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n. 7

APRILE 2015

anno 28

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Ephemeris discipulorum licei gymnasiique M. Foscarini


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EDITORIALE

Tiziano Scarpa: la potenza delLe parole

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na delle migliori cose che possiate fare quando scrivete è fidarvi delle parole.” Così Tiziano Scarpa, scrittore e drammaturgo veneziano, introduce la sua riflessione sull’ispirazione e sul processo di scrittura. Il pubblico siamo noi ragazzi, lo sfondo è la Laguna di Venezia. Abbiamo fatto la conoscenza di questo personaggio solamente da pochi minuti ma tra noi c’è già la confidenza dei grandi amici. Qualcuno ha azzardato una domanda su come il nostro ospite abbia iniziato a scrivere e da cosa sia stato influenzato ed ora il signor Scarpa ci sta facendo capire, parlando un po’ per immagini, un po’ per suggestioni, la sua storia di scrittore. Tra i tanti spunti colpisce l’espressione che ripete spesso: ‘fidarsi delle parole’. Per Tiziano Scarpa esse funzionano, direi io, come segnali stradali: indicano direzioni e guidano verso la storia che si vuol raccontare, spesso costruendo loro stesse dettagli a cui la mente non aveva nemmeno pensato. Il signor Tiziano continua spiegando che i libri che hanno lasciato un segno più forte dall'adolescenza in poi sono quelli che hanno saputo dirgli la verità, quelli, cioè, le cui pagine erano libere dei tabù e delle mezze verità che la società costruisce per proteggere i più piccoli e più deboli. Come conciliare dunque la cieca fiducia con la libertà? Possiamo dedurre una possibile risposta da un articolo dello stesso Scarpa (Internazionale, 26/01/2015) in cui, parlando proprio delle parole, lo scrittore usa il termine 'amputazione' e fa l'esempio dell'opinione postata anonimamente sul Web: per quanto commenti/critiche/denunce possano essere validi, l'assenza della firma dell'autore li vanifica, li disarma completamente. Se non c'è nessuno che se ne fa carico restano azioni in potenza. Cosa ci vuol dire quindi il nostro ospite? Che solo gli scrittori hanno l'autorità di sfornare verità? Assolutamente no. Forse la parola sottintesa a tutta questa noiosa riflessione non è 'autorità' ma 'coraggio'. Coraggio di dire le proprie verità senza vergognarsene e persino coraggio di inventare, lasciando alle parole tutti i loro diritti, fidandosi.

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OPINIONI

Il tramonto del marxismo

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opo il fallimento storico del socialismo reale con il crollo dell’Unione Sovietica il marxismo sembra avere perso empiricamente il suo valore come mezzo economico ed epistemologico. Mentre il sistema capitalistico favoriva la nascita di nuove e prolifiche scuole di pensiero, dal neo-conservatorismo americano all’accademia di Chicago, capaci di rifondare le basi stesse della riflessione liberista giungendo addirittura a una profonda critica di Smith e Ricardo, il modello comunista non è stato in grado di compiere una radicale autoriforma. Il materialismo dialettico si è cristallizzato su posizioni e dibattiti ormai superati e arcaici: se il capitalismo elaborava e metteva in atto su scala globale il fordismo ,il post-fordismo ,il sistema “just in time”, il toyotismo, la critica marxista restava ancorata alle fallaci posizioni revisioniste di Max Adler e Tugan- Baranovsky ,ammettendo la possibilità oggettiva di un’accumulazione primaria illimitata e mettendo in discussione la definizione stessa della lotta di classe. Tutto questo ha forti ripercussioni sulla contemporaneità. Thomas Piketty è l’inconsapevole erede di questa tradizione, il pallido epigono della mediocre socialdemocrazia di Bernstein. Le sue argomentazioni ricadono inevitabilmente nello spettro di quella “società della tecnica” che l’autore vorrebbe attaccare, in quanto, oltre al mero compianto di una diseguaglianza ormai atavica, non fa che postulare delle soluzioni di stampo tardo-keynesiano .La tassa globale sul capitale e una legislazione favorevole alla trasparenza finanziaria peccano di rousseauiana ingenuità. Invero, si dimentica di alcuni dati fondamentali per una comprensione globale, come la marginalizzazione umiliante delle classi pro-

duttive ,il fallimento dell’unilateralismo, il concetto di “secular stagnation” recentemente enunciato dall’Economist. Come Toni Negri in “Impero”, egli non può che diventare un giustificazionista del capitale tecno-nichilista attuale. Forse è necessario ritornare alle radici dell’”eterna rivolta”, rileggere Lenin e Bogdanov per scoprire che, come scriveveva Marx nelle “Tesi su Feuerbach”.”I filosofi hanno soltanto interpretato il mondo in maniera diversa ,ma ciò che conta è modificarlo”.rousseauiane immagini di indigeni, fiori infuocati, animali esotici, rosseggianti paesaggi sono le oneste prove di un’anima semplice, dalle passioni indomite ma scoperte, che dipinge con ingenua, infantile franchezza. Guardando invece la ” famiglia Bellelli” si coglie una disarmante naturalezza, che però nulla deve alla mediocrità sociale del più borghese impressionismo. Degas non sottrae né aggiunge nulla all’esperienza, non esaspera alcun sentimento o emozione; riporta impassibilmente sulla tela la fredda fenomenicità con un raffinatissimo e sottile senso anti-metafisico. Il suo unico dramma sarà armonizzare in una dialettica positiva le esigenze della perfezione classica e la visione acuta della realtà moderna. Per lui l’arte non è la spontaneità del gesto, ma una cosciente riflessione sul passato, scevra dalla ristrettezza delle pedanti accademie, ma attraversata da un’ impercettibile ombra malinconica. E’ riuscito dunque a risolvere la “vexata quaestio” dell’arte occidentale, dal Veronese a Bacon: capire radicalmente la modernità dell’antico e l’antichità del moderno.

Almorò Zanessi

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ATTUALITA’

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CINA, LA LUNGA MARCIA

uest'anno, per la prima volta nella storia della Repubblica Popolare Cinese, gli investimenti cinesi all'estero hanno superato quelli stranieri in Cina. Cosa significa questo nel contesto degli equilibri economici internazionali? Dopo gli anni '80, le multinazionali e le aziende americane ed europee hanno investito massivamente in Cina, soprattutto per il basso costo della manodopera e per la scarsa regolamentazione lavorativa e ambientale. Questi investimenti hanno fatto la fortuna della Cina, ma un' economia con un modello di sviluppo basato sulle esportazioni a basso costo non può espandersi all'infinito. Perciò, essendo le economie occidentali in stagnazione e avendo le aziende cinesi accumulato sufficienti risorse e conoscenze per investire all'estero, il momento non potrebbe essere migliore per la transizione economica di cui ha bisogno la Cina. Una delle principali preoccupazioni della Cina nel l'investimento è l'assicurazione dell'accesso alle risorse naturali: in tal modo vanno interpretate le svolte diplomatiche e le alleanze degli ultimi anni verso la Russia, l'Asia Centrale o verso alcuni paesi dell'Africa, regioni ricche di materie prime. In secondo luogo, il governo cinese è inoltre interessato alle infrastrutture che permetteranno di commerciare più rapidamente con l'Europa in futuro: mosse come l'acquisto del porto del Pireo, di ferrovie o aeroporti di altri paesi non sono per niente insensati. Questi ultimi acquisti riflettono un mastodontico progetto che la Cina non nasconde: creare una

lunghissima linea ferroviaria e una marittima che colleghi le industrie e i porti della Cina all'Europa: "la nuova via della seta". Si tratta di costruire in pratica una linea ferroviaria lunga 13 mila km, che attraverserebbe la Cina da est a ovest, il Kazakistan, la Russia, la Bielorussia, la Polonia, la Germania, la Francia e la Spagna. In futuro il viaggio in treno dalla Cina a Madrid durerà solo due giorni invece degli attuali 21. Potrà essere inoltre collegata al porto di Rotterdam nei Paesi Bassi. La via della seta marittima partirà invece da Canton, toccherà l'Indonesia, il Kenya, la Grecia e l'Italia (proprio la nostra Venezia dovrebbe essere il terminal). Un altro progetto cinese è la Banca asiatica d'investimento per le infrastrutture (AIIB): si tratta di uno strumento di concorrenza di Pechino alla Banca asiatica di sviluppo, considerata una maschera del Giappone e degli USA. Non che la Cina non abbia di per sé dei problemi da affrontare. La corruzione e la crescente disuguaglianza che si vengono a creare nell'ultimo paese ancora teoricamente comunista sono un fattore di destabilizzazione politica da non sottovalutare. Prima d'ora il partito comunista cinese poteva permettersi di soffocare il dissenso con la giustificazione che fosse necessario per lo sviluppo economico, ma adesso che la crescita sta rallentando e la transizione da paese a reddito medio a paese a reddito alto non è ancora completa, la spettro del crollo dell'URSS potrebbe riguardare anche la politica cinese. Stefano Pravato

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er chi non lo conoscesse, il Coachella è l'annuale festival della musica che si tiene ad Indo, nel deserto della California. Dura tre giorni, tre frenetici giorni in cui per 12 ore (da mezzogiorno a mezzanotte) si assiste a concerti ed esibizioni in sette palchi diversi in contemporanea fra loro. I generi musicali variano dall'Hip-Hop all'elettronica e dal Rock all'Indi, per soddisfare tutti i gusti. Il festival si ripete per due fine settimana d'aprile. Quest'anno il primo andrà dal 10 al 12 e il secondo dal 17 al 19. Inoltre l'account Twitter del Coachella ha rivelato che nell'edizione 2015 saranno ospiti gli AC/DC, il cantante Jack White e il rapper Drake. La maratona di musica è stata accompagnata soprattutto negli ultimi anni, dall'esposizione di opere d'arte (sculture in particolare) di giovani ragazzi provenienti da tutto il mondo. È un ambiente molto coinvolgente, si finisce sempre per scoprire nuovi artisti che mai si avrebbe pensato di incontrare. Al Coachella festival partecipano persone di tutte le età, con diversi background che si intrecciano per qualche giorno sotto i tramonti californiani. Ovviamente davanti ad un evento del genere, le case di moda non rimangono con le mani in mano! Il famoso brand low-cost svedese H&M, sponsorizza il Coachella da ben 6 anni e quest'anno ha pensato ad una vera e propria collezione ideale per partecipare ai due weekend nella vasta Coachella valley. Caratterizzata da uno stile bohémien con frange, pizzi, T-shirt a fantasia psichedelica, pantaloni dal taglio a zampa e tantissimi crop top; Come i famosi '70 ci suggeriscono. Anche Roberto Cavalli, per la sua linea "Just Cavalli" (primavera/estate 2015) si è fatto influenzare dal clima che contraddistingue il celebre festival musicale che anima l'estate, proponendo tantissimi stivali scamosciati e gonne di pizzo. Insomma un bel modo per far incontrare la musica, la moda e le più diverse tendenze nell'atmosfera unica di questa incantevole valle della California.

Aurora Martella

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ARTE & CULTURA

PIETRO INGRAO

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ent'anni sono un'età mitica, quasi utopica, che ognuno di noi auspica raggiungere. Dieci giorni fa Pietro Ingrao, una figura cardine, emblematica nel nostro contesto politico, ha raggiunto questa fantomatica meta. Scrivo per celebrare un personaggio risoluto, non identificabile con una corrente precisa, stoico combattente della Resistenza, baluardo di una democrazia popolare nella neonata repubblica italiana. Pietro è un uomo poliedrico, simbolo di un'Italietta che aveva smania di emergere dopo i tetri periodi del ventennio; impegnato nel PCI affinché il pensiero dei “compagni” non ristagnasse e non si focalizzasse su ideologie retrograde. Cinema e letteratura furono i suoi interessi maggiori: collaborò a stretto con tutti gli allievi del centro sperimentale di cinematografia, da cui emergeva il forte influsso dell'opera di Jean Renoir. Tale rapporto produsse uno dei film più determinanti per la rinascita culturale del Bel paese “Ossessione” di Luchino Visconti. Pietro Ingrao è stato un punto di riferimento per la scorsa generazione, tanti sessantottini professavano i suoi ideali e alla scomparsa di Berlinguer in molti si appellarono a questa figura avulsa dalla sfaccettata e torbida politica italiana. Tuttavia egli è ancora un riferimento: un periodo di crollo di ideali, di perdita di fiducia nelle istituzioni, la strenua battaglia di Ingrao è di ispirazione. Estraniandoci dallo schieramento politico, non possiamo che restare attoniti dinanzi all'operato di quest'infaticabile e secolare uomo. Marco Scalabrino

Alda Merini: poesia per vivere

“Sono nata il ventuno a primavera/ ma non sapevo che nascere folle,/ aprire le zolle/ potesse scatenar tempesta...”: così recita in una delle sue poesie Alda Merini, nata appunto il 21 marzo del 1931 a Milano, dove trascorre la sua infanzia, già segnata da una forte sensibilità che vira verso la malinconia. Fallito il tentativo di iscriversi alla scuola superiore da lei scelta poiché non riesce a passare la prova di italiano, il talento della giovane poetessa viene scoperto dal critico e poeta Giacinto Spagnoletti; sembra finalmente giunto il momento del riscatto dopo una terribile delusione, quando nel 1947 Alda Merini comincia a fare i conti con le “prime ombre della sua mente”: la sua sarà un vita segnata da continui internamenti in vari ospedali psichiatrici, tra matrimoni falliti e quattro figlie. Malgrado ciò, Alda Merini continua a scrivere, e scrive di ciò che vive: amori infelici, morte, follia e la sua linfa vitale chiamata poesia, un intreccio continuo che la renderà tanto geniale quanto tormentata. La sua fragilità, nascosta dietro dei versi struggenti e una quantità infinita di mozziconi di sigaretta nel posacenere della sua casa sui Navigli, la porta ad essere una donna che arde di un amore non contraccambiato, di una rabbia e di una violenza fisica e psicologica che non riuscirà a dimenticare neanche in seguito alla legge 180 del 1978, ispirata allo psichiatra veneziano Franco Basaglia e che portò alla chiusura dei manicomi italiani, poiché una legge non era sufficiente a spazzare via anni ed anni di incomprensione la cui unica via di uscita erano le parole. “...così Proserpina lieve/ vede piovere sulle erbe,/ sui grossi frumenti gentili/ e piange sempre la sera./ Forse è la sua preghiera./”.

Leonarda Artale

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PUNTI DI VISTA

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IL 21 MARZO: UN ESEMPIO DI DEMOCRAZIA A Bologna, il 21 Marzo, si è svolta la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Eravamo più di 200 mila. Per ognuno dei presenti quel giorno è stata una tappa importante nella propria storia personale. Tutte le nostre strade si sono intrecciate, in piazza VIII Agosto e durante tutto il corteo che ci ha portati fino a lì. E per un giorno, siamo stati uniti e vicini, camminando insieme al fianco di amici e parenti dagli occhi che brillano di un ardore nuovo, quello della solidarietà, degli ideali che albergano nei cuori di ogni età. Anche se è durato poco, ci ricorderemo per sempre di questa giornata, in cui abbiamo visto l’Italia più bella che mostrava il suo volto e alzava la voce. Essere cittadini significa proprio questo: sentirsi parte di un “noi” partecipe e solidale. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e Margherita Asta, (che ha perso a causa della mafia due fratelli e la madre) dal palco, hanno pronunciato parole forti, dolorose e belle allo stesso tempo, che hanno toccato in profondità tutti noi. Le abbiamo udite in 200 mila modi diversi, ed esse hanno toccato sfere particolari della nostra personalità. Ma adesso, i brividi di emozione suscitati da quelle parole diventeranno gesti di lotta e ribellione nelle nostre vite, che scorrono parallele, ma accomunate dalla stessa immagine di un’Italia giusta, cioè tutti noi. Per questo il corteo del 21 Marzo è stato una lezione di democrazia, che è fatta di cittadini attivi, uniti per un unico

scopo, quello di costruire un Paese migliore, a piccoli passi. Democrazia vuol dire tenere sempre gli occhi e le orecchie aperte per capire, approfondire, discutere, agire su quello che succede intorno a noi, senza fingere di non vedere le ingiustizie che si susseguono in ogni città. Democrazia non è né un potere imposto né i litigi dei politici: è la cittadinanza che lotta per il cambiamento, e che si fa sentire vicina a chi ha perso un fratello, un amico, un proprio caro, uccisi per mano mafiosa, terroristica, o capitati per caso sul luogo di una delle tante, troppe stragi che segnano la storia del nostro Paese. La solidarietà verso i familiari di queste vittime, come ha ricordato Don Ciotti, non consiste nell’appendere una targa, ma bensì nell’abbracciarli forte, e ascoltare la loro voce rotta dalle lacrime. Ripetere ogni anno i tanti nomi delle vittime falciate dalla violenza mafiosa non è un esercizio celebrativo o retorico, è ricordarsi sempre di quelle vite spezzate, quelle famiglie lacerate, per rinnovare ogni anno il nostro impegno per non sentirsi mai arrivati e completi, ma per continuare i nostro percorso di costruzione della giustizia. Perché democrazia vuol dire non arrendersi mai. Sofia Pavanini

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PUNTI DI VISTA

IPSE DIXIT

Zampieri: che cosa determina "a" nell'equazione della parabola? Tommaso: il verso della parabola.. Zampieri: il verso? E che verso fa la parabola?! Paraboleggia? Berlini:" ma se ha la chi come fa a diventare con la kappa?! Cos'è un transgender sto verbo?! Berlini:"Eleonora, qual'è la virtù del vir latino? Eleonora: ma come persona? Berlini:" No Eleonora, come marziano! Ma dai..." Nuzzo: A mia figlia hanno regalato una cosa orrenda: un cane che fa la pupù! Simone: No, perché αφικµένος mi sembra avesse il significato di uccidere… Voi: Potrei ucciderti io visto che non sai il significato! Lisa: Certo che questo verbo ce le ha proprio tutte: aoristo, medio.. Furlanetto: Comunista! Pensate, pure comunista! Zanibellato: Dai ragazzi, ho quasi finito! (tra sé: mi sembra di essere dal dentista!) Zanibellato: Ragazzi, ricordatevi che non potete entrare e uscire da un logaritmo come vi pare! Edouard: Allora… io ho passato una bella estate… Nuzzo: Aspetta, abbiamo 20 minuti. Ce la fai? Bonavoglia: Secondo il I Paradosso di Zenone non uscirò mai da questa stanza, ma state sicuri che uscirò e non dovrete subirmi per sempre! Mezzaroba: In media res est virtus! Edouard: La virtù è nel mezzo. Mezzaroba: Cosa vuol dire ‘res’? Edouard: Cosa. Mezzaroba: Anche roba, la virtù è in Mezzaroba! Zanibellato (alla 5AE): Voi che fate mezzo classico… Di Benedetto: Perché Leopardi ha scelto i canti? Cecilia: Perché gli piaceva la musica!

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OPINIONI

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UN’AMARA SCONFITTA

ercoledì 1 aprile. Ci troviamo fuori da scuola, un relativamente nutrito gruppo di ragazzi improvvisati tifosi che si da appuntamento alle 12 fuori da scuola armato di tamburo, bandiere e vuvuzela per sostenere la squadra di basket nella partita di qualificazione alla final four al Taliercio della Reyer School Cup contro il Liceo Benedetti. Chi vince rappresenterà Venezia contro Mestre, Chioggia e Jesolo. Subito arrivati al palazzetto la prima sorpresa: la tribuna opposta è letteralmente riempita dal Benedetti/Tommaseo. Non importa, noi siamo centocinquanta e ignoranti, basteremo. Comincia la partita. Comincia il casino. Le due opposte tifoserie si scatenano che sembra una partita di serie A ma sul campo è purtroppo il Benedetti a avere la meglio finché nel quarto quarto non arriva la risposta del Foscarini, una rimonta col cuore guidata da capitan Rosada che emoziona tutti quanti. Sugli spalti il delirio. Purtroppo alla fine vince di due il Benedetti che, ironia della sorte, perderà all'ultimo canestro contro il Bruno. Comunque applausi ai baskettari per le grandi emozioni che di sicuro saranno replicate per il Sigalotti (terzo-quarto posto al Penzo il 29 Aprile) e per il memorial Scholz di pallavolo (l'anno scorso ci siamo giocati punto a punto la finale poi persa sempre col benedetti). Big up Foscarini!

Pietro Mangini

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L’ARTE DI LEGGERE

a lettura svolge un ruolo fondamentale nella crescita personale di noi ragazzi. Noi che leggiamo altre storie perché cerchiamo la nostra, noi che consideriamo i libri come nostri compagni di sogni. Ingiustamente ci accusano di non leggere abbastanza libri quando un’indagine ha confermato che i lettori più assidui siamo proprio noi ragazzi, che leggiamo più degli adulti. Molti di noi considerano la libreria come il Paradiso ed iniziare a leggere un libro come un rito: il rumore delle pagine che girano, il profumo della carta, la condivisione delle emozioni, ecc. Non a caso un altro sondaggio ha rivelato che solamente il 20% di noi ragazzi utilizza l’e-book, al contrario di molti adulti. Siamo noi, quindi, i conservatori di “ l’arte di leggere”, e siamo sempre noi che possiamo affermare di vivere più vite poiché “ una persona comune vive solamente una vita mentre un lettore vive tante vite quanti sono i libri che legge.. “.

Ludovica Violato

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Diaz, è ora che questo sangue venga pulito

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a notizia della sentenza della corte di Strasburgo riguardo alla scuola Diaz ha dominato la scena mediatica degli ultimi giorni e ha, dopo quattordici anni di travaglio giudiziario, finalmente gettato un fascio di luce su quella “notte cilena” di quattordici anni fa a Genova. Non è alla nostra generazione che appartiene il ricordo dell’atmosfera del G8, dei cortei dentro alla città sbarrata, di una parentesi che può soltanto sembrarci incredibile e assurda, dentro la quale si consumò il buio della paura, della violenza: ma questo non basta a giustificare alcun nostro disinteresse nei confronti di quanto accadde. Giuliano Giuliani, il padre di Carlo – la cui vita, in quella parentesi disumana di quei giorni, è stata spezzata – in uno scritto del 2004, parla della ferita di Genova in termini di “ferità alla verità, il non volerla trovare”. Certo non è ancora rimarginata, ma di sicuro il riconoscimento che quella notte di cieca e insensata violenza, a cui la corte di Cassazione non ha potuto risparmiare gli aggettivi di “sadica e cinica”, perpetrata ai danni di 87 manifestanti e di un intero sentire comune fondato sulla dignità umana, ha cominciato a ricucirne i lembi. Un dovuto omaggio alla verità è la felice espressione della Corte europea per i diritti dell’uomo, da cui è arrivata lo scorso 7 aprile la sentenza che, oltre a riconoscere i fatti della Diaz come episodi di tortura – in linea con quanto stabilisce la Convenzione europea -, ha accusato un problema “strutturale” italiano,

che si è espresso in una “risposta inadeguata” delle autorità. Prodigarsi perché si accelerino le procedure, troppo a lungo vagheggiate, per l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento penale non può e non deve sembrarci un atto di prodigalità politica, un coraggioso progressismo; piuttosto, giunge con un ritardo inopportuno ed imbarazzante, dopo un lungo silenzio che è uno schiaffo in faccia alla giustizia. Non è da confondersi, questo anelito alla giustizia che rende tanto fastidioso ripercorrere il sentiero della vicenda della scuola Diaz – e di tutti gli eventi che si susseguirono nel luglio 2001 a Genova –, con una ricerca di capri espiatori nei “pesci piccoli” , tendenza a cui ha già dato adito in eccessiva misura il disbrigo delle faccende penali che seguirono il G8, superficiali e di facciata: ma d’altro canto, se è vero che nessuna generalizzazione è mai stata di utilità al progresso, abbiamo il dovere di ricordarci che la scelta – nobile – di servire l’ordine pubblico non può avere nulla a che vedere con la violenza, neppure quando è celata tra le parole di un ordine ricevuto. Francesca Ballin

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SORRY

OROSCOPO Sperimenta esempio.

cose

nuove…studia

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Attento a macchine, piccioni e insegnanti di storia.

Sii saggio.

Rimanete positivi, le cose miglioreranno.

Trova l’anima gemella perché la Nutella è finita.

è il momento di liberare il lupo solitario che è in te.

Meno Fanta, più cappuccini.

Sarà un periodo elettrizzante.

Domani sarà una giornata fortunata. Se non lo sarà, rileggi la frase domani.

Le macchinette continuano a non darti il resto. Accidenti.

Non ci siamo.

è il momento di smaltire la cioccolata mangiata a Pasqua. Un consiglio? Mangiare altra cioccolata!

Laura Ruggi

LANX Direttore

Lisa La Marra (5AE)

Vicedirettore

Marco Scalabrino (5CE)

Direttore Creativo Pietro Haas (5CE)

Direttore Lanx TV Silvia Fregonese (5AE)

Redazione

Leonarda Artale (2AE) Francesca Ballin (4DE) Gaia Dalla Zonca (1AE) Silvia Fregonese (5AE) Bianca Illing (1BE) Aurora Martella (1DE) Giulia Polesel (1BE) Stefano Pravato (2CE) Laura Ruggi (1DE) Leonardo Torcellan (1DE) Marco Scalabrino (5CE) Filippo Semenzato (1CE) Ludovica Violato (1DE) Marco Zecchillo (2CE)

Disegni

Marco Ciacci (1BE) Giulia Muzzati (1BE) Silvia Fregonese (5AE) Julia Vio (5CE)




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