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Mattia Baggio, il “ragazzo di casa” torna mattatore nella sua città

Probabilmente non è il golden boy del mazzo, ma di sicuro è l’amico ritrovato, l’enfant du pays, svezzato a domicilio che a 23 anni ha ricominciato a recitar da mattatore. Mattia Baggio è indiscutibilmente e di fatto, il miglior acquisto stagionale dell’Ubroker Bassano.

Mattia, è arrivato finalmente il tuo momento. Hai rintracciato i livelli degli esordi di quattro anni fa…

“Direi di sì. Con la differenza che adesso rispetto ad allora sono cresciuto. Ma il duro viene ora perché devo dimostrare di non essere una meteora e semmai dare continuità al mio rendimento, che poi è sempre la cosa più difficile. Ma lavoro quotidianamente per riuscirci”.

È accaduto tutto all’improvviso: sino a Natale eri ai margini delle rotazioni, e poi sei sbocciato col nuovo anno.

“È stato un insieme di fattori. La circostanza della repentina uscita di Pablo Cancela passato al Follo- nica che ha aperto spazi in pista e soprattutto la rinnovata fiducia del coach Miguel Viterbo che ha mutato le prospettive. Avvertire che il tecnico crede in te cambia tutto. Vai dentro sapendo che se anche commetti due errori di fila non verrai panchinato all’istante,

Baggio è un “enfant du payus”, vale a dire un “ragazzo di paese” dove, però, la parola paese significa molto che un borgo o un villaggio. Ha, infatti, a che vedere con le radici di una comunità che riconosce sè stessa in pochi e indelebili campioni è tutto un altro vivere, non è solo una questione di minutaggio superiore, ma proprio di stati d’animo. Se sai che giochi al massimo

5 o 6 minuti a gara e quella è la tua dimensione non puoi progredire. Se invece percepisci che l’allenatore confida nel tuo apporto senza limiti temporali vai in campo con una carica inaudita e metti le tue qualità al servizio dei compagni. E’ un altro mondo. E questo sta accadendo anche ad altri giocatori di casa che ora si stanno ritagliando un loro ruolo, penso ad esempio a Guido Sgaria o al giovane Jacopo Geremia”. Eppure per due o tre stagioni il decollo non avveniva mai… “Dopo coach Barbieri che mi ha lanciato in A, altri tecnici hanno compiuto valutazioni differen- ti. Ma li comprendo e accetto la situazione, sono lì apposta per fare scelte e li rispetto. Io in questi anni ho pensato più volte di andare altrove per giocare stabilmente, anche in A2. Ma a volte era proprio il trainer a dirmi di restare perché sosteneva di aver bisogno di me eppoi il campo non lo vedevo mai. E sia chiaro, non gliene faccio certo una colpa per-

Ubroker Bassano in corsa nella WSE Cup, seconda rassegna continentale

Un palmarès invidiabile che racconta di due scudetti, due coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa Europa Cers (prima formazione veneta ad imporsi in un trofeo continentale), un titolo mondiale per club. Salvo un exploit datato 1981, la prima Coppa Italia, tutto il resto è stato conquistato tra il 2004 e il 2012 e non risulta in bacheca anche l’indimenticabile notte della Champions League sfumata in finalissima contro l’inarrivabile Barcellona nel 2007 davanti ad oltre 5 mila spettatori in un palazzetto esaurito ben al di là di un semplice soldout. Quello è stato probabilmente il punto più alto dell’epopea giallorossa cominciata quasi 70 anni fa (anno di grazia 1954) e scandita da tantissimi anni da protagonista in serie A in Italia e a livello internazionale. Poi nell’ultimo decennio una fisiologica flessione di risultati e inevitabile ridimensionamento prima dell’avvento nell’ultimo triennio del main sponsor Ubroker (ramo energia) che nella persona del reggiano Fabio Spallanzani ha rivitalizzato l’ambiente e rinfrescato i programmi definiti su base pluriennale. Così il club e fatalmente pure la squa- dra hanno alzato l’asticella, prima tornando a frequentare in pianta stabile i playoff scudetto, quindi riaffacciandosi dopo 8 anni in Champions League, anche se adesso l’Ubroker Bassano è in corsa nella WSE Cup, la seconda rassegna continentale dopo aver raggiunto pure la Final Four di Coppa Italia. Ma ciò che più conta è una formazione infarcita di giocatori e giovani del territorio, ciò che rappresenterà la linea guida del futuro senza tuttavia smarrire competitività ed ambizioni. Con un’altra pianificazione di crescita triennale già delineata. (v.p.) ché il rispetto dei ruoli è la base di tutto. Ma sta di fatto che ora con Viterbo mi sento protagonista. Per dire come è fatto: una volta a Forte dei Marmi non mi ha mai schierato. Beh, mi ha preso da parte spiegandomi i motivi tattici per i quali non mi aveva impiegato. E io questo l’ho apprezzato moltissimo”.

L’orgoglio da bassanese di indossare la maglia della propria città…

“Figurati, io questa maglia la indosso dalle giovanili, da bambino andavo a vedere le partite del Bassano, è un’emozione indescrivibile. Per larghi tratti della stagione questo gruppo ha reso fiero il proprio pubblico e la nostra curva con la quale si è creata una chimica speciale. E vogliamo farlo anche ai playoff e nella fase più calda e attesa dell’annata. E la cosa bella è che questo club ha chiari programmi di crescita per il futuro. C’è un domani da vivere assieme”.

Vincenzo Pittureri

Ormai l’ipotesi sta diventando una pista d’atterraggio del dibattito politico, peraltro così sgombra da far prevedere che l’aereo delle buone intenzioni plani in sicurezza e in (relativamente) poco tempo. L’idea è quella del terzo mandato per i governatori, argomento che interessa da vicino il Veneto, visto che Luca Zaia terminerà il suo compito nel 2025. Ma davvero lo concluderà? Sarebbe il terzo mandato, che in verità è il quarto perché Zaia presidente lo è diventato nel 2010. E, a voler essere precisi, è in giunta dal 2005, quando era vicepresidente di Giancarlo Galan, non proprio un incarico da niente. Era l’anno, il 2005, quando i consiglieri della Lega, per fare sentire la propria forza, alla seduta inaugurale entrarono volutamente insieme, in leggero ritardo e facendo perfino rumore. Volevano fare capire che erano ben vivi nel Veneto in cui

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