Destituzione dic 2014

TAR: "partecipava ad azioni di contrasto alla criminalità organizzata durante le quali si rendeva responsabile, insieme ad altri appartenenti alle forze dell’ordine, della commissione dei reati di falso, detenzione e porto in luogo pubblico di armi ed esplosivi, per i quali veniva sottoposto a processo penale."

N. 00035/2014 REG.PROV.COLL. N. 00553/2011 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Terza ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 553 del 2011, proposto da: (Lpd) (Lpd), rappresentato e difeso dall'avv. Umberto Leo, con domicilio eletto presso Umberto Leo in Lecce, viale Otranto,117;

contro Capo Polizia Di Stato, rappresentato e difeso per legge dall'Avvocatura Dello Stato, domiciliata in Lecce, via Rubichi;

per l'annullamento - del provvedimento del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, emanato il 5 gennaio 2010, notificato in data 17 gennaio 2011, con il quale si decreta l'inflazione della sanzione disciplinare della destituzione dal servizio a decorrere dal 29 ottobre 1998, primo giorno di sospensione

cautelare dal servizio nonchè la revoca del decreto del Dirigente del (Lpd) Reparto Mobile di Bari n.

260/1.2.8 del 29 ottobre 1998; il non riconoscimento del periodo di sospensione cautelare dal servizio quale utile agli effetti giuridici, economici e previdenziali, nonchè di ogni altro atto ad esso presupposto, connesso e consequenziale;

Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Capo Polizia Di Stato; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 3 ottobre 2013 la dott.ssa Rita Luce. Sono presenti l'avv.to U. Leo e l'Avv.to dello Stato A. Tarentini.; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO Con ricorso notificato in data 28.01.2011 il sig. (Lpd), ex vice ispettore della Polizia di Stato, ha impugnato il decreto del Capo della Polizia di Stato emesso il 05.1.2011, con il quale gli è stata irrogata la sanzione disciplinare della destituzione dal servizio a decorrere dal 29 ottobre 1998, una volta disposto l’annullamento, in sede di autotutela decisoria, degli atti del procedimento disciplinare avviato a suo carico ai sensi dell’art. 19 del D.P.R. n. 737/81.

Assume il ricorrente che nel corso degli anni 1995 e 1996, mentre prestava servizio presso la Squadra Mobile di (Lpd), partecipava ad azioni di contrasto alla criminalità organizzata durante le quali si rendeva responsabile, insieme ad altri appartenenti alle forze dell’ordine, della commissione dei reati di falso, detenzione e porto in luogo pubblico di armi ed esplosivi, per i quali veniva sottoposto a processo penale.

In particolare, la Corte di Assise di Appello di Lecce, con sentenza n. 9/2007, lo condannava ad anni 2 e mesi 2 di reclusione ed al pagamento di euro 900,00 di multa mentre la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 1703/2010, annullanva con rinvio la sentenza di appello relativamente al capo d’imputazione C2).

Alla luce di ciò, l’Amministrazione attivava un articolato procedimento disciplinare che, dopo aver visto il (Lpd) sospeso in via cautelare dal servizio, si concludeva con la sua definitiva destituizione dal servizio, disposta con provvedimento del Capo della Polizia del 5 gennaio 2011.

Più nello specifico, il Consiglio Provinciale di Disciplina, con delibera del 20.11.2010, proponeva l’applicazione della sanzione della sospensione dal servizio per mesi sei, ai sensi dell’art. 4 punto 18 del D.P.R. n. 737/81.

Tuttavia il Capo della Polizia, competente all’adozione del provvedimento finale, riteneva che il Consiglio, a fronte di una condanna a pena detentiva particolarmente elevata quale quella riportata dal (Lpd), non avesse compiutamente motivato le ragioni giustificatrici di una siffatta proposta ed annullava, in sede di autotutela, gli atti del procedimento disciplinare sino ad allora svolti, a partire dal verbale della 2^ riunione del Consiglio.

A questo punto, il Consiglio di Disciplina, nuovamente riunitosi, con delibera del 22.12.2010, proponeva l’irrogazione della più grave destituzione dal servizio ed il Capo della Polizia, preso atto di tale nuova proposta sanzionatoria e considerata la gravità dei fatti ascritti al (Lpd), lo sospendeva dal servizio con provvedimento del 05.01.2011.

Il (Lpd), quindi, censurando il complessivo operato dell’Amministrazione, impugnava, con due distinti ricorsi, i provvedimenti emessi dal Capo della Polizia, ovvero il primo provvedimento del 02.12.2010, avente ad oggetto l’annullamento della proposta sanzionatoria formulata dal Consiglio, ed il secondo provvedimento del 05.01.2011 avente ad oggetto l’irrogazione della sanzione disciplinare.

Avverso quest’ultimo denunciava l’illegittimità per una serie articolata di profili, ed in particolare: -eccesso di potere, avendo il Consiglio Provinciale di Disciplina compiuto, difformemente da quanto ritenuto dal Capo della Polizia, nella sua totale autonomia di giudizio, una completa analisi dei fatti che vedevano coinvolto il (Lpd) e delle ragioni che giustificavano l’applicazione della sanzione della sospensione dal servizio; -eccesso di potere, per avere il Capo della Polizia esercitato un potere di annullamento in autotutela non previsto dall’art. 21 del D.P.R. n. 737/81; -disparità di trattamento, avendo l’Amministrazione applicato sanzioni disciplinari meno gravi agli altri funzionari della Polizia coinvolti nella medesima vicenda che portava alla condanna del ricorrente; -ancora, eccesso di potere per travisamento dei fatti, basandosi il provvedimento impugnato sull’erroneo presupposto dell’avvenuta condanna definitiva del (Lpd) e della gravità della pena a questo inflitta, pur avendo la Corte di Cassazione decretato il rinvio degli atti alla Corte di Appello con annullamento del capo di imputazione C2) ai fini della rideterminazione del trattamento sanzionatorio inflitto al reo.

-eccesso di potere, per mancanza correlazione tra parte motiva e statuizione finale del provvedimento, che nella prima parte annullerebbe gli atti del procedimento disciplinare a partire dal primo atto viziato e, quindi, da quello relativo al verbale della 2^ riunione del Consiglio di Disciplina avvenuta in data 20.11.2007, mentre, nella statuizione finale, ordinerebbe la ripetizione anche della prima riunione, tesa a consentire la conoscenza del sopravvenuto provvedimento.

-infine, illegittimità derivata per essere l’impugnato provvedimento la conseguenza dell’illegittimo provvedimento del Capo della Polizia del 02.12.2010.

In tutti i giudizi si è costituita l’Amministrazione chiedendo la reiezione del ricorso.

All’udienza del 2013 il ricorso è stato trattenuto per la decisione.

L’articolata impugnativa proposta dal (Lpd) merita accoglimento nei termini che seguono.

Il Collegio rileva come il provvedimento del 05.01.11, in questa sede impugnato, sia strettamente connesso con il provvedimento del Capo della Polizia emesso in data 02.12.2010, con il quale veniva annullata, in autotutela, la prima proposta sanzionatoria avanzata dal Consiglio Provinciale di Disciplina. Infatti, a seguito di tale annullamento, l’organismo provinciale si riuniva una seconda volta e riformulava una nuova proposta sanzionatoria proponendo, in senso più sfavorevole per il ricorrente, la sanzione della destituzione dal servizio in luogo della sospensione originariamente proposta.

Il provvedimento del 02.12.10 è stato impugnato dal (Lpd) innanzi a questo Tribunale (rg. n. 327/11) che ha accolto il ricorso disponendone l’annullamento. Ne consegue che l’illegittimità del provvedimento del 02.12.2010, già accertata da questo Collegio, inficia, in via derivata, il provvedimento oggetto del presente giudizio, provvedimento che, pertanto, deve essere annullato.

In conclusione, assorbite le ulteriori censure, il ricorso 553/2011 è accolto e per l’effetto il decreto del Capo della polizia del 05.01.2011 è annullato.

La particolarità e novità della questione giustificano la compensazione delle spese di giudizio.

P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Terza definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e compensa le spese di giudizio Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Lecce nella camera di consiglio del giorno 3 ottobre 2013 con l'intervento dei magistrati:

Luigi Costantini, Presidente Enrico d'Arpe, Consigliere Rita Luce, Referendario, Estensore

L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 08/01/2014 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)