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FARE IMPRESA SOCIALE A MATERA Andrea Tundo *

La città essenziale: un’esperienza di welfare in continuo sviluppo

Dallo Stato che assiste allo Stato che lavora. Il consorzio di cooperative La città essenziale opera al fianco delle famiglie in Provincia di Matera cavalcando questo spirito, senza lasciare nulla al caso, nessuno fuori dal proprio raggio d’azione. Incrementando di anno in anno, a partire dal 2000, il numero di utenti con accesso ai servizi. Un modello di welfare comunitario, costruito tenendosi per mano e facendo squadra con gli Enti locali. “Un rapporto proficuo e costante, cresciuto negli anni che continua a dare i suoi frutti, sempre più numerosi”, spiega Giuseppe Bruno, presidente del consorzio che ha rivoluzionato il mondo dell’assistenza in Basilicata. Fare insieme per fare meglio, è questo il suo motto, puntando ad una penetrazione capillare sul territorio. “Però è bene comprendere un concetto: se qualcuno dovesse chiedermi da dove iniziare, la risposta non sarebbe convenzionale. Per avviare attività di questo genere, a mio *] Inizia a collaborare, dai 18 anni, con la redazione del Nuovo Quotidiano di Puglia. Dal 2010 è corrispondente da Brindisi per La Gazzetta dello Sport e Superbasket. Dall’ottobre 2011 è giornalista praticante sul sito web MagZine.it, testata on line del Master in Giornalismo dell’Università Cattolica.

avviso, le basi più solide sono nel privato”, afferma l’uomo che guida La città essenziale dal 2006, dopo aver avviato e gestito una cooperativa a partire dal 2002. “Una scelta inusuale dopo una carriera da libero professionista, come geologo”, racconta Bruno.

UN CORAZZATA PER IL TERRITORIO Il suo arrivo nella plancia di comando è coinciso con una significativa impennata delle attività del consorzio. Negli ultimi quattro anni, i numeri de La città essenziale sono cresciuti notevolmente. Dal 2007 il valore economico generato è aumentato del 50% sfondando il muro dei 3milioni di euro, mentre il fatturato aggregato è schizzato oltre i 10milioni con una crescita di poco inferiore al 10% annuo e il bilancio del 2009 è stato chiuso con un attivo di oltre 110mila euro. “A dimostrazione che c’è spazio d’azione. Basta lavorare nel modo giusto”, aggiunge Bruno. Tanto che gli utili vengono reinvestiti nelle attività della coop, in particolare in formazione, ricerca e innovazione. “Alle cooperative socie viene somministrata per ambi-

ti d’intervento: formazione gratuita per operatori, coordinatori e quadri. Inoltre, cerchiamo di realizzare seminari tecnici tematici sulle basi delle rilevazioni di necessità delle coop socie”. Nel 2010, un’ulteriore salto di qualità con il reinvestimento nel progetto “Panecotto”, che mira alla valorizzazione dei prodotti tipici: “Investire in ricerca e innovazione significa anche questo. Ora il progetto cammina su gambe proprie dopo che con le nostre risorse è stato avviato il primo Panecotto store” Lavorare bene vuol dire anche curare tutto nei minimi dettagli e comunicare all’esterno gli impegni assunti e mantenuti al territorio e agli interlocutori pubblici. Con la forza dei numeri, La città essenziale s’è così guadagnata anche la fiducia degli Enti locali, stringendo accordi con 27 comuni sui 31 della Provincia. Dall’assistenza rivolta agli anziani agli asili nido – dove affianca il welfare statale – La città essenziale lo fa. Tutti dentro, nessuno escluso. La committenza pubblica rappresenta il 62,7% del lavoro svolto dal consorzio che appartiene alla rete di Confcooperative, Cgm, Reti Meridiane e Banca Etica. “La nostra mission ruota attorno a cinque principi: una dimensione compati-


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lizzazione dell’utenza, proponendo un progetto con standard qualitativamente alti, e differenziazione dell’offerta”. UN NIDO PER TUTTI

Il consorzio “La città essenziale” impegnato nell’ambito della ristorazione

bile, il legame organico con la comunità locale, la specializzazione, la gestione democratica e partecipata e la trasparenza gestionale – continua Bruno –. In modo da favorire e sostenere lo sviluppo della cooperazione sociale, l’integrazione e l’inclusione, sostenendo la politica di sussidiarietà a tutti i livelli e la cittadinanza attiva”. Giuseppe Bruno ha messo in campo una vera e propria corazzata: 492 persone occupate, tra le quali si contano 399 assunti a tempo indeterminato, spalmati in 31 soggetti tra cooperative sociali, associazioni e consorzi di cooperative. Solo nel 2011, ben cinque nuove realtà sono entrate a far parte del consorzio. Un boom che, in piena crisi, traccia anche la rotta per il futuro. Al quale La città essenziale guarda con sempre maggiore attenzione, in un periodo di transizione. “È un momento storico complicato: la crisi graffia e gli

sforzi si moltiplicano. Se qualcuno dovesse avviare un’attività in questo momento, non potrebbe fare a meno di ricorrere ad un consorzio. I vantaggi sono svariati. In primis, il trasferimento del know-how che permette d’inserirsi in un solco già tracciato. Chiaramente, in questo modo, si abbattono anche i costi: aspetto essenziale e vitale. Ma un occhio di riguardo andrebbe rivolto anche agli studi sulle esigenze del territorio: mappare l’area nella quale s’intende operare è fondamentale nella primissima fase di vita e permette di comprendere di cosa c’è bisogno. Da poco, la nostra federazione ha prodotto un atlante che scandaglia l’Italia in lungo e in largo, fornendo gli input agli operatori che volessero iniziare a lavorare”. Il passo successivo è “guardare al domani. È necessario darsi una prospettiva ragionando fin da subito nell’ottica della filiera. Le stelle polari sono fide-

Una delle aree in cui il consorzio è più attivo riguarda i minori. A partire dal 2004, La città essenziale ha costruito attorno ai bambini il 20% della sua attività. Sei cooperative organizzano l’attività di altrettanti asili nido privati: cinque a Matera e uno a Policoro, per un totale di 106 iscritti per l’anno in corso. “Dal 2010, su Matera, siamo convenzionati con le istituzioni locali che convogliano nelle strutture il 20% della nostra utenza. Abbiamo avviato una sperimentazione – spiega Giuseppe Bruno – che ha già avuto un risultato positivo: l’abbattimento dei costi per le famiglie e l’ente pubblico”. Ma le ambizioni corrono veloci e La città essenziale è andata anche oltre: “Le esigenze dell’utenza sono sacre. Per questo siamo riusciti a garantire l’accesso anche in orari differenziati e abbiamo aumentato la nostra capacità di copertura in termini orari. Un bambino può restare nei nostri asili anche più di otto ore al giorno, dal lunedì al venerdì”. Le strutture viaggiano sulle loro gambe, godendo di buona autonomia nell’organizzazione dei percorsi didattici. Il consorzio fornisce le linee guida e funge da raccordo per la gestione e la politica dei costi, “oltre a controllare gli standard del personale e della sicurezza, formando e aggiornando gli operatori e garantendo il rispetto delle norme Hccp”. Sull’esperienza di Matera, La città essenziale sta forgiando l’asilo nido di Policoro, che dipende da una cooperativa con general contractor. “Ma l’o-


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dal lunedì al venerdì, con un costo di 170 euro mensili. Da poco, si sono aggregate altre due cooperative e, continuando così, potremo offrire una continuità sotto il profilo dell’istruzione”. Accanto alle attività di routine, La città essenziale propone anche musicoterapia e logopedia, “purtroppo solo in alcune strutture. Ma arriveremo a coprire tutta la nostra utenza”, chiosa Bruno. (RI)PENSARSI NELLA CRISI

Interno di un asilo nido gestito dal consorzio di cooperativa “La città essenziale”

biettivo è di omogeneizzare anche loro”, dice Giuseppe Bruno, prima di entrare a gamba tesa sul prossimo ambizioso obiettivo: arrivare ad una filiera formativa che vada oltre la fascia 0-3 anni, accompagnando il bambino alle soglie della scuola

elementare. “Aver ottenuto il riconoscimento del Ministero e del Comune di Matera è stato un passo importante perché – dice Bruno – ci permette di tenere basso il costo, le rette. In questo momento, possiamo garantire 8 ore di assistenza,

I NUMERI • • • • • •

23 cooperative sociali 2 associazioni 1 consorzio di cooperative 27 Comuni della provincia di Matera tra gli stakeholder 3.109.213 € valore economico generato 10.675.999 € fatturato aggregato

dati bilancio sociale La città essenziale (anno 2010) LE RISORSE UMANE • • • • •

1100 famiglie con accesso ai servizi 399 assunti a tempo indeterminato 57 assunti a tempo determinato 36 collaboratori 72 volontari di servizio civile impiegati

dati bilancio sociale La città essenziale (anno 2010)

La città essenziale cambia punto di vista anche dinanzi agli aspetti critici. “Le difficoltà si azzerano se si guarda la realtà da un’altra prospettiva. A Policoro abbiamo una struttura sovradimensionata per la nostra utenza. Diviene dunque un’esigenza trovare il modo per ottimizzare i costi”. Il progetto è molto semplice: sfruttare quella che potenzialmente è una positività, ma in questo momento ci penalizza. Bruno ha in testa tre mosse per capovolgere la situazione: sfruttare gli spazi interni per avviare il percorso “primavera”, destinato alla fascia d’età tra i 3 e i 6 anni come avviene a Matera; stringere un accordo con il Comune per avviare un centro estivo e una ludoteca nei grandi ambienti esterni della struttura. “Nel capoluogo molte criticità si stanno risolvendo, grazie al nostro sistema di monitoraggio che permette una verifica della quality interna. Le famiglie si ritengono soddisfatte ma si può fare di più”. Alcuni problemi erano già stati messi in preventivo, e si sono verificati in fase di sperimentazione, ma la soluzione è sempre a portata di mano: “Le famiglie sono libere di scegliere la struttura alla quale affidare il proprio bambino: in questo modo al-


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cuni nido sono sovraffollati, altri vuoti. Ma nel post-sperimentazione abbiamo già deciso che ridistribuiremo le unità, ponendo fine a picchi di presenze che non giovano a nessuno”. Se la crisi è un fattore importante in questo momento e spinge le famiglie verso altre soluzioni, La città essenziale prova a far fronte all’ultima criticità: “Attualmente la nostra utenza ha un voucher di 250300 euro annui. Proveremo a stringere un accordo con il Comune per alzarlo, così da abbattere i costi”. Il rapporto con le amministrazioni locali è proficuo ma il timone traccia una rotta ben precisa: “È fondamentale pensarsi fin dall’inizio nell’ottica dell’impresa. Dopo la fase di start up e il naturale consolidarsi nella realtà all’interno della quale si opera, l’osmosi con il pubblico avviene automaticamente. Certo, molto dipende dalle volontà degli interlocutori ma, in linea di massima, se rie­sci a mettere sul piatto qualità, esperienza e hai alle spalle un’utenza soddisfatta è tutto più semplice”. Anche decidere d’investire sul proprio futuro. In seno alla rete si continua a pensare al domani, spendendo nella formazione degli operatori che già lavorano con La città essenziale: “Tutto avviene all’interno dei nostri ranghi. Siamo noi a somministrare i corsi e gli aggiornamenti per quadri e operatori – conclude Bruno –. Nel primo caso, ci rivolgiamo a docenti e professionisti esterni. Abbiamo anche avuto proficui rapporti con strutture universitarie; mentre per la formazione di base ricorriamo a forze interne, già esperte e attive sul campo da molti anni. Il tutto senza incidere pesantemente sui costi”. Una manovra essenziale, come La città.

INTEGRAZIONE TRA OSPEDALE E TERRITORIO NELLA CURA DELLE DEMENZE Carla Stangalino *

Promuovere la domiciliarità attraverso preparazione professionale e vicinanza ai caregiver

Scenario Le demenze rappresentano una sfida paradigmatica al sistema sanità per le seguenti ragioni: il marcato impatto epidemiologico che ormai hanno nell’attuale società occidentale (tanto da trasformarsi da patologie marginali in patologie sociali); la durata e la complessità dei bisogni assistenziali che esprimono; le concomitanti fragilità (psicofisiche, economiche e sociali) sulle quali spesso si innestano; la concomitante fragilità del contesto micro e macro sociale che le accoglie. Trattandosi di patologie cronicamente ingravescenti, quindi determinanti il prolungarsi di alcuni bisogni e l’aggiungersi di nuovi, un’adeguata gestione comporta la necessità di impostare tempestivi e mirati interventi di cura ed assistenza, preferibilmente coordinati tra loro. Ciò sarebbe in sinto-

nia con gli attuali orientamenti di politica sanitaria, sempre più indirizzati alla definizione di piani assistenziali basati sulla personalizzazione delle risposte ai bisogni del paziente e della famiglia e sulla continuità di cura; in sostanza, sul passaggio da un modello sanitario “prestazionale” ad un modello sanitario di “presa in carico”. Il raggiungimento di questi obiettivi determinerebbe, concretamente, una diminuzione del rischio di ricoveri ospedalieri ed accessi in Pronto Soccorso incongrui così come il rischio di precoci istituzionalizzazioni, con conseguente contenimento della spesa sanitaria. In altre parole, è sollecitata una presa in carico della cronicità che superi una visione dicotomica della cura (curare/prendersi cura), favorendo una funzione curativo-assistenziale di livello intermedio. Attualmente, la realtà operativa nell’ambito della cura e dell’assi-

*] Psicologo Consulente, Referente Scientifico Progetto Demenze. Unità Valutativa Alzheimer A.O. Ospedale Civile di Legnano.


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