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Otto milioni di profughi in Europa

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Memorie di guerra

Memorie di guerra

I numeri dell’emergenza umanitaria

In Italia accolti in 169 mila di MADDALENA LAI v i e n e g a r a n t i t a a q u a l s i a s i a l t r o p r o f u g o " L a r is p o s t a d e l l ’ U n i o n e e u r o p e a a l l ’ e s o d o u m a n o è stata senza precedenti Oltre alla protezione temporanea per sostenere il più possibile i profughi le i s t i t u z i o n i e u r o p e e h a n n o s t a n z i a t o f o n d i p e r 1 7 miliardi

La risposta italiana all'emergenza L'Italia, per gestire al meglio l'accoglienza degli sfollati, ha definito un sistema che prevede diverse f o r m e d i s u p p o r t o t r a l o r o c o l l e g a t e I l p r i m o p a s s o è s t a t o v e r i f i c a r e , g r a z i e a l l e P r e f e t t u r e competenti, quali e quante fossero le strutture attrezzate per l'accoglienza dei profughi

Un decreto legge a fine marzo 2022 ha inoltre definito le modalità della cosiddetta “accoglienza diff u s a” ch e co n s en te s ia alle s tr u ttu r e ap p ar ten en ti ad associazioni e fondazioni sia alle famiglie di accogliere, su base volontaria, i profughi ucraini T r a l e t a n t e a s s o c i a z i o n i i m p e g n a t e i n q u e s t o senso, c'è la Fondazione Progetto Arca, che, a Milano, ha accolto in una delle sue strutture madri e bambini provenienti dall'Ucraina Presso la struttura alloggiavano già donne e bambini provenienti dall Africa e, se in un primo momento le differenze culturali tra i due gruppi hanno reso problematica la convivenza, con il tempo, come sottolineato dal presidente di Progetto Arca Sinigallia,"le difficoltà c o m u n i h a n n o a p e r t o o r i z z o n t i d i c o m p r e n s i o n e reciproca molto ampi e profondi"

L'aiuto economico per le famiglie

L'accoglienza dei profughi ucraini ha avuto, naturalmente, per lo Stato italiano un costo in termini economici I rifugiati che hanno trovato da soli una sistemazione - anche presso parenti, amici o famiglie ospitanti - hanno avuto diritto, per tre mesi, ad un contributo di 300 euro mensili Chi ha figli, inoltre, ha avuto un contributo ulteriore di 150 euro per ogni minore a carico I profughi accolti, invece, da strutture gestite da enti e associazioni di terzo settore, così come quelli accolti dai Cas - centri di accoglienza straordinariae Sai - sistemi di accoglienza e integrazione, non hanno diritto ad alcun contributo economico diretto In questo caso, infatti, sono le strutture a percepire un rimborso di 33 euro al giorno per ogni profugo ospitato La cifra totale per il mantenimento di ciascun profugo presso una struttura è, quindi, di circa 990 euro al mese

Il fatto che quasi il 90% dei profughi ucraini sia stato accolto da famiglie italiane o da famiglie ucraine da tempo in Italia ha consentito, quindi, un notevole risparmio allo Stato italiano

Cure mediche e assistenza psicologica

A prescindere dal riconoscimento del permesso di soggiorno, tutti i profughi provenienti dall'Ucraina, sin dai primi momenti, sono stati assistiti con le cure mediche necessarie Molti al loro arrivo in Europa erano, infatti, sfiancati e in condizioni critiche dopo estenuanti giorni di viaggio per scappare da una terra già dilaniata dalla guerra, come racconta Maria a Lumsanews: “È stato lungo e stancante Sul treno che abbiamo preso eravamo più di 2 500: otto volte la capienza normale È impossibile capire come e in che condizioni abbiamo viaggiato”

Per superare i disturbi da stress post traumatico, il ricordo dell orrore delle bombe, il dolore per l'incertezza della sorte delle proprie case e dei propri mariti e padri - andati a combattere al fronte - è stata la terapia psicologica, fornita gratuitamente dallo Stato Come nota il presidente della Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, uno degli ostacoli principali nell’assistenza psicologica è la lingua “È difficile trovare psicologi che parlino l’ucraino, il lavoro dei volontari in questo senso è stato determinante In più, soprattutto con i bambini, la terapia si può fare anche attraverso il gioco”, spiega

Alcuni profughi ucraini cercano riparo dai bombardamenti in una stazione in attesa di un treno per abbandonare il Paese dopo l’invasione russa

L’INTERVISTA/DARIA

C’è la grande storia del conflitto russo-ucraino Ci sono gli scontri a fuoco, i bombardamenti, i discorsi dei leader delle due fazioni, le previsioni degli analisti, il ruolo della Nato, dell’Unione europea e delle superpotenze mondiali Accanto alla grande storia, quella che un domani finirà sui libri, ci sono però tante piccole storie umane Sono quelle dei soldati al fronte e degli ucraini che hanno lasciato il proprio Paese Secondo i dati ufficiali, solo in Italia, i profughi ucraini sono circa 169mila 169mila persone che hanno lasciato tutto ciò che avevano Come Daria, che è originaria di Kiev ed è arrivata in Italia con suo marito a metà marzo 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra Sono stati ospitati da alcuni amici che vivevano già qui Ancora oggi vivono con loro Cosa ricordi del primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina? Come avete passato i primi momenti? “

Ricordo quel giorno benissimo, come ogni ucraino Alle cinque ci ha svegliato l’allarme Era spaventoso e non sapevamo cosa fare All inizio abbiamo fatto le valige, ma più tardi abbiamo deciso che era meglio rimanere a casa Io e mio marito avevamo il covid, ma la malattia non era nulla rispetto alla situazione che stavamo affrontando Ricordo bene la nostra pura Non sapevamo cosa fare e come affrontare la situazione Specialmente il primo giorno del conflitto, il tempo non passava mai, era così lento Si sentivano le esplosioni e non riuscivamo ad immaginare quando sarebbe arrivata la successiva Eravamo nel panico Non facevo altro che scorrere le notizie sul mio telefono e non potevo credere che fossimo nell’epicentro di tutto Il sostegno delle persone e degli altri Paesi sui social media ha aiutato un po’ Leggere i loro messaggi ci ha fatto bene Abbiamo cercato di razionare le scorte di cibo e mangiavamo molto poco avevamo paura di non riuscire più a fare la spesa Abbiamo dormito nel corridoio vicino al muro portante nel caso in cui la casa fosse crollata Ho disposto tutto il mio guardaroba sul pavimento Ovviamente dormire era difficile, anzi praticamente impossibile Era scomodo, spaventoso e stressante Ogni ora mandavo un messaggio ai miei genitori per rassicurarli che andava tutto bene e che io e mio marito eravamo vivi Nei giorni successivi poi siamo dovuti scendere nel

Lavoro: una tappa fondamentale per il futuro

Il lavoro è fondamentale per l'integrazione degli ucraini nel tessuto sociale italiano Dopo la richiesta di protezione temporanea ai profughi è concesso di essere assunti come dipendenti in aziende italiane o di aprire una propria attività Hanno, inoltre, la possibilità di frequentare un corso di formazione professionale o di fare un tirocinio

A quasi un anno dallo scoppio del conflitto, molti profughi ucraini sono riusciti a trovare lavoro in Italia Il che gli ha permesso non solo di integrarsi al meglio, ma di immaginare un futuro italiano anche dopo la fine della guerra

Per molti, tuttavia, la mancata conoscenza della lingua italiana è un ostacolo importante nella ricerca di un'occupazione Come nel caso di Daria e di suo marito, profughi ucraini che si sono trasferiti in Italia subito dopo lo scoppio del conflitto Non tutti parlano inglese Se non conosci la lingua, è molto difficile vivere la quotidianità o trovare un lavoro La mia priorità, al momento, è imparare l italiano Faccio del mio meglio per riuscirci il prima possibile”

La scuola: una nuova normalità U n a l t r o t a s s e l l o f o n d a m e n t a l e d e l l ' i n t e g r a z i o n e è s t a t a p e r m i g l i a i a d i b a m b i n i e r a g a z z i l a s c u o l a P e r r e n d e r e i l l o r o i n s e r i m e n t o i l p i ù a g e v o l e p o s s i b i l e , l e i s t i t u z i o n i e u r o p e e h a n n o p r e v i s t o d e i s u p p o r t i e c o n o m i c i p e r g l i i s t i t u t i s c o l a s t i c i e u n a f o r m a z i o n e s p e c i f i c a p e r g l i i ns e g n a n t i L a f o r m a z i o n e d e i d o c e n t i è s t a t a f o nd a m e n t a l e p e r s u p e r a r e g l i o s t a c o l i l i n g u i s t i c i e a i u t a r l i a r e l a z i o n a r s i c o n b a m b i n i G l i s t u d e n t i p i ù g r a n d i , i n v e c e , c o m e s p i e g a S in i g a l l i a " h a n n o c o n t i n u a t o a s t u d i a r e c o n l e s c u o l e i n U c r a i n a g r a z i e a l l a d i d a t t i c a a d is t a n z a ” Q u a l e s a r à l ' e p i l o g o d e l c o n f l i t t o r u s s o - u c r a i n o e c o n e s s o l e s o r t i d i m i l i o n i d i p e r s o n e è d i f f i c i l e d i r l o A l c u n i t o r n e r a n n o i n p a t r i a , a l t r i r i m a r r a n n o a v i v e r e n e l v e c c h i o c o n t i n e n t e N e l f r a t t e m p o , p e r ò , è c e r t o c h e l ' E u r o p a h a c r e a t o p e r m i l i o n i d i p r o f u g h i l e c o n d i z i o n i p e r s e n t i r s i a c a s a e p e r r i c o m i n c i a r e a i m m a g i n a r e i l f u t u r o seminterrato del nostro palazzo Non volevamo lasciare la casa Psicologicamente per me era difficile abbandonare tutto ciò che avevo Alla fine, abbiamo deciso di andarcene e abbiamo chiuso tutta la nostra vita in una valigia Ne avevamo solo una in due Questo è stato molto doloroso” Com’è stato il viaggio per arrivare in Italia?

”Molto difficile Prendere il treno è stato complesso: eravamo tantissime persone in poco spazio Ricordo ogni singolo dettaglio Ho passato così tante ore in piedi sui due treni che abbiamo preso per lasciare l’Ucraina Di tanto in tanto mi sedevo sulla mia valigia perché mi facevano male le gambe Ero distrutta Siamo andati prima in Polonia e poi abbiamo deciso di venire in Italia, dal alcuni amici che già vivevano lì Apprezzo anche tutto ciò che gli italiani hanno fatto e ancora fanno per gli ucraini” Quali sono le maggiori difficoltà che ti sei trovata ad affrontare da quando ti sei trasferita in Italia?

L’ostacolo principale è quello linguistico Io non so l italiano Conosco l inglese, ma non tutti qui lo parlano Se non conosci la lingua, è molto difficile vivere la vita quotidiana La mia priorità, al momento, è imparare l italiano Sto facendo del mio meglio per cercare di riuscirci il prima possibile, frequento un corso

Tu e tuo marito siete riusciti a trovare un lavoro qui?

“Sfortunatamente no e senza conoscere la lingua non saprei neanche come cominciare a cercarlo In Ucraina, prima della guerra, io lavoravo come content manager e social media manager Mentre mio marito era un editor di video e aveva un blog di analisi di calcio Poi la guerra ha completamente stravolto le nostre vite Dal punto di vista psicologico è molto difficile elaborare e accettare questa cosa”

Alcuni dei tuoi familiari vivono ancora in Ucraina?

“Tutta la mia famiglia, al momento, vive in territori occupati dall’esercito russo Anche molti dei nostri amici e colleghi sono rimasti a vivere in Ucraina Siamo costantemente in contatto e cerchiamo di sentirci il più possibile, soprattutto per supportarci l’uno con l’altro, ma la situazione è molto difficile Siamo molto preoccupati per tutti loro” (m l )

L’INTERVISTA/L’ONLUS

Da quando è scoppiato il conflitto russo-ucraino un’ondata di persone – principalmente donne e bambini – si è riversata in Europa alla ricerca di protezione e salvezza In Italia la maggior parte dei profughi ha trovato dimora in famiglie italiane o ucraine da tempo in Italia Altri, invece, sono stati accolti dalla Protezione civile o da centri gestiti da onlus o associazioni Tra queste anche la Fondazione Progetto Arca, nata nel 1994, con l intento di aiutare le persone in stato di indigenza Anche l emergenza determinata dalla guerra in Ucraina, li ha visti lavorare in prima linea, tanto sul territorio italiano per l’accoglienza dei profughi quanto alle frontiere A un anno dallo scoppio del conflitto abbiamo fatto il punto della situazione con Alberto Sinigallia, il presidente della Fondazione

A quasi un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, pensa che le misure attivate dallo Stato per l’assistenza dei profughi sul territorio siano adeguate? Cosa si potrebbe migliorare?

“L’assistenza fornita dallo Stato è stata identica a quella garantita agli altri profughi La cosa fondamentale da sottolineare, però, è che circa il 90% delle persone arrivate è stato accolto da famiglie italiane e da famiglie ucraine da tempo in Italia che per puro spirito di solidarietà, le hanno accolte Questo ha consentito allo Stato un notevole risparmio perché per chi ha già alloggio lo Stato offre 300 euro per tre mesi Invece, i singoli profughi senza casa costano circa 750 al mese Noi abbiamo accolto una parte del 10% dei profughi rimanenti, tutti donne e bambini” Cosa fate voi come Fondazione?“Oltre ad accoglierli appunto nelle nostre sedi, in accordo con la Regione e il comune di Milano abbiamo creato un hub informativo per indirizzare e sostenere i profughi che arrivavano dall’Ucraina Ne hanno usufruito più di 10 000 persone Offriamo loro anche un supporto psicologico Un certo numero di ore di terapia è infatti, anche imposto dalla Prefettura La terapia è molto importante, serve non solo ad aiutarli a superare il trauma delle bombe e degli attacchi militari, ma anche a normalizzare nuovamente la vita quotidiana Li aiuta anche ad accettare che questa che stanno vivendo lontano da casa è la loro nuova normalità Certo, ci sono degli ostacoli Quello linguistico, per esempio È molto difficile trovare psicologi che parlino l’ucraino, il lavoro dei volontari in questo senso è stato determinante In più, soprattutto con i bambini, la terapia si può fare anche attraverso il gioco, la gestualità, il disegno Il che, in qualche modo, ha facilitato la situazione”

Quali sono le maggiori difficoltà incontrate da una realtà come la Fondazione Arca nell’assistenza dei profughi nelle proprie strutture?

“La difficoltà principale è, appunto, la lingua Per questo abbiamo formato una equipe di operatori e volontari che parlasse ucraino e conoscesse da vicino gli usi e i costumi della società ucraina Questo ha notevolmente facilitato l inserimento Li abbiamo accolti in una delle nostre strutture dove già vivevano madri e bambini provenienti dall Africa Le profonde differenze culturali, indubbiamente, all inizio non hanno reso facile la convivenza reciproca Dopo tanti mesi insieme, però, la situazione è molto migliorata Le difficoltà comuni, infatti, hanno aperto orizzonti di comprensione reciproca molto ampi”

Come si stanno integrando queste persone nel nostro Paese? Quali sono i principali ostacoli all’integrazione?

“Il fattore più difficile per l’integrazione, al di là dell’ostacolo linguistico, è l’incertezza La maggior parte delle donne avendo lasciato a casa i propri mariti o compagni a combattere in un primo momento non si è impegnata particolarmente nell’apprendimento della lingua italiana Pensavano di tornare a casa subito Alcune di loro, con il tempo, hanno compreso che la fine della guerra, purtroppo, non sarebbe stata immediata e hanno deciso di rimanere in Italia anche dopo la fine del conflitto, anche perché spesso hanno trovato lavoro e soprattutto perchè le loro città sono state distrutte La scuola, soprattutto per i più piccoli, è stata un fattore determinante per la loro integrazione I più piccoli, infatti, frequentano asili e scuole materne italiane, mentre i più grandi, quando è stato possibile, hanno continuato a studiare con le proprie scuole in Ucraina grazie alla didattica a distanza” (m l )

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