Lanx 3/27

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NUMERO 3

MARZO 2014

L AN X

ANNO 27

Ephemeris discipulorum licei gymnasiique M. Foscarini


marzo 2014

TRE

SomMario

“ Siate realisti. Chiedete l’impossibile.” Ernesto Che Guevara

INDICE

LANX Direttore

3

Foscaman Editoriale

BENEDETTA FAVARO GUIDO ALFONSO

4

L’incubo linea fissa Lettere ai posteri III

LISA LA MARRA BENEDETTA FAVARO

5

Ipse dixit Nos diximus

6

Esempi impossibili

STEFANO PRAVATO

7

Imprese impossibili

FRANCESCA BALLIN

8

Le dodici fatiche

MARCO ZECCHILLO

9

Chechireccocò L’attesa del possibile

SILVIA FREGONESE LEONARDA ARTALE

Responsabili di produzione

10

Per una teglia

BENEDETTA FAVARO

Collaboratori

11

Speciale Foscamun

12

L2

Benedetta Favaro (3B)

Vicedirettore

Lisa La Marra (4AE)

Redazione

Francesca Ballin (3DE) Beatrice Campisi (4AE) Silvia Fregonese (4AE) Lisa La Marra (4AE) Leonarda Artale (1AE) Marina Barecchia (3B) Stefano Pravato (1CE) Stella Oran (1CE) Marco Zecchillo (1CE)

Disegni

Silvia Fregonese (4AE) Furio Visintin (Veterano)

Impaginazione

Benedetta Favaro (3B) Giacomo Zamprogno (3B) Marco Ciotola (Veterano) Alvise Dolcetta (3B) Giacomo Zamprogno (3B) Paola Fox Ulisse (Nessuno)

Fondatori nuova edizione

Non la sapevi Oroscopo Posta

Furio Visintin Alex Talon

Nuovo progetto grafico Giacomo Zamprogno

Numero dal rilancio del periodico dell’autunno 2011: 16

Per informazioni e suggerimenti potete rivolgervi ai membri della redazione o scrivere alla mail foscarini.lanx@gmail.com. Il Lanx è disponibile anche online su issuu.com alla voce lanxfoscarini. La copertina di questo numero è opera di Nathalie Carraro. L’edizione del mesile è a cura del Liceo Marco Foscarini con la collaborazione della Cassa di Risparmio di Venezia.

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OPINIONI

FOSCAMAN Benedetta Favaro

Realizzare questa spalla è stata dura. Scrivevo, rileggevo, mi faceva schifo. Allora cancellavo, riscrivevo, rileggevo, e mi faceva schifo di nuovo. Sono andata avanti cosi per un bel pezzo, fino a quando non ho trovato quella che, con un’espressione un po’ stucchevole, potrei definire l’ispirazione. Cosi ho cestinato l’ultima versione di un obrobrioso pezzo ed eccomi qui, a parlare di qualcosa che mi sta davvero a cuore (ma mai tanto quanto i cioccolatini, le pizzette e la torta millefoglie di mia mamma, ovvio). Insomma dicevo, l’illuminazione mi è venuta leggendo gli articoli che la redazione ha preparato per questo numero. Il sole splendeva, gli uccellini cantavano e tutti erano felici tranne me, costretta a starmene a casa con la febbre. Una giornata assolutamente perfetta per correggere gli scritti che i giornalisti miei sottomessi (muahaha) mi avevano mandato, sgrunt. Ero, insomma, pronta a diventare una spietatissima direttrice ma, per cause di forza maggiore ho dovuto abbandonare questo ruolo. Quei testi, uno dopo l’altro, sono riusciti a migliorarmi la giornata e, da burbera befana, sono diventata una febbricitante felice. In quegli allegati fatti di parole messe una dopo l’altra non ho trovato soltanto qualcosa di divertente ed interessante da leggere. Vi ho visto anche tutto l’impegno e la bravura dei ragazzi e delle ragazze che ogni mese costruiscono assieme a me il Lanx (adesso che vi ho elogiati posso continuare a maltrattarvi, cari i miei scribacchini, ma almeno ho la coscienza a posto).

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EDITORIALE Guido Alfonso Come cita una famosa ditta multinazionale produttrice di scarpe da ginnastica, che per ovvi motivi legati alla pubblicità occulta non verrà nominata: "impossible is nothing". Niente di più sbagliato. Ci sono volte in cui anche la cosa più banale sembra impossibile, e non dite che non vi è mai capitato. Come in quelle fredde mattinate invernali, quando svegliarsi per andare a scuola (magari dopo aver passato la serata precedente a far feston con gli amici) sembra un'impresa titanica. Come quando ti convinci che non ce la farai mai a studiare tutte quelle pagine del libro per il compito dell'indomani. O come quando, esausto e steso sul divano, pensi che non riuscirai mai a raggiungere il telecomando che sta a mezzo metro di distanza. Oppure ancora come quando pensi che non riuscirai mai a dire a quella persona che tanto ti piace "Ti va di uscire?". Impossible is everything, ecco come stanno le cose. Ma cosa è effettivamente impossibile? Cosa intendiamo per "impossibile"? Qualcosa che va aldilà delle nostre possibilità, che supera i nostri limiti. Tuttavia, questi limiti sono a loro volta dettati da noi stessi. In altre parole: non abbiamo limiti precisi, essi dipendono unicamente dalla volontà e le scelte che prendiamo oppure non prendiamo (di fatto non prendere una decisione significa scegliere di lasciare tutto com'è, e quindi è comunque una decisione). "Homo faber fortunae suae" - giusto per infilare un bell'aforisma in latino - frase che potrebbe anche

essere interpretata come "Se le cose vanno così gli'è colpa tua, bischero". "Basta la forza di volontà" dicono. Già, semplice a dirsi. A quest'ora probabilmente avrei una pagella da urlo, dieci in condotta, non avrei fatto troppe assenze e avrei un sacco di soldi da parte invece di averli spesi in cose futili. Mi sarei dichiarato alla persona che mi piace, e avrei risolto molti dei miei problemi. Per risolvere il problema basterebbe andare oltre i propri limiti, riconoscendoli e facendo tutto il possibile per superarli. Ma cosa serve per far ciò? La forza di volontà, appunto. La vendessero in farmacia ne comprerei dieci scatole, ma sappiamo benissimo che non è possibile sintetizzarla, venderla e comprarla, questa strana forza. Tutti questi bei discorsi per cosa? Per dire, in breve, che se una cosa la vogliamo effettivamente ottenere allora è importante lottare e impegnarsi per ottenerla. Mi piace comunque pensare che nonostante tutte le situazioni "impossibili" della vita, si ha comunque la possibilità di scegliere e cercare di realizzare ciò in cui si crede, anche se questo comporterà sforzi apparentemente insuperabili. E la soddisfazione più grande deriva proprio da questo, credere in ciò che si fa. Se parte di questo sproloquio vi ha convinto, allora ragazzi in bocca al lupo. Io sinceramente non pensavo sarei mai riuscito a mettere in fila due parole per un articolo del Lanx, ma a quanto pare non era poi così... impossibile.

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STORIE

L’INCUBO DELLA LINEA FISSA Lisa La Marra Sono le 14.30 di sabato pomeriggio, me ne sto stravaccata sul divano e il mio unico -inconscio- pensiero è raggiungere la fase REM. Sogno un mondo paradisiaco dove le telecomunicazioni non esist.. DRIN! DRIIIN! Suona il telefono fisso, rispondo e parte il messaggio registrato. A chi di voi noi è mai capitata una sciagura, ma che dico, una tragedia del genere? È matematico. A meno che non siate stati così previdenti da rimuovere la linea e da aver comprato uno di quei fantastici aggeggi che portano internet anche negli angoli più remoti del pianeta, siete condannati. La pena? Subire a vita molestie acustiche di ogni genere. Certo, lasciando da parte la nonna che vi chiama ogni dì per accertarsi che non siate morendo per denutrizione, lo spettro di possibili seccature telefoniche è ampio e difficile da individuare. Oltre ai classici venditori che svolgono il loro compito ingrato in orario d'ufficio, ci sono sempre gli stacanovisti che si portano il lavoro a casa. Questi possiedono una formidabile abilità la quale, unita alla mancanza cronica di buon senso, crea una combinazione micidiale dagli ingenti effetti collaterali. Tra i tanti l'innalzamento del tono di voce da parte di entrambi i coinvolti nella conversazione e la pericolosissima minaccia del 'lei non ha orecchie per intendere' , o simili. A questo punto, se fino a quel momento avete avuto il buon cuore di lasciare aperta la conversazione, siete autorizzati a riattaccare. Se invece un profondo sentimento di pietà e compatimento vi spinge a continuare la telefonata, beh... Non so come aiutarvi. C’è da dire, però, che attualmente scienziati provenienti da ogni dove stanno lavorando ad una terapia per superare lo shock, ma sembra una missione impossibile. Il trauma è incurabile e degenerativo. La buona notizia però è che, in campo di prevenzione, sono stati fatti passi da gigante. Essere informati è tutto! Perciò se sullo schermo del cordless compare un numero che inizia per 02 o 06 o che è costituito da meno di 9 cifre, mantenetevi a distanza di sicurezza o staccate il cavo del telefono. Solo così potrete sonnecchiare in pace!

LETTERE AI POSTERI

Benedetta Favaro

CAPITOLO III

COME SCRIVERE UN ARTICOLO, PARTE SECONDA

Lo scriveva anche Oscar Wilde, non conta tanto ciò che si dice ma come lo si dice. Principio discutibile, ma senz’altro piuttosto importante. Certo, non sarebbe male dare un contenuto sensato ai propri scritti ma, è risaputo, si possono affermare tesi incredibilmente sciocche che se esposte bene, sembreranno straordinariamente intelligenti agli occhi dei più. Tuttavia, in qualità di giornalisti (o aspiranti tali) il nostro scopo è informare, non raggirare. Fate in modo dunque che le informazioni che proponete siano precise e le frasi chiare e facilmente comprensibili; vedete, se i periodi sono arzigogolati e pieni di paroloni, il poveretto che deve correggere il vostro capolavoro di cronaca rosa (e che è quindi costretto a leggere tutto, ma proprio tutto, il suddetto noiosissimo capolavoro) o fa una brutta fine o la brutta fine la fa fare a voi. Ponete poi moltissima attenzione alla forma italiana. Al dilà degli errori di battitura o degli strafalcioni che ogni tanto capita di vedere cercate sempre scrivere in italiano corretto e, se non siete sicuri dell’esattezza di un’espressione, trovate un modo più semplice e diretto per spiegarvi. Infine il segreto (che poi tanto segreto non è) per un articolo ben riuscito sta in due frasi chiave: la prima e l’ultima. So di molte persone che comprano un libro (o non lo comprano, a seconda dei casi) basandosi sulla sola lettura dell’incipit. È un metodo (quasi) infallibile. Allo stesso modo, premuratevi che il vostro testo cominci con una frase ad effetto, accattivante. Procedete poi con il corpo centrale ma non mancate di concludere il pezzo con un’asserzione che colpisca. Dulcis in fundo o in cauda venenum? Sarete voi a deciderlo.

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PUNTI DI VISTA

IPSE DIXIT Parlando di eletTricità SOPHIE: ProfesSore basta, è finita l'ora! BONAVOGLIA: Cos’è siete rimasti folgorati davanti ai fili delL'alta tensione? MEZZAROBA: Perché vi dico tutTo ciò? Per fare gosSip su CarducCi? Beh, si, anche. BONAVOGLIA: Qualche anNo fa c'è stato un concorso di belLezZa tra formule matematiche. Volete che vi scriva la più belLa? SARA: Ma qual è la più brutTa? BONAVOGLIA: E che ne so..direi quelLa di radicali dopPi. SARA: Ce la scrive? BONAVOGLIA: No, stiamo perdendo tempo... e poi è brutTa! BONAVOGLIA: Non ti interesSa la dimostrazione? GIACOMO: No, mi facCio solo confusione. BONAVOGLIA: Ma questa è una bestemMia! VOI: A Carnevale Rogovich, che si era vestito da Papa, mi ha detTo: "PosSo andare in bagno? Mi si è macChiata la veste" e Maria invece manegGiava la falce come una racChetTa da sci. CALEBIRO: Nobel inventando la dinamite ha minato la sicurezZa internazionale. ANDREOLO: Se un giorno MezZaroba arRiva... ALVISE: In carRozZelLa ONESTO: Senza bafFi... ANDREOLO: EcCo, saprete che sono stato io!

MEZZAROBA: Io nel trienNio ho fatTo un solo giorno di asSenza perché volevo Provare l'ebrezZa delLa manca, un giorno solo! CLASSE: Ma se uno si amMala? MEZZAROBA: Esiste l'eutanasia. ANDREOLO: Si sa che a quest'età i maschietTi sono più ritardati. È anche vero che poi sucCede l'inverso. GIACOMO: QuelLo che volevo dire io... ANDREOLO: Nel senso che diventano decrepiti prima delLe donNe. ANDREOLO: Anche i giaguari si stiracChiano. SAMUELE: Dato che non ne ho mai visto uno dal vivo non ci credo. CARLO: Beh da morto sicuramente no... Parlando dei fili delL'alta tensione BONAVOGLIA: Una volta mi è cascato davanti un picCione cotTo! BENEDETTA: Prof., Marina mi dice che sembro Mr Bean! SABBADIN: Non è vero, ti manca l'altezZa. MEZZAROBA: Voi vi butTate a letTo e piombate nel sonNo, ma provate a chiedere ad un vostro profesSore (non il sotToscritTo) che si gira e si rigira per ore e ore nel suo triclinio... CARLO: Prof. come fa a saperlo? BONAVOGLIA: Ma non lo riconoscete? È un x2 camufFato!

NOS DIXIMUS ANDREOLO: Kant ... GIACOMO: Era un fetente come Onesto! ANDREOLO: Se tu sei Sherlock chi è il tuo Watson? CARLO: Lei prof.!

GIACOMO: Prof. sa anche il cirilLico? ANDREOLO: Non ci vuole molto.. SOPHIE: È simile al greco! GIACOMO: EcCo, non so neanche quelLo.

Ulisse (Nessuno)

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STORIE

Stefano Pravato

ESEMPI IMPOSSIBILI

La storia è costellata di moltissime imprese gloriose ritenute impossibili, ma che, per delle strane coincidenze, sono state compiute da qualcuno. 1) Un eroico pendolare è riuscito a farsi beccare senza biglietto durante un viaggio in vaporetto verso il famoso edificio di Cannaregio 4942. Un’impresa davvero impossibile, perché ha dimostrato l’esistenza dei controllori. 2) Durante un importante compito di matematica in un liceo classico non specificato, finalmente più di tre persone sono riuscite a prendere la sufficienza. Queste persone meritano solo applausi. Tutto il resto è semplicemente superfluo. 3) Durante un’estate a Venezia, un turista straniero con i sandali abbinati ai calzini lunghi con il risvolto è riuscito a conquistare la ragazza dei suoi sogni e a farsi eleggere “uomo fashion dell’estate”. Sarà stata la romanticità di Venezia,saranno stati i colpi di sole tipici dell’estate,fatto sta che questa è proprio un’impresa impossibile. 4) Durante uno dei suoi innumerevoli viaggi, Marco Polo è riuscito a vendere un Freezer a un pinguino. Notevole impresa che ha impressionato (si fa per dire) molti venexiani. In definitiva, possiamo stabilire che l’Impossibile è quella cosa che per definizione tutti sanno fare. Tranne te.

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RUBRICA

IMPRESE IMPOSSIBILI Francesca Ballin

Per affrontare il tema delle imprese impossibili, è necessario chiarire prima una questione: ma l'impossibile cos'è? Non mi aspetto certo di fornire una risposta nelle mie 1200 battute al massimo, ed anzi può darsi che non la trovi mai: perciò, accantonando le dotte speculazioni che – sono certa- le vostre menti da studiosi già stanno macchinando, mi accontento di partire dal vocabolario. “Impossibile è ciò che si pone fuori dalle possibilità umane” è una convenzione a noi tutti nota. Ai più ferventi latinisti è certo subito apparsa chiara anche l'etimologia (dal verbo posse): perché allora ci capita così spesso di citare l'impossibile, nel nostro parlare quotidiano, con un'accezione che ben meglio si adatta ad “improbabile”? Wilde, destreggiandosi con la solita, sottile ironia, affermava che “l'uomo può credere nell'impossibile ma non crederà mai nell'improbabile”. Le sue parole celavano certamente un'aspra critica nei confronti di una società capace di dare orecchio a tutto eccetto a quello che schemi rigidi ed obsoleti non erano in grado di classificare; a me però piace interpretarle alla lettera, convinta che, se l'uomo è in grado di credere nell'impossibile, allora lo è di sicuro anche di renderlo possibile. Ce lo insegna la storia; il mondo classico, che tanto studiamo, è fortemente caratterizzato dalla presenza del concetto di “impossibile” e spesso le imprese degli eroi lo sfidano, a volte vincendolo, altre soccombendo. È forse proprio la tragicità della sconfitta a fornire la maggioranza del materiale letterario, rielaborato anche da autori successivi che pongono in luce le sfumature malinconiche dell'amara consapevolezza dei limiti umani. I toni poetici che le dipingono contribuiscono certamente, a mitizzare l'indefinito, immenso regno dell' Impossibile, a crearvi intorno un'aura di fascino. Ma la sfida non si costituisce solo di attrazione verso l'ignoto; è anzi per la maggior parte coraggio, forza morale, spirito di avventura. Grazie ai valori ed alle virtù che ci fa scaturire nell'animo si configura non soltanto come la rincorsa verso il fantasma inafferrabile di ciò che non possiamo conoscere, bensì quale ricerca ed occasione di miglioramento. Allora l'impossibile può essere un'entità tangibile che ci aspetta dietro l'angolo, e si può credere perfino che sia soltanto un altro nome per la paura.

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RUBRICA

Le dodici fatiche dello studente Marco Zecchillo Impavidi scalatori di montagne e di grattacieli, funamboli sospesi a un filo tra la vita e la morte, domatori di feroci e spietate tigri, a voi mi rivolgo! Davvero credete di aver compiuto un'impresa impossibile? Davvero siete convinti che impresa impossibile sia sinonimo di notorietà? C'è una classe sociale che compie imprese impossibili ogni giorno, e ve ne siete dimenticati! Quelli siamo noi, gli studenti. Ebbene sì, penso che tutti condivideranno l'idea che essere uno studente sia il mestiere di gran lunga più pericoloso. Chi è che riesce a scampare a un'interrogazione di greco a sorpresa semplicemente mimetizzandosi sotto il banco o sotto una giacca? Lo studente! Chi è che riesce sempre ad arrivare a scuola puntuale nonostante il sovraffollamento di un autobus o di un vaporetto? Lo studente!! Chi è che riesce a simulare un malore durante una verifica di matematica rendendo l'interpretazione degna di un Oscar? Lo studente!!! Eh sì, si può proprio dire che lo studente, ogni giorno, debba affrontare ben più delle dodici fatiche che il caro Ercole riuscì a superare! Le insidie per lo studente sono dietro ogni angolo, ogni secondo di una giornata, ogni giorno, per anni... Ma soprattutto, ciò che rende lo studente un eroe è la capacità di ricomporsi molecola per molecola, dopo svariate ore di rottura di “legami chimici”: gloriosamente ritorna antropomorfo dopo essere stato simile a una medusa spiaggiata per ore e ore. Incredibilmente egli sopravvive! Per questo ogni studente è eroico! Tuttavia mi sa che le imprese impossibili non finiranno certo con il percorso degli studi... ciò che ci attende là fuori, una volta entrati nel mondo del lavoro, sarà cercare di risollevare le sorti di un Paese in difficoltà: ecco la vera sfida!

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RUBRICA

Chechireccocò Silvia Fregonese

Chechireccocò! Un gallo bercia accanto al mio orecchio, scatenando in me il dirompente e violento bisogno di dilaniare chiunque abbia inventato la mia dannata, per quanto efficace, sveglia. Trovo la forza di tendere il braccio e a tastoni spengo quelle atroci urla. Il cellulare scompare sotto le coperte. "Dio, dammi la forza! Lo so che non ti credo, e che se anche ti credessi non ti importerebbe, ma dammi la forza!" Tento pure di convincere me stessa, e allora le mie gambe si spostano. Dalle coperte esce un soffio di aria calda, e subito entra un refolo freddo a invadere il mio rifugio, quel ridotto e moderato inferno personale in cui mi crogiolo meglio che al sole in spiaggia. Il mio corpo mi implora, si rannicchia contro la mia volontà. "Non farlo!" Ma quando anche la mia testa si inabissa sotto le coperte, so di aver fallito. Chechireccocò! Dopo meno di due minuti sobbalzo atterrita e cerco frenetica il telefono, disperso fra le lenzuola e il mio pigiama extra-large, mentre aumenta il volume dell'orrido richiamo. Nella frenesia finisco per buttare all'aria le coperte. Finalmente trovo l'aggeggio diabolico e guardo bene lo schermo. "Postponi e Spegni". Mi concentro assordata. "Spegni". Torno all'inferno.

In attesa del possibile

Leonarda Artale

Al giorno d'oggi che cosa può essere etichettato come “impossibile”? Sembra che tutto sia ormai conquistabile dal progresso, in questo mondo in cui si riescono a scoprire decine di cose che il giorno prima nessuno si sarebbe immaginato. D'altronde, se ci pensiamo, l'evoluzione è proprio rendere reale l'impossibile: nel 1910 chi avrebbe mai reputato possibile il poter passeggiare sulla Luna? Scoperte nate per caso o grazie ad anni, secoli di studi... ma alla fine con lo stesso risultato. Ora la domanda è: è proprio giusto che, man mano che il tempo passa, i misteri debbano sempre risolversi? E ancora: forse ad ogni scoperta corrispondono delle conseguenze la cui soluzione può essere reputata impossibile? L'impossibile fa parte della quotidianità di ognuno di noi, sta nelle azioni come nelle parole, sta nella vita come nella morte, sta nella felicità come nella tristezza. Talvolta ci viene detto che siamo impossibili in quanto esseri umani: siamo unici, diversi l'uno dall'altro in modi differenti, e non sempre è facile capirsi... ed è proprio qui il punto: il non capire, il non capirsi e l'impossibile vanno di pari passo, e non sempre la capacità di cogliere il senso delle cose è dato dalla tecnologia, che sembra ormai la chiave capace di aprire tutti i cassetti strabordanti di missioni impossibili, ma in ogni caso in attesa di un riscatto.

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ATTUALITÀ

PER UNA TEGLIA DI BISCOTTI Benedetta Favaro

Capita sovente, per non dire quotidianamente, di venire a sapere che questa o quell’altra fabbrica ha chiuso. È la crisi, si dice. C’è chi si dispera, chi scende in piazza e chi emigra. Ma c’è anche chi, come i dipendenti della Jeannette, non si arrende. Era dal 1850 (senza aver mai arrestato la produzione, nemmeno durante i bombardamenti del 1944) che lo stabilimento di Caen, nel dipartimento del Calvados, in Normandia, produceva le Madeleine, i famosi dolcetti a forma di conchiglia tanto cari a Marcel Proust. All’inizio di quest’anno però la fabbrica viene chiusa; l’ennesima inarrestabile fine di una tradizione, avrà commentato qualcuno. Ma gli operai della Jeanette non la pensano cosi ed è per questo che, indignati, hanno occupato l’edificio in cui lavoravano e hanno deciso di rilanciare la produzione. Ed ecco realizzarsi quella che sembrava proprio un’impresa impossibile: assieme ai fondi necessari per finanziare infornate ulteriori, la vendita solidale ha fornito al biscottificio anche numerosi possibili acquirenti. Per far ripartire la Jeanette, con la speranza di un futuro più dolce.

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SPECIALE

WELCOME MUN! LANX MARZO 2014

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L2 OROSCOPO

AMMETTILO, NON LA SAPEVI

Ci sono dei ristoranti in Giappone dove è possibile accarezzare degli esemplari di gufo mentre si cena. La mascotte di Firefox non è una volpe, ma un panda rosso. Il XXXIV Presidente del Messico governò per meno di un’ora.

NonLaSai

Paola Volpe

Metterai alla prova il tuo coraggio prodigandoti in un panegirico di Osvaldo Paniccia nel prossimo compito "Cos'è l'arte?”.

Distruggerai pubblicamente una calcolatrice ogni volta che un prof. di materie scientifiche sbaglierà un congiuntivo.

Da oggi in poi dovrai impiegare tutti i sabato pomeriggio incarnando una fedele rappresentazione de “La Corazzata Potemkin” sul ponte di Calatrava.

Ti imbucherai a tutti i buffet del Foscamun fingendoti una studentessa sudamericana di nome Consuelo.

Per redimerti dai tuoi peccati di gola dovrai mangiare per una settimana solo cibi che iniziano per “F”.

Assieme al RIS di Parma ritroverai il cadavere in decomposizione che appesta l'aria all'entrata della scuola.

Ti dichiarerai alla tua anima gemella: non escludo però che possa friendzonarti sulle note di "Hey brother".

Nel prossimo compito di matematica dividerai tutto per zero provocando l'implosione di cose e persone.

Riporterai i maró in Italia e li metterai a guardia della tua classe per evitare (ulteriori) furti.

Ti tatuerai Gigi D'Alessio in almeno tre parti visibili del corpo. Se sopravviverai al linciaggio ne uscirai temprato.

Distraiti dallo stress trasformando questo Lanx in un origami a forma di cigno.

Sbrinerai il freezer usando solo l'alluce sinistro per trovare la pace interiore alla stregua dei monaci tibetani.

POSTA “Ricordo a tutti, ma proprio a tutti, che l’ultimo anno dell’ordinamentale si chiama terza, non quinta.” Frustrata diciannovenne “Vorrei proporre un concorso. L’autore o l’autrice dell’interpretazione più fantasiosa della frase proposta vince un Kinder Bueno: ”Chi legge il cartello non mangia il vitello“.” Acculturato studente anonimo


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