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2019 SETTEMBRE

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ANNI 25 weapon

news

Anno XXV

ARMI THE EUROPEAN MAGAZINE • ANNO XXV • NUMERO 09 • SETTEMBRE 2019 • EURO 5,00 POSTE ITALIANE S.P.A -SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1,COMMA 1 LOM/MI/807

Mensile

5,00 EURO 14 agosto 2019

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• Armsan P6 36

• Benelli Endurance Best • Smith & Wesson 686 Plus Deluxe • Chiappa Firearms Rhino 60 Ds Nebula • Roessler Titan 16 All-Round • Fausti Dea Luxury • Grand Power K22S • Kimber K6s Dc (Lg) • Girsan Mc R9

IN ANTEPRIMA

BENELLI ENDURANCE BEST, nata per durare!

RICARICA 9x21 MM La polvere Maxam Ssb+150

DOSSIER LEGALE

• I limiti della licenza di porto d’arma per uso sportivo • La custodia diligente delle armi • Le armi da fuoco per uso scenico

GIRSAN MC R9 La semiauto turca che s’ispira al mito

FOCUS

I segreti per allestire una cartuccia da tiro

EX-ORDINANZE Come accuratizzare l’M1 Garand

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OPINIONE di Fabio Ferrari

PERCHÉ SENZA DIFESA?

N

Shutterstock/mrkornflakes

egli ultimi anni, abbiamo assistito al rafforzamento dell’apparato legislativo repressivo e di contrasto ai numerosi delitti contro le donne; dai vari e sfaccettati aspetti delle condotte di molestia reiterata – parliamo di stalking – ai veri e propri delitti contro consorti, ex, mogli, fidanzate, amiche del cuore. Episodi raccapriccianti che sono andati dalle percosse all’utilizzo di agenti corrosivi o infiammabili, fino all’omicidio. In alcuni casi (pochi, ma ne basta uno, a mio modo di vedere) sono entrate in ballo le armi da fuoco. Siccome non siamo e non potremmo essere insensibili a tali problematiche, pur scomode per gli appassionati di armi, tiro sportivo o caccia, e non è nostra usanza nasconderci dietro a un dito, accogliamo con piacere l’ultimo intervento legislativo di fine luglio, con il dl denominato “codice rosso”. Nessuno pretende che sia risolutivo ma, a fronte di un acuirsi del fenomeno - e degli aspetti di allarme sociale connessi - appare giusto che il legislatore esamini le leggi vigenti e (se del caso) apporti miglioramenti e modifiche. Già la legge contro lo stalking aveva dotato gli organi periferici di mezzi quali le “procedure di ammonimento”, a opera delle questure, per i casi minori e di pericolo grave meno acclarato. Tale procedura incidentale era pensata come alternativa a quella penale, sempre lenta e travagliata, quando un delitto di impeto viene programmato e portato a termine in brevissimo tempo. Siccome l’organo deputato è il medesimo che rilascia e vigila sulle licenze di polizia, il primo effetto della procedura di ammonimento era il sequestro preventivo delle armi legalmente detenute dal presunto stalker. Che ha comunque modo di difendersi. Posto che non viviamo in un mondo perfetto, va da sé che i molti esposti denuncia devono essere attentamente esaminati, perché alcuni risulteranno privi dei requisiti o palesemente inventati, talvolta per alzare le poste in gioco in caso di contenziosi e contemporanei procedimenti di separazione e divorzio. Non stracciamo le vesti urlando allo scandalo; è il rovescio della medaglia (i rischi di uso distorto) di un buon intervento legislativo. Ora si è ritenuto di innalzare le pene e introdurre fattispecie autonome di reato per altre odiose condotte (sull’effettiva necessità del nuovo art. 613 ter codice penale indagheranno i giuristi), quali l’abitudine di mettere online riprese foto/ video di momenti intimi come rappresaglia per abbandoni e cuori infranti. La considerazione che un sano e ritrovato sen-

so della nozione di privacy e di vita privata appare doverosa. Purtroppo l’usanza imperante è trasferire sulla rete, indi rendere di pubblico dominio, ogni aspetto della nostra vita, e quando momenti di intimità e di sesso vengono codificati in file facilmente caricabili sulle piattaforme social, il pericolo valanghe da “codice rosso” si è già innescato, e basterà un nonnulla per causare l’irreparabile. Gli anglosassoni condensano il tutto in una colorita espressione, condivisibile: “When the shit hits the fan”! Sugli aspetti che riguardano in maniera specifica le armi nessuna nuova, ma anche qui gli ultimi sconvolgenti fatti di cronaca impongono più di una riflessione. Sarebbe necessario – a questo punto – un intervento a livello politico più profondo di una pur pregevole “interrogazione parlamentare” già presentata. Due le questioni sul tappeto: quale sia la più grave decidetelo voi. Ci sono in giro ancora troppe armi clandestine, illegali e fuori controllo: parlo di normali “armi comuni da sparo”, non di armi da guerra o missili. Individui senza scrupoli riescono a comprarle al mercato nero e a usarle; alla faccia della sempre maggiore severità delle autorità amministrative nel concedere le licenze e della sempre maggiore facilità di perderle. Gli ambiti di controllo non possono essere capillari al cento per cento, ci sono troppe persone da controllare e pochi controllori, ma il problema c’è e andava segnalato. Non meno importante: alcune vittime non erano rassegnate, ma sapevano usare le armi come e meglio di tanti appassionati (vedi il recente caso di cronaca di Deborah Ballesio). A nulla è servito tale presunto vantaggio tattico. Per un motivo semplice, che i “buonisti” si sforzano pervicacemente di non capire: detenere un’arma non significa poterla usare per tentare di salvarsi la vita. L’unico modo per difendersi con un’arma, al di fuori delle mura domestiche, è tenerla con sé carica e pronta all’uso, il che è vietatissimo dalla legge se non possiedi un porto di pistola per difesa personale, oggi molto difficile da ottenere. Sacrosante le indagini che verranno, postume e nel caso di specie inutili dal lato pratico, sul perché un soggetto con tali livelli di rischio, già valutato idoneo a detenere armi e al tiro sportivo, non possedesse tale licenza. Se anche Deborah non aveva i requisiti per girare armata, credo che nessuno li abbia, neppure i pochi che ancora girano armati perché posseggono la licenza... una vicenda inquietante, non riesco ad aggiungere altro.

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SOMMARIO SETTEMBRE 2019 N°9 Opinione

001

Perché senza difesa? di Fabio Ferrari

008 018 045 188

Lettere, i nostri esperti rispondono ai lettori

Novità ed eventi dal mondo delle armi

Benelli Endurance Best cal. .30-06 Springfield

Dalle associazioni, le pagine delle associazioni di categoria

Tempo libero, di tutto, di più

054

Benelli Endurance Best cal. .3006 Springfield, un altro passo avanti

Servizi speciali e legale Fabio Ferrari ferstudio@libero.it Ex ordinanze Cristiano Sivieri, Philip Arena Jr, Claudio De Matthaeis Reportage e armi militari Paolo Valpolini

Armi corte Vittorio Balzi, Tommaso Rumici, Giuliano Cristofani Carabine e ottiche da caccia Giulio Tonini , Matteo Brogi

Girsan MC R9 cal. Mc R9 cal. 9x21 Imi, sulla scia del mito italiano

Fucili a canna liscia Gian Filippo Adamati, Simone Bertini

Fausti Dea Luxury cal. 28 e cal. .410, la Dea lussuosa

Ricarica Massimo Mortola, Giuliano Cristofani

Chiappa Firearms Rhino 60Ds Nebula cal. .357 Magnum, questione di riflessi

Fucili fini Marco S. Scipioni Tiro a segno Fabrizio Nicoletta Tiro di precisione David Dellasorte

076

Girsan Mc R9 cal. 9x21 Imi

In redazione Viviana Bertocchi Gianluigi Guiotto g.guiotto@editorialecec.com

Addestramento e tiro operativo Gianfranco Peletti

046 054 062 070

Coordinatore redazionale ed editoriale Massimiliano Duca m.duca@editorialecec.com

Forze speciali Jean-Pierre Husson

Prove

046

Direttore editoriale Matteo Brogi Consulente editoriale Vittorio Balzi

Rubriche In copertina: Benelli Endurance Best cal. .30-06 Springfield (fotografia di Matteo Brogi)

Direttore responsabile Daniele Cafieri

Roessler Titan 16 All-Round cal. 7 mm Remington Magnum, l’apparenza inganna

Tiro dinamico Domenico De Marco Coltelli Tommaso Rumici Corrispondente dagli USA Charlie Cutshaw, John Ryan

076

Fotografi: Archivio Shutterstock In collaborazione con le testate:

Aderente al sistema confederale

Roessler Titan 16 All-Round cal. 7 mm Remington Magnum

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SOMMARIO

SETTEMBRE

2019

N°9 Kimber K6s Dc (Lg) cal. .357 Magnum

080 090

Armsan P6 36 cal. .410 (36 magnum)

080 090 098

Kimber K6s Dc (Lg) cal. .357 Magnum, hanno pensato a tutto Armsan P6 36 cal. .410 (36 magnum), il silenzio è d’oro

Smith & Wesson 686 Plus 6” Deluxe cal. .357 Magnum, sette colpi eleganti

110

Grand Power K22S cal. .22 Lr, per chi inizia

In vetrina

102

Browning Press Days 2019

088

Chapuis Arms sbarca in Italia, il tempo dell’attesa è finito

Eventi

102

Browning Press Days 2019, le prove sul campo

Legale

116

Questione di legge, i nostri esperti rispondono ai quesiti più interessanti

119 122

Custodia delle armi, conviventi, terzi, la Cassazione detta le regole

128 Polveri e dosi per il 9x21 mm

La Corte di Cassazione sul porto d’arma sportivo, un altro pasticcio?

Dossier

124

Armi da fuoco per uso scenico, ciak, si spara!

Ricarica

128 136

Polveri e dosi per il 9x21 mm, la polvere Maxam Ssb+150

Studio per una cartuccia da tiro in .308 Winchester, i segreti per allestire una cartuccia da tiro

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SOMMARIO

SETTEMBRE

2019

N°9 Manutenzione

146

La pulizia della canna delle carabine, olio di gomito, ma non solo

Ex-ordinanze

La pulizia della canna delle carabine

146

150

Accuratizzare l’M1 Garand

150 158

Accuratizzare l’M1 Garand, per collezionisti e tiratori

Walther Ppk cal. .32 Acp vs Feg Ppk/E cal. .380 Acp, agli antipodi della produzione

Balistica forense

168

Munizioni ricaricate e indagini balistiche, cartucce ricaricate per sviare le indagini?

Tiro a volo

174

Nobel Sport Italia Target Steel & Soft 28 grammi cal. 12, un acciaio morbido

Tiro a segno

178

168

European Games a Minsk, l’Italia non brilla

Fiids

186

Munizioni ricaricate e indagini balistiche

178

European Games a Minsk

Tiro action Lssa, il “Gandolfi”, cuore di Frassinoro

Grafici Maurizio Cacciola www.grafico-mcx3.it/home.html Pubblicità agente Paolo Maggiorelli tel. 051 455764, cell. 349 4336933 p.maggiorelli@editorialecec.com agente Luca Gallina cell. 347 2686288 l.gallina@editorialecec.com Flavio Fanti Via Ravegnana 104 - 47122 Forlì cell. 3455839900 opsa.fanti@virgilio.it Stampa TIBER S.p.A. Via della Volta, 179 - 25124 Brescia - Italia Distributore Pieroni Distribuzione s.r.l. via C. Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

Registrazione del Tribunale di Milano N° 435 del 6-7-96 Iscritto al ROC con il numero 20652 Copyright by Editoriale C&C s.r.l. Proprietà letteraria e artistica riservata Editore Editoriale C&C s.r.l. Via Molise, 3 20085 Locate di Triulzi (MI) - Italy Tel. 02 9048111 - Fax 02 90481120 info@editorialecec.com Direttore generale Sergio Cariati Controllo produzione e traffico pubblicitario Michela Clerici m.clerici@editorialecec.com

ATTENZIONE: i dati e le dosi per la ricarica delle cartucce presenti su questa rivista sono pubblicati a puro titolo informativo e di studio. Il loro utilizzo pratico, pur rispettando tutte le indicazioni fornite, può produrre risultati differenti - con particolare riferimento a un possibile aumento delle pressioni di funzionamento delle cartucce ricaricate - rispetto a quelli ottenuti dagli Autori. Pertanto l’Editore, il Direttore e gli Autori non si assumono alcuna responsabilità per i danni, di qualsiasi natura, eventualmente imputabili all’utilizzo di dati e dosi per la ricarica delle cartucce pubblicati su questa rivista. I giudizi espressi negli articoli, nonché l’indicazione delle prestazioni ottenute, si riferiscono agli esemplari di armi e di munizioni provati dagli Autori. Questi giudizi possono non essere validi per altri esemplari prodotti; allo stesso modo, il raggiungimento di determinate prestazioni con gli esemplari provati di armi e munizioni (velocità dei proiettili, precisione di tiro eccetera) non implica che le stesse siano conseguibili anche con altri esemplari uguali di armi o munizioni.

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7


LE

08

ERE

LETTERE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

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I lettori interessati a sottoporci dei quesiti possono inviare le loro lettere in redazione (Editoriale C&C s.r.l. - Armi Magazine, via Molise, 3 - 20085 Locate di Triulzi (MI) - Italia), mandare una e-mail a redazione@armimagazine.it oppure spedire un fax al numero 02 90481120. È opportuno che i quesiti siano brevi e di interesse generale; le risposte dei nostri esperti saranno pubblicate esclusivamente sulle pagine della rivista. Vista l’impossibilità di dare risposte certe e attendibili, chiediamo ai lettori di non inviarci quesiti riguardanti il valore commerciale delle armi in loro possesso. Ricordiamo che, siamo presenti su facebook con la pagina di Armi Magazine al quale siete tutti invitati ad iscrivervi.

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entile redazione, vi porgo un quesito di natura personale avendo tra le armi in mio possesso una “rara” carabina Sportomatic cal. .22 Lr. Nella lettura della rivista del mese di giugno 2019, mi sono soffermato sull’articolo a firma del giornalista Emanuele Tabasso, relativo alle carabine Savage e, in particolare, sulle foto e sulla storia di una vetusta semiautomatica cal. 22 modello 7/A degli anni Cinquanta. Essendo tempo fa venuto in possesso, come regalo di un’eredità di un amico, di un’arma identica (per progettazione meccanica e per finiture esterne), tenuta perfettamente per circa 30 anni in un armadio, vorrei sapere (per curiosità e cultura personale) se tale arma sia stata prodotta su brevetto della Savage o, al contrario, la Savage ha utilizzato un brevetto della Sporting Arms Limited (Australia) produttrice della mia carabina. Questi i dati.

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LETTERE

09

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

Una al giorno

COMFORTECH

WOOD

COMPACT

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APG

PRO

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Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Domenica

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010

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

LETTERE

Ditta: Sporting Arms Limited (Adelaide, South Australia), fondata nel 1947 da Jack Warne. Modello: Sportomatic 2. 22 Lr Funzionamento: semiautomatico e ripetizione singola Anno costruzione: 1957 - matricola n. E40464 Ringrazio per le informazioni che potrete fornirmi. Con i più cordiali saluti. Luca - e-mail

P.S. l’arma è leggera, tira molto bene senza inceppamenti in ciclo semiauto; unico neo il sistema di leveraggio del grilletto, che è rigido nello scatto e di lunga escursione nelle operazioni di pressione per la ripetizione del tiro. Gentile lettore, per rispondere alla sua domanda iniziamo a delineare l’intervallo temporale durante il quale le due carabine sono state prodotte. La Savage mod. 7 è stata prodotta dal 1939 al 1951 e non era altro che la Savage mod. 6 con il caricatore a pacchetto invece che tubolare. La modello 6 ebbe un successo commerciale molto maggiore, tanto che fu prodotta dal 1938 al 1965. Gli americani in quegli anni prediligevano per le calibro .22 Lr i caricatori tubolari, considerati più flessibili, dato che “digerivano” senza particolari problemi anche le .22 Long e le Short. La modello 7, tenuto anche conto degli anni di guerra, ebbe come si nota vita parecchio più breve. La carabina dell’articolo è arrivata in Italia nel 1954, si vede che o la Savage o i distributori statunitensi impiegarono qualche anno ad esaurire le scorte. Il suffisso “/A” sta a significare che la carabina ha subìto una qualche modifica costruttiva. Era una particolarità della Savage aggiungere questi suffissi, che possono peraltro stare a indicare sia una piccola modifica senza importanza sia una modifica

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LETTERE

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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012

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

LETTERE

radicale della meccanica. La sua carabina Sportomatic 2 è stata come da lei evidenziato costruita dalla Sporting Arms Limited di Adelaide, Australia del Sud, conosciuta con il diminutivo Sportco. La ditta è stata fondata da Jack Warne nel 1947, quando aveva solo 23 anni. Comincia a produrre carabine .22 a colpo singolo. Nel 1956 compra dal governo australiano 65.000 Bsa Martini Cadet da esercitazione che l’esercito aveva dismesso e ne esporta subìto una buona parte in California. Compra un buon numero di LeeEnfield sempre dall’esercito, cambia le canne e le rivende con profitto. Nel frattempo produce carabine in .22 Lr , in .22 Hornet e in .222 Rem. Inizia a produrre anche munizioni e fucili a canna liscia, sia a colpo singolo che semi-automatici. La Sportco esporta in mezzo mondo, in Gran Bretagna, Rodesia, Borneo, Sud Africa, Canada, Nuova Zelanda, Usa. Produce e vende per l’esercito inglese un fucile semi-automatico da esercitazione con caricatore da 10 colpi. Nel 1966 Warne vende la sua società al groppo statunitense Omark Industries e fa la spola fra l’Australia e l’Oregon. Negli anni migliori, la Sportco è arrivata a produrre 1.500 armi al mese! Riesce perfino a stipulare un contratto con il colosso Winchester, per il quale produce 25.000 azioni per le carabine Winchester 320 con caricatore a 10 colpi e 310 a colpo singolo. Nel 1979 Jack Warne si trasferisce negli Stati Uniti e fonda la molto nota Kimber of Oregon. Per inciso, è mancato il 31 maggio di quest’anno, alla venerabile età di 96 anni. Per tornare al suo quesito e concludere, la Savage mod. 7 è nata anni prima della fondazione della Sportco. E, anche se non sono riuscito a trovare sicure evidenze sull’anno di prima commercializzazione della sua Sportomatic, ritengo sia stata messa in produzione dopo che la Savage ha smesso di produrre la sua ultima versione 7/A. Se poi ci sia stato un accordo fra la Savage e la Sportco è difficile dire. Può anche essere che, scaduti gli eventuali brevetti, quest’ultima si sia ritenuta libera di produrne un clone. E per finire, anche sa dalle foto le armi sembrano identiche, solo un confronto “all’americana” smontando tutta la meccanica potrebbe stabilire se i particolari meccanici interni (sistema di scatto, unione canna/fusto eccetera) sono davvero uguali. Cordiali saluti. (Marco Sebastiano Scipioni)

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LETTERE

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

013

I N C R E M E N TAT E I V O S T R I R I F L E S S I

BAR MK3 REFLEX

NOVITÀ

N U OVA B A R R EF LEX : P ER U N A M I R A I S T I N T I VA E V EL O C E

Un look decisamente moderno, un’impugnatura naturale e un’eccellente ergonomia, ecco come potremmo riassumere la nuova Bar reflex. Questa carabina dotata del nuovo punto rosso K1 di Kite optics presenta numerosi vantaggi: una posizione bassa e avanzata, un’impugnatura naturale e una facile regolazione.

Campo visivo massimo

Il posizionamento più basso del mercato

Ergonomia Ottimale

K1 è un punto nitido e affidabile 11 livelli di illuminazione Corpo macchina in alluminio impermeabile e robusto Lenti con rivestimento e Tecnologia MHR Advanced + Punto rosso di 2 MOA Esente da Parallasse

Posizione bassa ed avanzata per una mira istintiva e veloce Perfetto allineamento senza nasello

Impugnatura naturale Facile regolazione dell’intensità del punto rosso Integrazione estetica arma/punto rosso

W W W.B R O W N I N G .E U

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014

LETTERE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Riceviamo e pubblichiamo entile redazione, vi scrivo per rappresentare la mia gratitudine all’armeria Max Armi di Roma che, pur non avendomi venduto la pistola Issc M22, si è fatta parte diligente presso l’importatore e la Casa produttrice quando, a distanza di anni di ottimo funzionamento, l’arma ha smesso di ricaricare le cartucce. Grazie alla professionalitĂ del titolare dell’armeria in oggetto e a precedenti che su questo modello si erano rilevati, ho avuto la sostituzione della pistola con una nuova di seconda generazione. I miei sentiti ringraziamenti a tutti e a voi per la disponibilitĂ e l’attenzione che avete sempre nei confronti dei vostri lettori.

G

Francesco Corrado - e-mail

E BO - SPAN S OM

A FUNGO NE IO

SENZA PI

Ci sarà la versione civile? entile redazione, risale a piÚ di due anni fa l’annuncio dell’inizio della produzione del nuovo prodotto di Heckler & Koch: il modello 337 camerato in .300 Blackout con canna da 10� e astina slim. Ci sono, ad oggi, novità su una possibile immissione nel mercato civile del succitato modello? Vi ringrazio anticipatamente per la risposta e mi complimento per l’ottima rivista, che leggo con piacere ogni mese. Cordiali saluti.

G

Nicholas - e-mail

Gentile lettore, abbiamo contattato Tfc, importatore italiano della Heckler & Koch, che ci ha confermato che l’azienda tedesca non intende commercializzare questo prodotto sul mercato civile. Cordiali saluti. (la redazione)

Il Moa... aiuto! entile redazione, parlando di Moa s’inizia sempre col dire che è il Minute of angle. Tralasciando per un attimo i numerini, personalmente ho capito che è la misura dell’inclinazione in alto/basso da dare alla canna operando con un accessorio montato sull’arma stessa per cogliere il target compensando il peso della palla o, in deriva destra/sinistra, per compensare la velocitĂ del vento. Ăˆ giusto, oppure no? Inoltre, nelle seguenti affermazioni: A - “Kelby Hunter Atlas... mire assenti, slitta portaottica con 20 Moa di vantaggioâ€?‌ E se io tiro a 100/200 metri, cosa me ne faccio? B - “Nikon Monarchâ€?‌ ottica con rego-

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lazione interna massima da 30 Moaâ€?‌ Il termine “internaâ€? cosa significa? C - Punto rosso... dot centrale da 3,5 Moa..? D - Jr Enterprise... precisione di 3 Moa garantita: significa che, se la carabina sparasse da sola fissata a un basamento a una certa distanza (91 metri?), riesce a fare rosate da 87 mm? Mi potete aiutare a uscire dalla mia personale confusione con una spiegazione... “stupid proofâ€?? Anticipatamente grazie e cordiali saluti. Edoardo - e-mail

Gentile lettore, il Moa (Minuto d’angolo in italiano, Minute of angle in lingua

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NOVITÀ ED EVENTI LETTERE

SETTEMBRE GENNXXAIO 2019 ARMI MAGAZINE

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BORN TO BE RESPONSIVE

CON HAWK PERFORMANCE E VERSATILITÀ SONO AL TUO FIANCO. HAWK è stata progettata per rispondere al meglio, anche nelle condizioni più difficili. La fondina è equipaggiata con il sistema automatico di sicurezza brevettato T-LEP. Questo sistema di blocco agisce sul carrello della pistola, impedendone così un’uscita accidentale. Un semplice tocco con il pollice sulla leva di blocco permette di estrarre velocemente la pistola. La fondina HAWK incorpora altri sistemi di sicurezza che la rendono una delle più performanti al mondo: ROTOLOCK SYSTEM protegge l’arma da fuoco da un’uscita accidentale o da una sottrazione non autorizzata. DROP RETENTION invece regola la resistenza all’estrazione agendo sulla guardia del grilletto. STR SYSTEM frena la pistola in entrata grazie ad una vite di regolazione che agisce sul grilletto. Hawk è la soluzione ideale per chi vuole il massimo dal proprio equipaggiamento, ma anche per chi cerca soluzioni versatili. HAWK propone infatti diverse versioni per i vari tipi di impiego: duty, concealment e tactical/military.

INSPIRED BY EX TREME

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016

LETTERE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

KENTRON

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Leggeri, robusti, veloci.

Tutti i bastoni hanno piedini in gomma ergonomici per una migliore presa su qualunque terreno, grilletto di sgancio con possibilità di regolazioni infinite, sicura per evitare l’utilizzo accidentale del grilletto.

inglese) è una misura angolare che corrisponde a un pollice (25,4 mm) a 100 yard (91,4 m). Effettuati gli opportuni calcoli, corrisponde a 29,1 mm a 100 metri. Trattandosi di una misura angolare, è un riferimento relativo, che varia proporzionalmente al variare della distanza. Per esemplificare, se 1 Moa corrisponde a un pollice a 100 yard, corrisponderà quindi a due pollici a 200 yard, tre pollici a 300 yard e così via. Il minuto d’angolo rappresenta un’unità di misura utile per dare un riferimento oggettivo quando si parli di rosate e di tarature delle ottiche. Nel primo caso, avremo modo di paragonare la precisione di più armi a seconda della dispersione della rosata, anche se realizzata a distanze differenti. Per intendersi, una carabina che ottiene rosate di 29 mm a 100 metri e una che ne offre di 87 mm a 300 metri si equivalgono (entrambe hanno la precisione di 1 Moa). Nel secondo, la maggior parte dei produttori civili di ottiche ha scelto di suddividere i click dei registri di regolazione in frazioni di Moa (che siano a passi di un terzo, di un quarto o addirittura di un ottavo di Moa come nelle ottiche da tiro più sofisticate). Per intenderci, se un’ottica offre correzioni a passi di un terzo di Moa (che possiamo approssimare in 1 centimetro a 100 metri), ogni click consentirà di spostare il punto d’impatto di 2 centimetri a 200 e di 3 a 300 metri. Sia in alzo sia in deriva. Nella pratica esiste un limite fisico dello spostamento interno del reticolo che condiziona la possibilità di

regolare il punto d’impatto. Per questo è opportuno che il cannocchiale sia montato correttamente, così da mantenere un margine quanto più ampio possibile per la regolazione a distanze differenti da quella d’azzeramento. Il limite è dipendente dalla costruzione interna dell’ottica, dove le lenti dell’erettore sono montate all’interno di un secondo tubo in grado di muoversi sotto la spinta dei registri delle torrette o, in caso di movimento inverso, di una molla di recupero. Se il principio è semplice, molto complessa è la realizzazione della meccanica che compone il sistema in quanto dovrà essere oltremodo precisa e resistente alle sollecitazioni dello sparo (e agli eventuali urti) garantendo sempre il movimento preciso dell’erettore. Ciascuna ottica ha un intervallo di regolazione almeno in parte connesso al diametro del tubo centrale; per questo motivo, dai diffusissimi tubi da 30 mm (1 pollice in alcuni strumenti di produzione americana) parte della produzione si sta spostando verso tubi di maggior diametro (34, 36 e 40 mm). Per sopperire al limite tecnico delle ottiche, è possibile montare slitte con un “vantaggio” in grado di aumentare il grado di compensazione sulle lunghissime distanze. Non sono ovviamente necessarie per i tiri a distanze brevi. Va comunque segnalato che questa tipologia di slitte è generalmente rimovibile e sostituibile con altri accessori standard. Spero di esserle stato d’aiuto. Cordialmente. (Matteo Brogi)

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LETTERE

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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ANNIVERSARIO

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NOVITÀ ED EVENTI L’Issf istituisce un premio per i migliori tiratori dell’anno

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

a cura di Massimiliano Duca

G

aI migliori tiratori dell’anno saranno premiati col Golden target (bersa glio d’oro). L’Issf (International Shooting Sport Federation) rende noto di avere istituito un nuovo premio, che sarà assegnato già dal 2019. La Federazione internazionale di tiro comunica anche di aver ratificato il calendario della Coppa del mondo 2020. La rassegna iridata farà tappa a Nicosia (4-13 marzo), New Delhi (15-26 marzo), Monaco (2-9 giugno) e Baku (22 giugno-3 luglio). Definita inoltre la squadra degli ufficiali di gara per i Giochi olimpici di Tokyo. La nota si chiude con uno spunto tecnico da approfondire. Vi si legge infatti che “il consiglio amministrativo Issf ha approvato alcuni emendamenti rilevanti sul format delle gare miste”. Al momento però l’Issf non specifica quali siano queste innovazioni.

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Massima velocità, nel momento decisivo. NOVITÀ ED EVENTI

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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Nuovo ZEISS Conquest V6 1.1– 6 x 24

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ZEISS Conquest V6 1.1– 6 x 24 Il nuovo specialista della caccia in battuta Conquest® V6 significa connubio perfetto tra precisione e affidabilità, fin nei minimi dettagli: ottima qualità dell‘immagine, alta risoluzione, un finissimo reticolo sul secondo piano focale con sensore di illuminazione automatica ed un rapporto qualità/prezzo inarrivabile. Le specialità dello ZEISS Conquest V6 1.1-6x24 sono il larghissimo campo visivo, l‘ingrandimento massimo che arriva a 6,5x e l‘uso intuitivo, veloce, che ne fanno l‘accompagnatore ideale per la caccia in battuta, ma non solo. Il tutto, naturalmente, „Made in Germany“. www.zeiss.it/sports-optics/it_it

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Queen Reloading, strumenti professionali made in Italy per la ricarica N ata dall’esigenza di soddisfare i ricaricatori a reperire sul mercato strumenti di precisione, Queen Reloading ha recentemente ampliato il suo catalogo proponendo una serie di nuovi strumenti per la misurazione dell’Oal delle munizioni e dei bossoli. La Queen Reloading, distribuita dall’armeria Regina, non si limita solo a questi semplici, seppur fondamentali, strumenti di misura. Pezzo forte dell’azienda è il tornietto per il neck turning dei bossoli, unico nel suo genere e disponibile in quattro modelli con la possibilità di montare sia i pilot a marchio Queen Reloading sia i Sinclair con base da 9,5 mm. Attualmente è l’unico sul mercato che permette di conoscere in anticipo la quantità di materiale asportato. Tra i tanti prodotti a catalogo ne troviamo altri altrettanto interessanti come la macchina per annealing a torce piuttosto che il banchetto per la pulizia delle armi.

Marco Della Mea

Per maggiori informazioni: Armeria Regina, www.armeriaregina.it

dal 18 67

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NOVITÀ ED EVENTI

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

NOVITÀ ED EVENTI

Rottigni Officina Meccanica riprende la proprietà di Victrix L

a proprietà di Victrix cambia di mano. Il marchio, noto soprattutto per la produzione di carabine bolt action, torna infatti nella disponibilità di Rottigni Officina Meccanica che lo ha riacquistato da Beretta. L’azienda di Gardone ne era entrata in possesso nel 2016, circa un anno dopo la fondazione del marchio. La collaborazione però non si interrompe: Beretta continuerà a distribuire prodotti a marchio Victrix per il settore militare e il law enforcement. La distribuzione delle armi sportive sarà invece gestita direttamente da Rottigni. A quanto si apprende è stato Giuseppe Valtorta (in fotografia), amministratore delegato dell’azienda di Cazzano Sant’Andrea (Bg), a condurre la trattativa con Beretta fino alla fumata bianca. Al brand Victrix Armaments, sotto le cui insegne verranno alla luce nuovi prodotti a partire dal 2020, Rottigni affiancherà il marchio Rome dedicato agli accessori per il tiro di precisione.

dal 18 67

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NOVITÀ ED EVENTI

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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Rottweil è un marchio depositato di RUAG Ammotec, parte del gruppo RUAG.

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Legislazione sulle armi: Anpam, Assoarmieri e Con.Arm.I pronti a collaborare con gli eurodeputati

L’

ultimo quinquennio ha avuto un impatto deciso sulla legislazione sulle armi. Non si sa che cosa potrà portare la nuova legislatura. Nel frattempo, mentre ogni pezzo va al proprio posto e le istituzioni rinnovate cominciano a lavorare, Anpam, Assoarmieri e Con. Arm.I scrivono agli eurodeputati italiani. Le tre associazioni auspicano di dialogare e collaborare con tutti gli europarlamentari “che confermeranno disponibilità e vicinanza al settore”. A prescindere dallo schieramento politico, considerata la trasversalità delle associazioni. Stefano Fiocchi, Antonio Bana e Pierangelo Pedersoli, presidenti rispettivamente di Anpam, Assoarmieri e Conarmi, si impegnano inoltre a pianificare un incontro con gli eurodeputati italiani. L’obiettivo è uno e chiarissimo: “garantire il futuro del settore sportivo, armiero e venatorio”.

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Zero Compromise 527 e 420, zero compromessi per davvero ubo da 36 millimetri, elevazione a passi di 35 mil (0,9 millimetri), campana da 56 millimetri: si inquadrano da subito le ottiche Zero Compromise 527 e 420, presentate da Ruag nelle ultime settimane. Dotate rispettivamente di zoom 5-27x e 4-20x, capaci di coprire oltre 1.000 iarde (914 metri) con gli ingrandimenti al massimo e di trasmettere il 92% della luce, queste ottiche permettono di sfruttare costruzione robusta, doppio reticolo e multipli livelli di illuminazione. È facile regolare la parallasse, così come è facile resettare le impostazioni. La Zc 527 (6,4 metri il campo visivo) è lunga 387,5 millimetri e pesa 1.075 grammi; 328 millimetri invece la lunghezza della Zc 420, che pesa 986 grammi e mette a disposizione un campo visivo di 8,5 metri.

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NOVITÀ ED EVENTI

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Annunciata la Ed Brown Evo-E9, la prima full size della serie Evolution C

alibro 9 mm, più piccola, sottile e leggera della Executive Commander: la Ed Brown Evo-E9 è la prima pistola full size della serie Evolution. Annunciata a fine luglio con un post su Instagram, l’arma mantiene la linea e i comandi di una pistola 1911, con i cui caricatori monofilari è compatibile. Rispetto alle sorelle della serie, le novità sono rappresentate da estrattori esterni, mira frontale facile da cambiare, mira posteriore Tactical Edge di dimensioni ridotte, canna bull. Il carrello della Ed Brown Evo-E9 è stato accorciato a 102 millimetri, soprattutto per contenere il peso complessivo che si ferma a 990 grammi. È la lunghezza totale, pari a 190,5 millimetri, che fa dunque ricadere l’arma nella categoria delle full size. Realizzata a mano con parti macchinate, customizzabile e in garanzia a vita, la Ed Brown Evo-E9 sarà a breve lanciata sul mercato americano.

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Nuova proprietà per Savage ista Outdoor passa la mano, il nuovo proprietario di Savage Arms (marchio rappresentato in Italia da Bignami) è una cordata di manager investitori guidata da Al Kasper, già presidente e amministratore delegato del marchio. Nelle casse di Vista Outdoor arrivano 170 milioni di dollari, 158 subito e 12 in cinque anni; il denaro sarà innanzitutto utilizzato per far fronte ai debiti dell’azienda. “Non avevamo le risorse” spiega Chris Metz, ceo di Vista Outdoor,

“per potenziare Savage come avrebbe meritato. Pertanto abbiamo pensato che il marchio sarebbe stato meglio in mani differenti. Saremo felici di vedere Savage raggiungere il suo massimo potenziale sotto una nuova proprietà”. Si chiude così una storia cominciata nel 2013, quando Vista Outdoor si chiamava ancora Atk, e proseguita nel 2015 col cambio di nome. Vista Outdoor si riorganizza per concentrarsi nei settori in cui può puntare a una leadership decisa,

come munizioni e accessori per caccia e tiro. Nel comunicato che ufficializza la compravendita, Kasper ha ringraziato Vista Outdoor per gli investimenti che negli ultimi sei anni hanno permesso di modernizzare il brand, allargare l’offerta ed entrare in nuovi mercati e ha promesso l’aumento di armi customizzabili nella nuova era di Savage. La compravendita è stata curata dalla società di servizi finanziari Robert W. Baird & Co e dallo studio legale Reed Smith Llp.

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

NOVITÀ ED EVENTI

Annunciata la nuova carabina express F.lli Piotti

I

l calibro è il 9,3x74R, la destinazione la caccia africana, lo si desume dalle ricche incisioni eseguite da Gs Stefano Pedretti oltre che dal tipo di arma: F.lli Piotti ha annunciato la produzione di una nuova carabina express. L’arma, ancora da battezzare, si sviluppa lungo un profilo caratterizzato da calcio a pistola, zigrino a principe di Galles, coda, guardia e coccia allungate. F.lli Piotti ha scelto il sistema tipo Boss sia per gli acciarini laterali sia per le chiusure. Al dorso la sicura, classico l’attacco: il produttore preferisce che sia il cacciatore a fornire l’ottica da montare. Il prezzo della nuova carabina express F.lli Piotti 9,3x74R sarà reso noto su richiesta. Per informazioni: F.lli Piotti, tel. 030 8912578, www.piotti.com

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Un vestito total black per le Glock G43X e G48

al 22 luglio le pistole Glock G43X e G48 sono anche disponibili nella versione total black. Lo ha comunicato la stessa azienda con un post su Instagram a cui ha fatto seguito una nota stampa. Le due pistole, nate principalmente per il porto occulto, sono utilizzabili anche come arma di backup. “Col lancio della serie argento” spiega Josh Dorsey, vicepresi-

D

dente di Glock, “abbiamo cominciato a ricevere una serie crescente di richieste per un modello completamente nero, anche da parte di agenzie di law enforcement”. Queste due pistole Glock, calibro 9 x 19 Parabellum, condividono le medesime dimensioni del fusto ma hanno carrello di dimensioni diverse. È subcompatto (154 millimetri) per la G43X, com-

patto (174 millimetri) per la G48. Le due armi sono disponibili con caricatore da 10 colpi e configurazione standard, Glock Night Sight o Ameriglo Bold per le mire. Saranno disponibili nei prossimi mesi in Italia (ovviamente camerate 9x21 Imi), grazie all’importatore del marchio austriaco, Bignami (tel. 0471 803000, www.bignami.it).

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Tiro a volo per i giovani, Neofitav alle Universiadi L

a volontà di rendere appetibile il tiro a volo per i giovani è passata anche dalle Universiadi. Nel corso dell’evento ospitato dal Tav Zaino di Durazzano (Bn) c’è stato infatti modo di promuovere Neofitav, il progetto di Fitav, Anpam e Cncn che intende presentare il tiro a volo a chi ne sia incuriosito. I giovani appassionati possono così apprendere le basi delle sport e scoprire come funzionano i servizi fondamentali, dal nolo delle attrezzature alle lezioni di tiro. Giancarlo Tazza, skeetista medaglia d’oro alle Universiadi del 2011 e argento nel Campionato del mondo 2018, è stato uno dei testimonial di Neofitav a Durazzano. Tazza, affiancato da tutto il comparto sportivo, spera che “eventi come le Universiadi aiutino il tiro a volo a essere sempre più conosciuto e praticato”. E, auspica, ciò potrà accadere anche “col progetto Neofitav, che incuriosisce e avvicina i giovani a questo sport”.

Un mese di fuoco per Sky Caccia 235 L a fine dell’estate porta con sé fuochi d’artificio nella programmazione di Sky Caccia 235. Si parte domenica 18 agosto (ore 22) con la nona stagione di Emozioni di caccia: alcuni episodi saranno dedicati agli ungulati e al cinghiale nello specifico. La programmazione di settembre si apre con Adventure Hunters 5: da giovedì 5 (ore 21) i protagonisti della serie viaggeranno in tutto il mondo, alla Liberia al Tagikistan, dal Pakistan alle Alpi austria-

che, per cacciare cefalofi, ibex, pecore di Marco Polo, blanford uriali e i meno esotici camosci. Da lunedì 16 settembre (ore 21) arriva un appuntamento inedito: la pittrice e cacciatrice Giusy Rampini sarà protagonista di Una mamma a caccia, il programma che la condurrà in giro per l’Italia alla ricerca di camosci, caprioli e spunti artistici insieme ai figli Francesco e Luigi. Dalla novità allo storico: il giorno successivo (17) farà il proprio esordio la sedice-

sima stagione di Andiamo a caccia con Bruno Modugno, la trasmissione diretta da Mauro Riga e ormai appuntamento immancabile del canale. C’è tempo ancora per un (doppio) appuntamento monografico quale Cinghialai d’Italia Long Track (21 settembre, ore 22), diviso nei due episodi Full Strike sull’Ombrone e Mostri di Calabria, e per un lungo capitolo di storie venatorie, raccontate da venerdì 27 (ore 21) da Itinerari di caccia.

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NOVITÀ ED EVENTI

OLIMPIADI

RIO DE JANEIRO

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

2016

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CAMPIONATI DEL MONDO ISSF

CHANGWON - REP. OF KOREA

MEDAGLIE

2018

92 MEDAGLIE

LASCIAMO PARLARE I NUMERI

MEDAGLIE CONQUISTATE DA ATLETI CON ARMI PARDINI

OLIMPIADI RIO DE JANEIRO 2016

CAMPIONATO DEL MONDO ISSF CHANGWON - REP. OF KOREA 2018

Pistola automatica oro, argento e bronzo

23 medaglie individuali 7 oro, 9 argento, 7 bronzo

Carabina ad aria compressa oro Pistola sportiva oro, argento e bronzo

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69 medaglie a squadra 24 oro, 24 argento, 21 bronzo

Pardini Armi Srl Via Italica 154/A - 55041 Lido di Camaiore (LU) Italy www.pardini.it Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.press


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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Le pistole Sig Sauer e le munizioni Winchester “certificate” dall’Esercito americano

L

e pistole Sig Sauer e le munizioni Winchester hanno ricevuto il Full material release, ossia la certificazione che sono sicure e affidabili per i parametri stabiliti dall’Esercito americano. Ne hanno dato notizia le due aziende con una nota congiunta. Dal ProgrF forze armate statunitensi. Il presidente di Sig Sauer

Ron Cohen lo definisce «il sigillo finale di approvazione». Le pistole M17 e M18, rispettivamente full-size e compatta, e le munizioni Winchester M1152, M1153 e M1156 sono state ulteriormente testate e valutate e hanno superato tutti gli standard di affidabilità e di sicurezza richiesti. Sig Sauer e Winchester defini-

scono la notifica del Full material release come una pietra miliare nel programma Modular handgun system (Mhs). A oggi sono state consegnate all’esercito più di 59.000 pistole Sig Sauer e oltre 44 milioni di munizioni. Nei prossimi 5-7 anni saranno fornite altre 350.000 armi e 100 milioni di colpi.

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NOVITÀ ED EVENTI

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

© Aerial Mike

Oblazione del reato e confisca delle armi: la sentenza della Cassazione L

a confisca è obbligatoria per tutte le violazioni della legge sulle armi, anche nel caso di oblazione del reato. Lo ha ribadito - con una sentenza - la prima sezione penale della Cassazione. Ci sono solo due casi che mettono al riparo dalla confisca: assoluzione nel merito o arma di proprietà di persona estranea al reato. In tutte le altre circostanze, quindi anche se si versa una somma in denaro per estinguere il reato, la confisca è obbligatoria. Sono i suoi scopi a giustificare il provvedimento: è una misura preventiva a fini di sicurezza, non sanzionatoria. Respinto dunque il ricorso di un cittadino livornese che aveva optato per l’oblazione del reato nel procedimento per omessa denuncia di trasferimento di armi.

Fabbricazione di armi, a settembre due seminari sulla normativa l

l 9 e il 10 settembre ConArmI (Consorzio armaioli italiani) raddoppia e dedica alla fabbricazione di armi addirittura due seminari di argomento legale. Si parte lunedì 9 con un corso d’aggiornamento normativo destinato ai titolari di licenza per armi comuni e da guerra e per materiali esplodenti (articoli 28, 31 e 47 Tulps). L’evento del giorno successivo è invece riservato esclusivamente ai titolari di licenza per armi da guerra e materiali d’armamento (articolo 28 Tulps). Entrambi

i seminari, tenuti dalla consulente legale Adele Morelli, si svolgeranno a Gardone Val Trompia (BS) dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30. 99 euro il costo dell’iscrizione al corso del 9 settembre; partecipare all’evento di martedì 10 costa invece 130 euro. Per iscriversi c’è tempo fino a fine agosto.

Per ulteriori informazioni contattare Conarmi all’indirizzo e-mail segreteria@conarmi.org o al numero di telefono 030 831752

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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Prima Armi è il nuovo distributore italiano di Smith & Wesson S

arà Prima Armi il nuovo distributore italiano di Smith & Wesson. Lo ha annunciato la stessa azienda di Pinasca (To) specificando che la partnership prenderà il via dal 1° settembre 2019. Finora il marchio è stato distribuito in Italia da Bignami. Smith & Wesson porta con sé una serie di sorelle del gruppo American Outdoor Brands. Faranno quindi parte della scuderia di Prima Armi Thompson Center, Crimson Trace, Frankford Arsenal, Caldwell, Tipton, Wheeler, S&W/M&P Accessories & Flashlights e GemTech, per un totale di oltre 200 armi e più di 2.000 articoli tra ottiche e accessori. Per informazioni: Prima Armi, www.primarmi.it

Nuove munizioni in 10 mm da Winchester L

a classica scatola bianca da 50 colpi ospita le nuove munizioni per pistola 10 mm targate Winchester. Full metal jacket, queste munizioni da 180 grani a punta piatta sono sviluppate nello specifico per allenamento e gare di tiro. Winchester è peraltro convinta che la loro costruzione LA TABELLA BALISTICA e il loro design V0: 329,3 m/s riduca i depositi E0: 631,8 Joule di sporco sulla V4,57: 327,1 m/s canna. E : 623,7 Joule 4,57

V22,86: E22,86:

318,6 m/s 592,5 Joule

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NOVITÀ ED EVENTI

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Una pistola da collezione dedicata a Mr. President È

amico dell’Nra e ha difeso a più riprese il secondo emendamento: ecco perché Thompson-Auto Ordnance ha

deciso di dedicare a Donald Trump la sua nuova pistola da collezione. È venuta da sé la scelta del modello su cui lavorare:

Sul fianco destro della pistola sono incisi il nome Donald J. Trump, l’ordinale 45th e il simbolo della presidenza

Trump è infatti il presidente numero 45, e 45 (ACP, col punto davanti) è il calibro caratteristico della 1911. Ne è nata così la Thompson Trump 45 Custom 1911, un’arma tipicamente americana sia per significato sia per gusto. Basta guardarla per capire perché. Sul fianco destro della pistola sono incisi infatti il nome Donald J. Trump, l’ordinale 45th e il simbolo della presidenza, sul sinistro la facciata della Casa Bianca, il ritratto del presidente e “Make America great again”, lo slogan che lo ha trascinato fino allo Studio Ovale. Sul dust cover sventola la bandiera americana. L’arma, con canna (127 millimetri) e fusto in acciaio inossidabile, è dotata di sicura al pollice, all’impugnatura e al percussore. Sulle guancette spicca peraltro il medaglione Thompson intarsiato. Ci sono infine grilletto scheletrizzato, mire metalliche e caricatore da 7 colpi a completare il quadro di un’arma lunga 216 millimetri; 1.105 grammi il peso. Alla Thompson Trump 45 Custom 1911 è stato dedicato anche un video apposito sul canale YouTube del produttore.

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SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

Solo 1.000 esemplari per il Fausti Class Sl “Dedicato alla regina” L a bascula può essere in argento o, tradizionale, tartarugata: sono dunque due le versioni del Fausti Class Sl “Dedicato alla regina”, il fucile sovrapposto da caccia destinato ai beccacciai. E se nella prima declinazione sono in argento anche i riporti, nell’altra su tutto c’è l’oro: l’oro, sì, in tre colori giallo-rosso-bianco, per le fi-

niture e le incisioni, questo per ognuno dei sei calibri in cui l’arma è realizzata. Le canne, con nuove geometrie interne, misurano 63,5 centimetri, ma Fausti può ridurne o aumentarne la lunghezza a seconda delle esigenze del cacciatore. Che spiccano anche quando ci si butta sul calcio, realizzato su misura. Per questo suo fucile

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sovrapposto da caccia Fausti suggerisce di usare strozzatura fissa cilindrica per la prima canna e tre stelle modificate per la seconda. Ma, come le canne, anche le strozzature sono personalizzabili. CARATTERISTICHE TECNICHE Produttore: Fausti, tel. 030 8960217, www.faustiarms.com Modello: Class Sl “Dedicato alla regina” Tipo: fucile sovrapposto da caccia Calibri: 12, 16, 20, 28, 32, .410 Camera: 70-76 cm Canne: 60, 63, 65, 67,5, 71, 73, 76 cm Strozzature: fisse o intercambiabili a richiesta Bascula: box lock con cartelle lunghe, guardia lunga, finitura argento con soggetti in argento rimesso o finitura tartarugata con soggetti a tre colori Meccanismo: monogrillo selettivo o bigrillo Estrazione: manuale o automatica Calcio: a pistola, principe di Galles o inglese in noce 3A finito a olio Asta: becco d’oca o inglese

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SOTTO LA LENTE

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LaserMax Sps-R Spartan

da

139 euro

Bastano pochi minuti per installare lo Spartan Sps-R di LaserMax; davanti alla “N” troviamo la vite per la regolazione della deriva, mentre quella per l’alzo è nella faccia inferiore. Il pad per accensione-spegnimento presenta una rigatura verticale e si aziona agevolmente

C

he cos’è?

L’Sps-R Spartan è un puntatore laser con luce rossa (è disponibile anche verde con suffisso G, green, invece della R) prodotto da LaserMax (lasermax.com), azienda con sede negli Usa che è stata di recente acquisita da Crosman Corporation, colosso nel settore delle armi ad aria compressa fondato nel 1923 e quotato alla Borsa di New York.

Sul lato sinistro troviamo le due viti a croce che lo fissano; notare la slitta per un’eventuale torcia tattica

Com’è fatto? È realizzato in fibra di vetro rinforzato con inserti in nylon che lo rendono estremamente resistente agli urti e alle intemperie (può essere utilizzato sotto la pioggia). Si fissa alla slitta Picatinny nel dust cover della pistola con un sistema che consente di scegliere la distanza dal ponticello più congeniale alle dimensioni della mano del tiratore. È molto leggero: pesa 17 grammi.

Lo Spartan Sps-R utilizza un ingegnoso sistema di fissaggio alla slitta della pistola che consente di regolare la distanza del puntatore dal ponticello

Come funziona? Si attiva premendo una delle due alette che sono poste sia a destra sia a sinistra: con una pressione si accende, con una seconda si spe-

gne. È possibile regolare la posizione nei due assi orizzontale e verticale con una chiavetta a brugola. Il puntino rosso ha dimensioni di 0,25x0,50 pollici (6x13 mm circa) su un bersaglio posto a 10 yard (circa 9 metri).

Quali sono i suoi plus? La leggerezza, la robustezza, e la possibilità di essere acceso con l’indice su entrambi i lati che favorisce i tiratori mancini. Inoltre, a sua volta, dispone di una breve slitta per l’eventuale montaggio di una piccola torcia. Infine, la garanzia sui prodotti è di 5 anni. Per informazioni: Adinolfi, Monza, www.adinolfi.com

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DALLE ASSOCIAZIONI

TRASPORTO DI ARMI IN TRENO ED EREDITÀ DI ARMI A7 NON SPORTIVE L’avvocato Adele Morelli, per conto del Consorzio Armaioli Italiani, risponde a domande di natura legale poste dagli appassionati. I due quesiti di questo mese riguardano il trasporto di armi in treno e l’eredità di armi categoria A7 non qualificate come sportive copyright Shutterstock/Denis Belitsky

S

ono iscritto a un Tsn come tiratore agonista e tra qualche settimana dovrò partecipare a una gara nazionale presso un Tsn di un’altra regione. Il giorno della gara, in mattinata, vorrei partire in treno (con treno Trenitalia) e tornerei comunque in serata: vorrei trasportare con me sul treno la mia pistola smontata, dentro ad una custodia con lucchetto e senza munizioni, poiché le munizioni le acquisterei al Tsn prima della gara. So che l’art. 33 del d.p.R. 11 luglio 1980 recita: “È vietato portare con sé sui treni e nei veicoli armi da fuoco cariche e non smontate”, mentre la legge 157/92 sulla caccia in Italia, all’art. 21, stabilisce il divieto per “il trasporto a bordo dei veicoli di qualunque genere di armi da sparo per uso venatorio che non siano scariche ed in custodia”. Però, vi chiedo: posso viaggiare in treno, nel modo che ho descritto sopra? Altre persone che conosco vorrebbero trasportare con sé un’arma in sicurezza per recarsi fuori Milano per gare o per tirare in altro poligono o per caccia, usando il treno od un altro mezzo pubblico, anche perché, in alcuni casi, non possiedono un autoveicolo.? La norma da lei correttamente citata, ossia l’art. 33 del d.p.R. n. 753/1980, dispone che sui treni e nei veicoli le armi vanno trasportate scariche e smontate. L’art. 1 dello stesso d.p.R. specifica che le norme in esso contenute, quindi anche l’art. 33, si applicano sia all’Azienda autonoma delle ferrovie dello Stato o in regime di concessione o gestione commissariale governativa sia agli altri servizi collettivi di pubblico trasporto terrestre di competenza degli organi dello Stato e delle regioni sia ai servizi ferroviari esercitati con navi traghetto delle ferrovie dello Stato sia agli autoservizi sostitutivi delle ferrovie dello Stato. Peraltro, le condizioni di trasporto nazionale Trenitalia (consultabili sul sito dell’azienda di trasporti), all’art. 4.1 dispongono che “il trasporto di armi e relative cartucce nelle apposite confezioni è ammesso nei soli casi previsti dalla legislazione vigente” pertanto nuovamente

si applica il su citato art. 33. Alla luce di ciò, può evincersi che lei possa trasportare l’arma in treno smontata e collocata in apposita custodia chiusa e avrà l’obbligo di garantire adeguata custodia alla stessa (ad esempio, se sul treno deve usufruire della toilette, dovrà portare l’arma con sé e non potrà lasciarla incustodita sul sedile). Circa gli altri suoi amici che vorrebbero utilizzare altri mezzi di trasporto terrestri, si applica egualmente l’art. 33 del d.p.R. n. 753/1980, tuttavia bisogna informarsi anche sul regolamento applicato dalla compagnia di trasporti specifica onde verificare che non applichi prescrizioni particolari.

(risposta a cura dell’avvocato Adele Morelli, referente legale del Consorzio Armaioli Italiani)

M

io padre è deceduto da poco; io e mia madre, sue uniche eredi, abbiamo ereditato oltre 50 armi. Tra queste, vi sono diverse armi corte con capacità di fuoco superiore a 20 colpi e lunghe con capacità di fuoco superiore a 10 colpi, che mio padre acquistò almeno 15 anni fa, e che a oggi risultano classificate come comuni in categoria A7, e per esse non è stata dichiarata la sportività. In Questura non hanno saputo dirci se possiamo ereditarle. Cosa dobbiamo fare? Se a tali armi, con capacità di colpi maggiorata, non è nel frattempo stata attribuita la qualifica di sportive, per ereditarle è necessario prima portarle alla capacità di fuoco limitata come previsto per legge, ossia massimo 10 colpi per le lunghe e massi-

mo 20 colpi per le corte (cfr. art. 2, comma 2, legge n. 110/1975 come da ultimo modificato dal d.lgs. n. 104/2018 e circolare min. Interno nr. 557/PAS/U/012678/10900(27)9 del 12 settembre 2018, pagg. 6-7 paragrafo “8. Disposizioni sulla capienza massima dei caricatori. [...] l’art. 6, comma 3, del d .lgs. 29 settembre 2013, n. 121 [...] prevede, in caso di cessione a terzi, l’obbligo di preventiva conformazione ai limiti massimi di capienza dei caricatori [...] i caricatori in commento dovranno essere conformati ai nuovi limiti di dieci e venti colpi sopra indicati [...]”) servendosi di operatore abilitato ossia armiere con licenza di riparazione, che possa rilasciarvi apposita ricevuta (cfr. circolare ministero Interno nr. 557/ PAS/U/012821/10900(27)9 del 28 luglio 2014, pag. 4, par. B, punto 1, “[...] Ne deriva che l’operatore abilitato debba eseguire l’intervento basandosi su norme di buona tecnica, in modo tale che la modifica garantisca sufficienti caratteri di inalterabilità e sia tale da escludere la rimozione accidentale degli accorgimenti limitativi effettuati sul caricatore, per cui l’eventuale mancanza degli accorgimenti possa attribuirsi – con le conseguenze penali sopra richiamate – all’esclusiva volontà del detentore e ritenersi ottenuta con l’ausilio di utensili e/o attrezzature”).

(risposta a cura dell’avvocato Adele Morelli, referente legale del Consorzio Armaioli Italiani)

PER SAPERNE DI PIÙ

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

UN ALTRO PASSO AVANTI Non una mera operazione di marketing ma uno scatto in avanti nella storia delle innovazioni a marchio Benelli. È la nuova carabina semiautomatica Endurance Best, appena presentata al mercato italiano - che in questo caso gode di una première mondiale - provata in anteprima per i lettori di Armi Magazine di Matteo Brogi

B

enelli è un marchio che fa dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico una cifra distintiva. Il suo ampio catalogo presenta prodotti che non sono semplici variazioni dei temi più in voga - siano il semiautomatico a canna liscia, il sovrapposto o la carabina a presa di gas - ma realizzazioni uniche, distintive, evolute. In tempi recenti ha fatto rumore il sovrapposto 828 U mentre, qualche anno prima, si impose all’attenzione della stampa specializzata e dei cacciatori la carabina a sottrazione di gas Argo, uno strumento

declinato in una vasta gamma di prodotto e costantemente aggiornato con contenuti volti a esaltarne la sicurezza, la precisione e l’affidabilità. Proprio il progetto Argo è stato oggetto di un ulteriore sviluppo.

Best, il passo avanti Caratteristica principale della nuova arma - che perde il nome di Argo ma, della capostipite, conserva l’impostazione meccanica e ideale - è l’applicazione di un nuovo coating, il trattamento Best (Benelli Surface Treatment) che ormai dall’anno scorso

impreziosisce alcuni modelli alto di gamma dell’offerta del produttore marchigiano. Il Best è frutto di uno studio realizzato interamente all’interno dell’azienda ed è il culmine di un processo che ha richiesto oltre sette anni di ricerca e sviluppo sia nella parte software “concettuale” sia in quella hardware, del macchinario ideato per dare un’applicazione all’intuizione teorica. Il processo di deposizione del trattamento si effettua nello stabilimento di Urbino in un impianto che fa uso della tecnologia ad alto vuoto e delle proprietà catalitiche del plasma, che permettono il verificarsi di reazioni chimiche altrimenti impossibili alle basse temperature necessarie per preservare le caratteristiche meccaniche della canna che, è utile ricordarlo, è criogenica. Una sezione dell’impianto fa uso di sorgenti ioniche allo stato solido di ultima generazione, che permettono la deposizione di strati compatti e privi dei Il logo del diamante e la sigla Endurance Best restituiscono la sensazione che l’arma sottoposta al test costituisca il culmine del processo evolutivo iniziato nel 2002 con la prima carabina Argo Nell’area del ponticello sono presenti il pulsante passante della sicura, la leva di chiusura dell’otturatore e il comando per lo sgancio del caricatore

La classica bindella da battuta, in fibra di carbonio, porta un invito all’acquisizione dei due punti in fibra ottica

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BENELLI ENDURANCE BEST CAL. .30-06 SPRINGFIELD

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difetti caratteristici di altre tecnologie in uso e potenziali inneschi corrosivi. Un’altra sezione dell’impianto utilizza una sorgente di plasma a radiofrequenza in grado di dissociare i precursori gassosi che vengono introdotti in camera, in modo da creare le condizioni per la loro deposizione. Il processo impiega un precursore liquido, detto diamantoide e coperto da segreto industriale, che viene vaporizzato prima di entrare in camera; questo precursore è la chiave per realizzare uno strato esterno che ha caratteristiche simili al diamante, in quanto contiene catene di idrocarburi in cui il carbonio forma legami caratteristici per l’appunto del diamante. Lo strato depositato è formato da un reticolo di carbonio e idrogeno, ha microstruttura amorfa, è chimicamente inerte e molto duro, mentre il substrato in acciaio ha microstruttura cristallina, è chimicamente reattivo e relativamente

Sul fodero sono presenti i 5 fori filettati che permettono l’applicazione di una slitta Weaver e il successivo montaggio di un dispositivo ottico di puntamento

La finitura Best si presenta perfettamente lucida, di un nero totale confermato dallo spettrofotometro. Il trattamento è riservato a canna, fodero, otturatore con relativa manetta di armamento, grilletto e stelo del gruppo presa-gas

tenero. Il rivestimento applicato direttamente sull’acciaio ha dunque una bassa adesione, a causa della scarsa affinità chimico-fisica col substrato: per questo motivo è necessario uno strato intermedio con caratteristiche che gradualmente si trasformano da metalliche a intermetalliche, simili alle proprietà di elevata durezza, tenacità, resistenza al calore, all’usura e alla corrosione che ha appunto il diamante. Oltre alla preparazione della base su cui applicare la finitura, risulta fondamentale ottimizzare il sistema di saldatura, non più la saldo-brasatura utilizzata negli anni scorsi ma una saldatura di ultima generazione al laser; i test hanno dimostrato che, in questo caso, è più probabile che sotto l’urto di un maglio ceda il componente meccanico (il tenone della canna, nella fattispecie sottoposta a test) piuttosto che la saldatura. Il processo - la cui spiegazione è complessa, come complessa è la tecnologia che vi ruota intorno - prevede che venga realizzato in condizioni che vanno tenute accuratamente sotto controllo. In azienda è stata quindi ricavata un’area chiusa, virtualmente asettica, all’interno della quale lavora personale altamente specializzato e appositamente formato. La sua complessità ha fatto sì che Benelli sia stata la prima azienda a dare seguito all’intuizione che sta alla sua base, fornendole quindi un vantaggio tecnologico sulla concorrenza che la dirigenza prevede non possa essere colmato prima di anni. Non è un segreto che il trattamento Best abbia riscosso interesse anche in altri settori - specialmente dello sport - dove potenzialmente potrebbe fare la differenza tra chi lo adotta e chi si

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BENELLI ENDURANCE BEST CAL. .30-06 SPRINGFIELD

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appoggia a tecnologie in voga fino a ieri ma, oggi, superate. Per inciso, si tratta di una tecnologia del tutto ecologica, in quanto non produce reflui né emissioni dannose per l’ambiente. Cosa che non guasta.

Le nuove caratteristiche Al di là delle specifiche teoriche, Best è un coating che fornisce eccellenti caratteristiche meccaniche di resistenza alla corrosione e all’abrasione ai componenti che subiscano il trattamento. Non è quindi un caso che sia stato sviluppato in un settore dove le sollecitazioni sono particolarmente elevate, come nel caso di quello armiero. A queste due caratteristiche se ne aggiunge una terza, la riduzione degli attriti delle parti in movimento, che ne ha suggerito l’applicazione ad alcuni componenti dinamici dell’arma. I test realizzati in Benelli hanno messo a confronto quattro trattamenti tipici delle armi contemporanee: la brunitura tradizionale, la finitura con film camo, il trattamento in Cerakote e la nuova tecnologia Best. In un primo test si è verificata la resistenza all’abrasione, estrema nel caso del Best e buona nel caso della finitura camo che, grazie al suo spessore, riesce a resistere all’asportazione causata dalle spazzole in acciaio impiegate per simulare un utilizzo intenso della parte trattata. Il secondo test - sempre secondo i dati rilasciati dal produttore - evidenziano come questo trattamento, sottoposto all’azione della nebbia salina, abbia una resistenza pari ad almeno 200 ore di esposizione. La classica brunitura, di contro, Il cappuccio godronato disposto in posizione anteriore all’astina ha lo scopo di mantenere l’assemblaggio del sistema; l’apice anteriore permette di procedere alla manutenzione ordinaria

Nell’acciaio trattato criogenicamente le dilatazioni conseguenti al calore da attrito e quelle derivanti dalla pressione sono contenute; ciò permette alla canna di vibrare e dilatarsi in maniera uniforme

Il mirino consente di effettuare regolazioni micrometriche in alzo e deriva per regolare il punto d’impatto

ha una resistenza di sole quattro ore. Il vantaggio del Best non cambia quando si sottopongono agli effetti dell’ambiente salino i componenti che abbiano subìto il trattamento abrasivo con le spazzole metalliche: in questo caso, dopo 10 ore il Best dimostra di non essere ancora stato attaccato dalla ruggine - confermando la sua persistenza - mentre il componente

brunito e sottoposto all’azione delle spazzole, dopo un’ora ha già subìto i primi effetti aggressivi dell’ambiente ostile. Tutto questo in pochi micron di spessore.

Il Best in pratica Il trattamento è stato applicato alla canna - forse la parte più soggetta alle sollecitazioni e ai fenomeni di usura - nonché alle negligenze del cacciatore, che spesso ne trascura la manutenzione - e al fodero ad essa solidale, all’otturatore che in questo scorre, allo stelo del meccanismo della presa-gas (componente quanto mai soggetto ai fenomeni corrosivi attivati dai gas spillati dalla canna per attivare la ripetizione) e a due componenti trattati solo per conformità estetica e cromatica: grilletto e manetta d’armamento. Il trattamento applicato a otturatore e fodero aumenta la velocità di ripetizione, oltre che la precisione dei cicli di funzionamento. Un giro di parole per dire che l’af-

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Il calcio ComforTech, grazie all’operatività integrata di 12 inserti assorbenti, del calciolo e del nasello favorisce l’assorbimento del rinculo

Il gruppo presa-gas smontato mette in evidenza lo stelo su cui insiste tutto il sistema. Trattato con la tecnologia Best, garantisce una resistenza alla corrosione migliorata

fidabilità del sistema risulta esaltata dalla tecnologia Best. Notevole risulta anche la finitura cromatica, di un nero assoluto che non ha uguali tra i trattamenti superficiali finora conosciuti. L’arma viene proposta per ora in un allestimento total black in abbinamento al calcio in tecnopolimero ComforTech già conosciuto dagli appassionati del marchio, che lo impiega su diversi allestimenti di tutta la sua gamma. Rispetto ai più recenti modelli Argo - che restano a catalogo - l’Endurance non presenta altre caratteristiche innovative. Nonostante la scomparsa del nome, la base meccanica su cui si sviluppa l’arma è la stessa. E non cambia neppure il look, perché ormai quello della semi-auto Benelli è uno standard di stile e funzionalità. Con l’Endurance, il produttore vuole rafforzare il concetto di assoluta affidabilità e, pertanto, le migliorie portate dal trattamento proprietario sono sì estetiche ma soprattutto funzionali. Endurance Best rappresenta un passaggio ulteriore, l’evoluzione naturale di un’arma che incamera tutti i progressi tecnologici messi a punto da chi porta nel proprio Dna un’attenzione alla tecnologia e all’innovazione ed è sempre teso al miglioramento. Non va dimenticato che già l’Argo E, attualmente in

produzione, è stato sottoposto a test particolarmente stringenti da parte di un ente certificatore terzo (il Banco nazionale di prova), passati a pieni voti. Il funzionamento dell’Endurance Best è quello evidenziato sciogliendo l’acronimo (Argo = Auto Regulating Gas Operated), con un gruppo presa di gas con pistone a corsa breve posto sotto alla canna in prossimità della camera di cartuccia. Tra i punti di forza dell’Endurance Best va annoverato il caricatore, peraltro già adottato sugli Argo di ultima generazione. Bifilare, con corpo in metallo, facilita l’inserimento delle munizioni così come l’alimentazione dell’arma. Viene fornito di serie nella variante da quattro colpi ma è disponibile in quelle da

due e, dove consentito o richiesto dalle normative nazionali, da 10 o fisso. L’arma viene fornita per ora nei due calibri più diffusi sul territorio nazionale per la caccia al cinghiale (.308 Winchester e .30-06 Springfield). L’alimentazione garantita dal nuovo caricatore, il ciclo migliorato grazie al trattamento Best applicato sull’otturatore e lo stelo della presa di gas migliorano l’affidabilità globale del sistema.

Calcio e canna Da non sottovalutare l’adozione del calcio ComforTech, dinamico e modulare. Modulare perché mediante l’applicazione di tre naselli di differente altezza e di altrettanti calcioli di diverso spessore consente di

UNA BREVE CRONISTORIA

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BENELLI ENDURANCE BEST CAL. .30-06 SPRINGFIELD lavorare su parametri significativi per il comfort di tiro e la personalizzazione dell’arma in funzione della propria corporatura. Dinamico perché l’azione combinata e integrata di più elementi è in grado di smorzare il rinculo prima che colpisca la spalla del cacciatore. A questo fine concorrono gli elastomeri inseriti nella pala (12 inserti a forma di boomerang ospitati da altrettante asole, che ne consentono la deformazione sotto il moto retrogrado impresso dal rinculo e l’istantaneo ritorno alla geometria iniziale) e il nasello. Al calciolo, in Technogel come gli altri componenti in elastomero, è demandata la dissipazione dell’energia residuale. Componente rilevante dell’arma è la canna, prodotta secondo la consolidata procedura criogenica. Nell’acciaio trattato criogenicamente le dilatazioni conseguenti al calore da attrito e quelle derivanti dalla pressione sono contenute; ciò permette alla canna di vibrare e dilatarsi in maniera uniforme al momento dello sparo con effetti benefici su precisione e durata della vita utile del componente, che risulta più resistente all’usura e meno attaccabile dai residui di combustione. La canna monta una bindella tradizionale in fibra di carbonio e un mirino regolabile sia in alzo sia in deriva mediante

Canna e fodero sono solidali, pertanto entrambi trattati con la tecnologia Best

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Il pacchetto di scatto, estraibile come da tradizione Benelli, è ben contenuto nella carcassa. Al test ha dimostrato un peso di sgancio di 2.605 grammi, consono a un’arma utilizzata per una caccia dinamica

due comandi micrometrici. Sul fodero sono presenti i fori filettati, coperti da appositi tappi in gomma morbida, per l’applicazione della slitta necessaria a chi desideri procedere con il montaggio di sistemi ottici di puntamento.

I dettagli Sulla carcassa è presente il nome dell’arma che, come scritto, perde il prefisso Argo. Il nuovo nome vuol met-

tere in evidenza da una parte la migliorata affidabilità, esaltata dalla parola Endurance, da un’altra la sua resistenza a prova di ogni sollecitazione, sottolineata dalla parola Best che già porta in sé un messaggio positivo. Il tutto è molto visibile ed evidenziato in bianco per dare piena percezione del modello. Nel complesso vengono mantenute le linee estetiche della Argo. Se la comparsa dell’Endurance Best può essere

Si avvantaggia del trattamento Best anche l’otturatore che, scorrendo all’interno del fodero ugualmente trattato, garantisce una maggior velocità nelle operazioni e una maggiore affidabilità

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

BENELLI ENDURANCE BEST CAL. .30-06 SPRINGFIELD

Per la prima volta Benelli fornisce la sua Endurance Best già montata, in una scatola in cartonato e racchiusa in un panno rosso che riporta il logo Benelli. Pur nella semplicità, la confezione presenta elementi di distinzione

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PREZZO

Produttore: Benelli Armi, tel. 0722 3071, www.benelli.it Modello: Endurance Best Tipo: carabina semiautomatica a sottrazione di gas Calibro: .30-06 Springfield (anche .308 Winchester) Lunghezza canna: 510 mm Organi di mira: bindella in

1.911 euro

carbonio e mirino regolabile Caricatore: 4 colpi Sicure: manuale a traversino, blocca lo scatto Materiali: acciaio, carcassa in ergal, calcio in polimero Finiture: brunitura e trattamento Best Peso: 3.250 g

interpretato come un ampliamento di piattaforma, è prevedibile in tempi brevi un ampliamento della gamma che, come tradizione, sarà declinata nelle varianti che contraddistinguono l’azienda e andranno a soddisfare il gusto e lo status dei diversi cacciatori. Per la prima volta, un’arma Benelli viene presentata già completamente montata all’acquirente. Il packaging, anch’esso rinnovato, appare ricercato e porta ben impresso il marchio, andando quindi a raccontare gli aspetti di eccellenza, innovazione, tecnologia, unicità, distin-

Note 1 Valore medio ricavato da cinque rilevazioni effettuate con Lyman Electronic Trigger Pull Gauge 2 La velocità media è stata ricavata da 10 letture effettuate con cronografo Steinert SuperChrono posizionato a tre metri dalla volata 3 La deviazione standard è un indice di dispersione, cioè una misuraindicativadiquantoivalori individuali possano differire dalla media 4 La rosata è calcolata misurando i centri dei due colpi più lontani sparando a 100 metri in appoggio su rest Champion Premium Shooting Rest

IL TEST A FUOCO Matricola arma: CB158265R19 Peso di sgancio1: 2.605 g

Condizioni del test Meteo: soleggiato Altitudine: 451 m slm Pressione atmosferica: 1.010 hPa Temperatura: 28° Umidità relativa: 75%

L’unica parte non trattata secondo la procedura Best risulta essere la carcassa, in ergal. In futuro è prevedibile che lo sviluppo tecnologico favorisca il trattamento anche di materiali differenti dall’acciaio

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BENELLI ENDURANCE BEST CAL. .30-06 SPRINGFIELD

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L’autore, Matteo Brogi, nel tunnel Benelli. Il test è stato effettuato a 50 metri in quanto l’arma montava unicamente le mire metalliche

Rosata ottenuta con la Benelli Endurance Best cal. .30-06 Springfield

Munizione 1 Produttore: Norma, www.norma-ammunition.com Distributore: Ruag Italia, 030 7282651, www.ruag.com Modello: JaktMatch Palla: 150 gr V0 dichiarata: 845 m/s V0 rilevata2: 796 m/s E0 dichiarata: 3.403 J E0 rilevata: 3.020 J Deviazione standard3: 4,32 Rosata4: 33 mm

Il nuovo macchinario sviluppato da Benelli per l’applicazione del trattamento Best. Necessita di un ambiente asettico e rappresenta un ottimo esempio di industria 4.0; la produzione è piuttosto complessa e si limita a 48 canne per ciascun turno di lavoro

zione e capacità del produttore. Al suo interno l’arma è contenuta in un panno protettivo rosso.

La prova di sparo Abbiamo provato l’Endurance Best con tre cariche commerciali differenti,

Munizione 2 Produttore: Federal, www.federalpremium.com Distributore: Bignami, 0471 803000, www.bignami.it Modello: Gold Metal Palla: Sierra MatchKing, 168 gr V0 dichiarata: 823 m/s V0 rilevata2: 773 m/s E0 dichiarata: 3.616 J E0 rilevata: 3.190 J Deviazione standard3: 8,81 Rosata4: 46 mm

comunque a destinazione venatoria. Il test di rosata risulta viziato dall’assenza di un’ottica di puntamento. Con le mire metalliche è evidente che la capacità soggettiva del tiratore prenda il sopravvento sulla potenzialità tecnica dell’arma. I risultati ottenuti danno comunque la sensazione che la precisione reale ottenibile dalla canna sia contenuta nel Moa. Il test di tiro ha previsto l’esplosione di una trentina di colpi alla distanza di 50 metri. Non si segnala nessuna esitazione nell’alimentazione. Mentre va segna-

Munizione 3 Produttore: Sako, www.sako.it Distributore: Beretta, tel. 030 83411, www.beretta.com Modello: PowerHead II Palla: Barnes Ttsx, 180 gr V0 dichiarata: 830 m/s V0 rilevata2: 756 m/s E0 dichiarata: 4.030 J E0 rilevata: 3.269 J Deviazione standard3: 8,99 Rosata4: 44 mm

lata, in positivo, l’ottima capacità di assorbire il rinculo da parte del sistema integrato contenuto nel calcio. Buono lo scatto, anche se un po’ lungo secondo le nostre preferenze. In termini di manutenzione, la finitura Best ha dimostrato una facilità di pulizia che non ha paragoni con altre superfici. Il differenziale rispetto ai prodotti Argo è funzionalmente consistente ma contenuto nel prezzo: con i 1.911 del valore di listino, l’Endurance Best rappresenta uno scatto evolutivo che vale la pena di considerare con occhio attento.

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

SULLA SCIA DEL MITO ITALIANO La Mc R9 di Girsan suscita un effetto di “dejà vu” in chi la guarda, e non a caso: a ispirare il progetto dell’azienda turca è stata la Beretta M9 nella sua penultima evoluzione prima della M9A3, la A1 che introduceva la slitta Picatinny sotto la canna. Sarà all’altezza del modello? di Gianluigi Guiotto

A

prendo la valigetta in cui è contenuta la Mc R9 abbiamo richiuso il coperchio e ricontrollato la sigla stampata su di esso: ok, è una grande “G”, che sta per Girsan, il produttore nato nel 1994 e che ha sede a Giresun sulla costa turca del Mar Nero. Il bisogno di una conferma nasce dalla notevole somiglianza della Mc R9 con una nostra vecchia conoscenza, la Beretta 98A1 che provammo a lungo qualche anno fa (vedi Armi Magazine, giugno 2011). Solo a uno sguardo più attento ci si rende conto che alcune differenze tra i due modelli ci sono e nascono dalle diverse età dei due modelli: l’italiana ha 13 anni sulle spalle (Beretta lanciò la 98A1 nel 2006 e ha rin-

novato a fondo il modello 92 con la M9A3), mentre la Girsan ha subito un restyling lo scorso anno.

Novità del modello 2019 La Girsan Mc R9 è venduta in una valigetta di plastica di colore nero, imbottita in gommapiuma a cuspidi che contiene anche un caricatore di scorta, manuale d’istruzioni, boccettino di plastica contenente olio per armi, uno scovolo di bronzo fosfatato, uno in crine sintetico e una bacchetta di plastica con intaglio per le pezzuole. L’azienda turca ha apportato alcune modifiche interessanti al suo modello. È stato rivisto il fusto in lega leggera che ora presenta un

ponticello squadrato e una slitta Picatinny per il montaggio di accessori: a differenza di Beretta, la slitta è più lunga visto che presenta tre slot invece di due. Anche il carrello è ora di tipo Brigadier, nel senso che presenta un rinforzo nell’area delle fresature che ospitano il blocchetto oscillante; il carrello rinforzato fu introdotto per le rotture intervenute in seguito all’utilizzo di munizioni potenziate. Anche il cane è stato modificato: ora si presenta alleggerito da un foro circolare passante e una elegante fresatura sul corpo.

Funzionamento rodato La Girsan Mc R9 è un’arma semiautomatica che sfrutta direttamente i gas di combustione con un sistema di ritardo di apertura a corto rinculo di canna. Il sistema di chiusura è stabile grazie ad appositi organi di bloccaggio. L’arma ha un sistema di scatto a doppia azione e un’alimentazione con caricatore bifilare da 15 cartucce, più una in canna e spara a otturatore

La tacca di mira della Girsan è ottima per uso operativo ma è funzionale anche al tiro lento mirato. I pallini bianchi di riferimento non disturbano la mira con luce diurna, mentre il rapporto prospettico col mirino è indovinato. Davanti alla tacca di mira si vede il chiavistello della sicura al percussore che lavora a cielo aperto

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GIRSAN MC R9 CAL. 9X21 IMI

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

La Girsan Mc R9 riprende linee e funzionamento della Beretta 98A1 con alcune differenze come la presenza degli intagli di presa anteriori

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Il carrello presenta dei punti rinforzati in prossimità dei punti di fissaggio del blocchetto oscillante. Le leve della sicura manuale, a destra e sinistra, non sono ingombranti e sporgono di poco dalla sagoma dell’arma. L’unghia estrattrice è laccata in rosso per renderne più evidente lo spostamento verso l’esterno con un colpo in canna

chiuso. Quando l’arma spara, i gas di combustione prodotti dalla deflagrazione della carica di lancio spingono il proiettile in avanti, facendolo fuoruscire dalla canna e, contemporaneamente, spingono all’indietro il bossolo che fa arretrare il gruppo canna-culatta-otturatore. Dopo un moto

retrogrado di ampiezza variabile fra i 4 e 7 mm, il piolo posizionato al centro del blocchetto oscillante di chiusura preme contro la traversa del castello e viene spinto all’indietro facendolo ruotare verso il basso, disimpegnando la canna dalla culatta e bloccandola, mentre il carrello, libero, pro-

segue la sua corsa. In questo movimento l’arretramento del carrello comprime la molla di recupero, estrae ed espelle il bossolo spento, spinge e far ruotare il cane verso il basso armandolo nella posizione di singola azione. Raggiunto il fine corsa ed esaurita l’energia di rinculo, il carrello viene

Le guancette in plastica nera sono fissate da due viti; particolari le texture a cuspidi sulla faccia anteriore e su quella posteriore: differiscono da quelle della pistola italiana cui si è ispirata la Girsan

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GIRSAN MC R9 CAL. 9X21 IMI

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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richiamato in avanti dalla spinta della molla di recupero. Tornando in chiusura, il carrello sfila la cartuccia posta alla sommità del caricatore e la spinge nella camera di scoppio; il blocchetto oscillante, impegnato dai piani inclinati ricavati sul castello, risale bloccando la canna negli appositi recessi del carrello. Dopo avere sparato l’ultimo colpo, il carrello si blocca in posizione d’apertura per l’inserimento della parte superiore dell’apposita leva dell’hold open spinta verso l’alto dalla soletta elevatrice del caricatore.

Congegni di mira Gli organi di puntamento sono costituiti dal mirino (ricavato direttamente sul carrello) e dalla tacca di mira fissa, montata in un incastro a coda di rondine. Il carrello tipo aperto è uno dei punti di forza di quest’arma: oltre al peso ridotto, da cui consegue una minore inerzia, infatti, consente di verificare facilmente se l’arma ha la cartuccia camerata, in qualunque situazione e con estrema semplicità.

Quattro sicure Della pistola italiana, la McR9 riprende anche il completo sistema di sicure. Sono quattro: la prima garantisce da spari accidentali mediante un chiavistello prismatico che lavora a cielo aperto e che viene sollevato completamente (liberando così il percussore) solo quando il grilletto arriva in prossimità del fondo corsa. Se la pistola cade a cane armato, il percussore è e resta bloccato e l’arma non spara. Il chiavistello di blocco del percussore non è prismatico per caso, né è casuale il fatto che lavori a cielo aperto. Essendo prismatico e non cilindrico non tende ad “avvitarsi” mentre viene

Il caricatore tiene 15 colpi, ha 14 finestrelle circolari per indicare il livello di riempimento, è robusto e ben fatto e contribuisce all’eccellente affidabilità della pistola. Non a caso il fabbricante è italiano: è la MecGar di Gardone Val Trompia

Una delle novità del modello 2019 è il cane alleggerito, sia nella testa da un foro circolare sia nel corpo che risulta fresato al suo interno

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ARMI CORTE

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spinto verso l’alto (aumenterebbe in tal modo la forza necessaria per sollevarlo e verrebbero introdotti dei “grattamenti”), e, lavorando a cielo aperto, è visibile: ciò permette al tiratore di sapere sempre se la sicura al percussore è attiva o ha dei problemi di funzionamento. Seconda sicura: un dente supplementare sul cane, in caso di sgancio accidentale, lo blocca in una posizione intermedia, la cosiddetta “sicura di monta”. C’è poi la sicurezza automatica contro una prematura apertura dell’otturatore: è data dal vincolo del blocchetto di chiusura che libera la canna solo dopo la fuoriuscita del proiettile dalla volata dell’arma, quando le pressioni non sono più pericolose; la sicurezza automatica contro uno sparo prematuro, grazie a un disconnettore di scatto, interrompe la catena fino a quando l’otturatore non è perfettamente chiuso. Infine, la sicura ordinaria con leveraggio ambidestro; quando è azionata svolge contemporaneamente queste azioni: rotazione della parte posteriore del percussore, che è così sottratto all’azione del cane; disarmo automatico del cane che si abbatte senza muovere la sicura automatica al percussore che rimane fisicamente bloccato; interruzione della catena di scatto (grilletto che ha la corsa a vuoto). La sicura manuale sfrutta un percussore che è diviso in due pezzi: il percussore vero e proprio e un impulsore alloggiato nel barilotto della sicura (posto nella parte posteriore del carrello) che trasmette al percussore l’impulso ricevuto dal cane. Quando la sicura manuale è inserita, l’impulsore ruota

L’autore dell’articolo al poligono Tsn di Galliate mentre prova la Girsan Mc R9 cal. 9x21 Imi

col barilotto e viene quindi a mancare qualsiasi collegamento tra il percussore e il cane; questo, quando cade, va a battere sulla faccia posteriore del carrello e viene disarmato (attraverso un sistema di leveraggi nel fusto) dalla rotazione del barilotto della sicura. A sicura inserita abbiamo quindi il cane abbassato (che non può essere armato) e la catena di scatto in folle perché la barra di trasmissione non può agganciare il cane.

La prova a fuoco Abbiamo provato la Girsan al Tsn di Galliate impiegando munizioni commerciali di Fiocchi, Geco e Sellier&Bellot, tutte con palla blindata da 124 grani (123 per Fiocchi), con bersagli standard, dimensioni 20×20 cm con il centro arancione alle distanze di 10 metri, alternando tiro mirato a tiro rapido. L’arma ha funzionato perfettamente: solo nei primi 30 colpi, a caricatore vuoto, il carrello non restava aperto, ma il proble-

Nel barilotto della sicura trova posto un impulsore che trasmette al percussore l’impulso ricevuto dal cane. A sicura inserita il barilotto è ruotato e l’impulsore, che ruota col barilotto, viene sottratto alla faccia del cane: questo, quando si abbatte, termina la sua corsa contro il carrello

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GIRSAN MC R9 CAL. 9X21 IMI

IL TEST Peso di sgancio (media di 5 misurazioni) Singola azione: 1.118 g Doppia azione: 3.479 g

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Munizione 2 Geco Palla Fmj da 124 grani V0: 323 m/s E0: 417 J Rosata di cinque colpi: 25x95 mm

Munizione 1 Fiocchi Palla Fmj da 123 grani V0: 338 m/s E0: 457 J Rosata di cinque colpi: 28x32 mm

ma è sparito una volta finito il “rodaggio” dell’arma. Abbiamo apprezzato i congegni di mira con una finestratura un po’ ampia, lo scatto sia in singola sia in doppia perfettamente gestibile con la trazione adatta a

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

Munizione 3 Sellier&Bellot Palla Fmj da 124 grani V0: 336 m/s E0: 451 J Rosata di cinque colpi: 31x46 mm

un’arma da difesa, percussione centrata e marcata, estrazione precisa e potente che proietta i bossoli spenti un paio di metri a destra delle spalle del tiratore, in modo regolare e costante. A sorprendere, poi, è la

rapidità con cui si entra in confidenza con quest’arma, centrando rosate soddisfacenti fin dall’inizio. A proposito dello scatto: è più che buono per il tipo d’arma. Lo scatto in singola

La Picatinny Rail integrale col dust cover costituisce un’altra delle novità della versione 2019 della pistola di Girsan. Con questo accessorio, che serve per il montaggio di torce o designatori laser, la Mc R9 vede rimarcata la destinazione d’uso come pistola da fondina esterna o “da cassetto”, per la difesa domestica

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

La Girsan Mc R9 nello smontaggio da campo che si effettua ruotando la leva posta davanti all’hold open dopo aver premuto il pulsante di sblocco sul lato destro L’asta guidamolla è in acciaio L’espulsore è a sinistra del cane mentre sulla destra dello stesso troviamo la sua leva di disarmo (a sicura inserita) e la leva di sollevamento della sicura al percussore

azione è decisamente pulito per una pistola che vanta origini militari, ha una precorsa di diversi millimetri ed è ben prevedibile. Passando alla misurazione, sulla media di cinque pesate, abbiamo rilevato un carico complessivo pari a

1.118 grammi. La doppia azione è abbastanza omogenea e fluida e si avverte un progressivo (ma modesto) aumento del carico, che cresce fino a quando si ha lo sgancio dei piani di contrasto e la caduta del cane, con un peso di 3.479

grammi. Anche la doppia azione è ben prevedibile ma la transizione tra doppia e singola non è delle più facili e richiede un certo allenamento. Il grilletto è raggiungibile facilmente ed agevolmente anche da parte di chi ha mani medio

Il cuore del funzionamento è il blocchetto oscillante; la lavorazione della canna, brunitura compresa, è ben realizzata

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GIRSAN MC R9 CAL. 9X21 IMI

¤

PREZZO

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GIRSAN MC R9 CAL. 9X21 IMI

659 euro

Caratteristica mai vista su una 92: gli intagli di presa sono posti anche anteriormente; sopra la leva di smontaggio si vede l’“onda” che indica il rafforzamento del carrello

Produttore: Girsan, Turchia, www.girsan.com Distributore: Tfc, Villa Carcina (BS), tel. 030 898.38.72, www.tfc.it Modello: Mc R9 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9x21 Imi Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo di canna con blocchetto oscillante Alimentazione: mediante caricatore bifilare ad

andamento alternato, con presentazione singola della cartuccia Numero colpi: 15+1 Scatto: singola e doppia azione Percussione: mediante cane esterno e percussore inerziale Sicura: manuale ambidestra, con leva rigata antiscivolo con funzione abbatticane; mezza monta al cane; blocco automatico al percussore Canna: 125 mm con rigatura destrorsa a sei righe

piccole, utenza che ha ispirato l’impugnatura della Beretta M9A3, più dritta e sottile (in stile Colt 1911, per intenderci). Certo, l’impugnatura non è la più asciutta tra quelle delle bifilari, ma si adatta bene alla maggioranza degli utenti, con la sicura (che ha il comando duplicato sui

Mire: tacca di mira, fissa, e mirino sono inseriti in incastri a coda di rondine; le mire hanno riferimenti bianchi per il tiro in condizioni di luce scarsa Lunghezza totale: 220 mm Altezza: 137 mm Spessore: 30 mm Linea di mira: 155 mm Peso: 964 g (scarica) Materiali: fusto in lega, canna e carrello in acciaio inox, guancette in plastica nera zigrinate

due lati del carrello) ben raggiungibile da parte di chiunque e lo slide-stop perfino troppo a portata di mano, tanto che chi non ha consuetudine con la pistola può tendere inavvertitamente a toccare o premere lo slide-stop, provocando mancate aperture del carrello dopo l’ultimo

Il pulsante di sgancio caricatore è reversibile sul lato destro: caratteristica utile per i tiratori mancini

colpo. Per chi ha le dita corte, l’unico comando che richiede un minimo riassetto della mano è quello dello sgancio caricatore, ma non è un grande problema visto che, essendo lo sgancio caricatore invertibile, se proprio si vuole, è possibile sganciare il caricatore utilizzando l’indice senza variare assetto. La transizione doppia-singola richiede un certo allenamento e la velocità di ritorno del grilletto non è quella che vogliono i tiratori “dinamici”, ma la pistola deve essere considerata come pensata per un preciso ambito funzionale e come arma “militare” va benissimo così com’è. Un’ultima nota: può accadere che arretrando il carrello utilizzando l’appoggio offerto dalle leve della sicura si finisca con l’abbassarle, inserendo la sicura stessa. Il possibile inconveniente è stato risolto da Beretta con l’introduzione della M9A3 che presenta le due leve leggermente rivolte verso l’alto quando sono in posizione di sparo. Sarà questo il prossimo step evolutivo della Girsan?

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

LA DEA LUSSUOSA Dire Dea e dire Fausti è un tutt’uno: vi proponiamo il test della doppietta nella versione Luxury, tartarugata e argento vecchio di Simone Bertini

E

ssere in Fausti e parlare delle doppiette della serie Dea è un po’ come ricordare la primogenitura di un qualche cosa che ha lasciato un’impronta, un solco. Certo, se andiamo a vedere i fucili prodotti dalla storica Casa di Marcheno, gestita in modo esemplare dalle sorelle Fausti, troveremo macchinari modernissimi, un’azienda che racchiude in se stessa il concetto di attuale pur rimanendo nel solco della tradizione, fucili per ogni gusto

e genere... ma la doppietta della serie Dea è di più, è la storia recente Fausti. Proprio con la serie Dea, declinata in innumerevoli versioni, Fausti è riuscita nell’intento di riavvicinare il cacciatore a una caccia dal sapore antico, una forma di prelievo venatorio dove il contatto fra animale e uomo – che avviene per mezzo del fucile e delle cartucce – è volutamente non esasperato. La doppietta è il fucile con cui anche chi non conosce la caccia e il suo mondo iden-

tifica il cacciatore; sembrava messa definitivamente nel dimenticatoio, almeno sino a quando alcune ditte coraggiose (Fausti in primis) hanno raccolto la sfida e si sono proposte sul mercato con i loro modelli. Fucili fini, eleganti, impreziositi da un’estetica non comune e perfettamente idonei alla pratica venatoria, in virtù di moderne doti

I due fucili Fausti oggetto della prova; entrambi fanno parte della nuova serie Dea Luxury e sono il calibro 28 nella versione con bascula tartarugata e il calibro .410 nella versione con bascula argento vecchio Il petto di bascula riprende il tratto incisorio già descritto sui fianchi, ma con l’aggiunta dello stemma Fausti che troneggia al centro, su uno sfondo di oro. Anche il nome del modello è riportato in oro

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FAUSTI DEA LUXURY CAL. 28 E CAL. .410

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

tecnico/balistiche, di equilibrio e di maneggevolezza. In quest’ottica siamo oggigiorno a provare una nuova linea di fucili giustapposti, denominata Dea Luxury.

perfettamente incassate nel legno (a indicare un’accuratezza costruttiva e di finitura manuale molto accentuata). Per quanto riguarda le incisioni, sempre manuali e firmate dal maestro (nei fucili in questione, il maestro Muffolini) nei pressi del ponticello, possiamo osservare un bordino (greca) che contorna l’ovale delle cartelle, con al centro un disegno più elaborato, floreale con volute. Il nome Fausti compare in basso, ben evidente, su entrambi i lati. Il petto di bascula presenta un’incisione analoga, ma con la differenza che al centro del petto

Primo contatto con il fucile In realtà dovremmo parlare di due fucili, perché due sono gli esemplari in prova; uno con bascula tartarugata e uno con bascula dalla finitura argento vecchio. Ma sono lo stesso fucile, estetica a parte. La bascula è una Round Body, e si apprezza tenendola in mano; incredibilmente compatta, sembra

un giocattolino, che giocattolino non è. Davanti a noi ci sono un calibro 28 (versione tartarugata) e un calibro .410 (versione argento vecchio); la scelta non è stata casuale, in quanto Fausti da decenni si è specializzata nei piccoli calibri, andando a ottimizzare la sua produzione in una nicchia di mercato che ha rapidamente trovato i suoi estimatori (e anche qualche detrattore, per la verità). La linea della doppietta viene esaltata dall’adozione di un calibro minuto quale il 28 o il .410; entrambe le doppiette posseggono cartelle laterali,

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Sulla Dea Luxury, l’incisione (eseguita manualmente e firmata dal maestro incisore accanto al ponticello) è semplice ma elegante. Un leggero bordino che contorna la bascula Round Body e un decoro floreale con festoni: naturalmente l’incisione appare più visibile sulla versione con bascula argento vecchio, per ovvii motivi

troneggia (è proprio il caso di dirlo) lo stemma Fausti, circondato da un riporto in oro che lo esalta e lo valorizza. Verso la parte anteriore del petto di bascula notiamo il ramponcino anteriore della duplice Purdey, parzialmente passante e brunito. Come sopra ricordato, la Dea Luxury esiste anche nella versione tartarugata; innanzitutto va precisato che la tartarugatura è fatta come una volta, definita “Bone and Charcoal” (ossa e carbone), secondo le migliori tradizioni armiere. I colori e le nuance che si possono ammirare dipendono in gran parte dalla luce incidente; riflessi e sfumature che virano dal giallo all’azzurro, passando per il blu scuro e per il rosso. Davvero bella e ricordiamo che un tempo la tartarugatura era sinonimo di fucile fine, quindi non andiamo mica tanto lontano... Naturalmente c’è un piccolo rovescio della medaglia; con la tartarugatura si perdono un poco quei dettagli incisori che il maestro aveva apportato, tanto che (forse) sarebbe stato più opportuno lasciare la bascula scevra da incisioni. Ma si sa, i clienti vogliono le incisioni, e allora... ci sono! In compenso, la

versione tartarugata ha i nomi riportati in oro, quindi perfettamente leggibili (“Fausti”, “Dea Luxury”).

L’estetica Bella la forma del ponticello, un classico ovale che fa sempre la sua degna figura in un giustapposto; lo spazio per il dito che aziona il grilletto (se è un monogrilletto, altrimenti i grilletti, se optate per un altret-

tanto classico bigrillo) è notevole e la pala si raggiuge bene con la falange. La faccia ventrale dello stesso è lasciata liscia, con il solo bordino che la contorna; elegante la guardia lunga che si prolunga sull’impugnatura all’inglese, anch’essa sinonimo di arma di pregio. I fucili in prova disponevano di un monogrilletto non selettivo. Per quanto riguarda la zona della codetta di bascula, apprezziamo un comando poco più picco-

In compenso, la versione con bascula tartarugata è di un’eleganza senza tempo; inoltre siamo in presenza di una tartarugatura vera, ancora eseguita con ossa e carbone, non ottenuta con processi elettrochimici. Splendide le nuance che la luce incidente sulla bascula è in grado di determinare

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FAUSTI DEA LUXURY CAL. 28 E CAL. .410

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

Il legno di noce che equipaggia la Dea Luxury è di grado molto elevato (Fausti lo definisce 4A) e finito ad olio; le venature sono calde e piacevoli. La forma della calciatura è a scelta del cliente ma, su una doppietta elegante, l’impugnatura all’inglese è quasi d’obbligo

Dettaglio dell’incisione sul petto di bascula; la finitura della parte è eccellente e nobilita l’arma. Nella parte craniale della bascula osserviamo il ramponcino anteriore della duplice Purdey di chiusura, parzialmente passante il fondo

lo della codetta stessa, che presenta un rilievo al centro zigrinato, per un corretto azionamento da parte del pollice; inserendo la sicura compare una “S” dorata, sia nell’esemplare con finitura argento vecchio, sia in quello con bascula tartarugata. La chiave di apertura, liscia nella sua porzione superiore, possiede una palmetta zigrinata da entrambi i lati per l’apertura del basculante; il comando è ben fatto, ma anche liscio avrebbe trovato degna collocazione. Questione di gusti personali, ovviamente. La zona dei seni è invece uno dei punti del fucile sui quali lo sguardo si è più soffermato; saggia l’idea di lasciare tirata a specchio la coppetta, liberando lo sguardo da elaborate soluzioni. Né credo che sia una possibile fonte di riflessi...

La calciatura Dicevamo della calciatura: Fausti definisce il legno di noce in classe “4A”, che corrisponde a un legno altamente selezionato

e riccamente venato. Pur con le inevitabili differenze che possono accompagnare le singole armi, siamo in presenza di un’essenza molto bella, finita ad olio, che certamente nobilita l’arma e corrisponde a quello che un cliente si attende acquistando un fucile che si chiama Dea Luxury. Premesso che il

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Il ponticello è un classico ovale, con ampio spazio a disposizione per operare anche con mani guantate durante il periodo invernale; nessuna scusa è più valida per non uscire a caccia con il freddo e il brutto tempo oramai

cliente può personalizzare a piacere l’arma, dalle misure del calcio alla scelta della forma o del monogrillo/bigrillo o delle strozzature, su queste doppiette il calcio all’inglese è perfetto. L’impugnatura, con zigrino eseguito manualmente a passo fine (circa 1 mm) è sottile e l’imbracciata avvieSulla codetta di bascula il comando della sicura è ben realizzato; di minute dimensioni, quando azionato lascia in evidenza una “S” dorata che sta a significare l’inserimento della sicura. La palmetta della chiave di apertura è zigrinata per un miglior appoggio della falange del pollice

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ARMI LUNGHE

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ne con naturalezza. I due esemplari in prova disponevano poi di un’astina a mezza coda di castoro, soluzione che preserva la mano debole dal calore delle canne quando queste sono roventi per via delle fucilate esplose. Una situazione che – fatta eccezione per i drive – ben difficilmente si potrà verificare; in compenso la presa è salda. Lo sgancio dell’astina avviene tramite un classico meccanismo a pompa situato all’apice della stessa e azionabile grazie a un piccolo pulsante zigrinato; elegante e raffinata la goccia di metallo incastonata nell’astina, così come si nota la cura nell’incassatura del bocchetto. Il calciolo è in gomma piena da circa 15 mm di spessore; personalmente consiglio l’adozione di un più “nobile” calciolo in gomma color corallo che fa tanto “inglese”. La Lop standard (modificabile a seconda delle misure antropometriche del cliente) è di 370 mm.

Un dettaglio dell’impugnatura all’inglese, con lo zigrino eseguito manualmente con passo fine di circa 1 mm; la guardia è lunga e si prolunga sulla pala del calcio, contribuendo alla linea snella e filante dell’arma

Canne e meccanica Le canne sono montate su un monobloc, di cui è visibile il sottile cordoncino di saldatura; sempre a titolo personale, vedrei bene l’adozione di canne integrali, con il piano dei ramponi saldato ai tubi. Non si tratterebbe (ovviamente) di un vero demibloc, ma accrescerebbe ulteriormente l’appeal della Dea Luxury. Le canne, realizzate in acciaio speciale, vengono accuratamente pulite a mano prima della brunitura; grazie a questo accorgimento, la stessa brunitura appare densa, uniforme e brillante. Seguendo una tradizione consolidata in Fausti, anche la Dea Luxury può essere

costruita in tutti i calibri a partire dal 16 (pure nel calibro 32), con camera di scoppio da 70 mm o magnum (76 mm) e munita di canne di varie lunghezze; 60, 63, 65, 67,5, 71

L’astina, a mezza coda di castoro (ma può anche essere all’inglese) si sgancia dalle canne per la manutenzione ordinaria tramite un piccolo pulsante a pompa situato all’apice della stessa e zigrinato per una presa sicura; splendido il bocchetto inciso e anche la goccia metallica annegata nella componente lignea (parzialmente visibile nella foto). Di elevato livello l’incassatura e l’unione fra il legno e il metallo

Gli esemplari in prova erano dotati di un semplice calciolo in gomma piena da circa 15 mm di spessore; anche in questo caso, il grado di personalizzazione è elevato e il cliente può scegliere il calciolo che più gli aggrada

Le canne sono accoppiate al monobloc in modo tradizionale; da segnalare che Fausti ha sviluppato un’esperienza invidiabile nella balistica delle canne, specialmente nei piccoli calibri. Numerosi cacciatori riferiscono di un risultato sul campo apprezzabile e costante, cosa che ha contribuito al successo della Casa di Marcheno

(esemplari in prova), 73 e 76 cm: una scelta ampia e in grado di soddisfare i bisogni dei vari utilizzatori e della loro caccia preferita. La bindella superiore, saldata a Castolin e rabescata anti riflesso, da 6 mm per il calibro 28 e da circa 9 mm per il calibro .410, è piana e corre fra le canne sino a presentare in volata un mirino terminale sferico in ottone, soluzione quanto mai classica per una doppietta. C’è chi preferisce l’adozione di una bindella piana, chi preferisce una bindella concava, più sottile: è difficile accontentare tutti. A livello di puntamento una bindella piana è più immediata, a livello di estetica una bindella concava è più snella e filante. La foratura delle canne è di 14,0 mm in anima per entrambi i tubi nel calibro 28 e di 10,4 mm per il calibro .410. Caratteristica

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FAUSTI DEA LUXURY CAL. 28 E CAL. .410

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La Dea Luxury in apertura, nei due modelli in prova; l’estrazione è automatica e funziona in modo impeccabile

la scritta “FAUSTI – ITALY” rimessa in oro sulla seconda canna, vicino ai seni di bascula; un’attribuzione di identità ben precisa e visibile, ma non ostentativa. Potremmo definirla un lusso che non vuole apparire sfrontato... Il peso delle canne è di 0,980 kg nel calibro 28 e di 1,140 kg nel calibro .410. Le strozzature sono fisse (3/1), ma il cliente, in fase di ordine della Dea Luxury, può richiedere l’adozione di tubi muniti di strozzatori intercambiabili o scegliere un’altra coppia di strozzature. Quale la scelta migliore? Ancora una volta la risposta esatta... semplicemente non esiste: personalmente sono più che soddisfatto nel disporre di una coppia di strozzature fisse (quattro/ due stelle o la più classica tre/una stella, dipende dall’utilizzo dell’arma), ma altri non la pensano come me e vogliono poter disporre di una scelta più ampia. De gustibus. Passando alle chiusure dell’arma, su una doppietta è lecito aspettarsi di trovare una duplice Purdey, con il ramponcino anteriore parzialmente passante il fondo di bascula; una soluzione piuttosto classica per una doppietta box-lock e – soprattutto – una

garanzia assoluta di affidabilità e durata nel tempo. Garanzia che viene fornita anche dai materiali che sono impiegati nella costruzione della Dea Luxury: nessuna componente micro fusa, soltanto pezzi ottenuti dal pieno tramite centri di lavoro di ultima generazione, capaci di garantire una precisione elevatissima. A cui si aggiungono - ovviamente - i rigorosi controlli di qualità che caratterizzano una

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fabbrica moderna come la Fausti. Gli estrattori automatici della Dea Luxury sono del tipo anti-rotante e funzionano decisamente bene: il particolare, che spesso viene letto con superficialità, in realtà non è così scontato (specialmente nei piccoli calibri) dove non è facile far coincidere le esigenze di estrazione con un bossolo di dimensioni ridotte e – nel caso del .410 – pure molto lungo. Chi lo desidera, può richiedere l’estrazione manuale dei bossoli spenti, soluzione che ha sempre un gran fascino sulla doppietta. Il meccanismo di sparo è affidato a robuste molle a “V” e ai cani con il percussore integrato, cosa che permette l’adozione di scatti secchi e precisi. A nota di corredo, il peso dello scatto della prima canna si aggira sui 2,2 kg, mentre il peso della seconda canna sui 2,4 kg. Una piccola riflessione va fatta anche sul peso dell’arma: il calibro 28 fa fermare l’ago della bilancia (nella configurazione della prova, perché poi al variare della lunghezza di canna il peso cambia) sui 2,4 kg, mentre il calibro .410 a 2,5 kg. Sono valori bassi in senso assoluto, ma non i più bassi possibili/ottenibili. Fausti però non vuole ottenere valori record per quanto riguarda il peso, a scapito magari di una non perfetta gestibilità dell’arma dopo lo sparo del primo colpo; preferisce lasciare un paio di etti in più ad un peso complessivamente comunque molto basso e assicurare un ritorno in mira fulmineo e una “scalciata” minore dell’arma contro la spalla/zigomo del cacciatore. Il ragionamento è assolutamente sensato, ancor più considerando l’enorme progresso e disponibilità in fatto di munizioni, sia per il calibro 28, sia per il calibro .410, dove si può passare da una “cartuccina” a una vera e propria piccola bomba (se rapportata al proprio calibro). In ogni

In entrambi i calibri la bindella è piana (con larghezze differenti; 6 mm nel calibro 28 e circa 9 mm nel calibro .410) e facilita la messa in mira della Dea Luxury; a livello di estetica forse sarebbe stata più indicata una bindella concava, ma la funzionalità è garantita. Il mirino terminale è un classico mirino sferico in ottone, come si conviene a una doppietta

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ARMI LUNGHE

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La Dea Luxury (qui raffigurata nel calibro 16), nella versione con bascula finita argento vecchio

La Dea Luxury (qui raffigurata nel calibro 16), nella versione con bascula tartarugata Bone and Charcoal: ampia la scelta di canne di cui la doppietta può essere dotata

Produttore: Fausti Stefano, tel. 030 8960217, www.faustistefanoarms.com Modello: Dea Luxury Calibro: 28 e .410 (36 magnum); disponibile in tutti i calibri a partire dal calibro 16 Camera di cartuccia: 70 mm (cal. 28), 76 mm (cal. 410) Tipologia d’arma: fucile da caccia a canne giustapposte Sistema di chiusura: Duplice Purdey Bascula: in acciaio trilegato, di dimensioni proporzionate al

calibro, temprata e cementata, Round Body Finitura/incisione: bordini di decorazione e festoni floreali; stemma Fausti su fondo oro sul petto di bascula. Disponibile sia nella versione argento vecchio che in quella tartarugata; incisioni firmate dai maestri incisori Canne: in acciaio trilegato Lunghezza canna: 71 cm (esemplari in prova); disponibili altre lunghezze di canna Strozzature: tre e una stella

(cal. 28 e cal. 410); disponibili altri valori o l’adozione di strozzatori intercambiabili Estrazione: automatica con estrattori dotati di gambo antirotante autoguidato Bindella: piana, rabescata antiriflesso, da 6 mm per il calibro 28 e da 9 mm per il calibro .410 Grilletto: monogrilletto non selettivo Mirino: sferico, in ottone Sicura: cursore a slitta sulla codetta di bascula

Calciatura: all’inglese, in noce selezionato (grado 4A), finito ad olio; astina a mezza coda di castoro, calciolo in gomma piena da 15 mm. Zigrino eseguito manualmente a passo fine su astina e impugnatura. Impugnatura, calciolo e misure personalizzabili dal cliente Peso (appross.): 2,4 (calibro 28) e 2,5 kg circa (calibro .410) a seconda della densità dei legni e della lunghezza delle canne

caso, due valori che non lasciano adito a nessuna giustificazione per quanto riguarda un porto agevole della Dea Luxury anche per l’intera giornata venatoria.

La prova pratica È stata realizzata nel tunnel interno all’azienda utilizzando la Dea Luxury calibro .410 (uno dei calibri maggiormente richiesti), dove abbiamo sparato qualche colpo e dove è stato possibile maneggiare agevolmente il fucile; ottima l’impressione che deriva dal brandeggio, così come la facilità di messa in mira. Abbiamo sparato a 26 e a 30 metri con le strozzature dell’arma (tre e una stella), con cartucce Fiocchi F410 caricate con 19 grammi di piombo numero 7 e ½; i risultati sono allegati in foto e testimoniano l’esperienza

I due fucili adagiati all’interno della lussuosa valigetta Vl 400 della Negrini, che completa la dotazione dell’arma; un giusto complemento per un fucile raffinato

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FAUSTI DEA LUXURY CAL. 28 E CAL. .410

¤

PREZZO

10.126 euro (versione tartarugata); 8.906 euro (versione argento vecchio)

Prova di rosata del calibro .410, ottenuta sparando a 26 metri con una cartuccia Fiocchi F410 con 19 grammi di piombo numero 7 e ½ con strozzatura tre stelle: ottima la concentrazione nella parte centrale

La bascula è di esili dimensioni e lavorata bene all’esterno come all’interno; la chiusura della doppietta è affidata a una duplice Purdey

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FAUSTI DEA LUXURY CAL. 28 E .410

Stesse condizioni sperimentali, ma distanza di tiro aumentata a 30 metri con strozzatura una stella: la rosata si allarga ma rimane sempre estremamente efficace

Fausti nel gestire i piccoli calibri. Segnaliamo che la distanza indicata sul foglio della rosata con la seconda canna (una stella) è erroneamente indicata a 26 metri; in realtà è stata sparata a 30 metri abbondanti. Così, per correttezza d’informazioni.

Dotazioni di serie e prezzo Il cliente è coccolato in Fausti e lo percepiamo sia dalla personalizzazione in fase di ordine dell’arma, sia per la completa dotazione di serie che prevede l’elegante valigetta Vl 400 della Negrini con le parti principali (calcio/bascula e canne/astina) avvolte in foderine personalizzate. Non mancano le rosate accompagnatorie, che certificano la resa balistica della doppietta nelle strozzature scelte. Il prezzo: la Dea Luxury in versione tartarugata viene proposta a

10.126 euro, ulteriori personalizzazioni escluse. La Dea Luxury in versione argento vecchio viene proposta a 8.906 euro). Non si tratta di bruscolini, è vero; pur tuttavia i clienti (e non soltanto quelli fedeli al marchio) rimarcano come i fucili siano costruiti con cura, come il servizio assistenza sia di prim’ordine e come la resa balistica delle armi sia eccellente. Tutto ha un prezzo nella vita e certamente anche questo conta. Poi, a chiosa finale, un fucile che si chiama “Dea Luxury” indica già nel nome le caratteristiche tecniche ed estetiche che la valorizzano. Si ricorda che Fausti vende direttamente al pubblico e non tramite armeria, un’occasione da non perdere per visitare la sede di Marcheno e realizzare il proprio fucile su misura, grazie ai consigli degli esperti.

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ARMI CORTE

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QUESTIONE DI RIFLESSI Frutto di un progetto rivoluzionario e coraggioso, il revolver Rhino di Chiappa Firearms si è ritagliato un posto stabile nell’empireo delle armi moderne, visto che è l’unico revolver al mondo con la canna allineata alla camera cartuccia inferiore. Ora è disponibile anche con un particolarissimo rivestimento Pvd dai colori cangianti testo e foto di Gianluigi Guiotto

Q

ual è il primo effetto che rimarca chiunque sperimenti un revolver in calibro .357 Magnum? Il rilevamento, che, insieme al rinculo, rende complicato gestire un revolver in questo calibro vivace, specie se con canna

da 2 o 4 pollici. È una semplice questione fisica legata alla conformazione dell’arma: il cane colpisce il percussore e quindi l’innesco della munizione posta più in alto nel tamburo; ciò implica la formazione di un separazione tra asse

Il Rhino 60Ds Nebula si distingue per la finitura Pvd cangiante sulle parti metalliche

Il mirino con inserto in fibra ottica rossa è rialzato rispetto alla bindella

della canna e quello dell’avanbraccio del tiratore, portando la volata a impennarsi in seguito allo sparo. L’idea che ebbero Emilio Ghisoni e Antonio Cudazzo nel lontano 2002 fu rivoluzionaria per il settore: abbassare la canna all’altezza della camera cartuccia inferiore, idea mutuata dai prodotti della Ma.Te.Ba e in particolare dal revolver 2006 M. Quasi l’uovo di Colombo, a pensarci ora, ma il progetto del Rhino (così fu battezzato il nuovo revolver) richiese anni di progettazione e numerosi tentativi, fino ad arrivare alla produzione industriale grazie a Chiappa Firearms (coincidenza volle proprio nella persona di Rino Chiappa: “nomen omen”, dicevano i latini). Il Rhino ha da subito rappresentato una rivoluzione per il mondo delle pistole a tamburo, rimasto più o meno invariato per circa 170 anni, grazie alla

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CHIAPPA FIREARMS RHINO 60DS NEBULA CAL. .357 MAGNUM

sua ergonomia, agli ingombri ridotti, al sistema di scatto brevettato e, appunto, all’allineamento della canna con la camera inferiore del tamburo – con la mano del tiratore in asse con la canna, riducendo così il rilevamento dell’arma all’atto dello sparo e garantendo un migliore controllo del tiro. Nel 2019 Chiappa ha lanciato una versione davvero particolare del Rhino, il Nebula, che si distingue per la colorazione cangiante di telaio, tamburo e copricanna, ottenuta con una lavorazione Pvd (Physical Vapor Deposition).

Primo approccio A un primo sguardo il Rhino sorprende anche i profani: la forma è decisamente particolare, con il mirino posto in alto, sopra una bindella con quattro ampie finestre, e due slitte Mil-Std 1913

Picatinny in alto e in basso: nell’insieme, conferiscono alla vista anteriore dell’arma il profilo di un rinoceronte che compare anche nel logo posto sul lato destro del calcio del revolver. Dell’animale africano, però, il Rhino ha solo l’aspetto massiccio, ma non il peso, visto che ferma l’ago della bilancia sui 950 grammi, grazie soprattutto al telaio e al copricanna realizzati in Ergal (il resto è in acciaio). Oltre all’arma, la valigetta in plastica che la ospita contiene anche le tre lunette utili per caricare più velocemente, il libretto d’istruzioni, uno scovolo per la pulizia e un cacciavite per la regolazione della tacca di mira. A proposito: il Nebula monta una tacca micrometrica con due tratti di fibra ottica verde che consente la regolazione dell’alzo e della deriva, fissata con una spina elastica

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e montata in un’apposita sede ricavata dietro alla scanalatura della parte superiore del castello che prosegue con un manicotto sulla cui estremità e installato un mirino a rampa del tipo “Baughmann”, fissato con due spine elastiche. Per sincerarci che il tamburo sia vuoto, lo ribaltiamo: per farlo, non c’è il solito pulsante a slitta da spingere come sui revolver Smith&Wesson o da premere come sui Ruger, ma una leva sulla parte posteriore sinistra (a fianco del cane) che va abbassata per sbloccare il giogo del tamburo e farlo quindi basculare a sinistra.

Approfondiamo la conoscenza Sul lato destro, una cartella, fissata con quattro viti Allen, copre la meccanica (alloggiata nel castello e nell’impugnatura); nella parte posteriore

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

L’impugnatura in legno laminato blu è avvitato nella parte inferiore

La tacca di mira con gli inserti in fibra ottica verdi; notare le due viti per le regolazioni in alzo e deriva. Il finto cane ha una rigatura sulla sommità per migliorare il grip. Il pistoncino rosso sollevato indica che il cane interno è armato

del castello è inserito, mediante un incastro a coda di rondine, uno scudo di acciaio che chiude il tamburo posteriormente. Il tamburo, costruito interamente in acciaio, ha una forma esagonale che, nonostante il calibro, riesce a

contenere la larghezza; ha la particolarità di avere i perni di rotazione facenti parte integrale dello stesso, mentre la stella posta all’estremità dello stelo di espulsione è forata per potersi posizionare nell’apposita sede nella parte

superiore del tamburo. Quest’ultimo è montato su un giogo (anch’esso in acciaio) molto robusto, con una cavità nella parte superiore che in chiusura viene impegnata da una sfera caricata da una molla che, in unione con il perno posto all’estremità della stella di espulsione, lo blocca posteriormente al centro dello scudo. La canna in acciaio è solidamente alloggiata e fissata, mediante un sistema a vite, nella sede ricavata nella parte bassa anteriore del castello. Il fusto è lo stesso per i modelli con canna da 3, 4, 5, e 6 pollici, con la variabile della parte anteriore che si monta sulla canna, ottimizzata per la stessa. L’impugnatura, realizzata in due Con il cane armato la corsa del grilletto, che è ampio, piatto e con i bordi stondati, è molto ridotta (2 mm), così come il peso dello scatto (2,2 kg). Sul lato sinistro troviamo le indicazioni del modello che è una “special edition” prodotta in Italia

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CHIAPPA FIREARMS RHINO 60DS NEBULA CAL. .357 MAGNUM

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I sei colpi con la lunetta che accelera il caricamento dell’arma

Sulla destra si vede la leva da abbassare per sbloccare il tamburo che ha forma esagonale con gli spigoli stondati

pezzi e successivamente incollata, è lavorata all’interno per essere infilata come un guanto sul calcio della pistola, cui viene fissata mediante una vite posta al di sotto della stessa, con una sede che evita qualsiasi sporgenza.

Cane “finto” Così definiscono in azienda il cane esterno che, in realtà, mediante una leva d’armamento a scorrimento verticale, trasferisce il movimento a un leveraggio che arma o disarma il cane interno, posizionato praticamente al centro della cartella della meccanica, al di sotto del perno centrale di blocco posteriore del tamburo. La singola azione non è visibile attraverso il cane esterno: dopo essere stato arretrato, infatti, torna nella posizione di riposo originale. È un segnalatore rosso, che sporge sulla sinistra della tacca di mira, a segnalare che il Rhino è armato e pronto a far fuoco. Dopo aver armato il cane, abbiamo provato a disarmarlo; l’abbattimento si effettua come su un normale revolver: puntando l’arma in posizione sicura, si tira indietro la leva del finto cane (o leva di armamento), quindi, si tira il grilletto tenendo la leva di armamento

in monta, e accompagnando quindi la leva di armamento e il grilletto sino alla posizione di riposo.

Arma sicura Il revolver di Chiappa ha tre tipi di sicure, che agiscono in parte come quelle dei revolver convenzionali: due sono al tamburo e agiscono sia quando il tamburo non è ben chiuso sia quando la camera di cartuccia non è perfettamente allineata con la canna. Infatti, la rotazione del tamburo non è affidata alla normale “stella di rotazione”, ma è assicurata da perni in acciaio temperato infissi nel tamburo stesso; la completa rotazione del tamburo viene assicurata dalla stessa ancoretta di fermo rotazione del tamburo che, essendo collegata al grilletto, non consente lo sparo se l’ancoretta non è in posizione all’interno della sede, costituendo al tempo stesso il trigger stop del grilletto, e consentendo uno sgancio pulito. La terza sicura è il blocco di sicurezza del cane: solamente quando il grilletto arriva a fine corsa, il cane, attraverso uno spostamento assiale, è in grado di colpire il percussore lanciandolo in avanti. Il grilletto è piuttosto diritto

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Dettaglio della stella di espulsione La vista della porzione anteriore dello scudo (realizzata in acciaio invece che in ergal) mostra il punto di bloccaggio posteriore tamburo, il percussore, posto in basso invece che in alto come sui revolver tradizionali

con una superficie d’appoggio ampia, e spigoli arrotondati. La corsa complessiva in doppia azione è di 11 mm e di 2 mm in singola, con vite di regolazione di fine corsa (trigger stop) nella parte anteriore del

Dettaglio della bacchetta d’espulsione che, nella sommità anteriore, accoglie il pistoncino che funge da blocco anteriore del tamburo

grilletto. L’arma è commercializzata con un peso di scatto di circa 4.800 grammi in doppia azione e circa 2.200 grammi in singola, pesi ampiamente personalizzabili, a richiesta del cliente.

La prova a fuoco Abbiamo messo alla prova il Rhino 60Ds Nebula all’Oklahoma Camp di Uboldo con munizioni Fiocchi da 158 grani. La prima avvertenza da adottare riguarda l’impugnatura: la posizione ribassata della canna, infatti, richiede uno specifico stile d’impugnamento, con la mano debole che stringe la mano forte al di sotto del ponticello, e con il pollice che si posiziona al di sotto del pollice della mano forte; quest’ultimo trova una naturale accoglienza nell’incavo ricavato su entrambi i lati (si è pensato anche ai mancini), in prossimità dell’attacco posteriore del ponticello. Fin dai primi colpi, si capisce quanto sia determinante e innovativa l’impostazione del Rhino. Con la canna posta in basso, il centro di gravità viene abbassato e portato in linea con il braccio del tiratore, migliorando la reazione nel tiro istintivo; di questo ci si accorge soprattutto sparando con una mano sola: si avverte il rinculo al gomito e alla spalla, e non solamente sul polso come sui revolver tradizionali. Infatti, il polso, quasi completamente diritto, permette al rinculo di scaricarsi sul braccio teso: riducendo così drasticamente il braccio di leva, si elimina il “momento dinamico” seguente allo sparo che si genera in tutte le armi corte. Di fatto, il “momento dinamico” diventa un “momento statico”, eliminando l’amplificazione della reazione La dotazione “di serie” del Rhino Nebula: scovolini, le tre lunette per le munizioni e il cacciavite. Non fotografato c’è anche il lucchetto che blocca il grilletto per essere sicuri che il revolver non sia usato da persone indesiderate

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CHIAPPA FIREARMS RHINO 60DS NEBULA CAL. .357 MAGNUM

¤

PREZZO 1.725 euro

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CHIAPPA FIREARMS RHINO 60DS NEBULA CAL. .357 MAGNUM L’autore durante la prova Rosata ottenuta a 15 metri con le Fiocchi con palla da 158 grani

Singola azione: 940 g Doppia azione: 3.390 g

IL TEST Luogo: Oklahoma Camp di Uboldo, 32°C Peso di sgancio (media di 5 misurazioni)

Produttore: Chiappa Firearms, Azzano Mella (BS), tel. 030 974.90.65, www.chiappafirearms.com Modello: Rhino 60 Ds Nebula Tipo: pistola a rotazione Calibro: .357 Magnum Meccanica: telaio chiuso, tamburo basculante sul lato sinistro Numero colpi: 6

Scatto: singola e doppia azione Cane: esterno e interno azionato da barra di caricamento Percussione: indiretta mediante cane interno e percussore flottante ubicato nel fusto Sicure: automatica al percussore mediante

al rinculo che si genera sull’eminenza tenar della mano nelle armi corte convenzionali, per effetto del braccio di leva. In effetti, il Rhino ha un’impugnatura molto alta e la reazione allo sparo viene distribuita su buona parte del palmo del tiratore. Inoltre, con il Rhino Nebula si riduce enormemente il rilevamento (l’effetto di elevazione della canna dopo lo sparo) che ha due conseguenze negative: l’affaticamento

spostamento del cane interno; al tamburo, se non è completamente chiuso; al tamburo (se non è perfettamente allineato con la camera di cartuccia alla canna, lo scatto non funziona) Canna: 6” (152 mm), a 6 righe destrorse (passo 1:19”) Mire: tacca di mira regolabile in elevazione e derivazione

fisico e il tempo perso per tornare in posizione, punitivo per la velocità di tiri in sequenza. Tutto ciò si traduce in sedute al poligono meno faticose e più piacevoli. Le mire si sono rivelate ben fatte ed efficaci, così come lo scatto che, in singola azione, ha una corsa molto breve ed è abbastanza leggero: nel tiro mirato è praticamente perfetto. Anche la doppia azione ha una precorsa netta e ben marcata,

Munizione 1 Fiocchi Lead Semi Wad Cutter, palla da 158 grani V0: 380 m/s E0: 739 J

con inserti in fibra ottica; mirino intercambiabile con inserti in fibra ottica Lunghezza totale: 267 mm Peso: 950 grammi Materiali: ergal (castello) e acciaio (canna e tamburo); impugnatura in legno laminato Finiture: Pvd sulle superfici metalliche

con un punto ben avvertibile di fine precorsa quando si arriva allo sgancio del percussore. In poco tempo si arriva a piazzare colpi in rapida successione anche in doppia azione, senza perdere contatto con l’azione dello scatto. Ringraziamo per la cortese collaborazione l’armeria Davide Guidi di Legnano (davideguidi.com) e il campo di tiro Oklahoma Camp di Uboldo (Va).

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

L’APPARENZA

INGANNA Tributaria dei canoni stilistici di modelli d’impianto tradizionale, la Titan 16 di Roessler appartiene al poco variegato mondo delle carabine a ripetizione lineare. Le sue caratteristiche sono quelle di un’arma di fascia alta. Ma arriva in armeria a un prezzo più che ragionevole

di Matteo Brogi

L’

offerta nelle armi a destinazione venatoria con canna rigata è estremamente ampia in termini di modelli mentre, per quanto riguarda i meccanismi di funzionamento, si spazia tra basculanti, carabine a otturatore girevole-scorrevole, semiautomatiche e - cerniera tra i due mondi

- a ripetizione lineare (straight-pull). Queste ultime, in particolare, monopolizzano la scena venatoria italiana in virtù del successo di un paio di modelli che tendono a fagocitare il mercato. Ma straight-pull non significa solo Blaser R8 e Merkel Helix, le carabine più conosciute: altre interessanti inter-

pretazioni sono proposte da Browning (Maral), Strasser (Rs 14) e Roessler, il cui modello Titan 16 è protagonista di questa prova.

Una (necessaria) introduzione Il sistema lineare, nato a fine Ottocento e adottato dai moschetti Ross, Mannlicher M1895 e Schmidt-Rubin 1889/1911/ K31, si basa su un otturatore a due componenti con la testa in grado di compiere un movimento rotatorio; permette di mantenere un unico grado di libertà e di compiere tutte le operazioni necessarie per l’armamento, semplicemente arretrando l’otturatore. Non c’è alcun movimento rotatorio da parte dell’operatore, quindi, con vantaggi sia in termini di rapidità di ripetizione sia di mantenimento della mira sul selvatico, dato che il riarmo non porterà il tiratore a scomporsi. Questo sistema va idealmente a porsi a metà strada tra i classici a ripetizione manuale, cui concettualmente appartiene, e quelli ad azionamento semiautomatico, cui idealmente s’ispira, riunendo in sé i vantag-

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ROESSLER TITAN 16 ALL-ROUND CAL. 7 MM REMINGTON MAGNUM

gi degli uni e degli altri: velocità e precisione. Di fatto, rappresenta un valido compromesso sia per chi pratica la selezione, nella quale il fattore precisione è preponderante, sia per chi vive le diverse forme di caccia collettiva, nelle quali la possibilità di ripetere rapidamente il colpo è essenziale. A una fattura raffinata - che è quella delle carabine a otturazione manuale - le straight-pull affiancano, in negativo, una maggior lentezza di riarmo che, dove sia necessaria la rapidità, le vede soccombere nel confronto con le semiauto. Forse proprio per questo sono le preferite da chi voglia auto - imporsi dei limiti nel confronto con il selvatico. Oppure dove limitazioni legali limitano l’uso delle semiautomatiche.

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Seppure guidato dalla carcassa, l’otturatore della Titan 16 scorre esternamente come nel caso delle tradizionali carabine bolt action

Fondata nel 1996 Röwa - che sta per Roessler Waffen - è un marchio fondato nel 1996 da Erich Roessler, già esperto capo - produzione di un importante marchio europeo di armi. Dopo circa tre decenni di attività, decide di abbandonare il lavoro dipendente per avviare una propria attività artigianale, attiva nella realizzazione di carabine custom e ridotte produzioni di pregio. Successivamente si trasforma in una piccola

L’otturatore lineare attua la propria corsa in due fasi; durante la prima, la rotazione del pomello produce lo svincolo della testa dalla culatta. Successivamente, si attua l’arretramento di tutto il componente. Il ritorno in batteria è manuale

La sicura è posta sul dorso dell’azione e può essere comodamente azionata dal pollice della cosiddetta mano forte. Il riferimento intermedio zigrinato è relativo alla terza posizione, quella che consente l’operatività dell’otturatore in condizioni di massima sicurezza

realtà industriale, in grado di lavorare in termini di produzione seriale. Piano piano i numeri divengono sempre più importanti e, per arrivare ai 30.000 fucili finora prodotti e venduti, si assiste a successivi ampliamenti degli impianti. Cresce la produzione ma cresce anche la gamma, che ha rinunciato agli iniziali basculanti, Bergstutzen e fucili a canna liscia per concentrarsi unicamente sull’offerta di carabine a canna rigata a ripetizione ordinaria, a otturatore girevole-scorrevole (modelli Titan 3, Titan 6 e Titan Alfa) e straight-pull (Titan 16). La carabina Titan 16 è, tra le straight - pull disponibili, la più accessibile. E non di poco. Ma il prezzo relativamente contenuto non deve trarre

in inganno; si tratta infatti di un’arma ben realizzata, che dispone di una serie di accorgimenti tecnici tali da renderla oltremodo appetibile.

Nel cuore dell’azione Tecnicamente, la Titan 16 è costruita attorno a una carcassa in acciaio a scatola aperta che contiene un otturatore a 16 alette (disposte su due corone), la cui testa va a impegnare il prolungamento della culatta e si svincola, ruotando, agendo sul pomo di armamento. Il complesso è macchinato dal pieno da un forgiato d’acciaio così da resistere all’ampia offerta di calibri disponibile, dal .243 Winchester al .375 Ruger (un 9,5x65 mm in grado di sparare palle

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

ROESSLER TITAN 16 ALL-ROUND CAL. 7 MM REMINGTON MAGNUM

¤

PREZZO

1.720 euro

Produttore: Roessler, www.titan6.com Importatore: Bignami, tel. 0471 803000, www.bignami.it

Viste laterali della straight-pull Titan 16 All-Round proposta da Roessler. L’abbiamo testata nel calibro 7 mm Remington Magnum

Modello: Titan 16 All-Round Tipo: carabina bolt action Calibro: 7 mm Remington Magnum Lunghezza canna: 610 mm

da 300 grani). L’offerta complessiva comprende 22 calibri, inclusi alcuni grandi classici europei: vari 6,5 mm, due opzioni in 7 mm (7x57 e 7x64 mm) oltre ai muscolari 8x63 e 9,3x62. Peculiarità della Titan 16 - condivisa con le altre straight-pull - è la modularità del sistema, che permette la conversione di calibro sostituendo canna, testa dell’otturatore e caricatore a seconda del gruppo di calibro prescelto. Per la sostituzione è necessario smontare l’otturatore e il calcio, così da aver accesso alle due viti che creano il legame tra la canna e l’azione. Un’opzione importante per chi intenda insidiare più specie con calibri differenti; da notare che gli attacchi per l’ottica sono disposti sulla carcassa (sistema Merkel) invece che sulla canna (sistema Blaser). Sempre a proposito delle canne, si segnalano le lunghezze standard di 560 mm e 610 millimetri (calibri magnum) ma il configuratore online disponibile all’indirizzo www.titan6. com/en/konfigurator/16#Konfigurator ne presenta numerose altre. Cinque, in totale, quelle per il 7mm Remington Magnum: 510, Nel caso dell’arma provata la volata è semplice, senza mire metalliche che possono essere previste in fase di ordinazione. Sono disponibili anche canne con volata filettata atta a montare il freno di bocca. A seconda dei calibri e della lunghezza della canna, il diametro spazia tra i 15 e i 22 mm

Note 1 Valore medio ricavato da cinque rilevazioni effettuate con Lyman Electronic Trigger Pull Gauge 2 La velocità media è stata ricavata da 10 letture effettuate con cronografo Steinert SuperChrono posizionato a tre metri dalla volata 3 La deviazione standard è un indice di dispersione, cioè una misura indicativa di quanto i valori individuali possano differire dalla media 4 La rosata è calcolata misurando i centri dei due colpi più lontani sparando a 100 metri in appoggio su rest Champion Premium Shooting Rest

Organi di mira: assenti Caricatore: estraibile, 2 colpi Sicure: dorsale a 3 posizioni Materiali: azione in acciaio, calcio in polimero

Finiture: azione brunita opaca per carbonitrurazione Peso: 3.150 g

Il caricatore è molto ben realizzato in acciaio inossidabile. Contiene due colpi nella configurazione dei calibri magnum, tre in quella dei calibri standard. È comunque disponibile la versione che aumenta di due colpi l’autonomia

560, 610, 650, 700 mm. Due sono anche i diametri (15 e 19 millimetri) ma è possibile ordinare anche i 17 e i 22 millimetri (l’ultimo è assente nel calibro in test). Per ciascun calibro è offerto il passo di rigatura che l’importatore considera ottimale, ma si possono ipotizzare passi personalizzati. Tutte le canne possono essere fornite con mire metalliche in alluminio, nelle varianti con o senza fibra ottica, o solo con la predisposizione per l’applicazione degli anelli: una base, oppure due spezzoni separati, tipo Picatinny. Lo scatto, diretto, è ben realizzato, regolabile sia in termini di peso di sgancio sia di lunghezza della pre-corsa anche se il libretto d’istruzioni indica che

l’operazione deve essere obbligatoriamente realizzata in fabbrica o dall’assistenza. La sua configurazione prevede un tempo di percussione pari a 1,7 millisecondi, a livello di un’arma per il tiro agonistico. Oltre alla versione standard è disponibile quella con grilletto dorato. La sicura manuale è a tre posizioni e agisce su grilletto, dente di scatto e otturatore; è convenientemente collocata sul dorso dell’azione, facilmente raggiungibile dal pollice della mano forte; nelle versioni con stecher (un’ulteriore opzione resa disponibile dal configuratore) manca la posizione intermedia che permette di aprire l’otturatore in condizioni di massima sicurezza. L’alimentazione è

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ROESSLER TITAN 16 ALL-ROUND CAL. 7 MM REMINGTON MAGNUM

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Rosata ottenuta con la Roessler Titan 16 All-Round cal. 7 mm Remington Magnum

IL TEST A FUOCO Matricola arma: T16-1231 Ottica impiegata: Zeiss Conquest V4 6-24x50 Peso di sgancio1: 1.266 g Condizioni del test Meteo: poco nuvoloso Altitudine: 250 m slm Pressione atmosferica: 1.020 hPa Temperatura: 7° Umidità relativa: 40 %

garantita da un caricatore amovibile, in grado di contenere tre colpi nei calibri standard e due in quelli magnum; è disponibile la versione maggiorata, che estende di due cartucce l’autonomia. Numerose le versioni disponibili. Si passa dalla AllRound provata in questa occasione a tre allestimenti in legno: Standard, Luxury ed Exclusive, disponibili anche in versione thumbhole. Il calcio in polimero, offerto anche nelle varianti Green Camo e Orange Camo, è dotato di profilo diritto, senza poggiaguancia; include un 30 per cento di fibra di vetro, che ne esalta la rigidità e lo rende molto resistente. Lo standard in le-

Munizione 1 Produttore: Federal, www.federalpremium.com Importatore: Bignami, tel. 0471 803000, www.bignami.it Modello: Fusion Palla: Sp, 150 gr V0 dichiarata: 930 m/s V0 rilevata2: 919 m/s E0 dichiarata: 4.202 J E0 rilevata: 4.103 J Deviazione standard3: 7,12 Rosata4: 40 mm

gno è tipo Montecarlo, con poggiaguancia e profilo dritto. Le due versioni più rifinite presentano entrambe un profilo bavarese; ma mentre la Luxury ha un profilo arrotondato a dorso d’asino, la Exclusive ha poggiaguancia a doppio rilievo e presenta una speciale lucidatura particolarmente brillante. Nel caso della Titan 16 non sono disponibili gli allestimenti Stutzen.

In poligono Ho provato la Titan 16 presso il tunnel di tiro dell’importatore, Bignami. Ho sparato a 100 metri, in appoggio, utilizzando due differenti munizioni e misurando

Il grilletto è disponibile anche in allestimento placcato oro. Lo scatto è registrabile, presso il distributore, nei parametri del peso complessivo di sgancio e della precorsa (tra 0,3 e 0,5 millimetri)

Munizione 2 Produttore: Hornady, www.hornady.com Importatore: Bignami, tel. 0471 803000, www.bignami.it Modello: American Whitetail Palla: Interlock, 154 gr V0 dichiarata: 925 m/s V0 rilevata2: 910 m/s E0 dichiarata: 4.268 J E0 rilevata: 4.131 J Deviazione standard3: 1,25 Rosata4: 19 mm

la velocità alla volata, che è risultata estremamente uniforme e paragonabile ai dati forniti dal produttore del munizionamento. L’arma, che come sempre avrebbe avuto bisogno di un rodaggio di durata superiore per dare il meglio di sé, ha comunque prodotto un’ottima rosata - prossima al mezzo Moa - già intorno al decimo colpo e con munizionamento commerciale. 19 millimetri sono un traguardo significativo per ogni carabina pensata per il tiro venatorio. Eccellente lo scatto, che è risultato leggermente più pesante dello standard medio dichiarato dal produttore (1.000 grammi) ma certamente ben bilanciato e pulito. Il funzionamento dell’otturatore lineare ricalca per certi versi quello delle armi Blaser anche se, a onor del vero, il suo movimento è parzialmente contenuto all’interno della carcassa. L’assenza di un sistema di moltiplicazione del moto rende l’escursione piuttosto lunga, dato che è ottimizzata per la cartuccia più lunga tra quelle camerabili. Nel complesso, la Titan 16 mi ha lasciato molto soddisfatto sia per le sue doti di precisione e maneggevolezza sia per la finitura complessiva; stona solo il calcio, apparentemente dozzinale rispetto a certe realizzazioni moderne. Nel complesso però ci troviamo al cospetto di un’arma che dona molto di più di quanto il prezzo lascerebbe immaginare.

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ARMI CORTE

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HANNO PENSATO A TUTTO Lo ha fatto Kimber col suo K6s Dc (Lg), compatto .357 Magnum in acciaio inossidabile che offre una nuova dimensione in termini di gestibilità e controllabilità, uno scatto superbo, mire al trizio, guancette con laser, finitura “corazzata” e i giusti accessori di Vittorio Balzi

F

abbricante di bolt action, pistole semiautomatiche e revolver, Kimber è noto per la qualità dei suoi prodotti e per saper identificare le esigenze e le voglie degli utenti così da proporre l’arma “giusta”. È grazie a questo modo di ragionare che Kimber ha “sfornato” il più leggero dei revolver .357 Magnum a sei colpi, quel K6s che venne proposto per la prima volta allo Shot Show 2016 e da allora si è guadagnata una posizione di assoluto rilievo in un mercato difficile, nel quale non mancano prodotti di assoluta eccellenza. Prima di identificare i bisogni (anche le voglie e le ubie) di un gruppo di potenziali utenti, bisogna scegliere la “porzione” del mercato nella quale si va a competere. Kimber scelse il revolver piccolo, ma non

“micro”, specializzato per il porto sotto agli abiti, ma adatto anche a un uso generico di difesa personale e che fosse pure divertente, facile da usare, robusto e duraturo. Il calibro non poteva essere che .357 Magnum e, anche se era facile prevedere un uso elevato di .38 Special, il revolver doveva essere “tarato” per un uso costante delle Magnum. Quanto allo scatto, hanno puntato solo sulla doppia azione, ma lo hanno fatto in modo superbo. Per il suo K6s, Kimber promise un livello prestazionale e di shootability (facilità di uso proficuo mi pare la traduzione migliore) senza rivali tra i revolver da portare nascosti sulla persona; il tutto in a small package with mild recoil (piccolo col rinculo mite) che fornisce la “potenza

necessaria” per il porto sulla persona, la protezione della casa e altre applicazioni. Per dirla in breve, il K6s è stato proposto come un revolver compatto, potente, che rincula poco, da utilizzare come un revolverino da porto e da back up (seconda arma), ma anche come arma per la difesa abitativa e per divertirsi in poligono, ciò anche grazie a una precisione altrimenti non ottenibile con quel tipo di arma.

Primo contatto A giudicare dal gradimento di pubblico e dalla modesta esperienza di chi scrive queste note, Kimber ha mantenuto la promessa, tanto da essersi guadagnata una posizione di preminenza in quel particolare segmento di mercato: i dati di

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KIMBER K6S DC (LG) CAL. .357 MAGNUM

produzione 2017 ci dicono infatti che in quell’anno sono stati totalizzati 21.349 K6s. Come revolver, Kimber produce una sola “piattaforma” che diversifica in 15 modelli tutti a sola doppia azione e in due modelli con singola e doppia azione. Paganini, l’importatore italiano di Kimber, ha a listino 11 modelli scelti tra quelli maggiormente adatti al mercato italiano, tra questi anche i DaSa (che sono a singola e doppia azione) e l’ultimo nato (presentato allo Shot 2019) che è il Dc (Lg), derivato dal Dc (Deep Cover) con impugnatura in G10, mire notturne al trizio e finitura Dlc. Il Dc (Lg) è sostanzialmente un Dc con guancette che ricalcano quelle del Dc, ma incorporano un laser Crimson Trace; Lg infatti sta per Laser Grip. Anticipo subito che le speciali guancette del Dc (Lg) sono ancora migliori (e ce ne vuole) di quelle del Dc, e aggiungo che si tratta di un prodotto così superlativo da poterlo considerare di eccellente rapporto qualità/prezzo nonostante un prezzo al pubblico di 2.351 euro (1.875 euro per chi si “accontenta” del Dc). Proposto come la più leggera piattaforma a 6 colpi .357 Magnum, il K6s ha canna da 2”, pesa 23 once (660 grammi) e, anche sparando cartucce .357 Magnum (che si comportano come tali pure nelle canne corte), il piccolo Kimber non è “traumatico” come si potrebbe credere. Si tratta comunque di una combinazione arma - cartuccia piuttosto impegnativa perché in media botto, vampa, soffio di bocca e rinculo sono superiori a quelli che si hanno, sempre in media con munizioni .38 Special. Se

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Nel definire i loro revolver, alla Kimber hanno proprio pensato a tutto, sia nel “congelare” le differenti varianti sia nel prevedere accessori ad hoc. Oltre alla speed strip e alla busta di serie, nella foto vediamo lo speed loader e la superba fondina De Santis, che Kimber propone tra gli accessori per i suoi revolver

avete tempo e voglia di allenarvi, potete benissimo utilizzare il K6s con cartucce .357 Magnum ma, prima di ottenere gli stessi risultati che si hanno col .38 Special, è necessaria un po’ di fatica e per

qualcuno il .357 sarà sempre “troppo”. Ciò posto e ricordato che ci sono in commercio pure .38 Special decisamente “brillanti”, convengo che l’esperienza di “guida” del K6s è ottima, ma quella con la sua versione Dc (Lg) è ancora meglio grazie proprio alle guancette, adeguatamente grippanti senza essere mai fastidiose e tali da “riempire” la mano. Personalmente posso descriverle solo ricorrendo a un “adagio” spesso citato per l’impugnatura delle 1911: come stringere la mano a un vecchio amico. Nate da un attento Tutti i K6s (nella foto il modello “base” K6s Stainless) vengono consegnati insieme a una busta imbottita in cordura dotata di zip, che a sua volta contiene una speed strip con la quale organizzare sei cartucce da portare al seguito e velocizzare il caricamento rispetto a quando sono utilizzate cartucce sfuse. Gli speed loader sono dei vecchi Safariland per Colt D Frame, abbastanza utilizzabili col K6s anche se toccano a malapena il fianco della guancetta nonostante lo stesso sia “scavato”

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

La distribuzione delle masse e la superba impugnatura contribuiscono alla riduzione del rilevamento (e al rapido ritorno in mira) e al carico sull’eminenza tenar; nonostante peso e dimensioni i piccoli Kimber non siano “feroci” neppure con le .357 a piena carica, il rinculo e il rilevamento restano notevoli e non sono alla portata di tutti. Se si ha voglia e tempo di allenarsi i risultati possono essere sorprendenti e il revolver regge benissimo anche uso “pesante” e continuato. Per la maggioranza degli utenti (tra i quali l’autore) è meglio iniziare e forse continuare col .38 Special; chi vuole “progredire” verso il calibro maggiore può farlo e avrà risultati ampiamente soddisfacenti, dovrà però vagliare i pro e i contro nell’uso di un calibro o dell’altro a seconda delle preferenze e delle situazioni nelle quali si prevede l’impiego dell’arma

studio ergonomico, le guancette si sposano alla perfezione con l’arma, che anche se spesso utilizzata col .38 Special è stata pensata per un uso operativo basato su una dieta di .357 Magnum.

Calibro e munizioni Frutto dell’ignoranza del legislatore, la normativa nazionale preclude l’uso di eccellenti munizioni da difesa perché hanno

il difetto di montare proiettili a punta cava. Tra quelle che ci sono concesse privilegio le munizioni con proiettili da 110 e 125 grani perché, a parità di energia cinetica, erogano inferiori quantità di moto (il rinculo è direttamente proporzionale alla quantità di moto). L’energia cinetica non è tutto, come non sono tutto la quantità di moto e la sezione frontale, certo però che se siamo limitati a proiettili non e-

spansivi la sezione frontale ha sempre un suo perché, come ha un suo perché la velocità (maggiori danni sui tessuti e sulle ossa) e una Black Mamba .357 Magnum a 380 m/sec può risultare sufficientemente autorevole a patto di saper dominare l’arma nel tiro operativo e di mettere in conto i fattori di disturbo propri del grosso calibro ad alta intensità (soprattutto in canna corta); se dal .357 si passa al .38

Se guardiamo le statistiche, sei colpi sono più che sufficienti, ma le statistiche prevedono anche casi “estremi”, quindi, che lo si tenga per difesa domestica o lo si porti al seguito, è necessario prevedere la possibilità di ricaricare rapidamente il revolver. La speed strip è comoda, sicura e non ingombra, lo speed loader proposto da Kimber è comodo, robusto, semplice e veloce da usare, ma per quanto sia stato realizzato pensando anche alla riduzione degli ingombri resta giocoforza più “cicciottello”. Che si usi l’uno o l’altro (o tutti e due) è bene ricordare che dovremo allenarci sia nell’estrazione rapida dei bossoli sia nel caricamento rapido

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KIMBER K6S DC (LG) CAL. .357 MAGNUM

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perdiamo in “potenza”, ma guadagniamo in controllabilità e in facilità e rapidità di risposta nelle situazioni più critiche, quali ad esempio quelle in cui non si può usare il revolver a due mani, ma si deve usare una mano sola. E qui preme sottolineare come l’impostazione del K6s, oltre a portare a una riduzione dell’impennamento (presa alta, centro di gravità non troppo arretrato grazie alla massiccia canna da 2”, disegno dell’impugnatura), sia tale da esaltare anche la puntabilità istintiva, in particolare con una sola mano, ma pure con due. Come vedremo tra poco, il Dc (Lg) è “corazzato” contro gli abusi da parte dell’utente e le guancette con laser non fanno eccezione, perché sono realizzate in G10. Molto simile ai laminati in fibra di carbonio e Micarta, tutti laminati a base di resina, il G10 è un composito costituito da laminato in vetroresina. Lo si realizza in stampi, sovrapponendo più strati di tessuto di vetro imbevuti di resina epossidica che vengono poi compressi e riscaldati portando a indurimento la resina. Il più duro dei laminati in fibra di vetro G-10 è vantaggioso per l’elevata resistenza meccanica, il basso assorbimento di umidità, l’alto livello di isolamento elettrico e la resistenza chimica. Queste proprietà sono mantenute lungo un ampio spettro di temperature anche con alto tasso di umidità. Utilizzato per la prima volta come substrato per i circuiti stampati, deve la sua designazione, G10, da uno standard della National Electrical Manufacturers Association. Fabbricabile in molti colori e con le forme più varie, il G10 è un materiale eccellente per impugnature di coltelli e di armi da fuoco, ciò anche grazie al fatto che può essere testurizzato (zigrinato), sabbiato, levigato, lucidato. Le guancette sono “indistruttibili” e anche il laser che contengono è fatto per reggere a tutti gli abusi possibili e immaginabili. Ha un’autonomia di quattro ore (ore di uso, col pulsante di attivazione premuto, non di stand by), il punto rosso si vede in qualsiasi situazione di luce, una volta regolato in base alle proprie preferenze non ci sono variazioni del rapporto tra punto di mira e punto di impatto, né creano problemi il massiccio rinculo del .357 e la sudorazione che “aggredisce” un’arma portata a contatto col corpo. Gli unici “avvertimenti” riguardano la pulizia della lente quando questa si sporca (prodotti per vetri e i bastoncini in dotazione o semplice cotton fioc) e la necessità/

fortevole” (la stretta di mano del vecchio amico) perché il rapporto tra mano e impugnatura è “obbligato” e la mano tende ad assumere la posizione “giusta”, che è quella con la presa più alta possibile. Grazie allo studio anatomico e allo zigrino, la presa resta salda sotto rinculo, il sudore è ininfluente e al bisogno il riassetto è rapido e facile. Impugnatura e distribuzione delle masse facilitano il puntamento istintivo come pure la controllabilità del revolver, l’eminenza tenar e il palmo della mano non soffrono sotto rinculo, non ci sono rischi di “botte” sulle dita neppure con cartucce esuberanti e il dito si posiziona correttamente sul grilletto (giunzione tra prima e seconda falange). Vale sicuramente per chi ha mano medie e piccole, ma anche chi ha delle “manone” si trova meglio di quanto non accada con revolver comparabili. Eccellente per forma e tiratura delle superfici, il grilletto è la leva con la quale si mette in moto una catena di scatto a sola doppia azione semplicemente unica. Appena iniziamo a premere il grilletto, il dente di arresto

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Il K6s è il più piccolo e il più sottile 6 colpi .357 Magnum, cosa resa possibile anche dal fatto che il tamburo porta sei superfici piane in sostituzione di altrettante curve. Nella foto è bene apprezzabile quanto siano vicine tra di loro le camere del tamburo, manca poco infatti perché i rim dei bossoli si tocchino tra di loro. Sempre dalla foto si può notare il perno caricato elasticamente che sporge al centro della dentiera e funge da chiusura posteriore (il revolver ha anche una chiusura anteriore con perno che impegna la testa cava dell’alberino); ottima la realizzazione della dentiera per la rotazione e, degno di nota, anche il particolare delle camere che potremmo definire come semi-counterbored

oppportunità di separare le guancette dell’arma se vogliamo irrorarla con prodotti che rimuovono i depositi (tipo gli spray usati per la pulizia dei freni delle auto) o con solventi vari.

Porto e puntamento Privo di sporgenze e con ingombri decisamente ridotti (si tratta del sei colpi .357 meno spesso al tamburo in assoluto), il K6s col laser si porta benissimo in fondina (esterna o interna) e nelle tasche, ma per il porto “in tasca” è bene che la tasca sia abbastanza profonda e che la stoffa non sia troppo “leggera”. L’estrazione è sempre rapida e senza rischi di impuntamenti grazie all’assenza di “appigli” esterni e spigoli non raccordati; anche l’impugnatura concorre alla portabilità, perché le guancette G10 non si impuntano sulla stoffa. L’impugnatura è semplicemente superba; il pulsante del laser si attiva con facilità (serve solo un minimo di “consuetudine”) quale che sia la taglia della mano; la pressione sul pulsante non altera la presa, che resta sempre “naturale e con-

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Oltre cheARMI con laMAGAZINE busta e laSETTEMBRE speed strip,2019 il revolver viene consegnato con le etichette del laser attaccate nei punti previsti dalla normativa 084 ARMI CORTE statunitense; quella vicino alla lente del laser è quasi comica perché “recita” di non guardare in quanto dal “buco” escono radiazioni laser. Ma anche se si tratta di un laser di classe 3 è bene prendere sul serio l’avvertimento perché non ci sono rischi di danni permanenti (beh, se si è stupidi anche il sole può causare danni alla vista), ma temporanei accecamenti e comunque disturbi sono possibili. Il laser rosso del K6s Dc (Lg) è conforme alla normativa italiana, questo non significa che sia un giocattolo e se con le armi non ci si deve mai far prendere da crisi di imbecillità questo è ancora più vero per quelle dotate di laser

si abbassa liberando il tamburo che, con la dentiera impegnata dal braccetto (collegato al grilletto), viene fatto ruotare di 60° portando l’asse della (successiva) camera di cartuccia ad allinearsi con quello della canna, in questo istante il dente di arresto si libera, risale e impegna la corrispondente sede nel tamburo. Il tamburo è in posizione e bloccato dopo circa metà della corsa del grilletto; a quel punto il cane è parzialmente armato e, con la residua corsa del grilletto (liscia, rotonda e senza impuntamenti), completiamo l’armamento del cane e ne provochiamo la caduta con attivazione del percussore e partenza del colpo. I dati di targa per il peso di scatto prevedono un intervallo compreso tra 9,5 e 10,5 libbre (4.313-4.767 grammi); chiunque provi il revolver resta stupito dalla dolcezza e dalla pulizia dello scatto, tanto da ritenere che il peso sia ben inferiore ai valori di targa; il merito può forse essere ascritto anche alla ripartizione del carico lungo la corsa del grilletto, come pure dell’assenza di “indurimenti” nel tratto finale (armamento completo e sgancio cane).

La gestibilità dello scatto Lo scatto consente di sparare come se tirassimo in singola azione e può essere usato sia dividendo la corsa in due tempi (con quello finale che provoca lo spa-

ro) intervallati da una sosta intermedia sia con una pressione unica e continuata per tutto l’arco della corsa. In genere la prima modalità è quella preferita per prendere confidenza con l’arma, ma

La linea di mira del K6s è estremamente razionale, ben concepita e ottimamente realizzata; essa è caratterizzata dalla tacca low profile innestata a coda di rondine e dal mirino innestato con codolo e bloccato da spina elastica passante. Tacca e mirino sono (giustamente) neri e trattati antiriflesso, hanno indovinato rapporto prospettico e sono molto bene eseguiti così da risultare altrettanto ben definiti. Sulle Dc, sulle Dc (Lg) e sulle K6s Ss Ns (anche questa presente nel listino di Paganini) le mire portano ampolle luminescenti di trizio che non disturbano in piena luce e consentono l’uso delle mire anche al buio (ovviamente a patto di vedere il bersaglio)

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KIMBER K6S DC (LG) CAL. .357 MAGNUM

IL MOLTIPLICATORE D’EFFICACIA

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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dura poco perché quasi senza accorgersene, si tende a passare dai due tempi di sparo allo sparo con pressione continuata sul grilletto. La gestibilità dello scatto è superba e anche un neofita avrà una curva di apprendimento molto rapida (o se preferite ripida) perché quello scatto perdona gli “errori di guida” e aumenta la confidenza nell’arma anche da parte di chi si misura per la prima volta con un revolver. Ottimo per il neofita, lo scatto è altrettanto valido pure per il tiratore più smaliziato, che potrà sparare rapidamente più colpi, complice anche un ritorno in avanti del grilletto veloce e sicuro (niente impuntamenti né salti di camera). Mette conto di sottolineare come il revolver Kimber non “sputi” lateralmente, si imbratti poco con l’uso e abbia un ridotto gas cutting (l’intaglio sul fondo del topstrap generato dall’erosione dei gas) come pure un vivo di culatta e un cono di forzamento che restano inalterati nel tempo. Merito soprattutto dell’eccellenza esecutiva, con camere e canna sempre coassiali, ridotto gap tamburo-canna, spinto parallelismo tra faccia del cono di forzamento e faccia del tamburo. Tutto ciò è vero sia a freddo sia ad arma caldissima per l’uso.

Materiali e rivestimenti

Il numero 1 corrisponde all’interruttore “generale” del laser, solo quando è in posizione “On” avremo l’accensione del laser ogni volta che premeremo il pulsante 5. Il numero 2 corrisponde alla lente del laser, ed è bene fare attenzione che questa sia sempre pulita (altrimenti il “punto rosso” viene attenuato), cosa che si può fare facilmente con un cotton fioc o con i “bastoncini” a corredo dell’arma. Il numero 3 è il grano per la regolazione del laser in orizzontale, il numero 4 per quella in verticale. Particolarmente degno di nota lo splendido grilletto, che comanda l’altrettanto splendida azione

Le camere sono ottime per quote e finitura, tanto che i bossoli di risulta non portano in negativo tracce impresse dalle pareti delle camere e hanno deformazioni anelastiche insignificanti, prova ne sia che i bossoli sparati entrano ed escono dalle camere senza la minima difficoltà. La verifica si fa ovviamente con bossoli freddi e, nel farla, i bossoli si possono prendere alla rinfusa perché quello che proviene dalla camera X entra ed esce con facilità dalla camera Z. I bossoli nichelati sono oggi una rarità. Peccato, facilitavano l’estrazione, che può non essere del tutto scorrevole anche con camere che come quelle del Dc (Lg) sono praticamente perfette. Non è detto che succeda sempre, e comunque la “resistenza” all’estrazione dipende dal caricamento, ed è più facile averla con le .357 Magnum. Come tutti i revolver con canna da 2”, anche il Dc (Lg) ha alberino dell’estrattore che non ha lunghezza adeguata per la completa estrazione dei bossoli; per questo motivo è bene abituarsi a estrarre i bossoli con la

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ARMI CORTE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Percussione decisa e centrata, i fondelli quasi si toccano tra di loro e sono allo stesso livello della faccia posteriore del tamburo. Nella fotografia si possono notare anche la poco pronunciata solcatura longitudinale del backstrap (ramo posteriore del telaio dell’impugnatura), la foggia dell’elsa e come le guancette copino con precisione il telaio dell’impugnatura

IL KIMBER... MOLTIPLICATO PER SETTE

Sette immagini scattate in sequenza con una macchina fotografica che, grazie al flash stroboscopico, distanzia temporalmente i fotogrammi di 1/30 di secondo. Nella prima il colpo è appena partito, nell’ultima (si nota ancora il fumo nell’aria) l’arma è nuovamente in mira e il

grilletto è tornato completamente in avanti (lo si nota dalla posizione dell’indice). Va bene che, nonostante la fiammata, si trattava di una .38 Special (Fiocchi Black Mamba 110 grani) e il bersaglio era a circa 6 metri, ma se un tiratore non eccelso spara e torna in mira in meno

volata rivolta verso l’alto e ad agire con decisione sulla testa dell’alberino. Spesso non serve, ma su un’arma da difesa dobbiamo abituarci a compiere le operazioni elementari come faremmo operativamente. Il K6s è in acciaio inossidabile ma, sulle varianti Dc e Dc (Lg), questo acciaio è coperto da una corazza dura quasi come il diamante perché

di ¼ di secondo vuol dire che il revolver fa ben più della sua parte, sia per quanto riguarda la superba catena di scatto, sia per l’impugnatura e la distribuzione delle masse, sia infine per le mire. A parte qualche ritorno di fiamma per i piccoli J frame .38 Special con fusto in lega,

tutte le superfici hanno un coating Dlc. Rivestimento a base di carbonio ibridizzato sp2 (grafite) e sp3 (diamante), il Dlc (Diamond Like Carbon) è caratterizzato da elevata durezza, basso coefficiente di attrito ed elevata inerzia chimica. Ha un ampio spettro di applicazione, dall’aeronautico al biomedicale (è anche biocompatibile) passando per qualsiasi

sono decenni che privilegio la semiautomatica anche come arma da portare sulla persona mentre i revolver li uso per divertimento e per le prove della rivista. Come utente di revolver sono piuttosto arrugginito, ma mi sa tanto che col K6s Dc (Lg) dovrò ripensare alle mie abitudini.

settore nel quali si utilizzano metalli e leghe di varia tipologia: acciai anche inossidabili, leghe ferrose in genere, titanio e sue leghe, alluminio e sue leghe, rame e sue leghe (bronzi, ottoni...), carburi di tungsteno. Applicato su particolari finiti mantenendo lo strato di finitura superficiale, il Dlc trova vantaggioso utilizzo per fronteggiare

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KIMBER K6S DC (LG) CAL. .357 MAGNUM

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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KIMBER K6S DC (LG) CAL. .357 MAGNUM Le camere del tamburo sono al di sopra di qualsiasi osservazione: non lasciano impronte di nessun tipo sui bossoli sparati, che presentano deformazioni anelastiche insignificanti. Con i bossoli “freddi”, questi entrano ed escono dalle camere come se fossero stati ricalibrati

Produttore: Kimber Mfg., www.kimberamerica.com Importatore: Paganini, www.paganini.it, mail@paganini.it Modello: K6s Dc (Lg) Tipo: revolver con sola doppia azione, cane interno, chiusura anteriore e posteriore Materiale: acciaio inossidabile

¤

PREZZO

Dc (Lg) 2.351 euro; K6s Dc 1.875 euro; K6s Ss 1.438 euro; K6s Ss Ns 1.498 euro

con rivestimento Dlc Calibro: .357 Magnum (usa anche .38 Special) Tamburo: da 6 colpi, rotazione antioraria, superfici esterne sulle quali le curve sono alternate con piani, “diametro” 35 mm Canna: pesante con carenatura lunga 2”

problemi connessi con l’abrasione, lo scorrimento, l’aggressione chimica (fa acidi e basi); lo si utilizza anche per ridurre/modulare gli attriti e dove siano utili altre due sue caratteristiche: isolante elettrico e compattezza (lo rende impermeabile ai gas). Ha uno spessore minimo (di fatto insignificante) e aderisce tenacemente al substrato. Su

Mire: mirino e tacca innestati a coda di rondine; mire con riferimenti luminescenti al trizio Sicure: il cane può raggiungere il percussore solo a grilletto premuto fino in fondo Peso: 660 g ad arma scarica Lunghezza totale: 168 mm Altezza: 113 mm

un revolver in acciaio inossidabile, il Dlc aumenta ancora la protezione delle superfici dagli attacchi ossidativi e da quelli chimici, incrementa la resistenza all’erosione, all’usura, allo sfregamento, ai graffi; last but not least, oltre a ridurre gli attriti - dove serve - riduce anche l’adesione dei depositi parassiti facilitando di molto la pulizia dell’arma

Lato sinistro del revolver Kimber K6s Dc (Lg) cal. .357 Magnum

Guancette: in G10 di struttura in polimero stampato a iniezione e caricato con fibra di vetro, rivestimento in gomma, “riempimento” anteriore con accenno di memory grooves Confezione: scatola cartone, busta con cerniera, speed strip, manuale

anche quando questa è pesantemente imbrattata. Per farla breve, il Dc (Lg) è superprotetto contro qualsiasi aggressione derivante dall’uso, dall’ambiente, dall’incuria dell’utente. Ringraziamo per la collaborazione l’armeria Bernardini di Carrara (www.armeriabernardini.it)

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IN VETRINA

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

IL TEMPO DELL’ATTESA Con la distribuzione, che in Italia è stata affidata a Franchi, Chapuis Armes è pronta a conquistare un ruolo di primaria importanza in nicchie che fino ad ora hanno visto altri protagonisti. Se ne è parlato nel corso dell’evento di presentazione, che si è tenuto a fine luglio di Matteo Brogi

D

opo aver rilevato Chapuis Armes a inizio 2019, il gruppo Beretta si è preso del tempo per definire le strategie di marketing di un marchio che, fino a ieri, era praticamente conosciuto solo all’interno dei confini francesi. Oggi le aspirazioni sono altre e, per attuarle in Italia, il gruppo ha optato per l’esperienza

Bruno Beccaria, direttore della divisione Franchi, e Vincent Chapuis, manager della produzione Chapuis Armes, posano con la carabina straight-pull Rols, lanciata nel 2017

di Franchi. Un marchio che, negli ultimi anni, ha dimostrato un approccio dinamico e aggressivo al mercato. Chapuis gode di

un’ottima reputazione in Francia ma, trattandosi di un’azienda dotata di un’articolazione semi-artigianale, non è stato possibile accontentare altro se non il mercato interno. Creata a metà degli anni ‘50 da Jean Chapuis, Chapuis Armes oggi è gestita da Vincent e David, nipoti del fondatore. L’azienda è situata a St. Bonnet le Château, nella Loira, e impiega una cinquantina di persone, divise tra un’area di produzione tecnologicamente avanzata, che si basa sull’operatività di moderni centri a controllo numerico, e una sezione semi-artigianale, dove aggiustaggi, accoppiamenti e altri processi fondamentali sono realizzati ancora a mano. Inizialmente rinomata per i suoi express, Chapuis è cresciuta in maniera importante negli anni Novanta del secolo scorso, mentre a cavallo della prima decade di questo ha attivato un importante rinnovamento della gamma che si è concluso, nel 2017, con il lancio della straight-pull Rols. In occasione dello Chapuis day, organizzato a Urbino presso la sede Franchi, è stata presentata ai giornalisti italiani l’intera gamma di prodotto. Bruno Beccaria, direttore della divisione Franchi, nel presentare il progetto ha spiegato che nelle vendite non si aspetta numeri importanti ma di “raggiungere le nicchie di utilizzatori di armi ben fatte e di far diventare il brand leader in quel segmento”. Chapuis ha fama di eccellenza in aree in cui il gruppo Beretta non è presente, in primis quello degli express e delle carabine straight-pull. L’offerta si articola in una gamma estesa di sovrapposti e doppiette a canna liscia e rigata cui si aggiungono la carabina

Vista destra della bascula della doppietta Royal Grand Luxe

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CHAPUIS DAY A URBINO URBIN

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

A È FINITO

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L’express a canne giustapposte modello X4

L’express a canne sovrapposte modello S12

Una vista della bascula del sovrapposto a canna liscia C140 in versione Grand Luxe

straight-pull Rols e i revolver Manurhin, marchio acquisito nel 1988, la cui distribuzione verrà attivata prossimamente.

La gamma La gamma di fucili a canna liscia è articolata nei tre calibri più comuni (12, 20 e 28) e comprende doppiette e sovrapposti con bascule in acciaio oppure in ergal; in entrambi i casi, le bascule ribassate con profilo round body conferiscono alle armi un’eleganza peculiare. Entrambe le linee sono offerte in tre configurazioni estetiche che ne fanno variare il prezzo tra i 2.600 euro della versione con incisione laser ai 10.000 e oltre della Artisan, che sarà disponibile solo su ordinazione con incisioni realizzate interamente a mano. Per quanto riguarda i sovrapposti, non manca una versione Becassier con canna raggiata. La linea degli express, completamente ridisegnata nel 2012, è offerta in un ampio range di calibri e monta un sistema di regolazione del punto d’impatto innovativo, con una canna free floating registrabile

anche successivamente da parte di tecnici specializzati, che sfrutta un sistema in grado di garantire una maggiore precisione anche nell’ipotetico caso dello sparo di più colpi in sequenza. In questo caso i prezzi spaziano tra i 4.000 e gli 11.000 euro a seconda della versione. Nell’offerta sono presenti i più apprezzati calibri africani, camerati su bascule di due dimensioni proporzionate. La carabina Rols ricalca il sistema straight-pull che oggi trova molti seguaci nell’impiego venatorio ma interpretandolo in una maniera innovativa, con soluzioni tecniche coperte addirittura da cinque brevetti internazionali. Il sistema è modulare e multicalibro (10 i calibri attualmente disponibili) e dispone di una canna flottante e un caricatore estraibile. La conversione richiede la sostituzione della canna (bloccata al sistema da una sola vite), della testa dell’otturatore e del caricatore. Non manca il sistema di armamento manuale del percussore, con un pulsante che disarma la carabina in maniera semplice e silenziosa. Quattro le

versioni disponibili (Classic, Elegance, Deluxe e Soft Touch), con prezzi a partire dai 3.650 euro della versione Soft Touch con calciatura in legno rivestito. Ampia la scelta dei calibri, che si estende dal 6,5 x 55 Se al .375 H&H. Molto contenuto il peso che, nella configurazione standard, si attesta sui tre chilogrammi. Per quanto riguarda le armi corte, infine, verranno prossimamente distribuiti il revolver Mr88 in acciaio inox, arma da fianco della Polizia francese da più di 30 anni, e il modello Mr73, utilizzato dalle Forze speciali della Gendarmerie (Gign). La produzione verrà mantenuta a St. Bonnet le Château e Vincent e David Chapuis manterranno le rispettive funzioni in azienda, il primo con la responsabilità della produzione e il secondo con compiti di carattere amministrativo.

PER SAPERNE DI PIÙ • Chapuis Armes, www.chapuis-armes.com • Franchi, www.franchi.com

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

IL SILENZIO ʼ

’ E D ORO D

obbiamo cominciare con il dire che eravamo “preparati” all’avvento di questa interessante novità del 2019, che segue l’altrettanto interessante novità del 2018, rappresentata dall’Armsan A6 36 (o ASix ThirtySix), come viene riportato sulla carcassa. Perché questa nostra sicumera? Perché era abbastanza prevedibile che Armsan andasse rapidamente a colmare un piccolo vuoto che si era venuto a creare con l’avvento del nuovo fucile. Cerchiamo di essere più chiari: un semiautomatico in calibro .410 era già una vera e propria “chicca”, non fosse altro perché è merce

L’impostazione di base è quella del fratello nella versione semiautomatica (A6 36), naturalmente ancora più semplice e improntata alla praticità piuttosto che non all’estetica; ma il fucile è gradevole, perché le proporzioni sono rispettate, cosa per niente scontata

Dopo la prova dell’ Armsan A6 36, uno dei pochi semiautomatici disponibili nel calibro .410, è la volta del P6 36, sempre nel medesimo calibro. Quale è la differenza? Scopritelo nelle seguenti note

rara sull’italico suolo; i numerosi appassionati del piccolo calibro si sono infatti precipitati in massa all’acquisto (o a chiedere informazioni) sull’arma, aiutati in questo anche dalla nostra esaustiva prova, pubblicata su Armi Magazine di marzo 2019. La possibilità di sparare con un fucile della piccole dimensioni, il minor peso dell’arma e delle cartucce, nonché un munizionamento oramai variegato ed eterogeneo nel panorama commerciale, ci aveva fatto prevedere un facile e rapido successo. Cosa che si è puntualmente verificata. Naturalmente, per definizione, nell’articolo precedente avevamo altresì

di Simone Bertini

specificato che il semiautomatico non poteva sparare le cartucce silenziate, che si caratterizzano per una bassa emissione sonora in fatto di decibel e che sono cartucce ambite da una larga fetta di utilizzatori, specialmente laddove non è opportuno fare “troppa confusione” in appostamento. Intendiamoci: scegliere di sparare le cartucce silenziate non vuol dire essere additati come possibili bracconieri o persone che sogliono andare in barba alla legge e ai divieti; la prova provata è che ogni Casa produttrice di cartucce ha in listino una (o più) cartuccia (e) silenziata (e), con l’indicazione di un utilizzo su

Il ponticello ha una forma rettangolare piuttosto classica e il grilletto è brunito; in posizione standard il pulsante della sicura, un bottone rotondo situato nella parte posteriore della guardia; davanti al ponticello, il pulsante che sblocca il meccanismo a pompa, munito di una comoda zigrinatura

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ARMSAN P6 36 CAL. .410 (36 MAGNUM)

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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animali (quasi essenzialmente nella caccia da appostamento) dove il silenzio o il minor rumore possibile favorisce l’arrivo di altri migratori che stazionano nei pressi e sono magari indecisi se posarsi sul nostro albero di buttata. Una fucilata fragorosa, magari con il calibro 12, eliminerebbe ogni possibile dubbio dei selvatici, che si allontanerebbero di sicuro. Una fucilata sommessa, che fa poco rumore e agita poco le fronde degli alberi, invece, permette un disturbo minore ed una maggiore confidenza degli uccelli. Come conciliare allora l’esigenza di una certa quiete... dinamica e l’utilizzo di un semiautomatico? Non era possibile, non fino ad ora, almeno; adesso c’è l’Armsan P6 36, un fucile a pompa che cambia sulla carcassa la lettera “A” di automatico con la lettera “P” di pompa. Tutto qua. Non ci resta che andare a provarlo davvero, per vedere come va. Ma un plauso all’Armsan va fatto ancora prima di iniziare, perché ha saputo colmare una nicchia che certamente esisteva, e lo ha fatto in fretta.

Primo contatto

L’Armsan P6 36 ben si inserisce nella gamma dei fucili turchi a colmare un vuoto che tanto solleticava la curiosità degli appassionati: la presenza di un fucile a pompa in calibro 36 e .410 per poter sparare le cartucce silenziate

Il P6 36 appare davvero piccolino e fa un certo effetto vedere un pompa di siffatte dimensioni, almeno per tutti coloro che sono abituati ai film di azione, dove compare immancabilmente un fucile a pompa, ma di calibro 12. In ogni caso, le proporzioni sono rispettate e l’esile carcassa si accoppia con l’esile canna, l’esile tubo serbatoio e l’esile astina che aziona il meccanismo. Possiamo affermare che il P6 36 ripercorre quanto visto per l’A6 36, dove avevamo già apprezzato le corrette forme e dimensioni di tutta la componentistica. Non è cosa da poco, in quanto il fucile appare aggraziato nella sua semplicità. La carcassa in Ergal è anodizzata nera, un bel nero pastoso che non genera riflessi di alcun tipo. La parte superiore della carcassa presenta un prolungamento della linea di mira offerta dalla bindella, cosa che facilita - e non poco - il puntamento istintivo. È presente anche una profonda fresatura sui due lati della scanalatura per l’eventuale applicazione di accessori. La scritta identificativa dell’arma compare (in bianco) sulla parte destra con carattere corsivo e per esteso (PSix ThirtySix) e con numeri sulla parte sinistra. Subito sotto la finestra di alimentazione, che manca ovviamente della manetta di armamento, compare la scritta aziendale (sempre in

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Ovviamente non è presente la manetta di armamento (tiretto) o il pulsante per mandare in chiusura l’otturatore; la mano debole (che su un fucile a pompa tanto debole non deve essere perché compie un discreto lavoro fisico di armamento e di espulsione del bossolo sparato) ha buon gioco nell’azionare il meccanismo del fucile. La parte superiore della carcassa è fresata per l’eventuale applicazione di ottiche e/o accessori e la linea di mira si continua senza interruzioni di sorta con la bindella

bianco ma in stampatello) “ARMSAN SILAH A.S.”. Il pacchetto di scatto in tecnopolimero è trattenuto in situ da una singola spina, posta in posizione avanzata (più o meno in corrispondenza della fine del ponticello). La forma del ponticello non è modernissima, ma è comunque un ovale (quasi un rettangolo) sufficientemente ampio per operare in sicurezza. Il ponticello del semiautomatico a recupero di gas presentava invece una specie di appendice aereodinamica che lo snelliva. Il grilletto è brunito, a differenza di quanto visto con il fratello A6 36, dove era invece cromato. La corsa del grilletto è netta e nella prova pratica quelle “grattatine” inevitabili su un fucile nuovo sono ben presto scomparse. Il pulsante della sicura è di foggia rotonda, situato in posizione classica, nella porzione posteriore del ponticello, dietro il grilletto. Davanti al ponticello, in pratica sulla superficie anteriore dello stesso, compare il pulsante di sblocco del meccanismo a pompa; quando si deve

azionare il pompa, si preme il pulsante e l’astina può retrocedere per compiere le operazioni manuali. Il pulsante presenta un’opportuna zigrinatura ed è ben raggiungibile/azionabile. Rovesciando il P6 36, siamo “rassicurati” dalle buone dimensioni della carcassa e – nonostante

tutto – dalle finiture accettabili. Ricordo che stiamo parlando di un fucile di fascia ultra - economica ma che si connota per non essere trascurato o grezzo. L’elevatore è fessurato e cromato e il tappo del serbatoio fa capolino dal tubo, in colore rosso/arancione e ben evidente. La foggia dello stesso appare quella già sottoposta a miglioramento e derivante dall’A6 36. Lo spazio per introdurre le cartucce nel tubo serbatoio non è enorme, ma non siamo in presenza di un fucile per il tiro dinamico e le cartucce in calibro 36 o .410 sono veramente di minute dimensioni. Alla prova dei fatti, il pollice riesce ad accompagnare bene le cartucce sino al loro punto di fermo nel tubo serbatoio, a meno di non avere le dita enormi come quelle di Hulk. La calciatura è in legno di noce di grado standard, ma gradevole e finito opaco. Confermiamo quanto già detto in precedenza; l’impressione generale è che il fucile sia sì basico, ma non tirato via in fase di realizzazione o grossolano. Non abbiamo la possibilità di scelta di un legno di noce di gradazione superiore (e, oggettivamente, non se ne sente la necessità), ma la zigrinatura eseguita a laser è corretta sia sull’impugnatura a

Rovesciando l’arma, verifichiamo lo spazio a disposizione per il caricamento delle cartucce; l’elevatore è cromato e fessurato e le pareti della carcassa (in Ergal) sono di spessore generoso e rassicurante. Ben in evidenza il tappo del serbatoio che compare quando nel tubo non vi sono più cartucce; una soluzione improntata alla sicurezza visiva, ma non dimenticate che ci può essere ancora la cartuccia in camera di scoppio! Un controllo in più è meglio di uno in meno…

Rovesciando l’arma, verifichiamo lo spazio a disposizione per il caricamento delle cartucce; l’elevatore è cromato e fessurato e le pareti della carcassa (in Ergal) sono di spessore generoso e rassicurante. Ben in evidenza il tappo del serbatoio che compare quando nel tubo non vi sono più cartucce; una soluzione improntata alla sicurezza visiva, ma non dimenticate che ci può essere ancora la cartuccia in camera di scoppio! Un controllo in più è meglio di uno in meno…

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ARMSAN P6 36 CAL. .410 (36 MAGNUM)

Piuttosto sorprendentemente (ma non troppo, dopo la prova del semiautomatico A6 36), le finiture sono più che accettabili, sia pure a fronte di un prezzo di acquisto davvero contenuto; all’Armsan stanno lavorando con una cura che non è comune e il cacciatore lo apprezzerà. Poi, ricordiamo che vince sempre la praticità sull’estetica, ma non siamo in presenza di un fucilaccio da briganti! Le aste del meccanismo a pompa scorrono bene, senza impuntamenti e scuotimenti laterali sia delle parti metalliche, sia della parte lignea dell’astina. Buona anche la finitura delle parti interne

pistola, sia sull’astina; la finitura è buona, anche nelle parti interne. Il colore è scuro ma gradevole; la maglietta porta cinghia posteriore è montata sul calcio, mentre il calciolo è in gomma piena da 1 cm, assolutamente confacente per mitigare le reazioni delle cartucce che ci accingiamo a sparare. Ben realizzato anche il cappellotto di chiusura, munito di una tripla godronatura che rende agevole la procedura di montaggio e smontaggio. In testa reca l’altra asola porta cinghia. La canna è disponibile nella versione da 71 cm di lunghezza, è cromata internamente e corredata di tre strozzatori intercambiabili. Questi ultimi sono interni, lunghi circa 4 cm, e nei valori di 5, 3 e 1 stella. Una scelta in grado di accontentare tutti gli utilizzatori, ancor più se pensiamo allo scopo principale di utilizzo di questo fucile. La chiave in metallo per gli strozzatori è ovviamente fornita, brunita opaca e si tratta di una chiave polivalente, dal momento che ogni suo lato (è una croce) serve un calibro diverso (12, 20, 28 e 36/.410). La canna ha una discreta brunitura, non sono evidenti tracce di saldatura particolari della

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L’impugnatura è a pistola, forse superflua se spariamo soltanto delle cartucce silenziate, ma più che utile se spariamo delle potenti cartucce magnum in calibro .410. Lo zigrino è laserato e non disturba il palmo della mano forte. La presa risulta salda e sicura Il calciolo è in gomma piena con spessore di 1 cm, adeguato alle prestazioni dell’arma

bindella (ventilata a ponticelli larghi, da circa 6 mm e rabescata antiriflesso). Il mirino terminale è rappresentato da un pezzetto di fibra ottico di colore rosso, piuttosto ben visibile. Dal punto di vista estetico, si nota abbastanza l’ispessimento delle pareti della canna nei pressi della volata, laddove si deve installare lo strozzatore intercambiabile; è inevitabile, ma si nota forse un poco di più su di un calibro minuto.

La prova pratica Come già effettuato per il fratello A6 36, abbiamo sparato diverse cartucce nel calibro 36 e .410 (36 magnum), focalizzando però l’attenzione più sulle cartucce silenziate, che sembrano rappresentare il vero target per questo fucile. Attenzione: non che le potenti cartucce 36 magnum (o .410 che dir si voglia) non possano essere sparate, ma forse per quelle è più idoneo l’A6 36 con funzionamento a recupero

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ARMI LUNGHE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

L’otturatore, di forma classica con chiusura a puntone superiore che si impegna nell’apposito recesso sul prolungamento di canna, presenta un estrattore di generose dimensioni Anche il gruppo scatto, montato su un supporto in tecnopolimero, è di semplice ma efficace concezione; ricordiamo che è trattenuto in situ sulla carcassa per mezzo di una singola spina di ritegno

Abbiamo parzialmente staccato l’astina dal suo alloggiamento, per mostrarvi l’occhione che si innesta sul tubo serbatoio e permette di vincolare l’arma; sono presenti i fori di spillaggio dei gas dalla canna, ma su questo fucile non servono a niente perché le operazioni di armamento e cameratura di una successiva cartuccia sono… manuali (e mancano gli organi di presa gas, ovviamente)!

Nella foto si apprezza la finitura delle parti metalliche; anche a forte ingrandimento non si notano imperfezioni macroscopiche del metallo o “bavette” che possono dare fastidio; il tappo del serbatoio è godronato per una più sicura presa quando lo svitiamo/avvitiamo e in testa reca l’asola porta cinghia anteriore. La bindella superiore alla canna è ventilata a ponticelli larghi

di gas. Detto questo, le fotografie a corredo del presente articolo ben evidenziano quale sia stato il dettaglio della nostra prova, che ha incluso tutte le cartucce silenziate in commercio attualmente e un nutrito numero di cartucce magnum. Partiamo con il dire che fa un certo effetto camerare una silenziata e spararla;

si sente un “pouf” più che un “buum” e il fucile non si muove di un millimetro. Sembra veramente di sparare con un calibro 4,5 mm, anzi addirittura minore. Quando all’efficacia, noi abbiamo svolto la prova presso il campo di tiro “Il Bettolino”, Trenzano (Brescia), ingaggiando i piattelli del percorso di caccia. Qui il limite è rappre-

sentato dalla cartuccia, non dall’arma, che pure ha le sue ovvie preferenze in fatto di cartucce da digerire. Sarò più preciso: se pensate di prendere un piattello “alzavola” che vola a 30 metri con lo strozzatore tre stelle e una cartuccia da 50 mm di lunghezza silenziata e piombo fine: beh, svegliatevi! La rottura può essere episo-

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ARMSAN P6 36 CAL. .410 (36 MAGNUM)

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FUCILI A POMPA E CARTUCCE SILENZIATE

dica e non certamente una costante. Se invece, sempre con le cartucce silenziate, sparate ad un piattello lepre che transita a circa 15 metri in linea orizzontale, la questione si fa interessante, perché rientra nel manico e nelle capacità di chi spara. Praticamente tutte le cartucce silenziate sono state digerite senza alcun problema, eccezion fatta per le cartucce Cheddite che talvolta si impuntavano, rendendo non fluido il movimento del pompa. Anche quando abbiamo (volu-

tamente) mescolato cartucce diverse fra di loro, togliendo pure il fermo del serbatoio per aumentare il numero degli spari in successione, il funzionamento è stato regolare. E la velocità assolutamente non trascurabile, cosa che ci ha permesso di rompere i piattelli che partivano da dietro le nostre teste; in allontanamento si, ma con la prima e la seconda fucilata ampiamente sotto i 20 metri. Qualche difficoltà in più l’abbiamo riscontrata con alcune (non tutte) mu-

nizioni magnum: ad esempio le Fiocchi erano digerite dal P6 36 con disinvoltura, al pari delle Nsi, mentre ogni tanto qualche impuntamento di altre cartucce si è verificato, senza una regola prestabilita. Teniamo presente che tutte le cartucce del calibro 36 o .410 sono state concepite per un funzionamento in un basculante, dove i problemi sono certamente minori rispetto ad un semiautomatico, e siamo certi che l’avvento dei nuovi fucili porterà un affinamento delle munizioni

Guardiamo anche la parte terminale della canna, con il piccolo strozzatore montato all’interno; gli spessori della canna stessa sono maggiori in prossimità della volata, la bindella è rabescata anti riflesso e gli strozzatori in dotazione sono in numero di tre. Pratica la chiave per gli stessi in dotazione, nella versione… multi calibro! Il mirino, ben visibile, è in fibra ottica di colore rosso

Talvolta non si osserva su fucili ben più costosi, il prolungamento di canna; nello specifico ospita il recesso per la chiusura geometrica dell’otturatore

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

ARMI LUNGHE

Dal momento che l’utilizzo (prevalente, ma non esclusivo) del P6 36 prevede delle cartucce silenziate, non si può dire che non le abbiamo testate… L’autore presenta il fucile oggetto della prova al campo di tiro. Si possono apprezzare le minute dimensioni, per quanto correttamente proporzionate fra loro

Eccovi un assaggio delle munizioni che abbiamo testato nel corso della prova, traendo buone impressioni dallo sparo con il piccolo fucile a pompa

preesistenti. Ma siamo rimasti molto soddisfatti perché il P6 36 mantiene quello che promette; è, in buona sostanza, un fucile a pompa che vi sarà utilissimo in capanno per non spaventare gli animali nelle vicinanze, quando sparate cartucce silenziate dai 18 ai 24 grammi. Le quali, lo ricordo per dovere di cronaca, oltre i 15-18 metri non garantiscono il risultato. Non si può volere tutto nella vita, la botte piena e la moglie ubriaca, la cartuccia silenziata e abbattimenti a 30 metri. Siamo fuori strada e il compito di una prova sul campo è anche quello di indirizzare correttamente le scelte, come stiamo facendo. Anzi, piccolo suggerimento: se sparate ad un tordo a 12

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ARMSAN P6 36 CAL. .410 (36 MAGNUM)

¤

PREZZO

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ARMSAN P6 36 CAL. .410 (36 MAGNUM)

398 euro

L’autore al tiro; se il vostro tiro è mirato, nessun problema. Se invece cercate la velocità nella ripetizione, un minimo di pratica per velocizzare il tutto può essere consigliata… In fin dei conti, mica siamo americani, che da una vita sparano con i fucili a pompa!

Produttore: Armsan Silah Sanayi, www.armsan.com Importatore: Tfc, tel. 030 8983872, www.tfc.it Modello: P6 36 Calibro: .410 (36 magnum) Camera di cartuccia: 76 mm Tipologia d’arma: fucile semiautomatico con funzionamento a pompa

Sistema di chiusura: geometrica con puntone superiore dell’otturatore che si impegna nel recesso del prolungamento di culatta Bascula: Ergal 55 Finitura: anodizzazione nera Canna: acciaio trilegato NiCrMo Lunghezza canna: 71 cm

Strozzatura: intercambiabile con 3 strozzatori (5, 3 e 1 stella) in dotazione + chiave Bindella: ventilata a ponticelli larghi, rabescata antiriflesso, da circa 6 mm Mirino: in fibra ottica di colore rosso Sicura: a pulsante, dietro il grilletto, con avviso di arma

prima dell’utilizzo venatorio, al fine di ottimizzare il risultato e la vostra soddisfazione. Buon divertimento.

Nella dotazione dell’Armsan P3 36, non mancano neppure gli intercalari per variare piega e vantaggio… Gli strozzatori e la chiave sono albergati in una scatolina di plastica

Concludendo

metri con una silenziata, scegliete una numerazione del piombo non troppo fine, quale quello che usereste di solito (10 o 11). Meglio utilizzare un 9 o un 8 perché altrimenti correte il rischio di annaffiare il selvatico, rovinandolo. Le cartucce silenziate da 18 grammi sono ottimali fra gli 8 e i 15 metri, mentre le 24 grammi che risultano più robuste come grammatura, dai 15 ai 22 metri. Provate sempre in placca il fucile e la munizione scelta

Il P6 36 si porta a casa con la sua scatola di cartone (di aspetto economico, ma dato il prezzo non si poteva chiedere di più) per 398 euro. Mi rifiuto di commentare ulteriormente questo dato numerico, perché credo sia abbastanza lampante ed evidente che non si può pretendere di più. Nella dotazione anche gli intercalari in plastica per variare piega e vantaggio, gli strozzatori già citati con rispettiva chiave e pure una cinghia in pelle (o simil pelle, non so) e materiale elastico, personalizzata Armsan.

pronta allo sparo Serbatoio: da 2 colpi di legge con riduttore (cal. .410) Calciatura: in legno di noce standard con impugnatura a pistola; astina in legno e calciolo in gomma piena da circa 1 cm Peso (appross.): 2,5 kg circa

Il peso è ridicolo, di circa 2,5 kg. L’arma è disponibile da maggio/giugno 2019 e sembra il giusto completamento dell’A6 36 per un appassionato delle cartucce in calibro 36 o .410. Un’accoppiata vincete che vi consente di trovare la vostra soluzione (con qualche prova pratica) per sparare a diversi selvatici con l’emozione e l’ardire che il calibro consente. Senza contare che all’appassionato si apre poi tutto il mondo della ricarica; mi raccomando, sempre un passaggio dal Banco di prova perché con le pressioni in gioco (silenziate comprese) non... si scherza! Sfogliando il catalogo Armsan, compare, oltre alla versione Wood (legno) appena testata, anche una versione Synthetic, ma non sappiamo se sarà importata in Italia.

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ARMI CORTE

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SETTE COLPI

ELEGANTI Con la versione Plus Deluxe, Smith & Wesson propone il suo best seller 686, il revolver con il grande frame L in acciaio inossidabile, con canna da sei pollici, sette colpi nel tamburo e una fascinosa impugnatura in legno che sarà apprezzata da chi ama la tradizione di Gianluigi Guiotto

I

l modello 686 appartiene a una delle famiglie più giovani e meno nutrite della gamma di S&W, quella del telaio L, nata nel 1980 per soddisfare due esigenze contrastanti: la capa-

cità di sopportare caricamenti corposi come il .357 Magnum, che dall’esordio del calibro con il modello 27 erano stati dirottati sul telaio all’epoca più prestante (N, nato per il .357 magnum

La volata del revolver è incassata nel generoso profilo della canna per proteggere la parte terminale della stessa e le rigature. Il mirino a rampa ha un inserto in plastica rossa

La tacca di mira è regolabile micrometricamente in alzo e deriva; la testa del cane è zigrinata

ma utilizzato soprattutto per i grossi calibri: .44 magnum, .45 Acp, 10 mm Auto), e dimensioni per quanto possibili compatte, quelle proprie del telaio K, nato per il .38 Special che aveva dimostrato di non saper resistere a una dieta esclusiva di cartucce magnum. Alla sua introduzione, quindi, il telaio L andava a colmare un bisogno espresso dal mercato e un divario concorrenziale con altri produttori, tra cui Colt e la sua Python. In questo particolare momento storico i dati ci dimostrano come il revolver segni il passo nei confronti della semiautomatica quando si parli di difesa personale o impieghi operativi e, al contrario, mantenga un forte interesse tra gli appassionati di tiro di precisione, che nel 686 da poco presentato agli appassionati italiani potranno trovare uno strumento molto stimolante per ottenere rosate significative. Questo allestimento Plus Deluxe si differenzia dagli esemplari di produzione ordinaria per i sette colpi contenuti nel tamburo e nella bella impugnatura in legno.

Telai e sigle Una volta annunciato il telaio contraddistinto dalla lettera L, Smith & Wesson introdusse inizialmente i modelli 581, 586 (Distinguished Combat Magnum), 681 e 686 (Distinguished Combat Magnum Stainless), che si differenziavano per materiali (quelli con il “5” iniziale erano in acciaio al carbonio, quelli con il “6” in acciaio inox) e mire (gli “-81” presentavano mire fisse, gli altri tacca regolabile). Successivamente furono introdotti modelli in .44 Special (396 e 696) e altre configurazioni (296 e 386), ciascuna contraddistinta da specifiche differenze. Disponibile in allestimenti con varie lunghezze di canna (2 pollici e mezzo, 3”, 4”, 5”, 6” e 8 pollici e tre ottavi), il modello 686 era destinato a essere presentato in numerose varianti: Classic Hunter (1988, canna da 6”), Midnight Black (prodotta nel 1989 in 5.000 esemplari con canne da 4” e 6”), CS-1 (destinata allo US Custom Service), National Security (1992, canne da 3” e 4”), Target Champion (1992, canna da 6”), Power Port (1994, con canna da 6” è la prima variante a nascere montando un sistema di sicurezza a chiave), P (1996, con canna da 4” e 6” cui nel 2004 si aggiungerà la canna da 5”; caratteristica

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SMITH & WESSON 686 PLUS 6” DELUXE CAL. .357 MAG

Lo Smith & Wesson 686 Plus Deluxe è un revolver con telaio chiuso, tamburo basculante sul lato sinistro, canna da 6” e funzionante sia in singola sia in doppia azione

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distintiva della variante è il tamburo in grado di contenere 7 colpi), Pp (dotata di canna da 6” con compensatore), The American Series (arma con incisioni e scritte proudly american e canna da 4”), Ssr (Stock Service Revolver, 4”) e Performance Center (2007, canna da 6”). Da segnalare, in aggiunta alle precedenti e non disponibili in Italia, le varianti richieste da Talo, potente distributore d’armi del Nord America. Numerose le migliorie apportate nel tempo all’arma che, come dimostra il suffisso inciso sul telaio dietro al giogo del tamburo, ha raggiunto la sesta versione; tra queste si segnalano una diversa combinazione di mire (nel 1992 è stato abbandonato il mirino registrabile), un nuovo sistema di sicurezza attuato da chiave introdotto in tutti i revolver del produttore e la rimozione del percussore solidale al cane a favore di un più consono percussore inerziale con contestuale introduzione di un safety bar che consente al cane di percuotere il percussore unicamente a seguito di una deliberata azione sul grilletto.

Il Plus Deluxe nel dettaglio Entrando nel dettaglio, le caratteristiche della 686 ricalcano quelle della 586, da cui si distingue unicamente per l’impiego integrale di acciaio inossidabile. La meccanica è semplice e si basa su un sistema di scatto ad azione singola e doppia. La sicurezza di maneggio è affidata al safety bar di cui si parlava, che impedisce al cane d’impattare il percussore quando non sia stato correttamente premuto il grilletto, mettendo l’operatore al sicuro dalla partenza del colpo in caso di caduta critica dell’arma. Per ottenere questa architettura è stato necessario rimuovere il percussore dal cane, operazione peraltro praticata ormai da quasi tutti i fabbricanti. La sicurezza dell’arma è inoltre demandata al sistema a chiave ormai adottato da tutte le armi di Springfield, quel dispositivo a due posizioni in grado di bloccare il cane che tante critiche ha sollevato tra i puristi, che si sono sentiti offesi dall’introduzione di questa forma di tutela: ruotando la chiave in senso antiorario si blocca la pistola facendo fuoriuscire dal telaio, in prossimità del cane, una bandierina che riporta la scritta locked (bloccato);

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ARMI CORTE

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L’estrattore a stella facilita la rimozione dei bossoli spenti

La canna ha una rigatura a cinque principi, e tanto il cono di forzamento quanto il vivo di volata sono eseguiti senza la minima incertezza

in senso antiorario la si riattiva. Il tamburo da 7 colpi dell’allestimento Plus ha lo stesso diametro di quello da sei colpi, di cui conserva anche le fresature di alleggerimento, ed è bloccato da due chiusure: posteriormente da quella manuale cui corrisponde il pulsante di sgancio posto sulla sinistra del fusto, anteriormente da un pistone elastico che va a ingaggiare un apposito recesso ricavato sull’asta del tamburo. Asta che, per inciso, comanda anche l’estrattore a stella che facilita l’estrazione dei bossoli. Il meccanismo di sgancio del cilindro, che bascula sulla sinistra, lavora al centro della stella di rotazione spingendo in avanti il perno di bloccag-

STAR AL CINEMA E IN TV

gio, che agisce anche anteriormente sul pistoncino di blocco. Gli organi di mira contemplano una tacca regolabile micrometricamente in altezza e deri-

Il tamburo del modello 686 Plus ha 7 camere

vazione (di buona fattura) e un mirino, sostituibile, con un inserto in plastica rossa che facilita la collimazione in condizioni di illuminazione difficile. La presa dell’arma è, infine, resa possibile da un’impugnatura in Goncalo, un legno tropicale molto gradevole alla vista per le sue tipiche venature dotato di una texture molto efficace. Sul telaio, sotto al giogo del tamburo, è indicato nome del modello e versione dell’arma. Questa è la sesta variante del revolver 686, ufficialmente sul mercato dal 1988

Molto elegante l’impugnatura in legno con la texture

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SMITH & WESSON 686 PLUS 6” DELUXE CAL. .357 MAG

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PREZZO

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SMITH & WESSON 686 PLUS 6” DELUXE CAL. .357 MAG

1.290 euro

L’autore durante il test nella linea interna di Bignami Rosata di sette colpi ottenuta a 25 metri con munizioni Hornady con palla da 158 grani Xtp

Produttore: Smith&Wesson, Usa, smith-wesson.com Importatore: vedi notizia a pagina 41 Modello: Model 686 Plus Deluxe Calibro: .357 Magnum

Tamburo: 7 colpi Canna: 152 mm (6”) Lunghezza complessiva: 11,9” Mire: mirino a rampa con riferimento rosso; tacca di

La prova a fuoco Abbiamo messo alla prova lo Smith & Wesson Plus Deluxe alla linea di tiSul lato destro troviamo indicatore del produttore e calibro; oltre che con il .357 Magnum, è possibile impiegare il 686 Plus Deluxe con le .38 Special P+, più facilmente gestibili Il pulsante di sgancio costituisce uno dei due punti di vincolo del tamburo. L’altro è posizionato anteriormente a bloccare l’asse di rotazione del tamburo stesso

mira regolabile Scatto: singola e doppia azione (peso di sgancio: 1.453 e 4.623 g) Sicurezze: safety bar e sistema di bloccaggio a chiave

ro interna di Bignami su una distanza di 25 metri. Per quanto riguarda le reazioni allo sparo, il revolver ha

Materiali: acciaio inox per canna e frame, legno per l’impugnatura Peso: 1.273 g Classificazione: arma sportiva

mostrato di avere un ottimo bilanciamento (anche considerando il naturale appruamento dovuto alla canna da sei pollici). La Singola azione, priva d’incertezze, ha un peso di 1453 grammi, è netta e presenta una corsa ridottissima. Anche la Doppia azione, dal peso di sgancio di 4.623 grammi, è molto fluida e non presenta alcun attrito indesiderato. Molto positivo anche il giudizio delle reazioni allo sparo: le munizioni calibro .357 Magnum sanno essere molto punitive nei revolver con canna da 2 (e talvolta anche 4) pollici, ma con 6 pollici a disposizione rinculo e impennamento sono facilmente gestibili. Insomma, l’incavo della mano non ne ha risentito più di tanto. Bene anche le mire, adeguate all’arma che, dal canto suo, ha saputo offrire una precisione più che soddisfacente nel tiro mirato.

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EVENTI

PROVE SUL CAMP Seguendo una gradita tradizione, Browning e Winchester preferiscono presentare le proprie novità dell’anno alla stampa internazionale su un campo di tiro, con un nutrito numero di munizioni al fianco...

di Matteo Brogi e Simone Bertini

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BROWNING PRESS DAYS 2019 IN SLOVENIA

MPO

A

ffidabilità, precisione e innovazione per le armi. Tecnologia, tecnicità e prezzo per l’abbigliamento. Browning e Winchester tracciano con precisione le caratteristiche della loro amplissima offerta commerciale, che spazia da armi a munizioni, da ottiche a casseforti, da abbigliamento a protezioni per l’ausiliare. All’interno di ogni segmento c’è di tutto, dalla proposta primo prezzo (ma sempre adeguata al blasone del marchio) a quella specialistica, inevitabilmente più costosa. Il tutto ispirato da studi approfonditi, effettuati da personale specializzato (cosa mai scontata) e accessibile a un prezzo sorprendentemente contenuto. Avvantaggiato dalla sua posizione verticistica a livello internazionale, e quindi da una produzione su larga scala, il gruppo riesce infatti a posizionarsi sul mercato con prodotti che valgono assai di più di quel che costano. Il tradizionale incontro con i giornalisti - che la comunicazione del gruppo sfrutta per fornire alla stampa specializzata l’opportunità di provare sul campo le novità - si è svolto anche quest’anno in una location in qualche modo esotica. È stata la Slovenia ad accoglierci per una 2-giorni umida ma proficua. Nell’occasione si è potuta provare sul campo un’ampia scelta delle novità dell’anno con 20.000 cartucce che sono state il carburante per mettere alla prova fucili e carabine nel poligono di Stefanja Gora. Guardiamo, nel dettaglio, le novità salienti.

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La canna liscia Partiamo con Browning, dove indubbiamente ha destato curiosità la presenza del nuovo B 5.25 Sporter Laminated Adjustable. Avendolo già testato a lungo (vedi Armi Magazine agosto 2019), ne riassumiamo brevemente le caratteristiche. La calciatura con calcio in multistrato di betulla laminare non rappresenta una novità assoluta, ma vederla applicata su un fucile destinato alle pedane suscita interesse. A detta della Browning, il calcio multistrato assicura una maggiore precisione al tiro e una maggiore protezione dagli agenti atmosferici (acqua). L’impostazione generale è quella del conosciutissimo B 525. Allo sparo la sensazione è davvero positiva. È disponibile nel calibro 12 magnum, con il calcio regolabile al nasello, finitura nitrurata della bascula e quattro strozzatori Invector + Extende. Un’altra novità la riscontriamo nella gamma Maxus, con il Maxus Sporting Black Carbon; con la sua livrea completamente nera si fa certamente notare. Il Maxus è un semiautomatico a recupero di gas dal funzionamento molto veloce e senza incertezze con qualunque carica, grazie al Power Drive che gli consente di sparare cartucce dai 24 ai 64 grammi con un rinculo ridotto. Il Maxus Sporting Black Carbon, come recita il nome, è un fucile destinato allo Sporting; non troviamo alcuna fresatura sul dorso della scatola di culatta (non c’è infatti necessità di montare ottiche e/o accessori) e non riscontriamo la pre-

Il Winchester Sx4 in calibro 20, nella versione Camouflage Waterfowl: riprende tutte le caratteristiche dell’apprezzato e omonimo calibro 12, aggiungendo maneggevolezza e dinamismo. Immutato il funzionamento senza incertezze

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EVENTI

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Il Browning B 5.25 Sporter Laminated Adjustable; un fucile costruito sulla solidissima e affidabile base B 525 che si caratterizza per il calcio multistrato in legno di betulla, stabile, resistente all’acqua e innovativo

senza del cut-off. Il design e le finiture sono con effetto carbonio e l’insieme è piacevole. Ottimo anche il sistema di scatto denominato Lightening Trigger, più rapido del 24% rispetto alla concorrenza. Novità ancora nel mondo del tiro con il B 725 Pro Master Adjustable, uno dei modelli di punta della gamma tiro Browning: in questo sovrapposto tutto è pensato per ottimizzare il tiro contro i piattelli, sia che siano quelli del Trap, sia che siano quelli dello Sporting. Il calcio è regolabile, l’impugnatura è a pistola sagomata, le canne sono da 76 o 81

cm di lunghezza con tecnologia Back Bored con Vector Pro; completissima la dotazione degli strozzatori Invector Ds Extended, ben otto per una scelta senza... affanno. Dedicata al mondo del tiro la bindella regolabile ad andamento conico (11-8 mm). Il tutto con una calciatura in legno di noce di grado elevato e con importanti accessori disponibili di serie (contrappesi Pro Balance, grilletti aggiuntivi, calciolo supplementare da 25 mm e organi di mira Hi-Viz). Allo sparo si rivela un fucile dedicato alle competizioni: saldo, ben piantato, che consente

recuperi agevoli di seconda canna e molto stabile alla fucilata. Restando in “casa” ma cambiando marchio, la grande novità Winchester è il semiautomatico Sx4 in calibro 20. Logica prosecuzione del calibro 12, già felicemente sul mercato da un paio di anni, ne ricalca le principali caratteristiche; Speed Loading (permette di camerare velocemente una cartuccia in canna), calciolo Inflex II, mirino ad alta visibilità, comandi leggermente maggiorati (tiretto di armamento, pulsante di rilascio otturatore, sicura), canna con tecnologia Back Bored e strozzatori Invector Plus. Un insieme appropriato per la caccia e che grazie alle centinaia di cartucce esplose senza alcun problema durante i Browning press days -

Accattivante la finitura “Carbon” del Maxus Sporting Black Carbon, un semiautomatico dall’elevata velocità nel cinematismo e con alcune features idonee per un impiego sulle pedane degli impianti sportivi

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BROWNING PRESS DAYS 2019 IN SLOVENIA

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Ancora una novità nel campo dei fucili da tiro, con il Browning B 725 Pro Master Adjustable; un fucile top di gamma che permette a tutti (neofiti e professionisti) di trovare la giusta impostazione per spaccare i piattelli. Completissima la dotazione di serie e canne con la tecnologia Back Bored Vector Pro

identifica il fucile come una delle proposte più azzeccate dell’anno. Eccellente il riarmo grazie al funzionamento a recupero di gas veloce e sicuro, impeccabile l’espulsione dei bossoli spenti e la facilità con cui le cartucce vengono caricate nel tubo serbatoio. L’Sx4 è il fucile (opportunamente modificato nella capacità del tubo serbatoio) con cui il famoso shooter Raniero Testa ha recentemente ritoccato verso l’alto il suo già prestigioso record di piattelli lanciati e spaccati in volo prima che tocchino terra (14!).

La canna rigata Nel settore delle armi bolt - action spicca la versione Pro della carabina bolt - action X-Bolt. Pro rappresenta un nuovo universo, la fascia superiore del modello, con tre modelli destinati a caccia e tiro. Caratteristiche comuni sono la canna e l’otturatore fluted, la finitura delle parti metalliche fluted in Cerakote (di-

La cartuccia Winchester Rack Master, ultima nata per la caccia agli ungulati utilizzando la canna liscia e la cartuccia a palla; bello il bossolo trasparente con palla e impennaggio di colore rosso (tra l’altro il coating permette un miglior scorrimento in canna)

sponibili anche su attacchi e determinati allestimenti delle ottiche Kite) e una canna lappata a mano che, unita a un nuovo allestimento di calci particolarmente rigidi, enfatizzano le doti di precisione dell’arma. Rispetto alla produzione standard conserva lo scatto a 3 leve Super Feather e la canna flottante con azione accoppiata alla calciatura mediante un doppio bedding. Primo allestimento della nuova collezione è il Pro Carbon che, dalla sua, ha un calcio tecnologico basato su un nucleo centrale ad alta densità fasciato da un doppio strato di fibre di carbonio. Per gli amanti della La cartuccia Winchester Xtended Bismuth, pensata e concepita per la caccia agli acquatici laddove vige il divieto di utilizzo del piombo; una speciale resina contiene i pallini e permette loro di viaggiare a velocità elevatissime senza che si deformino

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EVENTI

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tradizione si segnala l’allestimento Pro Grade 5, fornito di calciatura in noce americano di grado 5 con inserti (astina e coccia) in palissandro. Per concludere, deve essere menzionato il Pro Long Range Grs pensato per il tiro a lunga distanza. Realizzato in .308 Winchester e 6,5 Creedmoor, si distingue dalla produzione venatoria per il calcio multistrato Grs con calciolo regolabile in quattro direzioni, canna semi-pesante e slitta da 20 Moa. In tutti i casi la precisione è garantita sub-Moa.

Le munizioni In casa Winchester fanno la loro comparsa per il cacciatore italiano un paio di cartucce interessanti: in primis la Rack Master, destinata a chi vuole insidiare gli ungulati Oltre alla variante monolitica della gamma Bx di Browning (Bxs), quest’anno è stato presentato anche il monolitico di Winchester, a testimoniare una scelta eco-compatibile che anche in America sta trovando spazio

con l’anima liscia e la classica cartuccia a palla. Si presenta con una livrea esteticamente accattivante, grazie al bossolo trasparente e alla palla con impennaggio con coating di colore rosso anti frizione. Disponibile in calibro 12 (da 32 grammi) o in calibro 16 (da 28 grammi), dispone di

una palla hollow-point (a punta cava) che permette un affungamento perfetto con un volume triplicato nel momento dell’impatto. Altra interessante novità la cartuccia Xtended Bismuth, evidentemente destinata ai cacciatori di acquatici. Si pone come una validissima alternativa per tutti

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BROWNING PRESS DAYS 2019 IN SLOVENIA

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Per quanto riguarda la canna rigata, la variante Pro dell’allestimento X-Bolt di Browning è certamente una delle novità più interessanti dell’anno ed è declinata in 3 versioni: Pro Carbon, Pro Grade 5, Pro Long Range Grs

Forse il momento più interessante delle giornate di test è stata la prova comparativa dei due caricamenti Extreme

coloro che non possono sparare il piombo nelle zone umide e non vogliono utilizzare munizioni contenenti acciaio o rame. La Shot-Lock Technology, grazie alla resina indurita che alberga 46 grammi di pallini del numero 5, permette una rosata serratissima a lunghissime distanze, come abbiamo potuto testare in prima persona con tiri anche superiori ai 40 metri. La resina allo sparo viene polverizzata, formando una fine polvere protettrice quasi fosse un buffer, impedendo qualsiasi deformazione dei pallini all’uscita della canna. Nel settore del munizionamento per carabina, Winchester ha recentemente introdotto l’allestimento Extreme Point Copper Impact, inizialmente presentato negli Usa come Deer Season Copper Impact. In occasione dei press days è stato messo alla prova con un test su gelatina balistica e messo a confronto con la cartuccia omologa tradizionale, la palla Extreme Point con nucleo in piombo, a catalogo dal 2016, progenitrice del progetto del produttore americano. Giusto per completezza d’informazione, ricordiamo che l’ogiva è frutto di uno studio che ha portato all’adozione di un nuovo tip in polimero con un diametro, alla base, molto pronunciato cui corrisponde una superficie d’impatto della palla particolarmente sviluppata: si parla del 48% del diametro del proiettile contro

il 22% delle palle con tip tradizionale e l’8% di una soft point. La differenza è enorme. Il prodotto che è emerso da questo “trattamento” è un proiettile in grado di trasferire energia al selvatico con maggior rapidità e fornire, pertanto, un elevato potere d’arresto. Senza incidere negativamente sulla velocità, che è esaltata da una massa inevitabilmente ridotta e da un coefficiente balistico elevato. Queste affermazioni sono state confermate nel test in gelatina e, ancora prima, in fase di azzeramento, dove a 50 metri non si sono evidenziate differenze

nel punto d’impatto tra i due allestimenti. Una volta che il proiettile ha attinto la gelatina, si è registrata una penetrazione di 38 centimetri del tradizionale e di 65 del monolitico. Una differenza consistente che evidenzia come il proiettile tradizionale abbia un’espansione repentina (pur conservando la massa tra il 95 e il 99%) mentre il rame - come è lecito attendersi a causa della sua inferiore malleabilità - è meno rabbioso ed, espandendosi più gradualmente, meglio conserva l’energia su un tramite assai più lungo. Si tratta quindi, in

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EVENTI

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Il punto reflex Kite K1 montato su una Maral mancina

Novità 2019, per Browning, sono gli allestimenti Reflex della semiautomatica Bar e della straight-pull Maral qui fotografata. Un’ingegnosa architettura permette di montare punto rosso reflex e cannocchiale di puntamento in contemporanea

definitiva, di due palle diverse non solo come approccio concettuale (l’una più ecocompatibile dell’altra) ma differenti anche come rendimento balistico e destinazione d’uso. Un nuovo approccio alla balistica, quindi, con il rame che diventa alternativo al piombo non tanto o non solo per la sua maggior sostenibilità quanto per le caratteristiche che sono proprie al materiale.

Le ottiche Nel 2019 Browning ha introdotto novità importanti nel settore dell’ottica; si se-

gnala anzitutto il primo dispositivo reflex, denominato Kite K1. A livello estetico poco cambia rispetto ai prodotti della concorrenza, ma il K1 ha alcune caratteristiche da primo della classe: si segnala anzitutto l’intervallo di regolazione quanto mai ampio (140 Moa in alzo), la batteria contenuta in un cassetto apribile senza dover smontare l’ottica dall’arma, l’intensità luminosa del punto regolabile manualmente su 11 livelli, i registri di regolazione che si avvalgono di un sistema micrometrico a click. Il punto misura 2

Moa. Da notare che le linee Maral e Bar si sono ampliate con il nuovo allestimento Reflex (disponibile anche in versione mancina nel caso della Bar) fornito in abbinamento al nuovo punto rosso Kite K1 e una base che ne consente l’applicazione al posto della tacca/bindella. La sua posizione, piuttosto avanzata, consente la successiva applicazione di un’ottica di puntamento standard mediante basi e anelli o la base a sgancio rapido Nomad, un’opzione interessante per chi voglia tenere “il piede in due staffe” ed avere

Il test delle due palle Extreme ha confermato che la curva balistica è identica per entrambi i caricamenti

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BROWNING PRESS DAYS 2019 IN SLOVENIA

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ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI: LE NUOVE LINEE

Tre gli zaini che fanno l’ingresso nell ’offerta Browning. Non particolarmente tecnici in tema di materiali, presentano però un ottimo sistema di bloccaggio della carabina a quattro punti

Nel segmento abbigliamento spicca il nuovo completo Xpo Pro, distinto per vestibilità (regular o slim fit) e destinazione (caccia statica vs caccia dinamica)

Ancora nel settore delle ottiche si segnala la nuova serie Kite K4 (1-4x24i e 3-12x50i) che, rispetto al modello Ksp Hd2, presenta una zoom ratio ridotta (1:4 invece di 1:6). La gamma si distingue esteriormente per la presenza di un anello di colore rosso

sempre disponibili sulla stessa carabina strumenti a destinazione differente. I test effettuati in Slovenia hanno ampiamente dimostrato che la presenza del punto rosso non intralcia chi utilizzi l’ottica di puntamento. Ancora nel settore delle ottiche si segnala la nuova serie Kite K4 (1-4x24i e 3-12x50i) che, rispetto al modello Ksp Hd2, presenta una zoom ratio ridotta (1:4 invece di 1:6). La gamma si distingue esteriormente per la presenza di un anello di colore rosso.

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ARMI CORTE

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LA GRAND POWER PER CHI INIZIA

Con il modello di pistola semiautomatica Grand Power K22, chi si avvicina al tiro a segno ha a disposizione tutto quanto serve per il tiro ludico sportivo e a scopo propedeutico ai calibri più potenti, essendo strutturata come una calibro nove. Tra i vantaggi, i ridotti costi di gestione e il prezzo favorevole di Fabio Ferrari

L

a società Grand Power Limited ha di recente ampliato l’offerta e acceso gli interessi degli appassionati, presentando alle maggiori fiere mondiali una compatta carabina in calibro nove munita di calcio pieghevole: la Stribog Sr9 di cui ci siamo già occupati ricevendone positive impressioni. Il suo catalogo, tuttavia, resta ben avviato a

soddisfare la sempre accesa domanda di armi corte semiautomatiche, declinate su diverse linee di modelli, alcuni con canna roto traslante e caratteristiche che le rendono adatte all’impiego sportivo avanzato (modelli K100 X-Calibur e K100 X-Trim). Non mancano opzioni di minore impegno economico, scelte soprattutto da chi desidera un’arma

pratica e sicura da usare per il servizio o per le attività ludico sportive presso le strutture che possono noleggiare le armi agli associati, come i modelli serie Q 100 con catena di scatto a percussore lanciato. Accanto alla prevalente richiesta del calibro nove (9x21 mm Imi per il nostro Paese) resta sostenuta la domanda di armi di piccolo calibro, dove il

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GRAND POWER K22S CAL. .22 LR

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.22 Long rifle regna pressoché incontrastato. Armi che si prestano solitamente a due attività: quella propedeutica/addestrativa verso modelli più evoluti, con spiccate caratteristiche agonistiche; quella ludico-sportiva tipica dell’appassionato che desidera praticare le linee di tiro con una certa frequenza, e chiede uno strumento divertente e preciso, evitando i costi di gestione di un grosso calibro, soprattutto per chi non pratica la ricarica delle munizioni. La pistola che ci apprestiamo a testare va incontro a queste persone, e alle loro esigenze.

Uno sguardo alla K22 Sport L’arma arriva in una valigetta in polimero di colore nero priva di scritte o loghi, all’interno della quale troviamo un’imbottitura pretagliata sulle dimensioni dell’arma e del secondo caricatore (due i caricatori da 10 colpi in materiale plastico in dotazione). La parte superiore del contenitore è in gommapiuma piramidale, a garanzia che il contenuto non subisca urti o spostamenti durante il trasporto; al di sotto del rivestimento troviamo il manuale di utilizzo, uno scovolo per pulire la canna, un mirino di ricambio e una piccola chiave allen. L’arma si presenta nelle dimensioni come una full size calibro nove, molto simile ai modelli a catalogo del medesimo produttore slovacco. Nonostante nella fase di progettazione e ingegnerizzazione di un piccolo calibro ci si possa sbizzarrire nella scelta dei materiali, notiamo in questo modello un approccio serio e metodico: anziché usare la lega di alluminio per il carrello – scelta quasi scontata – si è preferito realizzare tutto in solido acciaio temprato a caldo

Il contenitore a valigetta è semplificato al massimo, ma l’imbottitura assicura la protezione del contenuto durante il trasporto. Oltre alla pistola, vediamo il secondo caricatore nel suo alloggiamento Uno dei due caricatori monofilari in dotazione, marcati Grand Power. Le dimensioni esterne sono quelle di un bifilare calibro nove, mentre l’elevatore in polimero scorre in modo abbastanza fluido; la capacità massima è di 10 munizioni .22 Long rifle

e sottoposto a trattamento Tenifer Qpq, per poi andare ad alleggerire la parte superiore aprendo il cielo per circa metà lunghezza secondo un profilo che può ricordare il modello più noto del

più grande produttore italiano di armi da fuoco. Non solo; anche l’interno del carrello, ai fianchi del percussore (dunque nella sua parte iniziale), presenta due cavità ottenute asportando

A caricatore inserito nel suo alloggiamento, il carrello in apertura ci consente di notare come la munizione sia quasi allineata con il vivo di culatta, quindi con la camera di cartuccia. Gli inviti tirati a lucido dovrebbero scongiurare qualsiasi deformazione significativa dell’ogiva in piombo durante l’alimentazione e il ciclo di sparo Lo smontaggio di campagna fa apprezzare le finiture del fusto in polimero, con segni di stampaggio impercettibili e texture superficiale molto fine. Tutti i comandi sono ambidestri, identici per dimensione a quelli presenti sul lato opposto del fusto

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ARMI CORTE

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materiale. Una scelta che non serve a risparmiare tempo (anzi, direi il contrario) e che mantiene inalterata la bilanciatura della massa mobile, che in armi siffatte va anche a realizzare la chiusura labile ed è quindi importante

sotto diversi punti di vista. Un equilibrio dei pesi e delle masse è richiesto per un corretto funzionamento con le munizioni a velocità standard e da tiro, che mantengono cariche modeste e V° prossime, o di poco inferiori, a quella del In evidenza le spinature che vincolano la canna di grande diametro al blocchetto metallico inserito nel fusto. La freccia rossa mostra il tasto che consente di sganciare il carrello dalle sue guide, dopo averlo arretrato completamente La parte anteriore dell’arma mostra la sagomatura del carrello in acciaio, il mirino fissato con una spina passante entro la sua sede, e l’ultimo tratto della canna rigata, terminata da una fresatura a ciambella sul contorno che protegge dagli urti il vivo di volata

suono – dove questo calibro sviluppa le migliori doti di precisione. Anche per il sistema di richiamo a molla le scelte di Gran Power non sono scontate; l’asta guida molle resta vincolata al blocchetto sotto canna: quest’ultima è ovviamente di tipo fisso, fissata con spine di grosso diametro al supporto annegato nel fusto polimerico. Il suo diametro appare notevole in funzione della foratura richiesta per il calibro ventidue, sì che possiamo classificarla semi bull barrel. La finitura superficiale di questa parte essenziale d’arma è una brunitura profonda e omogenea; al vivo di volata si nota un rialzo protettivo a ciambella, al vivo di culatta un invito appena accennato per accompagnare la piccola munizione. La presentazione del colpo, grazie alla forma del caricatore, è poco angolata, e dovrebbe scongiurare ogni tipo d’impuntamento con le munizioni di varia potenza. Gli organi di mira sono semplificati, un mirino fisso spinato

Il mirino posteriore della K22 è in metallo, privo di regolazioni e innestato sul carrello su una fresatura a coda di rondine. Ai lati della finestra di mira intagliata a “U” due riferimenti circolari di colore bianco. Buono l’accoppiamento delle guide di scorrimento carrello/fusto. Notiamo infine la grossa coda del percussore che a grilletto premuto va a raggiungere il bordo del fondello della munizione, provocando lo sparo

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GRAND POWER K22S CAL. .22 LR

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SMONTAGGIO E MANUTENZIONE ORDINARIA Vista superiore del carrello in smontaggio di campagna, utile per le periodiche operazioni di pulizia. L’estrattore è conformato come quello di una pistola di grosso calibro, mentre le molle di recupero sono due, concentriche; un sistema semplice ed economico per ottenere un corretto ciclo di riarmo

al carrello e una tacca inserita a coda di rondine dai fianchi arrotondati, dunque regolabile in deriva ma senza movimenti a vite micrometrici. Per completezza notiamo che sul catalogo 2019 dell’importatore viene indicata come “tacca dynamic fissa”; il modello X-Trim, più costoso, adotta invece una Elliason regolabile in alzo e deriva. Due parole sui caricatori, esternamente somiglianti a quelli di una bifilare calibro nove, in realtà monofilari da dieci colpi. Su un lato sono marcati “Grand Power” e presentano la numerazione da uno a dieci. Anche l’elevatore è in polimero, e si può abbassare facilmente grazie al nottolino presente su entrambi i lati. In tal modo è comodo da usare soprattutto se dobbiamo scaricare un caricatore dalle munizioni ivi contenute: basta girare il caricatore verso il basso e arretrare i nottolini: i colpi cadranno per gravità a terra o sul bancone; se cadono a terra è buona cosa dare una pulita prima di riporle nella scatola, in vista di un futuro utilizzo. Da rimarcare come tutti i comandi presenti sul fusto della pistola (sgancio magazzino a pulsante, sicura manuale a tasto basculante verso l’alto, hold open a leva – in metallo) sono replicati sui due lati. Anche qui nessun proposito al risparmio, unito alla volontà di avere un’arma ambidestra all’origine, adatta alla istruzione e formazione dello sportivo come del personale di corpi

I comandi sono collocati sul fusto e replicati sul suo lato opposto; quello della sicura manuale deve essere alzato per ottenere il blocco dello scatto. La lunga leva metallica dell’holdopen si raggiunge bene e non oppone resistenza per mandare il carrello in chiusura. Efficace e di buona ergonomia anche lo sgancio del caricatore

di sicurezza, polizia, e Law Enforcement. Comandi che sono tutti ben raggiungibili e si manipolano facilmente: la sicura ha uno scatto positivo verso l’alto (sicura inserita), il caricatore si svincola e cade per gravità alla pressione di uno dei tasti con il pollice o l’indice della mano forte, anche la lunga leva che manda in chiusura il carello è azionabile con lo stesso sistema a non oppone resistenza. È il caso di dire che qualunque operatore vorrebbe poi trovare comandi siffatti, per ergonomia e bontà di azionamento, anche su pistole di calibro maggiore.

Marchi e scritte Sul lato sinistro del carrello troviamo il logo del produttore seguito da “Made in Slovakia”; a destra “Gran Power K22”, il numero di serie e i marchi di bancatura Cip. La matricola è incisa anche su una placchetta metallica annegata nel polimero davanti alla guardia del grilletto. In alto, al di sopra dell’espulsore, l’indicazione del calibro .22 Lr; la stessa scritta e il riporto della sequenza matricolare sono ben leggibili sulla prima parte della canna, seguiti dal punzone di prova e dall’indicazione dell’anno di produzione.

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ARMI CORTE

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Tra le molte opzioni di munizionamento (è importante per tutte le calibro Ventidue provare diverse tipologie), la Remington offre modelli ad alta velocità con palla da 33/36 grani che arrivano fino a 460 m/s (dato dichiarato dal produttore)

Con dieci colpi in 54 millimetri, regolarmente distribuiti all’interno del bersaglio, la Rws Club ha fornito (di poco) il migliore raggruppamento del test

Prepariamoci per le sessioni al poligono L’enorme offerta di munizioni .22 Long rifle rende impossibile pensare di eseguire un test con tutte le tipologie disponibili (sono decine e decine di caricamenti, spesso simili tra loro). Parlando di armi semiautomatiche (pistole, ma anche carabine) diviene interessante verificare se i caricamenti meno spinti, chiamati anche standard velocity, riescano a eseguire senza inceppa-

Con dieci colpi in 55 millimetri anche le Aguila Super Extra raggruppano bene e segnano punti pesanti; molto divertenti da utilizzare nella Grand Power, queste .22 Lr ad alta velocità hanno fornito prestazioni regolari durante tutto il test

menti i cicli di sparo. Gli inconvenienti di maggiore frequenza sono essenzialmente di due tipi. A) Mancata alimentazione: il carrello/ blocco otturatore non arretra totalmente e non riesce a prelevare il secondo colpo dal caricatore. Spesso questo inganna il tiratore, almeno nelle armi a cane esposto, perché il cane è in posizione armata ma in realtà la camera di cartuccia è vuota. B) Incompleta estrazione/double fee-

ding: il carrello resta bloccato a metà, il bossolo è estratto in modo parziale e il colpo successivo lo sormonta parzialmente. Questo difetto (diversamente dal precedente) è palese. La Grand Power è stata provata con due cartucce di velocità standard, Aguila Pistol Match Comp. (282 m/s) e Rws Club Sport Line (330 m/s) e con due ad alta velocità, Fiocchi Ultrasonic e Aguila Super Extra (380 e 390 m/s, entrambe con palla ramata). Le V° sono quelle di-

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GRAND POWER K22S CAL. .22 LR

¤

PREZZO

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GRAND POWER K22S CAL. .22 LR

686 euro

Dieci colpi in 56 millimetri per le Aguila Pistol Match; da considerare la perdita di concentrazione sul bersaglio per aver dovuto riarmare manualmente l’arma in un paio di occasioni

Dieci colpi in 58 millimetri per le Fiocchi Ultrasonic; il catalogo del produttore lecchese è talmente vasto e differenziato che non sarà difficile trovare un abbinamento più performante con la Grand Power K22

Costruttore: Grand Power, www.grandpower.eu Distributore: Paganini, www.paganini.it, mail@paganini.it Tipo di arma: pistola semiautomatica Modello: K22S Funzionamento: sfruttamento

del rinculo, chiusura labile, canna fissa Calibro: .22 Long rifle Canna: di grande diametro lunga 117 mm Estrattore: a unghia caricato da una molla Alimentazione: due caricatori monofilari in polimero da 10

chiarate dai produttori in canna lunga. La prova è avvenuta presso lo stand di tiro dinamico del Tsn di Galliate e ha evidenziato una grande affidabilità dell’arma che, solo in un paio di occasioni con le Aguila Pistol Match (le meno potenti del gruppo, ma considerate l’arma nuova), ha mancato il riarmo. In compenso le standard velocity sono quelle che riescono a fornire subito rosate regolari e non richiedono alcuna compensazione alla taratura di fabbrica delle mire.

colpi ciascuno Mire: mirino e tacca di mira fissi con riferimenti di collimazione Sicure: leva manuale ambidestra a due posizioni Scatto: in singola o doppia azione, cane esterno su percussore flottante Finitura: nera opaca sulle

Contenute o nulle le reazioni allo sparo; a mio parere l’Aguila Super Extra è quella che appaga maggiormente il tiratore, per riporto sonoro “pieno” e reazione della pistola. La destinazione al tiro ludico sportivo impone di non essere troppo fiscali nel test a fuoco; alternando i due caricatori (che hanno funzionato perfettamente), abbiamo svuotato le scatole sui piccoli bersagli adesivi, cercando rosate di 10 colpi – un caricatore pieno – in tiro mirato senza appoggio.

parti in polimero e sul carrello, brunitura lucida sulla canna Peso: 730 g scarica Lunghezza: 188 mm Note: tutti i comandi sono ambidestri, slitta porta accessori sotto la canna Classificazione: pistola per uso sportivo

Date le condizioni della prova ha poco senso stilare classifiche di merito; mi limito a osservare che le rosate medie di dieci colpi, sparati da una dozzina di metri, si differenziano per un millimetro una dall’altra (da 54 a 58 mm), e dimostrano che la K22 digerisce in modo efficace le differenti tipologie di cartucce garantendo comunque sedute di tiro divertenti, senza impazzire nella ricerca del munizionamento più adatto. Safe shooting a tutti.

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QUESTIONE ... DI LEGGE

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LEGALE

ARMI MAGAZINE GENNAIO 2019

I nostri esperti rispondono alle domande - inerenti questioni legali ritenute d’interesse generale. I contatti rimangono invariati: potete inviare lettere in redazione (Editoriale C&C s.r.l.-Armi Magazine, Via Molise, 3 - 20085 Locate di Triulzi (MI) - Italia), mandare una mail (redazione@armimagazine.it) oppure spedire un fax (02 90481120)

Avviso ai lettori Viene fornita risposta a quesiti di natura legale soltanto ai richiedenti che si firmano per esteso, con nome e cognome. Naturalmente, i medesimi potranno richiedere (alla redazione) che, nella risposta pubblicata, vengano omesse le proprie generalità.

Rinnovo porto di fucile per uso venatorio e armi comuni o sportive

S

pettabile redazione, ho raccolto alcune domande che vi porgo. 1) Ho rinnovato il porto di fucile per uso venatorio nel 2016, quindi prima dell’entrata in vigore della nuova normativa. Dovrò rinnovarlo alla naturale scadenza dei sei anni o, invece, la scadenza sarà nel 2021? 2) Ho acquistato una Kimber Custom Tle (Tactical Law Enforcement) II nel 2015 e l’ho registrata come arma comune. Sulle riviste di annunci di armerie vedo, però, che tale arma viene indicata come sportiva. Nel caso effettivamente sia sportiva, come potrei fare per modificarla anche sulla mia denuncia? Grazie in anticipo per l’attenzione che potrete dedicarmi e complimenti per la rivista che, personalmente, ritengo la migliore del settore. Alessio - e-mail

Egregio lettore, le norme sulla (ridotta) durata delle licenze non possono agire retroattivamente. Quindi, una licenza rinnovata/emessa nel 2016 vale per sei anni. Per quanto riguarda la pistola Kimber, non sono sicuro che tutte le Tle II abbiano una catalogazione di “arma sportiva”. Prima di assumere qualsiasi iniziativa circa una eventuale modifica della denuncia di detenzione, è sicuramente preferibile chiedere una verifica all’importatore Paganini di Torino, sempre cortese e disponibile in questi casi. Se effettivamente quel modello è classificato “arma per uso sportivo”, dovrebbe bastare la stampa della scheda di classificazione (dal sito internet del

Banco nazionale di prova), accompagnata dalla richiesta di nuova denuncia in rettifica a quella fatta a suo tempo. Cordiali saluti. (avvocato Fabio Ferrari)

Sui calibri venatori, tra legge e balistica Spettabile redazione, sono un cacciatore amante della caccia vagante e d’appostamento. Da qualche anno sto praticando la caccia al cinghiale in battuta in un Atc umbro e, attualmente, utilizzo una carabina Ruger cal. .44 Remington Magnum: la considero più che sufficiente per abbattimenti puliti su animali fino a 80-90 kg

su medie - corte distanze. La domanda è: vorrei acquistare una carabina M1 come quella che avevo in dotazione quando - 50 anni fa - ho fatto il militare ed… è legale usare quest’arma per la caccia al cinghiale? Sento voci discordanti: secondo alcune, pur con caricatore limitato per uso venatorio, non sarebbe possibile utilizzarla perché troppo somigliante ad arma da guerra. Nell’attesa di una risposta, vi porgo i miei più cordiali saluti. lettera firmata

Egregio lettore, più che la preoccupazione di quanto da ultimo stabilito sui mezzi consentiti per la pratica venatoria (vedi infra),

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LETTERE

la breve disamina verte sull’altro elemento di grande importanza, quando prendiamo in esame un calibro da adibire al prelievo venatorio: la balistica, in questa specifica circostanza la balistica terminale dei calibri menzionati. La legge non è tutto (va osservata, ma non è tutto) quando parliamo di calibri venatori. Tralasciando qualche isolata circolare interpretativa su fatto che il .30 Carbine (alias .30 M1 Car.) possa essere “da caccia”, che – in passato – ha gettato scompiglio tra i cacciatori/appassionati di armi, è quanto puntualmente riportato sui più noti manuali di ricarica che deve fare meditare. Nata come arma di supporto leggero per le truppe, facilmente trasportabile e prodotta in un numero impressionante di esemplari, la M1 fu utilizzata dal 1942 alla guerra del Vietnam, con giudizi vari e non sempre concordi sulla sua efficacia in contesto bellico. Oggi alcuni esperti la giudicano una divertente ex - ordinanza per la pratica del plinking e del tiro sportivo informale; conosco molti appassionati di armi ex -militari che ne hanno più di una, e le usano a tale scopo nei poligoni di tiro. Una carica con palla da 110 grani round nose spinta a 1.900 piedi/secondo si colloca a 882 ft/

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SETTEMBRE GENNAIO 2019 ARMI MAGAZINE

lbs di energia, che si reputa sufficiente per “small game or short range varminting” e “inadequate for big game hunting” (fonte manuale Sierra). Ora: con tutto il rispetto per le forbite e utili discussioni da poligono, tendo a preferire quanto scrivono i tecnici balistici di Sierra. In un altro manuale da me consultato, piuttosto orientato all’uso venatorio dei vari calibri (quello edito da Nosler), il .30 M1 non è neppure menzionato. Nonostante il concepimento come calibro potente per arma corta, poi adottato tranquillamente in carabine con ripetizione manuale a leva e anche semiautomatiche, il .44 Remington Magnum si rivela di altra pasta per il potere di arresto durante l’attività venatoria. Facilmente ricaricabile, con una buona scelta di munizioni commerciali diffuse nelle nostre armerie, di reazioni tutto sommato modeste quando sparato in arma lunga (mentre nel revolver a canna corta è tutt’altro che gestibile), il “44 magnum” è stato riscoperto come calibro da cinghiale in alternativa ai più potenti .454 Casull e .444 Marlin. Già con palle “leggere” (divertenti da usare) da 180 grani espansive, arriviamo o superiamo i 1500 ft/lbs di energia (quasi il doppio di un .30 M1). Con

palla di tipo standard – che ricordiamo essere sui 240 o 250 grani – tali energie vengono mantenute e spesso superate, contando su un potere di arresto di poco migliore in virtù del peso della palla. Certo le velocità non possono essere da fulmine di guerra: possono sembrare poca cosa rispetto al .30-06 Spr., che resta il calibro venatorio da noi più usato per il cinghiale. Consideriamo, però, che in molti ambiti le distanze di ingaggio sono davvero limitate, poche decine di metri. Dunque si comprende come abbia buon senso usare il .44 Remington Magnum per questo tipo di caccia. Negli ambiti dove può risultare normale ingaggiare il selvatico da postazioni elevate, su sfondo di prati estesi, con pochi alberi, le distanze possono superare tranquillamente i cento metri; qui è senza dubbio meglio una precisa carabina in .308 W./.30-06 Spr. con una performante ottica da battuta. Nello “sporco”, o in spazi angusti, armi che potrebbero fare sorridere, che sembrano uscite da un film “Spaghetti Western”, mantengono anche oggi la loro validità. Cordiali saluti. (avvocato Fabio Ferrari)

Sul versamento di un’arma per la sua distruzione Spettabile redazione, un paio di mesi fa, un palese errore di ricarica provoca la distruzione di un revolver, regolarmente denunciato, di un amico tiratore. Costui, in possesso di licenza Tav in corso di validità, porta i rottami del revolver allo sportello armi della locale Questura, per versare gli stessi per la rottamazione e depennare il revolver dalla denuncia di detenzione. Lo sportellista, allarmato, indirizza l’amico a un suo superiore ispettore, il quale rimprovera il malcapitato per aver portato di persona i rottami in Questura. Pur considerando che la vicenda si sia svolta positivamente, gradirei un vostro commento sulla questione. Grazie e cordiali saluti. e-mail

Egregio lettore, credo che il legittimo detentore abbia “trasportato” quel che restava del revolver in una borsa o qualcosa del genere, non certo in tasca. In fin dei conti, se aveva il titolo di polizia per farlo, avrebbe potuto trasportarne uno integro: porto e trasporto (come sappiamo) sono situazioni dinamiche della detenzione

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LEGALE

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molto differenti fra loro. Figuriamoci delle parti che, con tutta probabilità, hanno ormai perso ogni tipo di funzionalità e/o riconducibilità tecnica a parti di “arma comune da sparo”. Non c’è scritto da nessuna parte che il “versamento di un’arma per la sua distruzione” debba riguardare armi fatte a pezzi o distrutte per motivi accidentali; volendo si potrebbe rottamare un’arma nuova, acquistata pochi giorni prima... caso limite più di scuola che reale, ma ipotizzabile. Sul sito della Polizia di stato è possibile - infine scaricare gli appositi moduli (vedi allegato), da compilare e sottoscrivere parallelamente al versamento dell’arma. Non vedo cosa ci sia di strano, o di anomalo, nella vicenda riportata; se il racconto si assume fedele allo svolgimento dei fatti, la reazione è l’unica anomalia riscontrabile. Comprendo che in un ufficio non entrano ogni giorno persone con armi da rottamare, ma questo è uno dei loro compiti istituzionali. Cordiali saluti. (avvocato Fabio Ferrari)

Appendice legislativa: riferimento della legge sul prelievo venatorio, articolo 13 (“Mezzi per l’esercizio dell’attività venatoria”) 1. L’attività venatoria è consentita con l’uso del fucile con canna ad anima liscia fino a due colpi, a ripetizione e semiautomatico, con caricatore contenente non più di due cartucce, di calibro non superiore al 12, nonché con fucile con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro non inferiore a millimetri 5,6 con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a millimetri 40. I caricatori dei fucili a canna rigata a ripetizione semiautomatica non possono contenere più di due cartucce durante l’esercizio dell’attività venatoria, a possono contenere fino a cinque cartucce limitatamente all’esercizio della caccia al cinghiale. 2. È consentito, altresì, l’uso del fucile a due o tre canne (combinato), di cui una o due ad anima liscia di calibro non superiore al 12 e una o due ad anima rigata di calibro non inferiore a millimetri 5,6, nonché l’uso dell’arco e del falco. 2 bis. In deroga a quanto previsto dai commi 1 e 2, e fermo restando il divieto assoluto

di impiego di armi appartenenti alla cat. A, dell’allegato I alla direttiva 91/477/Cee del Consiglio del 18 giugno 1991, l’attività venatoria non è consentita con l’uso del fucile rientrante tra le armi da fuoco semiautomatiche somiglianti a un’arma da fuoco automatica di cui alla categoria B, punto 9, del medesimo allegato I, nonché con l’uso di armi e cartucce a percussione anulare di calibro non superiore a 6 millimetri Flobert. 3. I bossoli delle cartucce devono essere recuperati dal cacciatore e non lasciati sul luogo di caccia. 4. Nella zona faunistica delle Alpi è vietato l’uso del fucile con canna ad anima liscia a ripetizione semiautomatica salvo che il relativo caricatore sia adattato in modo da non contenere più di un colpo. 5. Sono vietati tutte le armi e tutti i mezzi per l’esercizio venatorio non esplicitamente ammessi dal presente articolo.

Sulla custodia delle armi Gentile redazione, vorrei sapere se le armi, legalmente detenute e diligentemente custodite all’interno della propria abitazione, possano essere cariche? Grazie per la risposta. Francesco - e-mail

Gentile lettore, in linea di principio, con le opportune cautele supplementari, la risposta è affermativa. Perché nessuna norma lo vieta e (in più) l’ordinamento prevede che la difesa legittima della persona possa essere esercitata anche con armi regolarmente detenute, che se non fossero cariche perderebbero la loro valenza difensiva. In tali casi - però - è bene

rammentare la potenziale pericolosità/ letalità di un’arma carica, soprattutto se abitiamo con altri soggetti imperiti nell’utilizzo delle armi. D’obbligo (a mio avviso, poi ciascuno si regoli come meglio crede) scaricare l’arma e custodirla in modo diligente, secundum lege, quando si lascia l’abitazione. Cordiali saluti. (avvocato Fabio Ferrari)

Sulla quantità di munizioni detenibili Spettabile redazione, mi permetto di scrivervi per avere risposta alle mie incertezze sulla quantità di munizioni detenibili. Ho due domicili di detenzione armi in due province diverse. Il mio armiere insiste nel dirmi che le munizioni detenute nei due posti non si sommano l’una all’altra, poiché il limite di quantità è previsto per abitazione per limitare il pericolo in caso d’esplosione. Su internet leggo altre informazioni, secondo le quali per quantità s’intende 200 munizioni totali a livello nazionale, limite non superabile. Quali le risposte giuste? Grazie. Claudio - e-mail

Egregio lettore, nonostante abbiano piazzato l’art. 97 del Tulps nella sezione dedicata alla prevenzione degli infortuni, nessuno dubita che la norma va a stabilire i limiti di detenzione di munizioni per i soggetti privi della specifica licenza di deposito di materie esplodenti. Limite che, a mio parere, non può essere aggirato appellandosi a un secondo (o terzo) domicilio ove possono essere custodite le armi. Ne è riprova che, a fronte delle evidenti difficoltà di assecondare le esigenze dei tiratori sportivi, nel 2004 si creò una speciale licenza prefettizia (salvaguardia dell’ordine pubblico) che può innalzare fino a 1.500 il numero di munizione per pistola detenibili (limite ordinario = 200 unità). Ulteriore riprova: nel recepimento della direttiva europea per il controllo delle armi (dl 104/2018) viene ribadita - previa emanazione di un regolamento apposito - la possibilità per il questore di indicare sulle licenze il numero massimo di munizioni acquistabili nel periodo di validità delle medesime. Come si vede, tutto questo poco conta con la prevenzione di potenziali esplosioni o incendi: è invece un sistema di controllo sulle quantità di munizioni che il cittadino può detenere. Cordiali saluti. (avvocato Fabio Ferrari)

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CUSTODIA DELLE CUSTODIA DELLEARMI, ARMI,CONVIVENTI, CONVIVENTI, TERZI: TERZI: LA LA PAROLA PAROLA ALLA ALLA CASSAZIONE CASSAZIONE

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LA CASSAZIONE DETTA LE REGOLE Con una recente sentenza del maggio 2019, la Suprema Corte torna su princìpi e fini connessi al dovere di custodia diligente delle armi detenute. Come comportarsi per ottemperare a quanto previsto dalle norme in materia? Quali sono le finalità dell’art. 20 della legge n. 110/1975? di Fabio Ferrari

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copyright Shutterstock/Canbedone)

uesto commento, come quello del prossimo articolo, scaturisce da una news ripresa dal nostro sito www.armimagazine.it. Prima del breve commento alla sentenza della Cassazione del 7 maggio 2019 – prima sezione penale – n° 29849/2019, si rammenta

che il reato contestato (indi l’ambito della discussione) è quello di cui all’art. 20 legge n. 110/1975 (vedi infra). Anticipiamo due considerazioni fondamentali per la comprensione della vicenda. Il fatto storico: un convivente abituale del detentore di un fucile da caccia

s’impossessa dell’arma, contenuta momentaneamente entro una cassapanca, la carica con delle munizioni (anch’esse riposte nel medesimo mobile), e si spara con esito fatale. Gli effetti: al di là del gravissimo impatto della tragica vicenda su tutti i soggetti coinvolti, va da sé che non sono tanto gli effetti penali a pesare (viene confermata una pena pecuniaria di 300 euro di ammenda), quanto gli effetti amministrativi. Il quadro connesso a simili vicende è grave; il detentore – agli occhi di chi deve esaminare i requisiti per la detenzione delle armi da fuoco – viene visto come colui che ha in qualche modo agevolato un suicidio, avendo omesso la diligente custodia dell’arma da caccia. Di qui ad essere considerato “soggetto non affidabile” il passo è breve; per talune questure e prefetture basta molto meno per il sequestro di tutte le armi, la revoca della licenza e l’emissione di decreto ex art. 39 Tulps.

Quello che non sappiamo Dalla lettura della sola sentenza della Cassazione rimane una “zona grigia”, che un esame integrale degli atti processuali potrebbe fugare. Stante il ragionamento piuttosto draconiano dei giudici non credo che, nel caso di specie, avrebbe modificato la sostanza. Tuttavia – a mio avviso – sarebbe importante sapere se al momento del tragico evento il proprietario dell’arma si trovava in casa, oppure era altrove, e aveva così lasciato il fucile e le munizioni nella cassapanca “priva di chiusura”. Non è una questione di lana caprina, perché tendiamo a considerare che la custodia, come onere “per finalità di sicurezza pubblica”, prende pieno vigore nell’assenza del proprietario delle armi, quando queste sono più soggette a sottrazioni da Una recente sentenza della Cassazione torna su princìpi e fini connessi al dovere di custodia diligente delle armi detenute

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LEGALE

I RIFERIMENTI NORMATIVI La legge n. 110 del 1975 pone l’obbligo di custodia diligente all’art. 20 (che tutti ormai conosciamo); per praticità includiamo anche l’art. 20 bis.

Secondo la Suprema Corte, “l’art. 20 legge n. 110/75 tutela la sicurezza pubblica, ma costituisce una fattispecie incriminatrice prevista non solo per ostacolare i possibili furti nel luogo ove l’arma è custodita, ma anche per evitare il pericolo che persone che frequentano o si trovano nel luogo di custodia entrino con facilità in possesso dell’arma al di fuori del controllo del suo legittimo proprietario”

parte di ladri, o a pericolose manipolazioni da parte di altri soggetti della famiglia o colà conviventi, senza che il detentore (assente) possa fare alcunché. Se questi è invece presente nel luogo, permane certo un dovere di custodia, ma questo risulterebbe giocoforza attenuato e più agevole; tant’è che fino ad oggi non abbiamo avuto nulla da ridire per chi decide di essere armato in casa propria, soprattutto per potere esercitare (se ricorrono i presupposti)

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CUSTODIA DELLE ARMI, CONVIVENTI, TERZI: LA PAROLA ALLA CASSAZIONE

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la difesa legittima. Dovremmo ripensare tali considerazioni? Dovremo prendere in esame eventi sommamente imprevedibili (come quello avvenuto) e situazioni di responsabilità oggettiva rare, ma configurabili? Pensiamo ai suicidi accaduti entro poligoni di tiro, dove il frequentatore aveva noleggiato l’arma usata per togliersi la vita, o già la deteneva regolarmente. Se l’azione è imprevedibile e repentina, si può ugualmente configurare una responsabilità della struttura per culpa in vigilando, stante la natura di esercizio d’attività pericolosa ex art. 2050 cc nel tiro sportivo con armi da fuoco? Parlo di cause risarcitorie per centinaia di migliaia di euro, oltre alle grane penali e amministrative, mica bruscolini...

Le finalità dell’art. 20 legge n. 110/1975 Il ricorrente aveva motivato in via principale l’impugnazione per l’erronea applicazione della legge penale con riferimento all’art. 20 legge n. 110/10975, perché i giudici di prime cure “avrebbero omesso di considerare che le cautele imposte sono a tutela e nell’interesse della sicurezza pubblica, non a tutela e nell’interesse dei familiari o dei conviventi con il detentore dell’arma, che peraltro potrebbero impossessarsi in ogni istante delle armi anche se queste fossero chiuse a chiave o con lucchetto, forzandone le relative serrature”. Motivo ritenuto debole, quindi respinto dalla Cassazione, che detta i fini di applicazione delle norme sulla custodia generica delle armi: “L’art. 20 legge n. 110/75 tutela la sicurezza pubblica, ma costituisce una fattispecie incriminatrice prevista non solo per ostacolare i possibili furti nel luogo ove l’arma è custodita, ma anche per evitare il pericolo che persone che frequentano o si trovano nel luogo di custodia entrino con facilità in possesso dell’arma al di fuori del controllo del suo legittimo proprietario”. Sembra dunque che ci dovremo preoccupare anche del comportamento di conviventi, familiari, e frequentatori occasionali della nostra abitazione. Restano inalterate tutte le questioni sulla diligenza “speciale”, dettata dal successivo art. 20 bis che qui non entra in gioco.

I rischi di una lettura parziale La nostra speranza è che tali sentenze siano prese nel loro complesso, per-

Sempre nella sentenza della Cassazione, si legge: “Essa [la legge n. 110/1975 art. 20] impone di adottare, oggettivamente, ogni tipo di misura idonea ad evitare che qualunque persona diversa da colui che ha dichiarato la detenzione delle armi o delle munizioni, possa entrarne in possesso indipendentemente dalla sua volontà”

ché è rischioso traslare situazioni del momento statico della detenzione, isolando frasi di questa sentenza dal contesto generale, con la pretesa di formare nuovi principi informatori della materia (la custodia diligente): prendiamo, ad esempio, la frase “Essa [la legge n. 110/1975 art. 20] impone di adottare, oggettivamente, ogni tipo di misura idonea ad evitare che qualunque persona diversa da colui che ha dichiarato la detenzione delle armi o delle munizioni, possa entrarne in possesso indipendentemente dalla sua volontà”. Così – da sola – configura una responsabilità oggettiva; vero è che poche righe prima la Cassazione specifica che il dovere di diligenza è generico e “consiste nel complesso delle cautele adottate, nelle specifiche situazioni di fatto, da una persona di

normale prudenza”, ma il pericolo di derivare obblighi pressoché impossibili da attuare, tranne seppellire armi e munizioni sotto una colata di cemento, esiste. Situazione massimamente incerta perché (dice sempre la Cassazione) “la valutazione relativa all’idoneità delle misure adottate e alla diligenza esplicata è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale tenuto a dare logica e adeguata motivazione sul punto”. Principio consolidato sui cui non c’è molto da eccepire. A questo punto, ci si domanda, sarebbe meglio attuare a livello normativo una standardizzazione delle misure minime di custodia per i principali casi-tipo (come peraltro aveva previsto la legge con le modifiche del 2014). Sempre meglio di un rischio di responsabilità oggettiva.

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UN ALTRO PASTICCIO? Con una recente sentenza (aprile 2019), la Corte di Cassazione ribadisce un indirizzo recente sui limiti connessi alla licenza di porto di fucile uso tiro a volo. Come ci dobbiamo comportare per non commettere un reato? Difficile a dirsi, quando anche la Suprema Corte non esprime in modo chiaro taluni concetti essenziali... di Fabio Ferrari

I

l commento scaturisce da una news ripresa dal nostro sito www.armimagazine.it. Prima del breve commento alla sentenza n° 28320/2019 della Cassazione – quinta sezione penale – giova rammentare i reati contestati, la brevissima relazione sui motivi del ricorso, e la parte motiva del Collegio, omettendo per il resto quanto non ci interessa. Con il primo motivo si lamentano vizi motivazionali e violazione di legge, in relazione al reato di cui al capo B (art. 12 e 14 legge n. 497 del 1974, art. 61 n. 1, cod. pen.), richiamando l’orientamento giurisprudenziale alla stregua del quale l’autorizzazione al porto di fucile per l’esercizio della caccia rende legittimo il porto dell’arma anche se strumentale a finalità diverse, persino illecite.

[omissis] Considerato in diritto 1. Il primo motivo di ricorso è infondato. Ritiene il Collegio di dare continuità all’orientamento di recente espresso da Sez.1, n. 44419 del 01/10/2015 - dep. 20/10/2016, secondo la quale l’autorizzazione al porto di un’arma per un uso sportivo non rende legittimo il porto della stessa ove effettuato per finalità diverse da quella consentita dal provvedimento amministrativo. Tale decisione muove dalla condivisa premessa che il nostro ordinamento non riconosce come diritto soggettivo pubblico la possibilità per il cittadino di portare un’arma da fuoco fuori dalla propria abitazione. Al contrario, il porto delle armi – in difetto dello specifico provvedimento della Autorità della Pub-

blica Sicurezza che, ai sensi dell’art. 42, r.d. 18/06/1931, n. 773, lo consenta – è in generale affatto vietato e costituisce condotta illecita. In tale prospettiva può, quindi, affermarsi che è proprio il rilascio della licenza il fatto costitutivo del “diritto”, per il suo titolare, di portare fuori dalla propria abitazione un’arma. (1) La disciplina nazionale in materia di porto e trasporto di armi comuni da sparo, infatti, consente di rilasciare la licenza di porto d’arma solo per scopi di difesa personale, per il tiro a volo (uso sportivo) e per le altre attività previste dalla legge n. 157 del 1992. In particolare, l’art. 42 del r.d. n. 773 del 1931 e gli artt. 61 e seguenti del r.d. 06/05/1940, n. 635, recante l’approvazione del regolamento per l’esecuzione del T.u.l.p.s. disciplinano la licenza di porto d’armi per esigenze di difesa personale; la legge 25/03/1986, n. 85, recante norme in materia di armi per uso sportivo, regolamenta l’uso di armi per tale finalità; infine, è la I. 11/02/1992, n. 157 disciplina la licenza di porto d’arma per uso di caccia. Il rigore e il significato di siffatta regolamentazione sono stati riconosciuti anche

Una sentenza recente della Corte di Cassazione ritorna sui limiti connessi alla licenza di porto di fucile uso tiro a volo. Però...

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LA CORTE DI CASSAZIONE SUL PORTO D’ARMA SPORTIVO SPORTIVA

dalla giurisprudenza amministrativa. Come anche di recente ribadito dal Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. III, 22/08/2018, n. 5015), in coerenza con la propria costante giurisprudenza, la regola generale è il divieto di detenzione delle armi; pertanto, l’autorizzazione a detenere armi non costituisce una mera autorizzazione di polizia, ma assume contenuto di permesso concessorio in deroga al divieto di portare armi sancito dall’art. 699 cod. pen. e dall’art. 4 comma 1, I. 18/04/1975 n. 110 (cui aggiungere gli artt. 12 e 14, I. 497 del 1974). (2) Da tali premesse discende che l’autorizzazione di polizia rimuove, solo in via di eccezione, tale divieto in presenza di specifiche ragioni e in assenza di rischi anche solo potenziali, che è compito dell’autorità di pubblica sicurezza prevenire e che spetta al prudente apprezzamento di detta Autorità di pubblica sicurezza l’individuazione della soglia di emersione delle ragioni impeditive della detenzione degli strumenti di offesa. (3) Pertanto, l’affermazione secondo cui sarebbero penalmente irrilevanti le finalità per le quali il titolare della licenza porta l’arma fuori dalla propria abitazione (vedi per tale considerazione Sez. 3, n. 14749 del 20/01/2016; Sez. 1, n. 8838 del 08/01/2010; sez. 1, n. 19771 del 24/04/2008) non è condivisibile, in quanto non si tratta di dare rilievo alle motivazioni interiori dell’autore della condotta, ma di valutare se quest’ultima sia o non consentita dal provvedimento concessorio che la permette. In difetto di siffatta corrispondenza, il porto d’armi deve ritenersi, in conformità alla indicata regola generale, vietato. (4)

Commento: che confusione! Qui non si tratta di concordare o meno con la Cassazione, ma di evidenziare che in poche righe sono riusciti a mescolare situazioni oggettivamente differenti: all’inizio (1) si parla di “porto dell’arma fuori dall’abitazione”, e qui siamo tutti concordi su cosa sia e non sia consentito fare. Da un punto di vista assolutamente pratico, senza ricorrere alle elucubrazioni della Cassazione, risulta chiarissimo che solo il titolare di porto di pistola uso difesa personale ha un titolo che gli permetterà di sfuggire al 99,9% dei rilievi potenziali che qualunque autorità possa pensare di fargli. Questo perché costui è titolare del massimo permesso, quello di poter

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I RIFERIMENTI NORMATIVI

girare ovunque (quasi ovunque, ci sono delle eccezioni) con armi corte cariche in tasca o in fondina; indi, costui ha le più vaste prerogative di eccezione alla norma generale. Dopo poche righe (2) – però – ecco spuntare il riferimento alla “disciplina nazionale in materia di porto e trasporto di armi comuni da sparo”: qui le cose si complicano non poco, perché si mettono insieme porto e trasporto, che è pericolosissimo! Non vale neppure la pena spiegare il perché, farei violenza alla vostra intelligenza. Il rischio è che il riferimento ai limiti delle licenze (esclusa quella di difesa personale, dove in modo fattuale porto/trasporto coincidono) sia applicato al trasporto, indi venga sindacato come “abusivo” ogni trasporto che non sia ritenuto eseguito in conformità di quelle (del titolo di polizia). Al punto (3) scendiamo ancora di un gradino, allorché la Cassazione parla di “ragioni impeditive della detenzione”, confermando la potenziale confusione e aggravandola: qui si confonde un momento statico (la detenzione) con uno dinamico (il porto). Per fortuna (servirà?) arriviamo alle ultime righe (4) e si vede una schiarita

all’orizzonte: il duplice riferimento è alla situazione di porto dell’arma al di fuori della propria abitazione. In dottrina si consideri quanto scrive, senza cadere nei potenziali equivoci sintattici della Cassazione, Ivan Russo “Armi, esplodenti, munizioni” – Giuffré F.L. 2019 – alle pagine 100/104 e (ivi) l’ampia nota n. 139 che chiude il capitolo con excursus giurisprudenziale. Pagine che – è mio timore – pochi leggeranno, ma che sono utili per comprendere (anche) il limite della tesi rigoristica che sembra essere quella di più recente applicazione nel giudicare casi siffatti.

Concludendo Servirà molta lucidità per chi, in futuro, vorrà applicare tale indirizzo giurisprudenziale, in teoria chiarissimo ma in questa sentenza espresso male e in modo sibillino (finanche fuorviante), che dovrà necessariamente tenere distinti il momento statico da quelli dinamici, in particolare il “trasporto” di armi sportive o da caccia da parte di chi è in possesso delle relative licenze. In caso contrario, senza operare i relativi distinguo, assisteremo a risultati disastrosi.

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DOSSIER

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

CIAK, SI SPARA!

Il mondo del cinema e della televisione ha sempre destato attrazione, fascino e curiosità anche per quanto riguarda l’uso delle armi da fuoco. Tuttavia, sia nella fabbrica dei sogni sia nel piccolo schermo non tutto quel che si vede è quel che sembra: cercheremo assieme di fare luce sulle varie zone d’ombra di Gabriele Sigmund

I

mmaginate di essere seduti all’interno di una sala cinematografica o sul vostro divano di casa intenti a guardare un film avvincente o la vostra serie televisiva preferita. Vi potrà capitare di sognare ad occhi aperti (pensiamo alle storie d’amore) o di provare paura o di ridere evitando di pensare ai problemi quotidiani. Fate tornare alla mente le emozioni che avete provato dal momento in cui le luci si sono

abbassate e che vi hanno spinto a rimanere incollati alla poltrona in attesa del finale. Molto probabilmente saranno innumerevoli e contrastanti: commozione, rabbia, lacrime, gioia, ilarità, tristezza, angoscia, paura e infinite altre ancora. Tutte queste emozioni derivano dagli stimoli prodotti dall’utilizzo degli effetti speciali utilizzati nel cinema, nella televisione e nel teatro per simulare degli eventi altrimenti impossibili

da rappresentare in maniera tradizionale, in quanto troppo costosi, pericolosi o contrari alle leggi della natura. L’utilizzo di questi effetti speciali coinvolge anche le armi da fuoco. Infatti, per tenere incollato lo spettatore allo schermo, l’industria cinematografica ha bisogno di girare scene dove vengono utilizzate armi da fuoco che consentano di ottenere effetti realistici (ad esempio espulsione di bos-

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ARMI DA FUOCO PER USO SCENICO

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

L’utilizzo degli effetti speciali al cinema coinvolge anche le armi da fuoco. Infatti l’industria cinematografica ha bisogno di girare scene dove vengono utilizzate armi da fuoco che consentano di ottenere effetti realistici (Shutterstock/FrameStockFootages)

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utilizzate armi da fuoco per uso scenico, e non i meri simulacri o le armi a salve. Ora, dobbiamo definire che cosa si intenda per arma da fuoco per uso scenico e per farlo abbiamo bisogno dell’art. 22 della legge 110/1975, così come modificato dal d. lgs. 204/2010. In base a tale articolo, per armi da fuoco per uso scenico si intendono le armi alle quali, con semplici accorgimenti tecnici, venga occlusa parzialmente la canna al solo scopo di impedire che possa espellere un proiettile e il cui impiego avvenga costantemente sotto il controllo dell’armaiolo che le ha in carico. Ora, invece, dobbiamo definire la procedura da adottare per rendere le armi da fuoco idonee all’uso scenico e i necessari adempimenti da seguire per il corretto utilizzo di tale tipologia di armi e, per farlo, abbiamo bisogno della circolare del ministero dell’Interno del 7 luglio 2011, così come modificata dalla circolare del ministero dell’Interno del 30 giugno 2015: esaminiamola assieme.

Shutterstock/FrameStockFootages

Interventi tecnici, verifica e riparazioni

soli, corretta vampa di bocca, movimento manuale o automatico del meccanismo di ricaricamento e sparo eccetera). Ad oggi, però, sono presenti ancora tanti dubbi sull’utilizzo di tali armi per uso scenico: dubbi a cui cercheremo di dare una risposta.

Armi da fuoco per uso scenico: cosa sono Immaginate di trovarvi su un set cine-

matografico e di poter assistere come spettatori a una scena dove verranno utilizzate armi da fuoco e dove saranno gli attori stessi a prestarsi e a girare direttamente quelle scene. Girare questo tipo di scene richiede molto lavoro e concentrazione, sia da parte degli attori sia da parte delle persone che lavorano sul set. Infatti, le scene dovranno risultare realistiche ed è per questo che verranno

Ci si chiede spesso se tutte le armi da fuoco possono essere utilizzate in ambito cinematografico. La risposta è negativa. Infatti, le armi da fuoco per avere la qualifica ad uso scenico devono risultare idonee a tale uso. Tale idoneità viene effettuata seguendo le due procedure contenute nella circolare del ministero dell’Interno del 7 luglio 2011, così come modificata dalla circolare del ministero dell’Interno del 30 giugno 2015. La prima prevede l’inserimento e saldatura, trasversalmente nella canna, di una spina in acciaio temprato, posta il più vicino possibile alla camera di cartuccia. Tali operazioni devono essere effettuate da soggetti idonei, titolari di licenza ex art. 28 o 31 Tulps, a seconda della tipologia d’arma da modificare, e abilitati alla riparazione dell’arma. Il soggetto che interviene a modificare la canna deve, in ogni caso, preventivamente valutare che gli interventi tecnici da eseguire non comportino l’introduzione di criticità strutturali e resistenziali alla canna medesima. Al completamento delle operazioni tecniche nei termini suesposti, il medesimo deve rilasciare apposita dichiarazione di idoneità dell’arma all’uso scenico. La seconda, invece, prevede che per l’arma resa idonea all’uso scenico sia, comunque, obbli-

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

DOSSIER

gatorio l’invio presso il Banco nazionale di prova di Gardone Val Trompia per la verifica delle operazioni effettuate. Il Banco provvederà ad apporre su ogni parte essenziale dell’arma, uno specifico punzone e all’occorrenza, la matricola sulle parti che ne risultino sprovviste. Per quanto riguarda le modalità di apposizione dello specifico punzone, si dovrà procedere nel seguente modo. Per quelle a funzionamento automatico, ciascun esemplare deve recare il punzone sulla bascula (castello, carrello), sulla canna e sull’otturatore; inoltre, ciascuna delle parti anzidette, deve recare impresso il numero di matricola. Invece, per le restanti armi, a funzionamento non automatico, ciascun esemplare deve recare il punzone sulla bascula (castello, carrello); tale parte deve inoltre recare impresso il numero di matricola. L’arma, i punzoni e le matricole apposte verranno fotografati e inseriti in una apposita scheda dell’arma redatta a cura del Banco stesso. La raccolta delle schede avviene a cura del Banco ed immediata-

Alcune armi utilizzate in film di successo. Vi diciamo solo l’attore e il film: le armi dovreste conoscerle… Partiamo da Leonardo DiCaprio e Joseph Gordon-Levitt in ‘Inception’ (2010)

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mente comunicata al ministero dell’Interno. In ambito cinematografico, per far sì che la scena risulti credibile e realistica è consuetudine che la stessa scena venga girata molte volte e che le riprese vengano effettuate sia in esterno sia in interno, sia di giorno sia di notte e, infine, con varie condizioni atmosferiche. In tale contesto, qualora si utilizzino armi da

fuoco per uso scenico, possono verificarsi malfunzionamenti o rotture alle armi stesse. In tali casi, bisognerà procedere alla loro riparazione. Tuttavia, in base alla circolare del ministero dell’Interno del 7 luglio 2011, tale intervento potrà essere eseguito solo dal titolare della specifica licenza per la riparazione delle armi, ex artt. 28 o 31 Tulps.

Ancora Leonardo DiCaprio, protagonista e vincitore del premio Oscar come miglior attore in ‘Revenant’ (2016)

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ARMI DA FUOCO PER USO SCENICO

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CESSIONE E DISTRUZIONE DELLE ARMI PER USO SCENICO

Detenzione e gestione durante le riprese Un’altra questione che si pone è la seguente: se per la detenzione di un’arma idonea all’uso scenico debba essere presente un valido titolo. La risposta è affermativa. Infatti, in base alla circolare del 7 luglio del 2011, per poter legittimamente detenere armi idonee all’uso scenico occorre che l’interessato sia dotato di licenza ex art. 28 o 31 Tulps, a seconda del tipo di arma posseduta. La specifica licenza abilita alla detenzione unicamente di armi idonee all’uso scenico e deve contenere tale indicazione. Ad ulteriore garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, in considerazione della tipologia e della specifica destinazione della licenza di uso scenico, detta licenza dovrà accompagnarsi con il divieto di detenzione di munizioni ad esclusione di quelle a salve senza palla, mentre per i detentori di armi ad avancarica si ritiene possa consentirsi la detenzione di cinque kg di polvere nera, come, peraltro, previsto all’art. 97 del regolamento esecutivo Tulps. Occorre, in particolare, ricordare che, nel caso di acquisizione di un’arma che abbia più di cinquanta anni, il relativo detentore, che intenda attivare le procedure tecniche per la resa ad uso scenico dell’arma stessa, deve, entro quindici giorni, informare il ministero per i Beni e le Attività culturali rivolgendosi alla Sovrintendenza ai beni artistici, storici e demoetnoantropologici competente per territorio, ai fini degli adempimenti di cui al d. interm. 14 aprile 1982 (recante regolamento di applicazione per la tutela delle armi antiche, rare, artistiche e di importanza storica) e del Testo Unico approvato con d. lgs. 42/2004 dandone comunicazione per iscritto anche alla Questura competente per territorio. La comunicazione deve indicare i dati identificativi e tecnici dell’arma (marca, modello, matricola, lunghezza della canna, calibro), nonché i dati identificativi del

Ecco un Checco Zalone in versione artica - e dietro di lui, Eleonora Giovanardi - in ‘Quo vado?’ (2016)

soggetto che effettuerà l’intervento. Solo nel caso in cui l’Amministrazione per i Beni e le Attività culturali non rilevi alcun interesse di cui al richiamato d. lgs. 42/2004, si potrà procedere all’espletamento delle operazioni tecniche per la resa ad uso scenico dell’arma, che abbiamo illustrato.

Conclusioni Come abbiamo visto, la possibilità di utilizzare armi in contesti cinematografici è possibile. Tuttavia, le armi per poter essere idonee ed impiegate in tale ambito devono rispettare precisi requisiti e procedure. Infatti, se questi limiti non fossero rispettati si rischierebbe il fermo delle forniture delle armi ad uso scenico e tutto il materiale di scena sarebbe ritirato, si verificherebbero arresti per detenzione di armi comuni o di armi da guerra, tutte le produzioni di film e serie televisive rischierebbero la paralisi e persino la cancellazione, gli sforzi delle Film Commission e delle politiche di incentivazione per le produzioni cinematografiche

verrebbero vanificate, colpendo i livelli occupazionali di tutte le maestranze cinematografiche. Mentre le proposte legislative al riguardo vengono ancora discusse da persone poco a conoscenza di tutti gli aspetti dell’ambiente cinematografico o di quello delle armi, negli ultimi anni la produzione di film che potevano essere girati in Italia si è trasferita all’estero. Una decisione maturata in seguito alle specifiche tecniche stabilite dal Ministero dell’Interno che prevedeva il blocco della fornitura di armi ad uso scenico. Una normativa scomoda che ha trovato poi una soluzione nella legge di stabilità nella quale si differiva al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale le armi ad uso scenico avrebbero dovuto essere sottoposte a verifica da parte del Banco nazionale di prova. Sappiamo bene però che in fatto di armi ci si può fidare di rado della legge italiana. Non c’è infatti alcuna garanzia che questa disastrosa situazione non abbia a ripetersi in futuro. Il passo del gambero è sempre in agguato.

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RICARICA

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POLVERI E DOSI PER IL 9X21MM:

MAXAM SSB+150 L’iberica Maxam produce una gamma di polveri per armi leggere, dotate di un validissimo rapporto qualità/prezzo. Qui esaminiamo una delle ultime arrivate, nata per i fucili a canna liscia ma proficuamente sfruttabile pure nel 9x21 Imi, anche con palle pesanti di Massimo Mortola

36ESIMA (PARTE (

Q

uesta serie, dedicata alla “cartuccia più amata dagli italiani”, corre parallela alla precedente Controlliamo la pressione e, rispetto a essa, è più sintetica. Analizzeremo di volta in volta un diverso propellente utilizzabile nella ricarica del 9x21 mm, descriven-

Il tipico contenitore Maxam da 500 grammi è ben studiato: poco ingombrante, ripara da luce e umidità e dovrebbe cedere facilmente in caso di sovrapressione

LEGENDA Cip = Commissione Internazionale Permanente per la prova a fuoco delle armi portatili Saami = Small Arms and Ammunition Manufacturers Institute Lrn = Lead Round Nose, (palla) di piombo a ogiva arrotondata Prn = Plated Round Nose, ramata a ogiva arrotondata Fmj = Full Metal Jacket, blindata Lrnfp = Lead Round Nose Flat Point, di piombo a ogiva arrotondata e punta piatta Lswc = Lead Semi WadCutter, di piombo con spalla a 90° e ogiva tronconica Oal = OverAll Length, lunghezza totale (di cartuccia) V2,5 = Velocità rilevata alla distanza di 2,5 metri dalla volata dell’arma Pmax = Pressione massima Rn = Round Nose, a ogiva arrotondata Sd = Deviazione Standard Pf = Power Factor, fattore di potenza Stas = Denominazione del fabbricante della canna manometrica Tc = Tempo di canna V1 = Velocità rilevata in canna manometrica a 2,5 metri dalla volata P1 = Pressione massima rilevata in canna manometrica secondo la normativa Cip Int = Integrale curva pressione/tempo Rt = Ritardo d’accensione C 95% = Intervallo sulla media, con una probabilità del 95% Pk1 = Pressione massima statistica

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LA POLVERE MAXAM SSB+150

done le caratteristiche e fornendo, in base alle nostre sperimentazioni spesso fondate su rilevazioni in canna manometrica, indicazioni e dosi per il suo utilizzo. Innanzitutto, alcune precisazioni e raccomandazioni fondamentali: - non usate mai in prima battuta le dosi massime da noi indicate, determinate con scrupolo ma spesso basate sulla prova di un unico lotto di polvere: iniziate riducendole del 10%, e aumentate gradualmente. Le variabili sono tante, spesso occulte, e possiamo assicurarvi che col 9x21 mm basta poco a innalzare le pressioni anche di 1.000 bar! - per lo stesso motivo, non apportate modifiche “di fantasia” alle altre nostre indicazioni. Ad esempio, se consigliamo un innesco di potenza standard, non sostituitelo con un Magnum, e viceversa; non alterate l’Oal (lunghezza di cartuccia) se il funzionamento della vostra arma non lo impone; verificate che i componenti a vostre mani corrispondano a quelli da noi selezionati. Cambiare anche solo la marca del bossolo può causare variazioni pressorie di alcune centinaia di bar.

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Lo stabilimento Manuco (joint venture tra Maxam e Eurenco) di Bergérac (Francia) produce parte della nitrocellulosa utilizzata nelle polveri Maxam Sul retro troviamo l’indirizzo del fabbricante e le norme di sicurezza in inglese, italiano, spagnolo e francese. Migliorabile la leggibilità

Il gruppo Maxam Maxam è un gruppo industriale con 6.500 dipendenti e fabbriche in 45 Paesi; di esso fa parte la Maxam Outdoors S.A., con sede in Madrid e polverificio a Galdakao, nei Paesi Baschi. Di antichi e nobili natali (è stata fondata da Alfred Nobel nel 1872), agli appassionati italiani era già nota con le precedenti denominazioni di Uee e Rio Tinto; comprende, tra gli altri, il prestigioso marchio inglese Eley Hawk. I propellenti Maxam (denominazione che da voci di corridoio potrebbe cambiare a breve in Rio) sono distribuiti dalla Maxam Outdoors Rio Italia di Manciano (Gr) e s’articolano in cinque serie diverse: alle tradizionali e diffusissime Csb (economiche, in dischetti) e Psb+ (più pregiate, lamellari) si sono aggiunte la Ssb+150 (lamellare, per pallini di acciaio), e infine le Gsb e Gdb. Le prime tre nascono per armi lunghe a canna liscia, ma si adattano anche all’impiego in pistole e rivoltelle; le ultime due sono per carabina. Sono tutte monobasiche, quindi prive di nitroglicerina, ad eccezione della Gdb 111 che è bibasica; vengono commercializzate in tanichette da 500 grammi e in fusti da 25 kg per il caricamento industriale.

La Maxam Ssb+150 In questa lunga serie di articoli abbiamo già provato, restandone ampiamente soddisfatti, le Maxam Csb 2 (vedi Armi Magazine agosto 2016) e Csb 1M (vedi Armi Magazine dicembre 2017); vediamo ora come si comporta la Ssb+150, dotata di una progressività prossima

all’ideale per la ricarica piena - o quasi del “nove” più amato dagli italiani. Tale caratteristica, va detto, è necessaria ma non sufficiente: con un bossolo relativamente poco capiente come quello del 9x21, per ottenere le massime prestazioni velocitarie e quindi energetiche bisogna fare i conti pure con il

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RICARICA

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

di nota. Non conosciamo esattamente quando essa sia stata presentata sul mercato; ipotizziamo attorno al 2013, e crediamo che da allora abbia registrato alcune variazioni produttive. La sempre collaborativa fabbrica di munizioni Northwest (www.northwestbullets. com) ce ne ha fornito un lotto recente, il n. 2217 prodotto nel febbraio 2018. Ssb sta per Steel Single Base, a indicare che si tratta di una polvere monobasica di progressività elevata, idonea al caricamento di munizioni spezzate con pallini di acciaio; il produttore iberico, da noi più volte interpellato, non ha voluto fornirci chiarimenti sul significato della sigla +150, e possiamo solo riportare la voce secondo cui il “+” segnala una granulometria più fine rispetto ad altri propellenti Maxam. Di colore grigio chiaro-medio, del tutto inodore (caratteristica che può variare da lotto a lotto), ha forma di piccolissime lamelle - o piastrelle, visto che lo spessore è modesto ma non minimo - di buona coSul fianco troviamo il lotto di produzione, il n. 2271. Inconsueta l’assenza del periodo di produzione (febbraio 2018)

potere calorifico e, soprattutto, con la densità gravimetrica. Quest’ultima, in particolare, nel caso della Ssb+150 è lontana dall’optimum, essendo pari a 550 grammi/litro, valore tipico di molti propellenti per fucili a pallini. In tale ambito non è certo dei più bassi, ma in linea generale resta lontano - ad esempio - dai 690 g/l della Nobel Sport SipeN e dai 720-730 g/l delle Vihtavuori 3N37 e 3N38, per non dire dei 960 g/l della Explosia Lovex D037.1: polveri, queste, particolarmente confacenti all’impiego qui discusso. Nonostante tale limite, che come vedremo ci ha impedito di raggiungere le velocità auspicate, possiamo comunque anticiparvi che nel 9x21 la Ssb+150 si è comportata più che dignitosamente, mettendo pure in luce un paio di doti davvero degne

Poco vivace ma di validi contenuti l’etichetta anteriore: mostra la conformazione della polvere, le sue caratteristiche (singola base, combustione pulita), e i dati di caricamento per cinque calibri da pistola e tre da fucile a pallini

Oltre a essere di pratico uso, lo spillatore a soffietto è sigillato da un dischetto a strappo Le piastrelle della Maxam Ssb+150 a confronto con i bastoncini della Vihtavuori N340, assunta a pietra di paragone in questa serie di articoli

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LA POLVERE MAXAM SSB+150

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Ingrandimento dell’etichetta posteriore

stanza dimensionale. Le misure ufficiali sono di 1,3 x 1,3 x 0,24 millimetri, con densità gravimetrica di 550 grammi litro; noi abbiamo misurato 1,5 x 1,5 x 0,45 mm (valori approssimativi, poiché

soprattutto lo spessore è variabile) e 552 g/l. Come già accennato, in ragione della sua elevata progressività Maxam impiega questo propellente nelle sue cartucce a pallini più prestanti e in

TABELLA N. 1

quelle con pallini di acciaio, e ne vanta l’elevato rendimento nei climi più umidi: ipotizziamo che tali caratteristiche siano ottenute, più che da un diverso impasto, da un rivestimento flemmatizzante superficiale destinato a regolare il ritmo combustivo e a isolare dall’umidità. Vengono forniti dati di caricamento per quattro munizioni per fucili a pallini (36, 28, 20 e 12, quest’ultimo fino a 42 grammi di piombo) e sette per arma corta (7,65 Parabellum, 7,62 Tokarev, 9x19, 9x21, .38 Super Auto, .357 Magnum e .44 Magnum); ciò non esclude, ovviamente, un possibile impiego in ulteriori calibri. Maurizio Norero, titolare della Nortwest, la sta impiegando nei caricamenti commerciali cal. 7,65 Parabellum, e si è detto soddisfatto sia delle sue prestazioni, sia della dosabilità. Il potere calorifico dichiarato è di 940 calorie/grammo; a titolo comparativo, nelle gamme CsbPsb-Ssb i valori minimi/massimi sono di 930 (Csb 2) e 990 (Csb 4, Csb 5, Csb 6, Psb+5) cal/g. La Burning Rate Chart (scala di vivacità) della ditta spagnola, inevitabilmente approssimativa come tutte le tabelle del genere, considera la Ssb+150 più progressiva di Vihtavuori N350, Vectan Sp8, Winchester Wap, Hodgdon Longshot, Alliant Herco e Imr Sr4756, e appena più vivace di Vihtavuori 3N37, Vectan A0 e Sp2, Accurate Aa7/Lovex D037.1, Winchester 571/ Hogdgon Hs-7, Alliant Blue Dot e Imr 800-X. Non ci stanchiamo comunque di ricordare che le analogie prospettate tra propellenti diversi sono sì utili, ma spesso imprecise - non fosse altro per via delle variazioni, talvolta troppo cospicue, intercorrenti tra lotti diversi del medesimo prodotto - e non possono né devono essere utilizzate per determinare le dosi di caricamento!

TABELLA N. 2

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RICARICA

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Dati di caricamento ufficiali Nella tabella n. 1 elenchiamo i dati di ricarica ricavati dai siti internet della Maxam. Parliamo di siti al plurale perché sono più di uno, poco ordinati, e talvolta incoerenti; forniscono, però, informazioni copiose e dettagliate. Un esempio: Maxam è tra i polverifici che indicano – giustamente - dosi diversificate per i calibri 9x19 e 9x21 mm, e ne spiega le ragioni. La tabella n. 2 riporta, invece, i dosaggi stampati sull’etichetta del contenitore da 500 grammi utilizzato nelle nostre prove: le differenze sono davvero vistose, e richiederebbero un riesame da parte del produttore.

Nostri dati di caricamento per il 9x21 Imi Ricordiamo che nel 9x21 Imi il valore di Pmax media non dovrebbe eccedere, secondo la normativa Cip, i 2.350 bar. Altri riferimenti pressori utili sono quelli Saami per il 9 Parabellum: 2.413 bar di Pmax media, che diventano 2.655 bar per la versione “+P”. Vi rammentiamo

pure che con palle di diametro e/o lunghezza superiore alla media - quali le Northwest 122 Ltc in versione da revol-

ver, ottenibili in diametri da .357” a .359” - è fortemente preferibile, e talvolta indispensabile impiegare bossoli con

TABELLA N. 3

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LA POLVERE MAXAM SSB+150

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pareti sottili, ammesso che riusciate a trovarli. Per il 9x21 Imi suggeriamo di cercare tra i vecchi lotti Prvi Partizan (in particolare tra quelli marchiati Ntw) e Starline; pure adatti sono gli ormai rari Cp (Competition Proven) +P+, che riteniamo di produzione Starline. Nella tabella n. 3 elenchiamo le misurazioni da noi effettuate, come al solito, con la Beretta Px4 con canna da 100 mm e il cronografo Competition Electronics ProChrono posto a circa 2,5 metri dalla volata dell’arma. La tabella n. 4 contiene, invece, i dati rilevati nella stazione manometrica Stas in dotazione alla Northwest, con canna da 150 mm: è uno strumento costosissimo ma prezioso e attendibile, periodicamente sottoposto ai controlli tecnici del Banco nazionale di prova. Tutte le dosi di propellente indicate in queste tabelle sono compresse. Nelle nostre prove con la Ssb+150 abbiamo raggiunto e superato, senza fatica e in tutta sicurezza, il fattore di potenza

Minor (riprenderemo l’argomento poco più avanti), e duplicato i valori velocitari e energetici delle munizioni di fabbrica. Nonostante i bassi livelli pressori, con la nostra Px4 non ci è invece stato possibile ottenere i 50 Kgm di energia cinetica che ci eravamo prefissi: ciò in quanto oltre un certo dosaggio la polvere non riesce a bruciare, fenomeno che abbiamo verificato anche in canna manometrica. Il limite di Ec ora citato diventa invece alla portata di pistole con canna più lunga (o forata più stretta, o dotata di rigatura poligonale): si veda in proposito la tabella n. 3. In linea generale la costanza velocitaria è risultata mediocre, ma pare migliorare cospicuamente con le palle pesanti e, in alcuni casi, con inneschi di tipo Magnum. Alle dosi da noi indicate non abbiamo rilevato quantità significative di polvere incombusta, all’interno delle armi (canna manometrica compresa) o esternamente; scarsa pure la vampa di volata, che diventa invece vistosa col .45 Acp e soprattutto col .357 Magnum.

A confronto tre Maxam per fucili a pallini e armi corte. Da sinistra Ssb+150, Csb 1M, Csb 2 Macrofotografia dei granuli di Ssb+150. Evidente la buona costanza dimensionale, favorita dal procedimento produttivo

Note: 9x21 mm – polvere Maxam SSB+150 lotto 2271 del 2/2018 – misurazioni in canna manometrica da 150 mm. Bossoli Fiocchi. Inneschi Cci 500 lotto K15S del 15/10/2011, e Cci 550

TABELLA N. 4

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Conclusioni Se la valutassimo solo sotto l’aspetto delle velocità erogate, dovremmo concludere che questa Maxam è stata una delusione. E così farebbe, in effetti, chi si basasse solo sulle Burning Chartes e sui dati dei produttori, spesso non corrispondenti a realtà in quanto misurati solo in canna manometrica o -

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

RICARICA Le palle indicate nella tabella n. 2. Da sinistra: Norhwest 122 Ltc da revolver, Fiocchi 123 Fmjtc, Alsa Pro 124 Fmjrn, Northwest 124 Prn per 9 Luger, Northwest 145 Lrnfp, Frontier 158 Prn

Le ricariche allestite con i proiettili della foto precedente, nello stesso ordine

Nel 9x21 mm è quasi impossibile non accorgersi di una “doppia dose” di Ssb+150: in questo bossolo ci sono 8,5 grani di polvere

Nelle prove ci siamo prevalentemente avvalsi di inneschi small pistol Cci 500 (standard) e Cci 550 (magnum)

peggio - calcolati a computer. Che il fabbricante spagnolo abbia inquadrato correttamente progressività e potere calorifico della Ssb+150 lo confermano i valori manometrici da noi ottenuti, di tutta sicurezza; come sopra anticipato, ciò che la limita è la bassa densità gravimetrica in rapporto al modesto volume della camera a polvere del 9x21 Imi. In bossoli di più ampia capienza, come quelli del .45 Acp e del .357 Magnum - ove, per nostra esperienza, la Ssb+150 ben si comporta - e ovviamente dei calibri 12 e 20 per cui è stata sviluppata, questo “freno” viene a mancare o quanto meno diventa secondario. Ma della Ssb+150, una volta stabilito che per la ricarica “piena” del 9x21 occorre rivolgersi altrove, abbiamo apprezzato vari altri pregi. Spiccano il favorevole rapporto velocità/pressione e la connessa sfruttabilità con palle di maggiore massa, comprese quelle da 158 grani che nel 9x21 rappresentano una vera e propria forzatura. Non pochi praticanti del Tiro dinamico, obbligati dal regolamento a raggiungere un fattore di potenza pari a 125 (ricordiamo che il Power Factor, in sigla Pf, si calcola moltiplicando la massa in grani del proiettile per la sua velocità in piedi al secondo) prediligono le sensazioni di sparo ottenibili con cariche relativamente leggere e palle pesanti e pesantissime, nel caso del 9x21 Imi da 140 grani in su. Spesso, però, per motivazioni che possono anche essere comprensibili ma non giustificabili sotto l’aspetto dello sviluppo pressorio e quindi della sicurezza, accoppiano a questi “pesi massimi” delle polveri vivaci e perfino vivacissime. Alcuni mesi fa ci capitò il caso di un agonista, ricaricatore non particolarmente “allegro” ma poco attento alla scelta del propellente, che lamentava continui problemi di estrazione dei bossoli da parte della sua pistola, un modello robusto, diffusissiI bossoli sparati in canna manometrica mostrano il foro praticato in corrispondenza del sensore piezoelettrico, e coperto dallo speciale (e costoso!) nastro adesivo

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LA POLVERE MAXAM SSB+150

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Rosate di cinque colpi 9x21 mm a 22 metri in canna manometrica, con 6.4 grani di Ssb+150 e inneschi Cci 500. 1 = palla Alsa Pro 124 Fmjrn; 2 = Northwest 124 Prn; 3 = Fiocchi 124 Fmjtc

Un 47/50 ottenuto a 25 metri con impugnatura a una mano senza appoggio, Beretta Px4 cal. 9x21, palla Northwest 122 Ltc .3585”, 5.0 grani di Maxam Ssb+150, innesco Magtech 1 1/2 Sugli inneschi percossi inizia a comparire il cercine tipico delle Beretta moderne. In questo caso non è segno di alte pressioni, ampiamente inferiori al limite Cip

PER SAPERNE DI PIÙ • • • •

www.maxam.net/it/outdoors www.maxamcomponents.com www.maxamcomponents.com/en/outdoorsbrand/componentes/products/powders/reloading_data_for_metallic_ammunition www.northwestbullets.com

mo e creato appositamente per la specialità. La diagnosi ci fu facile: camera di cartuccia palesemente gonfiata da sovrapressioni. La Maxam Ssb+150, di corretta progressività e caratterizzata da combustione pulita, buona dosabilità, caratteristiche chimico-fisiche tali da ridurre al minimo il rischio di “doppie dosi”, e oltretutto poco costosa, sembra fatta apposta per il nostro amico dinamicista e in generale per i ricaricatori

desiderosi di riprodurre le prestazioni delle munizioni commerciali mantenendo buoni margini di sicurezza. Al punto attuale delle nostre sperimentazioni siamo ancora indecisi sull’opportunità di utilizzare inneschi di tipo Magnum, che nel caso del .45 Acp ci hanno permesso di migliorare nettamente il rendimento della Ssb+150; per ora, la nostra impressione è che nel 9x21 Imi essi possano risultare utili solo con le dosi di

polvere più elevate. A proposito del .45 Acp: in questa cartuccia, e così pure in altre (7,62 Tokarev e .357 Magnum) in cui l’abbiamo sperimentata più sommariamente, la Ssb+150 ha mostrato notevoli potenzialità; non escludiamo di riparlarne su queste pagine! Ringraziamo la Northwest e la sezione di Rapallo del Tiro a segno nazionale per la collaborazione fornita

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RICARICA

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

COME ALLESTIRE UNA

CARTUCCIA DA TIRO Agli inizi degli anni Novanta, nei vertici della Uits (Unione italiana tiro a segno) girava un vento minimalista e nei poligoni del Tsn molti sposavano quello che era visto come il nuovo corso, mentre altri erano sommessamente di parere opposto: tra le linee a 10 e 50 metri e quelle a 300 metri sembrava che queste ultime fossero destinate a soccombere definitivamente. Nelle seguenti note, un accurato studio per una cartuccia da tiro in calibro .308 Winchester. Il test, ovviamente, proprio a 300 metri di Emanuele Tabasso

E

sporre uno studio di ricarica per una delle cartucce più usate nel tiro a 300 metri ci richiama alla mente una serie di avvenimenti connessi con l’attività classica dei poligoni. Entrati nei ranghi del Tsn nel ’58, avevamo ancora potuto osservare, prima che venissero tristemente versati agli uffici competenti, i residui fucili mod. 91 in dotazione ai migliori tiratori della sezione; parimenti erano ancora visitabili le fosse a 100, 200 e 300 metri dove

rimanevano inusati i bersagli abbattibili per il tiro celere, i saliscendi per i supporti in legno degli ampi bersagli cartacei, la paletta dal lungo manico per segnalare, con i movimenti codificati, posizione e punteggio del colpo. Proprio quest’ultima era ogni tanto destinaLa poderosa azione della Cz S1 M1 in calibro .308 Winchester usata per le prove: sul fianco tondeggiante sinistro appare la scritta identificativa del modello

taria di un colpo magistralmente indirizzato da un tiratore in vena di scherzi per “dare la scossa” a chi l’impugnava. Il tiro in quasi tutti i poligoni italiani era orami confinato al calibro .22 Lr e alla distanza ridotta dei 50 metri: nell’impianto da noi frequentato sussistevano ancora, completamente inutilizzate, due linee a fune con portabersagli metallici per il tiro a 12 metri con le carabinette in calibro 6 mm Flobért. Superfluo dire come a tredici anni ci venne affidata immediatamente una Beretta mod. Unione per passare successivamente a una Jäger mod. 58 con il salto finale a una Walther Kkm, le prime giunte in Italia e affidate ai poligoni quando venne a cessare l’autarchia in fatto di fucili per le competizioni di tiro.

L’evoluzione degli impianti Con la quasi totale scomparsa delle linee a 300 metri, restavano in vita nella vicina Lombardia Codogno e Somma Lombardo, i 50 metri erano mentalmente insidiati dai 10 metri per l’aria compressa: l’evoluzione degli impianti e poi quella degli “attrezzi” da tiro catturava più di un pensiero. Le menti ragionieristiche avevano già stilato fior di calcoli per quanto si sarebbe risparmiato convogliando la gran parte dei tiratori verso questa crescente specialità, comprendendo nei risparmi un po’ tutto, dalle protezioni all’insonorizzazione, dai costi di gestione dei tiratori a quelli dei suddetti “attrezzi” e del munizionamento. Iniziava a prender piede quell’ascetico minimalismo d’immagine per cui molti degli adepti del nuovo corso si sentivano dei profeti e anche po’ degli unti dal Signore per aver capito, con anticipo sugli altri, la vera via del Tiro a segno. Non stiamo a fornire esempi di come tali forme di pensiero siano trasmigrate ad altri settori della vita umana: ci preme dire che non ci piacciono coloro che vantano per diritto divino, o quasi, primati o supremazie di alcun genere imponendoli agli altri. A fianco del

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STUDIO PER UNA CARTUCCIA DA TIRO IN .308 WINCHESTER

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ista del fianco destro con il manubrio dell’otturatore ergonomico e anche piacevole esteticamente. L’attacco dell’ottica è realizzato dai Fratelli Contessa

tiro cresceva la passione per la caccia in montagna per cui erano richiesti armi e calibri di una certa entità e francamente ci divertivamo assai proprio nelle trasferte a Codogno (onore e gloria a tutti coloro che hanno gestito la sezione) per tarare i nostri fucili o per partecipare alle prime competizioni con i fucili d’ordinanza e i fucili mod. 91. Pensare che tale attività venisse confinata in un angolo ancora più angusto di quello esistente ci riempiva di disdoro: arriviamo al ’92 quando riusciamo a dare una bot-

ta di giovinezza al poligono della nostra città, nato nel 1884, aprendo almeno le linee di pistola a 25 metri per il grosso calibro. La visita dell’allora presidente nazionale, Antonio Orati, era servita per una pacata esposizione del nostro pensiero e di un’attualità, quella delle zone pedemontane e montane dell’arco alpino, a favore dei ripristino del tiro a 300 metri. Si parlò anche della possibilità di usufruire delle ultime novità tecniche per spettacolarizzare uno sport altrimenti ripiegato sul solo tiratore. Ci

La Hydra Armaments di Salsomaggiore Terme (Pr) trasferisce nei suoi prodotti meccanici il sublime sapere edonistico del cibo di queste terre. Insomma il freno di bocca sta alla Cz come le caramelle con la coda stanno all’appetito di un valente tiratore

Per le viti di fissaggio è stata operata una sostituzione creandone due nuove in titanio con testa Allen per migliorare la precisione di serraggio: si osserva prima quella anteriore, poi quella posteriore

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RICARICA

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

confortò poco dopo la visita al poligono di Tolmezzo dove, per l’inaugurazione, i 300 metri erano una bella realtà insieme ai bersagli elettronici e il video accanto al tiratore, ben accessibile agli occhi degli astanti: stava radicalmente cambiando la situazione di pochi anni prima. A conclusione del cappello di a-

pertura si potrebbe affermare che l’una cosa non escluda l’altra: i 10 metri sono una palestra formidabile e la tecnologia applicata agli “attrezzi” (noi continuiamo a pensarli come armi, soprattutto per il loro giusto decoro) è di una raffinatezza mostruosa, come sempre succede quando si cerchi di migliorare l’in-

Non si può far a meno della pressa da campo per piccole correzioni estemporanee: qui osserviamo il funzionale prodotto della Lee

finitamente piccolo, così come le .22 Lr coniugano precisione ed ergonomia al limite, e oltre, delle possibilità umane e le armi a fuoco centrale divertono sulla

Night Force 8-32x56: conseguire risultati come quelli raggiunti in queste prove è in buona misura merito di quest’ottica fantastica

Questo dies ricalibratore del tipo a piena lunghezza (full lenght) e dotato di bushing (le tre boccole poste sotto all’attrezzo) ci garantirà un colletto uniforme e adeguato alla camera di cartuccia della carabina; il dies inseritore micrometrico è assolutamente necessario per le perfette dimensioni della nostra cartuccia garantendo insieme l’assialità della palla

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STUDIO PER UNA CARTUCCIA DA TIRO IN .308 WINCHESTER lunga distanza una schiera fenomenale di adepti, magari non agonisti, ma in perpetua lotta con se stessi e quel cerchietto del “10” tanto distante.

Un programma per un risultato I prodromi per il buon esito del tiro di precisione si possono riassumere nell’armonia fra questi tre elementi:

arma, cartuccia e ottica. Per lo studio ci siamo affidati all’amico Fabio, che ha messo a disposizione un fucile non giovanissimo, nato a suo tempo con molte belle premesse da affinare per giungere alla meta. Alla sua uscita sul mercato statunitense, la Cz 750 S1 M1 era stata poco garbatamente definita “un maiale col rossetto”: grazie alla Bignami di Ora (Bz), da parte nostra avevamo potuto

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sperimentarne alcuni esemplari in calibri come il .308 Win. e il poderoso .300 Win. Mag., ricavandone sempre ottime sensazioni, pur se limitate alla distanza dei 100 metri. Con l’intento di un Per la ricarica da campo si rivela necessaria una bilancina micrometrica: essenziale la sua taratura e l’appoggio su un piano orizzontale e stabile

L’apparecchio che assicura la perfetta assialità della palla nel bossolo è un ulteriore passo verso il conseguimento della precisione

L’assialità compresa fra zero e due unità lette sullo strumento di controllo cerziora che la palla sia ben in asse: eventuali errori si correggono agendo sullo strumento micrometrico

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RICARICA

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Uniformare lo spessore del colletto evita forze anomale nel trattenere la palla, foriere di scarsa precisione: con questo attrezzo si regola micrometricamente tale misura

Inneschi costanti e adeguati al calibro sono imprescindibili per raggiungere buoni risultati: i Cci Large Rifle Primers Br-2 si mostrano perfettamente adeguati

paladino difensore dei deboli oltraggiati (sic!), il buon Fabio si era messo di buzzo buono per implementare le manifeste doti di fondo del prodotto ceco, procedendo con l’accuratizzazione di questa base tecnica di tutto rispetto.

Non ci dilunghiamo a esporre l’azione derivata dalla K98 di buona memoria, realizzata con acciai di ottimo livello, adeguate lavorazioni delle macchine e interventi mirati di personale molto ben preparato. Di analoga finezza la

canna da 660 mm con passo di rigatura di 1:10”, che rivela una dote di fondo encomiabile perché le aggiunte tecniche servono a chiudere quel poco di più le rosate mantenendo costante la precisione: quest’ultima viene pur sempre

Una terna di proiettili fra cui troveremo di sicuro quello più appropriata alla nostra arma e alla nostra carica

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STUDIO PER UNA CARTUCCIA DA TIRO IN .308 WINCHESTER

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L’attrezzatura da ricarica L’ELENCO DEGLI STUDI DI RICARICA Diamo l’elenco degli studi effettuati prendendo a base la carabina Cz 750 S1 M1 in .308 Winchester con canna da 660 mm e passo di rigatura di 1:10”. I coefficienti balistici Cb sono espressi in G1.

1

Barnes Lrx 200 gr – Cb .546 – L. 41,4 mm – polvere Norma 203 B x 38,9 gr – V/0 762 m/sec – P.max 4.173 (a norme Cip 4.150) – Sg 1/10=1.29 – 1/11=1.07 – 1/12=0.99

2

Lapua Scenar 167 gr – Cb .446 – L. 31,0 mm – polvere N/140 x 44,4 gr – V/0 802 m/sec – P.max 3.474 (4150) – Sg 1/10=2.55 – 1/11=2.11 – 1/12=1.77

3

Lapua D 46 185 gr – Cb .506 – L. 33,5 mm – polvere N/140 x 42,8 gr – P.max 4.121 (4150) – V/0 795 m/sec – Sg 1/10=2.25 – 1/11=1.86 – 1/12=1.56

4

Sierra Match King 168 gr – L. 30,5 mm – Cb .462 – polvere N/140 x 42,0 gr – P.max 3393 (4.150) – Sg 1/10=2.69 – 1/11= 2.22 – 1/12=1.87

5

Hornady A-Max 208 gr – L. 39,0 mm – CB .648 – Polvere N/150 x 40,8 gr – V/0 739 m/sec – P.max 4120 (4150) SG 1/10=1.57 – 1/11=1.30 – 1/12=1.09

6

Nosler E-Tip 168 gr – L. 34,5 mm – Cb .503 – polvere N/140 x 42,0 gr – V/0 822 m/sec – P.max 4053 (4150) – Sg 1/10=1.74 – 1/11=1.47 – 1/12=1.23

7

Berger Long Range 210 gr – Cb .626 – L. 37,3 mm – polvere N/150 x 41,8 gr – V/0 741 m/sec – P.max 4131 /4150) – Sg 1/10 1.86 – 1/11=1.54 – 1/12=1.29

8

Berger Juggernaut Target 185 gr – Cb .560 – L. 34,03 mm – polvere N/140 x 42,1 gr – V/0 791 m/sec – P.max 4143 (4150) – Sg 1/10=2.15 – 1/11=1.77 – 1/12=1.49

9

Berger Vld Target 168 gr – Cb .473 – L. 31,75 mm – polvere N/140 x 42,0 gr – V/0 803 m/sec – P.max 3551 (4150) – Sg 1/10=2.40 – 1/11=1.98 – 1/12=1.66

10

Sierra Match King 210 gr – Cb .670 – L. 38,0 mm – polvere N/150 x 41,5 gr – V/0 739 – P.max 4105 (4150) – Sg 1/10=1.72 – 1/11=1.42 – 1/12=1.19

11

Hasler Sport 160 gr – Cb .422 – L. 32,8 mm – polvere N/135 x 43,5 gr – V/0 858 m/sec – P.max 4030 (4150) – Sg 1/10=2.09 – 1/11=1.73 – 1/12=1.45

N.B. Gli autori declinano ogni responsabilità per i dati forniti relativi a una specifica arma.

Dando per scontata l’attrezzatura fissa con cui allestire le prime serie di prova, occorre esser preparati sul campo per realizzare ulteriori cartucce variando le dosi e i parametri, secondo quanto ci dicono i manuali, i risultati e l’esperienza. Solo così potremo comparare adeguatamente più soluzioni conservando per tutte i fattori climatici del momento. Nelle immagini che proponiamo si ha una panoramica degli attrezzi facilmente trasportabili da mettere in opera nelle retrovie del campo di tiro: scorrendole, ne illustriamo finalità e impiego. La pressa manuale della Lee, ben visibile nel suo colore rosso acceso, serve a ricalibrare il bossolo e inserirvi le palle; si rivela necessaria per le piccole modifiche da apportare in poligono. Segue un dies ricalibratore, in questo caso del tipo a piena lunghezza (full lenght) e provvisto di bushing (le tre boccole che si osservano sotto all’attrezzo) che ci garantirà un colletto uniforme e adeguato alla particolare camera di cartuccia della nostra carabina; il dies inseritore micrometrico è assolutamente necessario per le La Sierra Match King si rivela un ottimo compromesso: la 168 gr, qui nella versione molycottata, è un vero tuttofare per passi di rigatura relativamente lunghi, mentre la 210 gr si rivela un concentrato di precisione, ma richiede un passo molto serrato

fornita dalla canna e dalla sua rigatura. A tutto questo è stata data un’aggiunta determinante per il fine cercato: bedding integrale realizzato dall’armeria Ciaffoni di Frascati (Rm), freno di bocca della Hydra Armaments di Salsomaggiore (Pr), sostituzione delle viti di giunzione fra calciatura e meccanica con altre in titanio e testa Allen per chiuderle con la chiave dinamometrica, slitta ribassata per ottica, opera dei F.lli Contessa di Marcheno (Bs). Proprio per l’ottica si è andati sul sicuro, razzolando sempre in ambito Bignami, scegliendo un Night Force Bench Rest 8-32x56, con scatti da ⅛ di Moa e reticolo illuminato Np-R2. Ennesima dimostrazione che si può spendere relativamente poco per l’arma, ma per l’ottica non ci sono alternative: i prodotti di vertice costano tutti cari, ma consentono quel salto in più che fa la differenza.

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RICARICA

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La produzione Lapua è garanzia di ottima precisione, adattandosi perfettamente alla carabina in esame: la palla Scenar da 167 gr è un approdo sicuro

perfette dimensioni della nostra cartuccia. Inoltre l’assialità della palla è ben garantita. Non si può far a meno di una bilancina micrometrica per la ricarica da campo: essenziale la sua taratura e l’appoggio su un piano orizzontale e stabile. I bossoli ricalibrati dovranno venire sempre uniformati nelle dimensioni: ricordiamoci di pesarli perché usando bossoli con lo stesso peso avremo una buona costanza nel rendimento

della cartuccia. Il marchingegno che assicura la perfetta assialità della palla nel bossolo è un ulteriore passo verso il conseguimento della precisione: la lettura di un valore compreso fra zero e due unità cerziora che la palla sia ben in asse, ma se così non fosse si può agire sullo strumento micrometrico per correggere eventuali errori riportando il tutto allo stato dovuto. Uniformare lo spessore del colletto evita forze

anomale in questa parte del bossolo quando trattiene la palla che vi è stata inserita: tensioni non uniformi sono sempre foriere di scarsa precisione. Con questo attrezzo si ha la regolarità del colletto regolata micrometricamente. Molto si è discusso sull’effettiva necessità di uniformare lo spessore del colletto: l’intervento è necessario con camere di cartuccia a tolleranza “zero”, quindi proviamo la nostra ricarica senza tale operazione e, se il risultato ci soddisfa, potremo tranquillamente saltarla. Utilizziamo sempre inneschi atti a garantire la migliore costanza e adeguati al calibro: qui abbiamo un ottimo prodotto della Cci, il Large Rifle Primers Br-2, quindi un ritrovato specifico per il Bench Rest dove ogni cosa gioca un ruolo per il conseguimento del risultato, il restringimento massimo della rosata. Buona cosa effettuare un’accurata pulizia della tasca dell’innesco e del foro di vampa. La polvere va scelta in funzione della volumetria non molto elevata del .308 Winchester con un occhio al rateo di combustione e alle pressioni sviluppate per accelerare opportunamente i proiettili secondo il loro peso.

Una serie di proiettili specifici Abbiamo scelto una carrellata di proiettili per esemplificare le varie soluzioni, iniziando proprio dalle Berger

La Barnes è stata fra le prime produttrici di palle monolitiche in rame: qui osserviamo, sempre per il calibro .308, la Lrx Boattail da 200 gr, specifica per il tiro a lunga distanza che richiede espressamente passi di rigatura da 1/10” o ancora più veloci

La E Tip è la palla monolitica della Nosler: il peso di 168 gr comporta una lunghezza notevole e quindi occorre un passo di rigatura di 1/10”

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STUDIO PER UNA CARTUCCIA DA TIRO IN .308 WINCHESTER

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L’elevato coefficiente balistico della Hornady AMax da 208 gr fa di questa palla una scelta superba per il tiro a lunga distanza, ma risulta un po’ troppo pesante per il .308 Win.

Long Range Bt Target da 210 gr: un peso massimo per questo calibro con cui, utilizzando un appropriato passo di rigatura, minimizzeremo in parte gli effetti del vento; l’unico limite è rappresentato dalla volumetria della car-

tuccia .308 Winchester per cui saremo un po’ bassi di V/0 e il vento ci giocherà contro. Sempre molto valido indicare sulla scatola i coefficienti balistici e il passo di rigatura ottimale. Questa palla è davvero fantastica, ma per esprimere

al meglio le sue potenzialità necessita di un .300 Magnum. Mostriamo una terna di palle fra cui troveremo di sicuro quella più appropriata alla nostra arma. Anche la Sierra Match King si rivela un ottimo compromesso: la 168 gr, qui nella versione molycottata, è un vero tuttofare e ben si adatta a passi di rigatura relativamente lunghi, mentre la 210 gr si rivela un concentrato di precisione, sempre tenendo a bada il fattore rigatura. L’universo Lapua è garanzia di ottima precisione e ben si adatta alla carabina in esame: la palla Scenar da 167 gr è un approdo sicuro. Il coefficiente balistico della Hornady A-Max da 208 gr ne fa una palla superba, forse troppo pesante per il .308 Winchester. La Nosler E Tip è la palla monolitica di questa Casa: con il peso di 168 gr ne risulta una lunghezza notevole per cui occorre un passo di rigatura di 1/10”. La Barnes è stata probabilmente una fra le prime produttrici di palle monolitiche in rame: qui osserviamo, sempre per il calibro La palla Hasler da 160 gr, anch’essa monolitica in rame è classificata dalla Casa italiana nel comparto Sport e i 300 metri le sono perfettamente congeniali. Con essa abbiamo trovato il perfetto equilibrio

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RICARICA

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to: ecco Fabio che fra studi matematici, arte della divinazione e qualche tocco sciamanico combina come mettere a punto la cartuccia che meglio si adatterà al tiro di precisione sulla distanza canonica dei 300 metri.

Alla distanza di 300 metri abbiamo piazzato tre colpi in 15 mm (0,178 di Moa) e 5 in 40 mm (0,476 di Moa): la carica già citata nel testo è formata da polvere N/135 x 43,5 gr, innesco Cci Large Rifle Primers Br-2 e palla Hasler S da 160 gr

.308, la Lrx Boattail da 200 gr, specifica per il tiro a lunga distanza che richiede espressamente passi di rigatura da 1/10” o ancora più veloci. Lo studio la dà poco adatta al .308 Winchester, ma andrebbe comunque provata perché spesso i risultati effettivi si rivelano migliori delle ipotesi: di sicuro offre il meglio di sé in un calibro .300 con bossolo ad alta volumetria. Chiudiamo la carrellata con una Hasler da 160 gr,

Un cenno alla prova della cartuccia

anch’essa monolitica in rame: delle tre destinazioni previste dalla Casa italiana, Hunt, Sport, Lr, questa è classificata S, quindi da tiro sportivo e i 300 metri le sono perfettamente congeniali. Abbiamo trovato il perfetto equilibrio e il risultato è di ampia soddisfazione. Per questo lavoro siamo stati ospiti nel recente locale realizzato da Giorgio Rosso nel suo poligono di Carrù. La fase di studio è propedeutica per un buon risulta-

Sempre al poligono di Carrù ci siamo disposti al tiro sulla base dei 300 metri dopo aver scelto la ricarica composta da bossoli Norma, innesco Cci Large Rifle Primers Br-2, polvere N/135 per 43,5 gr, palla Hasler “Sport” monolitica in rame da 160 gr. Piazziamo cinque colpi in 40 mm di cui tre in 15 mm. Fabio supera il nostro risultato con cinque colpi in 33 mm e tre in 8 mm. Il concorso di tutti gli elementi descritti ha assicurato queste rese. Per concludere vogliamo ancora sottolineare come la ripresa del tiro classico a 300 metri sia stata una precisa richiesta del mercato a cui la Uits si è lentamente adeguata, sovente preceduta da coraggiosi e accorti proprietari di poligoni privati: quindi l’entusiasmo di sparare a tale distanza è un qualcosa di diverso dalle altre forme di competizione. A ciò si aggiunga che la

L’abbiamo lasciata per ultima con l’intento di evidenziarla maggiormente: ecco la cartuccia .308 Win. ricaricata in maniera ottimale per la Cz impiegata nella prova

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STUDIO PER UNA CARTUCCIA DA TIRO IN .308 WINCHESTER

diffusione del tiro a lunga distanza, intendo come tale tutto quanto va al di là della citata misura canonica, è stata un piacere sempre più sentito dagli appassionati sull’onda delle mitiche competizioni inglesi a Bisley (Sussex) o quelle statunitensi a Creedmoor (North Carolina) quando si affrontavano le compagini storiche di qua e di là dell’Atlantico: oramai le 600, le 800 e le 1.000 iarde

Tutto come nella pagina precedente, ma con Fabio all’opera: tre colpi in 8 mm (0,095 Moa) e cinque in 33 mm (0,392 Moa)

sono entità con cui si misura un sempre crescente numero di praticanti, favoriti dalla disponibilità di fucili adatti alle diverse categorie in cui si suddividono le competizioni e a poligoni privati che investono cifre notevoli per tali attività come, per restare in Piemonte, l’impianto Le Chamois di Pian Neiretto in Val Sangone presso Torino. Chiudiamo riprendendo una bella notizia apparsa

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Fabio, amico dell’autore, concentrato sullo studio di sempre nuove soluzioni: i testi, soprattutto statunitensi, sono di grande aiuto per il conseguimento dei risultati in tutta sicurezza

proprio su Armi Magazine di luglio dove si cita Gian Mattia Molina, raffinato ed eclettico tecnico armiero nonché elemento di spicco di queste attività di tiro con il gruppo Bcm di Roletto (To) che, in una recente gara condotta in Francia, si è piazzato terzo nel tiro a due miglia: sì avete letto bene... sono, spanna più spanna meno, 3.270 metri. Il voler confinare tutto il tiro accademico ai 10 metri, come un tempo s’era maldestramente pensato, non teneva conto del fascino insito nel porre a metrature poco prima inimmaginabili quel proiettile che, per come l’intendiamo noi, è una materializzazione a distanza del proprio pensiero. Un ringraziamento a Giorgio Rosso e ai suoi collaboratori per l’apprezzata ospitalità nel poligono di Carrù (provincia di Cuneo, cell. 347 96 92 677)

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MANUTENZIONE

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Il Decker Rifle Vise è un ottimo sistema per sistemare la carabina da pulire

OLIO DI GOMITO, MA NON SOLO Per spremere il massimo delle sue possibilità, conservarla al meglio e non avere problemi, bisogna procedere a una corretta manutenzione dell’arma: alcuni accorgimenti e piccoli trucchi servono a tenerla sempre efficiente. In queste note ci occuperemo della pulizia della canna delle carabine testo e foto di Vittorio Taveggia

L

a pulizia della canna è una delle pratiche di manutenzione più ostiche: sia perché noiosa, sia perché non si sa bene quando farla sia, soprattutto, perché una volta eseguita saremo quasi sempre obbligati a recarci in poligono per uniformare la canna stessa. Deve essere effettuata sicuramente all’acquisto dell’ar-

ma, nuova o usata che sia; in particolare sarebbe meglio effettuare il rodaggio. Più in generale, deve essere pulita ogni 30-50 colpi a seconda del calibro, più è veloce e più è leggera l’ogiva e più la precisione risente della sporcizia, e delle preferenze della canna stessa. Ci sono infatti tubi più lisci e scorrevoli, che si sporcano poco, e tubi

più rugosi che invece trattengono maggiormente lo sporco, soprattutto il rame della palla. Questa situazione cambia anche durante la vita dell’arma: da nuova la canna avrà ancora abbastanza marcati i segni di lavorazione (si sta parlando di micron, cioè millesimi di millimetro) che col tempo verranno addolciti e lucidati dal passaggio delle ogive. È quindi normale che nella fase iniziale, per i primi 200-300 colpi, la canna avrà più frequentemente bisogno di una buona pulizia. Ma sarà necessario anche pulirla, a prescindere dal numero di colpi sparati, anche nel caso in cui le condizioni meteo espongano il metallo della nostra arma al rischio di ossidazione: occhio quindi ai temporali ma anche agli sbalzi termici. In

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LA PULIZIA DELLA CANNA DELLE CARABINE

particolare, se si caccia in ambiente molto freddo, come in montagna, quando si arriva al caldo bisogna togliere subito l’arma dal fodero e lasciarla scoperta. In questo modo l’eventuale condensa si asciugherà subito e farà meno danni sia all’interno della canna sia alla brunitura.

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Selezione di lubrificanti. Da sinistra il Fin Lube di Interflon, il Tetra Gun Lubricant e il Crc Gun Store II; quest’ultimo è specifico per lo stoccaggio di lunga durata, il denso protettivo viene veicolato dal solvente che poi evapora

Come pulire Per la pulizia vera e propria del tubo rigato è necessario affidarsi a uno o più prodotti specifici di elevata qualità. Innanzitutto ci vuole uno sramatore a base ammoniacale in cui il principio attivo sia stato passivato; vuol dire che il suo effetto viene smorzato in modo che aggredisca solo i metalli teneri, come il rame, senza intaccare quelli duri, come l’acciaio delle canne. Di prodotti ce ne sono a decine e francamente molto buoni. Ne ho provati diversi e tra i miei preferiti ci sono il Shooter’s Coice ed il Tetra Gun, che ha il vantaggio di essere piuttosto gelatinoso e quindi persistere bene sulla canna se vogliamo farlo lavorare un po’ mentre siamo indaffarati in altro. Ciò non toglie che ce ne siano decine d’altri ugualmente validi. Occhio però a un parametro: il prezzo. Nella mia esperienza i prodotti troppo economici hanno difetti spesso seri, nella maggior parte dei casi sono troppo aggressivi e rischiano di rovinare l’arma; e a quel punto risparmiare qualche euro sul prodotto diventa antieconomico. Da almeno un anno mi sto affidando ai prodotti Bore Tech, sia per la loro validità sia per la completezza della gamma. Differente è l’approccio delle paste di pulizia (Iosso, Vfg, Jb e altre): sono composti leggermente abrasivi da passare all’interno della canna che puliscono in maniera splendida. I difetti: l’aggressività sui metalli, la difficoltà di farli lavorare in modo uniforme e per certi aspetti lo sforzo richiesto. Per carità, non è un’impresa titanica, ma è un fatto che i solventi lavorano per reazione chimica, le paste per frizione e quindi ci vorrà anche del sano olio di gomito. Se dovremo pulire una carabina sola sarà un impegno di un quarto d’ora, se vogliamo fare la pulizia di fine stagione alle nostre armi l’impegno sarà direttamente proporzionale. Torniamo al primo punto: per quanto delicatissime possano essere, lavorano comunque per asportazione. Non se ne consiglia quindi un uso continuativo ma solo sporadico: sono perfette per la pulizia profonda di fine stagione prima di riporre la carabina nell’armadio in attesa di quella successiva e otti-

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Selezione di sramatori: da sinistra, schiuma Forrest, Tetra Gun, Robla Solo e Paul Clean Selezione di bacchette di buona qualità. Dall’alto D e w e y, V f g e Tetra. In quest’ultima si può vedere anche la boccola; normalmente avvitata all’impugnatura, serve a proteggere la volata di quelle armi che non possono essere pulite dalla culatta

me anche per la prima pulizia di una nuova carabina, soprattutto se ci siamo rivolti al mercato dell’usato. Prima si è accennato anche al problema della distribuzione della pasta: perché possa lavorare bene infatti è necessario che venga ben premuta sull’esterno con una pressione uniforme. La soluzione migliore che ho trovato è quella dei feltrini della tedesca Vfg: ce ne sono di diversi diametri in base al calibro della

nostra arma e consentono di eseguire un lavoro davvero esemplare. Per essere sicuri di non rovinare le rigature, come scovoli bisogna usare quelli in bronzo oppure in nylon duro; i primi puliscono leggermente meglio, ma sono molto più delicati. Bisogna ricordarsi di lavarli con trielina o simili dopo il loro uso, altrimenti lo stesso solvente che aggredisce il rame demolirà gli scovoli, rendendoli inefficaci.

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MANUTENZIONE

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I classici feltrini calibrati della Vfg: inserito ne vediamo uno verde, di quelli intensivi per una pulizia più profonda. Avvitando maggiormente il feltrino. aumenteremo la sua pressione all’interno della canna. Sono ideali per la Jb Paste Nel nuovo sistema Paul Clean la pezzuola è universale, cambia la dimensione del jag. È una soluzione eccellente Chi ha una morsa da hobbistica può, dotandola delle ganascette in gomma, usarla per ancorare i fucili; è ancora più comoda per la pulizia delle canne

Con che cosa pulire Altro accessorio importantissimo è la bacchetta che, per fare un lavoro egregio, dovrà essere di qualità eccelsa: è infatti necessario che l’impugnatura giri sull’asse della bacchetta stessa, in modo che lo scovolo, la pezzuola o il feltrino che siano possano impegnare la rigatura e, girando, pulirla in tutti gli interstizi. Il difetto di queste bacchette è essenzialmente il costo: per assicurare la mobilità dell’impugnatura si usano infatti diversi stratagemmi, cuscinetti, sfere o boccole autolubrificanti. Inoltre, la bacchetta stessa deve essere di materiale rigido, per non flettere eccessivamente, ma non duro, per non rischiare di danneggiare la canna, oppure di acciaio rivestito. Ultimamente sto usando una meravigliosa bacchetta della Paul Clean in carbonio, che tra l’altro è uno splendido oggetto; la stessa azienda dispone anche un sistema proprietario di pulizia basato su pezzuole universali pre-intagliate da imbibire con un solvente della stessa azienda e da accoppiare a jag calibrati. Ormai è più di un anno che li uso, e devo dire che sono il

sistema più efficace che abbia mai provato. I jag sono calibrati alla perfezione, ma il vero valore aggiunto lo danno le pezzuole: hanno una forma a quattro petali che si chiudono sul jag al momento del passaggio in canna, in modo da ridurre l’attrito ma senza rinunciare alla superficie di pulizia utile. Richiudendosi, per forza di cose di solito una buona percentuale della stoffa non entra in contatto con la canna e quindi non porta vantaggi. Nel caso delle Paul Clean invece lavora tutta la stoffa della pezzuola. Inoltre le stesse pezzuole hanno un intelligente foro in testa, così da essere perfettamente centrate sullo spingipezzuola, e sono distribuite su un comodissimo rotolo su cui sono attaccate. In ultimo, anche se forse è il fattore più importante, sono costruite in un materiale, che sembra stoffa di carta, che trattiene meravigliosamente il solvente ed evita sprechi e sporcizia.

di lavorazione infatti ci si semplifica la vita non poco, e soprattutto si lavora meglio, se l’arma viene saldamente ancorata. Ci sono apposite staffature e cavalletti, anche facilmente portatili, ma può bastare anche una morsa (con ganasce in gomma, però) oppure appoggiare direttamente l’arma Volata correttamente tappata da nastro isolante, abbastanza elastico e resistente; si noti che il nastro prosegue per almeno cinque centimetri per ogni lato

Dove pulire Qualunque sia il sistema adottato, per la pulizia così come per il tiro non bisogna sottovalutare l’appoggio. Durante le fasi

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LA PULIZIA DELLA CANNA DELLE CARABINE su un rest, di quelli che si usa per il tiro. Situazione chiaramente diversa quando un appoggio stabile per la pulizia non l’abbiamo, ad esempio a caccia. Ovviamente non è l’occasione in cui vorremo pulire la nostra canna, ma purtroppo potrebbe capitare per pioggia, nevischio, sporco che cade dagli alberi o dagli arbusti in un passaggio stretto. In questo caso la precisione del primo colpo può essere compromessa molto seriamente. Come risolvere il problema? Prima di tutto, la prevenzione può evitare la cura: esistono specifici protettori della volata, in pelle o cordura, molto belli ma che vanno obbligatoriamente tolti prima del tiro. Ci sono dei tappini in gomma da piazzare sulla volata, tra cui quelli specifici delle carabine Blaser. Io mi affido al sistema più economico ma anche più pratico: basta un pezzetto di nastro adesivo che tappi la volata e il gioco è fatto. La cosa più comoda è che non è assolutamente necessario toglierlo prima del colpo. Spinta repentinamente dall’avanzare della palla, la pressione dell’aria presente nella canna lo straccerà senza il minimo problema. Paradossalmente, è importante è che la volata sia chiusa perfettamente - così tra l’altro non entrerà nessuna sporcizia -, in modo da trattenere l’aria all’interno della canna; perché questo avvenga, è quindi meglio far aggrappare bene il nastro anche lungo la canna, abbracciando i primi cinque

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IL RODAGGIO DELLA CANNA

Nel caso in cui ci aspettasse una cacciata impegnativa dal punto di vista meteo, si possono applicare direttamente tre o quattro strisce di scorta direttamente sul calcio. Così si possono cambiarle se l’uscita è lunga, come capita in montagna, o sostituirle qualora, come nelle battute, si concretizzassero più opportunità di tiro

Nella prima foto due falsi otturatori per far scorrere la bacchetta: in parte proteggono l’inizio della camera di scoppio, in parte evitano di far colare i prodotti nel pacchetto di scatto, visto che si lavora in prossimità del dente d’aggancio del percussore. Nella foto a sinistra in evidenza l’uso corretto: facendo colare il solvente direttamente sulla pezzuola attraverso l’apposito sportellino, eviteremo di sporcare le parti sensibili dell’arma, soprattutto lo scatto

centimetri di ogni lato. Nel caso in cui ci aspettasse una cacciata impegnativa dal punto di vista meteo, si possono applicare direttamente tre o quattro strisce di scorta direttamente sul calcio. Così si possono cambiarle se l’uscita è lunga, come capita in montagna, o sostituirle qualora, come nelle battute, si concretizzassero più opportunità di tiro. Sui calci in legno conviene togliere le strisce a fine uscita, o i vapori della colla rischieranno di intaccare la vernice o l’olio che lo rifinisce. Per togliere ogni residuo di solventi e ottenere una maggior corrispondenza tra il primo colpo a canna pulita e i successivi, i solventi - come l’acqua e tutti i liquidi in generale - sono in-

comprimibili per definizione, e quindi danneggeranno l’ogiva al passaggio in canna se questa non è asciutta, meglio passare una pezzuola imbevuta di benzina. La soluzione migliore è utilizzare la comunissima benzina per accendini. Oltre a funzionare perfettamente, ha un dispenser praticissimo che ben si presta a bagnare la pezzuola senza mandare benzina in giro. In questo caso il problema non è legato a questioni economiche ma, pur senza allarmismi, a un punto piuttosto importante che riguarda la salute: quando puliamo l’arma impieghiamo una buona quantità di soluzioni chimiche piuttosto volatili. Bisogna quindi lavorare in un locale ben aerato.

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EX - ORDINANZE

ACCURATIZZARE

Un M1 accuratizzato in calibro 7,62x51 osservato da entrambi i lati

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L’ACCURATIZZAZIONE DELL’M1 GARAND

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L’M1 GARAND

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Plotoni di fanteria italiana schierati durante una cerimonia nel 1982: l’arma in dotazione è il fucile M1 Garand in calibro 7,62 Nato con baionetta innestata

L’M1 “Garand” continua a riscuotere un considerevole successo tra collezionisti e tiratori impegnati in competizioni ex - ordinanza: alcuni di questi ci hanno chiesto se fosse possibile incrementarne le già eccellenti qualità di tiro, in modo reversibile, non danneggiandone il valore collezionistico e senza dover passare nella categoria match rifle. Qui di seguito cercheremo quindi di soddisfare le loro richieste di Philip Arena Jr. Trova questa rivista e tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.press


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EX - ORDINANZE

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Due esempi di calciature: in alto una Fat (Fabbrica Armi Terni) usata e, in basso, una nuova surplus di produzione “Sile”

U

n’accuratizzazione basica per il fucile M1 è una procedura abbastanza semplice e dal costo non particolarmente elevato - rispetto ad altre armi - grazie alla grande disponibilità di ricambi in ottimo stato di conservazione che fanno parte delle riserve strategiche del periodo della guerra fredda. Una considerevole quantità di questi è stata infatti immessa da alcuni anni a questa parte sul mercato collezionistico con la qualifica americana Nos (New old stock - nuovo vecchio stock): componentistica reperibile sia in ambito europeo siastatunitense e in grado di soddisfare le necessità degli utilizzatori del settore. La preparazione tecnica è

alla portata di un normale appassionato, non richiede un impegno elevato né un tempo particolarmente lungo, ma potrà variare sia a serie delle prove valutative in poligono sia per minime differenze produttive di taluni componenti che, tuttavia, rispettano l’intercambiabilità generale.

Quale scegliere? La prima operazione da eseguire sarà la scelta del fucile sul quale effettuare l’accuratizzazione: questo dovrebbe consistere in un esemplare in buone condizioni generali, con canna non uParticolare del trattamento d’ispessimento interno di una Fat ex surplus

surata in rigatura e volata meglio se di produzione post Seconda guerra mondiale o riarsenalizzato presso una struttura militare. La scelta tra le sei aziende produttrici non è particolarmente importante in quanto gli standard qualitativi furono sempre rispettati e non si sono rilevate particolari differenze tra costruttori e ditte con contratto di subappalto, mantenendo nel contempo una generale intercambiabilità dei componenti. Sempre riguardo allo stato della canna, oltre alla valutazione visiva, sarà necessario considerarne anche l’usura tramite un apposito misuratore realizzato all’arsenale di Terni, abbastanza facilmente reperibile nei mercatini a un prezzo ragionevole, oppure con altri appositi strumenti. Per ottenere una buona precisione di tiro è necessario che l’azione dell’arma sia saldamente trattenuta all’interno della calciatura e, per tale ragione, dovremo scartare calciature con usura eccessiva, impregnate d’olio o con evidenti giochi del gruppo culatta. Non potendo usare una procedura di “bedding” - in quanto passeremmo nella categoria match rifle - dovremo reperirne una inutilizzata, con un buon serraggio, come quelle riconoscibili dal marchio “Sile” nella parte anteriore in-

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L’ACCURATIZZAZIONE DELL’M1 GARAND

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Parte frontale dell’arma, con visibili la mira protetta e il gas cylinder lock rialzato

terna della calciatura o in prossimità del vano alloggiamento kit pulizia. Queste sono ben realizzate e furono distribuite sul mercato civile dal 2001, ma se ne trovano ancora... avendo pazienza. Un’altra scelta potrà consistere in quelle di provenienza Fat (Fabbrica Armi Terni), individuabili grazie all’apposito marchio; tra queste ve ne sono parecchie, risalenti all’incirca agli anni Settanta, provviste di un apposito trattamento

interno lievemente rugoso di colore nero, differente da un bedding, volto a creare un apposito minimo spessore in grado di serrarne con decisione la meccanica. Noterete che - inserendo nella calciatura il gruppo canna culatta, privo di gruppo di scatto - sarà necessario esercitare una discreta forza per

posizionarlo nella corretta posizione, restando poi ben immobilizzato. Sono reperibili nei vari mercati di settore che si svolgono sul territorio nazionale. In genere, sono parti di riserva mai utilizzate, ma comunque osservatele attentamente sia esternamente sia interiormente: il problema principale con-

L’arma smontata: si nota il gruppo canna-culatta con mire protette da protezioni, gruppo di scatto e calciatura Fat che s’accoppia perfettamente con la meccanica

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siste però nel fatto che la maggior parte è destinata a M1 in 7,62 Nato e quelle per i .30-06 sono particolarmente rare. Talvolta sono anche rinvenibili alcuni barattoli metallici militari, con un’apposita densa soluzione di colore nero, caratterizzata da un particolare odore. Se proprio non troverete niente che vi soddisfi, l’ultima opzione consisterà nell’acquisizione di un esemplare di costruzione commerciale americano. Non dimentichiamo che il pacchetto di scatto dovrà essere con componenti a norma, non usurati e in grado d’esercitare in chiusura una decisa tensione sulla culatta.

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Particolare dell’ottima diottra di mira di produzione italiana

L’intervento sul guardamano anteriore... Un successivo passaggio consisterà nella modifica del guardamano anteriore con la rimozione dell’inserto metallico interiore, per far sì che l’asta di armamento si muova liberamente in modo costante e senza attriti: per tale ragione allargheremo lievemente, con una lima da legno o carta abrasiva, le pareti laterali del canale di scorrimento dell’asta. La parte metallica frontale del guardamano anteriore dovrà essere attaccata alla parte lignea tramite due viti o per mezzo di un collante ad alta resistenza. Generalmente si fissano solidamente guardamano posteriore e anteriore, ma non è possibile in quanto verrebbe considerata una modifica da match rifle e, a un controllo pre-gara, uno specialista vi individuerebbe facil-

Due guardamano anteriori: superiormente abbiamo quello standard, con sensibili tracce lasciate dal pistone- asta sulla parte metallica di protezione della canna e, inferiormente, quello modificato tramite rimozione della parte metallica e con pareti laterali lievemente abrase

La diottra posteriore osservata da una differente angolazione: si notino le lettere “PB” (Pietro Beretta) sul tamburo destro Le protezioni in fibra per la mira posteriore e anteriore di produzione americana

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L’ACCURATIZZAZIONE DELL’M1 GARAND

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Prove di tiro su un M1 7,62 dotato di calciatura in legno con “bedding” interno e trattamento protettivo esterno con colorazione verde

Il gas cylinder lock è utilizzato per mantenere il cilindro gas nella corretta posizione sul foro recupero della canna: contraddistinto da una forma a “8” , fu prodotto in acciaio inossidabile ed annerito, durante la produzione, tramite un trattamento chimico. A destra abbiamo il modello dell’ultima serie produttiva, con la parte superiore rialzata, utilizzato nelle realizzazioni post seconda guerra, per l’uso del lancia granate e su esemplari riarsenalizzati Fanteria italiana in addestramento al tiro con M1 7,62: immagine scattata nel 1982

mente. L’asta d’armamento è uno dei componenti fondamentali per il funzionamento e la precisione dell’arma; deve, pertanto, rispettare le specifiche della progettazione originale. La verifica può essere effettuata, a calciatura estrat-

ta, tramite un semplice test, ovvero rimuovere la molla di armamento e controllare attentamente che il movimento della leva di armamento sia libero e senza attriti, posizionando poi l’arma con un angolo di circa quaranta gradi:

leva e otturatore connesso dovranno arretrare o avanzare in conseguenza del proprio peso. Il pistone in acciaio deve avere un diametro di almeno 0,525 pollici (1,3335 cm): se è inferiore, va sostituito, e il ricambio è facil-

STORIA DI UN MITO

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Una leva di armamento 7,62 M.M.

mente reperibile in rete o da ditte del settore. Il cilindro recupero deve essere fisso, senza giochi sulla canna e con un diametro massimo del tubo di 0,532 pollici (1,35128 cm). Se superiore, va sostituito, e deve essere ben serrato con l’anello di chiusura a forma di “8” (gas cylinder lock) dell’ultima serie, riconoscibile dalla parte supe-

riore rialzata: tutti gli anelli di chiusura sono uguali ma la posizione d’inizio della filettatura può essere differente, quindi provatene alcuni in modo da scegliere quello che appare più idoneo in chiusura. Talvolta appaiono cilindri recupero che mostrano all’interno striature accentuate, causate da un pistone la cui asta non è più a specifi-

che: vanno entrambi cambiati. Tra la parte posteriore del cilindro recupero gas e il guardamano anteriore deve essere mantenuto uno spazio approssimativo di circa un millimetro e mezzo, per conservare un punto d’impatto costante della palla sul bersaglio: durante il fuoco - infatti - la temperatura della canna aumenterà con una minima

Un cilindro recupero gas Lastrine bifilari di caricamento dalla capienza standard di otto colpi

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L’ACCURATIZZAZIONE DELL’M1 GARAND

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BERETTA M1 “GARAND” T2 CAL. 7,62 X 51

La bella linea dell’M1 osservato dal lato superiore

Produttore: Beretta Modello: M1 “Garand” T2 Tipo: carabina semiautomatica Calibro: 7,62 x 51 Funzionamento: a recupero gas con pistone a corsa lunga

Sistema di percussione: cane interno con percussore flottante Alimentazione: lastrina bifilare Capienza lastrina: 8 colpi Sicura: manuale a leva

Lunghezza della canna: 595 mm Rigatura canna: 4 righe passo destrorso Calciatura: in legno Mira frontale: a lama protetta da alette

...e sul gruppo di mira

La chiusura frontale del cilindro recupero: in genere sono efficienti ma, se usati con il lanciagranate, potrebbero essere usurati con perdite. Valutate anche quest’aspetto

espansione; l’assenza dello spazio potrebbe causare una differenza di punto d’impatto. Un fattore, spesso trascurato da molti, riguarda la molla di recupero. Questa, con il passare degli anni e con l’uso più o meno intensivo, potrebbe perdere parte delle sue specifiche originarie, quindi la sua sostituzione con una nuova è un elemento da considerare, tenendo conto che ha anche un costo ragionevole.

Il gruppo di mira dell’M1 è uno strumento di precisione efficace che, con un poco di pratica, è in grado di fornire al tiratore notevoli soddisfazioni, purché sia in buone condizioni e non presenti nel gruppo diottra movimenti eccessivi, giochi e scatti non idonei. È importante che gli intagli di elevazione della diottra siano netti come quelli presenti sull’asse del tamburo d’elevazione e della deriva. Se si nota un gioco laterale o verticale della diottra, questa va sostituita o va cambiata la base guida. Esistono minime differenze tra i medesimi componenti; quindi, provandone alcuni, troverete quello che s’adatta meglio. Volendo sostituire l’intero gruppo diottra, consiglio di acquisirne uno di quelli di produzione surplus italiana ancora contenuti nella specifica carta ingrassata: sono ben lavorati in tutte le loro componenti e, anche, molto validi. La mira frontale a lama protetta non deve presentare segni di colpi o con parti metalliche sprovviste di fosfatazione, in quanto i riflessi della luce solare potrebbero causare effetti di distorsione o non corretta visione del bersaglio: sarà necessario rifosfatarlo/brunirlo in nero opaco, o sostituirlo con uno nuovo. Anche la scelta delle lastrine bifilari è importante. Cercate di utilizzarne

Mira posteriore: diottra regolabile in alzo e deriva Calciatura: in legno Lunghezza totale: 1.090 mm

di nuove, anche queste reperibili facilmente quali surplus: controllatele attentamente, una per una, sulla vostra arma, osservando che non vi siano minime imperfezioni e s’inseriscano bene senza particolari attriti, favorendo una corretta alimentazione: un’arma inceppata in una competizione a tempo o un non perfetto ciclo di fuoco tenderanno a non permettervi di raggiungere i risultati sperati.

Gli ultimi consigli Un paio di accessori che consiglio di acquistare, reperibili a prezzo ragionevole, consistono nei due copri mire in fibra - codice identificativo militare 7791358 - che vedete in una delle immagini qui allegate: sono molto utili durante i trasporti o quando l’arma è posizionata sulle rastrelliere per evitare possibili danneggiamenti. Come ultima cosa, suggerisco l’utilizzo della ricarica casalinga delle munizioni considerando sempre anche il periodo climatico di utilizzo e tenendo conto che la medesima ricarica potrà dimostrare differenze di rosate tra un’arma e un’altra: in genere, con l’arma in appoggio sul classico sacchetto di sabbia o zaino militare, dovreste ottenere rosate meditate del diametro compreso tra i 2,5 e 5 centimetri a cento metri.

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IL CONFRONTO

AGLI ANTIPODI DELLA PRODUZIONE Poche pagine non potrebbero mai bastare a raccontare gli 88 anni dalla prima comparsa sul mercato della Walther Ppk. È stata la protagonista di alcune delle pagine più buie della storia moderna, che hanno visto la celebre creatura nata dagli stabilimenti di Zella Mehlis al fianco dell’esercito nazista nel corso del secondo conflitto mondiale. Ma l’occhio dell’oplologo, alla vista di una Ppk, non può che rimanerne ammaliato di Giuseppe Cerullo

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WALTHER PPK CAL. .32 ACP VS FEG PPK/E CAL. .380 ACP

Sulla sinistra la Ppk bellica in calibro 7,65 Browning e al suo fianco la più recente Ppk/E camerata in 9 corto

C

ertamente saranno da preferire le versioni originali in quanto a finiture e valore collezionistico, ma l’ultima realizzazione europea non è poi così deprecabile. Si propone, pertanto, una comparativa tra due differenti modelli di Ppk agli antipodi della produzione: la classica e insuperabile creatura nata in seno alla fabbrica di Carl Walther si confronta con la Ppk/E, moderna rivisitazione della celebre arma da fianco tedesca. Fusto in acciaio per entrambe, medesimi i calibri disponibili, quelli della classica triade 7,65 Browning, 9 corto e .22 Lr insieme a rifiniture da valutare con attenzione. Nel primo caso una Walther “propriamente detta”, passi la licenza, del periodo bellico, in seconda istanza il frutto dell’opificio ungherese Fegyver és Gépgyár, meglio noto come Feg, che produsse un numero di 6.800 esemplari nel periodo compreso tra il 2000 e il 2010 su licenza della Carl Walther GmbH Sportwaffen. Calibro 7,65 Browning per l’antesignana, più corposa la cameratura in 9 corto per la Ppk/E posta in comparativa. Il modello recente è stato importato in Italia nei tre calibri disponibili: 12.562 il numero dell’ex catalogo nazionale delle armi per la calibro .22 Lr (matricole

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di produzione da 040001); 12.563 il riferimento per il calibro .32 Acp (matricole di produzione da 001001); 12.564 per la versione in .380 Acp (matricole di produzione da 020001). È ora doverosa una premessa storica per muoversi con certezza in una produzione che abbraccia quasi un secolo e diversi continenti.

Le origini della Polizei pistole Al principio fu la Pp, in lingua tedesca acronimo di “Polizei pistole”. L’arma da fianco nata nel 1929 in casa Walther era inizialmente prodotta in Turingia, negli stabilimenti di Zella Mehlis, destinata a equipaggiare le forze di polizia. Si tratta di una pistola con scatto in doppia azione che sfrutta la più che semplice, ma funzionale, chiusura labile a massa battente prevedendo la canna fissa sul fusto, servita da un caricatore monofilare e dotata di validi sistemi di sicurezza e indicatore di colpo in canna. Al calibro 7,65 Browning (con capacità del caricatore di 8 colpi), nel quale originariamente veniva alla luce, si affiancarono presto i modelli in 9 mm corto (caricatore da 7 colpi) e .22 Long Rifle (caricatore da 10 colpi). Il percussore della Walther Pp di prima produzione si

Le due volate a confronto. In alto la canna in calibro .380 Auto, in basso quella in calibro .32 Acp, insieme alle relative munizioni di riferimento. Rigatura a sei principi nel calibro maggiore, cinque i solchi per il più piccolo

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IL CONFRONTO

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Il fianco destro delle pistole mostra la finestra di espulsione e l’unghia estrattrice. In basso la Ppk in calibro .32 Acp

articolava in due parti, quella anteriore destinata a battere l’apparecchio d’innesco e quella posteriore in grado di ruotare all’inserimento della sicura, scongiurando ogni possibilità di sparo. La leva della sicura, ben visibile e non ambidestra, è posizionata (come del resto su tutte Ppk derivate) nella parte posteriore del carrello sul fianco sinistro della pistola. Nelle prime serie prodotte era necessaria una rotazione di 90° per mettere l’arma in

sicurezza, azionando contestualmente l’abbatticane. Tra le sedi di produzione (molteplici nel periodo bellico e riconducibili grazie alla presenza dei Waffenamt) spicca il già citato stabilimento in Turingia. Nel periodo post - bellico la fabbricazione fu a cura della francese Manurhin fino alla ripresa in casa Walther nella nuova sede di Ulm. Le varianti successive

della serie Ppk, ancor oggi disponibili sul mercato, saranno prodotte negli Stati Uniti (attualmente dalla Smith & Wesson) su licenza dell’opificio tedesco. L’impostazione meccanica della Walther ha ispirato la realizzazione di altre pistole tra le quali la Makarov russa, la Sig P230 svizzera, la Mauser Hsc, la ceca Cz 50 e l’ungherese Feg Pa-63.

Ppk, il modello compatto In produzione dal 1931, la Walther Ppk è una di quelle armi corte che senz’om-

La Ppk/E in foto con sicura inserita mantiene il grilletto in posizione arretrata, lo stesso accade sul modello Ppk. Appena disinserita la sicura il grilletto compirà un avanzamento e sarà possibile sparare il primo colpo in doppia azione

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WALTHER PPK CAL. .32 ACP VS FEG PPK/E CAL. .380 ACP

Il cane della Walther Ppk, visibile sulla sinistra, presenta la fresatura realizzata per scongiurare ammaccature a danno dell’indicatore di colpo in canna. Al lato opposto il cane della Ppk/E, di lavorazione molto spartana sembra denotare segni di microfusione

Il fianco destro delle pistole mostra la finestra di espulsione e l’unghia estrattrice. In basso la Ppk in calibro .32 Acp

Nel modello Ppk/E il disconnettore, presente sul fianco destro dell’arma, comanda la leva che svincola il cane dando inizio al ciclo di sparo. La pistola è sprovvista della sicura al cane, presente invece sulla Ppk di Zella Mehlis

Le guancette sono avvolgenti per il modello Ppk (a sinistra) e in due pezzi nella Ppk/E (a destra). Differenti sono anche i volumi riservati ai caricatori, maggiori nel caso del calibro 9 corto

Palesemente più lungo il caricatore della Ppk/E (100 mm) visibile in alto. Il caricatore della Ppk (85 mm) indica anche il calibro 7,65 mm di riferimento. La capienza è di sette colpi per entrambi

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IL CONFRONTO

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COME SI SMONTANO?

Per lo smontaggio ordinario, in entrambe le pistole, è necessario agire abbassando con forza la guardia del grilletto. Solo in tal modo il carrello potrà essere svincolato dal fusto dividendo l’arma nelle sue parti principali

Il caricatore della Ppk/E evidenzia la presenza di una lamina che fuoriesce dal corpo utile ad azionare la leva di blocco del carrello appena esaurite le munizioni

bra di dubbio non può mancare in una collezione che si rispetti. Ha armato, insieme alla Pp, l’esercito del III Reich: la Wehrmacht, con speciale destinazione alla Luftwaffe (aviazione militare) e le forze di polizia tedesche sino al 1972. Si tratta della versione dimensionalmente ridotta della precedente Walther Pp, tant’è che lo stesso suffisso rimanda al termine tedesco “Kurz”, ossia corta, compatta. Talaltri identificano detta sigla giustificandone la genesi nell’espressione “Polizei Pistole Kriminal”, alludendo all’eventuale dotazione dell’arma alla polizia giudiziaria tedesca, “Kriminal Polizei”, per l’appunto. Fatto sta che la nuova versione, soprag-

giunta dopo soli due anni, rimarrà per sempre un’icona nel mondo delle armi corte che hanno fatto la storia: basti pensare che, secondo talune testimonianze, Adolf Hitler si sarebbe suicidato impugnando proprio una Walther Ppk in calibro 7,65 Browning all’interno del fuhrer bunker di Berlino. Fu inoltre l’inseparabile compagna di avventure di James Bond, il celebre personaggio romanzesco ideato nel 1953 dalla penna dello scrittore inglese Ian Fleming. La versione compatta mantiene la stessa impostazione meccanica dell’antecedente, se non fosse per qualche piccolo aggiornamento sui sistemi di sicurezza. Nello specifico, il

precedente percussore rotante in due parti viene sostituito con uno monopezzo e l’escursione della leva di sicura viene ridotta a circa 75°. Sostituita anche la debole molla della sicura automatica al cane con una più robusta spirale. Permane, immutato, l’indicatore di colpo in canna visibile appena sopra la cresta del cane quando è a riposo. La riduzione dimensionale della Ppk rispetto la Pp non poteva che riverberarsi sulla capacità dei caricatori, facendo perdere una cartuccia per ognuno dei tre calibri di riferimento.

Scatto misto in doppia azione Lo scatto è il medesimo, misto in doppia azione, per entrambi i modelli Ppk e Ppk/E. La leva dell’hold open è interna, abbastanza delicata, forse unico punto dolente di una meccanica tanto elementare quanto efficiente. È costituita da una piastra metallica tenuta sull’anteriore in una sede che la lascia libera di flottare all’opposta estremità. Sempre nella parte anteriore della piastra - ma tra la faccia superiore e la camera di scoppio - è alloggiata una sottile molla a filo con la funzione di spingere verso il basso la leva. Il blocco del carrello-otturatore si verificherà solo nel momento in cui, l’elevatore del caricatore, una volta svuotato dalle cartucce, si ergerà fino a sollevare la leva di blocco del carrello, vincendo la modesta resisten-

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WALTHER PPK CAL. .32 ACP VS FEG PPK/E CAL. .380 ACP

La tacca di mira è ricavata dal pieno sulla Ppk, all’opposto è innestata a coda di rondine sulla Ppk/E. I riferimenti bianchi su tacca e mirino sono propri solo del modello recente. La Walther bellica presenta una fine lavorazione antiriflesso sulla linea di mira che richiama delle onde

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È possibile reperire Walther Ppk con e senza porta correggiolo: nel modello esaminato esso è presente, richiamando la chiara derivazione militare. La Ppk/E, visibile in basso, è sempre sprovvista di questo accessorio

Entrambe le Walther sono predisposte per il blocco del carrello, che avviene non appena sia stato esploso l’ultimo colpo

La leva di blocco del carrello-otturatore è presente sul fianco sinistro di entrambe le pistole. È tenuta in tensione da una sottile molla a filo e viene azionata dall’elevatore del caricatore. In primo piano la pistola più recente

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IL CONFRONTO

La dotazione della Ppk/E comprende, oltre al box rigido in plastica nera, una guancetta sinistra supplementare, un caricatore di riserva, il libretto di uso e manutenzione e una bacchetta per la pulizia

za opposta dalla sottile molla della quale si è appena detto. Si tratta degli unici due piccoli componenti (molletta e leva) ai quali bisogna prestare attenzione all’atto dello smontaggio da campo. Il cane è a rimbalzo sul modello Ppk e non trascurabile è il sistema di sicura del quale dispone. Il cane riesce a raggiungere il percussore solo quando il grilletto sia tenuto in costante tensione fino alla partenza del colpo. Rilasciandolo appena prima il cane non potrebbe raggiungere il percussore grazie al componente meccanico che, in tale situazione, si posizionerebbe tra le due parti in movimento. Tale sistema scompare del tutto nel modello Ppk/E dove il cane riesce sempre a raggiungere il percussore, a meno che non si azioni la leva di sicura presente sul carrello dell’arma. In entrambi i modelli, il cane è servito da una robusta molla a spirale posizionata nella parte posteriore dell’impugnatura.

Il fianco sinistro del carrello riporta le seguenti indicazioni: “Waffenfabrik Walther, Zella Mehlis (Thűr)” per l’originale tedesca, “Carl Walther Waffenfabrik Ulm/Do” per la Ppk/Ea

Il profilo interno dei carrelli evidenzia, in entrambi i casi, lavorazioni precise e pulite: non si notano grossolane fresature del metallo. Osservando il carrello della Ppk (visibile in alto) è facile scorgere l’indicatore di cartuccia che spunta in prossimità del foro di egresso del percussore

Sicure e indicatore di colpo in canna La leva della sicura, come in tutti i modelli PP e Ppk, è presente sul solo fianco sinistro e per azionarla, sui modelli esaminati, bisognerà farle compiere una rotazione di circa 75°. Tanto per la Ppk in prova quanto per la Ppk/E tale operazione farà entrare in funzione l’abbatticane. L’indicatore di colpo in canna

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WALTHER PPK CAL. .32 ACP VS FEG PPK/E CAL. .380 ACP

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Ppk (in basso) e Ppk/E (in alto) sottoposte a smontaggio ordinario: le operazioni da eseguire sono praticamente identiche

tipico delle Walther di tutte le precedenti produzioni purtroppo scompare nella Ppk/E. È costituito da un piccolo cilindro che protrude dalla parte posteriore del carrello risultando facilmente visibile al tiratore. Continuerà a restare a vista anche con il cane abbattuto. Esso costituisce non solo una pregevole

rifinitura ma consente all’utilizzatore di verificare con certezza la presenza della cartuccia in camera di scoppio. Nei primi modelli di produzione Zella Mehlis, il pistoncino indicatore del colpo in canna veniva raggiunto dal cane e percosso, alterandone la funzione nel tempo. A tale inconveniente successivamente si La molla di recupero è costituita da un’ampia spirale avvolta intorno alla canna

pose rimedio, praticando una fresatura sulla cresta del cane in modo da evitare qualsiasi contatto tra le due componenti meccaniche. La Ppk in comparativa presenta tale aggiornamento. Dopo aver armato la pistola, azionando la sicura, il grilletto rimarrà in posizione arretrata e - disinserendola - il grilletto compirà uno scatto in avanti. Sarà così possibile esplodere il primo colpo in doppia azione: ciò si verifica su entrambi i modelli oggetto di trattazione.

Guancette e caricatori Guancette avvolgenti in plastica di colore nero per la Ppk bellica, sempre in plastica nera ma in due pezzi per la Ppk/E. Nella dotazione originale della seconda, una guancetta supplementare, quella di sinistra, presenta un comodo rialzo per il pollice, che funge da culla, agevolando l’impugnatura della pistola nel tiro. Il caricatore della Walther Ppk in calibro 7,65 Browning, come già precisato, accoglie sette cartucce (che scendono a sei nel caso del calibro 9x17 e salgono a nove per la minuta munizione .22 Lr), la capienza è la stessa per la Ppk/E nel calibro 9 corto (i colpi salgono a otto nei calibri 7,65 mm e .22 Lr). Ciò detto è facile desumere che la Walther Ppk/E man-

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IL CONFRONTO

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

WALTHER PPK CAL. 7,65 MM BROWNING (.32 ACP)

La corta impugnatura della Walther Ppk obbliga il dito mignolo a posizionarsi sotto il caricatore, pur in presenza di mani minute

Costruttore: Carl Walther GmbH Sportwaffen Modello: Ppk Calibro: 7,65 mm Browning (.32 Acp) Tipologia: pistola semiautomatica Impiego specifico: ex ordinanza, difesa Lunghezza totale: 155 mm Chiusura: a massa Larghezza massima: 25 mm Altezza: 100 mm Azione: mista, singola o doppia azione Percussione: cane esterno a rimbalzo su percussore inerziale

Lunghezza canna: 83 mm Rigatura: a 5 principi Caricatore: monofilare da 7 colpi Estrattore: a unghia sul lato destro del carrello Sicura: manuale sul carrello con abbatticane, automatica al percussore Indicatore di colpo in canna: protrude appena sopra il cane quando è a riposo Peso a vuoto: 590 g Materiali: acciaio al carbonio Guancette: avvolgenti in bakelite nera Finitura: brunitura lucida Classificazione: arma comune

tiene, nei calibri maggiori, le stesse capienze dei caricatori previste dal modello Pp. Il caricatore della Walther Ppk/E diverge dalla sua antecedente, oltre che nelle dimensioni, per la presenza della lamina metallica che sporge sul fianco sinistro, necessaria ad azionare la leva di blocco del carrello appena terminate le cartucce. Il pulsante di sgancio del caricatore è raggiungibile

È immancabile logo dell’aquila sulle armi del III Reich. In questo caso la figura è impressa sulla camera di scoppio con le ali in apertura e la testa rivolta verso la volata dell’arma. Con buona probabilità si tratta di un marchio di prova del Banco tedesco

con il pollice e posizionato sul fianco sinistro in entrambe le pistole. La modesta impugnatura della Ppk permette la presa nell’anteriore con due sole dita (ad eccezione dell’indice che impegna il grilletto), per altro verso, il clone più recente, rivisitato nelle dimensioni, offre un’agevole superficie di contatto, utile nel gestire il rilevamento del calibro 9 corto. La Ppk/E non presenta alcun tipo

di porta correggiolo che è frequente rinvenire nelle Ppk d’ordinanza, come accade in quella esaminata.

Finiture e marchi Tacca di mira e mirino fresate dal pieno contraddistinguono la Walther di vecchia produzione, diversamente, nella Ppk/E la tacca di mira in metallo è innestata a coda di rondine e presenta rife-

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WALTHER PPK CAL. .32 ACP VS FEG PPK/E CAL. .380 ACP

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FEG PPK/E CAL. 9 MM CORTO (.380 ACP)

Sicuramente più agevole impugnare la Ppk/E. La buona presa è ulteriormente favorita dalla sporgenza in polimero del caricatore che facilita nella gestione del calibro .380 Auto

Il punzone presente sul fusto è posizionato sotto il pulsante di sgancio del caricatore. La sigla “A 359” è parziale, manca la stampigliatura per intero “WaA”, acronimo di Waffenamt, alla quale poi segue il numero che indica lo stabilimento di produzione, con buona probabilità Zella Mehlis Il Waffenamt presente sul carrello, ingrandito al microscopio, è ben leggibile. Emerge per intero la sigla “WaA 359” dove la “a” minuscola è appena accennata. Il punzone superiore è parziale e, per ciò che si riesce ad intravedere, sembrerebbe rimandare alla marina militare o alle forze di polizia

rimenti bianchi che rendono più intuitiva la collimazione sul bersaglio. Il mirino rimane solidale al carrello. Brunitura lucida per entrambe. Nel modello originale, la parte superiore del carrello si presenta finemente incisa ad onde per proteggere dai riflessi, diversamente la Ppk/E ha una più spartana lavorazione caratterizzata da solchi longitudinali paralleli. Indicazioni, numeri matricolari

Costruttore: Feg (Fegyver és Gépgyár) Ungheria su licenza Carl Walther GmbH Sportwaffen Modello: Ppk/E Tipologia: pistola semiautomatica Impiego specifico: difesa Lunghezza totale: 165 mm Calibro: 9 mm corto (.380 Acp) Chiusura: a massa Larghezza massima: 30 mm Altezza: 113 mm Azione: mista, singola o doppia azione Percussione: cane esterno su

e marchi punzonati sulla Ppk lasciano spazio al progresso sulla pistola di produzione ungherese che vede tutti i riferimenti riportati al laser. Il richiamo alla sede di produzione è presente sul fianco sinistro del carrello: “Waffenfabrik Walther, Zella Mehlis (Thűr)” per l’originale tedesca, “Carl Walther Waffenfabrik Ulm/Do” per la Ppk/E prodotta su licenza nei primi anni 2000. Il model-

percussore inerziale Lunghezza canna: 86 mm Rigatura: 6 principi Caricatore: monofilare da 7 colpi Estrattore: a unghia sul lato destro del carrello Sicura: manuale sul carrello con abbatticane Indicatore di colpo in canna: assente Peso a vuoto: 715 g Materiali: acciaio al carbonio Guancette: due pezzi in bakelite nera Finitura: brunitura lucida Classificazione: arma comune

lo Ppk bellico è ulteriormente arricchito dai punzoni militari della Wehrmacht su fusto e carrello che riportano la sigla WaA (abbreviazione di Waffenamt) seguita dal numero 359. La sigla sembrerebbe richiamare una produzione Walther di Zella Mehlis databile al 1942 (matricole da 3885xxK a 3907xxK). L’aquila, inconfondibile logo del III Reich, è impressa sulla camera di scoppio.

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BALISTICA FORENSE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

CARTUCCE RICARICATE PER SVIARE LE INDAGINI? Nel caso in cui i confronti balistici siano riferiti a munizioni ricaricate, con l’utilizzo addirittura di proiettili recuperati da un primo sparo come accaduto in un recente caso giudiziario - gli esiti possono essere molto incerti, se non insufficienti, a incolpare l’autore del misfatto che, se coadiuvato da consulenti tecnici della difesa di media preparazione, potrebbe essere assolto. Ma è anche possibile che i risultati, come nel caso in questione, possano rivelarsi diversi… Uno dei principali quesiti posti all’esperto balistico è quello di accertare se bossoli e proiettili rinvenuti sulla scena del crimine possano o meno essere attribuiti a un’arma in sequestro. Le munizioni originali di fabbrica, sin dagli albori della balistica, hanno rappresentato un costante riferimento in ambito comparativo. Ma quando i reperti provengono da munizioni ricaricate con proiettili addirittura “già sparati”... cosa accade in fatto di indagini balistiche e quali i risvolti nel processo penale? di Claudio De Matthaeis

L

e operazioni da svolgere al fine di stabilire se una determinata arma possa essere stata utilizzata in un delitto, si concretizzano nel confronto (analisi micro comparative) tra i reperti recuperati (bossoli, proiettili, frammenti di camiciatura, borre eccetera) e i medesimi elementi ottenuti allo sparo con l’arma sospettata, che sono denominati “test” o “sperimentali”. Da tale confronto, qualora si evincano coincidenze significative di ordine quantitativo e qualitativo tra un reperto

(bossolo o proiettile) e l’analogo test, sarà possibile fornire un giudizio di positività. Si ricorda che, nelle fasi di movimento della cartuccia nell’arma (caricamento ed espulsione) nonché allo sparo, ogni arma lascia diverse impronte caratteristiche di cui quelle - quasi sempre ripetitive e generalizzate - vengono anche definite impronte primarie. Esse sono riconducibili alle impronte di otturazione, espulsione ed estrazione per quanto riguarda i bossoli di armi automatiche e semiautomatiche, e

impronte prevalentemente di otturazione per i revolver. La formazione delle impronte provocate dal metallo più duro (parti meccaniche dell’arma) su superfici più morbide (rame, ottone, nikel eccetera) delle cartucce, è determinata soprattutto dalle pressioni generate dallo sparo e dal conseguente movimento degli organi meccanici dell’arma. Allo sparo, le pressioni spingono violentemente il bossolo sulla testa di otturazione e l’espandono sulle pareti della camera di scoppio, consentendo lo stampaggio di una serie di impronte che copiano il calco di tutte le superfici dell’arma venute a contatto. A queste impronte se ne possono aggiungere altre che derivano dai cinematismi di funzionamento dell’arma, sia antecedenti lo sparo - quali le impronte lasciate dalle labbra del caricatore e dall’otturatore nella spinta di avanzamento della cartuccia - ma anche susseguenti lo sparo, principalmente quelle lasciate dall’estrattore e dall’espulsore. Gli strati superficiali metallici delle componenti di un’arma da fuoco sia corta sia lunga, anche se fabbricata con processi tecnologici moderni e

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MUNIZIONI RICARICATE E INDAGINI BALISTICHE

innovativi, conferiscono all’arma stessa una sua “morfologia individuale”, condizionata sia dall’assemblaggio sia dalla finitura delle superfici statiche e dinamiche dell’arma stessa. Tale “personalità individuale” si trasferisce immancabilmente sulle impronte trovate sugli elementi di colpo sparati (bossoli e proiettili) soprattutto grazie al residuarsi sugli stessi di strie e microstrie (spesso contenute nelle impronte primarie) che contribuiscono in modo determinante a far risaltare un’identità balistica. Pertanto, tutte le impronte balistiche rilevate sui bossoli e, per le armi a canna rigata, anche sui proiettili, sono da considerarsi la firma dell’arma che li ha sparati, e un esame comparativo è positivo se si dimostra che le impronte rilevate sono state provocate con certezza dagli elementi meccanici appartenenti a quell’arma. Anche due bossoli esplosi da due pistole della stessa marca, modello e periodo di produzione, come, ad esempio, due Beretta 92 in cal. 9 parabellum, armi notoriamente fabbricate con macchine a Cnc, con componenti meccaniche interne ottimamente levigate e rifinite, a un attento esame micro - comparativo presentano peculiarità morfologiche diverse. Nel caso siano state utilizzate armi con canna ad anima liscia come i fucili da caccia, oltre ai bossoli sempre validi ai fini comparativi, si possono trovare anche pallini o pallettoni, elementi di borraggio e cartoncini di chiusura che, quasi mai, permettono l’identificazione dell’arma utilizzata.

Medotiche comparative Per meglio comprendere il concetto di quest’articolo è opportuno riepilogare

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Esempio di come siano visibili - a ore 6 - le impronte d’espulsione accostate tra reperto “R” a sinistra e il test sperimentale “S” a destra, esploso con l’arma sospettata

Ingrandimento della comparazione positiva tra le impronte d’espulsione tra reperto “R” e il test sperimentale “S” a destra, esploso con l’arma sospettata

velocemente alcuni passaggi: per quanto riguarda i bossoli esplosi da arma automatica o semiautomatica, la procedura comparativa corretta si basa nel duplicare col portaoggetti del microscopio, sul bossolo “reperto” e sul bossolo “test”, il medesimo posizionamento delle impronte d’espulsione presenti su entrambi (ad e-

sempio a ore 6). Successivamente, tramite i medesimi portaoggetti micrometrici, bisogna ruotare di 90° la visuale dei fondelli per inquadrarne i bordi alle loro basi e verificare che le rispettive impronte d’estrazione si trovino nel medesimo punto, così da ottenere almeno un’iniziale identità di classe d’arma che, diversamente, ci

Visibili, in accostamento e in comparazione, le impronte d’estrazione presenti sotto il collarino del bossolo “R”, a sinistra, rinvenuto sul teatro di un crimine e il test sperimentale “S” a destra, esploso con l’arma sospettata. Tali impronte sono state verificate solo dopo aver allineato quelle d’espulsione sui due bossoli in osservazione

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BALISTICA FORENSE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Il bossolo contrassegnato con “R” dove non è stata rinvenuta un’evidente impronta d’espulsione, mentre il proiettile cal. 9x21 evidenziava delle doppie impronte di riga sovrapposte (freccia rossa)

risparmierebbe l’onere di proseguire nella ricerca dell’identità balistica. Eseguiti questi doverosi controlli preliminari, solo nell’ultima fase si procederà alle verifica d’eventuali coincidenze presenti nelle

impronte di otturazione (fondello e cielo dell’innesco). In definitiva, le impronte sui bossoli che concorrono all’esaltazione dell’identità balistica sono generalmente: “espulsione-otturazione-estrazione”. Per

quanto concerne le munizioni da utilizzare quali test da sparare nell’arma sospettata, la bibliografia ha sempre predicato che esse debbano essere il più possibile attinenti ai reperti per quanto riguarda

I fondelli delle cinque cartucce rinvenuti nel caricatore della pistola sequestrata, dove sono visibili pregresse impronte d’espulsione

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MUNIZIONI RICARICATE E INDAGINI BALISTICHE

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Bossolo della cartuccia C4, diventata dopo lo sparo, S1 test

la marca della cartuccia, il peso di palla e addirittura il lotto di fabbricazione. Cartucce dello stesso calibro - ma mancanti dei requisiti di similitudine - possono generare pressioni diverse rispetto ai colpi esplosi sulla scena del delitto, generando di conseguenza evidenze di più difficoltoso abbinamento ai fini di confronto. Fatte queste doverose premesse, alcune domande sorgono spontanee. a) E se le cartucce utilizzate per un fatto delittuoso sono ricaricate su bossoli con pregresse impronte di espulsione, estrazione e otturazione prodotte da altra arma? b) E se i proiettili montati su tali cartucce residuano impronte di riga di un precedente sparo eseguito con altra arma diversa da quella con cui è stato commesso il delitto? c) E se le cartucce utilizzate risultano ricaricate con dosi insufficienti a far residuare - sul bossolo - le impronte distintive dell’arma utilizzata anche se idonee ad arrecare gravi ferite sulla vittima?

cartucce integre, l’evento davvero singolare non fu certo rappresentato dall’esistenza di pregresse impronte di espulsione sul fondello dei bossoli (logica evidenza di bos-

soli recuperati e ricaricati) come visibile nelle fotografie; ma, cosa davvero inusuale, le stesse cartucce montavano proiettili che lasciavano intravedere impronte Il fondello del bossolo del secondo test, eseguito con cartuccia originale della stessa marca e tipo di una di quelle a reperto (C5); tale test è indicato con S. L’impronta d’espulsione, seppur similare, non è della medesima coincidenza di quelle residuate sule cartucce in sequestro Accostamento tra “R”, il bossolo recuperato sul luogo delle evento, mancante di impronta d’espulsione, e “S”, esploso dalla pistola sospettata che presenta l’impronta distintiva della pistola in sequestro

Cartucce ricaricate, e i problemi che ne nascono Il caso giudiziario riguardò il rinvenimento sulla scena del delitto di un solo bossolo mentre un solo proiettile fu estratto alla vittima. A seguito d’approfondite indagini, gli investigatori giunsero al sequestro di una pistola Beretta mod. 98 Fs in cal. 9x21 Imi nella disponibilità di soggetto non collegato alla vittima. Nel caricatore furono rinvenute cinque cartucce integre. Il pubblico ministero conferì incarico di consulenza tecnica per accertare se quella pistola avesse o meno esploso i colpi di cui al delitto commesso. Riguardo alle cinque

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BALISTICA FORENSE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

di rigatura residuate. In buona sostanza, colui che aveva ricaricato le munizioni si era procurato addirittura proiettili recuperati dopo lo sparo. Al fine di eseguire i doverosi confronti con la Beretta 98 Fs in sequestro vennero esplose, come da prassi, due cartucce per produrre “test” ottenuti come segue: - una cartuccia prelevata dalle cinque cartucce (C4) trovate nella pistola in sequestro, contraddistinta nelle fotografie con “S1”; - una cartuccia nuova della stessa marca e tipo (Geco) del bossolo rinvenuto sui luoghi del fatto, contraddistinta nelle foto con “S”. La cartuccia integra “C4” (utilizzata come test e prelevata dalle cinque in sequestro), allo sparo non è stata in grado di far arretrare il carrello e, di conseguenza, espellere il bossolo per carica insufficiente. Pertanto il fondello del bossolo non ha conservato alcuna nuova impronta della pistola sospettata se non quella pregressa ma relativa ad altra arma. Seppur in mancanza

dei riferimenti di espulsione ed estrazione (mancanti su R), riuscimmo comunque a isolare significative coincidenze nell’impronta di otturazione e nella cava di percussione prodottesi rispettivamente sul reperto e sul test.

E, infine, il proiettile Il positivo esito di identità balistica esaltato sul bossolo avrebbe potuto evitare ulteriori accertamenti a carico del proiettile che, per completezza, andiamo a documentare ugualmente. Il proiettile estratto alla vittima presentava sei impronte di riga ad andamento destrorso già esistenti prima che la cartuccia venisse esplosa. Il passaggio del proiettile in canna causato dal secondo sparo avrebbe potuto far sovrapporre ulteriori sei impronte ad andamento destrorso sulle impronte già esistenti, così da rendere il proiettile stesso non utilizzabile ai fini comparativi, vanificando ogni ulteriore indagine balistica. Per puro caso, la sovrapposizione è risultata aver interessato solo una residua porzione del primo

improntaggio consentendo, inaspettatamente, un esito comparativo positivo di cui andiamo a documentare (per brevità) solo due delle sei impronte residuate.

Conclusioni Seppur in mancanza dei riferimenti primari per un corretto esito di positività, costituiti dalle impronte di espulsione ed estrazione, l’esaltazione dell’identità balistica tra l’arma sospettata e i reperti recuperati sulla scena del delitto è stata comunque ottenuta grazie – in primis - alle particolari coincidenze di ordine qualitativo presenti nella cava di percussione del bossolo e generate dalla pistola in sequestro. Laboriosi - ma ugualmente positivi - sono stati i confronti a carico del proiettile che aveva attinto la vittima che denotava caratteristiche di non utilità ai fini comparativi per doppia impronta di riga, causata da due distinti spari in armi diverse. Sarà stato un evento casuale oppure voluto quello di utilizzare cartucce sotto-ricaricate (quindi

Accostamento e comparazione positiva di eloquenti coincidenze sul cielo dell’innesco tra “R” e “S”

Accostamento e comparazione positiva di evidenti coincidenze all’interno della cava di percussione

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MUNIZIONI RICARICATE E INDAGINI BALISTICHE

Accostamento tra il proiettile reperto “R”, a sinistra, dov’è visibile la parziale sovrapposizione di due impronte di riga, con il proiettile test “S”, recuperato dopo aver sparato con la pistola sospettata

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Accostamento tra il proiettile reperto “R”, a sinistra, e una delle sei impronte residuate sul test esploso dalla pistola sequestrata

Comparazione positiva tra reperto e test, in riferimento alla fotografia precedente: le frecce evidenziano la sovrapposizione tra impronte pregresse e successive

poco idonee alla formazione di impronte) se utilizzate in un’arma sospettata e, in più, dotate di bossoli e proiettili recuperati da pregressi spari quindi forieri di confusione a livello d’indagine balistica. Il tutto per commettere un crimine? È una bella domanda! Sinceramente torna “poco recepibile” che eventuali organizzazioni (o forse il criminale di turno), utilizzando un’arma oggetto di furto, abbiano ricercato il

risparmio ricaricando proiettili recuperati in un tunnel balistico o in qualche poligono, tenuto conto che gli stessi sono materiale di libera vendita oltre che di facile reperimento (vendibili anche in scatole da 500 unità a un costo abbordabile). Alla luce di tali considerazioni, non sarebbe priva di fondamento l’ipotesi che la procedura possa essere stata voluta proprio per sviare eventuali indagini balistiche collegate all’episodio

Comparazione positiva tra reperto e test, in riferimento alla fotografia precedente

Accostamento tra il proiettile reperto “R”, a sinistra, e un’altra delle sei impronte residuate sul test esploso dalla pistola sequestrata

criminale, risparmiandosi l’onere postumo di disfarsi della pistola, bruciandola oppure gettandola a mare. Ovviamente questa è solo un’ipotesi non disgiunta da interrogativi circa la preparazione balistica dei malviventi; peccato per loro aver fatto male i conti, grazie a un evento che, seppur probabilistico, si è comunque attuato con le dovute conseguenze processuali. Ultima considerazione sulla stesura di quest’articolo riguarda la balistica comparativa applicata a munizioni ricaricate, al giorno d’oggi particolarmente diffuse rispetto al passato. Gli esami comparativi su reperti balistici contrassegnati da pregresse impronte possono riservare non poche difficoltà interpretative all’operatore di turno che, nel processo penale, è designato a emettere una valutazione certa, con le immaginabili eventuali ripercussioni che possono essere mosse dai consulenti di parte.

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TIRO A VOLO 174

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

CARTUCCE DA TIRO

UN ACCIAIO... MORBIDO! La Target Steel & Soft 28 grammi di Nsi (Nobel Sport Italia) è già allineata con eventuali nuove direttive per quanto riguardo l’impiego di materiali alternativi al piombo anche nei campi di tiro. L’abbiamo lungamente provata, ricavandone buone impressioni testo di Simone Bertini, Paolo Guerrucci e Alessandro Iacolina, fotografie di Simone Bertini

I

l piombo, questo demonio... No, stiamo scherzando, ovviamente. Ma è un dato di fatto che oramai l’attenzione si è focalizzata su questo metallo tanto duttile e polivalente a caccia, quanto additato da molti come (potenziale) responsabile di gravi intossicazioni alimentari nell’uomo e

negli animali. Come certamente saprete, già da tempo il piombo è stato bandito fuori dagli italici confini nelle zone umide e – poco alla volta – (in Italia, si sa, le cose avvengono con maggiore lentezza) anche nel Bel Paese le restrizioni sono aumentate. Nelle nostre zone umide il piombo è stato

bandito quasi dappertutto e i cacciatori si mostrano molto più sensibili alle tematiche ambientali di quanto non lo fossero nel recente passato. Va da sé che queste limitazioni si sono portate dietro inevitabili ripercussioni anche per la caccia con munizioni a palla in fucili con anima rigata e, anche in questo campo, la tendenza è oramai tracciata. Rimane (ancora) la supremazia del piombo come caricamento per la caccia generica e per l’utilizzo delle munizioni nei campi di tiro. Ma con qualche distinguo che comincia ad affacciarsi all’orizzonte; sono sempre più presenti le cartucce caricate con l’acciaio fra i frequentatori delle pedane, siano essi professionisti o semplici amatori /amatori evoluti. Naturalmente crediamo che il passaggio dal piombo ad altri materiali (se mai vi sarà) sia estremamente graduale e finanche difficile da realizzare. Pur tuttavia diverse aziende si “stanno portando avanti”, con la realizzazione di determinate cartucce “pronte” per eventuali mutamenti! Partiamo quindi senza ulteriori esitazioni con la recensione della Nsi Target Steel & Soft 28 grammi caricata con l’acciaio!

La cartuccia La scatola da 25 cartucce (box in cartone da 250) ripercorre quanto abbiamo già recensito con le altre realizzazioni della serie Target; i colori sono tutto sommato abbastanza tenui, anche se l’iconografia della scatola è tipicamente Nsi. Compare infatti un bel bossolo (fondello) di cartuccia nella parte superiore sinistra della scatola e subito sotto la scritta (in bianco e rosso) descrittiva della munizione. Sotto ancora, la denominazione aziendale in sigla e per esteso. Non manca l’indicaLa Nsi Target Steel & Soft da 28 grammi si identifica facilmente come appartenente alla serie Target; la scatola mantiene l’impostazione iconografica tipica e appare gradevole e moderna, malgrado sia in commercio già da qualche anno

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NOBEL SPORT ITALIA TARGET STEEL & SOFT 28 GRAMMI CAL. 12

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La chiusura della cartuccia è una stellare, classica a sei pliche, ben eseguita e regolare; il bossolo è da 70 mm di altezza, secondo prassi per le cartucce da tiro

zione della grammatura della cartuccia e il numero del pallino. Le frasi relative alle avvertenze e ai consigli trovano posto sul retro della scatola e sul fianco sinistro. La strutturazione testé descritta compare anche sul coperchio della scatola e sul fianco destro. La cartuccia si presenta alla vista con un bel bossolo di colore rosso carminio, equipaggiato con un fondello tipo 2 da 12 mm di altezza nichelato. Il bossolo è alto 70 mm, come si conviene a una cartuccia da tiro. L’insieme è decisamente ben proporzionato e non si sente la mancanza di un fondello più... “corposo”. Bello l’accoppiamento dei colori rosso e simil argento fra bossolo e fondello. Le scritte sul bossolo sono molto ben eseguite tramite stampa e riportano: la denominazione della cartuccia, l’altezza del bossolo, la grammatura e la numerazione dei pallini (anche in once), e la denominazione aziendale. La qualità è del tutto soddisfacente e la leggibilità buona anche dopo ripetuti passaggi per le mani dell’operatore. L’innesco è - piuttosto ovviamente - un Nsi U 688, caratterizzato dal corpo ramato e dalla vernice protettiva copri foro di vampa di colore verde (di intensità variabile a seconda dei lotti che si sono succeduti negli anni). L’innesco figura come il più potente fra quelli a disposizione della Nsi.

Polvere e borraggio Per quanto riguarda il propellente, restiamo in casa Nsi con la C7 L. Trattasi

di una polvere semi vivace (singola base estrusa) lamellare di colore verde oliva con sfumature, sotto forma di piastrelle quadrate aventi dimensioni 1,5x1,5 mm (spessore 0,2 mm) e densità gravimetrica di circa 600 ± 20 grammi/litro. Le piccole variazioni colorimetriche (e, talvolta, anche dimensionali) sono dovute all’aggiornamento dei macchinari e delle specifiche di produzione in Nsi. La Casa dichiara una dose di circa 1,57 grammi, dose peraltro quasi coincidente (1,59 grammi) con quanto abbiamo riscontrato (media di dieci distinte misurazioni). Il borraggio è affidato a una borra tubo, necessaria per contenere completamente la carica dei pallini in acciaio ed

A differenza di altre realizzazioni (anche della stessa Nsi), non siamo in presenza di un fondello esagerato; assistiamo “solamente” a un fondello nichelato tipo 2 da 8 mm di altezza, per la verità più che sufficiente per la cartuccia, senza dover essere troppo dispendiosa per il portafoglio

Abbastanza scontato l’innesco, dal momento che siamo in presenza del potente U 688 della stessa Nsi, caratterizzato dal corpo ramato e dalla vernice protettiva copri foro di vampa di colore verde (di intensità variabile a seconda dei lotti che si sono succeduti negli anni)

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CARTUCCE DA TIRO

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

evitare così qualsiasi contatto fra il duro metallo e l’anima della canna liscia. Il contenitore ha un’altezza di circa 43 mm e appare costruito con un materiale piuttosto resistente, specifico per l’acciaio e più consistente delle usuali borre. Sempre sul contenitore, possiamo osservare la presenza di alcune linee di taglio (che proseguono per circa metà contenitore), mentre la base è dotata di pliche con funzione ammortizzante.

Pallini e chiusura Abbiamo impostato tutto il discorso iniziale sui materiali alternativi all’acciaio, per cui è abbastanza lapalissiano che vi siano dei pallini in... acciaio! La Estremamente pulita la sezione della cartuccia, che evidenzia la presenza dalla borra contenitore, con i pallini di acciaio completamente riposti al suo interno

dose è di circa 28 grammi complessivi (28,12 grammi la media delle nostre dieci distinte misurazioni) e la qualità del metallo impiegato appare buona; il colore è nero e i pallini sono piuttosto regolari. Si nota qualche pallino leggermente deformato, ma sono questioni di lana caprina, se pensiamo ai pallini in piombo perfettamente sferici che poi si fondono insieme se la carica non è correttamente strutturata. La numerazione scelta per questo assetto è il 7, per un diametro di 2,5 mm. La differenza fra il piombo e l’acciaio si fa sentire per quanto riguarda il peso dei due pallini; quello in piombo pesa circa 0,09 grammi, quello in acciaio 0,06 grammi. La chiusura è una classica stellare a sei pliche, molto ben eseguita e regolare nelle varie cartucce esaminate. L’altezza della cartuccia finita si assesta a 57,80 mm, per un peso complessivo di 39,93 grammi (media di dieci distinte

misurazioni). I dati di Banco forniti dalla Nobel Sport sono: V1 (canna cilindrica) di 430 m/sec; pressione di 720 bar e tempo di canna di 2.930 m/sec. Il lotto esaminato è stato il E8695.

Prove in placca Seguendo gradita abitudine, ci siamo recati al campo di tiro a volo di Pisa, che ringraziamo costantemente per la sempre cortese disponibilità di tempo nelle figure dei componenti la famiglia Matteoni. Abbiamo sparato a 28 metri con un fucile sovrapposto Beretta calibro 12, marca Beretta, modello Dt 11 munito di canne di 76 cm di lunghezza e strozzatore tre stelle (strozzatore interno/ esterno, due cm esterni, marca Gemini) e siamo rimasti colpiti in senso positivo; malgrado la strozzatura tre stelle (necessaria per sparare i pallini in acciaio), la rosata si mantiene estremamente

Una delle prerogative delle cartucce Nsi è la quasi completa (se non completa) autonomia nella componentistica: per la polvere siamo difatti in presenza della casa Nsi con la C7 L. Trattasi di una polvere semi vivace (singola base estrusa) lamellare di colore verde oliva con sfumature, sotto forma di piastrelle quadrate aventi dimensioni 1,5x1,5 mm (spessore 0,2 mm). La dose dichiarata dall’azienda è di 1,57 grammi

La dose, di 28 grammi dichiarati, di pallini di acciaio; la qualità è discreta, certamente migliore di quella di altri pallini in acciaio che abbiamo esaminato nel passato. Alcune imperfezioni si notano, ma decisamente sporadiche; il colore è nero e la numerazione è il 7 (2,5 mm di diametro)

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NOBEL SPORT ITALIA TARGET STEEL & SOFT 28 GRAMMI CAL. 12

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NOBEL SPORT ITALIA TARGET STEEL & SOFT 28 GRAMMI CAL. 12 Produttore: Nobel Sport Italia, tel. 0586 875611, www.nobelsport.it Confezione: scatola da 25 cartucce/box cartone da 250 cartucce Polvere: Nsi C7 L in dose di 1,57

grammi dichiarati Bossolo: 12/70 rosso con fondello tipo 2 da 12 mm nichelato Innesco: Nsi 688 Chiusura: stellare a sei petali Borra: borra guaina a tubo

Prova di rosata effettuata sparando a 28 metri con un fucile sovrapposto calibro 12, marca Beretta, modello Dt 11 munito di canne di 76 cm di lunghezza e strozzatore tre stelle (strozzatore interno/esterno, 2 cm esterni, marca Gemini): bellissima la distribuzione dei pallini e molto efficace sul piattello

compatta e performante. Abbiamo poi, nelle stesse condizioni sperimentali, spostato in avanti la distanza di tiro a 35 metri, sempre con lo strozzatore tre

da circa 43 mm di altezza (contenitore) Altezza cartuccia finita: 57,80 mm circa Peso cartuccia finita: 39,93 grammi Pallini: acciaio nero, 28 grammi

dichiarati, numerazione 7 (2,5 mm di diametro) Pressione: 720 bar Velocità (V1, canna cilindrica) 430 m/sec Tempo di canna: 2.930 m/sec

Stesse condizioni sperimentali ma distanza di tiro aumentata a 35 metri, con ancora lo stesso strozzatore (per lo sparo di munizioni in acciaio): inevitabilmente la rosata si allarga, ma mantiene ancora un‘ottima distribuzione dei pallini

stelle inserito: i pallini adesso cominciano ad aprirsi in modo deciso sulla piastra, pur mantenendo un’ottima compattezza generale.

Il borraggio, come spesso accade per caricamenti alternativi al piombo, è affidato a una borra contenitore di notevole altezza che alberga tutti i pallini in acciaio; nella sua parte superiore è possibile apprezzare alcune linee di taglio (prima dell’inserimento nel tubo) e alla base alcune pliche con funzione di adattamento nel caricamento e funzione ammortizzante

Conclusioni La Nsi Target Steel & Soft 28 grammi si comporta davvero bene in pedana; dalle prove effettuate ci azzarderemmo a dire che con gli strozzatori tre stelle la distanza ottimale di ingaggio si aggira sui 25-32 metri circa, lasciando campo all’abilità del tiratore l’ingaggio a distanze considerevolmente superiori. Teniamo anche presente che esistono strozzatori più accentuati per sparare l’acciaio e potrebbe essere interessante vedere i risultati. Ma già con gli equipaggiamenti “di serie”... andiamo bene. Molto buona la sensazione alla spalla, con il fucile che non “batte” troppo e permette lo sparo della seconda (canna) agevolmente; teniamo sempre presente comunque i dati di Banco per valutare il comportamento dinamico di una determinata cartuccia. Confermiamo come impressione di tiro il dato fornitoci dalla Casa produttrice: la cartuccia appare velocissima e farà contenti gli estimatori del particolare. Nsi Target Steel & Soft 28 grammi: per andare al TAV con uno spirito ecologico senza soffrire di complessi d’inferiorità!

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TIRO A SEGNO 178

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

GARE

L’ITALIA NON BRILLA

AI GIOCHI EUROPEI La città bielorussa di Minsk ha ospitato la seconda edizione degli European Games. La squadra italiana non è riuscita ad aggiungere altri quota place (i pass olimpici per Tokio 2020) ai due conquistati da De Nicolo e Suppini nella Carabina. Miglior risultato è stato il quinto posto di Paolo Monna nella Pistola a 10 metri di Fabrizio Nicoletta, foto Esc

4.000

atleti di 50 nazioni hanno preso parte ai secondi Giochi Europei. Fra loro anche i 210 specialisti del Tiro a segno: 104 uomini e 106 donne. Le gare si sono svolte nel poligono intitolato a Semion Timoshenko, che fu costruito nel 1971 e ristrutturato lo scorso anno in vista di questo appuntamento. A Minsk sono stati assegnati altri quota place per Tokio 2020, uno per ciascuna delle specialità olimpiche.

Monna 5° nella P10 Una delle prime medaglie assegnate a Minsk è stata quella della Pistola a 10 metri maschile. Paolo Monna è riuscito a raggiungere il quarto posto di qualificazione con 582 punti. In finale, purtroppo, l’atleta azzurro dei Carabinieri si è fermato 5° posto, perdendo l’opportunità di conquistare una carta olimpica, che invece è andata al secondo classificato, l’ucraino Oleh Omelchuk (239,6). La medaglia d’oro è stata con-

quistata dal russo Artem Chernousov autore di 241,4 punti. In terza posizione, il lettone Lauris Strautmanis.

Zorana Arunovic in testa nella P10 donne Sconfitta nella gara a coppie, Zorana Arunovic si è presa la rivincita nella gara individuale della Pistola a 10 metri. La tiratrice serba ha raggiunto la vetta della classifica nelle fasi conclusive di una finale molto difficile e combattuta, dominata, nella prima parte, da Anna Korakaki. La campionessa greca ha però dovuto cedere il passo alla scatenata Zorana, che ha accumulato 241,2 punti contro i 238,9 di Anna Korakaki. Il bronzo è andato ad Antoaneta Boneva. La carta olimpica è stata assegnata alla polacca for Klaudia Bres, sesta classificata. L’azzurra Margherita Brigida Veccaro ha concluso i 60 colpi di qualificazione al 24°

Laura Georgeta Coman si è imposta nella Carabina a 10 metri femminile. L’atleta rumena imbracciava una Feinwerkbau La prova di C10 a coppie è stata vinta da Yulia Karimova e Sergey Kamenskiy

L’israeliano Sergey Richter sorridente, con la sua Walther, dopo aver superato il favorito Sergey Kamenskiy nella finale di C10

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EUROPEAN GAMES A MINSK

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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Il quinto posto di Paolo Monna nella Pistola a 10 metri è stato il miglior risultato della squadra azzurra ai Giochi Europei di Minsk. Questo piazzamento, purtroppo, non è stato sufficiente per la carta olimpica, che è andata al secondo classificato, l’ucraino Oleh Omelchuk

posto con 567 punti, mentre Maria Varricchio ha occupato il 31° a quota 556.

Zublasing fuori dalla finale di C10 Solo mezzo punto ha separato Petra Zublasing dalla finale di Carabina femminile di Minsk. L’altoatesina dei Carabinieri

Vitalina Batsarashkina e Artem Chernousov, vincitori della P10 mista a coppie

si è piazzata all’11° posto con 625,1 punti. Più staccata Martina Ziviani, trentunesima a quota 622,2. La gara è stata vinta da Laura Georgeta Coman (251,3). L’atleta rumena ha preceduto l’elvetica Nina Christen (250) e la ceca Nikola Mazurova, alla quale è stata assegnata la carta olimpica.

Richter il migliore nella C10 maschile Nella Carabina a 10 metri maschile l’israeliano Sergey Richter, autore di 250,8 punti, ha superato di otto decimi il favorito Sergey Kamenskiy (250). Il russo, a sua volta, ha preceduto il ceco Filip Nepejchal, altro protagonista della stagione. Tra gli az-

Petra Zublasing e Lorenzo Bacci, qui ritratti con le loro Pardini Gpr1, sono usciti di scena dopo il secondo turno di qualificazione della C10 mista

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ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

UNIVERSIADI: BRONZO PER VARRICCHIO E DI MARTINO

GARE

Dario Di Martino e Maria Varricchio in azione nella finale contro la coppia indiana

Le altre gare Lorenzo\ Bacci, quinto nella C10

La squadra italiana festeggia con il tricolore. Da sinistra: Leopoldo Raoli, Pierluigi Ussorio, Maria Varricchio, Dario Di Martino e Roberto Di Donna

zurri, il migliore è stato Lorenzo Bacci. Il poliziotto toscano ha finito la prova in dodicesima posizione con 626,5 punti. Il suo compagno di squadra, Riccardo Armiraglio, ha raggiunto il 35°posto mettendo a segno 619,4 punti.

Russi in testa nella P10 mista Il risultato di 17 a 9 non la dice tutta sulla sfida conclusiva fra Russia e Serbia. La vittoria della coppia composta da Artem Chernousov e Vitalina Batsarashkina è stata “sudata”; non solo per il caldo e l’umidità, che avevano trasformato la Final Hall in una specie di sauna, ma anche per il tenace tentativo di rimonta attuato nelle battute conclusive da Zorana Arunovic e Damir Mikec.

Una fase della gara di Pistola Sportiva

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EUROPEAN GAMES A MINSK

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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Alessandra Luciani ha gareggiato nella C10 femminile e nella C10 mista in coppia con Bacci

una medaglia, non si è svolta come Dario si aspettava e qualche imprecisione lo ha relegato al quinto posto. Ha vinto il coreano Daehun Park (243,8), che ha preceduto il cinese Bowen Zhang (238,5). Terzo classificato l’iraniano Sajad Lafmejani Poorhosseini. Quinto posto azzurro nella C10 anche nell’arma lunga maschile, con Lorenzo Bacci qualificato per la finale in seconda posizione con 627,3 punti e poi quinto dopo la finale. L’oro è andato allo slovacco Patrik Jany (249,2), che ha superato in finale il coreano Hajun Park (248,3). In terza posizione il russo Evgenii Panchenko. Giuseppe Pio Capano si è fermato al 28° posto (618,8)

e Alexandros Chatziplis al 43° (612,7). Lorenzo Bacci a Alessandra Luciani hanno gareggiato anche nella C10 mista senza riuscire a qualificarsi per i medal match. La prova mista di arma lunga è stata vinta dalla coppia iraniana composta da Khedmati Najmeh e Sedaghat Mahyar che, nella sfida per l’oro, ha superato quella coreana per 16 a 14. Terzo posto per la Russia. Nella specialità di Pistola 10 metri donne sono state le due iraniane Dorsa Arabshashi (240,1) e Haniyeh Rostamiyan (238,7) ad occupare le prime due posizioni, lasciando il bronzo alla coreana e la coreana Minjung Kim. L’azzurra Maria Varricchio si è piazzata all’11° posto con 566 punti.

Ecco Sergey Kamenskiy durante la fase a terra della “tre posizioni maschile”. Il campione russo imbracciava, come al solito, la sua carabina prototipo, in cui ha abbinato un’azione di derivazione Walther Kk500 alla calciatura Universal Concept, con fissaggio a meccanica flottante

I primi tre classificati della Cl3p: Sergey Kamenskiy, al centro, ha terminato la finale davanti all’atleta di casa Yury Shcherbatsevich (al quale è stata assegnata la carta olimpica). Terzo l’ungherese Istvan Peni

Sfida fra due coppie russe nella C10 mista

Anna Korakaki si è aggiudicata l’oro della Pistola Sportiva femminile

Dominio incontrastato degli atleti russi nella Carabina mista. L’oro e l’argento sono andati alla prima e alla seconda squadra della Federazione russa. Il Gold Match è stato vinto da Yulia Karimova e Sergey Kamenskiy davanti ai connazionali Anastasia Galashina e Vladimir Maslennikov. Russia 1 è partita subito fortissima portandosi rapidamente in vantaggio - con 8 punti contro 2 - e poi allungando fino a 12 a 4. A quel punto c’è stata una buona reazione di Anastasia Galashina e Vladimir Maslennikov, che hanno ridotto il passivo nei confronti dei compagni di squadra. Al termine Yulia Karimova e Sergey Kamenskiy hanno prevalso per 16 a 12. Il bronzo è andato alla Repubblica Ceca, che ha superato per 17 a

11 la Norvegia, schierando Aneta Brabcova e Filip Nepejchal. I nostri portacolori Petra Zublasing e Lorenzo Bacci si sono classificati in settima posizione nella batteria di qualificazione, in cui passavano sette coppie, poi ancora settimi nella seconda fase, da cui uscivano le quattro coppie protagoniste del Medal Match.

Oro per Chernousov nella P10 Dopo aver vinto la gara a coppie insieme a Vitalina Batsarashkina, Artem Chernousov si è accaparrato il secondo oro nella Pistola a 10 metri individuale. La gara è stata disputata in condizioni meteo notevolmente migliori rispetto a quella della vigilia. Chernousov è partito abbastanza contratto e nervoso, impiegato qualche colpo per trovare la concentrazione e compiere il

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GARE

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

Netta vittoria di Yulia Zykova nella Cs3p. La campionessa russa, che gareggia con una Bleiker, ha preceduto la seconda classificata di oltre cinque punti

gesto tecnico nel modo più corretto. Alla fine, con 241,5 punti, ha preceduto di 18 decimi l’ucraino Oleh Omelchuk, che ha portato a casa il quota place per Tokyo. Terza piazza per l’atleta della Lettonia Lauris Strautmanis.

si è piazzata la bulgara Antoaneta Boneva a quota 31. La miglior prestazione azzurra è stata quella di Margherita Brigida Veccaro, diciannovesima con 575 punti nei 60 colpi di qualificazione. Maria Varricchio si è fermata al 28° posto con 566 punti.

Anna Korakaki vince nella PSp

A Kamenskiy l’oro della CL3p

Rivincita di Anna Korakaki nella Pistola Sportiva femminile. La tiratrice greca ha superato l’elvetica Heidi Diethelm Gerber dopo lo shoot - off. Entrambe avevano concluso le serie di finale con 35 tiri nella zona valida del bersaglio. Nello spareggio, Anna Korakaki ha ottenuto tre hit contro i due dell’atleta svizzera, che ha comunque intascato la carta olimpica. Al terzo posto

Nella quinta giornata dei Giochi Europei di Minsk sono scesi in lizza gli atleti della Carabina 3 posizioni maschile. Nessun azzurro ha raggiunto la finale. Lorenzo Bacci è stato il migliore dei nostri, ma i suoi 1.171 punti non sono bastati per conquistare un posto in finale. La gara è stata vinta dal russo Sergey Kamenskiy con 461,6 punti, davanti all’atleta di casa Yury Shcherbat-

I russi Margarita Lomova e Artem Chernousov hanno vinto la gara a coppie di Pistola Libera

sevich (460,9), al quale è stata assegnata la carta olimpica. Terzo l’ungherese Istvan Peni. Talentuoso, educato, leale, Sergey Kamenskiy piace a tutti. A Minsk ha mostrato un’altra volta la sua classe. Dopo i 1.182 punti messi a segno in qualificazione, il campione russo ha sostanzialmente dominato la finale, che ha condotto quasi tutta in testa. Dopo la seconda serie aveva perso temporaneamente il comando, ma nella successiva si era già riportato in vetta. Buona anche la prova di Shcherbatsevich, staccato di soli sette decimi dopo i 45 tiri di finale.

Ecco i protagonisti della gara di Carabina a terra a coppie. Ha vinto la Svizzera davanti all’Austria e alla Russia

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EUROPEAN GAMES A MINSK

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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La gioia di Nikola Mazurova dopo la conquista della carta olimpica ai 10 metri. La portacolori della Repubblica Ceca si è classificata al terzo posto nella C10 e al secondo nella CS3p

A Minsk è stata disputata anche la Pistola Standard a coppie, la finale è stata tutta tedesca con Oliver Geis e Doreen Vennekamp davanti a Christian Reitz e Monika Karsch

Geis vincitore nella PA Finale molto equilibrata nell’Automatica. Il tedesco Oliver Geis ha superato il francese Jean Quiquampoix nell’ultima serie, accumulando 33 centri contro i 32 del transalpino. Nell’ultima frazione, Geis ha colpito quattro bersagli, il suo avversario solo uno. Terzo il francese Clement Bessaguet a quota 26. Il nostro Riccardo Mazzetti ha chiuso al 16° posto con 571 punti. Tommaso Chelli si è classificato 19° con 569. La carta olimpica è andata al sesto classificato, il turco Varlik Ozgur

Yulia Zikova al vertice nelle tre posizioni Il penultimo giorno di gare, a Minsk, era in programma la Carabina Sportiva 3 posizioni donne. Nella serata precedente, un violento temporale aveva abbassato la temperatura, lasciando come strascico un forte vento, che ha messo in difficoltà le specialiste della 3 x 40. La migliore sui 120 colpi era stata la tedesca Jolyn Beer accumulando 1.174 punti (392 - 395 - 387). Seguivano a quota 1.168 Sanja Vukasinnovic e Nikola Mazurova. Le altre due russe,

Polina Khorosheva (1.166) e Yulia Zykova (1.165), precedevano Seonaid McIntosh (1.163), Jenny Stene (1.162) e Franziska Peer (1.161). La finale, disputata al chiuso nella Final Hall, non ha risentito delle condizioni e ha cambiato radicalmente la classifica. Esaltata dalla sfida contro il vento, Jolyn Beer era stata bravissima a interpretarne le raffiche e a scegliere il momento giusto per tirare. Nell’indoor della finale, invece, non è riuscita a ripetere i risultati di qualificazione ed è stata la prima a uscire dalle linee, finendo in ottava posizione. In finale si sono alternate al comando la britannica Seonaid McIntosh, in testa nella frazione in ginocchio, poi la serba Vukasinovic nelle serie a terra, e infine la russa Yulia Zykova, che nei quindici tiri in piedi ha accumulato 459,6 punti, staccando nettamente le avversarie. Yulia Zykova ha preceduto la rappresentante della Repubblica Ceca Nikola Mazurova (453,9) di ben 5,7 punti. Il bronzo è andato a Polina Khorosheva mentre la carta olimpica è stata assegnata alla serba Sanja Vukasinovic, quarta in graduatoria. Sfortunate Petra Zublasing e Sabrina Sena, fuori dalla finale per un punto. Le due

atlete dei Carabinieri avevano terminato i 120 colpi quota 1.160 e sono state elencate rispettivamente al 10° e 13° posto.

Tre gare a coppie ai 25 e ai 50 metri A Minsk si sono svolte anche alcune inedite competizioni miste a coppie: la Pistola Standard, la Carabina a terra e la Pistola Libera, tutte specialità molto amate e praticate dai tiratori di tutto il mondo. Quella seguita a Minsk poteva essere una delle strade da scegliere, invece di eliminare la Clt e la Pl dal programma olimpico, sacrificandole sull’altare della “parità di genere”. Nella Carabina a terra si sono imposti gli elvetici Nina Christen e Jan Lochbihler, superando gli austriaci Franziska Peer e Bernhard Pickl. Nella Pistola Libera, ha vinto la coppia russa composta da Margarita Lomova e Artem Chernousov davanti ai portacolori della Lettonia Agate Rasmane e Lauris Straumatis. Nel ricco programma di Minsk era stata inserita anche la Pistola Standard a coppie. La finale è stata tutta tedesca, con Oliver Geis e Doreen Vennekamp in testa davanti a Christian Reitz e Monika Karsch.

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TIRO DINAMICO 184

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

SIMON JJ RACAZA ENTRANELTEAMBERETTA Simon JJ Racaza, tiratore trentanovenne americano di origini filippine, ha firmato un contratto di sei anni con Beretta: gareggerà nel team della casa italiana con una 92X Performance, sia in divisione Production sia in Open di Gianluigi Guiotto

È

stato il campo di tiro dinamico dell’Uboldo Shooting, in provincia di Varese, a ospitare la presentazione di Simon JJ Racaza: il tiratore americano di origini filippine è entrato nel team Beretta, con cui ha firmato un contratto di sei anni. A Uboldo Simon ha sparato i primi colpi con una 92X Performance, l’ultima nata in casa Beretta, sotto la supervisione di due campioni di tiro come Roberto Vezzoli e Edoardo Buticchi, entrambi del Team Beretta Tiro Dinamico Sportivo. Tra gli stage Racaza, fin dai primi caricatori, si è detto entusiasta della pistola italiana, commentando con un “Super

awesome” (“super eccezionale”) il suo primo contatto con la pistola italiana. Il suo commento successivo è stato: “Dovrò migliorare me stesso per sfruttarla al meglio”. Infatti, dopo il suo primo contatto con l’arma, Racaza ha evidenziato come tutto riesca facile con la 92X Performance, di cui ha apprezzato la stabilità, la velocità e la perfetta distribuzione dei pesi. “Un’arma sorprendente”, ha continuato Simon, il cui sorriso a 32 denti durante il test non lasciava adito a dubbi. Simon JJ Racaza è tre volte vincitore del Campionato mondiale di Speed Shooting, cinque volte vincitore dei Campionati nazionali

Simon JJ Racaza all’Uboldo Shooting con la Beretta 92X Performance in allestimento Open

Racaza con la 92X Performance in versione Production

Il sorriso di Racaza è molto esplicativo dell’esito del primo test con l’arma italiana

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TIRO DINAMICO SIMON JJ RACAZA & BERETTA

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

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La parola a... Franco Gussalli Beretta, presidente di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta Spa “Siamo molto orgogliosi di dare il benvenuto a Simon nella famiglia Beretta: non è solo un tiratore eccezionale, ma anche un appassionato del prodotto e non vediamo l’ora di collaborare con lui a

futuri sviluppi, per continuare ad offrire ai tiratori di tutto il mondo la migliore esperienza possibile sul campo. Siamo inoltre entusiasti di poter mettere a disposizione di tutti i nostri

clienti il talento di Simon come istruttore, contribuendo a diffondere la passione per il tiro dinamico sportivo e magari anche ad attrarre nuovi appassionati a questa disciplina”.

Simon JJ Racaza (a destra) insieme con altri due membri del Team Beretta: Roberto Vezzoli (a sinistra) ed Edoardo Buticchi Simon JJ Racaza al momento della firma del contratto con Carlo Ferlito, general manager di Beretta

Usa (Ipsc e Uspsa combinato) e vincitore dell’argento al Campionato del mondo Ipsc Handgun nel 2011, 2014 e 2017, due volte nella divisione Open e una volta nella divisione Production. È stato inoltre il primo a qualificarsi nel Team Gold Usa per i Campionati Issf World Shooting nel 2010. Sposato con due figli, Racaza si è laureato alla Seton Hall University in Informatica per il Business. Ha lavorato come ufficiale di polizia e continua a lavorare come istruttore per corpi militari e forze speciali. È inoltre Triple Grand Master per la Uspsa. Due anni fa ha aperto a Las Vegas un’armeria specializzata nella personalizzazione di pistole per gli appassionati di tiro dinamico sportivo.

Production e Open In realtà, un primo approccio di Racaza con la Beretta 92 X Performance è avvenuto agli Extreme Euro Open in Repubblica Ceca, alcune settimane fa; Simon ha avuto la possibilità di provarla per la prima volta e

IL TEA M BERETTA TIRO DINAMICO SPORTIVO Manuele Avoledo Violetta Bohem Edoardo Buticchi Edoardo De Cobos (Spagna) Francesco Perazzoli Simon JJ Racaza (Usa) Valentino Tosi Roberto Vezzoli Giovanni Zuccolo

la nuova piattaforma l’ha letteralmente fatto innamorare. “Prima ancora di poterla testare in campo – ha spiegato Simon JJ Racaza – mi hanno molto colpito lo scatto e la distribuzione del peso della 92 X performance. Sparando, la pistola ha confermato e superato le mie aspettative. Grazie al peso, l’arma resta più stabile di quanto potessi immaginare e lo scatto è netto e ha un reset rapidissimo. Ero così sorpreso che non riuscivo a smettere di sorridere”. A Uboldo, Racaza ha testato sia la versione Production sia la Open, con componenti aggiuntive come il punto rosso: il tiratore

Due Beretta 92X Performance in allestimento Open

statunitense, infatti, gareggerà in entrambe le divisioni con il Team Beretta. Insieme agli due recenti ingressi nel team Beretta - Eduardo de Cobos e Violetta Boehm - a partire dal prossimo autunno, vedremo Simon JJ Racaza partecipare a tutte le principali competizioni con la 92 X Performance. I prossimi appuntamenti sono gli Europei di Belgrado (8-15 settembre), il National italiano e i Campionati australasiatici di novembre.

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DEFENSIVE SHOOTING 186

SPORT

ARMI MAGAZINE SETTEMBRE 2019

IL“GANDOLFI”, CUORE DI FRASSINORO

Il “tuo” campo, il tuo Regional. La targa in memoria di Roberto Gandolfi

La prima gara organizzata dai modenesi nell’ambito della Lone Star Shooting Association è diventata una dedica all’indimenticato Roberto di Domenico De Marco

I

l “Frassinoro Shooting” club si riscopre una stella del firmamento Lssa (Lone Star Shooting Association), la disciplina americana a conteggio Paladin, fondata dal texano Gary Burris e coordinata in Italia da Fabio Guerra. Dopo un primo forzoso annullamento, per ragioni climatiche, dell’originaria prima prova di metà maggio, il campo di tiro di Natalino Silvestri ha simbolicamente riavvolto il nastro del calendario, lanciandosi nel debutto organizzativo di una tappa del nuovo “Regional Emilia Romagna”, che a settembre offrirà agli atleti la seconda querelle per definire i ranking delle divisioni in gioco. In grande spolvero Luciano Masini, vero architetto del match, colui che con Silvestri ha lanciato nel panorama del tiro action nazionale lo square di Frassinoro nel maggio 2010: da allora, tante gare di difensivo e anche di dinamico, fino al debutto in Lssa. Debutto in agrodolce, però, perché al consueto divertimento del tiro “all’americana” nella prima apparizione in terra emiliana, si è contrapposto il ricordo nostalgico del compianto Roberto Gandolfi. Amico dell’autore e di tanti sportivi dello

Vi ho fatto… Biondi! La prestigiosa Tactical Scope è tutta di Andrea Biondi

shooting d’azione, revolverista difensivo di grande qualità tecnica, il “gigante buono” del club, prematuramente scomparso

quattro anni fa, ha ricevuto alla memoria nei giorni precedenti all’evento una targa ricordo, affissa vicino alla principale “fumble zone” dell’impianto, a poca distanza dal luogo in cui trovano riposo le sue ceneri. Roberto rappresenta un ricordo indelebile per il club e per tutti gli amici della Fiids (Federazione Italiana International Defensive Shooting) con cui ha gareggiato, vinto e arbitrato: le parole di dedica espresse a ridosso delle premiazioni proprio da Guerra, venuto a presenziare appositamente per il debutto modenese nella disciplina, hanno riempito il cuore di tutti gli astanti, ravvivando il ricordo della sua indimenticabile semplicità. Dal punto di vista prettamente sportivo, il “Regional” ha offerto sei esercizi, abbondantemente oltre i 150 colpi minimi:

30 anni di storia. L’Aitps di Reggio Emilia posa insieme al safety officer Fiids, Giovanni Mazzacurati

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TIRO ACTION L.S.S.A.

SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

“Scusate le spalle”. Francesco Magnoni al bobber da scrivania, diretto da Walter Longagnani Felice e vincente (e abbonato!). Fabio Segapeli si aggiudica la Striker e Armi Magazine 12 mesi in digitale

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GARA-1 “REGIONAL EMILIA ROMAGNA LSSA” Divisione

Vincitore

Tactical Scope

Andrea Biondi

Subgun

Luciano Masini

Stock Striker

Andrea Silingardi Fabio Segapeli

Custom 9/40

Francesco Magnoni

Custom 45

Domenico Scarcella

Open

Remo Siliprandi

Luciano e il fucilotto. Masini si aggiudica la divisione Subgun e il “derby” con Silvestri

la divisione in sei bay invece dei canonici cinque è stata fatta a ragion veduta da Masini, per ottimizzare al meglio la diversa dimensione delle piazzole del campo. Una spremuta di emozioni per una gara apparentemente lineare, interpretabile invece in tante sfaccettature e con elementi tecnici molto significativi, tra cui citiamo solo come esempio la finestra da aprire a metà percorso nell’esercizio 5 e il bobber con doppia sagoma parzializzata oscillante al 3, con innesco da scrivania, che hanno contribuito a fare selezione tra gli agonisti. Da notare, la significativa presenza di tiratori della regione, abitualmente esperti di tiro dinamico, di casa in quel di Frassinoro per gli allenamenti settimanali, che hanno voluto prendere parte alla festa sportiva di Lssa, dando prova di abilità tecnica e grande versatilità.

I medagliati di gara-1 Nell’economia di chi punta all’iridato regionale, la prima zampata su due prove complessive ha già il sapore dell’ipoteca, ma bisogna mantenere alta la tensione

agonistica e confermarsi anche a settembre, altrimenti si rischia di cimentarsi in forme di spareggio a due, come per esempio gli “shut off”. Assenti le divisioni dell’Ak-47 e della Optics, il panorama dei protagonisti ha visto una preponderanza di armi corte. Cominciamo però la rassegna dalla Tactical Scope, la graduatoria con cui Lssa ha vissuto il primo storico successo di pubblico e critica: Andrea Biondi, tra i più talentuosi degli agonisti del club ospitante, ha messo il turbo per il primo oro della competizione, con Marco Santachiara ed Enrico Cecchini a completare il podio, mentre Gianni Santachiara si è aggiudicato la categoria Supersenior. In Subgun, sfizioso il derby tutto in famiglia tra fondatori del sodalizio, in cui ha primeggiato Luciano Masini sul primo senior, Natalino Silvestri, con bronzo per Vittorio Silingardi. In Custom 9/40 un altro portacolori locale ha sbancato il pronostico: Francesco Magnoni ha messo in fila tutti gli avversari, braccato invano da Tiziano Ognibene in argento (primo nella over 50) e Luca Anselmi; ricchezza di categorie tra

i premiati con Alberto Casoli (Junior) e l’inossidabile Enrico Damnotti (over 60). In Custom 45 il duello più appassionante della giornata: l’ha spuntata Domenico Scarcella, vincitore davanti al primo senior Antonio Manzini per un afflato di 50 centesimi, con Marco Liverani terzo piazzato. In Stock, invece, Andrea Silingardi si è portato a casa divisione e categoria over 50. A seguire, la Striker se l’è aggiudicata un veterano del Frassinoro, Fabio Segapeli, “assopigliatutto” della gara, poiché ha vinto anche l’abbonamento omaggio per 12 mesi messo in palio a sorteggio dalla nostra rivista: podio completato da Mario Vignaroli (oro nella Senior) e Danilo Giacinti (primo nella Supersenior). Infine, i medagliati della Open: sempre affascinante e selettiva, ha visto la vittoria del primo over 50, Remo Siliprandi, cui si è contrapposta con grande tecnica la prima lady, Barbara Franchini, mentre al terzo posto si è classificato il pavese Gianfranco Gilardi. Per consultare le classifiche complete dell’evento: www.fiids.it

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TEMPO LIBERO

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ARMI MAGAZINE GENNXXXAIO 2019

DI TUTTO (E DI PIÙ)

ARMI CORTEXX

a cura di Gianluigi Guiotto g.guiotto@editorialecec.com

MAHINDRA KUV100, L’ANTI PANDA ARRIVA DALL’INDIA

I

l marchio indiano, rappresentato in Italia da 65 concessionarie, ha messo mano alla sua gamma Suv, che annovera due modelli: la piccola cittadina Kuv100 e la Suv Xuv500. Le versioni 2019 dei due modelli si presentano con alcune novità che mirano a renderli sempre più apprezzabili da parte del raffinato pubblico europeo. In particolare, la Kuv100, che a un anno dal lancio è stata scelta da 1200 automobilisti italiani, con il model year 2019 della versione K8 – la più accessoriata – guadagna nuovi gruppi ottici anteriori a led multifunzione con faro a doppia parabola, mentre dettagli cromati ora sottolineano i fari fendinebbia integrati nella mascherina. Nuovo anche il

gruppo ottico posteriore bi-faro sportivo. Arrivano poi nuovi cerchi neri diamantati e gli indicatori di direzione integrati negli specchietti che ora si richiudono elettricamente. Inediti sulla K8 anche il climatizzatore semi-automatico e il nuovo display da 7 pollici touch-screen con infotainment, navigatore e connettività Bluetooth. Sulla K6+, la versione entry level della gamma, la consolle è la stessa del modello precedente, con il piccolo e funzionale display digitale. Sempre di serie sono l’aria condizionata manuale e l’apertura del bagagliaio dall’interno a comando meccanico, mentre è stato aggiunto il lavatergilunotto. Dal punto di vista tecnico, la KUV100 my2019 monta

nuovi supporti motore per dare maggior silenziosità e ridurre le vibrazioni; il tre cilindra beneficia di 5 cv in più (87 in tutto), e mantiene la sua ottima coppia costante a partire da 3.500 fino a 4.800 giri. Fino a dicembre, i due allestimenti sono offerti a un prezzo promozionale di 9.990 euro (K6+) e 11.990 (K8) chiavi in mano. Abbiamo avuto la possibilità di provare su strada la piccola indiana e, dopo tre settimane, abbiamo maturato la consapevolezza che è una vettura che si apprezza guidandola. Al di là dell’aspetto estetico legato al gusto di ognuno (di sicuro ha una linea che si fa notare), abbiamo rilevato alcuni punti di forza e altri di debolezza, in parte risolti con la nuova

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COLT 1911 COMPETITXXXXION CAL. .45 ACP

GENNXXXAIO SETTEMBRE 2019 ARMI MAGAZINE

189

A Villach arriva il “Culto dei rifugi”

versione. Partiamo dai primi. Innanzi tutto, lo spazio interno: in 370 cm di lunghezza la Kuv100 accoglie comodamente cinque adulti; anche dietro si sta comodi con molto spazio per le gambe e sopra la testa. Promossa anche la climatizzazione, sempre efficace; e bene anche la posizione della leva del cambio: vicina al volante, è comoda e precisa da azionare. Lo sterzo è molto demoltiplicato (si gira parecchio il volante), ma il raggio di sterzata è molto contenuto e si inverte la marcia nel classico “fazzoletto”. La dotazione di serie poi è ricca (sulla K8): comprende anche l’Hill assist e il sistema Keyless per aprire le portiere e avviare il motore. Inspiegabilmente manca il pulsante per

aprire il portellone: sulla versione 2019 c’è un pulsante sul telecomando (prima c’era solo la leva da tirare davanti al sedile del pilota), ma è sempre scomodo. Così come è poco agevole la soglia d’accesso piuttosto alta che costringe a sollevare parecchio gli oggetti da caricare nel bagaglio da 243 litri. Tra i nei del modello c’è anche il motore piuttosto rumoroso: tirando le marce, il sound del tre cilindri di 1.2 litri da 83 cv si fa sentire nell’abitacolo; e, in partenza, per avere un buono spunto, bisogna avvicinarsi alla zona rossa. Infine, il serbatoio ha dimensioni contenute - 35 litri - e costringe a visitare il benzinaio ogni 450 km circa. Per informazioni: mahindra.it

Si chiama Hüttenkult, il “Culto dei rifugi” ed è il programma escursionistico autunnale che mira a far scoprire un territorio non solo attraverso il piacere del trekking in montagna, ma anche della buona e più genuina cucina tipica, assaporando la tradizione enogastronomica della zona turistica carinziana di Villach-Lago di Faak-Lago di Ossiach. Sono 12 i rifugi che invitano a suggestive escursioni autunnali attraverso i dorati boschi delle montagne dell’Alpe Adria, tra cui anche il rifugio italiano Zacchi e lo sloveno rifugio Koča v Krnici. A corredo del programma, anche un imperdibile concorso a premi cui si può partecipare raccogliendo almeno quattro timbri da altrettanti rifugi aderenti all’iniziativa. Per informazioni: huettenkult.at

JoyMax Z 300, lo scooter cittadino di Sym Il JoyMax Z300 della taiwanese Sym, rinnovato nel 2019, è in vendita (nero, grigio o bianco) a 4.500 euro con quattro anni di garanzia o 100mila km con assistenza stradale. La caratteristica che emerge osservando lo scooter taiwanese è la dimensione della ruota posteriore: “solo” 13 pollici (quella anteriore è da 14”) che consentono però di avere un vano sotto la sella regolare e ampio, in cui stipare la giacca da moto oppure la borsa della palestra o ancora il casco jet del passeggero insieme con il proprio integrale. A proposito della sella: è posta a 747 mm da terra e offre un valido supporto lombare al pilota che, però, non ha molto spazio a disposizione per i piedi a causa del corposo tunnel centrale. Qui troviamo il bocchettone del serbatoio da 12 litri. Altro spazio è offerto dal vano nella parte destra del retroscudo, dove c’è anche una presa Usb. La posizione in sella è comoda, non quasi sdraiata come su altri scooter con ruote basse: il busto è eretto e le braccia assumono un’angolazione naturale. La strumentazione è il classico doppio strumento analogico con un display al centro. A spingere il Joymax Z300 è il collaudato monocilindrico quattro tempi da 278 cc raffreddato a liquido, che eroga 27,2 cv a 8mila giri e una coppia di i 27,3 Nm a 6.750 giri che consente di percorrere circa 25 km con un litro di verde.

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