione dell’Ostello, per le spese di soggiorno. L’Ufficio di Collocamento Federale Australiano aveva enorme difficoltá a trovare un’occupazione per gli emigranti che non sapevano la lingua inglese. Ci si riusciva prima di propria iniziativa. I Datori di Lavoro privato per la gran parte erano piccole aziende con tre

di Giuseppe Ceres

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Cap. IX

INTRAPRENDENZA E OTTIMA CAPACITÁ IN ATTIVITÁ INTELLETTUALI E MANUALI DI GRAN PARTE DEGLI ITALIANI EMIGRATI IN AUSTRALIA DI REALIZZARE I PROPRI AMBIZIOSI PROGETTI INDIPENDENTEMENTE

ESTATE 2014


R i co r d i , Soffrime Ricordi,Nosta nto, lg i a . La pagina dell'emigrante

Soffrimento, I Nostalgia. RICORDI, SOFFERENZA, NOSTALGIA

n tutta la Umberto ugmmaterdo Gerardo Ma son sentito mia vita giammai langa mini@bol.c m so i co ll om.br Gerardo sì ev arci, super bene, rigu di Umberto Malanga all’accogli an ar en d d o o tr za un periodo aum , og torno al m Malanga così Gerardo ugmmaterdomini@bol.com.br io caro paes ni volta che ri- mocr atizzante, viviamo Umberto na per il m azia alquan in una de- ancora i vent’an etto. M’aff ugmmaterdomini@bol.com.br paesani, par odo direto usato dai asci- che nessuno sim to sicura, io penso sei, il Babbo er ni. Io ero il quinto di “Voi ano tre ann tito. come la fe lando di assunti com miei ricordando quei patizza alla violenza n , co Quindi, c’era la Ma i ch’era par- Avete on sapete che stiam plessi ganti licità, l’am tempi in cu m o in guerra ca n m o enson lasciato un i u m re m n le to. L ic a u e ie , ar n se il ci n tutta la mia vita giammai mi sentito più anziano non aveva compiuto ancora i disastroso secondo conflitto mondiale e una n ro a er così felicità, dsollevarci, ?la superando periodo ffri- te delun re spaventati, e agil ancora i - vent’anni. Ionoero quinto di mp“Voi tutti poi graduato non sapete cheilastiamo guerra? fissura din n tutta la mia vita dgiammai o in tr a ta ’altronte, faso a m le nostre cae, sfondavan re el credo di mi p er an elelucida o d ta ei o la finesle , fate un ch per moncalzettidi por- Io ero il quinto partesiamo tutti gli terribile se decosì bene, all’accoglienza, vent’anni. sei, il Babbo disfatta, a sollevarci, n e portavsei, i, nostriusciti traumatizzante, viviamo in una ia ra co ss il Babbo erano tre anni ch’era partt ab ri situazione: p Avete lasciato una fissura della fineso e nuinam o ri son sentitoriguardo così bene, riguardo p g it in fu v p en an an estiti, per are pantalo oco. Chiud o itori, quelli o via i ti, gente geente allegre la numeroQuindi, ete tutto, fa rario di i aperta, al così non tatito. zio pnon resicura, , superando ogni volta che ritorno anni ch’era partito. periodo di questo amun gimtraumatizzante, mocrazia alquanto penso luce oalgomio nerano erchfate to afQuindi, e. Quio sa prole, al ntra un chiasso di “Voi che stiamoininorario d’u c’era la Mamma, sempre , dche teguerra? all’accoglienza, ogniluvolta rièsapete fetttre il n isticaro es a n i ti em ca n ab , g n er ic u il d la en e b o el an ar a a oun do che è in ascolt sileno trasc’era baram la mnessuno Noi, per leo co lo proenago portat oM’affasciente violenza, , con direto paesetto. M’affascina per tu il ttmodo la Mamma, sempre con uncino democrazia alquanto sicura, oderinnuna simpatizza alla o n !” to l’ i p to ottimismo, viviamo prifuoco. Chiudete tutto, fate silenco le u e Avete lasciato una fissura della finestra torno al mio caro paesetto. a it con un uncino in mano per monci rt ss à co u g i, ra n in sbirri in lu nsumarsi. ti, se di discutere avere il co bussan D’improvv o- canto, accanto al ammucchiati in un ti din ghi le usato daiilmiei paesani, parlando di assunti mano pero montare calzettini, penso rache nessuno alla vizeiaago ricordando quei tempi simpatizza in ocui sc arrobrattoppare il soffrimio rutalmendei isozio la M perchè il nemico è ainmascolto!” na per modo direto usato miei chiasso in orario di deiai calzettini, pantaloni ,aperta, le ziona aldai te ento che si ggio futuro ritorno a ca onosciuti, tare incofate se ci al ll n la minciun o za , la porta. il mio frat un per a a recitare ma, la quarela-nere, A sacui .porCic-coprifuoco. ganti camicie sfondavano le complessi come la di felicità, e dilita di violenza, rattoppare pantaloni e vestiti, per la ricordando quei tempi in le el ci lo autol’amore paesani, parlando assunti Noi, perplessi, ammucchiati o p u cc ro m n e vestiti, per la numerosa prole, alla il a ec o p ag nocomplessi rosario.inIl un osito di q individuale fa ripetuti sc co che app giore, apre mia, in un uel pi eriodnumerosa nprole, della e aionod’una a soarroganti hfate edcanto, io siChiudete te delle nostre case via lista, ee il cchsilenzio noportavano v d ci soffrimento. alla luce candela a camicie nere, sfondavano le porte u o et st e , i, à ra m sb o come la felicità, l’amore io er accanto alla Mamma, quai in tutto, ir , ap laperchè b st a la soffrid luce d’una candela a oleo con l’ucignou d ri , o o io iv in ri m di camic solitudine a, ricordo idua- episod ferociti, se nemico ch andavo: ma chi è q prench un olio mabra io soffridel e ranostre , pretanto piccocon nostri quelli non Caicconsumarsi. vano due b ia le La felicità, d’altronde, failparte di l’ucignolo pronto consumarsi. delle case e portavano via iaffetti nostri ppgenitori, refacred se ci lo re e mento. La felicità, d’altronte, parte n o in u zi incomincia a recitare il rosario. Il ci se es il nemico è in ascolto!” Noi, perplessi, at at n ca as to te lo pronto D’improvviso, o ta av co so n elve. sperdu da me, qu de e... “sì evo intorn di marginal In alcuni ca ti nel temp lta, in questi luoghi ando cosa c’bussano , signoralla o ai al regime. Questi, erano trasportati izquelli si ec zato tutti abitanti, gente genuinamente allegre, D’improvviso, brutalmente non tanto affetti al regime. è?” “Sonalla 7 anni ed’e bussano del gli credo di tutti gli abitanti, gel’ m . co chegenitori, ciocco fa ripetuti schiocchi, io, apprenan o il ammucchiati in un canto, accanto alla , it n sc brutalmente porta. Cice, dipendengente o d ordati dal o? Stavo cu o Capitano si scopron 1941 del tà. “Era ch’era za affettlaiv Questi, mon”, rispose, sivo, o la trasportati rioso, perchma in mesedaidi porta. torturati, una tempe seviziati ememaggiore, di questo amabile luogo, distinguendo Ciccillo, ilsimio fratello barbaramente a, l’barbaramente nuinamente allegre, divel questo amabile due gmi ad un sumaggiore, domandavo: è recitare questo isolamenerano atore del Mamma, la quale incomincia gen è conchi erat cillo, il mio fratello apre ed en n ro ai d u oscaev b a o ra o u rm , to la st co o i: p so ri oi , ll o se il fu eg la li tu p ra re o a ri ri d , sbirri in luoghi sconosciuti, senza un p m st in N m iù ci u av o o e is n modernità in tutto, con ottimismo, avere apre ed ecco che appaiono due sbirri di torturati, seviziati dagli sbirri in luoghi a n er e amo tutti in aecco b u luogo, distinguendo la modernità ha la minim in abbandono a a ra tt ta nemico che ci ascolta, in questi fi in n p rd g il rosario. Il ciocco fa ripetuti schiocchi, o er li o rm e o che appaiono due sbirri di camicia u d d’uluoghi ale. Cicci n ca erata ad ei paraggi, . acacasa. n casa, acca a possibfuturo minetto, do te re o sembravano ilità di dritorno ottivo nel l’altro erdal solo complimen m nto al co ve un gra iltutto, coraggio di discutere il soffrimento che camicia nera, inferociti, due sconosciuti, senza un futuro ritorno a casa. la con ottimismo, avere il coraggio d st ’u fe is sperduti tempo, scordati u a cu li n i: io, apprensivo, mi domandavo: ma chi è ci unmon“ d m ta tà av co nera, inferociti, sembravano due belve. n ez , perchè in ciocco risc a la nostra me va, cap anche vicinan z’ cordo nessu ad ro delle nostre osignor al- Ciccio ze. A A proposito quel periodo oproposito più edattende gelbuio ?” Quesmilite, gni ri- udinadi nsio drelaida cabuio si diduna individuale belve. e... “sì, A quel periodo della direlaziona discuterealla il perdita soffrimento che m u i b ca n i do? Stavo curioso, perchè conoscevo i ti o sa to av , i questo nemico che ci ascolta, in questi b u te . , p as ev n m F ar ap Ciccio attende e... “sì, signor milite, p ta ac an eno infiam lerà solam i essa. ò nte balun pena la qu evamo mo, ri o frequenta doepisodio, en- ricordo ripiccolo matoch’era della nostra storia, inta elilem a, scherzo cosa te. Delricordo sponCapitano”, to d’un ziona alla inperdita di una individuale del pri- due autonomia, una società individualista, e c’è?” “Sono rispose, nostra storia, un piccolo d e: la te gendarmi: primo era figlio L en “ n e per st sa luoghi sperduti nel tempo, scordati dal B o ta av en st m re ra cosa c’è?” “Sono Capitano”, rispose, o en e, dite e il so e mi conper la loro famig - che io son Ciccì, ma g lia eravam insieme : il pquando episodio, me, quando ffrimpresenziato turano al carriera fu l’altro o uncollega iù anda uardi ciabattino M autonomia, in una società individuaento si mis presenziato la solitudine che rappresenta ille soffrire ad un suo più robusto, da time, avevo a, alloraStavo Tensuo och’era zian tan- ch dei paraggi, ente!” lminan o non intorno mondo? curioso, perchè conoscevo memoriin , bas ie insieme ad un collega più d M av e te.era un ta io sc e ev v fe u a p fr a se ro li es at co ciai cu avevo intorno ai l’anno 7 anni1941 d’età. “Era mpfuori ai ducamerata sere fascis ello . L7e anni ranrappresenta La finestr iuto misura e. Noi, tutt normale. lista,diemarginalizzato.In la solitudinefa che o la perso caso alcuni casi ecco per un d’età. “Era del mese ti fe adottivo d’un mezz’adro delle nostre ti , n li p ! e a ci i due gendarmi: il primo era figlio d’un o i fu tà i il sp , un camerata chiusa e, in ma l’anno aventa- tombale, raduato elper tta per mez ntono che1941 del mese di gennaio, robusto, fuorigmisura ucidcostui: si fu dei zo di soffri sedi il soffrire in caso diim marginalizzato. le a la situ“come reAmbi è una temperatura polare, una nun che si scoprono la dipendenza gennaio, Ciccio complimenta anche zi ci o ta vicinanze. avevano frequentato fr to ciabattino paraggi, l’altro era adottivo az il mento io si ento nonaffettiva, ro Ciccio complimenta anche ne: zionati: ac sario, così sofpermetla una . Ilsera temperatura polare, una tarde normale. ca peomi In alcuni casi ecco bche sienscoprono nto aldelle - conte l’isolamento rivelatore solitudine va, capo?” rudella talm la quinta l’elementare mappena amabnostre ioni, limitastavamo tutti in casa, accanto al costui: a, Cicmezz’adro d’un vicinanze. te le nostree evastarda ile Mam “come va, capo?” Questi, un pò ci o , a si sera stavamo tutti in casa, accanto al n is illusiocaminetto, tr ml’isolamento dipendenzaNon affettiva, ria ia e dipossibilità v C ic abbandono. ha lanominima dove un gran ciocco riscaldava la Questi, un pò più educato, meno o n ncettaavevano i di autoino alappena loro carriera fulminante. libertà. È Ambi la quinta , aper desla educato, meno infiammato del pri- ghtestavo trafrequentato e squilib anchecaminetto, con in braccla porta, dove un gran ciocco riscal- più esclusi erita,allora, velatore della e raabbandono. to, pin di discutere solosolitudine la felicità, gelida infiammato del primo, risponde: “Bene, la vo casa. Facevamo una bastante mo, ia Ma, bastava essere fascisti! er ogni p M iù elementare e mi contestavo per la loro cui non hnostra a rp considerperchè ic cola, le du risponde: “Bene, Ciccì, ma guardi chiando. G a chi la dava gelida casa. Facevamo Ciccì, i soffdi Mater e soe, Non hanessuno la minima possibilità nonnostra rirediscudma omin erfulminante. nnin ricordo di noi parlerà scherzosamente. guardi che io sono un Tenente!” di più dabaldoria, a ec i rd La finestra fu chiusa silenzio ca o pie , carriera Ma, allora, bastava d ie nte o gsolamente to tr giudbastante o, seminas che io sono un Tenente!” Mio fratello , inspirando iustogni icare scherzosameno. Nonri-esis una tere solo la felicità, Tperchè cosltimo moilzzrosario, di essa. Della nostrabaldoria, famiglia eravamo tanti: il Mio fratello chiede scuse ai due. Noi, giotombale, ra noi cain ful’urecitato te cura essere rno, pofascisti! . p o icone del così pochiede scuse ai due. Noi, tutti spaventase le i te. Della nostra famiglia eravamo tanR si a , li ff scienti che citàparlerà a cordo nessuno noi solamenel a è la nsiorm ac ed Le perdite e ladisofferenza misturano ca ioall’amabile sizionati: MamntoLa , al cee, fe- anziano non aveva compiuto ti, poi il graduato elucida la situazione: fu chiusa allafinestra a ntroin, silenzio caraaccanto ti:ti illapiù Mam te dimemorie essa. felici.fatta con nostalgiad,ei nostri des ma Anvicino Oma, ggi la alle to Ciccio, anrecitato sinistra alla porta, mentofu n el asciugata d ni, ma tombale, il rosario, così la crime, che . ta to: la magg te di costo al plaermfelicità, Le ilcosoffrimento sitemiset ior braccia ro sonagaccanto Le perdite personee procurano par- Mamma, la riconcili le laConcetta, destra con in Marn il soffrim posizionati: all’amabile ià p ar Altri cari co titi! ento turano alle memorie Le persone . È esdisa ch azione etanpiù enfelici. ma sentono che te è mfatta per i, alvicino te re la piccola, le dueConcetta, sonnece pazienno stgherita, legri, ag Ciccio, sinistra alla alizmezzo orie cheafa za unche giuporta, ngotr formarma procurano la felicità, sentono è av cevano riv dietro, aglio di tr e la non gioven soffrimento. Il soffrimento solitupermette chiando. Gerardo, seminascosiv as er tù a destra con in braccia Margherita, la più d e in ch q e, ’è rimasta uella ra il soffrim marico, fatta per mezzo dimsoffrimento. Il sofin “Oto, noi. nidinspirando evasioni, limita gbrutalmente l’ultimo mozzicone del o miole timento in ento, il piccola, due sonnecchiando. Gerardo, ia. La nost il rilesennostre , castello di sogni e del frimentodinon permette limita algia èÈuanche maed lie, dio, na parola mnostall’aseminascosto, che riecodinevasioni, illusioni autonomia libertà. giorno, poi Raffaela al centro, m ei o re dietro, inspirando l’ultimo se Materdomini ci m lia la par agica, Il tocco del pre fecond brutalmente le nostre illusioni diha teautofantasioper inchi le ca o.”Antonella. tern mdel esclusivo e squilibrato, accanto alla Mamma sa, cui pcara anegiorno, avvisan di onon mozzicone Raffaela ed del gesclusivo nuno di no a agitata e Santupoi o il sce a su nomia e di libertà. È anche m ario ez zo i. d ì, C h m q areda i u non consideri soffrire diper più giudicare o Oggi lamento tanto: la maggior parin riein ci d ò i ca , ci io, al centro, accanto alla cara sa v iv re d rà chia- Mamma ella cara so molto di p an mnon e squilibrato, perMcui hae ichi non L A ano ch p “ re er S iù ll ch T a . A é, C capiente o giusto. u C te di costoro son già partiti! in comunio giorni cald n CUCCIA” te si avvic id ne di tanti citella, in da giudicare consideri soffrire di più Caposele hanno pAntonella. reAltri pallegri, parchi con ano, stradette, piazz ’esta- Cos’è la “Staccuccia pOggi aren aratocari Non esiste cura. coetani, , aggiungou lamento tanto: la timaggior parte n so ? la et ” u d lidanocura. ialetto nost uto pranzo n aggiuntiv Concetta, m capiente o giusto. esiste il loro ruolo te e urbanNon ra o ia co n : o so m i.scienti n sp ’n re In un che Tra noi caposelesi, la felicità no storie che facevano rivivere quella ie ll es d g a, fu tr a i u o ch a p n a di costoro son già partiti! sa ro L a e ’è si ì, fi p ta b g u iz at g o za! Bella! ltre a tanti o dla Tra noi caposelesi, quattro passcienti che i sofele, facendo dell’Un onista d’un fatto ined na cavallina giovane ura dolce e generosa, dch’è ialocoetani, si sotto gma mia soregioventù ghrimasta noi. è la norma deiin nostri destini, i in famallegri, nel fantast ità d’Itali e per la su ito. Erano li albfatta cari lla Altri igin erma ci licità è la normacodei lia, aggiungono ic rso nostri i dei platan a a g , o b li im ri u an sant’Alfdestini, n co p n a er d n n a i cinquanta famiglia d ti tr ri n ad co el en a i le n za o S n a an le , so “O nido mio, castello di malie, dei n con nostalgia,ni,asciugata dalle lacrime, u tistorie n bel dì Vito, rispet sue sto-quella , a Mlai agricolto , del mille che, eche una sc facevano gioventù aterd ne sa svolg esa a fatta con nostalgia, asciugata dalle ri to e veramenrivivere ilasuoriconciliazione sele, plaedo omi- quan evano le loro attività si confinanti della propbenestanti, padroni d’uottocento, prima (Una delsogni te le a ta e dell’amore sempre fecondo.” ss che permette i memori v Capocon nrimasta ai. te la ripin ni, tra do la rietà agrico n po La “Staccch’è crime, che permette la riconciliazione ortnoi. icoli, visit o a sinistr fluviale “O uIl ccia are il parco sua genito messe è dorata, pronta le usualmente.“Nu jud’un abbastato don di dere nella a:malie, ”nido ). delle tocco campane del Santuario sofferenza. È essa che pazientemente a si d ra p S el C o “O mio, castello di dei sogni er ti rn , a la u am p il u n o con il soffrimento. essa cheMpazien’ caldo del a mula colo raccolto, la quella esÈ sele, o ben acco adonnina” loro fondo ubdi m r “ m a er es S , m ta o e an co b d cc G . d a avvisano il mezzodì, quindi ci rechiaat te n L realizza un travaglio trasformare la i r, u er i a cc g at ca a al iu p ia rd ta o l’ g sc cristallun v ” cc n o h e dell’amore sempre fecondo.” er at o tr , o at , in a o te u a temente realizza travaglio di trastt m a, n quasi ci l San di un’acqu ad una fun erellava at ento, nel p ina, rinfres punta da u e d to n o a is ch n q rn d a u ca ti er e o m e n e p n al zi o mo in casa della cara sorella Cuncitella, as st te d te sc solitudine, la sofferenza, il rammarico, il la o el el nua e la seil soffrimento, colava in , il caldil ne delIll’al a cavallin lo scontr le, una del Santuario metri d tocco campane formare la solitudine, ta Valsdelle nsa A sera abperché, ele. e è aggrad o si at- del pad i cappella (grano duro) oso e, aimè, fa una dis a, si spaventa e si sbanuna saura del ma.nostalgia. Queste areezionin biamo un in comunione di tanti parenti, risentimento ab cr re g d et ià il F a avvisano il mezzodì, a is u p tr sc co rammarico,fiinil risentimento nostalsi d ro a ci o o nfusione, ca nto per la m il fruverdi dann vere moltoquindi ci rechiamo in , un rude p ale: cenare cio all’am mettendo a re ie lp o sp la ti es in u tu to en ta ca ra hanno preparato un lauto pranzo con n b d b La nostalgia è una parola magica, m . d i en ie sa Il nte, propmagica, ella sorella delladcara perché, in gia. La nostalgia parola i sora di catecasa confortoè una mia proCuncitella, orzionando e- gli imputati postra la strage che l’in Materdomini, ne fece titolato, appartenenteo alcunCaposele chis fes- e pizza! Bella! terminterna m o g re er , al ic en u L la n cl o d u un aggiuntivo: m’nestra D u tt el a a ig che riconcilia la parte agitata e o u al n iberare il v eq o in a m valola l’ u co n a in ip o o , st comunione di tanti parenti, hanno preparato . st a là o che riconcilia interna agitata e u Im rizzparte te ro av , i ti d in eva causato maginate co co sa ell’accadu dintorno, ano il luog alore del d via to, ternu . L’e ann oChi nach . QuChi sine die, ci vio stabilì per risarc ddi tanti dialoghi in famiglia, elognuno e alle fantasiosa, die noi. riesce leognuno ivi siriegiornat gri lauto pranzo con un aggiuntivo: m’nestra fantasiosa,di di noi. paassanLA imento che o che sua signoria av cclesiastico chiamò su ra siamunriLì, nque tomm a, cevuoltre in ti o d , “STACCUCCIA” im d ’l d a a i ie ev ’ en ra co fa le d n a i ndo ilmolto ti m za n i g ta ca su e ig ra ci d b b tu li n in ec mia sorella ci brinda con le sue stoit il o a, tt o i i, superare ciò, vivrà di più. Man mano a . al a d so ai al o Q am l’ la v le l’ u an q ev in es u , m sce a superare ciò, vivrà molto di più. n e pizza! Bella! Lì, oltre a tanti dialoghi in al an d ec ch o ii, i o u (5 e ri to bosi“STACCUCCIA” dare al nob x25=125 k ngraziamo Spunta l’au re. Generaz produce u LA come un ci le“Staccuccia?” vò l’usura il g . !) u n io Cos’è la Concetta, mia sorella, una figura dolce e generosa, nel fantastico o ro . a n m n N rielle antiche, e ne sa veramente assai. i ra lu o io em ie si , che Man i giorni caldi d’estate si avvicinano, , ce n a al p ap a, su te as d ca te ro co sa o mano i giorni caldi d’estam rz n famiglia, mia sorella ci brinda con le sue ro n g la ha il pche p V te o li n o ic st fi o sa Cos’è la “Staccuccia?” mia figura dolce generosa,aznel fantastico dialetto piano del ienzu, reclam Concetta,nto alberi e nestra del e la co ioni, iacere di d , ecavallina asorella, ubbi- un segenla riceveruna spiega enper sua dì (Una sobdelle andoch’è a co rioantiche, ialoconsolidano tante la sa riporto a sinistra: e ilgiovane chebel Pasnostrano n impertinenza, stradette, piazzette e parchi ‘ca ruuna gpiazzette hote abitante, se blaottsua are con qu ese sidialetto saspiega ua.bel m’a te si avvicinano, stradette, no gli an l ede ec ino impertinenza, ne gragiovane Unadìtrfu pparestorielle nostrano ch’è una cavallina protagonista era la vedo tinun nu l’avienenper o n co veramente assai. n al m i u ti e ch n re i n co e p o es an fu protagonista Erano gli anni cinquanta, del mille e ottocento, prima va ntainedito. bile. Final d’un fatto a co p ce o , re d ra g : p rn in o iù ss l’ m La “Staccuccia”). g i ’ es ar es m an li a ilparchi loro ruolo di oasi urbani. In un sabato o te e igente dd’Italia, cora consedel mille e eg mente di esil loro ruolo diiloasi liu, p’cchprima consolidano d’un inedito. Erano anni cinquanta, ottocento, una sa V(Una su tantefanlatariporto a sinistra: La a Seledelle sti, uno gli i ver nella potefatto gnano il fr benestanti, è padroni era chdell’Unità sse elud’Italia, conben membri ddi d’un temp sere di quì, narrare o or- dell’Unità unadeifamiglia agricoltori d’un deggianti, lStiamo inu r’ i suoaccomodati umencontrada cidare quelbenestanti, i campi benall’hotel vezz’!podere San ellad’un to alla fam di sole, facendo quattro passi sotto gli o a ridi st famiglia di agricoltori padroni podere nella San Vito, rispettosi confinanti u te urbani. In un sabato sole, facendo o l’ n ra rz ri a im g , e a “Staccuccia”).Stiamo accomodati la u p b g ar ig ar ro n en co d o lia di qudon te di Cap gliconfinanti forte il fluss bSan erazione, pd’un abbastato o quando er n casette, ildonVito, o. Questi co della proprietà contrada di Caposele, na, all’rispettosi elusualmente.“Nu (i g o ro ) se o a cu al p n st Gerardo, un quasi cinque stelle, una le ia si b d p rò u a el iù g della proprietà d’un abbastato don di Caposele, svolgevano le loro attività agricole zz d alberi dei platani in corso sant’Alfonso, li d u io l’ ei suoi 20 lu ò di non co ette, San n avvocato quattro passiPresotto alberi am dei platani d’un famo Gerardo, un quasi cinque stringe il cuall’hotel stradet murogli njuornu’ stri so toattività segnare pcaldo che disi giugno, ledelloro agricole usualmente.“Nu del mese te. Mi Valsele. so di dialoabile fiume Sele. svolgevano d’emesse gadi chiede se o tà, risoèlvdorata, togiugno, re d iù : i n o C juornu’ caldo mese quando la pronta per il raccolto, la “Staccuccia” il distinzione dell’alta i g a g p g d g ta p ra e ar i ainMaterdomini, una scesa a Caposele, el ar o le scalare la a no. Allocorso sant’Alfonso, a Materdomisele, per fa te per il no stelle, unapodistinzione la m e co diritè todorata, stava docu denuncila scesa sctrotterellava re la querel peruna il raccolto, “Staccuccia” attorno stro paese, meriggio si dell’alta Valsele. con costoroia età, il primo co n giova- quando arlamesse mentato inatafune biamo alla trotterellava attorno alla suapronta genitora, colorlaambar, adaluna a ai inadattaccata ed A sera abbiamo dovere molto speBra esigere, delloche pascolava mmtra , casomula pedoni, memori visitare , questi,vicoli, p ni, una tra a Caposele, pedoni, sile. Aun o em en co “ co p d T to abbiamo ie i te i n ri re n nscesa b- un dovere molto tr to ti el imsuoi ar se n sua genitora, una mula color attaccata ad,una fune che pascolava unaeco saura del mpoApersera . L’esi rn di conto duti all’om oambar, io Villaggio , poverina, guna mer tutto quel li er rasbanda itoin ammirin inreuna saura del fondo. La punta daio mosca cavallina, spaventa si ed quloro , ab g i a li d n b b el lo te ciale: cenare casa dellamia mia profesra ra te ar la ch to cc , e fa ili suoi parcomemori fluviale della Madonnina”, vicoli, visitare il parco m nari - fu “Oasi tu e ss iare an- della miglia peote mpunta gli cavallina, i e poi iLa ’l’ di gra era stato co si spaventa gli amiccenare speciale: in casa professora danouna sicalpestando traSalcuni ilmfruil seguente tti, quasi, ottoge- loro miepoverina, vsbanda ano i onpodere i, i paren ia devmosca nsegnconfusione, traLilfondo. frumento, nel dello scontroso fa una discreta orari: te ie,reaimè, o venusora te“Oasi : “Adi at st stesuberante a it o ti imonia , di catechismo, Luigina, là, in via u n . m e ir o ve ti n l’ ic e? fluviale della Madonnina”, con con quella cascata un’acqua n av p i, n’ tutte, iù come ado Luigina, là, in via Duomo. Sdiscreta ver ono più dconfusione, allegre tiva: Q catechismo, podere dello aimè, una calpestando u ch analcuni te del cimetri ’ tiper vedovscontroso i ottant’aappartenente sastroso seto la dittatura fascisabbiamo mento, lescenti. ccionadinel cappella (grano duro) pronto mietitura. Il titolato, aluclan manifesdi enifala a, accogià e ch , in n ’ ta n co n i, zi m ta co u Duomo. Immaginate con che allegria, ll g n o p , er li n q quella uesuberante cascata di un’acqua ’ n ag il it d u ti cristallina, rinfrescante, il caldo si attenua i in nata da per esto eni!”aIlcostui di- metri d’affcon scenprelato sepadre (grano già pronto mietitura. titolato, appartenente al bclan Immaginate ternura siam na terribile o conflitto mon nza gdi rev etto,che donduro) unanelafece un a, rude relatto dell’accaduto, mettendo uFusco, o di Materdomini, arcappella in allegria, darsi re lutare sosiam disfatta, ilsi caldo dsiiaattro, dileguan celermente la ripid nipote nubile, attem torniamo a e e sa ternura ricevuti, da lei efamiglia, tutta la gda rinfrescante, giorn namostra ecristallina, la sensazione è aggradabilissima. amo riuscitle e U stória asla del padre Fusco, un rude prelato di Materdomini, ne fece relatto a costui dell’accaduto, a p o at d sc ca . o ricevuti, lei e tutta la sua u al R si sa a strage che l’ingenua equina aveva causato. L’ecclesiastico chiamò gli imputati per cc in itr ia , su a i memori ata dell’ed a San Pao rda, ma ver e ben adulti ia , ifi to T e lo id ci rt ra sua famiglia, ai quali ringraziamo. o ic su , i tenua e la aree sensazione è aggradabilissilo e se a, d ffi st el st Queste verdi danno un beneficio m re re ci mettendo mostra la strage che causato. L’ecclesiastico chiamò upaoilre laurea savio stabilì oche ni, strasua vaveva deliberare valore signoriaequina avevattisubito. Quindi, l’ipotetico per enai temquali ic Spunta l’aurora, nl’ingenua di tutti,del ente saringraziamo. unadanno gl’aurora, savia anzia do come, a quiri tiem oli di via Giovanni B to, vita tutto è predes Spunta gi. Nella apro la finestra del ma. Queste aree verdi danno bene- gli oviotomm’l’ imputati per il valore del che signoria aveva subito. Quindi, na cosìdare pi,sua all’ambiente, proporzionando un un conforto ti risarcimento che deliberare i contadini dovevano al nobiluomo, a sine die, cinque di grano n ag . at iv o si apro la finestra del terzo piano del sobrio an . espdanno G o ra le sue Sign ress : “quis zie assai! orie.alGenerazioni si, oi, sò “Q UIV sia terzo piano del sobrio hotel ed ecco ficio all’ambiente, proporzionando un l’ipotetico savio stabilì risarcimento cheòubbidienza i contadini dovevano dare nobiluomo, all’anno (5x25=125 kg!).per Niente contestazioni, cieca termico al nostro dintorno, valorizzano Sig all’esecutore.

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termico al nostro ilconforto luogo. Quivi si passano delledintorno, giornate valorizzano il luogo. Quiviilsisole, passano indimenticabili, ammirando che delle giornate produce una luceindimenticabili, come un cinema,ammisugli randoe ilse si sole, produce una luce alberi ha ilche piacere di dialogare con come un cinema, sugliespressare alberi eilsesuosi qualche abitante, sentire ha il piacere di di dialogare con qualche orgoglio di essere quì, narrare storie d’un abitante, sentire quando espressare il suo tempo a riguardo era più forteoril gogliodell’amabile di essere di quì,Sele. narrare storie flusso fiume d’un tempo a di riguardo quando era più Premuroso dialogare con giova-ni forte il flusso dell’amabile fiume della mia età, il primo commento Sele. con Premuroso di dialogare con giovacostoro, questi, seduti all’ombra, nel mio ni della mia età, il primo commento Villaggio - tutti, quasi,seduti ottogenari - fu il con costoro, questi, all’ombra, seguente: “Amici, abbiamo nel mio Villaggio - tutti, quasi, ottogela dittatura fascista, il naritestimoniato - fu il seguente: “Amici, abbiamo testimoniato la dittatura fascista, il disastroso secondo conflitto mondiale e una terribile disfatta, siamo riusciti a

I, HO UN nuri Scaru hotel ed ecco che m’appare un panorama ti!” PAm’appare SSATO M un panorama fantastisine die, cinque tomm’l’continua. di granoUna all’anno (5x25=125 kg!).alNiente contestazioni, passarono e la consegna trombosi levò l’usuraio camposanto, e aAricevere HIMubbiÈ, ilNONche A,Val Sele con i suoi campi fantastico: l’estesa VI l’estesa ABITO PVal dienza Generazioni passarono e la consegna continua. Una trombottinocieca era laall’esecutore. vedova, più esigente di don si Vicienzu, reclamando ‘ca ru granu l’avienna cern’ co: i suoi campi IÙ !”Sele verdeggianti, una partecon di Caposele con megliu, era chinu r’ vezz’! bosi levòp’cchè l’usuraio al camposanto, e a ricevere il bottino era la vedova, più esigente di verdeggianti, una parte di Caposele casette, piazzette, stradette. Mi si stringe il Passano gli anni e i contadini consegnano il frumento alla famiglia di quel (ig)nobile. don Vicienzu, reclamando ‘caancora ru granu l’avienna cern’ megliu, p’cchè era chinu r’ vezz’! con casette, piazzette, stradette. Mi cuore: oggi pomeriggio si parte per il nostro Finalmente, unoanni dei membri della terza generazione, procurò un avvocato potesse Passano gli e i contadini ancora consegnano il frumento alla che famiglia dielucidare quel (ig) si stringe il cuore: oggi pomeriggio si paese, Brasile. Abbiamo poco tempo per quell’imbroglio. Questi consigliò di non consegnare il grano. Allora, la nobildonna, all’alba dei nobile. Finalmente, uno dei membri della terzapiùgenerazione, procurò un avvocato che parte per il nostro paese, Brasile. Abammirare ancora, abbracciare gli amici, i suoi 20 lustri d’età, risolve scalare la ascesa scalinata dello studio d’un famoso togato di Caposele, potesse elucidare quell’imbroglio. Questi consigliò di non consegnare più il grano. Allo- biamo poco tempo per ammirare anperlafare la querela all’alba ai inadempienti. chiede se tale dirittolastava documentato, parenti.Siamo venuti come adolescenti. ra, nobildonna, dei suoiL’emerito 20 lustri gli d’età, risolve scalare ascesa scalinata caso dello cora, abbracciare gli amici, i parenti. contrario, eredi della famiglia potevano denunciarla ed esigere, di ritorno, tutto quello che gli Quante manifestazioni d’affetto, studio d’unglifamoso togato di Caposele, per fare la querela ai inadempienti. L’emerito gli Siamo venuti come adolescenti. era stato consegnato, e l’avvertiva: “Ti rendi conto quante tomm’l’ di grano devi restituire? Sono in questo breve e salutare soggiorno. chiede se tale diritto stava documentato, caso contrario, gli eredi della famiglia potevano Quante manifestazioni d’affetto, in più di ottant’anni, gli interessi e poi i miei onorari: te venn’ tuttu ch’ tieni e ch’ nun’ tieni!” denunciarla ed esigere, di ritorno, tutto quello che gli era stato consegnato, e l’avvertiva: Ritorniamo a casa, a San Paolo, sereni, questo breve e salutare soggiorno. RiLa non più allegre vedova, accompagnata da una nipote nubile, attempatuccia e ben cicciona, “Ti rendi conto quante tomm’l’ di grano devi restituire? Sono più di ottant’anni, gli inadulti e sufficientemente saggi. Nella vita incollerita, scendono celermente la ripida scalinata dell’edificio del laureato, senza guardarsi torniamo a casa, a San Paolo, sereni, teressi e poi i miei onorari: te venn’ tuttu ch’ tieni e ch’ nun’ tieni!” tutto è predestinato. Grazie assai! retro, dileguandosi tra i memori, torti e stretti vicoli di via Giovanni Bovio. e sufficientemente saggi. Nella La non più allegre vedova, accompagnata da una nipote nubile, attempatuccia e ben adulti “QUIVI, HO UN PASSATO MA, Una stória assurda, ma veridica, mostrando come, a quiri tiempi, agivano le sue Signorie. tutto è predestinato. Grazie assai! cicciona, incollerita, scendono celermente la ripida scalinata dell’edificio del laureato, vitaAHIMÈ, NON VI ABITO PIÙ!” Tra lo stupore di tutti, una savia anziana così si espressò: “quissi, oi, sò Signuri Scaruti!” senza guardarsi retro, dileguandosi tra i memori, torti e stretti vicoli di via Giovanni Bovio. Una stória assurda, ma veridica, mostrando come, a quiri tiempi, agivano le sue Signorie. “QUIVI, HO UN PASSATO MA, Tra lo stupore di tutti, una savia anziana così si espressò: “quissi, oi, sò Signuri Scaruti!” AHIMÈ, NON VI ABITO PIÙ!” Anno XLII - Dicembre 2014 N. 89

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Turismo

LA CHIESETTA DELLA SANITA' INAUGURAZIONE

Dal discorso del Sindaco

17 agosto 2014

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don Vincenzo Malgieri da ottimo pastore che, non si preoccupa solo del gregge ma anche dell’ovile, sale al comune per chiedere all’amministrazione di reperire il restante 50 % della somma necessaria. Bilancio già approvato, somma di non poco conto, necessità di ristrutturare la chiesa, potete immaginare il nostro tormento. Ma ecco che la Madonna della Sanità e quindi la Divina Provvidenza ci vengono in aiuto a testimonianza che la Sua chiesa, la chiesa della Madonna della Sanità doveva essere ristrutturata. Qualche settimana dopo la visita di don Vincenzo, mi arriva una telefonata dall’on. Pietro Foglia che, aveva necessità di parlarmi. Insieme alla Dottoressa Di Vincenzo e al marito Dottor Ceres andiamo ad Avellino, e l’on. Foglia voleva comunicarci, niente poco di meno che, in Regione c’erano disponibili fondi per ristrutturare chiese di rione, di cui però non sapeva quantizzare la somma residua. Preparammo subito la domanda e la cosa straordinaria, non è stata tanto quella che la nostra richiesta fosse accolta, ma che il finanziamento regionale, inizialmente insoddisfacente, alla fine quasi per miracolo ha coperto l’intero importo necessario. Quindi oggi, a tutti noi il piacere, la gioia e la soddisfazione che l’elemento indispensabile in ogni piazza che si rispetti, cioè la chiesa, nel nostro caso la chiesa della Madonna della Sanità, ora fa bella mostra di sè ed abbellisce ulteriormente questa bellissima piazza. A me oggi, anche il piacere di ringraziare a nome di tutti i cittadini di Caposele, Don Vincenzo Malgieri, la Curia, cioè sua

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delle elementari, si evince che, l’allora Ente Autonomo Acquedotto Pugliese (E.A.A.P.) oltre ad accollarsi le spese di questo trasferimento avrebbe provveduto anche alla manutenzione della chiesa stessa.Questo beneficio per Caposele e per i Caposelesi si è perso nel tempo; abbiamo cercato nell’archivio comunale, ed in altri luoghi, documentazione a riguardo, ma purtroppo nulla è stato trovato, il che ci fa pensare che ci fosse solo un tacito accordo, o che, come dicevo è venuto meno probabilmente in seguito ad ulteriori accordi tra Comune di Caposele ed E.A.A.P. Ma altrettanto interessante e suggestiva, è la storia dei nostri giorni, quella non ancora scritta. Da qualche anno, noi come Amministrazione Comunale, e Don Vincenzo come Curia eravamo preoccupati sia per lo stato di degrado cui stava andando incontro la struttura della chiesa della Madonna della Sanità, sia per la pubblica e privata incolumità visto che i cornicioni della stessa si stavano sgretolando. Di preoccupazione per noi amministratori ce ne era una terza. Il progetto di piazza Sanità stava per concretizzarsi e quindi per essere realizzato, e la chiesa della Sanità non avrebbe fatto certo, nelle condizioni in cui si trovava, bella mostra di se. Ma ecco la cosa interessante e suggestiva di questa storia. La curia preoccupata per la chiesa, commissiona un progetto che per essere realizzato necessita di un finanziamento cospicuo e che, la curia stessa può finanziare solo per il 50%, l’altro 50% del finanziamento deve essere reperito. Allora,

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enso di interpretare il sentimento di tutti voi, se dico che è con grande gioia, orgoglio e soddisfazione che oggi siamo qui per inaugurare la chiesa della S.S. Madonna della Sanità e salutare e dare il benvenuto a sua Eccellenza Mons. Pasquale Cascio. Dicevo, siamo qui per inaugurare la chiesa dedicata alla Madonna della Salute, ma io aggiungerei alla Madonna della Salute e della Carità, se per Carità si intende amore per il prossimo, benessere e vita per il prossimo. Non a caso proprio da questi luoghi sorge e sgorga l’acqua che da vita e salute a tante persone. La storia di questa chiesa iniziata quando agli inizi del 700 fra Paolo dipinse su una pietra vicino alle sorgenti, l’effigie della Madonna della Sanità, a Lei i Caposelesi attribuirono vari miracoli, ed in seguito ad una epidemia di peste, alla fine del 700, i nostri antenati decisero di costruire una chiesetta per proteggerne ed adorarne l’immagine. La distruzione di detta chiesetta avvenne poi per cause sconosciute. Fu ricostruita, più maestosa, nella metà dell’800 in segno di riconoscimento per aver protetto e salvato i Caposelesi e gli abitanti della valle del Sele dal colera. Poi agli inizi del 900 e precisamente intorno al 1905 inseguito ai lavori di captazione e adduzione delle acque della Sanità in Puglia, quest’ultima cioè la chiesa, fu letteralmente smontata e rimontata nel luogo dove è collocata oggi. Il campanile fu lasciato a testimone del luogo originario. Per onore di cronaca devo aggiungere che da un manoscritto del maestro Vincenzo Malanga, mio insegnante

Eccellenza Mons. Pasquale Cascio e l’on. Pietro Foglia, per aver fatto sì che questo bellissimo luogo di culto ritornasse al vecchio splendore e riaperto alle preghiere di tanti devoti. L’area della Sanità, e vado alle conclusioni, è un’area che l’amministrazione in onore alla Madonna sta sistemando. Tra poco partiranno i lavori per il parco giochi al di sotto della piazza;…. vicino al museo delle acque, cioè al CEAG, nascerà il Parco della Memoria con la famosa fontana del Vignola. Al di sopra dell’altra bellissima piazzetta della Sanità simbolo delle sorgenti, c’è il parco Saure che è destinato a diventare il primo Parco Urbano Pubblico di Caposele, come da progetto. Sistemeremo anche l’area Tredogge ed uniremo i due parchi fluviali. L’area dove oggi c’è la comunità montana sarà liberata e adibita a parcheggio. Il tutto perché, come dicevo, questa area abbia la bellezza, lo splendore e la considerazione che merita in onore alla Madonna della Salute e della Carità cioè in onore alla S.S. Madonna della Sanità. Con l’augurio che questa chiesa e quindi la Madonna della Sanità possa ancora alleviare le nostre sofferenze…, saluto ancora sua Eccellenza, saluto don Vincenzo, saluto l’on. Foglia e tutti voi, augurando a tutti, una Buona Domenica della Madonna della Sanità.

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Nel giorno dedicato alla Madonna della Sanità (prima domenica successiva al 16 agosto), si è inaugurata. dopo i lavori di restauro, la riapertura della Chiesetta della Sanità . Un altro importante tassello, dopo il restyling della piazza, è stato collocato all’interno del piano generale degli interventi previsti per l’area delle Sorgenti. La nuova piazza, la chiesetta restaurata, il parco giochi, l’area dell’ingresso museale con il restauro della fontana del Vignola, il collegamento tra i parchi fluviali e varie sistemazioni dell’ingresso al paese, il parcheggio nell’ex area scolastica, e la definizione a parco urbano dell’area delle Saure, saranno il giusto contorno all’ingresso turistico del nostro Paese. Avremo modo di parlare approfonditamente di questi progetti di intervento su un area di importanza strategica, ma nel frattempo, vi proponiamo l’intervento del Sindaco Dott.Pasquale Farina per la riapertura del tempio religioso che, finalmente, dopo tanti anni di abbandono, puo’ essere restituito ai Caposelesi.

Lettera del Sindaco ai dipendenti caposelesi dell'A.Q.P.

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aposele ha avuto da sempre una particolare sensibilità sul tema «acqua» e su tutto quello che ruota intorno alla risorsa piu’ importante per l’essere umano. Da quando ci siamo insediati, l’argomento ha notevolmente elevato l’ interesse sulla materia e aumentato il dibattito politico e sociale, costruendo, con fatica, ma di fatto, una collaborazione tra gli Enti storicamente coinvolti e che si spera, nel prossimo futuro, possa diventare più concreta. L’interesse reciproco dell’Ente A.Q.P e del Comune di Caposele viaggia parallelamente, quindi, e manterrà sempre vivi gli interessi sociali e di vita per una terra che i Caposelesi, amano incondizionatamente, scegliendo di donare, da oltre un secolo, questo elemento alle Puglie. Alla luce di ciò ed in considerazione che

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l’interpretazione di un sentimento collaborativo possa svilupparsi biunivocamente, vorrei poter, ringraziare con il semplice gesto di una lettera, tutti i dipendenti dell’A.Q.P. che sono addetti ai rapporti anche istituzionali con il Comune di Caposele ed in particolar modo omaggiare coloro che operano negli uffici di Caposele per la squisita e fattiva collaborazione durante le visite alle sorgenti che si ripetono, anche in giorni ed orari, spesso, imprevedibili. Il mio pensiero di ringraziamento si definisce ancor di più, allorquando si verificano continui e soddisfacenti riscontri di chi, attraverso una semplice visita al nostro Paese, apprezza e ritrova nel tour, una straordinaria preparazione e gentilezza, che rappresenta il plus valore indiscutibile di un vero turismo di accoglienza.

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Un semplice ringraziamento, quindi, che puo’ fungere sia da ricordo per l’azione svolta che da sprono per una continua azione collaborativa nella direzione di poter migliorare un servizio di accompagnamento che regala a tutti i visitatori momenti di grande meraviglia. Grazie ancora a tutti i dipendenti dell’A.Q.P., nella speranza che l’ acqua del Sele venga sempre piu’ considerata un vanto e un motivo di orgoglio per un territorio che produce tanta ricchezza anche grazie alla fattività di persone che hanno a cuore una questione legata indissolubilmente alla nostra terra. Il Sindaco Dott. Pasquale Farina

Donato Merola, Lorenzo Melillo e Gerardo Malanga


I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia

delle tradizioni popolari.

Nei proverbi tutti possono identificarsi,

scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i propri pensieri e la propria

di Cettin

a Casale

esperienza di vita.

continuiamo insieme ad arricchire il nostro catalogo

SEI DI CAPOSELE SE...

DETTI Roppu tant’anni ch’è muortu Pietru mo t’adduni r’ lu fietu ***** Favurìti ma nun trasìti *****

Piglimi lu maccaturu inda a lu taraturu r’ la culunnetta o inda lu tiretto r’ lu stipu. La sera vicinu a ru fuocu cu papanonnu e nanonna

I’ tengu lu puorcu mmanu

Si' lenta cum’ a na' maruca!!!!" si FREST'CA cum’ a na atta"...

Nun vuò t’rà e nun vuò s’curt’cà *****

“Ammurzullutu”

Vuò lu purtuallu ammunnatu e bbuonu

Cumm ti sienti musera? Abbalutu cumm nu canu

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Caticatasci, scinni abbasciu. Rammi la chiav ri la cascia. I ti rompu e tu ti shcasci.

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Taggia fa nu lisciu e bbussu *****

…e’ pruvatu l’annoglia?

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N’gimma a lu suppignu ‘ngi sò li sur’cilli c’abbal’n

L’aucieddi s’accocchien’ ‘ncielu e li fessa ‘nderra

Malatìa e paccìa ven’n’ ra la razza

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Nun jè facenn’ pist’ p’ ind’a lu luocu Nun j jè zambriann’ la terra addù è s’mm’natu ru granu A la matina pizza e talli a lu iuornu talli e pizza a la notta dalli e dalli ma c' so' fattu r' metallu.

*****

Si cari e ti àuzi nun si chiama caruta ***** Si carta cogli lu iucatoru s’avanda *****

Camìna orla orla

Nun fa scenn’ la terra ind’a la ras’la

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Prov’le e pr’sott e iu ‘ngi vacu p’ ssottu

Si ti vuò pulizzà li cannaruni, te mangià li suvuni Canusci la storia r’ quiru ca auzàva la gunnedda e abbasciava la mutanda?

N’gimma l’aria n’gera n’addoru r’ vezz. Cchiù queru bbio a la m’breia r’ na cerza zi Vicenza cu la crapa a capezza. Chi m’tìa erva e truvava m’nestra, chi cu li salici facìa canestr, si purtava ru ppanu a lu furnu cu la spara e lu tumbagnu. Si m’tìa lu r’stucciu, cu na m’bosta r’ panu e prusuttu, la fatìa nunn’era crìa roppu nu b’cchieru r’ malvasia.

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Lu varicièddu ...lu viuòcciulu ..lu lèmmutu.... la temba......la p’schera ....lu vaddònu ...

Una p’ bev’ e nata p’ sciacquà

di Gerardo Porreca

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Tutti li piezzi r’ lu stringituru : cancieddi , piezzi, mezza luna , varra e saldarelle .

‘Ncantà li papp’li

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Il sapore dei tempi

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Da Face book riportiamo alcuni modi di dire Caposelesi a firma di: di Antonietta Cione (la maggior parte), Michele Merola, Gerardo Ceres, Rocco Damiano, Umberto Malanga, Mario Ceres, Raffaela Di Nicola, Laura Guarino

Ddoi facc’ cumm’ a san Matteo

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Lu canu surdu abbaia assai ma nu mozz’ca mai

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"In questo gruppo si scrive, si condivide, si discute e ci si informa SOLO ed ESCLUSIVAMENTE su cose riguardanti CAPOSELE. Sul suo passato, presente e futuro. Sarà pure limitato alla sola mentalità Selecentrista ma qui, di tutto il resto, non ce ne frega niente." (Antonietta Cione)

Stài n’dririci ***** Lu addu m’gimma a la munnezza ***** La rama pulizzamu e app’nnimu e semb’ bell’ parìmu

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Giovani

LA SO RG

ENTE

SFOGLIARE LE PAGINE DE La ricerca virtuale su ISSUU.com non finisce qui continuerò a navigare,

di Giusep pe Casale

adesso

voglio sfogliare i miei libri sperando che possano soddisfare la mia curiosità e la

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Sfogliando virtualmente sono andato a vedere le fotografie e gli articoli pubblicati qualche s ettiman a d o po il terremoto del 1980 sul giornale numero 26 del luglio 1981 con notizie dedicate ai soccorsi dei feriti, alle prime tendopoli, alla solidarietà del comune di Milano nei confronti di Caposele, ma anche alle polemiche politiche e amministrative che sono successe in quegli anni. Ci sono anche le fotografie del paese distrutto, piazza Sanità e altri posti del paese pieni di roulotte e tendopoli, le persone che cercavano di recuperare le loro cose sotto le macerie della propria casa, i soldati tedeschi che prestavano soccorsi a noi cittadini, poi dopo qualche mese le foto dei prefabbricati delle zone Piani, Fornaci e del quartiere S. Caterina, che oggi in gran parte non ci sono più. Dopo tre anni dal terremoto nel giornale le rubriche storiche e culturali trattano in modo diverso rispetto agli anni settanta gli argomenti, scritti da alcune persone che ancora oggi scrivono, sul giornale e le notizie sulla ricostruzione del post terremoto, oltre a questo ci sono le notizie sulla scomparsa del maestro “Cenzino” e del dottor Del Tufo, persone che io ricordo ancora oggi. Ho continuato a sfogliare virtualmente il giornale fino al numero 39 del luglio 1989 e ho deciso di fermare qui il viaggio virtuale perché il numero successivo non era il n.40 ma il n. 75 del dicembre 1987 anche qui è stata interrotta la fila della pubblicazione cosi come negli anni ‘70 e quindi ho deciso di fermare la mia ricerca storica essendomi iscritto come socio alla proloco nei primi anni ’90 e da allora, conservo le successive copie del giornale nell’ armadio e le posso leggere in maniera reale toccando le pagine realmente, anche se mi sarebbe piaciuto sfogliare tutti i primi 59 numeri del giornale compreso quelli che mancano su internet perché La Sorgente è un pezzo di storia di Caposele e si possono fare tante ricerche, vedere e leggere tante cose sul mio paese. La ricerca virtuale su ISSUU.com non finisce qui continuerò a navigare, adesso voglio sfogliare i miei libri sperando che possano soddisfare la mia curiosità e la mia voglia di ricerca sulla storia di Caposele.

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fotografie e le prime pubblicazione storiche su Caposele in cui mi interessava di più e non mancava mai una poesia scritta dal maestro Vincenzo Malanga. La mia lettura virtuale del giornale si ferma per il momento al numero 8 del dicembre 1974, tenendo presente che in quegli anni fino alla fine degli anni ‘70 il giornale usciva 4 o 5 numeri all’anno al contrario dei 2 numeri di oggi. Dopo che ho finito di sfogliare il numero 8 del giornale il giorno dopo mi sono ritrovato a cercare i numero 9 e non l’ho trovato e qui sono un pò sorpreso perché pensavo che su internet ci fossero tutti gli 88 numeri. Invece non è così, sono andato su e giù con il mouse del computer e con i miei occhi puntando sullo schermo a cercare il numero 9 e i numeri successivi del giornale ma niente da fare e qui ho capito che su internet non ci sono tutti i numeri. Dopo vari tentativi di ricerca mi sono ritrovato a ricominciare dal numero 21 del marzo 1979 cioè cinque anni dopo da dove avevo lasciato dal giornale precedente e qui ho ritrovato il giornale completamente diverso sia come grafica e sia come contenuto. E per la prima vedo la scritta LA SORGENTE sullo sfondo colorato di rosso e di verde in alternanza, nel numero 22 del marzo1979, poi verde nel n.23, poi il marrone nel n. 25, c’è stata un’ alternanza di questi tre colori fino al numero 34 del dicembre 1982 per poi diventare azzurro, che lo sfondo che c’è ancora oggi. Oltre a questo, dal 1979 è cambiato qualità nella lettura sono aumentate le rubriche e le fotografie, le cose che mi sono piaciute di più sono la rubrica chiamata l’angolo del poeta, dove ci sono le poesie in un spazio apposito, scritte da persone di Caposele, con il brano dedicato a Caposele. Oltre a questo non mancava mai una poesia scritta dal “maestro Cenzino” alla quale io mi ispiro poeticamente, poi ci sono le pagine dedicate alla storia di Caposele, poi c’è la rubrica Piccola Cronaca a cura di Nicola Conforti, queste due pagine sono dedicate alle notizie di attualità di Caposele e di tutti gli avvenimenti che sono successi a Caposele nei mesi precedenti alla pubblicazione del giornale. Andando avanti con il giornale ho notato che in queste pagine c’è sempre un articolo che parla delle vicende legate all’acquedotto pugliese cosi come oggi in maniera diversa, poi ci sono le pagine dedicate alle notizie sul liceo scientifico. Ma la cosa che a me ha fatto piacere è stata quella di rivedere la fotografia di Emma Merola mia compagna d’asilo morta tragicamente nel 1979 e a fianco alla foto c’è la poesia dedicata a lei scritta sempre dal maestro Vincenzo Malanga.

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ello scorso mese di ottobre ho deciso di trascorrere un po’ di tempo a sfogliare le pagine dei vecchi numeri de La Sorgente attraverso il computer sul sito internet www.issuu. com la sorgente. All’inizio non sapevo cos’era, poi quando ho cominciato a navigare e a capire di cosa si trattava ho scoperto che c’erano i vecchi numeri del giornale ai quali non ho mai avuto la fortuna di sfogliarli e di leggere, perché quando ero bambino e adolescente non ho ritenuto necessario culturalmente e mentalmente di leggere questo giornale come oggi e così, ho deciso di farlo in maniera virtuale. La prima cosa che ho visto quando sono entrato in questo spazio è stato che oltre alle pagine del giornale ci sono anche altre pubblicazioni di libri scritti da persone di Caposele che e molti di questi sono anche miei amici che parlano di storia e costumi del nostro paese, oltre a questi ci sono anche le vecchie riviste di San Gerardo e tante altre cose. Così ho deciso per curiosità e per trascorrere l’intero pomeriggio di sfogliare le pagine del giornale mettendo da parte i libri e altre riviste. Dopo aver finito di sfogliare il giornale, la prima cosa che ho fatto è stata quello di cercare il primo numero del giornale pubblicato nel mese di dicembre del 1973 dove il colore del giornale e la grafica erano completamente diversi da quelli di oggi e che con il trascorre degli anni questo è migliorato sia come qualità e sia come contenuto, quindi posso dire che la sorgente è stato al passo con i tempi e oggi è completamente diverso da quello del 1973. Ritornando al primo numero del giornale nella prima pagina ho trovato il saluto del sindaco Caprio e del parroco, poi nelle pagine successive c’era l’atto di fondazione della proloco e nelle pagine successive lo statuto della proloco stessa, ma la cosa che mi interessava di più non è lo statuto ma l’elenco dei soci fondatori della proloco a pagina sei, dopo aver letto i nomi dei soci sono andato alle pagine successive ho trovato le poesie di Vincenzo Malanga insieme al programma del ferragosto di quell’anno. La cosa che mi ha sorpreso di più che in quel numero così come nei numeri successivi c’erano delle pagine pubblicitarie dei commercianti di Caposele alcuni di questi me li ricordo, al contrario di oggi dove non ci sono pagine pubblicitarie in quel periodo gli annunci pubblicitari erano meno sofisticati rispetto a oggi, erano più artigianali e meno invadenti quindi si faceva pubblicità per solidarietà e per rispetto verso il giornale stesso. Andando avanti a sfogliare il giornale giorno dopo giorno compaiono le prime

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Caposele.

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mia voglia di ricerca sulla storia di

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la sorgentE

LA SORGENTE


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Attualità

più luci e meno ombre ... Caposele

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colpevoli siamo noi cittadini con i nostri modi di fare, a spronare tutta la pubblica amministrazione per fare di più e meglio. I problemi ci saranno sempre, le incomprensioni anche, si potrà discutere per decenni sulle scelte di un’amministrazione (dalla convenzione al parcheggio) ma solo se non si perde di vista la realtà e se si lasciano ai margini gli autori di stupidi giochi politici o di continue e mirate denigrazioni e critiche non costruttive, si può migliorare tutti insieme. Non lasciamo che le poche ombre offuschino le tante meravigliose luci che danno colore e vita al nostro paese. Proviamo tutti insieme ad accenderne altre, e non a spegnerle. Buon natale.

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ai privati per organizzare qualcosa e da quel qualcosa anche guadagnarci (è questo il senso vero di una comunità). Mi piace sottolineare la serata alle Saure con vino e salumi, frutto di un’ottima idea e di una eccellente organizzazione. Ovviamente non può mancare una nota di merito per la classica “Sagra dei fusilli”, semplice ma sempre ottima per ricordare le nostre tradizioni (tarantella) e i nostri prodotti tipici (fusilli e matasse). Non sono meno importanti altri aspetti che non si trovano facilmente in altri comuni piccoli come il nostro, a partire dall’enorme quantità di gruppi musicali. Mi piace ascoltarli tutti, mi piace vedere la passione dei giovani per la musica, mi piace vedere la loro tensione prima di una esibizione e il sentirsi al centro del mondo nel momento in cui si è sul palco (e si viene ripagati per le tante settimane di prove e sacrifici). Mi piace esaltare anche la passione per il calcio, che nel nostro paese è ben al di sopra del normale, per quello che mi è anche capitato di vedere in giro per l’Italia. Un gran merito va dato sicuramente alla GS Olimpia del mitico “Girgia”, degnamente sostenuto da Roberto, Massimo e Salvatore, per continuare a far crescere nei nostri giovani la passione per il calcio, con qualità e competenza. E’ bellissimo poi vedere decine di ragazzi che ogni estate si affrontano nel classico torneo di calcio locale, ed è ancor più strepitoso partecipare la domenica mattina alla partita di calcio degli over 40 (anche se con l’innesto di qualche giovane per raggiungere il numero giusto) in cui ci si sfoga dalle tossine accumulate durante la settimana, si urla, presi dall’agonismo, e si corre per alimentare quella sana passione per lo sport e la competizione. Non importa che ci sia vento, pioggia o caldo atroce, l’appuntamento è sempre confermato e la partecipazione di molti sempre garantita, ci sono padri che giocano con i figli, nonni che ancora corrono dietro un pallone come ragazzini ... semplicemente stupendo. Voglio concludere dicendo che io sono orgoglioso per le tante cose che ci sono e che si fanno nel nostro paese, spesso invidiate da altri. E’ facile segnalare una singola bella manifestazione o iniziativa fatta in un altro comune, ma dobbiamo essere anche intelligenti ad ammettere che chiunque può fare una singola iniziativa migliore, la nostra forza sta nel farne tante e buone. Questo è un invito a non perder di vista tutto il bello e buono che abbiamo, a fare sempre di più per migliorarlo e per non perderlo, a non additare la sola amministrazione comunale come responsabile di cose per le quali i primi

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la valle. Che dire poi della nuovissima piazza Sanità, motivo di vanto per questa amministrazione comunale, così maestosa, semplice e fresca che da un lato fa da cornice alla Chiesa, dall’altro fornisce un caldo benvenuto nel centro del paese, specialmente quando il gioco di luci e acqua al tramonto possono accompagnare piacevoli passeggiate e chiacchierate sulle panchine. Motivo di enorme vanto sono anche le nostre tradizioni e i prodotti tipici. Quante sono le specialità culinarie tipiche del nostro territorio e notoriamente apprezzate da chiunque? Si fa fatica ad elencare tutte le prelibate delizie per il palato di chiunque (m'nestra e pizza, patan' sfruculiat', fusilli, triiddi) e spesso sono anche ufficialmente riconosciute a livello nazionale (matasse, amaretto e muffuletto rientrano nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali). Riguardo alle iniziative all’interno del nostro comune, la più significativa per fascino e risonanza è sicuramente la festa della musica, da qualche anno motivo di orgoglio per gli organizzatori ma anche per tutti gli abitanti di caposele. E’ emozionante potersi ritrovare all’aperto con tanti giovani e meno giovani che vivono una serata all’insegna della buona musica con un’ottimo mix di generi diversi, lasciando alle spalle per qualche ora problemi e dissidi, presi dalla voglia solo di divertirsi fino a tarda notte. Quanti ragazzi, caposelesi e non, emigrati (come me) e non, raggiungono Caposele a giugno per partecipare a questo evento, e quanti lo ammirano senza se e senza ma. Sono altrettanto importanti e vanno adeguatamente sostenute le iniziative del gruppo Silaris, dell’Associazione Luciano Grasso e della Pubblica assistenza, sempre vicine al territorio e agli abitanti di Caposele, con servizi e attività socio culturali di indubbio interesse. Vorrei esprimere personale ammirazione per la realizzazione del gigantesco albero di Natale vicino al campanile; non conosco i record in quanto a luci e altezza, ma posso condividere le emozioni che ho provato nel vedere tutto quell’insieme di luci, che mettono ulteriormente in risalto l’incantevole campanile e il verde naturale della nostra terra. Parliamo poi del ferragosto caposelese. Questa estate ho assistito, forse per la prima volta, a qualcosa di stupendo, con serate organizzate da liberi commercianti e da pubbliche associazioni, con il semplice coordinamento dell’amministrazione comunale (ahimè mancato per troppo tempo in passato). Ci son state serate diverse, non sempre all’insegna della tarantella o della matassa, con iniziative ben distinte che hanno comunque lasciato un positivo ricordo in tutti noi (per esempio è stata bellissima la partenza della corsa dei tre campanili da piazza Sanità). Ci son state location diverse, identificate appositamente per il singolo evento e abbinate appositamente allo stesso (es. Saure). Si è lasciato spazio

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roppo spesso leggo e sento polemiche e critiche per cose che non funzionano o che andrebbero migliorate, e di sicuro ce ne sono molte, ma mi sembra che si sia perso il senso delle cose se si smette di valorizzare ed apprezzare il nostro bel paese solo perchè l’obiettivo primario di alcuni è quello di attaccare la compagine amministrativa; la politica la si faccia in altro modo e non trasmettendo all’esterno un’immagine pessima del contesto caposelese (umano e territoriale). E’ patetico ogni tentativo di attacco politico fatto in questo modo, lo si faccia in modo concreto e su temi politici, non segnalando una buca sull’asfalto o delle foglie sotto gli alberi in autunno (cose che accadono ovunque ma che nel nostro paese si trasformano in tragedia), perchè Caposele è ben altro. Infatti mi è capitato altrettanto spesso di vivere e sentire apprezzamenti da esterni sulla bellezza del paese e sulla bontà delle iniziative che in esso ci sono (pubbliche e private). Sono questi i motivi che mi hanno spinto a trattare questo tema e a decantare le invidiabili bellezze del paese, ovviamente con la precisazione che qui non si vuole mostrare l’assenza di margini di miglioramento (ce ne sono moltissimi sia da parte della pubblica amministrazione che soprattutto dei cittadini) o l’assenza di colpe in chi amministra o ha ammnistrato e in noi che viviamo nel paese (vedi problema parcheggi, dovuto principalmente alle nostre cattive abitudini e al poco senso civico). Iniziamo dal contesto territoriale. Prima di tutto c’è la Valle del Sele, indiscusso paesaggio di enorme spicco e fascino, con quei colori forti e selvaggi, che cambiano con il passare delle stagioni, e si abbinano in modo naturale e spontaneo a tutto il contorno. Genera sempre forti emozioni la vista del Campanile o della chiesa di San Vito o dalla piazza della Basilica di Materdomini verso la superstrada, o ancora dal corso Sant’alfonso verso il monte Paflagone. Questa valle è fantastica ed è un dono di natura che certamente va tutelato maggiormente DA TUTTI NOI contro le barbarie dei liberi cittadini (da aziende indisciplinate che scaricano nei fiumi, a sciacalli che continuamente si riversano nei boschi per raccogliere abusivamente la legna, a scellerati cittadini che usano posti abbandonati come discariche, pur avendo adeguati centri disponibili in zona, fino a vandali che distruggono fontane e panchine). Poi c’è il territorio comunale. Beh vi assicuro che è motivo di grande orgoglio passeggiare la domenica per le vie di Materdomini e sentire apprezzamenti relativamente al corso Sant’Alfonso con i viali alberati o alla via del Santuario, cuore del turismo paesano, perchè nelle immediate vicinanze della Basillica. Una strada bianca, bella, con diversi esercizi commerciali che la rendono colorita e con fiumi di gente che si affolla per recarsi in chiesa o semplicemente ad ammirare

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pe Malan

di Giusep

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Sport di Natale Messaggi

sicuro a nessuno passerà per la mente di chiedere: “…te piace ‘o presepe?” Calze di lana, lavorate a quattro ferri, pendono dalla mensola del camino. Attendono arance, mandarini, castagne, noci, nocciole e pezzetti di carbone. Tenui colori pastello decorano l’abete: candeline rosa e celesti e piccole lanterne color panna si mischiano al profumo della resina. La vecchierella dalle ”scarpe tutte rotte” fa ancora da padrona nelle tradizioni, e dal Continente a stelle e strisce non è ancora giunto il Natale “rosso”, come i colori della bevanda che diventerà la più famosa del mondo! Babbo Natale, con le sue renne, vola ancora sui cieli d’America lanciando al vento i suoi: ”OH OH”, e sulla strada, nei negozi non è ancora consuetudine promuovere i “saldi”: il Natale è ancora “solo” la “Festa del Signore”!

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A casa, reggendo un paiolo d’alluminio, la mamma compare sulla soglia della cucina intenta a mestare, con un cucchiaio di legno, farina ed acqua ribollenti. Il babbo intinge il pennello nella colla di farina intiepidita e spalma la base delle casette di cartoncino dipinte. Velocemente Gerardino le colloca nel paesaggio in ordine d’altezza: sui colli le più piccine e scendendo verso la grotta le più grandi. Poi distribuisce i sassolini sul greto del fiume e colloca punti di verde e gli alberelli, di muschio e legnetti, in punti strategici. Il babbo srotola la batteria di lucciole e illumina ogni casetta. Per un attimo nella stanza si ferma tutto. Assorti guardano il risultato, poi i loro sguardi s’incrociano radiosi. Sedie e panche sono già allineate per questa sera. La bottiglia di Rosolio e i pasticcini attendono sul ripiano della credenza. Verranno parenti ed amici per l’appuntamento del sabato: assistere alla trasmissione televisiva “Lascia o raddoppia?” e, alla vista di quel meraviglioso villaggio in miniatura, di

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la creta cruda ha ricostruito la loro valle circondata dai monti. Poi, uno dopo l’altro, ha plasmato con perizia i personaggi di quel piccolo villaggio. Dall’alto delle montagne ha stagnato il corso del fiume, fin giù, ai piedi di un campanile, dove ora un rivolo d’acqua, in moto continuo, si smorza sopra ad un sasso, riemerge a ventaglio in una piccola cascata, e si perde in un serpentello argenteo. Ma alla scena manca ancora qualcosa, e quella mattina, Gerardino ha fretta di dare il suo contributo. Sul fianco scosceso del colle, afferrandosi a tronchi e grosse radici, segue i passi esperti del padre. E infine, eccolo lì il loro “bottino”, seminascosto da felci e licheni: il tappeto vellutato verde smeraldo più bello del paese! Il babbo estrae la lama di un coltellino in corno ed inizia a sollevare il soffice muschio. Gerardino delicatamente lo ripone a zolle nella sacca di tela, mentre intorno si spande il penetrante odore del sottobosco. Nel cielo incredibilmente azzurro, una poiana stride planando leggera e, dopo aver raccolto sassolini e rametti a forcella, i due soddisfatti iniziano la discesa del ritorno.

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l rosso dell’autunno ha lasciato posto ai neutri colori dell’inverno e, nell’aria tersa, l’odore di legna bruciata si fonde al profumo del pane caldo. Intorno al paese, sui picchi più alti, è già comparsa qualche spruzzata di neve. Gerardino, la piccola mano stretta in quella sicura del babbo, parla veloce ed eccitato sbuffando nuvolette d’aria condensata, mentre l’altra mano vola libera nell’aria descrivendo cerchi e cenni di consenso. Il pallido sole non riscalda e dal mezzoguanto spuntano dita paffutelle sbiancate dal freddo. Il berretto di lana e la morbida sciarpa, avvolta più volte al collo, svelano limpidi occhi azzurri e gote arrossate dal vento. Il babbo sorride e risponde al suo piccolo uomo con amore e convinzione. S’inerpicano verso la sorgente del fiume, lasciandosi la piazza alle spalle e, man mano che aumenta la pendenza della strada, i respiri sempre più corti smorzano le parole, ma non l’eccitazione del bambino. Quel rito che si ripete ogni anno è un evento misto d’impaziente piacere e timorosa attesa. Da giorni il babbo ha liberato dai mobili un angolo della sala da pranzo. Sulle assi distese a terra, con

di Milena Soriano

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NATALE CON I TUOI

CONDIVIDERE, CURARE E PERDONARE: QUESTO E' NATALE

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solo l'interesse personale. di Don Vincenzo Malgieri I tanti affanni della vita inaridiscono parroco di Caposele il cuore: diveniamo insensibili di fronte alla sofferenza ed alle ingiustizie, non sappiamo dare risposte a chi è vicino alla esempio, a spese banali per aiutare chi disperazione, non vediamo chi è piegato è nel bisogno; utilizziamo un po’ del dalla vita e cerca qualcuno che con piccoli nostro tempo per fare compagnia a chi gesti gli dia fiducia e speranza. è solo, anziano, malato, il suo sorriso di Le festività natalizie sono proprio il gratitudine ci scalderà il cuore; avviciniamo periodo adatto per dare più che ricevere, e perdoniamo chi ci ha offesi. per essere più che avere, per recuperare il Dio si è fatto uomo perché noi lo senso di solidarietà, di condivisione e di riconoscessimo in tutti gli uomini: cura verso chi ci sta vicino e che ciecamente recuperiamo la nostra umanità per scoprire non vediamo, ma che invece chiede di il vero amore. rompere il muro della sua solitudine e della Tutto ciò che doniamo, lo ritroviamo nostra indifferenza. nella nostra vita. Cerchiamo, allora, di avere occhi aperti Questo è Natale. Questo è il mio per sapere dove guardare e cosa vedere, augurio: che possiate accogliere il teniamo il cuore desto per reagire alle messaggio natalizio per aprirvi a Cristo ingiustizie e alle cattiverie e quando il che è fonte di amore per i fratelli più deboli cuore è desto e gli occhi sono aperti le mani al fine di trasformare gli atteggiamenti e i diventano operose perché sono guidate modi di vivere. dalla tenerezza e dalla compassione. Buon Natale a tutti. Spendiamo una parola di conforto e di attenzione per risollevare l’animo di chi è sconsolato, impariamo a rispettare ed amare ogni uomo, al di là della sua condizione sociale, della sua nazionalità del colore della sua pelle e del suo credo religioso. Trasformiamo le parole in gesti LA REDAZIONE AUGURA e rinunciamo, ad BUON NATALE

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sconfigge le tenebre e questo per significare che il Dio che nasce é "il Sole vero", la Luce del mondo, la grazia che viene a portare 1a salvezza vincendo con il suo amore l'unico vero nemico dell'uomo: il peccato. Per tale motivo i credenti devono vivere il Natale come un giorno di gioia e di affetto per i propri cari e di carità verso i fratelli. La celebrazione diventa autentica se siamo in grado di porci in cammino verso gli altri per accoglierli e condividere come fecero i pastori che, dopo aver visto il bambino Gesù nella mangiatoia "riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Tutti quelli che udivano, si stupivano delle cose dette dai pastori" (Lc. 2,16-18). Dal giorno della sua nascita a BETLEMME, Dio fa sua la condizione umana e diventa un Dio vicino che manifesta un'accoglienza privilegiata per i piccoli e per i più poveri. A tal proposito Gesù dice " Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi fratelli piccoli, l'avete fatto a me" (Mt.25-40). Quindi, per arrivare a Dio occorre passare per l'uomo e se saremo attenti ed aperti ad accogliere e donare, serviremo Gesù nel prossimo. I segni della presenza di Cristo in mezzo a noi non sono eclatanti e né eccezionali, 1i ritroviamo nella quotidianità della vita che offre sia momenti lieti che prove drammatiche, come la morte , la sofferenza, la solitudine. Noi, però, siamo ciechi, sordi e poco attenti; ci lasciamo distrarre da cose abbaglianti e rumorose che subito si spengono e lasciano il vuoto dentro; viviamo ripiegati su noi stessi ricercando

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e luci natalizie, gli alberi addobbati, le vetrine luccicanti, ricche di idee per invogliare a comprare, creano già dai primi giorni di dicembre, nelle strade delle città e dei paesi un’atmosfera festosa per la ricorrenza del Natale.In passato, quando ancora non era sopraggiunto il consumismo sfrenato il messaggio natalizio era colto in tutta la sua interezza. Le famiglie, fin dalla vigilia, si ritrovavano riunite in armonia accanto al focolare in attesa della Messa di mezzanotte per rivivere il mistero dell’Incarnazione. Oggi, purtroppo, Natale è stato svuotato della sua essenza più profonda ed è diventato quasi soltanto una bella tradizione da solennizzare, sebbene in tono minore,causa la recessione economica, con feste, regali, pranzi, e cenoni. La Chiesa, però, ogni 25 dicembre, continua a far memoria della nascita del Figlio di Dio, Gesù di Nazaret,che, come afferma Papa Francesco in una sua omelia, sceglie la terra come luogo dove porre la tenda per il suo incontro con l’uomo. Con la concretezza della carne Egli entra in un mondo reale nel quale esistono prepotenze e divisioni e vive con noi, ci accompagna e ci guida durante il nostro percorso terreno come un buon pastore fa con il suo gregge, in attesa del ritorno glorioso del Signore che, alla fine dei tempi verrà a giudicare con misericordia ed amore. I primi cristiani collocarono tale ricordo in prossimità del solstizio d'inverno nel giorno in cui la tradizione romana celebrava il "Dies solis invicti" la festa del Sole che

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Gente di Caposele Abbiamo il piacere e l’onore di parlare di un altro “grande” del nostro paese: Guido Caprio è figlio del cardiologo Franco Caprio. Abbiamo rilevato i grandi successi conseguiti in alcuni anni di attività nel campo del gioco degli scacchi dal giovanissimo Guido. Riportiamo alcuni stralci da quotidiani del Lazio e rimandiamo, per approfondimenti, su Google alla voce "Guido Caprio scacchi".

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Guido Caprio classe 1994 – Su n. 266 partite a scacchi disputate ha conseguito i seguenti risultati: Vittorie: 116 Sconfitte: 85 Patte: 65

CAMPIONE A 16 ANNI

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secondo Grande Maestro battuto. Il 6 febbraio aveva infatti già colto il prezioso “scalpo” di Sabino Brunello, che vanta il massimo titolo di grande maestro, conquistato l’anno scorso, nonostante la giovane età: a 21 anni è oggi uno dei più forti giocatori italiani in assoluto.

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Guido Caprio Campione Italiano a tempo rapido Il 20enne Guido Caprio é diventato Campione Italiano di scacchi a tempo rapido 2014. Guido é anche arrivato 2° nel semilampo e 7º (ma terzo parimerito) nel Campionato lampo.

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L'alfiere di Scacchi Latina Guido Caprio è Campione italiano assoluto nel gioco Rapid (30 minuti) davanti a tutta la nazionale italiana! Nella manifestazione di Fano il 19enne pontino sale sul podio (secondo) anche nel semilampo (15') mentre è "solo" settimo nel lampo (5').

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cacchi, campioni a 16 anni: Guido Caprio batte il maestro russo Naumkin. Il 7 febbraio, nella terza giornata di gioco, è toccato al sedicenne Guido Caprio capovolgere i pronostici della vigilia e battere il fortissimo grande maestro russo Igor Naumkin, che vanta un ricco palmares ed è una delle principali teste di serie del torneo. Caprio è un liceale che ha bruciato le tappe e si è messo in evidenza già da alcuni anni. Ma a Pieve di Cento ha compiuto una vera e propria impresa: è già al suo

Guido Caprio sconfigge Alberto David Nel primo turno del Campionato Italiano di scacchi vi sono stati quattro risultati decisivi e due patte. Il risultato più eclatante é la vittoria di Guido Caprio contro il Campione Italiano in carica Alberto David; il dicannovenne Caprio, secondo nel Campionato dello scorso anno, già l’anno passato ha fatto sapere che il suo obiettivo é vincere il campionato.

CAPOSELE NON È UN’ISOLA FELICE

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milioni di euro di fatturato all’ anno, e a parer la cifra risulterebbe molto lieve rispetto ad inadempimenti di oltre un secolo!); poi, per abili capacità contrattuali, abbiamo accettato diverse rate da 1350000 ( accettato, ma che ha visto già nuovamente inadempiente AQP , considerato che ancora non sono pervenute completamente alle casse comunali) accollandoci la manutenzione della rete idrica in eterno che stando alle stime non è lontana di molto alla somma poco anzi citata; abbiamo ceduto il nostro diritto di uso sui 363 l/s accollandoci il pagamento dell’ acqua, spiegabile con questo esempio: NOI DIAMO LA NOSTRA ACQUA ALL’ AQP, L’AQP CE LA RIDA’, NOI PAGHIAMO L’ACQUA SU CUI AVEVAMO UN DIRITTO D’USO (363 l/s), MA CHE ABBIAMO CEDUTO ALLA PUGLIA, ALLE STESSE TARIFFE DEL LONTANO SALENTO. Le conseguenze di quest’ultimo punto sono chiare a tutti, basta farsi una passeggiata per Caposele e vedere fontane centenaria chiuse da rubinetti o leggere il bando di gara relativo alla istallazione dei contatori: questo passaggio merita un po’ di attenzione altrimenti il lettore,preso da bravi “machiavelliani”, si lascerebbe affascinare dalla tesi mistica del risparmio idrico per l’accesso in paradiso. È vero, Caposele ha un consumo idrico maggiore rispetto a Comuni 5-6 volte più grandi. Pienamente d’accordo, ma se permettete da caposelese il corso di educazione civica e di risparmio dell’Acqua a casa nostra lo dovremmo fare noi e non una società per azioni che viene ad imporci determinati controlli. Paesi che si portano a paragone per consumo idrico a Caposele negli anni hanno avuto la possibilità di espandersi non avendo restrizioni idrogeologiche, Caposele è e resterà nella dimensione attuale

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nel nostro comune. Giustamente oserei dire! Voi andreste in un Paese dove per trovare un parcheggio (molto spesso gestito da abusivi o con tariffari che nemmeno nei pressi delle migliori piazze italiani si riscontrano) bisogna aspettare ore ed ore di fila; con traffico gestito da leggi primordiali “del guidatore più forte”; con la totale assenza di bagni pubblici; o, ancora, andreste a comprare un souvenir in bancarelle che hanno vita da ormai 40 anni decorate da nobili cassette per la frutta (poveri commerciati che non solo devono affrontare la crisi economica, ma si trovano costretti ad esercitare la propria attività in delle “favelas”). Mia nonna per anni è stata in quelle condizioni misere, su suolo pubblico pagando pedissequamente tutte le rate imposte dal comune, e mai usufruendo di suolo privato come qualcuno voleva far crede in tempo di elezioni. Quel qualcuno che ormai come Giove con i suoi satelliti si trova in un’orbita di attrazione con diversi rinvia a giudizio, allora mi vien il dubbio che forse sia il tizio ad aver confuso privato con il pubblico. Semplici accorgimenti non farebbero regredire il turismo a Materdomini e allora cosa ci ferma? La risposta potrebbe essere scontata: la mancanza di fondi, giustificabile se i fondi si fossero cercati e se la natura non ci avrebbe donato Caposele delle sorgenti del Sele. Quel 19 febbraio 2012 qualcuno non ha voluto porgere l’orecchio ai consigli dei tanti caposelesi, e già, c’era una campagna elettorale da vincere! Da quella convenzione, che preferirei chiamare contratto, abbiamo avuto le seguenti conseguenze: abbiamo accettato 200 mila euro per i vari inadempimenti di oltre un secolo da parte dell’ Aqp (non da una organizzazione non lucrativa di utilità sociale, ma da una società per azione con

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ingrazio in primis il direttore che anche in questo numero mi ha dato la possibilità di raccontare, dal mio punto di vista, la comunità caposelese. Forse sarà una voce fuori dal coro, ben desumibile già dal titolo, questo mio articolo, ma Caposele non è un’isola felice come qualcuno cerca di far credere! Basterebbe spostarci qualche chilometro più in là per scoprire realtà simili alle nostre che se pur non avendo le nostre straordinarie potenzialità, per una serie d’ingegni amministrativi o meglio ancora per scelte trasparenti ed oculate, ottengono straordinari risultati. Forse in noi vive uno spirito auto celebrativo ad un livello alto o forse uno spirito involutivo assoluto. Basterebbe considerare che siamo in un paese con due potenzialità invidiate da tutto lo stivale: le sorgenti del Sele e il Santuario di San Gerardo Maiella. Collegate inevitabilmente l’una con l’altra. Per le seconde ci ritroviamo dinanzi ad una corresponsabilità tra amministratori in tunica ed amministratori pubblici. Per quelli in tunica potremmo colpevolizzarli di un’apatia inverosimile negli ultimi anni, ma non nel passato (meritano un doveroso riconoscimento per aver dotato Materdomini delle uniche strutture di accoglienza ai tanti pellegrini). Ma , almeno per questo numero, non entro nel merito del campo ecclesiastico lasciando il corso delle cose, oserei dire, alla Divina Provvidenza. Ciò che mi preme analizzare è l’operato amministrativo pubblico, sorretto da un disinteresse senza eguali. Risultato?!? Morte del turismo, ma non una morte istantanea ma una lenta eutanasia che tra qualche anno ridurrà notevolmente l’afflusso dei pellegrini

di Giusep

pe Caruso

per i secoli avvenire. Infine, il maggior risultato ottenuto dalla convenzione, a parer del sindaco nell’ultima intervista, è la visita alle sorgenti del Sele! Con questa meritata riconoscenza patriottica chiudo la questione acqua e ne apro brevemente una ad essa collegata: quella relativa alla Pavoncelli bis. Sorvolando su impatto ambientale e sul suicidio delle trote per protesta, siamo l’unico paese ad ospitare un’opera così importante, anche dal punto di vista economico, e siamo anche l’unico paese ad accontentarci che qualche operaio prenda il caffè nei bar locali. Per qualcuno è ottenere tanto, in altri paesi per lavori molto inferiori hanno avviato processi evolutivi di sviluppo. Poiché siamo nell’approssimarsi del Natale mi sono limitato ad analizzare questi due aspetti con la speranza che si risvegli la voglia di cambiare e di rivedere il modus operandi. Non estendo la discussione sul sociale e sulle politiche giovanili perché, scoprire tristi realtà, sarebbe mortificante per i lettori, nel periodo che dovrebbe portare più serenità durante l’anno. Con l’augurio BUON NATALE E BUON ANNO 2015 A TUTTI VOI, CARI LETTORI! Mi affido ad una nuova stella cometa affinché guidi chi si è smarrito, per far partire Caposele in un nuovo ciclo, creando con le attenzioni migliori una vera isola felice e abbandonando l’idea, dell’ormai, isola che non c’è.

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Ricordi

COMPIE 113 ANNI LA RIVISTA

di Antimo Pirozzi

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così anche lavoro a molte persone del luogo e non. La direzione per quasi quaranta anni fu assunta dal competente e bravo padre Redentorista Antonio Pasquarelli, collaborato da padre Luigi Martella attualmente trasferito ad altro convento. La Rivista, oggi, conta circa novantamila abbonati, tra questi, circa quindicimila sono residenti all'estero. In occasione del compimento dei cento anni della rivista "In cammino con san Gerardo " nei locali di via Santuario, precisanente nei locali ove esisteva il Bar di Antonio Zarra, ricostruiti dopo il terremoto, è stata allestita una mostra che si presenta come “memoria”del passato che aiuta a reinterpretare il presente. Ci preme, infine, ricordare che,proprio grazie all'esistenza della Tipografia San Gerardo e successivamente della "Valsele Tipografica", il giornale periodico “La Sorgente”, ivi stampato fin dalla fondazione e ancora oggi dopo oltre 40 anni di attività, ha percorso, al passo con i tempi,gli sviluppi tecnologici della tipografia, passando dalla composizione a mano alla linitope e quindi alla digitalizzazione e raggiungendo dalle

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redentorista apprendevano l'arte tipografica il noto imprenditore tipogafico Gerardino Calabrese operante in Lioni e Umberto Malanga emigrato in San Paolo del BRASILE ove aveva impiantato una tipografia di tutto rispetto grazie alla nobile arte appresa nella tipografia San Gerardo. L’attività editoriale in occasione del tragico sisma del 23-11-1980 subì enormi danni, tanto da interrompere per alcuni mesi la propria attività in attesa delle riparazioni indispensabili. Tuttavia, nella precarietà strutturale, continuava l’attività dando VOCE e SPERANZA a meccanismi della ricostruzione ed alle informazioni utili. Con l’avvio della ricostruzione, la tipografia venne collocata in apposita area all'interno del Piano Insediamento Produttivo sito a “Petazze", località, decentrata rispetto all’abitato, di conseguenza, la via Santuario si impoverì notevolmente. La Tipografia già nel 1978 aveva assunto il nome di Valsele Tipografica. Nel nuovo stabilimento, con le nuove attrezzature e con la tecnica moderna poteva finalmente competere con le migliori Industrie tipografiche dell'Italia Meridionale, dando

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a rivista "In cammino con San Gerardo” conta 113 anni di vita Nel 1901 viene pubblicato il primo numero della rivista:filo diretto tra San Gerardo ed i suoi devoti. Nasce come un semplice “bollettino del Santuario” per poi diventare una vera e propria rivista mensile di formazione culturale dei Redentoristi dell’Italia meridionale. Inizialmente il bollettino veniva stampato in una tipografia di Cava dei Tirreni per diventare poi, nel 1904, Tipografia autonoma di tipo artigianale, ubicata nei locali a piano terra del vecchio collegio e diretta da un padre Redentorista che si avvaleva della collaborazione di un bravo tipografo della città di Napoli., Col passare del tempo assume i1 nome "Tipografia S.Gerardo Majella" che oltre a provvedere alla stampa del cosiddetto bollettino stampava libri e pubblicazioni per varie esigenze ecclesiastiche. I1 lavoro e l’arte tipografica dava occupazione e specializzazione a giovani e giovinette del luogo specie, nel periodo della spedizione e impaginazione delle opere. Grazie a questa lungimiranza

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“IN CAMMINO CON SAN GERARDO”

iniziali otto pagine le attuali circa sessanta. Tutto ciò è stato realizzato anche grazie alla bravura dei componenti della tipografia. Un grazie particolare lo dobbiamo rivolgere sempre al NOSTRO CARO SAN GERARDO che silenziosamente illumina il nostro cammino.

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ono in Pubblica Assistenza con Concetta e Michele, discutiamo di come il ricordo del 23 novembre stia svanendo lasciando il posto ad una Memoria troppo passiva, scolpita solo nelle cose e forse non più nei cuori. Mentre discutiamo mi assalgono dei pensieri… È una sera del mese di dicembre del 1980; siamo in tanti vicino ad un fuoco acceso all’aperto, il fuoco scoppietta e copre i nostri lunghi, impenetrabili silenzi. L’unico modo per difenderci dal freddo pungente è avvolgerci dentro una coperta recuperata in casa durante l’ennesima scossa di terremoto, che non ci ha fatto più rientrare, che non ci farà rientrare chissà per quanto tempo ancora. Questo freddo pungente fa venire i brividi, ma è anche un modo per sentirci ancora vivi, mentre intorno a noi l’odore della morte è molto più pungente del freddo. Un fumo acre ci avvolge, le lacrime scorrono sui nostri visi, qualcuno dice che è colpa del fumo, ma tutti sappiamo che piangere è l’unico modo che abbiamo per tentare di reagire a questo immenso dolore che ti afferra la mente, ti torce lo stomaco, ti fa star male, tanto da desiderare di morire. Ma mentre focalizzi questa idea, comprendi che il solo pensarlo è assurdo, noi siamo ancora vivi e abbiamo il dovere di non arrenderci proprio per quei corpi lasciati per troppi giorni lungo le strade.

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Un ricordo lungo una vita…

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Da un’automobile, che è diventata il nostro unico rifugio, si sente il pianto di un bambino: si è svegliato o sogna e rivive quei lunghi interminabili istanti di follia della Natura? Il fuoco sta per spegnersi, cerchiamo qualche pezzo di legna, perché la notte è ancora così lunga da passare. Solo lo scoppiettio del fuoco scandisce il passare delle ore; ad un tratto volgo lo sguardo in alto, vedo che delle stelle stanno squarciando il buio fitto del cielo, anche la luna fa capolino, diventa sempre più grossa, più abbagliante, ed il terrore mi assale, assale tutti, perché quella sera del 23 una splendida luna ha portato con sé, distruzione, morte, terrore. Ci guardiamo smarriti, torneremo mai ad essere quelli di prima, quelli che si estasiavano di fronte ad un cielo brulicante di stelle e così pieno di questa luna che forse vuole placare la nostra angoscia, vuole solo

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di Cesarina Alagia

riappacificarsi con noi? La notte è finita e la luce di un nuovo giorno squarcia un paesaggio irreale, spettrale. I giorni passano, ma tutto sembra scorrere dentro la lentezza inesorabile delle ore che aggiungono dolore al dolore, paura alla paura. Viene Alfredo dalla Svizzera e partiamo perché vuole portare i bambini al sicuro, in una casa, lontano da qui, dalla morte che non riusciamo a scrollarci di dosso. Il viaggio è doloroso, si ha paura di rimanere, si soffre nel lasciare i parenti, gli amici, quello che rimane del paese, ma il dolore no, quello non lo lasci, te lo porti addosso attaccato come una seconda pelle. Arriviamo a Coira in una sera fredda; l’appartamento di Alfredo e Tina è al settimo piano: saliamo e quando l’ascensore si blocca il suo tonfo ci fa tornare al boato di quella sera, la paura torna sui visi dei bambini ed io mi chiedo se riusciremo mai

ad avere una vita serena, non più popolata dal terrore di dover correre e lasciarsi dietro il boato, il rumore dei crolli, le grida delle persone … Michele e Concetta mi chiedono a cosa io stia pensando, ma è difficile far rivivere nelle parole quello che il ricordo ha suscitato in me. Dico solo che mi riesce strano pensare a come siamo adesso e a come eravamo prima del Terremoto; aggiungo che la storia della nostra comunità è stata segnata dolorosamente dal 23 novembre e questa data, con le sue storie e i suoi racconti intrisi di dolore, solidarietà e di umanità, deve continuare ad essere storia condivisa per cercare di recuperare quel senso di Appartenenza che ormai sembra non interessarci. Tutto ciò sarà mai possibile?


Storia e ricerca

Caposele e la Grande Guerra

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della corriera postale”. Interrogato sul posto, questi riferì che avrebbe dovuto consegnare le uova a tale Capasso Camillo di Lioni. La povera Concetta fu condotta in caserma e dichiarò di avere “acquistato 40 uova a 25 centesimi l’una da Teresa C., di anni 56” quella mattina alle sei, “e 150 uova a 25 centesimi l’una da Concettina C., di anni 57” alle otto della sera prima. Altre uova aveva acquistato da “persone sconosciute”. Non possiamo sapere quanto questa confessione fosse spontanea. Teresa C. e Concettina C. furono anch’esse tradotte in caserma e confermarono, senza la presenza di un avvocato, di avere venduto le uova a 25 centesimi l’una. I carabinieri arrestarono immediatamente tutte e tre poiché, come si legge nel verbale, “in seguito al malumore di questa popolazione le ingorde ricettatrici continuamente acquistavano uova a prezzi superiori a quelli fissati dal locale calmiere per rivenderle fuori Comune per ottenere un maggior guadagno lasciando così la popolazione priva di alimentazione di uova”. A quei tempi la libera iniziativa non veniva evidentemente apprezzata. I Reali Carabinieri consegnarono 236 uova al Sindaco perché le vendesse al pubblico e consegnasse il ricavato al giudice di Calabritto. Per fortuna la giustizia a quei tempi era più veloce. Sei giorni dopo, condotte in udienza davanti al Pretore di Calabritto, questi considerò innanzitutto che per le vigenti disposizioni – la guerra era ormai finita – non era possibile fissare un tetto al prezzo delle uova né era competenza della Giunta Comunale stabilire un calmiere. In secondo luogo, se pure il calmiere fosse consentito, la delibera del 3 aprile non era esecutiva poiché, per l’efficacia delle delibere di giunta occorreva il visto dell’autorità prefettizia, che mancava. Oppure occorreva il decorso di quindici giorni dalla pubblicazione, termine che non era decorso essendo state le tre caposelesi arrestate il 7 aprile. Il pretore, quindi, ritenuto che il fatto non costituiva reato, ordinò l’immediata scarcerazione delle tre donne e la restituzione delle uova o del ricavato a Concetta R. La Grande Guerra, con i suoi strascichi, era finalmente finita anche a Caposele. Anche se con qualche mese di ritardo rispetto al resto d’Italia.

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in battaglia, ed anche per lui il processo fu solo sospeso fin tanto che si trovava ancora al fronte. La guerra cominciò subito a produrre i suoi effetti nefasti anche a Caposele. Una serie di provvedimenti prefettizi limitarono l’uso ed il consumo di beni come la carta, la carne il pane. Per capirci, così recitava un decreto del prefetto “Tutte le merci nell’atto di vendita debbono essere involte in carta di paglia o in quella detta bigia o grigia, il cui consumo è consentito senza alcuna restrizione. Per i soli medicinali ed i generi alimentari grassi è permesso l'uso di altra qualità di carta.” Così invece stabiliva un decreto sulla limitazione del consumo della carne: “Dal 1 gennaio 1917, nei giorni di giovedì e venerdì è vietata la vendita al pubblico, in qualsiasi forma, delle carni bovine, ovine, caprine e suine, macellate fresche e refrigerate, congelate, conservate in scatole, crude e cotte, dei conigli vivi o morti, della cacciagione e della selvaggina. La vendita dei volatili da cortile, vivi o morti, e consentita soltanto per tre giorni consecutivi della settimana da determinarsi tenendo conto della ricorrenza dei mercati locali”. Altri prodotti che prima venivano trovati facilmente sul mercato cominciarono a mancare e per evitare speculazioni fu fissato un prezzo massimo per la vendita delle uova, dei formaggi, dell’olio e un prezzo massimo da pagare nella requisizione delle patate e della farina. Fu addirittura vietata la vendita di dolciumi inizialmente nei giorni di sabato, domenica e lunedì, per poi vietarla completamente. Un decreto luogotenenziale del maggio 1917 stabilì la pena del carcere fino ad un anno ed una multa salatissima per chiunque vendesse o acquistasse merci di comune consumo di produzione agricola a prezzi superiori a quelli fissati dalle autorità competenti. Di questo decreto, a guerra finita, furono vittime tre donne caposelesi, che per un cesto di uova scontarono sei giorni di carcere. La scarsità delle uova in paese e le lamentele della popolazione avevano indotto il sindaco, il farmacista Raffaele De Rogatis a convocare una giunta comunale per il 3 aprile 1919. Il sindaco fece “noto al consesso che persistendo in questo comune il turbamento pei frequenti casi di sottrazione al consumo e pei rincari artificiosi dei prezzi sulla vendita delle uova è necessario che questa giunta ne fissi il prezzo d’ora in poi”. La Giunta, composta dall’assessore anziano Pallante e dagli assessori Angelo Freda e Pietro Nisivoccia, considerato che il prezzo delle uova “giorno per giorno va aumentando per l’incetta e l’accaparramento di parecchi avidi speculatori”, fissò il prezzo massimo delle uova in “centesimi venti ognuna”. Quattro giorni dopo, il 7 aprile, i zelanti appuntato Vincenzi e carabiniere a piedi Torre si appostarono in piazza di buon mattino tenendo d’occhio la corriera per Lioni. Prima che schioccasse la frusta, sorpresero la sventurata “Concetta R., di anni 53” che consegnava un cesto d’uova al “cocchiere

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sattamente un secolo fa, nel 1914, scoppiava la Prima Guerra Mondiale. Anche se il fronte era localizzato sul confine nord est della nostra penisola – “sull’estremo confine della vetta fatidica”, come si legge sul monumento eretto in piazza Sanità – gli effetti della guerra furono subito avvertiti anche nei territori lontani come il nostro. Il più grande conflitto armato mai combattuto sino ad allora mobilitò in tutto il mondo oltre 70 milioni di uomini di cui oltre 9 milioni caddero sui campi di battaglia e circa 7 milioni tra i civili, non solo per i diretti effetti delle operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie. Da Caposele, “da quest’ultimo lembo d’Irpinia, mossero animosi” per combattere in quelle terre lontane decine di giovani ed il nome di quei trentanove eroi che non tornarono più a casa è inciso su quel monumento. Ma fu una guerra veramente sentita come nostra? Non dimentichiamo che i nonni di questi giovani caposelesi erano nati sotto i Borboni, quando il nostro paese apparteneva al Regno delle Due Sicilie, e non tutti potevano avvertire l’urgenza di immolarsi per il nuovo sovrano. Che cosa aveva dato la giovane Italia a paesi del Sud come il nostro? A Caposele, in particolare, le recenti decisioni sulla captazione delle sorgenti avevano di fatto cancellato le attività che dall’acqua traevano la loro ragion d’essere, come mulini e frantoi, producendo un danno irreparabile all’economia locale. Nonostante ciò che poi fu sostenuto dalla retorica fascista, la popolazione non concepì la guerra in termini di esaltazione patriottica, ma ne sopportò le pesanti conseguenze sia sociali sia economiche. In tutta Italia furono celebrati 470.000 processi per renitenza alla leva e oltre un milione per diserzione e per altri gravi reati (procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento). Centinaia di processi per diserzione si celebrarono in provincia di Avellino e ciò ci fa capire quanto vasta sia stata l’opposizione al conflitto. La gioventù caposelese, distante dalla retorica di guerra, era stata già decimata dalla grande ondata di emigrazione del decennio precedente, quando in centinaia erano partiti per cercare fortuna all’estero. Per capire l’enormità del fenomeno migratorio basti pensare che tra il 1898 ed il 1910 ben otto dei nove fratelli di mio nonno si erano imbarcati su un piroscafo a Napoli

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Alfonso Petrucci

per stabilirsi definitivamente in America. Numeri simili si riscontrano in molte altre famiglie. Caposele, nonostante questo, rispose valorosamente alla chiamata alle armi. Tutti i giovani ritenuti idonei al servizio si presentarono al reparto e solo in cinque, inizialmente, declinarono l’invito. Il 22 luglio 1915, alle sette di sera, il ventenne Gerardo Santamaria, classe 1895, fu trovato dai Reali Carabinieri di Bari in quel di Ceglie del Campo, in piazza Porta Nuova. Messo agli arresti venne condotto immediatamente innanzi al Consiglio di Leva di Sant’Angelo dei Lombardi: quattro giorni dopo veniva “arruolato in prima categoria” e spedito al fronte. La denuncia per renitenza alla leva ed il verbale d’arresto vennero inviati al Procuratore del Re presso il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi ed il giudice istruttore ordinò la sospensione del processo fin tanto che il giovane si trovava in zona di guerra. Ma la condanna non arrivò mai. Il 10 giugno del 1918 il Procuratore chiese la revoca del provvedimento di sospensione a causa della morte avvenuta al fronte del giovane Gerardo. Oggi il suo nome figura giustamente tra quelli incisi sul monumento in piazza Sanità, tra i giovani eroi che consacrarono con la vita “l’inizio glorioso della nuova storia d’Italia”. Dovettero subire un processo simile anche Rosamilia G., Zuccaro L. e successivamente Nesta L., denunciati al pari di centinaia di giovani irpini per renitenza alla leva. I disertori della guerra 1915-18 furono così numerosi che fu necessaria un’amnistia, promulgata nel 1919 dal Presidente del Consiglio Nitti. Ma non c’è disonore nella scelta di chi si è voluto sottrarre al massacro. La Grande Guerra fu una tragedia immane per le tante morti inutili ed è comprensibile la scelta di chi non voleva diventare carne da macello nelle trincee del Nord. Dopo la disfatta di Caporetto e la perdita di migliaia di vite umane nel nostro esercito furono chiamati al fronte anche i giovanissimi ragazzi del ’99, arruolati quando non avevano ancora compiuto diciotto anni, o uomini maturi come Russomanno G., prossimo ai quarant’anni. Il 23 giugno del 1918, il comandante della stazione dei Carabinieri di Caposele brigadiere Muller ricevette un telegramma dal prefetto del circondario di Sant’Angelo dei Lombardi che dichiarava Russomanno G., classe 1880, “renitente alla leva di terra perché non presentatosi alla nuova chiamata alle armi”. Poco prima di mezzanotte i carabinieri Natale e Fusco lo rintracciarono alla “pubblica via Portella” e lo dichiararono in arresto. Russomanno G. fu rinchiuso nella camera di sicurezza e l’indomani tradotto al Consiglio di Leva, dove fu denunciato per renitenza alla leva e quattro giorni dopo arruolato in prima categoria, nel 209° Battaglione della milizia territoriale di Campagna. Interrogato dal Pretore di Calabritto il successivo 6 agosto si dichiarò fieramente innocente. Spiegò che allorquando era indetta la nuova visita di revisione “si trovava in zona di guerra, vicino Gorizia, in qualità di operaio borghese sotto il comando del Genio, Seconda Armata”. Ma questo non gli evitò l’arruolamento forzato ed il ferimento

di Alfonso Sturchio

Il monumento ai caduti della prima guerra mondiale nella posizione originaria

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Attualità

LEGAMI CHE SI RINNOVANO E BELLE STORIE CHE LI RINSALDANO di Michele Cuozzo

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Momenti di vita, subito dopo il terremoto

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nuovo gemellaggio al fine di rinsaldare quello di vecchia data. All'incontro dovevano esserci anche i due Forum dei Giovani che però per questioni organizzative non riuscirono ad essere presenti. Quell'incontro, infatti, fu solo rimandato di qualche mese! In quei giorni furono gettate le basi per il rinnovo del gemellaggio, che avvenne in maniera ufficiale nel successivo mese di marzo quando, con una con nutrita rappresentanza composta dai volontari della Pubblica Assistenza Caposele, dal Forum dei Giovani, qualche "ex bimbo" di S.Caterina e il Vicesindaco, ci recammo a Priverno. Ricordo ancora l'emozione che provai nell'affrontare lo stesso viaggio (anche se a ritroso) che molti anni prima dei volontari avevano fatto per portare gioie e sorrisi a noi "terremotati". La prima foto che scattai fu ad un cartello con il quale si ricordava ai passanti che quello era un Comune gemellato con il nostro piccolo centro dell'Alta Irpinia, fu un'emozione strana vedere scritto Caposele su quel cartello stradale a circa 250 km dal nostro paese. Fu una lunga giornata, iniziammo la mattina con la visita alla stupenda Abbazia di Fossanova, proseguimmo con un pranzo nella sede dell'associazione e terminammo, nel pomeriggio, quando, tra i festeggiamenti per il Santo Patrono, nella casa Comunale di Priverno, avvenne la stipula ufficiale del gemellaggio tra le associazioni di Protezione Civile e i Forum dei Giovani. Simbolicamente questo gemellaggio avvenne con uno scambio di targhe ma dentro di noi già era avvenuto, era bastato salutarci, era bastato raccontarci, era bastato metter piede nella sede dell'associazione Circe per capire che stavamo scrivendo una nuova bellissima pagina della storia di queste due comunità e che stavo vivendo uno dei momenti più emozionanti della mia esperienza di volontario ANPAS. Ci lasciammo con la promessa che, di lí a breve, ci saremmo rivisti, avremmo discusso e messo in rete le nostre attività confrontandoci e

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l 23 novembre del 1980 ha rappresentato per molte persone una data difficile da dimenticare, un anno zero dal quale ripartire dopo l'immane catastrofe per ricostruire quello che é il nostro presente. E io questa volta, a distanza di 34 anni da quella data, mi ritrovo a scrivere queste considerazioni per raccontare una bella storia venuta fuori da quel tragico evento. Nei giorni successivi al sisma, da quanto ci é stato detto, i primi a raccogliere il nostro grido di aiuto furono dei volontari, civili e tra questi, quelli della comunità di Priverno che con una decina di uomini raggiunse Caposele (esattamente la località S. Caterina) e scrissero una delle pagine piú belle nella storia della Solidarietà. Il loro supporto andò oltre un semplice aiutare chi era in difficoltà, riuscirono a portare di nuovo i sorrisi sulle facce dei bambini traumatizzati dall’esperienza del terremoto, riuscirono a donare un po' di serenità e tranquillità a quella comunità messa a dura prova da un nemico che continuava ad ostentare la sua presenza nelle macerie e soprattutto negli stati d’animo delle persone. Il loro intervento fu talmente incisivo che negli anni successivi si decise di riconoscere ufficialmente il loro operato e infatti, fu siglato un patto di gemellaggio tra i Comuni di Caposele e Priverno. Ma certo solo questo non poteva bastare... Quel 23 novembre aveva creato un legame talmente forte che, a distanza di anni, si é avvertita la necessità di rinnovare il Gemellaggio, allargandolo ad altre realtà associative presenti nei rispettivi comuni. Un primo passo in questa direzione fu preso verso la fine del 2013, a novembre, quando una delegazione di Priverno, formata da Salvatore Capirci in Rappresentanza dei volontari che operarono a S.Caterina, e da tre volontari dell'Associazione di Protezione Civile “Centro Operativo Circe”, Massimiliano, Gaetano e Gianluca, venne a Caposele per incontrare la locale Associazione di Volontariato, la Pubblica Assistenza Caposele, con la quale effettuare un

La sera ci siamo salutati con la promessa di rivederci a breve, con la certezza che un'altra bellissima pagina é stata scritta nella storia del legame tra queste due comunità. Avevamo la consapevolezza che, a volte, anche da grandi tragedie, da momenti difficili, possano nascere rapporti di stima, fratellanza e amicizia che, vanno oltre qualsiasi forma di gemellaggio e che negli anni si rafforzeranno sempre di più! Amici di Priverno, ragazzi, operatori, volontari: ancora grazie, per quello che avete fatto e per quello che faremo insieme!

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Il Comune di Priverno, gemellato con il Comune di Caposele, a distanza di tanti anni, continua ad essere vicino alle nostre associazioni di volontariato per rinnovare e rinsaldare i legami di solidarietà .

scambiando esperienze. Da quel mese di marzo sono passati 8 mesi duranti i quali ci siamo sentiti, abbiamo interagito sulla rete ma, almeno per quanto mi riguarda, ho continuato a sentire forte la necessità di rivedere e riabbracciare gli amici di Priverno. E l'occasione si é presentata, con il giungere del 23 novembre scorso, quando é stato organizzato un nuovo incontro tra le associazioni, il Forum dei giovani, i volontari di S.Caterina e il vicesindaco Donato Cifrodelli. Questa volta si é optato per un incontro un pò piú intimo, riservato, senza nessun tipo di cerimonia ma solo un tranquillo stare insieme. Abbiamo trascorso due giorni bellissimi, emozionanti durante i quali si è sempre piú rafforzato e solidificato il rapporto tra le associazioni, il rapporto tra noi volontari. Il Gruppo Operativo Circe e il Consiglio dei giovani di Priverno, la Pubblica Assistenza e il Forum dei giovani di Caposele, i volontari di Priverno e gli "ex bambini" di S.Caterina, il vicesindaco di Caposele: cinquanta persone riunite tutte sotto lo stesso tetto con il solo intento di passare un po' di tempo insieme raccontandosi episodi, anche divertenti, storie vecchie e nuove, non necessariamente legati a quel tragico 1980, che comunque é stato il filo conduttore dell'incontro che poi é proseguito con l'andare in piazza XXIII Novembre dove il gruppo di Priverno ha voluto offrire una corona alle vittime del sisma e dove, dopo la celebrazione della Santa Messa, vi é stato un momento di condivisione/ ricordo! Ma, come tutte le cose belle, anche questo incontro è passato molto velocemente.

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Il Gruppo di Priverno ha deposto, il 23 Novembre, una corona di alloro sulla lapide che ricorda i caduti del terremoto.

Il gruppo di Priverno in una foto ricordo con alcuni soci dell’Anpass


Eventi

Merola

CAPOSELE E IL BUON VIVERE Caposele, il Paese dell’acqua, della Fede e del buon cibo. ….Ma anche e non a caso, dei CENTENARI. Si festeggia il terzo nel giro di pochi mesi.

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il ristorante sarà trasferito nel 1936 negli scantinati della Casa del Pellegrino). Quel ristorante aperto dal pioniere Peppe Lu Napulitanu fu la prima scintilla dell'economia turistica della frazione: San Gerardo Majella era stato canonizzato solo nel 1904 . Alfonsina fu accanto a suo padre e alla sua famiglia nella gestione di quella assoluta novità imprenditoriale. La rivedremo poi sposa, madre e nonna, sia nei più belli momenti di gioia, sia nel suo composto dolore vissuto a causa della tragedia di un indelebile terremoto... Può sembrare esagerato, ma la storia di Caposele (e dell'Italia) è stata fatta anche grazie a donne eccezionali di ogni epoca, come le nostre centenarie . Esse pure hanno contribuito alla crescita del Belpaese in un'epoca in cui il progresso non si misurava a colpi di PIL, quanto piuttosto di Speranza e di Felicità che si riusciva a produrre ed infondere in tutti. Esse hanno saputo essere e sono un bel romanzo educativo, la cui narrazione noi tutti ci auguriamo che prosegua a lungo... D'altra parte che cosa possiamo augurare ad Ada, Alfonsina e Angiolina se non il classico "ALTRI CENTO DI QUESTI GIORNI", sapendo che le nostre emerite cittadine ci ringrazierebbero con un bel sorriso, quasi a dire che, superate le Colonne d'Ercole, non bisogna porre limiti alla Provvidenza divina? Certo il 22 novembre scorso Ada Russomanno, molto emozionata si è sentita autorizzata a parlare a nome di tutte e tre, quando ci ha detto: "Io vi ringrazio tutti per questa bella festa di compleanno e per i tanti auguri ricevuti.... A questo punto esprimo anch'io un augurio. Possiate anche voi festeggiare i vostri primi cento anni in piena felicità assieme a quanti vi vogliono bene ! " Ditemi tutti se questa non è una serena lezione di stile ed un tocco di classe .... in un paese alquanto obnubilato

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economia e sogna la ripresa, è solo Caposele ad avere la tripla AAA ! Tre donne, nate nel Secolo Breve, mentre in Europa già esplodeva la Grande Guerra che di lì a poco avrebbe richiamato anche l'Italia al suo dovere..: l'Unità d'Italia non era ancora compiuta ed oggi siamo alla quasi Unità dell'Europa. Donne di tempra eccezionale, fisica, mentale e morale che hanno amato ed amano ancora il lavoro,la casa ,la famiglia ed i valori cristiani ai quali hanno uniformato la loro vita, nonostante non siano mancate a loro ragioni ed occasioni in cui il dolore è stato alquanto prepotente. Io mi sforzo di immaginarle, nelle varie tappe della vita, bambine giocare nell'allegra Portella, nella chiassosa Piazza Tedesco, nel minuscolo borgo di Materdomini, allora quieto e silenzioso, ignaro del futuro benessere e progresso. In fondo le storie di Ada, Angiolina e di Alfonsina assomigliano tanto ai romanzi di epoca vittoriana ove la narrazione intreccia vite singole di piccole e grandi saghe familiari. Le nostre tre protagoniste si saranno pure incontrate, che so io, al "Piazzino r'lu Guardiu" per giocare o tra i banchi mastodontici della scuola elementare in Via Pietraquaresima. Frequentarono fino alla quarta classe elementare; la quinta sarebbe stata istituita qualche anno più tardi. Di fatto chi risiedeva nel centro urbano non si sottraeva all’opportunità che anche le femmine frequentassero la scuola e questo la dice lunga su chi spesso dipinge il Sud come profondo e buio..... D'altronde quelle ragazze non erano destinate al solo "ago e filo", un rito quasi preparatorio al matrimonio; noi le ritroveremo affiancate a padri, mariti o fratelli nella conduzione delle attività economiche delle rispettive famiglie. Ero ancora un bambino e mi ricordo Ada Russomanno intraprendente, accanto al padre o al fratello nella bella farmacia di Via Imbriani Me la ricordo pure, laboriosa assieme a Jole e Maria, nel disbrigo delle faccende domestiche o incamminarsi lungo Via Caprio. Angiolina Farina mi è impressa soprattutto per il racconto dei suoi familiari : donna dedita agli affetti del focolare ma anche attenta a coadiuvare attivamente il marito nella gestione dell'azienda agricola a conduzione colonica. Lavoro di non poco conto in quei tempi. .... Alfonsina Testa, invece, ci dà lo spunto per offrire uno spaccato di storia materdominese . Alfonsina nasce a Caposele lo stesso anno in cui suo padre apre il primo ristorante a Materdomini, ubicato esattamente dove oggi è situato il negozio di articoli religiosi gestito dai Padri Redentoristi (....

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arà l'aria salubre di Caposele, questo borgo antico che sdraiato sui fianchi del Paflagone vigila sconsolato su ciò che un tempo era un fiume maestoso.... Sarà la Natura che da queste parti si sbizzarrisce come un pittore impressionista, scatenando una gara tra tanti colori riposanti... Sarà molto probabilmente il Santo della collina di Materdomini che domina benevolo le valli del Sele e dell'Ofanto... Ma, a memoria d'uomo, ci viene alla mente se il nostro paese ha potuto vantare nel passato il primato di festeggiare tre cittadine che nel medesimo anno abbiano compiuto cento anni? Di per sé in una piccola comunità è già un evento memorabile far festa per un compleanno a tre cifre, immaginarsi se tra agosto e dicembre ne maturano addirittura tre di compleanni! Chi ha almeno sessant'anni si ricorderà che nel 1960 Maria Giuseppina Cecere fu omaggiata dall'amministrazione comunale dell'epoca, data l’eccezionalità dell'avvenimento. Pensare che nel 1860, quando Maria Giuseppina nasceva, l'Italia tra plebisciti ed annessioni tentava una prima unità, ci lascia di stucco, soprattutto se registriamo che la nostra cittadina si accomiatò da noi, ed in ottima salute a 106 anni. Abbiamo festeggiato un'altra centenaria, Francesca Nesta nel 2001 in settembre: che allegria a casa D'Alessio e quanta gente tra parenti ed amici! L'unico centenario rappresentante del genere forte, si fa per dire, Vincenzo Cordasco vince la sua scommessa col tempo nel 2003 ed andrà anche oltre...come a dire che superato il primo obiettivo, per il resto si va in discesa! Coetanea di Cordasco è stata Maria Liloia: io la ricordo, sempre sorridente ed affabile, dedita alla coltivazione dei campi e degli orti a Pianello, ma anche madre accorta a coltivare gli affetti familiari. Ed infine Maria Corona festeggiata nel 2008 con gioia dai suoi cari e dai tanti amici a Piani, con la mente rivolta al fortunato traguardo, ma anche con una sottile vena di malinconia pensando a chi ha dovuto, suo malgrado, sorriderle dall'Alto. Detto questo c'è ancora qualcuno che dubiti sul fatto che Caposele possa essere ribattezzata "Terra di centenari"? Se ciò non bastasse, chi potrebbe confutare la prova del nove che questo 2014 ci consegna? Angiolina Farina, Ada Russomanno e Alfonsina Testa sono, per così dire le nostre tre primatiste che tagliano il traguardo dei cento anni e che, piacente a Dio, con gli auguri di tutta Caposele andranno oltre. Angiolina, Ada e Alfonsina, un'altra curiosità, hanno in comune anche la lettera iniziale nel loro nome. In un'Italia acciaccata che arranca in

di Alfonso

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La terra dei centenari: Caposele, un paese da tripla A

Alle nonnine di Caposele Angiolina Farina, Ada Russomanno e Alfonsina Testa... "il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Caposele, facendosi interpreti dei sentimenti dell’intera comunità, nel centenario della nascita vi augurano di guardare avanti e continuare a dispensare a tutti pazienza e saggezza. Complimenti per l’importante traguardo raggiunto" Acqua,aria e genuina enogastronomia.... "Vieni a Caposele... e campi CENT'ANNI !" Potrebbe essere uno spot promozionale per la nostra terra! Auguri!

Cerimonia della consegna della targa ricordo da parte della Giunta Comunale alla centenaria Ada Russomanno Anno XLII - Dicembre 2014 N. 89

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Eventi UN CALENDARIO DI CAPOSELE, CON CAPOSELE E PER CAPOSELE di Concetta Mattia

Dulcis in fundo

l’ultima di una settimana intera di un festival di musica classica. Il mio amico Salvatore, detto Skiù, aveva assistito a tutte le serate e per l’occasione aveva scritto una poesia che io ho letto al posto suo. Proprio in quella occasione ho appreso che quello spazio così suggestivo è riservato esclusivamente a spettacoli di musica, teatro e tutto ciò che ruota intorno all’arte. Spettacoli che a volte sono superiori in quanto a qualità a quelli che si vedono in città. Un altro spettacolo che mi è rimasto nel cuore è stato quello organizzato sotto al campanile di Caposele. Una concerto jazz, con musicisti di alta levatura, ballerine che danzavano sulla scalinata che porta al campanile, musica anni trenta, quaranta e cinquanta dei migliori compositori come Cole Porter, Gerschwin, Billy Holiday. Sul palco strumentisti importanti nello scenario artistico, sax, chitarra, violino, basso, pianoforte e tutti che cantavano in modo coinvolgente. Accanto al luogo dove si svolgeva il concerto, un pezzo di strada addobbato per l’occasione, molti tavoli abbelliti per esporre le vivande e i piatti insieme a vini da degustare. A Luogosano, paesino della provincia di Avellino, una banda di più di cinquanta elementi ci ha deliziato con le musiche della Norma, il barbiere di Siviglia e per finire il Nabucco e noi sotto al palco che cantavamo. E dulcis in fundo, la sera prima di ritornare a Roma, in una villa sopra Materdomini chiamata “La casa di Mimma”, insieme ai miei amici abbiamo organizzato una cena con

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n quanto amante di tutte le forme artistiche, nei miei quindici giorni di vacanza nel mese di Agosto a Caposele, il paese dove sono nato, ho la possibilità di assistere ogni sera a eventi di vario genere, canori, musica da ballo o sagre paesane. Per chi non conosce questi luoghi, a Materdomini, frazione di Caposele, c’è il famoso Santuario di San Gerardo Maiella, in più ci sono alberghi e ristoranti da poter soddisfare le esigenze di chiunque voglia venire a passare qualche giorno di ferie. A Caposele paese ci sono altri luoghi importanti da visitare, fra tutti l’Acquedotto Pugliese, il Museo Leonardo, la Chiesa del nostro patrono San Lorenzo e altre cose belle, ma non mi dilungo più di tanto avendole già descritte in altri articoli. Quest’anno, insieme ad alcuni amici amanti della musica siamo andati ad ascoltare alcune esibizioni con artisti di fama internazionale. Ricordo con particolare entusiasmo un concerto di musica lirica, in un’abbazia restaurata del milleduecento, a Goleto, a pochi chilometri da Caposele, con uno scenario mozzafiato. Immaginate per un istante di trovarvi in un posto magico, mura di pietra alte circa otto metri senza soffitto, un arco ancora più alto e da sotto sbucava, proprio al centro, una luna piena che illuminava a giorno, una platea di circa centocinquanta persone, sul palco sette musicisti, un tenore, un baritono, un basso, un soprano e un mezzo soprano, più il violinista e il pianista che suonavano e cantavano le più belle melodie di musica lirica. La serata era

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c’è, e lo distribuiremo e vi chiediamo di prenderne una copia, e magari di dirci cosa ne pensate, cosa si potrebbe ancora fare! Sarà in distribuzione (è previsto un piccolo contributo per la stampa) presso le edicole di Caposele e Materdomini, presso il Tabacchi Russomanno in p.zza XXIII novembre, chiamando ai seguenti recapiti telefonici 347.6537220 oppure 392.9429840 e Potrete richiederlo anche inviando un messaggio sulla pagina FB: Pro Loco Caposele! Grazie a quanti hanno contribuito alla realizzazione del progetto, a quanti parteciperanno con altre proposte, a quanti decideranno di non far mancare mai e per nessuno quel contributo e, come pure è stato già detto, a quanti trascorreranno insieme a noi il prossimo 2015 a Caposele!

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crediamo sia molto bello e utile continuare a ricordare tutti.” Il 2015 a Caposele dunque, un oggetto semplice e dinamico dove troverete, in una sorta di racconto continuo e parallelo, la nostra memoria antica ma anche la storia recente e moderna, che si intreccerà col passare del tempo, alle tante storie di ognuno di noi. Devo dire però, che ci si aspettava, avendo anche fatto tantissimi inviti in tutte le forme, multimediali, vocali e scritti, avendo cambiato la sede scegliendo di ritrovarci a Materdomini, e dato il tema piuttosto leggero e trasversale, molto più pubblico, più persone interessate e anche se non voglio azzardare motivazioni predefinite e mettendo in conto anche le peggiori, voglio dire che comunque questa mancanza di partecipazione non è un buon sintomo, conferma purtroppo una tendenza che noto da qualche tempo, e non sto parlando, sia chiaro, solo delle manifestazioni della Proloco, ma di gran parte delle iniziative socio-culturali che si organizzano in paese, che muovono sempre meno partecipanti. Riflettiamoci e troviamo il modo per invertirla questa tendenza rovinosa. Certo la presentazione di un calendario forse non è abbastanza allettante e, ripeto, non certo esaustiva delle possibilità di iniziativa, ma comunque un momento di socialità, un modo per riscoprirsi Comunità unita, anche solo per queste semplici cose, semplici poi, solo fino a un certo punto. Comunque, folla o no, ora

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mi sono arrivate risposte che erano altri racconti e spesso rimandavano a modi per fare previsioni metereologiche, dato che il “fattore meteo” era di fondamentale importanza per quasi tutte le attività della loro vita. E allora perché non raccontarlo il nostro modo di misurare e predire il tempo? Del resto è una forma di divulgazione e valorizzazione territoriale, e allora perché non farlo proprio in un calendario? Ed ecco che si è iniziato questo progetto che poi anche altri amici (oltre ai componenti del direttivo, non posso non menzionare i bei racconti di Agnese Malanga, e il supporto di Concetta Casale per i proverbi associati al tempo, di Emilia Cuozzo per le celebrazioni religiose tradizionali, dell’archivio Conforti per le immagini, di Pasquale Pallante per la grafica e dello staff del ristorante l’Angolo Verde per l’accoglienza all’evento) che hanno creduto nella bontà dell’iniziativa, hanno permesso si realizzasse. Non si ritiene certo questo un esperimento esaustivo ma piuttosto e proprio per il valore intrinseco dell’idea di base, un prodotto da migliorare e integrare, da perfezionare e aperto anch’esso, come tutte le iniziative della Proloco Caposele, al contributo di tutti. Come è stato scritto nell’invito alla presentazione, e come ho scoperto piacevolmente “Ci sono una serie di leggende, eventi, avvenimenti, manifestazioni, ricette, cerimonie e riti che sono solo nostri, fanno parte della nostra storia, usanze riferite alla misurazione del tempo e delle stagioni che sono nate qui, che derivano dalle nostre attività artigianali, agricole, religiose, che ancora qualcuno segue e che

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ome sarà il 2015 a Caposele? Come scorre un anno nel nostro paese? Più o meno come in tutti gli altri, si potrebbe pensare ma…non è proprio così! Come spesso accade, per una serie di coincidenze e di intrecci tra le cose che si fanno, ci si ritrova a farne altre, non preventivate ma che diventano, mano a mano che si realizzano, altre buone cose. Questa è stata l’idea-progetto sottesa dal calendario che abbiamo presentato lo scorso 10 dicembre alle ore 18.00 presso la sala del ristorante L’Angolo Verde a Meterdomini . Buona cosa non per chi l’ha fatta, per carità, anche se in effetti non era mai stato pensato un calendario così, ma soprattutto per come è stata fatta, per chi ha messo insieme e soprattutto, per quale motivo. Collaborando alle attività della Pubblica Assistenza Caposele (non quanto vorrei!) mi capita, ogni tanto di passare del tempo con gli anziani del Centro “la nostra memoria vissuta” un centro che oggi, raduna una trentina di anziani e realizza, coi volontari e altri operatori, tre volte alla settimana, diverse attività di socializzazione, musicoterapia, ginnastica, attività manipolative creative, teatro. Sono una forza della Natura, credetemi, e quando sono insieme poi, quasi come in un automatismo, iniziano a raccontare, a raccontarsi nella loro lingua che non è solo il dialetto caposelese ma un miscuglio di parole, modi di dire, proverbi e suoni che accompagnano i racconti. Sentendoli parlare è iniziato tutto, qualche tempo fa. Chiedendo spiegazioni su alcuni dei loro modi di dire

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di Mario Sista da Roma

spettacolo. Prima di parlare della cena voglio spiegare come sono venuto a conoscenza di questa villa. L’anno scorso ho letto un articolo su “La Sorgente” scritto da un signore che si interessa di ricerche storiche che era venuto nella valle del Sele per avere notizie sulla morte del famoso Spartacus, lo schiavo che si ribellò ai potenti, che pare sia morto proprio a pochi chilometri da Caposele, durante la sua ultima battaglia. Questo signore aveva pernottato in questa villa adibita dalla signora Mimma a Bed and Breakfast e ne decantava le meraviglie. Incuriosito da quello che avevo letto, chiesi al mio amico Salvatore (Skiù), se mi accompagnava a vederla. Ne rimasi affascinato e decidemmo di fare una cena prima di ripartire per Roma. Da pochi amici che eravamo all’inizio, raggiungemmo il numero di ben 28 persone fra amici e conoscenti. Oltre la cena squisita che ci fornì la signora Mimma, dopo cena mi divertii ad allietare i commensali con poesia Romanesca, monologhi e canzoni, sia mie che del repertorio tradizionale romanesco e napoletano. In più feci cantare anche tutti gli amici intervenuti, anche quelli stonati, tutti rimasero contenti. Visto il risultato dell’anno scorso, abbiamo voluto ripetere anche quest’anno la stessa serata, con nuovi amici e molti di più. Ho coinvolto anche un mio cugino, Lorenzo Castagno detto Nzuccio che ci ha fatto sentire una sua composizione “La Balilla”, e un’altra sul terremoto. Lo spettacolo si è svolto sempre con spirito goliardico e ci siamo divertiti tutti.

Nel salutarci ci siamo augurati di ripetere la stessa serata negli anni a venire, con idee nuove e sempre in crescendo. Spero che il buon Dio ci dia la possibilità di farlo. Caro Nicola, spesso mi chiedi le sensazioni che provo quando vengo a Caposele. Le belle serate che ho trascorso con i miei amici assistendo a questi spettacoli mi hanno lasciato delle emozioni che ricordo con nostalgia.

EMOZIONE DI MUSICA (Ferragosto a Caposele) Serata jazz sotto ar campanile, in compagnia di quattro ballerine, ballanno su le scale der cortile sens’ artro brave e puro assai carine. Musica bella, er mejo che ce sia, Armstrong, Porter, Gershwin e Holiday, tromba, chitara, sax e batteria, manco se la sonassero li Dei. Un angolo abbellito all’occasione, ‘na luna piena illuminava a giorno, pubblico scelto, senza confusione e tutto quanto che brillava intorno. ‘Na serata così nun me la scordo, pareva fatto tutto a perfezione, rendeva allegro puro a un ceco e sordo, a me m’ha dato un sacco d’ emozzione!


Premio Caposele

PREMIOCAPOSELE2014 AD ELISEO DAMIANO

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Eliseo Damiano con Antimo Pirozzi, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Caposele Elio De Gruttola

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Il Presidente, il Direttivo, e tutti i soci della Proloco Caposele

PREMIO CAPOSELE NELLA STORIA 2002 2002 2008 2014

ing. Cesare Patrone ten. Gerardo Lardieri segr. Gennaro Majorana dott. Eliseo Damiano

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sig.Franco Coppola sig. Filippo Alagia dott. Alfonso Casale sig. Giuseppe Cione gen. Vincenzo Di Masi ing. Giovanni Caprio padre Provinciale Antonio Di Masi prof. Giuseppe Castello sig. Gerardino Calabrese

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Eliseo Damiano in una foto con tutti i suoi Familiari

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Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, nostro stimato concittadino che, da sempre, ha dimostrato interesse, attaccamento e dedizione verso le iniziative di valorizzazione sociale, culturale e turistica del nostro territorio. Infatti, nei diversi interventi di testimonianza che si sono succeduti, hanno evidenziato quanto sia affezionato alla sua terra e quanto abbia sempre messo a disposizione della collettività la sua esperienza e le sue conoscenze cercando di costruire nuove opportunità con l’obiettivo ultimo di migliorare la qualità della vita nel suo/nostro paese, e la concreta collaborazione per l’istallazione del Museo della macchine di Leonardo a Caposele ne sono solo l’esempio più recente. Anche dalle pagine de “La Sorgente” ci teniamo pertanto a ringraziare nuovamente Eliseo, augurandogli sempre maggiori successi , con la nostra speranza dichiarata, stampata anche sulla targa ricordo del premio, che con il suo esempio e la sua collaborazione, si possa sensibilizzare la nostra Comunità a fare sempre meglio, a fare di più, a fare insieme.

ra da qualche edizione che avevamo dovuto rinunciare all’assegnazione del Premio Caposele, e dico subito a nome di tutta la Pro Loco Caposele, che non è stato certo per mancanza di personalità cittadine da premiare, ma per una serie di impedimenti logistici riguardanti impegni lavorativi o familiari degli interessati. Quest’anno però, lo scorso 21 agosto, in pieno palinsesto estivo, siamo riusciti a ripristinare questo appuntamento al quale abbiamo sempre tenuto molto, soprattutto per le motivazioni legate alla sua istituzione, trattandosi di un premio destinato (cito testualmente dalle motivazioni) “ ai Caposelesi che si affermano positivamente nella società, affinchè contribuiscano alla valorizzazione del territorio e al miglioramento della qualità della vita nel nostro paese, mantenendo viva la memoria delle tradizioni locali, cercando contemporaneamente spunti per la loro evoluzione futura”. E così, in una sala gremita da parenti e amici e alla presenza del sindaco di Caposele (suo amico e compagno di scuola) abbiamo insignito per il 2014, il Dott. Eliseo Damiano, Luogotenente dei Carabinieri, responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della

Eliseo Damiano posa con tutti i membri del Direttivo della Pro Loco

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gnuno di noi, nella vita, ha le proprie aspirazioni ed i propri desideri. Anche io ne ho avuti e ne ho tanti: chi non ha mai pensato di vincere il primo premio della lotteria nazionale. Ci sono anche cose che non hanno alcun un valore venale, ma sicuramente un immenso valore morale, alle quali nemmeno pensi e che, poi, all’improvviso accadono. In quel momento si provano delle emozioni di difficile descrizione. Questo è quanto è accaduto a me. Qualche giorno prima di ferragosto di quest’anno, mio figlio mi consegnò una lettera della Proloco Caposele: un foglio piegato e spillato dal quale si vedeva solo il logo dell’associazione e l’oggetto: “Premio Caposele 2014”. Pensai si trattasse dell’invito di partecipazione alla cerimonia che si sarebbe tenuto di lì a qualche giorno. Aprii la busta, vidi subito che si trattava di una lettera diretta a me e che non si trattava di un semplice invito. L’architetto Concetta Mattia, presidente della Proloco, mi invitava sì alla cerimonia, ma per ritirare l’ attestazione del “Premio Caposele 2014”. Non vi nascondo la grande emozione che provai. L’amica Concetta Mattia, poco prima della cerimonia, il giorno 21 agosto scorso, davanti alla sala polifunzionale, si avvicinò e, quasi scusandosi, mi disse che il riconoscimento che si apprestava a consegnarmi era poca cosa rispetto ai riconoscimenti istituzionali da me riscossi nel passato. Le risposi che, per me, il “Premio Caposele” ha un valore inestimabile e che non lo cambierei mai gli altri. Voglio ringraziare pubblicamente, attraverso le pagine di questo periodico,

il presidente della Proloco Concetta Mattia e tutti colo i quali hanno ritenuti che, quest’anno, il riconoscimento fosse assegnato a me. Ringrazio il Sindaco, l’ AMICO dott. Pasquale Farina, presente alla cerimonia, e l’amico ing. Nicola Conforti per la stima manifestatami con il suo discorso. Un ringraziamento particolare per questo riconoscimento, va alla mia famiglia che in tutti questi anni mi ha supportato e sopportato e che, con tanti sacrifici personali, ha permesso che ciò accadesse. Grazie anche a tutti quegli amici che mi hanno manifestato il loro affetto sia personalmente che via web. Il riconoscimento che la Proloco ha ritenuto di dovermi assegnare lo voglio, comunque, dedicare a due persone che nella vita hanno avuto una notevole importanza; all’ indimenticato insegnante delle scuole elementari: il caro “maestro Cenzino” ed a mio padre: il severo “Giovanni la guardia”. Mi scuso per il contenuto personale dello scritto.Eliseo Damiano

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Attualità

Centrale Idroelettrica opera attesa da oltre

acqua di Cassano CAPOSELE

QUARANT’ANNI!

GALLERIA ROSALBA BIS

SCHEMA SEMPLIFICATO centrale idroelettrica di Caposele

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non ho richiamato nessuna normativa o Decreti Ministeriali del 2012, ecc per non essere tediante e per riuscire a veicolare le mie riflessioni. Ovviamente il discorso dovrebbe essere approfondito ed oggetto di discussione perché riguarda un ulteriore opportunità di creare di politiche di sviluppo ed occupazionali per il nostro Comune e di riflesso per i Cittadini, specialmente in un periodo di forte recessione come quello attuale. Colgo l’occasione per augurare un Buon Natale ed un sereno 2015

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tutto per impossessarsene! Ovviamente non posso che rivolgermi a chi ci amministra per far si che tutto questo non accada, in quanto una gestione diretta del nostro Comune della Centrale Idroelettrica, potrebbe dare delle opportunità di gran lunga superiori alla sola sub-distribuzione di energia elettrica. Se il Comune gestisse la suddetta opera, oltre a ricevere l’energia elettrica gratuitamente, potrebbe avere un ricavo nell’eccedenza della produzione. Inoltre sarebbe oggetto di ingenti incentivi , essendo le Centrali Idroelettriche annoverate nelle categorie di fonti rinnovabili il che porterebbe un incremento nelle casse Comunali.Infine, ma non meno importante, anche se dovessimo avere la “corrente” gratis per usi pubblici, l’AQP spa, come si evince dalla convenzione, rimborserà all’ente l’intera spesa sostenuta annualmente per l’ energia elettrica necessaria per gli usi pubblici (Canoni e consumi) ma solo fino all’ultimazione della centrale Idroelettrica, quindi successivamente quando la fornitura sarà data dalla centrale Idroelettrica anche se in modo gratuito, chi pagherà l’IVA? Tenendo conto del grosso consumo di energia elettrica e del continuo aumento delle imposte statali. In modo molto semplice e per mia scelta

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costruzione della cantrale idroelettrica prevista nel progetto dell’allacciamento delle sorgenti di Caposele , riproposta nel progetto approvato del raddoppio della galleria “Pavoncelli –Bis” e nella delibera CIPE del 17-11-2006 (G.U n.104 07-0507), l’AQP spa rimborserà all’ente l’intera spesa sostenuta annualmente per l’ energia elettrica necessaria per gli usi pubblici (Canoni e consumi). Ebbene come si evince dagli articoli delle varie convenzioni si parla di fornitura ma non di gestione e questo avviene anche nella Gazzetta Ufficiale del 7 maggio 2007 dove nella parte finale recita fedelmente: la produzione della centrale idroelettrica, che viene finanziata separatamente dal commissario straordinario, verrà ceduta gratuitamente per gli usi pubblici del Comune. Le mie perplessità riguardano proprio questo aspetto, ad oggi non è chiaro chi sarà il gestore di tale opera e della sua produzione di energia elettrica. Razionalmente, dopo che i fondi CIPE (FONDI STATALI), vengono destinati al Comune di Caposele per la realizzazione, dopo che la stessa viene costruita nel territorio del nostro Comune, la gestione dovrebbe essere di nostra competenza. Eppure io ho i miei dubbi che una S.P.A. quale l’AQP farà di

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el mese di Novembre sui quotidiani locali è apparsa una notizia importante per il nostro Comune, ovvero, la messa in opera della centrale Idroelettrica. Premesso il mio essere favorevole alla suddetta realizzazione, dopo la lettura dell’articolo non ha potuto fare a meno di porgermi delle domande e quindi fare delle riflessioni. Della Centrale Idroelettrica è da anni che se ne parla, è comparsa più volte in passato, nelle proposte dell’allora E.A.A.P(oggi AQP), nei vari consigli Comunali, ed è stata oggetto di ben tre convenzioni quella del 1970(Caprio), quella del 1997 (Corona) e quella del 2013(Farina). Ebbene in tutte e tre le convenzioni si parla di Centrale Idroelettrica, di realizzazione della stessa, ma non si riesce poi a capire la gestione di tale opera a chi sarà demandata. Voi vi chiederete perché tale domanda? In primis farò un veloce richiamo alle tre convenzioni e solo agli articoli riguardanti la problematica, che testualmente recitano: Convenzione 1970(Caprio): Art. 3 - Tenuto conto che l'E.A.A.P. aveva assunto impegno di fornire al Comune di Caposele l'energia elettrica necessaria alla illuminazione pubblica delle strade, vicoli e piazze dell'abitato, erogandola dalla centrale prevista nel progetto dell'allacciamento delle sorgenti di Caposele e di rimborsare, per il periodo dall'1.5.1943 fino a quando non potesse fornire energia autoprodotta il canone annuo che il Comune corrisponde alla ditta esercente per la ordinaria pubblica illuminazione si conviene di comune intesa che l'E.A.A.P. mentre dovrà rimborsare i canoni finora corrisposti dal Comune, che verranno accertati e determinati separatamente, a decorrere dal 1° gennaio 1968 e così per l'avvenire resterà esonerato da ogni obbligo in proposito, perché l'importo del canone in questione viene incluso nella rendita annua forfettaria di cui al precedente art. 2. Convenzione 1997(Corona): ART.5 Fornitura di Energia Elettrica L'E.A.A.P. fornirà direttamente al Comune di Caposele l'energia elettrica necessaria per la pubblica illuminazione, per la sede Comunale e per gli edifici scolastici comunali. Detto impegno avrà efficacia dal momento in cui entrerà in funzione la centrale la cui costruzione è prevista nella zona "cantiere" nel punto di arrivo delle acque di CASSANO IRPINO . Le parti definiranno,con atto a parte, le modalità grazie alle quali il Comune di Caposele potrà, beneficiare gratuitamente e direttamente della erogazione suddetta . Convenzione(Farina): 2013 L’AQP spa fornirà al Comune di Caposele l’energia elettrica degli usi pubblici. Nell’attesa della

di Ettore Gennaro Spatola

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La nuova Centrale elettrica è stata finanziata interamente con delibera CIPE del 17.11.2006 pubblicata sulla G.U. 104/2007

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Storie di emigrazione

Migrazioni: è immune la nostra comunità dalla xenofobia

e dall’indifferenza verso l’altrui sofferenza?

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San Gerardo raggiunge in processione la Piazza della Sanità rimessa a nuovo

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giungono lì, gli artisti solidali e antirazzisti che si schierano contro la xenofobia, i profughi che con l’A3F impediscono lo sgombero di una struttura di accoglienza a Bologna. Ci sono le dichiarazioni più famose di Papa Francesco o il quantomeno apprezzabile buon senso che mantiene Matteo Renzi su questi temi. Allora, “che fare”? Senza scomodare i padri del socialismo, è indispensabile ribadire, a chi proprio non vuol capire ciò che dovrebbe essere patrimonio indiscutibile di una società che si possa veramente chiamare “civile”, che: migrare non è reato, ma è una necessità! Mentre, ospitare i rifugiati è un dovere, perché è un principio sancito dalla Costituzione italiana. Infatti, l’articolo 10 recita: "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione

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Mi rendo conto che non è facile per le amministrazioni comunali andare in questa direzione. Tuttavia, da canto mio, mi sento di fare da sprone nella nostra comunità, affinché il nostro sindaco, la nostra amministrazione si prodighino per diffondere la cultura dell’integrazione nelle nostre zone, per rendersi protagonisti di azioni umanitarie che non possono che evidenziare la grande generosità di questo paese. Chi ha avuto modo di conoscere come si svolge il progetto e la vita all’interno di questi centri ha potuto superare le barriere alzate dal pregiudizio e dall’ignoranza di chi esprime giudizi senza conoscere ciò di cui si parla. Questa gente, infatti, giunge in Alta Irpinia, con un fardello di vessazioni e maltrattamenti alle spalle. Nei paesi citati trova un ambiente pronto a riceverli, a dare loro assistenza e ad accompagnarli nel cammino dell’integrazione per essere immessi alla fine del percorso nel mondo del lavoro, pronti a provvedere a sé stessi, forti di quanto hanno maturato in termini di esperienza nei centri di accoglienza. Lì essi svolgono diverse attività e corsi di formazione che vanno dall’alfabetizzazione alla lingua italiana, alla patente di guida, ai laboratori teatrali ed ai corsi di giardinaggio, agricoltura, educazione al lavoro ecc.. Da ultimo, pongo all’attenzione di tutti, che non è da trascurare anche la ricaduta occupazionale e la crescita professionale per molti giovani, che altrimenti sarebbero costretti a migrare a loro volta verso nord. Già, come i profughi! In buona sostanza, non vedo altra strada che sensibilizzare tutti insieme la cittadinanza sui temi dell’accoglienza. Bisogna arginare il rigurgito razzista e xenofobo, l’altra faccia della medaglia di certa cattiveria che pure si sta facendo largo nelle nostre comunità che hanno perso quella matrice ante-sisma dell’ ’80 di borghi rurali (che per la loro stessa natura socioeconomica “dovevano essere solidali”), e che rischia di ingoiare nell’egoismo molti dei nostri paesi. Occorre che gli amministratori locali pongano in cima all’agenda politica la questione dello sviluppo di una coscienza democratica collettiva scevra dai falsi miti, e orientino, altresì, il dibattito pubblico verso una rinnovata coscienza dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nel rispetto pieno del dettato costituzionale e della nostra migliore tradizione mutualistica e solidaristica!

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italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge". Bisogna gridare a squarciagola che ogni essere umano deve essere libero di cercare una vita migliore. Non dimentichiamo, poi, che l’Italia è un paese di immigrazione, ma è anche stato, ed è tuttora un paese di emigranti. E’ dunque ipocrisia non accettare gli immigrati di oggi, sapendo che tantissimi italiani, tra cui tanti caposelesi, sono emigrati in tante parti del mondo nel corso degli anni, e continuano a farlo oggi. Tra l’altro, l’Italia, oltre ad essere tra i paesi europei quello ad avere meno immigrazione, è un paese con la bilancia tra immigrazione ed emigrazione sostanzialmente in pareggio. Peraltro, tutte le persone che giungono nei nostri paesi stanno fuggendo da guerre e povertà, sono in cerca di salvezza, dovrebbero essere accolte al meglio, come nostri fratelli e sorelle. Sbaglio, o facciamo tutti parte della grande “razza umana”, e quindi avremmo tutti diritto a vivere e circolare liberamente sul pianeta? Abbiamo il dovere - e mi rivolgo soprattutto ai nostri amministratori -, il dovere umano di guardare negli occhi le migliaia di bambini, di donne e uomini che giungono qui, e dire loro: noi ci proviamo e faremo di tutto perché

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del Ministro degli Interni che ha offeso gli ambulanti chiamandoli “vu’ cumprà”? Beh, mi viene da dire che evidentemente il “vu’ cumprà” è un tema familiare per chi ha fatto carriera in un partito che si è retto sulla “compravendita” di voti, persone e favori. E in questo festival dell’ipocrisia e dell’intolleranza non manca all’appello neanche la cosiddetta gente perbene, quella dei supermercati di Catania o di Bologna, dove si invitano i clienti a non fare l’elemosina agli stranieri. E che dire dell’elezione ai vertici del calcio italiano di Tavecchio, nonostante le sue frasi razziste sui “mangia banane”? Solo “realpolitik”, o anche negazione del razzismo come violenza sociale? Continuano, poi, le campagne razziste de “Il Giornale” e di “Libero” che mentono nella sostanza scrivendo dei famosi 45 euro che andrebbero ai profughi, mentre un lavoratore italiano non li guadagna. E’ appena il caso di ricordare che la verità è che i soldi vanno nelle tasche di strutture e di associazioni che gestiscono l’emergenza, quindi in qualche modo anche in quelle di nuovi lavoratori. Italianissimi! Ma fortunatamente ci sono anche esempi clamorosi di umana solidarietà. Ci sono i volontari indipendenti che, vicino a noi, a Salerno, dal nulla mettono in campo assistenza benefica per i profughi che

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lcuni articoli apparsi su siti web e quotidiani nazionali tra cui il “Corriere della Sera”, giornali locali del gruppo “L’Espresso– La Repubblica” e addirittura sulla prima pagina de “Il Mattino”, riguardo un fatto di cronaca accaduto non lontano da noi, hanno colpito me, emigrata verso nord, sulla poliedricità dei punti di contatto con le nostre comunità della questione delle migrazioni. Mi riferisco al gesto estremo fatto dal sindaco di un comune della Valle del Sele, che ha deciso di togliersi la fascia tricolore, consegnandola nelle mani del vigile urbano, durante la processione in onore del nostro San Gerardo Maiella, che il piccolo paese dell’Alto Sele festeggia la terza domenica di novembre. Negli articoli - che riprendono quanto dichiarato dal sindaco stesso nella sua pagina del social-network facebook - si chiarisce che il sindaco – peraltro, già noto per la sua “rebeldia”– ha compiuto il gesto - pur rimanendo compostamente al suo posto nel corteo religioso per rispetto del santo e dei compaesani - per esprimere il proprio rammarico nel vedere il santo in spalla ad alcuni portatori di statua da lui accusati di xenofobia. Tra i portatori, lamentava il primo cittadino, ci sarebbe stato chi ha messo ferro e fuoco il paese con interrogazioni consiliari o polemiche da bar circa un’eventuale arrivo di profughi nel piccolo paese, che, invero, non erano neanche previsti! Cioè alla venerazione per il santo di legno non corrispondeva, secondo la denuncia forte del sindaco, la cristiana comprensione per chi scappa da morte certa! Insomma, la denuncia riguardava il fatto che con una mano si regge il santo in spalla, e con l’altra si lancia la pietra della xenofobia, addirittura “preventiva”! Una paura per lo straniero, che non c’è ancora e non ci sarà; ma non si sa mai: meglio palesare subito la propria avversione contro tutto ciò che non “è uguale a se stesso”! E manco a dirlo nei giorni a seguire nessuna smentita, chiara e definitiva, è giunta dai portatori di statua circa la ventilata eventuale riluttanza nel vedere l’ “uomo nero” in giro per il paese. Neanche una smentita d’opportunità, visto che il loro arrivo non era comunque neppure previsto! Anzi, qualche portatore di statua, a conferma del malumore, nello stigmatizzare il gesto del sindaco, ha dichiarato di non essere razzista, ma di "aver preso posizione soltanto su quanto potrebbe interessare il Comune"! Insomma, una situazione paradossale non molto diversa da quello sketch televisivo dove i protagonisti canzonando la Lega xenofoba affermavano: "non siamo noi ad essere razzisti, ma sono loro ad essere napoletani"! Ma dice, sa’, saranno cose circoscritte all’entroterra appenninico? Quello dei paesi oltre Eboli, dove Cristo si è fermato (!), e oltre dove la “cristianità”, cui si appellavano i lucani del libro di Carlo Levi, non è ancora arrivata? E come la mettiamo allora con l’ignoranza e la gravità delle parole

di Gelsomina Monteverde

la vita sia migliore per voi! Mi piace notare come il Presidente del Consorzio di Servizi Sociali “Alta Irpinia”, mesi fa, ha rimarcato favorevolmente il fatto che sia cresciuta la cultura dell’accoglienza nelle nostre aree, e il fatto che da un solo Comune, quello di Conza della Campania, si è passati a 5 comuni ospitanti centri SPRAR, per l’accoglienza di richiedenti asilo politico e rifugiati. Il mio plauso, quindi, va ai sindaci e alle amministrazioni comunali di Conza della Campania, Bisaccia, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi e Teora, ed anche alle popolazioni di questi comuni che hanno dimostrato grande sensibilità verso una problematica, saltata prepotentemente alla ribalta negli ultimi mesi, dopo i naufragi avvenuti al largo di Lampedusa che hanno causato centinaia di morti.

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Cultura

Il saluto, segno di civiltà e di buona convivenza di Rodolfo Cozzarelli

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Ottima occasione di recupero del Borgo delle Cantine

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a nostra “SELETECA” si arricchisce di un altro splendido lavoro. “Le grotte a Caposele: Memoria e riqualificazione del percorso fluviale” Nella sezione “TESI di laurea” il progetto di recupero per le nostre cantine curato dall’arch. Carmela Monteverde è un lavoro pregevole, approfondito e ben strutturato che potete visionare, in buona parte, collegandovi al nostro catalogo gratuito on line. Complimenti a Carmela per il suo studio, che potrà essere preso a riferimento per una futura operazione di recupero e di riqualificazione di un percorso storicoambientale da aggiungere al “mini tour” attuale. Il link di lettura è il seguente:

http://issuu.com/lasorgente

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La Sorgente diventa internazionale! Il giornale è stato fondato nel 1973 dal direttore Nicola Conforti ed è la sua vita-lavoro, ancora oggi sopravvive anche on-line. Può essere acquistato presso le edicole locali o con abbonamento; la maggior parte dei lettori ne supportano la diffusione con contributi spontanei. La Sorgente Caposele è distribuito in tutta Italia e oltre a questi paesi: Brasile, Canada, Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Dal profondo del mio cuore grazie a Nicola Conforti e Gerardo Ceres. La mia intervista ha avuto un enorme risposta da tutto il mondo, mi sento molto onorata!

LA TESI DI RESTAURO DI CARMELA MONTEVERDE

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costruire, di generazione in generazione, condizioni di vita migliori non solo dal punto di vista tecnologico ma umano. Il XX secolo è stato un periodo di grandi scoperte che hanno cambiato radicalmente la vita sulla terra. L’uomo ha dimostrato di possedere potenzialità incredibili che lo rendono capace di conseguire risultati scientifici sempre più straordinari. E’ impensabile che non possa ottenere buoni esiti nel migliorare le condizioni di vita di tutti ponendo al centro della sua attenzione se stesso e non l’interesse e il denaro. L’atmosfera del Natale che si avvicina ci renda più sensibili e disponibili nei confronti dei nostri simili. Auguro Buone Feste e tempi migliori a tutti.

Sina Merino ha scritto di noi:

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La Sorgente goes international! The newspaper was founded in 1973 by director Nicola Conforti and it's his life-work, still today surviving in the online-era. It can be bought at the local newsstands or subscribed, most of the readers support the paper with spontaneous contributions. La Sorgente Caposele is distributed all over Italy and as well to these countries: Brazil, Canada, Germany, France, Switzerland, United Kingdom & United States. From the bottom of my heart thanks to Nicola Conforti and Gerardo Ceres, my interview had a huge worldwide response, I feel very honored!

L’uomo ha capito fin dagli albori che il suo destino è quello di vivere con gli altri per trovare nella convivenza la sua completezza ma non ha capito ancora come ottenere che questa condizione di pienezza si realizzi. Cominciamo ad avere rispetto verso tutti già nel nostro piccolo paese dove abbiamo il vantaggio di conoscerci tutti fin dall’infanzia e creeremo i presupposti per vivere insieme in modo più giusto e completo. La buona disposizione, verso il prossimo riduce le contrapposizioni, asseconda la comprensione e il dialogo e favorisce l’accettazione di usi e costumi diversi dai nostri. Nel breve tempo che passiamo insieme à un obbligo fare di tutto per migliorare le nostre relazioni e

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persona, sia che si tratti di un amico o un parente, sia che si tratti della prima volta che avviene l’incontro. Delicatezza e sensibilità sono d’obbligo ovunque ed è fondamentale partire dal presupposto che è dovroso trattare chiunque incontriamo con cortesia. Questo atteggiamento di apertura avvicina e crea un’atmosfera di simpatia che scalfisce il muro dell’indifferenza e dell’antipatia istintiva che avvertono alcune persone verso altre senza nessuna motivazione. Il saluto aiuta a conoscersi ed a scoprire ciò che c’è di meglio in ognuno di noi riducendo così i motivi di contrasto e di scontro. L’un contro l’altro armati non è la via giusta da seguire per stare insieme.

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’alta tecnologia dei nostri tempi può far sembrare anacronistica l’idea che il saluto possa essere utile ancora oggi. Tra SMS, TWEET, e E-MAIL, si tende a pensare che certi comportamenti siano ormai retaggio di un lontano passato, sostituito da un’epoca più moderna in cui tutto procede a velocità sempre maggiore e secondo metodologie sempre differenti. La realtà in cui viviamo però è diversa in quanto ché la società è composta di persone che si servono della tecnologia ma che debbono, prima di tutto, stare bene insieme. Salutare aiuta la convivenza perché questo gesto manifesta la volontà di dedicare la nostra attenzione a un’altra

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Le cantine di Catapano


Storia

Le Sorgenti del Sele di Giovan Battista Bruno

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quella sezione l'esistenza della medesima formazione impermeabile che sbarrava da un capo all' altro la depressione in cui si manifestano le sorgenti e che essa impedisce ancora qualunque sfuggita delle acque delle sorgenti. Una tale sezione, che si offre nella Tav. IL (sezione 3a) ricade a soli 15 m. più a valle dell'ultima sorgente che è quella nominata Russomanno. Da tutte le descritte esplorazioni si possono trarre le conseguenze seguenti : 1. Che lo sorgenti della Sanità in Caposele vengano fuori da crepacci di una parete calcarea appartenente ad una grande faglia con rigetto, per effetto del quale i terreni della formazione eocenica ad essi sovrapposta ('argille petrolifere e molasse argillose) si sono abbassati appoggiandosi contro la parete calcarea ed impediscono così alle acque di passare al disotto di essi 2. Che le acque stesse, con la loro azione continuativa, hanno corroso ed asportato in parte i terreni poco tenaci dell'eocene e disfatta parzialmente la roccia calcarea fondamentale, asportandone le parti più solubili e lasciando in posto le più resistenti, dando luogo così all'attuale buca dov'esse affluiscono : buca che man mano è stata riempita di materiali detritici caduti dall'alto della parete calcarea, attraverso i quali l'acqua si fa strada da tutte le parti 3. Che, in conclusione, le acque che concorrono nella buca e che formano tutte le sorgenti sì trovano già allacciate naturalmente, perchè le pareti all'indirò di essa sono occupate dalla t'orni azione assolutamente impermeabile, come è dimostralo, non solamente dai pozzi di esplorazione, ma anche dalia mancanza di altre sorgenti lungo la ripida pendice sottoposta al bacino. Ed infatti se quelle acque avessero avuto la più piccola via di uscita al disotto della quota di m. 420, a quest'ora il carico cui il meato sarebbe stato sottoposto avrebbe fatto abbassare quel livello, o per lo meno avrebbe prodotto a valle una manifestazione sotto forma zampillante; circostanze tutte che non si verificano, nè alcuno sa essersi mai verificate.

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esplorazione del sottosuolo del bacino mediante numerosi fori di trivella. I tori furono fatti con una ordinaria trivella del diametro di m. 0,12, ed essi misero in evidenza qualmente le acque, che si raccolgono nel bacino, non erano solamente quelle visibili alla sua periferia: ma che altre polle venivano dal fondo, senza che di esse si potesse precisare l'entità e senza poter sapere con certezza se erano diramazioni delle precedenti, ovvero da esse indipendenti. Altra circostanza accertata dalle trivellazioni fu quella che in ogni foro (armato di tubazioni) il livello piezometrico dell'acqua per essi ascendente era generalmente superiore alla quota del pelo d'acqua del bacino (m. 420) arrivando zampillante fino a m. 421,20 (Tav. IL sezione 7a). Un tal fatto ha dato la certezza che, qualunque possa essere il modo di manifestarsi di quelle sorgenti, il loro livello si mantiene sempre superiore ai m. 420 sul mare, arrivando fino a 423 lo sgorgo visibile più elevato, Le trivellazioni avevano poi anche lo scopo di verificare se ed a quale profondità si poteva trovare la roccia calcarea sana, sulla quale si potesse appoggiare il muro allacciarne, preveduto nel progetto di massima, Esse però non dettero risultati soddisfacenti, perchè, non ostante qualcuna fosse stata spinta fino a 15 m. sotto il livello d'acqua del bacino, cioè fino alla, quota di m. 415,19, non fu raggiunta la roccia sana, ma un materiale che poteva interpretarsi sia come detrito calcareo costipato, sia come roccia in posto modificata e semidisfatta dall'azione prolungata dell'acqua. D'altra parie sta il fatto elici pozzi di esplorazione eseguiti nel 1898 su di una linea 50 m. più a valle delle sorgenti (Tav. II, sezione) hanno dimostrato l'esistenza di terreni impermeabili (argille e molasse argillose), attraverso le quali nessuna parte di acqua delle sorgenti si disperdeva. Era dunque da ammettersi che esse si trovassero tutte chiuse alle spalle di questa formazione impermeabile. Decisi allora di far eseguire una seconda serie di pozzi, su di una linea parallela alla precedente, una circa 10 m, più a monte, ossia più vicino alle sorgenti, per assicurarmi fin dove si spingesse questa diga naturale impermeabile che costringeva le acque a sorpassarla per avere il libero corso nel fondo della valle. Or bene questi pozzi, che furono in numero di 1. confermarono anche in

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La renderizzazione del tempietto in onore delle Sorgenti del Sele. La struttura non è mai stata realizzata. Il Politecnico di Bari, grazie alla cattedra del Prof. Michele Mossa, ne ha realizzato un modello anche video riprendendo le dimensioni dai libri di storia. La sequenza video è stata riproposta sui canali di you tube dedicati a Caposele ed in particolare su "Caposele Channel" per gustarla in alta definizione.

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riconosciute formate di semplicissima aria atmosferica. Il fenomeno si attribuì allora alle acque che dalla periferia penetravano nel bacino attraversando il materiale sciolto che lo riempiva, e che abbandonavano l'aria atmosferica contenuta disciolta, appena la velocità si smorzava nella massa d'acqua del bacino. Tatto dunque faceva ritenere che le sorgenti venissero fuori dai numerosi crepacci del calcare, lungo l'intero loro perimetro, a somiglianza di quanto poteva osservarsi alle spalle della Cappella. E ciò sembrò anche confermato quando, dopo essere state abbattute tutte le cantine e sgombrato il materiale detritico, furono posti allo scoperto i crepacci con le relative sorgenti. Invece, quando per la più facile esecuzione delle opere d'allacciamento si dovette ribassare di circa m. 2 il pelo d'acqua del bacino, cessò del tutto lo sgorgo delle sorgenti dal lato meridionale (alcune delle quali erano alla quota di m. 421) e tutte le acque si videro venir fuori dalle bocche più settentrionali e maggiormente elevate, che scaturivano dal piede della roccia al confine del piazzale della Sanità su di una frónte di poco superiore ai 30 m., ivi compresa anche la sorgente Russomanno. Rialzato poi nuovamente il livello dell'acqua, ricomparvero gli sgorghi che si erano prosciugati. Il che dimostra che i veri cunicoli collettori delle acque sotterranee, ossia le vere sorgenti della Sanità sono concentrate nella parte più settentrionale del bacino e si trovano in conni ideazione con gli altri meati che sono a mezzodì ed a quote inferiori alle prime, le quali si mantengono sui m. 122 a 423 sul mare. Per l'allacciamento di queste sorgenti il progetto di massima prevedeva la costruzione di un muro al piede della costa, da fondarsi mediante cassoni ad aria compressa fino ad incastrarsi nella roccia sana, che si presumeva potersi raggiungere a non grande profondità. Questo muro avrebbe dovuto intercettare tutte le acque in modo da incanalarle sicuramente alle sue spalle. Ciò presupponeva un' altra circostanza, cioè che tutte le acque scaturissero ad una quota tale da poter essere intercettate col muro. Lo che era presumibile da quanto si scorgeva superficialmente e da quanto risultava dai quattro pozzi di esplorazione escavati nel 1898 lungo la sezione della planimetria, 2 Tav. , discosta m. 100 a valle della parete rocciosa. Quei pozzi non avevano mostrato indizio alcuno che l'acqua delle sorgenti potesse avere altre vie sotterranee, essendosi sempre attraversati dei terreni impermeabili, compreso un banco di ciottolame misto a terra argillosa, incontrato a breve profondità e che dette una lieve filtrazione d' acqua ailsuo contatto con le sottoposte argille. Prima però d'iniziare qualunque lavoro si procedette ad una più accurata

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llo stato primitivo le sorgenti si presentavano come una serie quasi non interrotta di sgorghi, che venivano fuori (da un arco racchiudente il bacino dov'esso finivano per riunirsi, per uscirne raccolte in unico volume, stramazzando in gran parte da una pescaia di pali e sassi, che ne manteneva il pelo d'acqua ad una quota tale che potesse aver luogo la presa per un primo opificio idraulico. Da questa pescaia le acque iniziavano il loro corso precipitoso verso il fondo della valle, formando rapide ribollenti, cascate e cascatelle pittoresche, ed ora suddividendosi in rami per alimentare altri opifici ed ora novellamente riunendosi fino a raggiungere il fondo della valle dopo un percorso di circa m. 240 con un dislivello di m.80. Lungo questo percorso le acque venivano utilizzate da 16 edifizi per molini, gualchiere e frantoi d'ulive, fatti di tipo primordiale antiquato. Là, dove le acque di queste sorgenti raggiungono il fondo della valle, ha origine il corso del fiume Sele. La sponda meridionale del bacino di raccolta delle sorgenti era artificiale, costituita cioè da un muretto a secco arcuato, sostenente la via pubblica situata a pochi decimetri sullo specchio d'acqua, mentre la sponda nord era naturale, formante come una piccola spiaggia alluvionale, ciottolosa allo estremo di un piazzale, in fondo al quale era la Cappella di S. Maria della Sanità, che ha dato poi il nome alle sorgenti. In fregio alla strada ed al piazzale, addossati alla montagna, esisteva una serie di piccoli fabbricati, quasi tutti a piano terreno e generalmente adibiti ad uso di cantine. Nel pavimento di parecchie di queste cantine, costituito dal terreno detritico naturale, era praticata una buca nella quale si vedeva scorrere l'acqua, che ne imbeveva la massa e che, inalveata alla meglio in cunicoli a secco, sottopassava la stradina riversandosi nel bacino di riunione. Dal lato della Cappella poi le acque scaturivano in maggior volume e con maggior violenza, anch'esse incanalate in cunicoli al disotto del piazzale, mostrandosi a giorno lungo l'orlo dello stesso. Questi sgorghi costituiscono le sorgenti visibili, 1' ultima delle quali era isolata e veniva fuori poco oltre la Cappella nell'orto di un tal Russomanno. Essa, dopo un percorso di circa m. 30, si riuniva alle altre sotto la pescaia. Occorre notare ancora che a breve distanza dalle sponde del bacino di riunione si vedevano venir fuori, in molti punti, frequenti bollicine di gas che partivano dal fondo e venivano a rompersi alla superfìcie dell' acqua. Esse uscivano da forellini, intorno ai quali si notavano leggeri movimenti e fuoruscita di piccolissime quantità dì sabbia. Quelle bollicine furono raccolte dal prof. B. Gosio, Direttore degli Stabilimenti scientifici della Sanità pubblica o

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Attualità

Cambiare: un'opportunità

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Prime attività di ristorazione a Materdomini

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Sia Lorenzo che Maria erano instancabili lavoratori. Avevano la dote di essere molto attenti e premurosi verso gli avventori. I1 locale era sempre affollato specie nelle ore serali. Era diventato meta di consolidati gruppi di amici provenienti anche dai paesi limitrofi. Maria, aiutata nella cucina, da personale familiare era diventata une cuoca di tutto rispetto, senza distaccarsi dalla tradizionale cucina "paesana”. Riusciva a far gustare le sue pietanze anche ai cosiddetti “esigenti”che avevano gusti particolari, Proprio in virtù di queste qualità in suo possesso, gruppi di amici si sentivano a casa propria. E’ il caso di evidenziare che l’avvocato Mimino FARINA che era assiduo cliente con gruppo di amici, oltre che gustare la buona pizza, dava indicazione di come preparare un succulente piatto di bucatini alla matriciana, tanto che lui stesso si adoperava in cucina per preparare un piatto che in seguito fu chiamato alla “Mimì. Lorenzo, con l’inizio della ricostruzione fu assunto dall’impresa edile IMSER con le mansioni di escavatorista, diventando un l a

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el continuare ad avere un quadro sulle prime attività di ristorazione in questa località di Materdomini, non può essere trascurata l'iniziativa imprenditoriale della pizzeria. Infatti a1la data del 23 novembre 1980 non esisteva, un locale adibito prevalenterente a pizzeria. Questa attività sorse grazie allo stimolo che il defunto sindaco cav. Francesco CAPRIO ed il dottore Amerigo DEL TUFO, operarono nei confronti di Lorenzo BOTTIGLIERI. Quando nel I968 Lorenzo iniziò la costruzione dell’intero immobile ebbe la lungimiranza di avviare i lavori a debita distanza della strada statale pensando di poter avviare in prospettiva un’attività di ristorazione. A seguito del terremoto del 1980 i coniugi Bottiglieri rientrarono dalla Svizzera e, memori dei precedenti stimoli e consigli ricevuti si dettero da fare per completare la costruzione per poi adibirla a Pizzeria e Trattoria. Infatti, il 25 novembre 1981 (dopo un anno dal sisma) inaugurarono l'apertura dell’attività commerciale .

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di Raffaele Russomanno

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strada richiede una serie di valutazioni attente ma al contempo anche di essere aperti a nuove visioni, a nuove soluzioni senza rimanere ancorati a vecchi schemi. Partendo dalla semplice adesione all'ATO di Salerno, dobbiamo progettare un futuro che ci veda coinvolti con i comuni di Calabritto, Senerchia, Laviano, Santomenna, Castelnuovo di Conza e Sant'Andrea di Conza nella costruzione di una grande rete fra comuni che abbiano le stesse esigenze, gli stessi bisogni e le stesse prospettive. Non ho menzionato questi comuni per caso, come ho già avuto modo di dire forse è il caso di guardare alla Basilicata come porto di approdo per essi e solo insieme possiamo sperare di farlo. Spingendo il ragionamento su forme radicali dovremmo pensare alla costruzione di alleanze che ci permettano di trasmigrare vero la Lucania mettendo in salvo il nostro patrimonio di acque e territorio. La Basilicata ha saputo esigere il dovuto per le sue acque dalla Regione Puglia e oggi, dopo aver compreso l'enorme sbaglio commesso, è molto critica e attenta a non fare nuove trivellazioni sul suo territorio, pericolo concreto che come campani stiamo per correre, anche perché Napoli, più di Avellino, con noi non si è mai comportata come una madre amorevole bensì come una matrigna di ugoliniana memoria. Cambiare è sempre una gran rottura ma oggi bisogna capire che il non farlo è la soluzione peggiore: non è più il tempo delle indecisioni, per questo dobbiamo avere il coraggio di visioni nuove e alternative se vogliamo almeno provare a salvare il nostro territorio.

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dimenticava di noi aveva cura dei Comuni dell'Alta Irpinia. Come dimenticarsi di Sant'Angelo dei Lombardi che forte del suo Tribunale e del suo Liceo non perdeva occasione per ricordare a tutti noi la sua presunta superiorità intellettuale e morale in terra Irpina, di Lioni che giorno dopo giorno progrediva nel commercio, fino a distruggere buona parte delle attività commerciali dei paesi viciniori, spinta da un asse viario che la favoriva così come favoriva l'area industriale di Nusco, o di Laceno che esplodeva di presenze invernali grazie all'appoggio dell'Ente per il Turismo di Avellino, che vuoi per dimenticanza, vuoi per incapacità sistematicamente si è disinteressata di Caposele e Materdomini con il suo turismo religioso. Per anni abbiamo subito l'appartenenza ad un territorio non nostro, noi siamo e saremo sempre uomini e donne della Valle del Sele, ecco perché partendo dall'acquisizione di un servizio oggi abbiamo la possibilità di ripensare al nostro ruolo in questa valle, dobbiamo avere il coraggio di guardare a Caposele come al suo leader naturale, non più comprimari, fra presunti illuminati, in terra altrui, ma artefici di un gruppo omogeneo fra comuni che si affacciano sulla stessa valle. Se Frank Capra nel suo film «La vita è meravigliosa» invia un angelo sulla Terra per mostrare al protagonista James Stewart, un giovane buono e altruista, che cosa sarebbe accaduto alla sua cittadina se lui non avesse fatto tutto il bene che ha fatto, noi, se decidiamo di rimanere nel nostro immobilismo, corriamo il rischio di vederci inviare un angelo che ci mostrerà ciò che potevamo fare e non lo abbiamo fatto. Come sempre imboccare una nuova

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Il nostro Comune per i servizi di raccolta e smaltimento rifiuti ha deciso di aderire all'ATO dei comuni salernitani mentre, come qualcun altro sostiene, dovrebbe andare, invece, verso un patto con i comuni irpini. Di per se il dilemma è di poco conto se visto come semplice scelta di un fornitore di servizi: basterebbe andare da colui che offre il miglior servizio al prezzo più basso, con tutti gli indubbi vantaggi del caso. Al contrario il problema diventa complesso se vissuto come un radicale cambio di passo nell'ottica di una nuova riorganizzazione del territorio e dei servizi fuori da logiche di partito e di referenti politici. Come ho già avuto modo di scrivere sulle pagine del nostro giornale, nel 1860 i comuni di Caposele, Calabritto e Senerchia vennero ad essere accorpati alla provincia di Avellino. Fino a quella data appartenevamo a Salerno, e per maggiore precisione al Principato Citra. L'appartenenza a Salerno ci derivava dal fatto che lo sbocco naturale, l'unica apertura che il territorio permetteva, era verso il mare. Per anni siamo stati isolati dal nuovo capoluogo, tanto che ci sono voluti più di cento anni per aprire un vero varco verso Avellino, per avere delle strade a scorrimento “alquanto” veloce che ci hanno permesso di interfacciarci con esso meglio e più rapidamente, sempre se qualche sindaco di un comune dell'Alta Irpinia non avesse deciso, qualche anno fa, di mettere, un po' furbescamente, un limite di velocità da lumaca e relativo autovelox per far affluire un po' di soldi nelle proprie sconquassate casse comunali. Nel frattempo però quell'Avellino che si

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empre più spesso i dopo cena delle serate trascorse tra amici sono caratterizzati da discussioni sulla crisi economica e politica che avvolge il nostro paese e delle sue ripercussioni sulla società. Il fulcro delle chiacchiere è se sia più grave lo stallo dell’economia o il venir meno della fiducia nella politica che dovrebbe rappresentarci. Oggi viviamo in una democrazia la cui rappresentanza è ormai un’anima morta, l'eletto è legato al leader da un ferreo vincolo di mandato. Siamo stati espropriati del nostro diritto di scelta dei candidati al Parlamento, i quali vengono nominati e imposti dalle segreterie di partito. Presto ci troveremo un Senato autoeletto, come è appena avvenuto con i Consigli Provinciali, segnando così definitivamente il passaggio ad una democrazia di secondo grado, sperando che la stessa non scada in una di secondo livello. Tale è lo scoramento degli italiani che abbiamo appena assistito ad una tornata elettorale dove i cittadini che hanno rinunciato ad esercitare il proprio diritto al voto sono stati di gran lunga superiori di quelli che hanno deciso di esprimerlo. Eppure è nostro dovere contrastare questa sensazione di vuoto e di impotenza, per questo dobbiamo cercare di riconquistare l’autonomia delle nostre scelte, affermando il nostro ruolo come attori e rifiutando quello di comparse, e lo possiamo fare solo se ripartiamo dal nostro quotidiano e dal nostro territorio. È in quest'ottica che vorrei porre l'attenzione su di problema che a prima vista potrebbe sembrare marginale per la nostra comunità.

v o r a t o r e affidabile e di fiducia del capo cantiere geom. Matteucci che tut t i ricordano. L'impresa, intanto, terminava i lavori a Caposele e si trasferiva nella propria sede a Bologna perché operava nel Nord Italia. Lorenzo, per seguire la ditta chiuse la pizzeria. Nel 2003 l’attività passò in locazione ad Alfonso Ceres che la tenne in vita fino al 2008. A quest’ultimo subentrò Antonella Rosamilia, che con la sorella Giuseppina rinnovò la gestione con la denominazione “La Nuova Fornace”. I due figli di Lorenzo, Gerardo e Rosetta, per ragioni di studio non continuarono l’attività dei genitori. Dopo la “Fornace” sono sorte altre Pizzerie che riportiamo di seguito in ordine di apertura: -Mulino al Vento di Gerardo Di Masi -Lo Spigolo di Arturo Testa -Pulcinella di Fulvio

di Antimo Pirozzi e Anna Maria Oggi la frazione Materdomini può vantarsi di avere pizzerie competitive con i migliori locali della provincia di Avellino e Salerno. Anche il centro abitato di Caposele è fornito di validi locali di ristorazione, sebbene la prima pizzeria in assoluto sorta nel territorio è stata la “Sorgente” di Gaetano Pallante che da alcuni anni è gestita da Peppino Casale detto il “simpaticone”.


Cultura

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creativa secondo il quale ad un medesimo problema vi sono molteplici risposte. Per concludere questa riflessione sul corso di Pedagogia Speciale svolto voglio prendere come riferimento una parola che ho scritto spesso in questo lavoro: la sensibilità che è il fulcro di un ultimo meraviglioso film d’animazione ispirato ad una storia reale, “Cuerdas” nel quale la piccola protagonista Maria prova con la sua fantasia a scavalcare tutte le barriere sociali ed architettoniche per far vivere con la semplice normalità di cui si parlava prima la disabilità e cercare di superare i problemi del suo compagno di classe. Sensibilità, quindi, questo trovo che leghi tutti i filmati visti e che debba essere alla base non solo di un docente di sostegno, ma anche degli insegnanti curriculari e di tutti gli altri attori del contesto scolastico, in primo luogo dei protagonisti che sono gli alunni. Ma in gran parte delle pellicole, così come nella vita reale, notiamo che il grado di sensibilità non è il medesimo per tutti. L’immagine di Maria e della sua generosità si scontra con la reazione immediata dei compagni di classe non appena vedono il nuovo compagno disabile; c’è una decisa differenza di sensibilità o forse di motivazione tra le due insegnanti di sostegno nel film “Il mondo di tutti”, così come traspare anche dagli altri filmati. Anche nella nostra attività di insegnamento notiamo come siano differenti i comportamenti di alcuni ragazzi pronti ad accogliere chi ha delle difficoltà di partenza e dare il proprio aiuto per superarli, rispetto ad altri che mostrano un comportamento ostile ed addirittura in alcuni casi manifestano insofferenza o fastidio, spesso purtroppo sotto l’influenza dei genitori, quando ci si sofferma di più su un argomento per far recuperare chi ha dei problemi. Capita, nella realtà, che alcuni genitori credano che ciò tolga del tempo prezioso ai figli. Cosa fare quindi? Io non ho alcun dubbio a riguardo e questo corso ha certamente rinforzato le mie convinzioni, nonché le mie competenze; ritengo che la classe sia come un gruppo, come una squadra di calcio: creare delle eccellenze e poi lasciare che altri si perdano la trovo una sconfitta per un insegnante. Un docente deve fare il possibile affinché tutti procedano insieme. Riguardo alla diversa sensibilità dei ragazzi, certamente dipende da differenti fattori tra i quali quelli familiari ed ambientali sono di sicuro fondamentali; il docente deve fare il possibile per sensibilizzare tutti, trasmettere i propri valori che dovranno essere sempre rivolti verso una didattica comune, verso l’inclusione, cercando di valorizzare le risorse dei suoi allievi e puntare su una didattica personalizzata. Come dice Collberg, giustizia non è dare a tutti le stesse cose, ma a ciascuno ciò che gli è necessario. Per essere giusti, quindi, occorre trattarli diversamente.

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limiti strutturali con l’obiettivo di prendere decisioni insieme a chi è in posizione di svantaggio e non prenderle al posto loro. Il film “Rosso come il cielo” liberamente tratto da una storia vera parla di Mirco che, in seguito ad un incidente, perde la vista e prosegue gli studi in una scuola speciale per non vedenti; il tema della sensibilità e della capacità di andare oltre viene riproposto in questo film dove ci si trova a scontrarsi con le carenze del contesto scuola e con la paura, in questo caso del Preside, di concedere a chi è disabile la possibilità di esprimere sé stesso e di consentirgli di andare oltre il proprio handicap. Sulla capacità di superare i confini della disabilità ci è stato presentato un altro film molto bello “Basta guardare il cielo” nel quale due ragazzini, con patologie differenti, dopo essersi conosciuti riescono a mettere insieme le forze ed a completarsi riuscendo l’uno a colmare le difficoltà dell’altro ed a diventare quasi un imbattibile tutt’uno, questo grazie anche alla forza della fantasia che molto spesso gli adulti hanno perso e sottovalutano, ma che è fondamentale per i giovani. Abbiamo parlato di contesti, ma possiamo parlare allo stesso tempo di fattori contestuali che, insieme alla funzionalità ed alla disabilità rappresentano le due aree dell’ICF (2001 International Classification of Functioning, Disability and Healt) classificazione dello stato di salute per l’OMS che è l’evoluzione degli strumenti attraverso i quali nel corso degli anni si è data una classificazione alle disabilità. Esso si occupa soprattutto dell’interazione tra vari fattori considerati equivalenti e si basa su alcuni principi fondamentali: modello bio-psico-sociale, fattori ambientali, neutralità, parità ed universalità; grazie all’ICF il livello di funzionamento e delle disabilità viene posto in relazione coi contesti di vita con lo scopo di fornire un linguaggio standard unificato e che faccia da modello di riferimento. L’ICF dà una definizione di disabilità molto legata al contesto, definendola come il risultato di una complessa relazione tra condizione di salute di un individuo ed i fatti personali ed ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive un individuo; parlando di attività e partecipazione fa una bella differenza essendo la prima il compito o l’azione di una persona, mentre la seconda è il suo coinvolgimento in un’azione di vita. Come vediamo, il contesto alla fine torna sempre ed è fondamentale per la rete relazionale che viene a crearsi tra i vari attori sociali in questione: i docenti, gli alunni ed i ragazzi con Bisogni Educativi Speciali ovvero coloro i quali manifestano una qualsiasi difficoltà evolutiva (che si manifesti nei primi 18 anni di vita) in ambito educativo e di apprendimento espressa in funzionamento (secondo il modello ICF) problematico per il soggetto in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia e che necessita di educazione speciale individualizzata. Il BES, che è caratterizzato da reversibilità-temporaneità, si basa su due metodi principali: individualizzazione e personalizzazione; i bisogni educativi speciali hanno dei punti di contatto con la disabilità con alcune patologie, come la dislessia e con

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ggi rispondendo al solito gentile invito del Direttore Conforti: voglio parlare di Pedagogia Speciale a scuola attraverso l’analisi del Corso che ho seguito quest’anno all’IUO di Napoli per l’abilitazione all’insegnamento. Questo corso, che prevedeva come prova scritta finale un tema sulle direttive del corso, mi ha appassionato molto, grazie soprattutto alla bravura della docente, la Dott.ssa Manno. Lo studio della PEDAGOGIA SPECIALE è un momento fondamentale della formazione dei docenti. Troppo spesso, infatti, si pensa che questa disciplina riguardi solamente l’insegnante di sostegno alle cui cure ed attenzioni è affidato il ragazzo disabile, mentre l’insegnante curricolare dovrebbe pensare solo agli altri alunni. Questo concetto è totalmente sbagliato: l’insegnante curriculare è responsabile di tutta la classe, comprensiva di tutte le sue sfaccettature e di tutte le situazioni riscontrabili al suo interno come, inoltre, l’insegnante di sostegno è colui il quale dà il suo “sostegno” a tutta la classe, non solo al singolo o ai singoli ragazzi con bisogni speciali. Molte cose in questo corso mi hanno fatto riflettere e ne voglio parlare cercando di analizzarle attraverso la parte monografica che ha riguardato la visione di numerosi filmati che meglio hanno contributo a fissare le nozioni trasferiteci nella parte generale, consentendoci di fissarli al meglio grazie a scene di vita reale rappresentate cinematograficamente. Il cortometraggio “Il mondo di tutti”, per cominciare, il primo filmato visto focalizzato su Martìn un ragazzo paraplegico con delle difficoltà d’inserimento nella propria scuola dovute al contesto ed alle attenzioni poco inclusive dei suoi insegnanti e dei loro modi poco concreti di favorire l’inclusione coi suoi compagni; le cose cambiano in meglio quando la SENSIBILITA’ (tema sul quale tornerò in seguito) e la competenza di una nuova insegnante di sostegno riescono a migliorare le cose ed a far sì che il protagonista si avvicini ai suoi compagni. Altro tema messo in risalto dalla pellicola è la chiusura verso il mondo rappresentata dalla visione del padre che riproduce la figura del genitore che vive la disabilità del figlio in maniera chiusa credendo di fare il bene del proprio ragazzo che contrasta con quella di Lucia, la protagonista del film “Il figlio della luna”, ispirato ad una storia vera, dove la donna, madre di un bambino spastico, trova la forza per battersi contro il sistema per far vivere al figlio una vita il più normale possibile. L’INCLUSIONE, a cui accennavo, è un processo di trasformazione radicale del sistema educativo avente come finalità una società più giusta; essa non è legata solo alla Disabilità o ai Bisogni Educativi Speciali, ma riguarda tutti; si manifesta nel modello sociale e deve focalizzarsi nel contesto. Non basta integrare, cioè consentire di far parte, o accettare la presenza di soggetti diversi tra loro, ma si trova ad un livello superiore: includere vuol dire far partecipare tutti alla vita pubblica. La posizione italiana nei confronti dell’inclusione pone il target sul contesto e sui

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SCUOLA E PEDAGOGIA SPECIALE

le difficoltà di apprendimento. Sulle difficoltà di apprendere abbiamo visto diversi filmati e documentari: “Stelle Cadute sulla terra” e “Come può essere così difficile”: focalizziamoci su quest’ultimo nel quale R.D.Lavoie dimostra ad insegnanti ed a genitori quali possano essere le difficoltà di un bambino dislessico facendoli entrare nei suoi panni; il docente crea dei disagi, un FAT (frustrazione, ansia, tensione) ai presenti mettendoli in relazione con modi di ragionare differenti dai propri e, soprattutto con una velocità didattica alla quale non sono abituati. Proprio quella problematicità che alcuni bambini con difficoltà di apprendimento vivono quotidianamente e nei quali il ritardo nell’arrivare ad una comprensione provoca situazioni di grosso disagio. L’adattamento, quindi, dovrà essere il giusto tramite tra l’input e l’azione, cercando di ridurlo il più possibile sino a farlo a sparire; a riguardo un importante studio sottolineato è Il percorso di Ianes, per dare la possibilità a chi abbia delle difficoltà di relazionarsi e di imparare con tutti gli altri alunni, dandogli identità, appartenenza, sicurezza ed autostima. La capacità di un docente deve essere quella di lavorare insieme agli altri insegnanti per organizzare le risorse per una didattica inclusiva per la quale è necessario uno sfondo integratore che miri al raggiungimento della speciale normalità, quella splendida unione tra la specialità del normale e tra la normalità dello speciale dell’alunno, che aiuti a superare anche altre problematiche attenzionate durante il laboratorio del corso con film come “Un sogno per domani” nel quale si sottolineano il tema del bullismo e la capacità di sognare dei bambini o come su altre problematiche frequenti e da saper gestire come “La sindrome dei monelli” incentrato sulla iperattività. Inclusione, quindi, come nodo centrale della scuola, come fulcro della società; fondamentale per l’insegnamento e per i docenti è L’index per l’inclusione uno strumento di analisi, progettazione, ricerca dotato di 3 dimensioni (obiettivi): creare, produrre, sviluppare. Fare, quindi, una corretta valutazione dei bisogni, capire di ciò che l’alunno necessita e trovare pratiche che si adattino al proprio bisogno per andare a fornire a lui ed al resto della classe quella situazione di uguaglianza a cui bisogna tendere. Con la conoscenza degli strumenti corretti e con la giusta sensibilità “Si può fare”, che è anche il titolo del film su cui abbiamo posto attenzione ad inizio corso riguardante una delle tante Cooperative Sociali che hanno permesso di dare dignità lavorativa a persone disabili, scindendo quel binomio disabileinabile pregno di preconcetti; questo film ci aiuta a riflettere sul fatto che tutto si può, ma anche che incidenti di percorso anche gravi possono esserci quando si opera in questi contesti: chi lavora col disagio lo sa, sa che qualcuno potrebbe non farcela, lo deve mettere in conto, ma ciò non significa non dover tentare e cercare di riuscire. La scuola così come strutturata ha certamente degli aspetti che vanno superati; per ridurre i problemi d’apprendimento e giungere ad una didattica che sia il più inclusiva possibile occorre, quindi evitare lezioni frontali rigide e personalizzare il più possibile l’offerta didattica, occorre “Cambiare i paradigmi dell’educazione” come ci mostra il documentario di Ken Robinson circa l’opportunità di cambiare il sistema scolastico per andare verso un pensiero divergente concetto sul quale si fonda l’intelligenza

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Ambiente e territorio

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Se in giunta pretendevano, giustamente, l’analisi dettagliata dei costi per attuare il piano porta a porta, ma (col senno del poi) era solo un modo di procrastinare i tempi per evitarne l’approvazione, mi chiedo come mai nel passaggio delle competenze da un Ente ad un altro non hanno indicato lo studio minuzioso delle spese a cui andremo incontro? Ma vi è di più, nell’anno 2014 l’amministrazione comunale ha aumentato dell’8% la tassa sui rifiuti (quello che non hanno voluto fare per attuare il piano porta a porta) sulle utenze domestiche e dell’11% su quelle commerciali, mantenendo lo stesso sistema di raccolta. Anche in tal caso manca un reale piano economico (!?). Quello allegato alla delibera di consiglio comunale la n. 15 del 21 luglio 2014 nulla dice. Non si indicano quali spese siano aumentate (e se sono aumentate!) tali da giustificare il rincaro. Ci si impone di pagare in più senza capirne i motivi, senza comprendere se tale aumento sia giustificato. Per essere chiari: se non avessi predisposto e fatto recuperare (tramite l’ufficio tributi) l’evasione fiscale l’aumento sarebbe stato di molto superiore. Ancora una volta ricordo, primo a me stesso, che quel provvedimento, di lotta all’evasione fiscale (che qualcuno allora criticò), ha avuto quanto meno lo scopo di non tartassare sempre gli stessi cittadini e di ridurre l’aumento, ingiustificato, della tassa. Anzi vi dirò di più ci sono ancora margini per recuperare altra evasione o elusione fiscale. Ma credo che tale strada non verrà mai percorsa. Il motivo è il solito, bisogna salvaguardare alcuni interessi a discapito di quelli generali, a danno della collettività. Ah, e non dimentichiamoci che prima o poi dovrebbe arrivare anche l’aumento del 20% per il conferimento dei rifiuti in discarica a causa del mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata. Ed intanto la minoranza consiliare non ha cognizione di causa, è latitante, è disinteressata, è assente, pronta a reagire (ma senza essere mai concreta) solo per tutelare alcuni interessi (es. su alcune delibere di affidamento di incarichi professionali) o per tentare di far leva sulla sensibilità dei cittadini, facendolo male, su determinate materie. Tra maggioranza e minoranza si contendono il primato a chi fa peggio! Allora visto il forte stato di approssimazione ed il disarmante disinteresse verso tale questione (e non solo), non resta che confidare nella sensibilità di noi cittadini ed affidarci ad una grossa dose di fortuna.

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di tale piano (che poteva subire delle lievi modifiche una volta approvato e divenuto operativo) nel pieno rispetto della tempistica. Ma siccome amministrare significa anche programmare, avevo messo in atto anche il piano di recupero dell’evasione fiscale (a volte inconsapevole, a volte dolosa) della TARSU e recuperato circa 90.000,00 euro. Soldi necessari per attuare il piano porta a porta, gravando il meno possibile sull’utenza. A questo si aggiungeva il miglior utilizzo degli operatori ecologici per la pulizia delle strade. Sempre l’art. 205 prevedeva e prevede che nel caso di mancato raggiungimento di tale obiettivo (65% nel 2012) è applicata un’addizionale del 20% al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica. Il piano fu portato all’attenzione della giunta comunale per ben quattro volte spiegandolo nei minimi particolari, inclusa l’applicazione dell’addizionale prevista dal testo unico ambientale in caso di mancato raggiungimento delle percentuli di raccolta differenziata. Ma nell’ultima riunione, tra i vari ma e perché a cui davo prontamente risposte, fu detto che, seppur aumentava di un solo euro la tassa sui rifiuti, il piano non bisognava approvarlo! Siccome si prevedeva un aumento di circa il 5% (vale a dire su 100,00 euro, 5 euro in più) in maniera semplicistica e non sentendo ragioni, il nuovo programma di gestione dei rifiuti non andava adottato nonostante ci sarebbe stato un aggravio del 20% sui costi di smaltimento (per il mancato raggiungimento delle percentuali stabilite). Ragionamento stucchevole a cui nessuna logica tenne. Ancora oggi le motivazioni che si trovano per difendersi dalla mancata attuazione della raccolta porta a porta non trovano giustificazione: l’eccessivo costo, ovvero il periodo di transazione legislativa che prevedeva prima un probabile passaggio delle competenza ai Comuni ed oggi con l’ambito di Salerno. Il dato oggettivo non cambia, siamo sotto “sanzione”. Comunque il 2012 si concluse con il raggiungimento del 50,47% di raccolta differenziata. Anno 2013. Ad un primo semestre conclusosi con una percentuale di circa il 50% successivamente, con le nuove elezioni, dopo aver stravolto tutta l’organizzazione messa in atto, ovvero nel non svolgere qualsiasi tipo di attività, l’anno si concluse con un 46,77%. Ed il 2014 sembra attestarsi su dati ancora inferiori. Alcune riflessioni sorgono spontanee. Dai dati è emersa la tendenza verso un aumento delle percentuali di raccolta differenziata con diminuzione nell’ultimo anno e mezzo, dopo l’insediamento della nuova amministrazione! Ma se gli sforzi organizzativi e l’impegno per la gestione, dato in precedenza, nulla valgono per i nuovi amministratori, sembra, che qualche cittadino sia stato sensibilizzato. Questioni importanti che non ricevono attenzione e quando vengono affrontate, perché non si può farne a meno, lo si fa in maniera troppo superficiale. L’esempio è il passaggio di gestione per la raccolta: dalla provincia di Avellino, con IrpiniAmbiente, a quella dell’ambito di Salerno. Atto votato in consiglio comunale ed approvato senza stabilire i costi per la gestione dei rifiuti, manca il piano economico. Allo stato non si è in grado di capire se pagheremo di meno o di più. Avranno chiesto consiglio alla Dea Bendata!

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cittadino. Questa fantasiosa quanto sballata e bizzarra teoria propanata per nascondere le proprie carenze organizzative ebbe come conseguenza quella di togliere questo importante (ripeto seppur minimo controllo in quanto i Vigili si limitavano solo a farsi notare vicino ai raccoglitori stradali) sistema preventivo. La conseguenza quale fu? Il problema del traffico non fu risolto, anzi si aggravò, così come la modalità di conferimento del rifiuto differenziato subì una battuta di arresto, altri comportamenti illeciti ambientali iniziarono a ripresentarsi. Detto in parole povere: bisognava eliminare questa condizione che tendeva a ripristinare le buone pratiche. Successivamente capii la probabile ragione di questo contrasto dovuta ad un doppio fuoco incrociato; dall’interno della casa comunale per tentare di evitare l’incombenza di ulteriori oneri (i controlli), dall’esterno perché i limitati accertamenti ambientali infastidivano qualcuno, anche per il solo fatto di non voler fare la raccolta differenziata! E, mi dispiace dirlo, si cercò di avvantaggiare i “cattivi”. Con forte pazienza, animato da spirito costruttivo ma nel contempo fortemente infastidito da questi comportamenti disamministrativi cercai una soluzione e la imposi. La vigilanza ambientale volontaria. Soggetti sconosciuti nel panorama sociale, nonché nello scenario normativo-istituzionale locale. Questi alieni venuti da chissà quale lontana galassia si presentarono a Caposele sotto lo stupore allarmistico dei più intransigenti ed oltransisti sostenitori dell’anarchia, dei senza regole, dei violentatori della flora e fauna e del territorio. Si ripresero, in via preventiva, i controlli, anche sui cassonetti dei rifiuti stradali, e si riuscì a recuperare in maniera repentina il deficit avvenuto sulla raccolta differenziata. Il dato a fine anno (2011), nonostante tutto, raggiunse il 49,22%, di poco inferiore all’anno precedente. Nel frattempo, come dicevo, si intensificarono i rapporti con IrpiniAmbiente per addivenire ad un piano di raccolta porta a porta. Incontri che si protrassero per circa sei mesi per elaborare un piano particolareggiato che consentisse la totale eliminazione dei cassonetti stradali ed, ovviamente, l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata. Consapevole della responsabilità amministrativa e morale che portavo, ed anche degli impegni assunti nel programma elettorale, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 il piano della raccolta porta a porta fu predisposto e pronto per essere portato in giunta comunale. Tale piano prevedeva il “porta a porta” di tutti i rifiuti oltre che nel centro abitato anche nelle zone rurali. Una volta al mese, in attesa della messa in esercizio del centro di raccolta intercomunale, il ritiro degli ingombranti, nonché dei rifiuti urbani pericolosi. Il tutto ad un prezzo non molto distante da quello che versavamo per mantenere in piedi la gestione ancora oggi vigente. L’art. 205 del testo unico ambientale prevedeva il raggiungimento entro il 31 dicembre del 2012 di almeno il 65% della raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Pertanto ero giunto alla determinazione

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Sono anni che si discute sulla raccolta differenziata, sulla metodologia di gestione e sui quantitativi raggiunti ma, spesso, non si tengono in considerazione i dati. La questione va inquadrata in senso ampio, tenendo conto delle varie sfaccettature. Avendo assunto un ruolo di responsabilità nella pubblica amministrazione, e quindi imputabile per eventuali inadempienze e negligenze, è necessario descrivere ciò che è stato fatto e proposto in tale settore (periodo aprile 2008- maggio 2013). Preme sottolineare che la mia lacuna, dovuta solo a questioni di tempo in quanto ho cercato sempre il dialogo ed il confronto, è stata quella di coinvolgere tardivamente chi in maniera più o meno assidua o chi in modo discontinuo si sentiva e ancora si sente vicino a tale questione. Ma, ad onor del vero, nessuno di tali soggetti ha mai chiesto informazioni sullo stato delle cose durante la carica amministrativa da me ricoperta. Rinviare l’applicazione del metodo della raccolta differenziata porta a porta non è più possibile. Questa è diventata obbligatoria già dall’anno 2012, vi spiego il perché. Ma prima di affrontare tale aspetto è necessario tenere sott’occhio i numeri. I dati che fornirò provengono dall’osservatorio regionale e da quello provinciale dei rifiuti. A circa metà anno del 2008 si insediava la nuova amministrazione con volti nuovi e tanta voglia di fare. Tra le varie incombenze burocratiche, nomina degli assessori, responsabilità di servizio ecc. e lo “svezzamento amministrativo” la piena attività di gestione iniziava con il nuovo anno, il 2009. Il sistema di raccolta comunale prevedeva e prevede il “porta a porta” della frazione organica (umido 3 volte a settimana) mentre per carta, plastica, vetro, lattine ed indifferenziato (frazione residuale) è previsto il conferimento presso i contenitori stradali. Per un periodo è stata attiva l’isola ecologica per il deposito degli ingombranti. Alla fine dell’anno 2008 il dato della raccolta differenziata del Comune di Caposele era pari al 33,48%. Nell’anno 2009 con azione di squadra, con l’ausilio dell’ex consigliere Gonnella Raffaella con la quale studiammo anche un metodo alternativo ed efficace di raccolta, ma non fu avallato dagli altri, riuscimmo ad ottenere un ottimo risultato. Tra convegni, sensibilizzazione della cittadinanza, giornate di educazione ambientale con le scuole e l’utilizzo di attività di vigilanza della Polizia Municipale alla fine dell’anno raggiungemmo il 49,77% di raccolta differenziata. Un aumento del 16,29% rispetto all’anno prima. L’anno 2010, mantenendo lo stesso forte impegno organizzativo, si chiuse con il 50,10% di raccolta differenziata incrementando ancora una volta il dato percentuale. Il 2011 fu contraddistinto da un primo increscioso episodio. Mentre cercavo di mantenere e migliorare lo sforzo organizzativo, con una serie di incontri con IrpiniAmbiente, fui accusato del congestionamento del traffico a Caposele. Mi spiego meglio. Secondo qualche mio collega amministratore l’impegno (seppur minimo) della Polizia Municipale in ambito ambientale distoglieva gli stessi dal controllo del traffico

di Angelo Ceres

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Raccolta differenziata: affidiamoci alla fortuna


Riflessioni / Ricordi

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caposelese si domanda: ma nell’anno 2014 è stata spesa questa cifra? Nelle contrade l’illuminazione pubblica non esiste.Non accende una lampadina, tutto buio; 6. Servizi socio assistenziali: totale spesa €. 53.86,00 anche qui sarebbe opportuno conoscere come sono state distribuite tale risorse a chi e con quale criterio; 7. Servizio protezione civile: totale spese €. 202.141,00; ebbene qui sarebbe giusto e sacrosanto capire il significato; il costo per fare che? Nell’anno 2014 eventi per chiedere l’intervento della protezione civile non ce ne sono stati; che fine faranno questi soldi che noi cittadini abbiamo versato?; 8. Servizio di tutela degli edifici ed aree comunali: totale costo €. 56.200,00 il significato di servizio o tutela; quale è la sua finalità? Noi concittadini abbiamo contribuito a riempire la cassa Comunale per i servizi indivisibili per un importo totale di €. 811.000,00; a quanto pare non sono tutti corrisposti ai servizi al cittadino. Un’ultima considerazione: nel Consiglio Comunale del 21Luglio 2014, odg approvazione aliquote IUC-TASI anno 2014. La maggioranza ha votato all’unanimità questo provvedimento; ai consiglieri assenti vorrei chiedere la loro posizione a tal riguardo ed in ultimo al Consigliere di minoranza presente che ha espresso il voto contrario gli chiederei i motivi che hanno indotto al voto contrario, in modo che noi cittadini possiamo sapere se abbiamo eletto consiglieri che hanno a cuore l’intera collettività oppure del mio voto sono pochi a beneficiare a dispetto di ciò che pago. Sveglia!

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i Comuni singolarmente o in forma associata possono ottenere contributi dalla Regione per lo smantellamento e stoccaggio dell’amianto. A tal proposito la riflessione giunge spontanea. Perché il nostro Comune non si è attivato per attingere a tale finanziamento e rimuovere tutte quelle tettoie in eternit che sono pericolose per la salute pubblica tipo ex stalla sociale di Buoninventre, (che in alternativa all’attuale amianto può essere istallato un impianto fotovoltaico e produrre energia da distribuire nella Contrada con illuminazione pubblica, al posto delle lampade che oggi non funzionano), l’ex scuola Buoninventre alto, il DALMA lungo la Via Aldo Moro (Piani) in ultimo i Box agricoli (circa 300) assegnati in comodato gratuito a seguito dell’evento sismico del 1980? Altra riflessione: il pagamento all’ AQP del consumo di acqua pagato con la tariffa della Regione Puglia e non della Regione Campania così come nella proposta della convenzione. A meno che all’atto della stipula ufficiale della Convenzione non è stata modificata a vantaggio dell’AQP . Sarebbe opportuno indire un consiglio Comunale pubblico per portare a conoscenza della cittadinanza l’attuale convenzione ufficiale, essendo questo un diritto dei Caposelesi. Inoltre è altrettanto un diritto dei Caposelesi capire il motivo dei lavori fermi della galleria Pavoncelli bis (il Circolo PD da me guidato nel lontano Novembre 2010, nell’assemblea del 26 Novembre dove presentammo una nostra

proposta di convenzione, proponemmo la costituzione di una commissione per il controllo dell’andamento dei lavori e la pericolosità che poteva sorgere nel prosieguo dei lavori che già oggi incomincia ad affiorare). La TASI. La riflessione sulla delibera del Consiglio Comunale sulla distribuzione dei proventi lascia l’amaro in bocca. Sarebbe opportuno capire chi ha sviluppato tale proposta sulla distribuzione dei proventi e quali sono i motivi che hanno determinato tale distribuzione per l’anno 2014. Dalla descrizione del servizio indivisibile partirei da: Pubblica sicurezza e vigilanza: 1. totale spese €. 108.200,00 dalla delibera non si evidenzia quali sono effettivamente i servizi; 2. Tutela del Patrimonio artistico e culturale: totale spesa €. 49.500,00 che significa? chi è stato retribuito? a quanto io sappia non è stato tutelato nessun patrimonio artistico e culturale; 3. Servizi cimiteriali: totale spesa €. 30.100,00, anche qui come per il 1°punto sarebbe opportuno conoscere il tipo di servizio; 4. Servizi di manutenzione stradale: totale spesa €. 12.500,00. Ebbene qui l’importo è talmente residuo che al cittadino che abita in qualsiasi contrada del Comune verrebbe la voglia di non pagare in quanto il suo corrispettivo della TASI pagata per i servizi a lui riconosciuti sono zero. I 12.000,00 assegnati alla manutenzione stradale sono insignificanti. Praticamente per le strade interpoderali non ci sarà nessuna manutenzione; Servizio illuminazione pubblica: 5. totale spesa €. 298.973,00; il cittadino

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ul nostro quarantennale giornale “La sorgente”, grazie al Direttore Nicola Conforti, ogni cittadino può esprimere le proprie considerazioni su temi a lui più consoni. Io preferisco evidenziare le mie peculiarità che sono quelle della politica locale e nazionale, in quanto attraverso la politica si sviluppa il vivere buono o cattivo della gestione amministrativa. Mi soffermerò sulla politica locale cercando di capire e di far capire che gli atti della Amministrazione Comunale non corrispondono alle esigenze di quel popolo che ha dato fiducia, con il proprio voto, condividendo il programma elettorale esposto nella competizione elettorale del 2013. Le mie riflessioni sono spunti critici, sperando che gli amministratori cambino passo, che siano più vicino al popolo, che in ogni atto di interesse collettivo ci sia la più ampia partecipazione, in quanto il coinvolgimento del cittadino possa essere di aiuto alla gestione amministrativa. La prima riflessione riguarda la bonifica del territorio cioè la rimozione dell’amianto. In questi giorni si parla molto dell’amianto, della morte che ha prodotto, di sentenze che riconoscono la causa della morte e di conseguenza l’indennizzo ai familiari. In Italia a causa dell’amianto migliaia di persone hanno perso la vita. La prima legge sulla regolamentazione della bonifica amianto è del 1992 la n° 257. Successivamente soltanto nel 2013 la Regione Campania ha emanato la Legge Regionale la n° 20 del 9 Dicembre 2013 specificamente l’art. 7 della legge comma 2 cita espressamente che

di Gelsomino Grasso

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RIFLESSIONI

AL NOSTRO MAESTRO DONATO D’AURIA

ti abbiamo ammirato come valente ballerino insieme a tua moglie, la maestra Sisina. Ma, in conclusione, ce lo consentano i tuoi figli Vito, Nicola ed Amalia, ti vogliamo considerare come nostro Padre Morale, perché, per tutti noi, resterai il nostro Maestro di scuola, ma soprattutto di Vita. Buon viaggio, maestro

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Quanti di noi siamo venuti a conoscenza di vicende ed accadimenti della vita pubblica del comune di Caposele, uno per tutti quello dell’Acqua e dell’Acquedotto Pugliese che tu avevi così lucido e chiaro al punto da essere utilizzato come traccia di buona parte del lavoro encomiabile del compianto Gerardo Monteverde che ci ha lasciato una rievocazione storica sull’argomento di indiscutibile qualità. Noi tutti ti vogliamo ricordare così come sei stato: in classe mentre sorseggiavi il tuo caffè bollente a metà mattinata tra una spiegazione e l’altra; a casa tua mentre ci raccontavi insieme ai tuoi figli tanti episodi della storia di Caposele; per strada quando camminavi con passo svelto, abituato da giovane a fare il percorso a piedi da Caposele a Senerchia e ritorno, dove hai insegnato all’inizio della tua lunghissima carriera; oppure quando, in rare occasioni,

Caposele,15.09.2014 uno per tutti Antonio Cione

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CARO DONATO, perché così alcuni di noi Ti chiamavamo da adulti, vista la confidenza e l’affabilità che stabilivi con ognuno dei tuoi alunni, hai lasciato la tua e la nostra comunità di Caposele che ti piange unanime. Tu che sei stato il Maestro di innumerevoli generazioni, al punto che, per alcuni di noi, sei stato insegnante dei nostri nonni, ma anche dei nostri padri e dei nostri figli, ora ti ricongiungi, nell’Alto dei Cieli, con tanti tuoi scolari che non sono più tra noi. Sì, perché tu sei stato non solo il maestro di scuola, ma soprattutto maestro di vita in tutto quello che hai fatto:l’insegnante, il marito, il padre, il sindaco, ma anche il ballerino e l’agricoltore-giardiniere, ma soprattutto sei stato la memoria storica delle vicende del ‘900 a Caposele.

Caposele, 15.9.2014

di Ezio Caprio

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Mio caro "Signor Maestro", il mio non è né vuole essere un elogio funebre. Ma è soltanto una "testimonianza" che si traduce in un sentimento di doverosa gratitudine. Ed è il mio un sentimento, immutato nel tempo, fin da quando, nei lontani anni 47-48 del secolo scorso, dopo le ore trascorse in classe, ti incontravamo nelle vie di questo paese che erano allora l'anfiteatro unico ed irripetibile dei nostri giochi infantili: cercavamo allora di nasconderci, perché ci sembrava essere venuti meno al dovere dello studio pomeridiano, ma tu ci rassicuravi con un benevolo sorriso, appena accennato, come nella tua classe discreta. Tralascio ora i tanti ricordi dei tuoi insegnamenti di vita, molto spesso collegati alla lettura ed al commento del libro "Cuore" di Edmondo De Amicis - in cui era rappresentato un variegato mondo reale e, purtroppo, non più attuale -. Ma mi è caro ricordare una improvvisata gita "fuori porta", al Ponte Minuto. Lì ci hai indicato i punti cardinali, soffermandoti sul punto Est, dove nasce il Sole: l'oriente. Poi, indicandoci con la mano il vicino Cimitero, aggiungesti (lo ricordo ancora!): lì è il grande Oriente, dove il sole e la luce non tramontano mai! Ora, Signor Maestro, che sei entrato in quella luce, ti diciamo: Addio e ancora grazie.

Foto del 1973 -Donato D’Auria con gli alunni di prima elementare

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In ricordo di....

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sempre nuovi dettagli, talvolta non riuscivo a stargli dietro perché mi distraeva una domanda :"Saremo mai in grado di raccogliere questo tesoro di testimonianze che Donato ci somministra a pillole giorno dopo giorno?" Aggiungevo poi: " Donato mi sembra il motore di ricerca di un moderno computer. È suffi-ciente che lo solleciti nell'interrogazione ed ecco che ti sgrana una lunga sfilza di informazio-ni.....ma un computer in un certo senso è in grado di immagazzinare e conservare i dati in eterno, il nostro amico invece prima o dopo, ahimè.... Donato era nato nel 1919, aveva frequentato il Ginnasio a Sant'Angelo dei Lombardi e conse-guito il Diploma di Abilitazione Magistrale a Salerno. Si iscrisse qualche anno più tardi all'Istituto Universitario di Lingue Orientali di Napoli. Una curiosità: seguiva tra l'altro il corso di lingua e letteratura araba. Con l'improvvisa chiamata al servizio militare egli naturalmente fu costretto ad abbandonare gli studi universitari: si era in piena seconda guerra mondiale ed in una fase veramente diffici-le per l'Italia in bilico tra l'avventura di Salò e l'imminente sbarco degli Alleati. Nel parossismo di quegli anni si vide destinato in lungo ed in largo per la Penisola; alla fine della guerra lo ritroviamo a Lecce nelle fiumane di soldati reduci che familiarizzando con le truppe angloamericane tentavano di rientrare nei loro paesi di residenza. In effetti egli poté raggiungere Caposele in tre giorni, a piedi e per qualche tratto con mezzi di fortuna, con tutte le incognite che comportavano quei giorni in cui regnavano ordini e con-trordini, incertezze e non ultimi pericoli di vario genere. Dopo qualche settimana di permanenza a Caposele, si ripresentò alle autorità militari distret-tuali del ricostituito esercito italiano e risalì la Penisola con le Forze di Liberazione; per dirla in breve non si imboscò. Terminata la guerra, partecipò al primo concorso pubblico per la selezione di insegnanti ele-mentari indetto in"regime repubblicano" che egli superò brillantemente con altri caposelesi tra cui colei che a breve sarebbe diventata la compagna della sua vita. La sua prima sede scolastica di assegnazione fu Senerchia che egli raggiungeva giornalmente a piedi, fu successivamente destinato a Calabritto e per tutto il resto della sua carriera scola-stica insegnò a Caposele. Io lo conobbi ed ebbi modo di apprezzarlo nei suoi ultimi anni di servizio (che erano i miei primi anni di insegnamento). Egli mi fu in quel periodo di incoraggiamento, sia con la sua esperienza professionale, sia con il suo approccio realistico al lavoro di maestro, impermeabile a certa retorica fascista che an-che in epoca repubblicana sembrava pervadere alcuni ambienti scolastici del Sud . Accadde qualche lustro successivo

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arà sembrata una tortura per Donato D'Auria l'estate di quest'anno ( che passerà alla storia meteorologica come la più bizzarra tra le stagioni dell' ultimo secolo). A pensarci bene, se avessimo avuto modo di parlarne con lui, ci avrebbe detto certamente se nel 2014 fosse stato battuto qualche record . Ci rammenta Seneca che la vecchiaia è di per sé una malattia, ma nel caso del nostro amico questa massima proprio è fuori luogo. Donato, infatti, sembrava appartenere dall'alto dei suoi venerabili novantacinque anni ad una specialissima categoria di uomini che poteva agevolmente sottrarsi alla più ferrea delle leggi della Natura . È vero che non lo si vedeva in giro per il paese come un tempo, ma che conservasse con rea-lismo la sua consueta vitalità intellettuale è del tutto innegabile. Nelle rare visite che gli facevamo assieme a qualche amico, si notava che egli era debilitato nel fisico, per cui ci chiedevamo per quanto ancora avremmo potuto godere della sua piacevo-le presenza, della sua verve dialogica e della sua voglia di parlare del presente, intrecciandolo con eventi del passato . Alcuni suoi visitatori, tra i quali io mi riconosco, stante la differenza di età, si ritrovavano in casa D'Auria sicuramente per un interesse egoistico. Chiunque avesse sete o urgenza di sapere qualche fatto o dettaglio di una precisa circostanza non aveva altra fonte alla quale rivolgersi se non al sindaco-maestro D'Auria . Era certamente un piacere ascoltare Donato, quando nella sede della Pro Loco o davanti al Mister Bar ti catturava l'attenzione con racconti, aneddoti e informazioni su vicende locali re-centi o remote. Donato D'Auria, è risaputo, era un divoratore di giornali quotidiani, potremmo dire che era un'autorità; come"esperto", però, non era ascoltato e questo poco importa in un paese in cui abbondano politologi e tecnici sportivi.Ma Donato riusciva ad attrarre l'attenzione di tutti quando si trattava di fatti e misfatti caposelesi: allora era un fiume in piena per davvero . Di lui ammiravo il suo carattere schietto e sincero, mai prosaico, disinvolto e disincantato ver-so un mondo che prometteva rivoluzioni ad ogni istante e che poi si inchiodava a tempi lenti . La "relatività” del tempo per Donato? Io la racchiuderei nel botta e risposta che spesso ci scambiavamo. "Dona', novità?"gli chiedevo. E lui prontamente: “Alfo', l'unica novità è che non ci sono novità!" Egli prediligeva il tutto e subito negli impegni che si assegnava ma questo suo assillo non lo rendeva noioso, perché metteva a frutto in un certo modo modo l'antica e preziosa dote del buon maestro elementare di un tempo che raramente sciupava le sue ore in inutili ozi, fedele al motto del" Chi ha tempo, non aspetti tempo". Donato sapeva anche essere maestro di sottile sarcasmo che condiva di sorrisi e di leggerezza e tutto ciò lo rendeva simpatico, anche perché i suoi giudizi non erano mai offensivi. Quando egli si distendeva nei suoi racconti mai ripetitivi in quanto contenevano

strada). In questo quinquennio fu notevole anche la progettualità che trovò realizzazione nel successi-vo periodo in cui D'Auria ricoprì la carica di vice-sindaco accanto a Ciccio Caprio Nessuno dovrà però mai dimenticare che fu proprio l'Amministrazione comunale D'Auria a dissotterrare l'ascia di guerra contro l'EAAP, disconoscendo qualsiasi atto amministrativo pre-cedente che s'era rivelato come una vera e propria rapina ed umiliazione per Caposele . Fu quella semina che consentì all'amministrazione successiva di stipulare una dignitosa ed onorevole convenzione coi Pugliesi nel 1970 Per tutto il resto la gestione D'Auria fu percepita come una amministrazione oculata, pratican-te l'imparzialita e per lo più tesa a pacificare gli animi in un paese in cui non mancavano pro-blemi d'ogni genere e il gusto dello scontro politico era quotidiano. A guidarlo molto probabilmente fu la sua professione di maestro che nelle piccole comunità dell'epoca portava un valore aggiunto non solo e non tanto di tipo culturale ma anche di tipo sociale, essendo l'insegnante elementare una sorta di mediatore di consenso civico . Che dire ancora di Donato ? Dobbiamo dire che fu fortunato marito avendo avuto accanto per sessant'anni una moglie ado-rabile come Sisina Farina e altrettanto fortunato padre di tre figli, educati al meglio come solo sanno fare pochi genitori-insegnanti.Donato tradiva una certa emozione quando parlava dei suoi Vito, Nicola ed Amalia, ma subito si riprendeva alla grande. Come sindaco, escludo che si sia fatto dei nemici perché a ben pensarci sapeva tenersi fuori dalle baruffe e dalle ripicche paesane. Come maestro elementare, oltre ai suoi colleghi, parlano i numerosi allievi oggi padri di fa-miglia che non hanno mai dimenticato un solo anniversario di compleanno e puntualmente ogni trenta marzo hanno invaso la sua casa per fargli gli auguri.Di certo testimonianza popolare più grande e commossa non poteva ricevere lo scorso quindi-ci settembre, quando tantissimi caposelesi di ogni età hanno voluto salutare il Maestro-Sindaco, custode di storia locale ed educatore attento di tanti caposelesi.

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di Alfonso Merola

che la Scuola fu costretta a prestare Donato D'Auria alle istituzioni civili locali, a causa di una particolare congiuntura . Donato D'Auria che non s'era mai ritratto dalla vita politica locale entrò direttamente in scena da primo protagonista nel 1960 nella veste di candidato a sindaco di Caposele che usciva da una complicatissima situazione politico-amministrativa. Tutti gli amministratori del dopoguerra erano sotto inchiesta da parte della Prefettura (parlia-mo di anni duri in cui non si facevano sconti alle amministrazioni di sinistra...) e il Comune era stato commissariato per un lungo periodo. Il già sindaco Michele Farina, giovane avvocato amatissimo dai Caposelesi era venuto a man-care da poco, per cui sembrava scontata la vittoria degli avversari. Di candidati che sgomitassero non se ne vedevano in giro anche perché le condizioni econo-miche del Comune erano tutt'altro che rosee ed incoraggianti.fc Si pensò allora al calmo e metodico maestro D'Auria che, invero, non si mostrò entusiasta, sia perché a Caposele non cennavano a placarsi gli aspri scontri tra partiti avversi, sia perché era la prima volta che un insegnante elementare scendeva in lizza (non si dimentichi che i maestri dell'epoca erano ritenuti una sorta di istituzione per cui scendere in campo era quantomeno ri-tenuto non consigliabile). Molto probabilmente Donato vinse ogni ritrosia per onorare la memoria di suo cognato Mi-chele ma anche per non sentirsi responsabile, nel caso di una probabile sconfitta, di un man-cato successo a causa del "suo gran rifiuto" E la sua fu una gran bella vittoria: in fondo i successi sudati, non affidati a facili e spudorate promesse valgono più di certi trionfi elettorali che nel giro di pochi mesi si sciolgono come neve al sole... Ovviamente non fu una passeggiata per un sindaco che si trovò ad affrontare rogne vecchie e nuove in un Comune che si arrabattava a causa delle sue grame entrate finanziarie. Si era alla vigilia del boom economico, ma di luce oltre il tunnel se ne vedeva ben poca. Al di là di quel che si può pensare, il quinquennio D'Auria non fu solo il periodo del risana-mento finanziario (senza il quale Caposele non avrebbe potuto fare molta

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Il Maestro-Sindaco

Donato D’Auria in una foto con gli ex allievi di classe 1965


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In ricordo di... LETTERA POSTUMA AL MAESTRO D’AURIA

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quel tempo, andare a studiare, così come si diceva, costava non poco e non tutte le famiglie si potevano permettere ciò che per la gran parte della gente era ancora considerato un lusso, una cosa da benestanti. E così di pomeriggio, senza chiedere alcun compenso, ci preparasti per gli esami di ammissione alla scuola media, che furono da tutti brillantemente superati. Nonostante la stima e il rispetto verso di te, che mai mi sono venuti meno, devo tuttavia confessarti, anche se questo già lo sai, che nelle varie competizioni elettorali per la guida del nostro Comune sono stato sempre un ostinato e pervicace avversario della tua parte, tant’è che nelle elezioni amministrative del 1980 entrambi eravamo candidati, ma in liste contrapposte. La mia lista vinse le elezioni e nella veste di amministratore comunale ebbi la prova inconfutabile, ma di ciò ero già pienamente consapevole, della tua onestà intellettuale e materiale. Nel bailamme del dopoterremoto, mentre quasi tutti si davano enormemente da fare per ottenere il massimo delle provvidenze, spesso esagerando a dismisura il danno ricevuto, con dichiarazioni di atti notorietà compiacenti e complici, tu che pure avevi sofferto e patito disagi non lievi, rifuggisti da ogni intervento assistenziale sia nella fase acuta dell’emergenza sia, dopo, al tempo del reinsediamento provvisorio della popolazione con l’assegnazione dei prefabbricati sia successivamente quando non presentasti istanza di ricostruzione della tua casa, perché, sostenesti con convinzione che la stessa non aveva riportato danni sensibili, tant’è che preferisti ripararla utilizzando un modesto contributo previsto dall’Ordinanza 80 dell’allora Commissario Straordinario Giuseppe Zamberletti, rinunciando ai benefici concreti e di ben altra entità della Legge 219/81. E così, non sei stato assegnatario di prefabbricato, né sei stato un destinatario del contributo della ricostruzione. Non pochi altri, nelle tue stesse condizioni, pretesero e ottennero ben altro! Ma tu, eri tanto convinto della tua scelta che, già all’indomani del terremoto, andasti subito ad abitare la tua casa quantunque danneggiata, sia pure in maniera non grave, sebbene, come tutta la popolazione traumatizzato dall’evento catastrofico e nonostante, per di più, che i servizi non fossero stati pienamente riattivati. Solo una volta ti vidi nella baracca che allora fungeva da sede del Comune. Fu in una fredda e piovosa notte del gennaio 1981, quando il distacco di una massa rocciosa dal costone retrostante al quartiere in cui era localizzata la tua abitazione e il conseguente incombente pericolo per la pubblica e privata incolumità m’indussero a emanare con urgenza un’ordinanza di sgombero immediato di

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di Michele Ceres

aro indimenticabile Maestro, ti prego non arrabbiarti se mi rivolgo a te soltanto ora, dopo che il tuo spirito si è liberato del suo involucro corporeo, per rimarcare la bontà e la cultura che già in vita ti avevano fatto esemplare modello di cittadino ed educatore di qualità eccelse. Non sorridere, ti prego, di queste mie parole, non continuare a essere modesto, perché sai bene che agli estinti, come ci spiegasti quando ci facesti imparare a memoria un breve passo de “I Sepolcri” di Foscolo, non serve la ritrosia, se “ad egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti”, perpetuando nei viventi le loro migliori qualità. E tu, di qualità morali e altruistiche ne avevi molte, tanto da spronare familiari, amici e alunni a compiere sempre il proprio dovere e a elevarsi culturalmente. Ti ricordiamo ancora scossi e attoniti per la tua morte, attenti e riconoscenti, forti del tuo esempio, che resta grande e impagabile. Ti vogliamo un sacco di bene, oggi, domani, sempre. E tu l’hai sempre saputo. Non c’era alcun bisogno che alla tua morte esplodesse tanta prosa e tanta poesia a sublimare la tua opera d’insegnante, cui tanto deve la nostra Comunità, che tu amavi. Sarebbe fin troppo facile, oggi, unirsi al coro di quanti cercano di ripercorrere la tua vita di maestro, di padre e di sindaco. Accolgo e sottoscrivo quanto di meglio altri hanno scritto e detto sul tuo conto. Ma voglio soprattutto ricordarti per alcuni episodi, per me importanti e significativi. Correva l’anno scolastico 1952-53, frequentavo la quinta elementare. C’era una decisione importante da prendere che si sarebbe dimostrata fondamentale per il futuro di noi alunni. C’era da scegliere se continuare gli studi presso la locale scuola di avviamento professionale oppure sostenere l’esame integrativo per accedere alla frequenza della scuola media, che ci avrebbe consentito di proseguire gli studi fino al conseguimento di un diploma o di una laurea. Si trattava di una scelta fondamentale, importantissima e decisiva per il nostro futuro. Agli inizi degli anni Cinquanta, in maniera silenziosa, stava avvenendo una trasformazione che potremmo definire storica. Se fino allora la scuola media era frequentata, quasi in maniera selettiva, dalle classi abbienti, cioè dai figli di quelle famiglie che si potevano permettere di sostenere le spese necessarie per il prosieguo degli studi, incominciò, proprio allora, ad essere massicciamente frequentata anche da figli di artigiani, piccoli commercianti e contadini più evoluti. In armonia con i tempi e altruista come eri, pensando che molti di noi alunni meritavano di continuare gli studi, domandasti chi di noi avrebbe voluto accedere alla scuola media. Metà classe alzò la mano. Tra questi c’ero anch’io. Fu così che contattasti i genitori e li convincesti, parlo principalmente per me, a sobbarcarsi non pochi sacrifici. Infatti, in

entili amici di Radio Lontra, solo adesso riesco a trovare le parole adatte per ringraziarvi, anche a nome della mia famiglia, per il modo garbato e affettuoso con cui avete dato la notizia della morte di mio padre, il maestro Donato D’Auria, sottolineandone il ruolo sociale nella nostra piccola comunità. E ben rappresentandone l’immagine che ne avevano i nostri concittadini, di un personaggio che senza compiere atti eclatanti aveva sperimentato e assorbito il tempo in cui era vissuto, riuscendo a restituirne nei suoi discorsi, i contenuti e i paradossi . Mi sento pertanto di contribuire alla ricostruzione della sua figura, sviluppando brevemente qualche vostro spunto e aggiungendo qualcosa per dare un’idea – soprattutto a beneficio dei tanti giovani che vi seguono – della biografia di un uomo che ha vissuto dal 1919 al 2014. Innanzitutto vorrei ricordare che il maestro Donato D’Auria fu un combattente della seconda guerra mondiale e che, richiamato dopo l’8 settembre, si ripresentò per arruolarsi nell’esercito di liberazione. Come tutti i reduci fu fortunato ad aver salva la vita, ma a causa della guerra non poté proseguire negli studi universitari (era iscritto all’Orientale di Napoli) e quindi, nel 1946 dovette fronteggiare l’emergenza del dopoguerra assumendo l’incarico di insegnante, prima a Senerchia e poi a Calabritto. Località che raggiungeva quotidianamente a piedi. La sua visione politica lo portò a condividere la linea del partito socialista, insieme a tanti di Caposele, tra i quali colui che poi divenne suo cognato, l’avv. Michele Farina, una figura di cui personalmente io so molto poco, per il riserbo conseguente alla sua prematura scomparsa; ma che sono convinto debba essere qui evocata . E’ vero che come amministratore si preoccupò molto di ripianare le finanze municipali, ma numerose furono anche le opere promosse, soprattutto a vantaggio delle popolazioni residenti nelle campagne, che gliene rendevano merito anche dopo tanti anni. Il suo operato non fu sempre e da tutti valutato positivamente. Una volta gli venne richiesto da un importante personaggio politico, quale fosse il risultato di cui andasse maggiormente fiero come amministratore. “Ho raggiunto il pareggio del bilancio” rispose ingenuamente. “E sei stato un fesso” fu la cattedratica risposta. Come tutti noi di una certa età, pensando alla vita trascorsa, distingueva nettamente tra prima e dopo il 23/11/1980. Oltre ai luoghi perduti per sempre, rimpiangeva l’estinzione di quella professionalità artigianale di tanti “mastri”, che riteneva alla base della bellezza e dell’armonia del nostro antico paese. In particolare l’arte della lavorazione della pietra, vanto della sua famiglia paterna. Fu anche per questi motivi che rinunciò all’idea di ricostruire e rendere antisismica la sua abitazione, uscita quasi indenne dal sisma grazie alle modalità con cui previdentemente volle ristrutturarla e consolidarla nel 1960. Il tratto principale della sua personalità è stato la modestia. Per questo mi permetto di rivelare – nella speranza di non rovinare la bella immagine di pensionato intellettuale che avete reso – che solo uno dei 6 o 7 quotidiani sotto il braccio con cui lo si vedeva rincasare, era il suo. Per se stesso non avrebbe mai pensato di meritare tanto ! Era inoltre infine diventato molto sfiduciato verso i mezzi di informazione. In particolare nei confronti dei telegiornali, verso i quali prorompeva in vibrate esclamazioni di protesta allorquando – sempre con maggiore frequenza – si cominciarono a inserire insulsi servizi di cronaca mondana. Negli ultimi tempi seguiva con accanimento i notiziari. Fiero però di non farsi trascinare nella visione “à la page” propinata dagli incalzanti redattori . “A quant’è arruatu oji lu spriddu !?” mi chiese una volta, vedendomi interessato a una notizia economica. Nicola D’Auria

tutta la zona sottostante al costone. Venisti a lamentarti del nuovo disagio, ma il tuo lamento per la mia eccessiva preoccupazione era più che giustificato. Infatti dopo appena due giorni, a seguito di sopralluogo di tecnici del Comune, dei Vigili del Fuoco e del Genio Civile di Avellino, l’ordinanza di sgombero fu ritirata, perché, pur nella prescrizione di un intervento di consolidamento, non vi era pericolo immediato di ulteriori smottamenti a valle di masse rocciose. Caro Maestro, penso che bastino questi pochi esempi per descriverti a chi non ha avuto l’occasione di conoscere appieno la tua spiritualità, il tuo senso del dovere, il tuo attaccamento alla gente della nostra Terra. Maestro, per sempre sarai con noi.

Donato D’Auria Francesco Caprio e Amerigo Conforti

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anche una sorta di concorrenza anche da paesi e città molto più grandi della nostra e puo’ farci nuovamente riportare agli onori della cronaca per le novità e per il salto di qualità che solo noi, in questo momento, possiamo compiere. Il piano è già stato approvato nelle sue linee generali e sarà operativo, in una fase sperimentale, si spera nel giro di pochi mesi.

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"CAPOSELE 3.0".... ....Parliamo di FUTURO!

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RINTOCCHI DEL TEMPO (acquerelli caposelesi)

Esce in contemporanea al n. 89 "RINTOCCHI DEL TEMPO ACQUERELLI CAPOSELESI" - storie di un Paese di una volta, pennellate da Alfonso Merola. Il libro è in una edizione particolare Esclusivamente "on line".

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l'E-BOOkèunlibroinformato digitale a cui si può avere accesso mediante computer e dispositivi mobili, come smartphone, tablet PC e dispositivi appositamente ideati per la lettura di testi lunghi in digitale, detti eReader (ebook reader).

L 'E-BOOK, il primo in questo formato nella storia caposelese, è distribuito gratuitamente attraverso i nostri canali sulla rete : (www.http://issuu. com/lasorgente) e sui canali classici utilizzati per la diffusione di e-book a tiratura internazionali. Sarà per un motivo di risparmio e di attenzione ecologica, il primo di una lunga serie che "la sorgente" curerà nel tempo.

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La realizzazione del progetto “CAPOSELE 3.0” è sicuramente un’operazione che non ha un impatto finanziario alto (per il know how acquisito in questi anni e per la piattaforma di controllo di cui già il comune dispone), ma ha certamente una visibilità altissima e di grande impatto mediatico per l’unicità di una realizzazione del genere nel sud Italia. Caposele, guarda al futuro e al turismo con occhi proiettati anche verso le nuove tecnologie e arrivarci per prima scatena

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consentono di fruire, anche da lontano, delle condizioni meteo e di bellezza dei nostri luoghi; la stessa rete potrebbe avere anche utilità di controllo di alcune zone a “rischio”per quanto riguarda per es. il controllo di sversamenti abusivi e ispezione a distanza di aree pubbliche particolari; 3) Rete informativa riferita alla “REALTA’ AUMENTATA”: tutti i punti turistici saranno dotati di etichetta “Q.R. (quick response) che permetteranno, attraverso il semplice uso dello smart-phone, di collegarsi con il sito turistico del Comune (www.caposele.info)e approfondire le notizie su ciò che il turista sta guardando; 4) Rete di aree con etichette per i non vedenti: i monumenti, i luoghi e alcune zone saranno dotati di tabella con alfabeto braille. 5) Centri informativi turistici con diffusione di materiale informativo anche multimediale; 6) Diffusione dell’applicazione per iphone ed android di “ICaposele” con mappe, storia, foto, e possibilità di interagire con le realtà anche ricettive del territorio (per esempio contattare ristoranti che in tempo reale propongono un last minute o un menù particolare, piuttosto che prenotare e pagare il parcheggio in loc.tà San Michele o il parcheggio multipiano di via san Gerardo). Il tutto anche in lingua Inglese. 7) Rete di wi-fi libero e gratuito in tutte le strutture pubbliche :comune, musei, scuole ;

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el P.T.C. Piano Turistico Comunale, approvato recentemente, viene messo in evidenza un aspetto, di non secondaria importanza, legato all’utilizzo sapiente della tecnologia al servizio dell’utenza e dei turisti. Caposele, avendo nel tempo, come la maggior parte delle aree interne dell’Italia, problemi con la connessione internet, per un “digital divide”mai risolto, ha avuto uno slancio tecnologico verso la tecnologia wifi, pensando di distribuire il segnale in tanti luoghi pubblici e compensando, in parte l’assenza di una efficace ADSL. Da qui l’esigenza di ampliare, attraverso la rete comunale, le possibilità offerte ai cittadini e, nel, caso del nuovo progetto, a tutti i turisti. Un’ esperienza nuova ed entusiasmante per chi ha necessità di conoscenza e di fruizione piena del luogo visitato. Il progetto unico nel Sud Italia chiamato “Caposele 3 punto 0 “ pone in essere una serie di tecnologie che mettono in rete le connessioni già presenti e che ne implementano altre di tipo percettivovisivo: 1) Rete wi-fi pubblica libera e gratuita, ampliata dai 7 punti attuali a 10 hot-spot nei luoghi del “mini tour”; 2) Rete di web cam turistiche focalizzate su tutti i punti turistici fondamentali del nostro territorio e che

di Salvatore

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Eventi

All'udienza con Papa Francesco, un abbraccio con il piccolo Andrea Amendola

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Noi che ‌ dopo quaranta anni, ci siamo ritrovati. Stesso luogo, stessa foto La maestra: Assunta Montanari Gli alunni: Salvatore Iannuzzi, Mario Sozio, Gerardo Iannuzzi, Grazia Cibellis, Anna Megaro, Carmela Montanari, Lucia Farina, Rosa Merino, Donato Merola, Gioele Liloia, Mario Ciccone, Gerardo Del Malandrino, Rocco Merola e Franca Monteverde

La prima vittoria a Tennis di Giada Casale al grande slam CUP ...buon sangue non mente!

Maria Alifano, tra le nuove generazioni di guida turistica volontaria del SIMU

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Attualità

di Alex Zanotelli

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Napoli, 27 ottobre 2014

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comunità cristiane a impegnarsi a fianco del movimento per l’Acqua pubblica in Italia e a scrivere una lettera come quella del vescovo cileno Luis Infanti della Mora:”Dacci oggi la nostra Acqua Quotidiana“. ”La crescente politica di privatizzazione è moralmente inaccettabile –scrive il vescovo Luis Infanti (che con il suo popolo ha impedito che l’ENEL costruisse 5 dighe in Patagonia)-quando cerca di impadronirsi di elementi così vitali come l’acqua, creando una nuova categoria: gli esclusi! Alcune multinazionali che cercano di impadronirsi di alcuni beni della natura, e sopratutto dell’acqua, possono essere legalmente padrone di questi beni e dei relativi diritti, ma non sono eticamente proprietarie di un bene dal quale dipende la vita dell’umanità. E’ un’ingiustizia istituzionalizzata che crea ulteriore fame e povertà, facendo sì che la natura sia la più sacrificata e che la specie più minacciata sia quella umana, i più poveri in particolare”.

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molto contestata di 76 comuni dell’area vesuviana. Al Nord sono in atto le stesse manovre di unificazione fra IREN (Torino-Genova) e A2 (Milano –Brescia) a cui guarda con interesse HERA (Emilia Romagna). Rischiamo così di avere una grande multiutility, che gestirà l’acqua del Nord. Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è di una gravità estrema. E’ la negazione del Referendum. Davanti a questo scenario, mi viene spontaneo chiedermi:”Dov’è il grande movimento dell’acqua? Dove sono i 26 milioni di italiani che tre anni fa hanno votato per la ripublicizzazione dell’acqua? Ma soprattutto dov’è la chiesa italiana, le chiese, le comunità cristiane su un tema così fondamentale come l’acqua, la Madre di tutta la vita sul pianeta Terra? ” La chiesa si batte contro l’aborto, l’eutanasia e la pena di morte in nome del ‘Vangelo della Vita’, così deve oggi battersi per il diritto all’acqua come ‘diritto alla vita’ come afferma la teologa americana Christiana Peppard nel suo volume Just Water. E’ questo il tempo opportuno per credenti e non, per riprendere con forza l’impegno per proclamare l’acqua diritto fondamentale umano. Per questo chiedo a tutto il movimento per l’acqua pubblica di ricompattarsi e di rimettersi insieme sia a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Mettiamo da parte rancori e scontri e continuiamo a camminare insieme! A livello regionale dobbiamo contrastare la spinta alla privatizzazione dell’acqua e opporci alle multiutilities. A livello nazionale, dobbiamo fare pressione sul Parlamento italiano perché discuta subito la Legge sull’acqua, firmata da 200 parlamentari. E’ possibile che il movimento Acqua del Lazio si impegni a dei “sit-in” davanti a Montecitorio? Dobbiamo batterci contro le politiche del Governo Renzi contenute in “Sblocca Italia” e nella “Legge di Stabilità”, che spingeranno i Comuni a privatizzare i servizi pubblici. A livello europeo, dobbiamo fare pressione sui parlamentari a Bruxelles, perché boccino il “Piano Acqua Europa 2027”, noto come “Water Blueprint” e contestino la Commissione Europea che si è rifiutata di prendere in considerazione l’iniziativa dell’ICE (Iniziativa dei cittadini europei ) sull’acqua, che ha ottenuto oltre un milione e mezzo di firme in sette paesi. A livello internazionale continuiamo a sostenere come movimento Acqua, il vasto movimento contro il T-TIP (Partenariato Transatlantico per gli Investimenti e il Commercio tra USA e UE) e il TISA (Trattato sui servizi pubblici sotto l’egida del WTO), che spingono verso la privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Infine, in un momento così grave, chiediamo alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) di dichiarare che l’acqua è un diritto fondamentale, invitando tutte le

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“Tra i tanti processi di privatizzazione dei servizi pubblici in corso, quello dell’accesso all’acqua è il più criminale,” ha scritto l’attivista R. Lessio nel suo libro "All’ombra dell’acqua". “Un progetto folle a cui possono credere solo persone profondamente malate, ammalate del nulla”. E in questo paese sono tante le persone ‘ammalate del nulla’, che spingono di nuovo l’Italia verso la privatizzazione dell’acqua. E questo nonostante il Referendum (11-12 giugno 2011), quando 26 milioni di italiani hanno sancito che l’acqua deve essere tolta dal mercato e che non si può fare profitto su un bene così fondamentale. A tutt’oggi il Parlamento italiano è stato incapace di rispondere a questa decisione popolare con un’appropriata legislazione. Eppure lo scorso anno 200 deputati hanno preparato un disegno di legge che non si riesce a far discutere in Parlamento. La ragione è che il governo Renzi sta perseguendo una devastante politica di privatizzazioni. Con “Sblocca Italia” e la “Legge di Stabilità”, Renzi offrirà incentivi agli enti locali che privatizzano i servizi pubblici. E’ il tradimento del Referendum! Il governatore della Campania Caldoro ha fiutato bene questo clima e il 31 luglio ha fatto votare al Consiglio Regionale la finanziaria con due maxi-emendamenti: uno, sul condono edilizio e l’altro sulla privatizzazione dell’acqua. La Regione Campania affida così alle società operanti sul territorio, soprattutto alla GORI, non solo la gestione e distribuzione dell’acqua, ma anche la captazione e l’adduzione alla fonte. Per di più Caldoro ha deciso di costituire presso la giunta una Struttura di missione con grandi poteri sulla gestione dei servizi idrici, togliendoli agli enti locali. Abbiamo reagito con forza come comitati acqua della Campania con una vivace campagna mediatica. Anche il governo ha impugnato il maxi-emendamento perché in contrasto con i principi fondamentali della legislazione statale in materia. “Troveremo un’intesa con il governo”, ha replicato Caldoro, che è deciso a procedere sulla via della privatizzazione. Tutto questo mette in pericolo l’ABC (Acqua Bene Comune) di Napoli, un comune che è passato da una gestione SPA ad un’Azienda Speciale, uno strumento che non permette di fare profitti. Napoli è l’unica grande città in Italia che ha obbedito al Referendum ed ha dimostrato che si possono gestire i servizi idrici con un’Azienda Speciale. Lo sbaglio del sindaco De Magistris è stato che, nonostante le pressioni dei comitati, non ha “ messo in sicurezza”l’ABC. Così anche l’acqua di Napoli potrebbe capitolare alla spinta privatizzatrice di Caldoro. A raccogliere i frutti di questa operazione di Caldoro sarà l’ACEA (Roma) di Caltagirone che si sta espandendo in Toscana e ora tenta di prendersi l’acqua del Meridione. L’ACEA detiene il 37% delle azioni della GORI, che ha una gestione


Giorni Lieti

Questa rubrica è disponibile per chiunque volesse pubblicare foto dei propri eventi felici. La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.

Francesco Gallo di Luca e di Rosetta Bottiglieri il 23 novembre u.s. ha compiuto un anno

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Pino Melchiorre il 17 ottobre scorso Gerardo Guarino e Giuseppina Colatrella ha festeggiato gli 8o anni. La foto lo festeggiano le Nozze di Diamante, i 60 anni del ritrae con la moglie Agnese loro matrimonio.

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Elisa Ceres di Pasquale e Giuseppina Nigro

Laurea Mariarosaria Curcio l titolo della Tesi:"Variazioni del numero di copie nella patogenesi dei Disturbi dello Spettro Autistico e della Disabilità Intellettiva:applicazione dell'Array-CGH su una coorte di 482 pazienti afferenti all'UOC della Neuropsichiatria Infantile dell'AOUS"

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La piccola Emma insieme alla nonna

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A Gelsomina Corona, che nel numero 88 de La Sorgente aveva anticipato la sua emozione per la maggiore età.. Un Grande augurio dalla redazione

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A nonno, un sicuro rifugio per l’anima ed un gioioso sorriso per la vita! Con l'augurio che questo possa essere solo uno dei tanti giorni felici che passeremo insieme. Buon Compleanno. I tuoi nipoti. Da sinistra: Giuseppe Malanga, Lorenzo Corona, Gelsomina e Serena Corona, Marialorenza Malanga, Lorenzo Gerardo Corona

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Maira Curcio 1 anno il 07-12-2014

La piccola Leèna Nesta nata il 17-08-2014 di Lucio e Sara Sperotto

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Un augurio alla nonnina da tutti i nipoti

Alice Corona di Salvatore e di Raffaella

Rocco Proietto ed Emanuela Scarantino sposi

I nonni Pasquale e Grazia e Zia Antonella augurano il suo primo compleanno alla piccola Desiree Grasso.

Gerardo Ceres di Vito e di Carmelina Malanga in data 25/02/014 si è laureato, con voti 110 e lode, presso l’Università di Siena in Economia e Gestione degli intermediari Finanziari discutendo la tesi: “Scelte di portafoglio e avversione al rischio”. Lo stesso è stato già assunto presso la Banca Monte dei Paschi di Siena.

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Eventi

Maria Mossucca... e Aron

Caposele, 100 anni di COMPAGNIA

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a prescindere dall’attività lavorativa e dallo “stress”. In seguito vanno considerate le abitudini di vita: è ovvio che una vita piena ed intera dedita alla famiglia e al lavoro, nonché un animo puro e gentile può rappresentare una concausa determinante ed esemplare. Ma il fattore più importante è rappresentato dalla dieta. I cibi associano il gusto alla genuinità in un “mix” mirabile. Che dire della bontà dell’olio d’oliva, alimento ricco di grassi monoinsaturi e di omega3 che lubrificano le arterie del nostro corpo e che rendono la pelle elastica e luminosa e del vino rosso ricco di resveratrolo e di antiossidanti, che svolgono azione vasodilatatrice o del peperoncino, le cui proprietà sono note da decenni e che gli anziani consumano in discrete quantità! Uno studio prospettico di qualche decennio fa svoltosi a Brisighella, una località termale del Veneto affermò che

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di Salvatore Russomanno

le acque dure preservano dalle malattie cardiache rispetto a quelle povere di calcio. Allora, quale migliore medicina dell’acqua di Caposele! E che dire dell’ambiente incontaminato e della salubrità dei luoghi! E così celebrando i cento anni delle nostre vecchiette rendiamo omaggio al nostro paese, alle sue tradizioni e alla sua cultura. Così augurando alle nostre nonnine altri cento anni vissuti in buona salute e in serenità esemplifichiamo il concetto che c’è speranza per tutti.

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teorie sull’invecchiamento, la maggior parte delle quali ha oggi solo un interesse storico. Le teorie più accreditate sono quella genetica, la immunologica e da ultimo quella che riunisce entrambe senza escluderne nessuna. Dopo questa breve e doverosa premessa mi piace pensare che nel determinismo della lunga aspettanza di vita delle nonnine di Caposele concorrono, a mio avviso fattori genetici ed ambientali nonché di abitudini di vita, che coesistono con quelli legati al sesso a dimostrazione che le tre ultracentenarie sono donne. Infatti negli ultimi decenni a Caposele ben sette donne e solo un uomo hanno superato la soglia dei cento anni. Quindi vi è un rapporto di 1:7 che rispecchia anche il dato nazionale. Una tale discrepanza potrebbe essere spiegata da fattori “neuroendocrini”, cioè di regolazione ormonale e nervosa. Ora veniamo alle cause che nel caso specifico, che riferite a Caposele potrebbero essere alla base di questa sopravvivenza così lunga. Per la prima di esse va invocata la genetica: è notorio che alcune famiglie sono più longeve ed ammalano meno frequentemente di altre,

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a longevità è donna. Questo assunto assume nel nostro paese una valenza ancora più significativa, laddove si consideri che i “giovani” anziani che hanno superato nel 2014 la soglia dei 100 anni sono donne. In seguito analizzeremo senza presunzione e per quanto possibile, le cause responsabili di questa sopravvivenza così lunga. Ma prima vorrei dire che la disciplina medica che si occupa degli anziani si chiama gerontologia, dal greco gerontos, vecchio, e logos, discorso su, e si riferisce allo studio del processo di invecchiamento. Il termine durata della vita “life span” si riferisce alla sopravvivenza più lunga di un membro di una specie e costituisce un indice di massimo potenziale di sopravvivenza in condizioni normali ideali. Il termine aspettativa di vita si riferisce alla sopravvivenza media a partire da una determinata età, più spesso dalla nascita, per un dato insieme di persone. I miglioramenti scientifici e sociali hanno aumentato l’aspettativa di vita senza modificare la durata della stessa. La ricerca della giovinezza perpetua e dell’immortalità ha dato origine a molte

Vincenzo, Nunzia e Franco...amici da sempre

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Il gruppo di famiglia dei Galdi

IN POLE POSITION per i 100 Carola Maria Gerardina n. 29-11-1915

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Cetrulo Rosina n. 07-09-1920 Corona Luisa n. 03-01-1917 Corvino Carmela n. 28-09-1919 Di Masi Rocco n. 10-12-1919 Esposito Antonietta n. 11-09-1919 Feleppa Anna Maria n. 29-09-1919 Ilaria Rocco Gerardo n. 29-07-1920 Malanga Angelo Raffaele n. 24-10-1919

Farina Angiolina n. 27-08-1914

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Russomanno Ada 22-11-1914

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Testa Alfonsina 03-12-1914

Nesta Gerardo n. 08-04-1920


Almanacco Giorni Tristi

Alfonsina Bisogno 09.05.1934 – 25.06.2014

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Gaetanella Monteverde 04.02.1921 – 03.09.2014

Natalina Nisivoccia 21.12.1921 – 26.08.2014

Luisa Farina 03.06.1926 - 08.11.2014

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Antonietta Maglia 28.08.31 19.06.2014

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Tommaso Cibellis – 05.08.1924 – 20.08.2014

di una comunità. Il maestro D’Auria questa funzione l’ha svolta, insieme alla moglie Sisina Farina, nel migliore dei modi. Abbiamo detto delle generazioni cui lui ha insegnato le prime nozioni basilari del sapere, ma in un’epoca di povertà delle famiglie, prive di altri strumenti di apprendimento -basti solo pensare al ruolo educativo della prima televisione italiana- la scuola e quindi il maestro erano i soli strumenti per conoscere il mondo nella sua accezione più larga. Pensare a lui, oggi, e ai tanti altri maestri e alle tante maestre di un tempo, fa nascere spontaneo un sentimento di riconoscenza. A quei tempi, a differenza di oggi, alla scuola e ai suoi insegnanti veniva attribuito uno status sociale alto e nobile. Essere maestro significava essere Magister. E Donato D’Auria, insieme a tanti suoi colleghi, lo è stato. La sua vita, poi, si arricchita anche di altre esperienze di impegno. Agli inizi degli anni sessanta egli è stato Sindaco, durante una difficilissima stagione politica del nostro Comune. È ricordato come il Sindaco dei tagli

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DA RADIO LONTRA CAPOSELE

All’età di 95 anni si è spento Donato D’Auria

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Donato D’Auria – 30.03.1919 – 14.09.2014 o ricordiamo con cordoglio sincero perchè egli nella sua lunga vita è stato un solido ed apprezzato educatore di diverse generazioni di bambini caposelesi. Era un maestro delle scuole elementari, quando essere maestro significava essere investito, dalle famiglie e dalla società nel suo complesso, di una funzione fondamentale per la crescita individuale dello scolaro e, di conseguenza, per la crescita collettiva

e delle tasse, avendo dovuto ripianare le disastrate finanze del Comune. Oltre che a risparmiare, ingaggiò una solida battaglia contro gli elusori delle tasse municipali. Quindi lo possiamo ricordare anche come un “civil servant” (servitore del bene pubblico). Completiamo questo personale, immediato e fugace ricordo, con le immagini del maestro D’Auria oramai pensionato. Dedicava parte della mattinata davanti alla Pro Loco a spulciare i titoli dei quotidiani, per poi ritirarsi con la mazzetta di sei/sette quotidiani a continuare la lettura nella sua casa di corso Europa. Dunque, curioso ed interessato agli accadimenti politici, economici sociali italiani ed internazionali. Quella curiosità che nell’età che avanza può considerarsi un dono di Dio. Ed egli ha avuto la fortuna di ricevere questo dono. Lo salutiamo con viva ammirazione per il segno che lascia a Caposele e, con questo sentimento, esprimiamo vicinanza alla sua famiglia: alla maestra Sisina, a Vito, a Nicola e ad Amalia.

GIUSEPPE MALANGA 1927 - 1984

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A te caro nonno, voglio dedicare questo pensiero, nel 30° anniversario della tua prematura scomparsa. Son stato l'unico dei tuoi nipoti ad aver avuto la fortuna di poter fare qualche chiacchierata con te, e tutti mi raccontano di un legame tra noi fortissimo sin da subito. Tutti hanno sempre guardato con ammirazione e stupore il mio continuo stare vicino al tuo letto, pur avendo solo meno di 4 anni. Tante cose ci uniscono, a cominciare dal nome che porto con enorme orgoglio, per finire con quella coincidenza assurda che ti ha portato a spirare il giorno dopo del mio quarto compleanno, dopo una lunga agonia per colpa di quella dannata malattia. Non dimenticherò mai la tua caparbietà in punto di morte, quando hai voluto a tutti i costi mangiare un pezzo della mia torta per farmi piacere e per condividere quel momento con me (è stata l'ultima cosa che hai mangiato, ahimè). Mi riempie di gioia quando qualcuno mi ferma, anche fuori paese, per evidenziarmi che sa che io sono tuo nipote, e che sa quale grande uomo tu eri. Grazie per aver trasmesso a me e a tutta la tua famiglia quei valori sani e forti che ancora oggi portiamo, dalla dedizione per il lavoro, al rispetto per le persone. Mi manchi nonno, ti voglio bene. Giuseppe

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Fare

Luoghi da visitare

Turismo

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GUIDE SIMU 3426053380

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INFORMAZIONI TURISTICHE SU:

Il campanile delle sorgenti

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La fontana di Piazza SanitĂ

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Anno XLII -- Dicembre Dicembre 2014 2014N.89 N.89

La piscina comunale

La Basilica di San Gerardo


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