"Neuroscienze Anemos" ott dic 2013 Anno III n. 11

Page 55

Anemos neuroscienze

Ott-Dic 2013 | anno III - numero 11

propria della psicoenergetica. Lo stato mentale nel qui e ora come l'identità complessiva sono sempre e solo valutabili attraverso un'interpretazione sistemica: 1) ogni espressione del soggetto determina un ‘differenziale evolutivo’ ovvero rende meno probabile un'altra espressione; 2) i comportamenti manifestano un ‘canone morale’, si presentano come dei complessi con un certo ordine interno e strutturazione gerarchica dei piani (strategie e tattiche) e non una sommatoria di atti molecolari; 3) le trasformazioni

sono sempre ‘glocal’ ovvero ogni modificazione locale dell'identità determina una ridefinizione dell'assetto globale del sistema; 4) le diverse risorse identitarie del sistema presentano dei ‘livelli gerarchici di organizzazione’, per cui ogni modificazione del sistema avviene attraverso pacchetti di cambiamento ed effetti quantici di manifestazione della metamorfosi identitaria. Parlare di mente significa considerare le risorse del sistema - nelle sue diverse componenti disposizionali (emozioni e rappresentazioni) e rappresentazionali (appraisal e

coping) - non esaustive per l'esplicazione del sistema. Un sistema si caratterizza non solo per le componenti che possiede, ma altresì per l'informazione organizzativa che introietta: come una torta non è fatta solo degli ingredienti ma anche della ricetta. Inoltre in un sistema le componenti assumono un certo valore nel ‘modo di connessione’, attraverso effetti di sinergia/ vincolo e di emergenza, pertanto non è possibile esplicare il sistema enucleando la componente dalle sue connessioni. Le spiegazioni tradizionali, ossia non sistemiche, trasformano l'animale in un burattino mosso da dei fili - condizionamenti per il behaviorismo, istinti per la psicoenergetica - ove si pretende di spiegare il fenomeno descrivendo il filo. Nell'approccio cognitivorelazionale ci si riferisce al termine ‘mente’ non limitandosi alla funzione esplicitativa - nei diversi gradi d'intenzionalità - ma sottolineando lo stato complessivo di ‘soggettività’, che non abdica dal suo stato di ‘non riducibile a oggetto’ quando implicita il suo essere-nelmondo. Se le componenti in sé non possono sussumere l'espressione comportamentale, è conseguente il loro ruolo di risorse del sistema a disposizione di una soggettività sempre presente e agente nel soggetto, anche quando vive il suo qui e ora in modo inconscio. D'altro canto è proprio da questo immerso dell'iceberg cognitivo che possono emergere e parimenti si rendono inevitabili emergenze le funzioni intenzionali. Il focus dell'approccio cognitivo-relazionale non è perciò la coscienza, bensì il carattere di soggettività dell'animale, soprattutto nel suo essere costantemente un costruttore di un qui e ora implicito. E tuttavia proprio questo focus

rende la coscienza, ovvero la facoltà di esplicitare lo stato mentale, una funzione imprescindibile. Se ammettiamo una consapevolezza dello stato mutevole che il soggetto vive nel qui e ora - quale esplicitazione sia delle funzioni sensitive (senzienza) che di quelle riflessive - è inevitabile ricorrere a una consapevolezza del sé persistente ossia all'autocoscienza. Non è possibile infatti essere coscienti di qualcosa che muta se parallelamente non si ha coscienza di ciò che persiste. Per tale motivo, dal mio punto di vista, il problema della coscienza del sé non si pone - non è materia del contendere e la cui dimostrazione porta a curiosi paradossi antropocentrici, come la prova del riconoscimento allo specchio. Se assumiamo uno stato di soggettività nel costruire un qui e ora, che implica un lavoro complesso di posizionalità nel momento e di elaborazione delle informazioni - raggiungibile solo in modo implicito - è giocoforza che il soggetto focalizzi su alcune dimensioni di stato mutevoli e persistenti. L'approccio cognitivo-relazionale interpreta in senso informativo ed elaborativo la funzione della mente, considerando il comportamento come espressione dello stato dialogico del soggetto nel qui e ora. Per comprendere tale aspetto occorre distinguere il mero dato, acquisito dal soggetto durante la percezione, dall'informazione vera e propria, ossia dal contenuto di significato di cui necessita l'animale. Secondo la lettura elaborativa il solo possedere un organo di senso, ossia una finestra sul mondo capace di acquisire dati, implica il bisogno di un ‘processore interno’, vale a dire di una funzione capace di lavorare sui dati per estrarne il contenuto di informazione. Quando parliamo di processazione intendiamo una serie di attività di riorganizzazione del dato, per esempio la comparazione o la correlazione, in grado di ►

55


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.