LA PAGINA DI CAMPALTO

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L’ ERBA DI CASA NOSTRA “Quadri per una storia di paese - Viaggio nei ricordi di Campalto” Il Carnevale veniva atteso da giorni se non da mesi, era la Festa delle Feste, coinvolgeva tutti, dai grandi ai piccoli tra coriandoli e stelle filanti, in un caleidoscopio di colori e rumori. I carri allegorici lentamente, circondati dai festanti più o meno travestiti anche di una sola e semplice mascherina sugli occhi, si muovevano lungo via Gobbi in direzione Favaro Veneto; ormai era tradizione acquisita percorrere, con la sfilata, la distanza che separava le due comunità, amiche e nemiche al tempo stesso, per questa giornata di festa. […] A Campalto il Carnevale era una manifestazione maiuscola, acclamata, quei Carri Allegorici che stavano lentamente guadagnando la via, erano il frutto di giorni e giorni di lavoro, all’interno dei barchi, strutture in legno e tavole il cui nome derivava dalle più nobili e complesse “Barchesse” delle Ville Venete, delle case coloniche, le uniche ad essere in possesso della materia prima: i carri ed i trattori per trainarli. All’interno di quei barchi si sviluppava un lavoro febbrile, iniziato alcuni mesi prima e che, in prossimità della manifestazione, accelerava ed impegnava un numero notevole di persone dal mattino a notte fonda. L’importante era

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non sfigurare, visto che i mezzi a disposizione scarseggiavano e tutto si rimetteva alla fantasia ed inventiva di uomini per i lavori pesanti e di composizione delle strutture e di donne per la realizzazione di costumi, maschere e corredi. Il rumore era assordante, al passare delle macchine agricole, i conducenti si divertivano ad accelerare il motore dei loro Landini e Laverda, pur rimanendo fermi, in folle, e quei diesel in accelerazione mettevano paura ed emozionavano, tanto il rumore era intenso, vivo; inoltre il fumo acre del gasolio agricolo, tutt’altro che raffinato, che usciva dagli scappamenti diretti verso l’alto, aumentava la sensazione di festa, di allegria e confusione. I ragazzi gioivano al seguire gli avvenimenti, con un continuo vociare e gridare, all’indirizzo delle persone che animavano i carri; e poi c’erano le stelle filanti ed i coriandoli in quantità, molti dei quali fatti in casa, c’era molto di autarchico in tutto ciò che si faceva, e non solo per gli abiti, generalmente di Colombina per le femminucce, mentre per i maschietti c’era la maggiore varietà, cominciando dalle maschere nazionali, tradizionali, per finire ai personaggi televisivi, primo fra tutti il mitico “Zorro”.

LA PAGINA DI CAMPALTO

[…] Il Carnevale Campaltino ebbe un seguito in crescendo che lo portò a diventare un avvenimento di dimensioni regionali, che coinvolgeva tutto il paese, il quale, per l’occasione, veniva isolato dal resto del Comune e diventava un’isola pedonale, invasa da migliaia di festanti più o meno mascherati, da paesi più o meno lontani, in una colorata baraonda che si concludeva solo a sera, dopo aver lanciato coriandoli e stelle filanti in quantità industriale, tanto da coprire e colorare le strade.


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