Rivista La Chiave di Sophia N.1

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LA CHIAVE DI SOPHIA | GENNAIO 2016 15

intravedere il segreto divino di quest’unione. Si dispera cercando l’ingrediente spirituale attraverso cui l’essere umano non è caratterizzato da un freddo Körper, un ammasso di carne senza vitalità, ma da un Leib, un corpo vivente, un corpo proprio, per citare MerleauPonty, secondo cui «la coscienza del corpo invade il corpo, l’anima si espande su tutte le sue parti.» Il divenire del corpo si avvolge sul divenire dell’anima in una struttura a doppia elica avvolta a spirale. La struttura del corpo cambia di giorno in giorno e si rinnova, come anche i pensieri, che si evolvono e nulla rimane immutato: ogni informazione raccolta dai nostri canali sensoriali entra in circolo, si incastra alle nostre cellule e crea un equilibrio dinamico in costante evoluzione. Il cervello infatti è in grado di recepire, aggiornare e modificare la percezione del nostro schema corporeo, cioè di quella rappresentazione cognitiva che abbiamo del nostro corpo in relazione allo spazio in cui è inserito, la raffigurazione interna dell’estensione del nostro corpo, di dov’è e di cosa fa, cosa facciamo. Viene elaborato di volta in volta in relazione alle diverse situazioni e ci comunica una nuova struttura di un corpo che si plasma, si espande o si restringe; si ricompone secondo una nuova armonia, una nuova e rinnovata omeostasi. L’incanto scaturisce quando il cambiamento registrato arriva dall’esterno, quando cioè il corpo attua un’incorporazione (embodiment) di un oggetto estraneo, ma

adoperato dalla persona per uno scopo specifico e intenzionale. Se pensiamo ad un cieco, ad esempio, il bastone con cui cammina e conosce il mondo circostante, non è soltanto un arnese d’aiuto, ma diventa una protesi innestata sulla sua mano, inglobata all’interno del proprio schema corporeo. Tastando gli oggetti che incontra con il bastone, il cieco stimola anche le aree del cervello deputate alla vista: il bastone si sostituisce agli occhi, diventa occhio e concorre alla creazione di un’immagine mentale delle cose con cui entra in contatto.

SIAMO CORPO E COSTANTEMENTE SPERIMENTIAMO NUOVE FORME DI CORPOREITÀ, RINNOVANDOCI IN RELAZIONE ALLA TECNICA CHE UTILIZZIAMO E CI ACCOMPAGNA. La plasticità cerebrale ci consente di trasformare una situazione di squilibrio patologico del corpo in un nuovo equilibrio vitale, una nuova forma corporea rinnovata. Anche una protesi innestata su un arto amputato, dopo un periodo di utilizzo e di abituazione, diventa essa stessa corpo, non tanto per la sua consistenza, quanto per il fatto che il cervello la registra come arto proprio e tutte le sue azioni saranno governate da una consapevolezza corporea rinnovata. Siamo, dunque, non abbiamo. Siamo corpo e costantemente sperimentiamo nuove forme di


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