L'anima Fa Arte n1

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Estroiezione

Mundus Immaginalis, è orfana di archetipo, contiene l’archetipo ma questo non la esaurisce dato che l’archetipo non contiene la mutazione casuale che ha carattere evolutivo, non contiene la sfumatura. In tal senso si comprende come mai tali parti non riescano a entrare nella dinamica proiettiva. Senza immagine corrispondente una parte psichica ci agisce silenziosamente e fatica a trovare una modificazione perché ciò avviene sull’archetipo corrispondente e non su se medesima che ne è la mutazione casuale. Questo ci permette anche di abbozzare un’idea sull’origine degli archetipi e sulla loro evoluzione parallelamente all’origine delle specie e alla loro evoluzione. Siamo quindi giunti a dire che vi sono parti psichiche che cercano patria e un oggetto su cui proiettarsi. Non facendo parte del mundus immaginalis ma essendo mutazioni figlie della sola materia, non possono entrare nella dinamica proiezione-introiezione fin quando non saranno estroiettate. Tali parti nascono con la materia, la agiscono. Si può proiettare ciò che è già contenuto in noi. Si può proiettare l’archetipico l’immaginale e ciò che è contenuto da questo. Altrettanto dicasi per l’introiezione. Possiamo introiettare solo ciò che è archetipico. Tali energie si trasformeranno secondo leggi e regole alchemiche. Ma quella sfumatura, quella mutazione solo dopo essere estroiettata potrà entrare in tale dinamica. Il medium quindi dopo aver dato voce agli spiriti, alle parti psichiche condivise con gli altri individui, dovrà partorire le sue mutazioni, dovrà trovare un oggetto su cui proiettarle per poi reintroiettarle. Come in una gravidanza il paziente si fa divorare dagli immaginari mostruosi attribuiti a queste parti psichiche ancora orfane. A fine analisi si troveranno personaggi nei sogni che saranno la personificazione di quella sfumatura-mutazione. Personaggi di cui il paziente potrà dire: “Questo personaggio sembra essere quello che ha sognato finora”. Tale frase potrà anche essere ricorsiva, ci potremmo cioè trovare di fronte a più personaggi di cui potremmo dire questa medesima cosa. Tali personaggi insieme descriveranno la parte psichica che la materia porta con se, descriveranno quale mutazione la materiacorpo vuole portare all’archetipo, descriveranno in quale modo cambiare il “Mito” e, se tale evoluzione risulterà adatta, si consoliderà nel mito

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e nel mundus immaginalis divenendo disponibile e venendo usata da tutti “in immagine”. Ma se ha sognato finora “Lui” ed ora fa parte della schiera delle parti psichiche, ora chi è che sogna? A questo punto siamo sognati! Stiamo qui affermando che quell’Io è regolatore, nel senso che è colui che sogna fino a quando non trova un’immagine su cui proiettarsi, fin quando non viene estroiettato, partorito. A quel punto principalmente porta il suo contributo all’archetipico modificandolo impercettibilmente e riuscendo a far diventare il corpo parte del mundus immaginalis. Estroiettare significa individuarsi, significa individuare le parti psichiche distintive, le nostre mutazioni-sfumature ossia quell’Io che sogna. Nel momento in cui avviene l’estroiezione l’individuo è più libero di far fluttuare tutte le parti comprese quelle estroiettate. Partorisce se medesimo e si fa entrare nel mundus immaginalis. Se la nuova immagine avrà psichicamente valore adattivo allora persisterà perché, disponibile a tutti una volta entrata nel mundus immaginalis, sarà da tutti reiterata e consolidata. Potremmo quindi essere una mutazione o una sfumatura che è destinata a perdersi perché non adattiva. Ciò che viene estroiettato è l’archetipo del non archetipico, è ciò che ancora non ha dignità di “essere”. La psicologia è dell’IO fin quando questo, inteso come mutazione rispetto all’archetipico, non viene partorito, Estroiettato. Quell’Io sognerà fin quando non subirà l’estroiezione, finché il corpo-materia non se ne libererà partorendolo. A quel punto saremo sognati dagli archetipi, saremo attivi perché finalmente passivi. A quel punto si avrà l’impressione di aver assolto al proprio compito evolutivo di contribuire alla crescita del mundus immaginalis, si avvertirà cioè la stessa sensazione di compiutezza che si avverte di fronte alla nascita di un figlio donandolo al mondo, sapendo che non è più proprio ma dell’archetipo, recuperando quindi la propria memoria materica. Gli archetipi dicono alla materia come muoversi e questa dice loro che forma prendere. Bibliografia e Note Antonelli G. (2010): Discorso sul sogno, Lithos, Roma. Gibson J.J. (1979) The Ecological Approach to


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