Ita Eventi 24

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eventi ITA

n.24

SERGIO MUÑIZ racconta il musical Mamma Mia!

Fabrizio Bentivoglio a febbraio al cinema con il film Sconnessi

INTERVISTE

GIULIO BERANEK ◗ JACOPO OLMO ANTINORI ◗

MAX NEK RENGA, IL TOUR Tre grandi artisti insieme Da gennaio nei palasport






Sommario

in questo numero 8

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8 Notes 8. A zonzo sugli sci 10. Queer & fashion 12. Tatuaggi che passione 14. Ultra violet

17 Arte 17. Il Picasso più intimo/Genova 18. E vissero tutti felici e contenti/Milano 22. Rivoluzione anni Settanta/Milano 24. La casa è un’esperienza/Milano 26. Appuntamenti

29 Musica 29. Raduniamoci intorno alla musica 30. Per la prima volta in tre con un progetto esplosivo 37. L’amore di Bregovic per Sarajevo 38. Appuntamenti

43 Classica 43. Un grande uomo di pace/Milano 44. Non è stato che l’inizio/Bologna 48. Appuntamenti

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Sommario

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eventi

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Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Milano al numero 335 del 25/10/2013 n.24 gennaio/febbraio 2018

Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Cristiana Zappoli

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51 Teatro 51. Le difficoltà della vita in due 52. Un musical da record a suon di Abba 58. Quando il dramma è la mediocrità 60. Appuntamenti

65 Cinema

65. Ligabue racconta Riko 66. Si può sopravvivere da sconnessi? 70. Le sfumature dell’anima 72. Stronger / C’est la vie. Prendila come viene 73. Caravaggio. L’anima e il sangue The party

74 Volti nuovi

Art Director Laura Lebro Redazione Alessandra Arini, Alessandra Cinque, Clara Dalledonne, Andrea Giuliani, Margot Rossi, Giovanni Salerno, Mercedes Vescio Editore MediaAdv srl Via A. Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it www.mediaadv.it - www.itaeventi.it Pubblicità MediaAdv srl (concessionaria) Via A. Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. +39 02 43986531 info@mediaadv.it www.mediaadv.it - www.itaeventi.it

74. Ho sperimentato il cinema al luna park

Stampa Mediaprint Srl Via Brenta, 7 37047 San Giovanni Lupatoto (Vr)

78. Referenze? Mi manda Bertolucci

finito di stampare in gennaio 2018

82 Viaggiare

82. A passo di danza per le strade di Vienna

90 Angolo dei consigli

90. Calvizie: le nuove frontiere della medicina rigenerativa

92 Leggere

92. Possiamo imparare a vedere al buio? 94. L’amore in radio 96. In libreria

Via Antonio Panizzi, 6 - 20146 Milano Tel. 02.43986531 - 02.45506260 www.mediaadv.it

KOrE E D I Z I O N I

Via F. Argelati, 19 - 40138 Bologna Tel. 051.343060 - www.koreedizioni.it



Notes

A ZONZO SUGLI SCI Da gennaio a marzo sarà possibile sciare in Val D’Ega (Bz) insieme a esperte guide alpine. Per non perdersi le piste più belle della zona e i rifugi più caratteristici

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tale di 90 chilometri di piste. Ogni giovedì, dall’11 gennaio al 29 marzo 2018, i ciceroni delle nevi aprono la strada del Giro del Latemar sugli sci, un vero e proprio safari alla scoperta dei tracciati perfetti, delle discese più adrenaliniche e delle malghe più caratteristiche, viziati da specialità tipiche altoatesine ma anche da panorami e paesaggi da favola. Dalla Laurin Lounge, situata a 2.377 metri di altitudine sul margine del Catinaccio, lo sguardo raggiunge le Alpi svizzere e austriache. La malga alpina Oberholz a Obereggen, a 2.100 metri di altitudine, è un vero e proprio gioiello archi-

tettonico, frutto di un design che coniuga sapientemente vetro e legno con una vista indimenticabile sulla leggendaria pista Oberholz e sulle circostanti catene montuose. Il prezzo di 38 euro è inclusivo di pranzo in malga, guida sugli sci e shuttle da un’area sciistica all’altra e ritorno al punto di partenza. È solo necessario possedere uno skipass valido. Per informazioni: Val D’Ega Turismo Tel. 0471 619500 E-mail: info@valdega.com Sito web: www.valdega.com

Foto Paolo Codeluppi

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uando si scia sulle Dolomiti c’è talmente tanto da scoprire e da vedere che spesso ci si ritrova con il rimpianto di aver tralasciato una pista o un sentiero le cui caratteristiche di eccezionalità sono note solo a chi le conosce bene. Per non avere rimpianti al ritorno dalla settimana bianca, la Val D’Ega, nel cuore delle Dolomiti, offre agli sciatori la possibilità di partire da Carezza o da Obereggen e mettersi sulla scia di esperte guide alpine per andare alla scoperta dei luoghi più belli dello Ski Center LatemarObereggen e del Family Resort Carezza Ski per un to-



Notes

QUEER & FASHION A febbraio torna a Bologna Fruit Exhibition. Un evento aperto al pubblico con una selezione di un centinaio tra i migliori editori d’arte indipendenti italiani e stranieri

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rrivato alla sua sesta edizione, anche quest’anno si svolgerà a palazzo Re Enzo, a Bologna, il market internazionale dell’editoria d’arte indipendente che raccoglie le più interessanti pubblicazioni e digitali (introvabili nelle librerie di catena), tra cui libri d’artista, cataloghi, progetti di graphic design, periodici e zines. Fruit Exhibition offrirà inoltre un intenso programma di conferenze, workshop, mostre e installazioni. Nelle tre giornate della scorsa edizione ha attirato un pubblico di oltre 7.000 visitatori, e anche quest’anno la manifestazione si svolgerà in concomitanza con Arte Fiera e Art City, nel fine settimana che ogni anno Bologna dedica all’arte contemporanea, garantendo un importante afflusso di appassionati di linguaggi visivi contemporanei.

I partecipanti Fruit Exhibition è giunto alla sesta edizione con un numero di espositori aumentati rapidamen-

te dal 2012 a oggi, fino ad arrivare a un centinaio di editori presenti, frutto di un’accurata selezione, a dimostrazione del fatto che l’editoria indipendente è una produzione in crescita. La manifestazione è stata in grado di rinnovarsi anche in ambito internazionale, contando una buona percentuale di presenze di espositori esteri provenienti dall’Eu-

In alto, Caroline Karst, Influences naturelles di Evelise Millet, 2015; in basso, Libri Finti Clandestini, Il circolo di Atacama, 2016

ropa e da altri continenti, con realtà professionali riconosciute nei circuiti più prestigiosi di editoria d’arte indipendente. Per citare solo alcuni tra i partecipanti di questa edizione: Gram Publishing, un progetto editoriale tutto italiano strettamente legato all'arte visiva nelle sue declinazioni più underground che produce, pesa e impacchetta le sue pubblicazioni; Monorhetorik, il corposo e un po’ folle catalogo di pubblicazioni dell’artista e musicista olandese Matt Plezier; dall’Inghilterra, Ottographic, libri e poster serigrafati del designer e artista Otto Dettmer; e ancora le piccole e colorate pubblicazioni di Ruja press, duo che ha base in Olanda ovvero l’architetto Ruohong Wu e l’artista Jose Ja Ja Ja;


A fianco, RAUM Italic, The little (BIG) book of coloured animals, di Halina Kirschner, Gerlinde Meyer, Nadine Prange e Katja Spitzer, 2017; sotto, Atelier iii, REAL ESTATE Town of photography, Higashikawa, Tamami Iinuma; Erwes Bower, Some Sheep di Judith Erwes

ritornano anche le due prestigiose e sperimentali case editrici di fotografia, Rorhof e Witty Kiwi. I focus: queer e fashion Ogni anno il festival propone due focus d’attenzione su trend culturali specifici che per questa edizione in parte si sovrappongono sconfinando l’uno nell’altro: queer e fashion. La sezione dedicata alle pubblicazioni queer - Let’s Queer! - offrirà una panoramica internazionale di pubblicazioni di molteplici formati che mette in scena l’estetica della “differenza” rispetto all’orientamento strettamente eterosessuale o cisgender, una consapevole decostruzione delle rappresentazioni sociali definite come norma e un’analisi più ampia delle identità di genere attraverso la lente della propria performatività. Uno scenario caleidoscopico a tratti colorato e a tratti austero che dall’identità di genere ci conduce al secondo focus, dedicato alla moda. Fashion Documents, a cura di Saul Marcadent, introdurrà una selezione di riviste, libri e oggetti editoriali che utilizzano la lente della moda per osservare l’orizzonte contemporaneo. La sezione disporrà di uno spazio espositivo e di vendita

appositamente allestito all’interno del market e sarà accompagnata da un programma di incontri con importanti attori dell’editoria di moda.

Fruit Exhibition Palazzo Re Enzo, Bologna www.fruitexhibition.com Dal 2 al 4 febbraio 2018


Notes

TATUAGGI CHE PASSIONE La Milano Tattoo Convention è uno degli appuntamenti più importanti della tattoo-art internazionale. Anche questa edizione si terrà nei padiglioni della fiera dal 9 all’11 febbraio

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Foto di Sebastian Lanzara Reflexs tudio

iunta alla sua 23esima edizione, anche quest’anno Milano Tattoo Convention si propone come un evento molto importante per il settore. Un’unione di forze che si trasforma in una grande festa del tatuaggio, vero punto d’incontro tra i migliori artisti del mondo che si danno appuntamento per dar vita a una manifestazione di altissimo livello. Più di quattrocentocinquanta artisti, provenienti da tutto il mondo e in rappresentanza di ogni stile di tatuaggio, s’incontreranno a Milano per una grande festa della creatività su pelle, in un continuo interscambio di informazioni e energie creative che coinvolgerà in maniera contagiosa anche il sempre numeroso pubblico presente. Fra gli artisti presenti, star internazionali come AD Pancho, Sarah Miller, il maestro giapponese Horitoshi I e la tatuatrice russa Sasha Unisex divinità del web con quasi un milione di follower

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su Instagram. Fra gli italiani la bella Moni Marino nota per il suo stile colorato fotorealistico e Matteo Pasqualin, una delle leggende del tatuaggio realistico italiano. Una sezione dell’evento sarà dedicata a tatuatori storici provenienti da tutto il mondo con all’attivo più di 25 anni di carriera fra i quali: Dan Allaston, canadese che tatua dal 1982, Gabriele Donnini, Daniele Carlotti, Francesca Tenan, Angelo Colussi e tanti altri. Un’altra sezione sarà dedicata ai tatuatori che usano le tecniche del tatuaggio tradizionali e primitive fra i quali: Durga Taatoo dalle foreste del Borneo, Brent McCown, Albar Tikiam dall’Indonesia, Matt Ajarn e Rung Ajarn dalla Tailandia. Ospiti d’onore della manifestazione anche due bellissime modelle: l’esponente italiana del movimento Suicide Girl Riae Suicide e la principale rappresentante italiana dell’alternative modelling Monami Frost. Seguitissime sui social, Riae e Monami saranno a disposizione del pubblico per i 3 giorni in convention per foto e video con i fan. A contorno dei tatuatori ci saranno musica, spettacoli e gli immancabili tattoo contest che si terranno nei tre giorni di manifestazione e premieranno i migliori lavori eseguiti durante la convention nelle varie categorie. Il più importante è il Best of show ovvero il miglior tatuaggio eseguito in convention, uno dei premi più prestigiosi al mondo. Gli amanti del tatuaggio, ma


Foto di Claudio Vignola

una sola volta tatuatori di tale portata. Inoltre la Milano Tattoo Convention è un appuntamento culturale con più livelli d’interesse perché, come ogni anno, una serie di mostre ed eventi collaterali renderanno ancora più interessante l’evento.

Sopra, alcune immagini delle precedenti edizioni della manifestazione. Nella pagina a fianco, una delle modelle ospiti quest’anno: Riae Suicide

anche i semplici curiosi, saranno liberi di assistere o diventare loro stessi delle opere d’arte, grazie ai lavori eseguiti dai tatuatori che parteciperanno a questa 23esima edizione. Nelle scorse edizioni il pubblico ha sempre risposto entusiasticamente e ogni anno più di 20.000 appassionati dell’arte del tatuaggio sono sempre presenti nei padiglioni della fiera. I

fan del tatuaggio che si presentano alle casse della Fiera Milano City provengono da tutta Italia e, tenuto conto dell’importanza dell’evento a livello internazionale, anche da molti paesi europei. Oltre che per la qualità, Milano si differenzia da tutti gli altri appuntamenti del genere per il numero straordinario di tatuatori che per tre giorni lavorano incessantemente a contatto con un pubblico in visibilio e per la golosa occasione di vedere al lavoro in

Milano Tattoo Convention Dal 9 all’11/02 MiCo Milano Congressi MiCo LAB – Liv. 0 Ingresso Evento GATE 17 P.le Carlo Magno Ingresso 1 giorno € 25,00 Ingresso 3 giorni € 60,00 www.milanotattooconvention.it


Notes

ULTRA VIOLET

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Alla faccia della scaramanzia, Pantone ha scelto il viola intenso come tonalità del 2018. Perché, dicono, “il viola è un colore complesso e noi viviamo in un’epoca complessa”. Ecco, quindi, una selezione di elementi d’arredo perfetti per quest’anno, tutti dal sito LOVEThESIGN

1. Hippop L’Ippopotamo è un pouf morbido e completamente sfoderabile di Il Saccotto.

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2. Pouf per bambini Dragon di Anuka, realizzato in lana di feltro 100% naturale.

3. Bicchieri da acqua The Good Times, di Viceversa: impilabili e lavabili in lavastoviglie.

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4. Tostafette Tix di Viceversa, con nove livelli di calore.

5. Tappeto Vintage firmato Carpet Edition, caratterizzato da una semplice forma rettangolare e realizzato in 100% lana.

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6. Chaise longue Moon Kids di Lina con poggiatesta pieghevole: si può modificare o chiudere. 7. Tavolo Adam, prodotto dalla B-Line.

8. Il divano Onkel Norman Copenhagen è un complemento d’arredo sofisticato e chic, che completa in modo ergonomico e ricercato il look di casa.

9. Lampada a sospensione Mhy di Muuto, dalla forma giocosa.

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10. Tavolino Chele: realizzato in ferro da Atipico.

11. Il macina sale di Le Creuset è realizzato in ceramica di gres, ha un pomello in metallo e una struttura in acciaio inox che resiste alla corrosione.

12. La cocotte ovale Evolution di Le Creuset è in ghisa e permette di raggiungere la stessa temperatura in ogni parte della pentola.

13. Fabio Novembre ha disegnato la sedia Him per Casamania.

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14. Pouf Buggle-up firmato dal marchio Fatboy: un mega cuscino ideale per rilassarsi.

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15. La libreria Bookshape Small di Lettera G è un quadrato pieno di piccoli vani disposti apparentemente in disordine, perfetti per ospitare un libro. 16. Vaso Eve di B-Line: l’estremità inferiore, di forma circolare, si estende verso l’alto trasformandosi in un triangolo dagli angoli smussati.

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Arte

ANDARE PER MOSTRE NEI MUSEI PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA

DISNEY • KANDINSKY • PICASSO • SOTTSASSL • GALILEO IN MOSTRA A GENOVA I DIPINTI PIÙ CARI AL PITTORE SPAGNOLO

IL PICASSO PIÙ INTIMO

Attraverso un corpo di oltre cinquanta dipinti di Picasso, la mostra vuole documentare non solo e non tanto il percorso artistico del genio spagnolo, attraverso i diversi periodi e i vari stili dell’artista dall’inizio del Novecento fino agli anni Settanta, ma soprattutto mostrare le opere più care a Picasso. I prestiti del Museo Picasso di Parigi sono eccezionali tanto per la quantità - si tratta infatti di quasi un quinto dei dipinti conservati nel museo francese - ma anche per la loro particolare provenienza: sono infatti tutte opere da cui il pittore non si è mai separato fino alla morte nel 1973 e quindi oggetto di particolare predilezione da parte sua. Non un Picasso

qualunque, ma i capolavori del Picasso intimo, quelle opere dalle quali non volle mai allontanarsi e che furono a loro volta fonte di ispirazione. Nata su iniziativa del Musée National Picasso-Paris, l’esposizione di Genova, un percorso nel lavoro dell’artista e nei luoghi che l’hanno ispirato, rappresenta una particolare esperienza culturale, dedicata a rinsaldare i legami tra i paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo. ◗ Picasso. Capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Ducale, Genova Fino al 6 maggio 2018

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Arte

E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI In occasione dell’80esimo anniversario dell’uscita nelle sale di “Biancaneve e i Sette Nani” (1937) WOW Spazio Fumetto Museo del fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano ha allestito una mostra unica nel suo genere interamente dedicata alle Principesse Disney di Alessandra Arini

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a bambini abbiamo imparato con le favole a sognare e ancora oggi, a ogni età, è importante sapere che esiste questo mondo ideale accanto al nostro per dare a quello che viviamo una trama importante o un significato bello che ci sfugge. Mancano sempre, però, le occasioni per immedesimarsi in questa parte fantastica delle cose, e difficilmente ora, da adulti, troveremo il modo e il tempo di ripercorrere con lo stesso entusiasmo le tappe delle storie, dei principi e delle principesse che ci hanno fatto innamorare. Ma a Milano c’è un posto che è un’eccezione, e che deve essere una meta d’obbligo per tutti gli appassionati delle favole e del lieto fine. Dal 14 ottobre, infatti, presso il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine, c’è la mostra Sogno e Avventura, 80 anni di principesse nell’animazione Disney. La mostra proseguirà fino al 25 febbraio prossimo e la

Ogni principessa è associata a una gigantografia o a un oggetto particolare che la rappresenta sua apertura è avvenuta in occasione dell’80esimo anniversario dalla realizzazione del primo cortometraggio animato di Biancaneve. Per tutta la durata della mostra sono stati programmati incontri e laboratori didattici relativi proprio all’evento. La mostra è dedicata alle principesse Disney, da Aurora ed Ariel, protagoniste rispettivamente degli storici cartoni animati La bella Addormentata e La Sirenetta, fino alle principesse più contemporanee che prendono le sembianze di Rapunzel e della principessa dal cuore di ghiaccio di Frozen. Il Museo del Fumetto si sviluppa proprio, in occasione dell’evento, per ambientazioni specifiche che riproducono nel minimo dettaglio tutte le atmosfere e le curiosità legate alla storia delle principesse. Dietro un cartone animato si

muove un mondo di professionalità e immaginazione vastissimo, e la mostra nasce proprio con l’intento di creare un itinerario che, con immagini e fotografie, renda omaggio anche a quella che è la storia umana e tecnica che vive dietro ogni principessa e la sua storia, e che le permette poi di vi-


Ariel, la principessa protagonista del classico Disney La sirenetta del 1989, ispirato alla favola di Hans Christian Andersen. In basso, Jasmine, la protagonista femminile del film Aladdin

LA LOCATION

WOW Spazio Fumetto – Museo del fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine, realizzato e gestito dalla Fondazione Franco Fossati, è stato inaugurato a Milano il 1° aprile 2011 ed è un luogo di conservazione e valorizzazione della Nona Arte. Si trova in viale Campania ed è ospitato in uno stabile storico ben radicato nella storia cittadina, il cui restauro, operato dal Comune di Milano, è un ottimo esempio di riqualificazione delle aree industriali dismesse. Si tratta infatti di un ex deposito ATM costruito nel 1926, acquistato dalla Motta nel 1960, dismesso nel 1985 e poi acquisito e riqualificato dal Comune di Milano. Gli spazi accoglienti sono la porta d’accesso all’universo della narrazione per immagini, della comunicazione e della creatività. Qui si mescolano il fumetto e il cinema, i mondi dei disegni animati e della letteratura popolare, le suggestioni della musica e del gioco, riportando alla memoria antichi fascini e rivelando nuove suggestioni. Il fumetto racconta la sua storia e offre nuove opportunità alla moderna comunicazione. I percorsi espositivi del museo, sempre diversi e sorprendenti, illuminano sulle possibilità narrative e artistiche dell’arte sequenziale, presentando opere di autori di tutto il mondo e di tutte le epoche.

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Arte

Sopra, Biancaneve e i sette nani. A fianco, un disegno originale per il nano Gongolo (1937). Sotto, Tiana, la protagonista del film di animazione La principessa e il ranocchio, del 2009, ispirato alla versione dei Fratelli Grimm de Il principe ranocchio

vere anche negli schermi e nella fantasia di grandi e piccoli. Fu nel 1934 che Walt Disney, già produttore abbastanza affermato di cortometraggi, ebbe un’importante intuizione: trasformare in un film completamente animato una delle fiabe popolari più note, Biancaneve e i sette nani. Si trattava di un esperimento abbastanza complesso, perché questo tipo di pellicola avrebbe richiesto da parte degli illustratori un impegno inedito. I personaggi avrebbero dovuto assumere delle sembianze umane che li facessero assomigliare alle persone reali e tutto avrebbe dovuto possedere co-

lori e contorni simili a quelle che erano le rappresentazioni comuni. Gli animatori osarono e ne valse la pena perché il film d’animazione Biancaneve e i sette nani venne accolto all’unanimità con grande entusiasmo. Il pubblico a questo punto chiese a gran voce un seguito e Walt Disney li accontentò, ma sempre lanciandosi in produzioni controcorrente e ancora più impegnative. Seguirono infatti nuovi capolavori come Pinocchio e Fantasia, e nel 1950 fu la volta di Cenerentola. Ogni lavoro nuovo fu accompagnato da una crescita dell’impiego dei mezzo tecnologici che si muoveva di pari passo con i tempi e che arriva con i suoi miglioramenti preziosi fino ai giorni nostri. Rimane nel segno lo stile grafico nuovo usato per Aurora nella Bella addormentata nel bosco, così come le innova-


zioni dinamiche che animeranno tutte le scene de La Sirenetta, e per concludere la grafica e i colori di Frozen, principessa di ghiaccio, che ha incantato gli occhi di milioni di spettatori appena qualche anno fa. La mostra non a caso diventa anche un momento per raccogliere tutta la tecnica e tutti i suoi strumenti. Disegni originali provenienti da importanti archivi e collezioni private e libri d’epoca che condurranno ogni visitatore verso la scoperta della genesi del loro mito. Preziosi volumi che arrivano dalla Fondazione Franco Fossati mettono in mostra veri e propri capolavori come le stampe di Gustave Doré pubblicate nel XIX secolo per illustrare un prezioso volume de-

dicato alle fiabe di Charles Parrault. Per capire come venivano disegnate Belle, Aurora, Cenerentola prima che lo stereotipo disneyano diventasse imprescindibile. Da Biancaneve alla regina Elsa è tutto un divenire all’interno della storia dell’animazione: si parte dal rotoscopio, grazie al quale nel 1937 i disegnatori ricalcavano i personaggi riprendendo attori veri al fine di rendere più credibili i movimenti dei personaggi, fino alle recenti tecniche digitali che hanno permesso la realizzazione della folta chioma di riccioli rossi ribelli che rende unica Merida, protagonista di Ribelle – The Brave. Ogni principessa è associata a una gigantografia o a un oggetto particolare che la rappresenta, con un vero trono che permetterà a ognuno di sedersi e di vivere un momento surreale. Non manca nemmeno un angolo riservato all’altra parte della storia, i principi: da quello senza nome che risveglia Biancaneve, al bel Principe Azzurro di Cenerentola, che arriva in tempo per cambiarle la vita. E per non dimenticare che certe volte le favole somigliano alla vita vera e anche al destino di qualcuno, ogni principessa all’interno della mostra è abbinata a una principessa reale. La p r i nc i p e ss a Sissi che non si tagliò mai i capelli è stata abbinata per esempio a Rapunzel, la Principessa Charlène che rubò il cuo-

Il manifesto di Biancaneve e i sette nani del 1938. A sinistra, Cenerentola. In basso, Elsa e Anna, protagoniste di Frozen, insieme al pupazzo di neve Olaf

Dietro a un cartone animato si muove un mondo di professionalità e immaginazione vastissimo re al principe Alberto uscendo dal mare d’estate, è stata associata ad Ariel, che fece innamorare il principe Eric, che governava nella favola un piccolo regno simile nelle sembianze a quello di Monaco. L’evento ideale per bambini, per famiglie, per curiosi e per sognatori. Tanta ricerca del particolare che viaggia insieme a un’ambientazione spensierata, fuori dal tempo. Sogno e avventura. 80 anni di principesse nell’animazione Disney da “Biancaneve e i sette nani” a Disney Frozen Museo del Fumetto, Milano Fino al 25 febbraio 2018

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RIVOLUZIONE ANNI SETTANTA Una mostra sulle storie, i protagonisti, i luoghi di quel breve e denso periodo, gli anni tra il 1966 e il 1970, che cambiò per sempre le vite di una generazione intera di Alessandra Arini

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© Victoria and Albert Museum, London

uante volte per definire qualcosa diciamo “quella cosa è molto anni ’70”? Magari non li abbiamo vissuti, oppure eravamo troppo piccoli per interpretarli in maniera profonda, eppure abbiamo dentro tutti la convinzione, quasi proverbiale, che fossero anni dallo stile molto riconoscibile, e che proprio in quell’età si siano generati una serie di valori, di costumi e di modi di essere che ritroviamo tuttora. Per gli amanti di quegli anni ma anche, più semplicemente, per gli appassionati di musica, di moda e di tendenze, a Milano c’è una mostra imperdibile: Revolution, Musica e Ribelli, 1966-1970, dai Beatles a Woodstock. La mostra si tiene negli spazi della Fabbrica del Vapore e, inaugurata il 2 dicembre scorso, sarà visitabile fino al 4 aprile prossimo. Non è alla sua prima apparizione, poiché è già approdata al Victoria and Albert Museum di Londra e in Italia arriva, come sua seconda tappa, proprio grazie alla collaborazione dei suoi ideatori, Victoria Broa-

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kes e Geoffry Marsh. L’allestimento è progettato da Corrado Anselmi e il progetto grafico è stato curato dallo Studio Dinamo di Milano. La mostra raccoglie oltre 500 oggetti-testimonianze di momenti emblematici del periodo, dai vinili ai vestiti d’epoca, dai ritratti di persone che hanno vissuto quegli anni ai film indimenticabili del periodo. 1966-1970, questo il quadriennio indicato nella mostra, che corrisponde, in fondo, a soli 1826 giorni, pochi eppure così capaci di influenzare con il loro spirito il resto a venire. Questi anni sono conosciuti come gli anni della Rivoluzione, ogni universo artistico e sociale è stato attraversato da un profondo senso di ribellione che si è tradotto sempre in un’operazione creativa. Dalle occupazioni universitarie, alla musica hippy, dal sesso che diventa un argomento pubblico, alla creazione di centri sociali e di altri luoghi simbolo di questo fermento, come Carnaby Street a Londra, fucina dalla quale nascono continuamente valanghe di idee,


© Victoria and Albert Museum

© MPL Communication, riprodotta con il permesso di Paul McCartney

In apertura, Revolution, Alan Aldridge/Harry Willock/Iconic Images, 1968. A sinistra in basso, poster di Jimi Hendrix, 1967, ideato da Larry Smart. Sopra, Beatles a casa di Brian Epstein, Linda McCartney, 1967. A destra, Harlem Peace March (New York City, 1967), 1967, Builder Levy; abito di John Lennon per Sgt. Pepper, 1967 © Victoria and Albert Museum, riprodotto con il permesso di Yoko Ono Lennon

come ci ricorda il padrino italiano dell’evento, il noto critico musicale Alberto Tonti. Proprio la musica è protagonista di una rinascita assoluta, sono quelli gli anni di gruppi storici come i Beatles e i Rolling Stones, ma anche di personaggi portabandiera di nuovi valori: Mary Quant, inventrice della minigonna o John Cowan, fotografo che rimase impresso per il suo modo eccentrico di fotografare il mondo. Anche la moda cambia panni, è il momento dei vestiti corti che lasciano le gambe scoperte e di abiti dalle linee assolutamente essenziali, c’è nel modo di vestire un ritorno al “corpo”, che non è più un tabù, come prima, ma che può diventare uno strumento per comunicare il proprio senso di inquietudine, la propria voglia di trasformare il mondo. E proprio l’esposizione comprende uno spaccato dedicato all’evoluzione della moda italiana dell’epoca, manifatture artigianali che rivelano i cambiamenti che erano in corso. Sono anni, quindi, attraversati da ottimismo, innovazione e da un profondo senso di insofferenza verso la rigidità di prima, e la mostra, in maniera inedita, si vuole concentrare proprio su questo: sull’idea di rivoluzione che sta alla base di questo cambiamento inarrestabile e contagioso. Un viaggio per immagini, parole e testimonianze verso la più grande esperienza di trasgressione culturale che il secolo scorso abbia ospitato. Revolution. Musica e ribelli 1966-1970, dai Beatles a Woodstock Fabbrica del Vapore, Milano Fino al 4 aprile 2018


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LA CASA È UN’ESPERIENZA

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deato e curato da Stefano Mirti, il progetto espositivo rappresenta un intreccio di domande sui luoghi del nostro vivere e racconta l’abitazione come non l’abbiamo mai vista prima. 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo costituisce una grande indagine sul concetto di casa, di abitare, di senso di dimora, a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale. È un viaggio attraverso i nuovi immaginari che trasformano le nostre esistenze. Una mostra inedita, ampia, collaborativa e mutante, che evolve in funzione del tempo

1. Atelier Mobile racconta l’ospitalita ̀ 2. Naba: Abitare pop. Abitare, voce del verbo popolare 3. Una delle gif utilizzate per la mostra 4. Propp: A casa di Vladimir 5. Associazione Con MOI, Marguerite Kahrl: social craft 24 ITA EVENTI

Una mostra che può essere intesa come una grande abitazione. 999 domande per sollecitare le nostre curiosità e i nostri dubbi sull’abitare moderno

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e dello spazio. L’esposizione è stata sviluppata grazie a una rete di oltre cinquanta co-curatori provenienti da vari ambiti, con competenze e passioni oltremodo diversificate. Da intendersi come una vera e propria tessitura, la mostra propone contenuti moltepli-


ci generati da community, aziende, attivisti, scuole, multinazionali, gruppi informali, centri di ricerca, progettisti, artisti. Questo percorso attraversa i mondi materiali e quelli immateriali, il terzo settore, la tradizione e l’innovazione, ponendo l’idea di “comunità” al centro dell’attenzione del visitatore. Un vero e proprio racconto dove ognuno dei soggetti coinvolti presenta la propria declinazione dell’idea dell’abitare. “È un palinsesto di esperienze italiane significative a cui si affiancano una serie di ospiti internazionali - spiega Stefano Mirti - in grado di coinvolgere il pubblico in ma-

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niera interattiva e partecipata grazie a una serie di ambientazioni fisiche, digitali e social. Una mostra dove è vietato ‘non toccare’, uno spazio di conversazione, arricchimento, scambio. L’antico proverbio cinese ‘se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco’ viene qui trasformato in una mostra. La casa non è dunque intesa come un luogo, quanto piuttosto come un’esperienza. E questa mostra vuole raccontare queste nuove - e antiche -‘esperienze’ legate all’abitare”. Il visitatore compie un vero e proprio viaggio nell’abitazione di un futuro che è diventato presente, spostandosi da un ambiente all’altro e interagendo in prima persona con tutta una serie di nuovi modi di abitare. Innumerevoli sono gli spunti di conoscenza, intrattenimento e riflessione che vengono proposti. La

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6. Farm Cultural Park + Laps Architecture + School AUIC (Architettura) del Politecnico di Milano + Faculté d’Architecture La Cambre Horta-ULB Bruxelles: un’esperienza di architettura co-dividuale

narrazione, che si apre con un’installazione immersiva realizzata insieme a Edison e si snoda attraverso le nuove declinazioni del “fatto in casa”, la manifattura digitale, la casa vista da un malato di Alzheimer, affrontando anche l’idea di abitare di chi la casa non ce l’ha e le nuove abitudini, come il co-housing che si sovrappone al co-working. Uno spazio che si riempie, secondo il principio dei vasi comunicanti, al definirsi delle partnership con scuole, aziende, istituzioni e community. 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo Triennale, Milano Fino al 2 aprile 2018

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Arte

ATTRAVERSO IL MURO VAN GOGH A VICENZA

Attraverso 129 opere in totale (43 dipinti e 86 disegni), la mostra delinea l’intero percorso artistico di Vincent van Gogh, dai disegni di esordio assoluto al tempo del Borinage in Belgio nel 1880, quando svolgeva la funzione di predicatore laico per i minatori della zona, fino ai quadri conclusivi con i campi di grano realizzati a Auvers-sur-Oise nel luglio del 1890, pochi giorni prima di suicidarsi. Van Gogh, tra il grano e il cielo Basilica Palladiana, Vicenza Fino all’8 aprile 2018

Un nuovo concept espositivo, alla scoperta di un oggetto che accompagna la storia dell’umanità e che oggi è alla ribalta delle cronache, ma anche tanto quotidiano da passare spesso inosservato. Un viaggio attraverso il Muro, un percorso sensoriale e creativo, culturale ed emotivo, che trasforma arte e multimedialità in un’esperienza da vivere in prima persona. the WALL - Palazzo Belloni, Bologna - Fino al 6 maggio 2018

L’OPTIMUS PRINCEPS

La mostra celebra la ricorrenza dei 1900 anni dalla morte dell’imperatore che ha portato l’Impero alla sua massima espansione ed è il racconto della vita “eccezionale” di un uomo “ordinario”, significativamente racchiusa in un “titolo” coniato per lui, optimus princeps, il migliore tra gli imperatori, che seppe riportare gioia tra i romani secondo Plinio il Giovane. Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa - Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali, Roma - Fino al 16/09/2018

SOTTSASS E IL CSAC

GIORGIONE

La Pala di Castelfranco, capolavoro primo di Giorgione, offre il naturale punto di partenza per una sontuosa mostra che trova negli ambienti del Museo Casa Giorgione il suo fulcro. Per espandersi poi in diversi siti della Città Murata, destinati ad accogliere l’attualità della grande tradizione di tessoria della Serenissima di cinque secoli fa. Le trame di Giorgione Museo Casa Giorgione e altre sedi, Castelfranco Veneto (Tv) Fino al 4 marzo 2018

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Nel 1979 Ettore Sottsass donò allo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione quasi 14.000 materiali progettuali (schizzi, bozzetti e disegni) e 24 sculture. Nel centenario della nascita dell’autore, proprio a partire da questa preziosa donazione, lo CSAC ha promosso un importante progetto espositivo ed editoriale con il patrocinio del Comune di Parma. L’esposizione è costituita da circa 700 pezzi selezionati all’interno dell’archivio e allestiti secondo una struttura narrativa cronologica (a partire da un disegno infantile del 1922), che fa emergere alcune costanti visive e metodologiche dell’autore interpretando il percorso espositivo dell’Archivio-Museo CSAC. Ettore Sottsass. Oltre il design Abbazia di Valserena, Parma Fino all’8 aprile 2018


MUSICA E ARTE

Una grande mostra su arte e musica che parte da Kandinsky e approda a Cage. Dove le nozioni di interiorità e spiritualità vengono indagate come temi aperti, capaci di raccogliere molte suggestioni. “A partire dalla fine dell’Ottocento, e poi fino ai giorni nostri, - spiega la curatrice Martina Mazzotta - si può individuare un filo rosso che pone la musica in connessione con gli sviluppi dell’arte moderna e contemporanea. Non vi è artista che non si sia confrontato con l’immaterialità dell’arte-sorella, con la sua sovrana indipendenza dal mondo del visibile e dalle finalità riproduttive”. Kandinsky→Cage: Musica e Spirituale nell’Arte Palazzo Magnani, Reggio Emilia Fino al 25 febbraio 2018

LE MILLE SFACCETTATURE DI GALILEO

Dopo Galileo nulla fu come prima. E non solo nella ricerca astronomica e nelle scienze, ma anche nell’arte. Con lui, il cielo passa dagli astrologi agli astronomi. La mostra racconta la figura complessiva e il ruolo di uno dei massimi protagonisti del mito italiano ed europeo. In un’esposizione dai caratteri del tutto originali, dove capolavori assoluti dell’arte occidentale in dialogo con testimonianze e reperti diversi, consentono di scoprire un personaggio da tutti sentito nominare ma da pochi realmente conosciuto. Dalla mostra emerge l’uomo Galileo nelle molteplici sfaccettature: dallo scienziato padre del metodo sperimentale al letterato esaltato, tra gli altri, da Foscolo e Leopardi. Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza Palazzo del Monte di Pietà, Padova - Fino al 18 marzo 2018

MODENA SOTTERRANEA

Mutina si trova al di sotto delle strade del centro storico di Modena, custodita dai depositi delle alluvioni che si verificarono in epoca tardoantica. Le celebrazioni del 2017 (a 2200 anni dalla fondazione) intendono mostrare questa realtà sepolta attraverso una serie di iniziative tra cui la mostra Mutina Splendidissima. Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità Foro Boario, Modena Fino all’8 aprile 2018

BEIRUT ATTRAVERSO L’ARTE

Un nuovo capitolo della serie Interactions across the Mediterranean dedicata al rapporto tra Europa e Medio Oriente. La storia di una città laboratorio di resistenza, innovazione artistica e speranza vista attraverso oltre 100 lavori di 36 artisti. Negli ultimi due decenni, Beirut è diventata esempio di resilienza, dinamismo, vivacità culturale e speranza di cui l’arte contemporanea è testimone e motore. Home Beirut Sounding the Neighbors MAXXI, Roma - Fino al 20 maggio 2018

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Musica

PRINCIPALI CONCERTI DI MUSICA POP ROCK JAZZ IN ITALIA

BREGOVIC • DEPECHE MODE • GALLAGHER • MORANDI • RIKI JOVANOTTI DI NUOVO IN TOUR CON UNO SHOW MOLTO SPECIALE

RADUNIAMOCI INTORNO ALLA MUSICA Dopo il successo di Lorenzo negli stadi 2015 e del successivo Lorenzo nei Palasport, Jovanotti tornerà da febbraio a giugno 2018, con decine di appuntamenti nei palazzi dello sport (non solo italiani) e suonerà con la sua band nelle città “fino a prendere la residenza”. Il tour dall’impianto del tutto innovativo e la cura e l’attenzione che Lorenzo e Trident, produttore degli spettacoli di Jovanotti fin dagli anni 90, destinano a ogni spettacolo, garantiscono uno show nuovo e del tutto speciale che partirà il 12 febbraio prossimo dal Mediolanum Forum. «Per l’anno prossimo il mio desiderio è quello di suonare nelle città e di starci il più possibile», aveva dichiarato l’artista l’anno scorso. «Quello che vorrei è suonare per giorni, con uno spettacolo di pura goduria e di condi-

visione totale con chi vorrà venirci a sentire! Stiamo lavorando per fare una cosa che vi e ci faccia impazzire!». La Jova TV seguirà come di consueto tutte le fasi del nuovo progetto artistico, proponendo esclusivi filmati inediti e insoliti backstage. Media partner del tour sarà Radio Italia solomusicaitaliana che proprio a marzo di 25 anni fa ospitava per la prima volta Lorenzo ai microfoni della storica sede di via Panfilo Castaldi. «Questo album è una grande avventura - ha scritto il cantante su Facebook e in tour celebreremo lo spirito che ci unisce da una vita e che sempre di più ha la forma di un’amicizia radunata intorno alla musica». CONCERTI ◗ 12, 13, 15, 16, 18, 19, 21, 22, 24, 25 febbraio Mediolanum Forum, Milano

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Musica

Filippo Neviani, in arte Nek, 46 anni, è nato a Sassuolo in provincia di Modena. Max Pezzali (all’anagrafe Massimo), 50 anni, è nato a Pavia. Francesco Renga, 49 anni, è nato a Udine ma è cresciuto e vive ancora oggi a Brescia

Unire le proprie forze e il proprio talento per creare un evento unico. È questo che hanno fatto Max Pezzali, Francesco Renga e Nek. Che a fine gennaio partiranno con un tour che toccherà tantissimi palasport in giro per l’Italia di Cristiana Zappoli 30 ITA EVENTI


PER LA PRIMA VOLTA IN TRE CON UN PROGETTO ESPLOSIVO ITA EVENTI 31


Musica

2016

Nek partecipa alla trasmissione Amici su Canale 5 come direttore artistico. A ottobre dello stesso anno esce il suo ultimo album Unici, caratterizzato da suoni elettronici misti ad atmosfere pop-rock

S

i dice che il tre sia il numero perfetto. Basandosi sul numero tre Dante costruì la struttura della Divina Commedia. Tre sono le Grazie, le Parche, le caravelle di Colombo, i Re Magi e i moschettieri di Dumas. I precedenti sono quindi illustri, avere optato per una formazione a tre sembrerebbe una scelta azzeccata. Che fossero tre artisti con un curriculum di tutto rispetto lo sapevamo già; quello che abbiamo scoperto in questi mesi, ovvero dal lancio, a settembre, del singolo Duri da battere, a oggi, quando mancano pochi giorni all’inizio del loro tour, è che Max Pezzali, Francesco Renga e Filippo Neviani sono anche amici. Ci tengono a sottolinearlo e comunque, anche se non lo facessero, è apparso evidente in ogni ospitata in radio che hanno fatto insieme, in ogni intervista televisiva. Tanto che avranno addirittura un solo camerino durante il tour, come hanno raccontato in una delle ospitate a Radio RTL 102.5 (radio partner ufficiale dell’evento): «andrà a finire che alla terza data litigheremo e non ci incontreremo mai più!», ha scherzato Nek, tra un’imitazione di Maurizio Costanzo e una presa in giro ai suoi due

NEK: gli esordi

colleghi. Sembrano divertirsi insieme, e pure molto, particolare che non fa altro che accrescere la curiosità del pubblico che non vede l’ora di vederli, insieme, sul palco: «in realtà faremo anche del cabaret, la musica è solo un pretesto», ha dichiarato Renga, sempre ridendo, nella stessa intervista radiofonica. Sono stati la colonna sonora di intere generazioni: Max Pezzali ha venduto oltre 7 milioni di dischi, Nek è l’artista italiano più suonato dalle radio nell’ultimo anno, Francesco Renga ha una carriera caratterizzata da oltre 1850 concerti: durante questo Max Nek Renga, il tour saranno sul palco sempre insieme, per tutta la durata dello spettacolo, reinterpretando i brani più significativi degli oltre 25 anni di carriera di ciascuno. L’occasione per un tour di questo genere è arrivata grazie al singolo Duri da battere, scritto da Max Pezzali, un singolo al quale il cantautore di Pavia teneva particolarmente: «Mi ha sempre affascinato la forza di volontà dell’essere umano, che è riuscito a superare le proprie debolezze naturali e le avversità dell’habitat per poter sopravvivere, sempre e comunque», racconta Pezzali. «Nei grandi

Già all’età di nove anni ha i primi approcci con la batteria e la chitarra. Nella seconda metà degli anni Ottanta inizia la sua ricerca di un’identità espressiva: dopo le cantine con il gruppo country Winchester, assapora la prima notorietà, seppure circoscritta alla provincia, con la band di rock melodico White Lady. Nel 1991 si classifica al secondo posto del Festival di Castrocaro e nel 1992 debutta con il nome d’arte Nek ed esce il primo omonimo album. L’anno successivo partecipa al Festival di Sanremo tra i giovani con il brano In te, che affronta il tema dell’aborto. In te è anche il titolo del suo secondo album, nel quale reinterpreta la canzone Figli di chi scritta da lui e portata in gara a Sanremo ’93 da Mietta. Nel 1994 pubblica il terzo disco Calore Umano e nello stesso anno arriva il primo riconoscimento di prestigio: conquista assieme a Giorgia il Premio Europeo come miglior cantante giovane italiano.


FRANCESCO RENGA: gli esordi

Ha debuttato come frontman di uno dei più influenti gruppi rock italiani degli anni ’90, i Timoria, che calcano diversi palcoscenici in tutta Europa e che partecipano a Sanremo Giovani nel 1991 vincendo il premio della critica. Nel 1998 lascia la band e nel 2000 pubblica il suo album di esordio da solista: Francesco Renga. L’anno successivo partecipa a Sanremo Giovani con il singolo Raccontami con cui si aggiudica il premio della critica. Tracce è il disco della definitiva consacrazione come solista: esce nel 2002 contemporaneamente alla sua nuova partecipazione a Sanremo, questa volta tra i Big, con Tracce di Te. Dopo due anni di pausa, pubblica nel 2004 il suo terzo album di inediti, Camere con vista e nel 2005 vince il Festival di Sanremo con il brano Angelo. Nel 2012 esce Fermoimmagine, il greatest hits che racconta Francesco Renga come un artista completo.

processi evolutivi come nelle difficoltà di tutti i giorni, nella vita di relazione come nello sport: essere “duri da battere” non significa essere invincibili, ma avere il coraggio e la determinazione di buttare il cuore oltre l’ostacolo. O almeno di provarci». Ma per un singolo così, ha spiegato, la sua voce non sarebbe bastata e quindi ha chiesto aiuto a quelle che lui definisce «le più belle voci della musica italiana». Da cosa nasce cosa, e la collaborazione per una canzone è diventata un tour (con tanto di hashtag ovviamente: #NMRTOUR) in partenza il 18 gennaio. Provate a descrivere il tour con un solo aggettivo. Il tour sarà…? Max Pezzali: Divertente. Nek: Esplosivo. Francesco Renga: Sorprendente. Dobbiamo aspettarci degli ospiti a sorpresa o il palco è già troppo affollato con voi? Nek: Sul palco saremo già in tre oltre a una band di nove elementi che ci accompagnerà e con la quale stia-

mo ri-arrangiando i nostri brani storici in una chiave nuova. L’idea di un tour che unisce cantanti diversi ha precedenti illustri. Per esempio Dalla e De Gregori; Jovanotti, Ramazzotti e Pino Daniele; Jovanotti, Pelù, Ligabue. In tempi più recenti, Fabi, Silvestri, Gazzè oppure Morandi e Baglioni con il progetto “Capitani coraggiosi”. Precedenti che vi fanno paura o che vi stimolano? Francesco Renga: Credo che sia normale per un artista cercare sempre nuovi stimoli, stimoli che possono arrivare dalla ricerca di nuovi stili oppure dalle collaborazioni e dal confronto con altri artisti. I progetti citati sono tutti tra grandissimi artisti e hanno avuto un enorme successo, per cui sicuramente possono essere di stimolo, anche se poi ogni progetto è a sé e ha caratteristiche molto diverse dagli altri. Questo tour quindi, per voi, vuol dire stimoli nuovi? In fondo avete tutti e tre parecchi anni di carriera alle spalle…

2017

Francesco Renga riceve il premio “Live Oro” ai Wind Music Awards per il suo fortunato tour Scriverò il tuo nome live nei palasport

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Musica MAX PEZZALI: gli esordi

Nel 1991 gli 883 di Max Pezzali e Mauro Repetto debuttano al Festival di Castrocaro con Non me la menare. L’anno dopo pubblicano il loro primo album Hanno ucciso l’uomo ragno e raggiungono la prima posizione della Hit Parade con oltre 600.000 copie vendute e vengono premiati come rivelazione dell’anno a Vota la Voce. È del 1993 l’album Nord Sud Ovest Est, che vende oltre 1.300.000 copie, e la vittoria al Festivalbar. Successivamente Repetto lascia gli 883 e Pezzali partecipa da solo, nel 1995, al Festival di Sanremo con la canzone Senza averti qui, anteprima del nuovo album La donna, il sogno & il grande incubo. L’album raggiunge la prima posizione della Hit Parade e gli 883 vincono per la seconda volta il Festivalbar. Max Pezzali e la nuova band debuttano dal vivo nei palazzetti d’Italia con il primo 883Tour. È nel 2001 che Pezzali inizia la sua carriera solista con l’album 1 IN + che conquista immediatamente la prima posizione della classifica vendite.

2013

Esce I Cowboy non mollano mai - La mia storia, l’autobiografia di Max Pezzali, che ripercorre gli episodi che hanno segnato la sua vita e la sua carriera

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Max Pezzali: Assolutamente sì! Credo che dopo carriere lunghe come le nostre sia bello mettersi in gioco con qualcosa di nuovo e trovare nuovi stimoli. Collaborare con queste due grandi voci del panorama musicale italiano per me è di grandissimo stimolo. Sentire le mie canzoni ri-arrangiate e cantate da Francesco e Filippo è un’esperienza del tutto nuova, sicuramente stimolante. Vi divertirete più voi o il pubblico? Nek: Credo entrambi in effetti. Noi ci stiamo divertendo tantissimo, in sala prove è una risata continua. Ci troviamo molto bene insieme, sia artisticamente che umanamente, per cui è un piacere trovarsi per preparare questo tour insieme. Speriamo che il pubblico si diverta quanto noi, faremo il possibile perché questo accada. Come avete fatto a decidere la scaletta? Nek: Ognuno di noi ha pensato a quali tra i propri brani aveva più piacere di inserire in scaletta, Inevitabilmente alcuni sono rimasti fuori, ma d’altra parte bisogna sempre fare

delle scelte quando si decide la scaletta di un tour. Per quel che mi riguarda, ho cercato di scegliere pezzi che per storia, incisività e importanza non sarebbero potuti mancare. Qual è, se c’è, un punto critico di questo progetto? In poche parole… cosa potrebbe andare storto? Francesco Renga: Qualcosa che può andare male c’è sempre, in qualsiasi ambito. In questo caso speriamo che tutto vada bene! C’è il rischio che uno dei tre prenda il sopravvento sugli altri? Max Pezzali: Posso dire con certezza di no, siamo tre artisti ma soprattutto tre persone che si bilanciano e si completano a vicenda. Non penso che qualcuno possa prendere il sopravvento. Cosa avete in comune voi tre dal punto di vista umano e personale? Max Pezzali: Penso che la cosa che più di tutte ci accomuna sia la grande passione per quello che facciamo. Chi è il bello, chi è il simpatico e chi è l’intelligente fra voi tre? Francesco Renga: Io, io e io (ride)! Sto


scherzando… ovviamente siamo tutti e tre bellissimi, simpaticissimi e intelligentissimi. Vi sentite un po’ tutti e tre tipi alla “il ragazzo della porta accanto”? Nek: Credo proprio di sì, siamo tre ragazzi alla mano fondamentalmente. Siete nati in piccole città e ci vivete anche oggi. Cosa amate delle realtà più piccole? Francesco Renga: Il nostro lavoro è frenetico, ci porta a viaggiare, a correre, a stare sempre in giro. Vivere la propria quotidianità in una realtà più piccola, più raccolta, compensa un po’ questa frenesia. Un difetto e un pregio dei vostri due colleghi? Max Pezzali: Francesco è un talento naturale immenso che sa sempre mettere a proprio agio gli altri con un sorriso. L’unico difetto che gli riconosco è di avere troppi capelli, ma è la voce dell’invidia che parla. Filippo è un gigantesco musicista a tutto tondo, è attento, preparato ed estremamente talentuoso. Anche per lui, però, devo lamentarmi dei capelli. Nek: Difficile rispondere ma ci provo comunque. Difetti di Max… forse mi piacerebbe vederlo qualche volta vestito con colori diver-

si dal nero! Al contrario un suo grande pregio sta nel sapere tutto: è il tuttologo del gruppo. Poi è come me un amante delle Harley Davidson ed è una persona davvero squisita. Francesco ha un bellissimo modo di approcciarsi alle persone. Non lo vedo mai distaccato o irritato, e sono certo che se si sentisse così non lo farebbe notare. Un suo difetto? In studio mangia troppe caramelle! Francesco Renga: La dote migliore di Max è la curiosità, un difetto è che è il più anziano del gruppo. Filippo invece è molto “musicale”, il difetto? Forse che è quasi più simpatico di me. Quali sono le canzoni degli altri due che preferite? Max Pezzali: Se dovessi rispondere a questa stessa domanda domani, probabilmente cambierei idea e dopodomani ancora, nel senso che ascoltando i loro pezzi in sequenza mi rendo conto ogni giorno di più di quanto siano belli, e mi innamoro di uno diverso. Oggi dico Differente di Nek e Nuova Luce di Francesco. Nek: Di Max avrei voluto scrivere Nessun Rimpianto e di Francesco Meravigliosa. Francesco Renga: Sicuramente Gli Anni, di Max e Il treno di Filippo.

◗ 18/01 JESOLO (VE) ◗ 20/01 BOLOGNA ◗ 22-23/01 BRESCIA ◗ 25/01 GENOVA ◗ 26-27/01 TORINO ◗ 29/01 PESARO ◗ 31/01 EBOLI (SA) ◗ 1/02 NAPOLI ◗ 3/02 ACIREALE (CT) ◗ 4/02 REGGIO CALABRIA ◗ 12-13/02 MANTOVA ◗ 16/02 PADOVA ◗ 20/02 FIRENZE ◗ 21/02 LIVORNO ◗ 23/02 BOLOGNA ◗ 4-6/04 ROMA ◗ 7/04 ANCONA ◗ 11/04 BARI ◗ 12/04 TARANTO ◗ 16/04 CONEGLIANO (TV) ◗ 19-20/04 ASSAGO (MI) CONCERTI

LA SCALETTA DEL TOUR Il 20 dicembre scorso Max Pezzali, Francesco Renga e Nek, ospiti a RTL 102.5, hanno presentato in anteprima i brani Il mio giorno più bello nel mondo, Gli anni e Fatti avanti amore nelle inedite versioni a tre voci che canteranno anche sul palco del tour. Hanno anche svelato i titoli dei brani che andranno a comporre la scaletta dei concerti nei palasport. Tra gli altri: Come mai, Con un deca, Gli anni, per quanto riguarda il repertorio di Pezzali; Almeno stavolta, Laura non c’è, Sei grande, di Nek; Angelo, Cambio direzione, La tua bellezza, tra le canzoni di Renga.

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Musica

L’AMORE DI BREGOVIC PER SARAJEVO inque anni dopo l’album Champagne for Gypsies, Goran Bregovic torna con una nuova creazione incentrata sul tema della diversità religiosa e della coesistenza pacifica, il disco Three Letters from Sarajevo, edito da Universal. Un album che porta in sé l’urgenza e la voglia di raccontare il melting pot che è la cifra umana e artistica di questo grande artista internazionale per antonomasia. «Io sono di Sarajevo, sono nato su una frontiera: l’unica dove si incontravano ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani. Mio

L’ultimo album si ispira alla sua città, dove vivono esseri umani differenti per origine e religione. Un melting pot che Goran Bregovic ci racconterà suonando nei teatri italiani a febbraio di Clara Dalledonne

papà è cattolico, mia mamma è ortodossa, mia moglie è musulmana. E mi sento anche un po’ gitano, forse perché per mio padre, colonnello dell’esercito, era inaccettabile che facessi il musicista, un mestiere ‘da gitano’, come diceva lui». È la storia di Sarajevo con le sue tante credenze, identità, con i suoi complessi paradossi, che ha ispirato questo album. Sarajevo è la metafora dei nostri tempi, un luogo dove un giorno si vive da buoni vicini e il giorno dopo ci si fa la guerra. Pochi musicisti sono riusciti a sviluppare un’arte così varia, che combina insieme una così grande varietà di stili e tecniche senza perdere la propria identità. Compositore contemporaneo, musicista tradizionale o rock star, Bregovic ha combinato insieme stili e tradizioni, le più disparate, per inventare una musica che è allo stesso tempo universale e assolutamente sua. Bregovic sarà a febbraio in tour in Italia accompagnato da un’orchestra di 18 elementi con la quale calcherà i palchi di alcune delle maggiori città italiane.

LA TRACKLIST DELL’ALBUM 1. Jalija 2. Christian Letter 3. Pero 4. Duj Duj 5. Baila Leila 6. Muslim Letter 7. SOS 8. Vino Tinto 9. Jewish Letter 10. Mazel Tov

CONCERTI

◗ 2/02 Teatro Politeama Greco, Lecce ◗ 3/2 Gran Teatro Geox, Padova ◗ 4/02 Auditorium Parco della Musica, Roma ◗ 5/02 Obi Hall, Firenze ◗ 6/02 Teatro Arcimboldi, Milano ◗ 7/02 Auditorium Manzoni, Bologna ◗ 11/02 Teatro Colosseo, Torino ◗ 13/02 Teatro Carlo Felice, Genova

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Foto Anton Corbijn

Foto FM Photographers

Musica

Brunori Sas

Depeche Mode

MUSICA E RIFLESSIONI IL TOUR INVERNALE Lo scorso anno Brunori Sas ha conquistato il pubblico e la critica con l’ultimo album di inediti “A casa tutto bene”, certificato disco d’oro e seguito dal grande successo live dell’omonimo tour, con oltre 65.000 biglietti venduti. Dopo i numerosi riconoscimenti, tra cui la Targa Tenco per la miglior canzone dell’anno con “La Verità”, che ha ottenuto anche il disco d’oro, il cantautore è pronto a cimentarsi con una nuova avventura teatrale Brunori a teatro – canzoni e monologhi sull’incertezza al via il 16 febbraio. L’artista porterà in scena uno spettacolo unico nel suo genere fatto di musica e argute riflessioni, che si rifà allo stile del teatro - canzone e della standup comedy. CONCERTI ◗ 16/02 Auditorium Santa Chiara, Trento

◗ 19/02 Teatro Arcimboldi, Milano ◗ 26/02 Teatro Augusteo, Napoli ◗ 28/02 Teatro Politeama, Genova (altre date www.brunorisas.it)

Il 2017 è stato un anno eccezionale per i Depeche Mode: dopo il successo del tour estivo negli stadi, la band ha fatto il tutto esaurito nelle arene e negli anfiteatri di tutta Europa. Il Global Spirit tour dei Depeche Mode è iniziato il 5 maggio in occasione del 14esimo album, Spirit, pubblicato da Columbia Records il 17 marzo 2017. L’album ha scalato le classifiche di fan e critica, posizionandosi nella Top 10 in 15 diversi paesi, e nella Top 5 negli Stati Uniti e nel Regno Unito. I Depeche Mode sono nuovamente in tour, questa volta nei palazzetti e suoneranno anche a Milano. Ad accompagnarli quattro diversi performer di supporto, che si alterneranno nel corso delle varie date: Re-Tros, Pumarosa, EMA e Blackline. CONCERTI ◗ 27 e 29/01 Mediolanum Forum, Milano

DUE DATE ITALIANE

Liam Gallagher ha pubblicato lo scorso 6 ottobre via Warner Music il suo album di debutto come artista solista, intitolato As You Were. In Italia il disco ha debuttato alla posizione numero 4 nella classifica musicale degli album più venduti, segnalandosi come la più alta entrata e come l’album di un artista straniero più venduto della settimana. Riguardo al disco, che riprende e rivisita allo stesso tempo certe influenze musicali anni ’60 e ’70, Gallagher ha dichiarato: “Non ho voluto reinventare nulla o lanciarmi in viaggi ipergalattici. È lo stesso suono di Cold Turkey di Lennon, degli Stones, dei classici. Ma fatti a modo mio, ora”. CONCERTI ◗ 26/02 Fabrique, Milano ◗ 27/02 Gran Teatro Geox, Padova


DOPO DUE SOLD OUT, TANTE NUOVE DATE

Dopo aver esordito con Perdo le parole, certificato triplo Disco di Platino in soli cinque mesi, Riki ha pubblicato un nuovo disco di inediti a fine ottobre: Mania, e ha cominciato il tour a novembre con due date sold out a Milano e Roma. Classe 1992, Riccardo Marcuzzo, questo il vero nome, è stato una delle rivelazioni dell’edizione 2017 di Amici di Maria de Filippi, aggiudicandosi il secondo posto e la vittoria della categoria cantanti.

CONCERTI ◗ 16/02 Teatro Della Concordia, Venaria (To) ◗ 20/02 Gran Teatro Geox, Padova

◗ 22/02 Obi Hall, Firenze ◗ 23/02 Gran Teatro Morato, Brescia ◗ 26/02 Alcatraz, Milano

NOMADI IN TOUR

Dopo il grande ritorno discografico con l’album Nomadi dentro (titolo carico di significato e fortemente voluto da Beppe Carletti, e che rappresenta l’identità della storica formazione emiliana), i Nomadi si preparano a tornare in concerto con un tour teatrale che partirà a gennaio e toccherà le principali città italiane. CONCERTI ◗ 24/01 Teatro Lyrick, Assisi (Pg) ◗ 25/01 Teatro

Foto Andrea Colzani

Obi Hall, Firenze ◗ 27/01 Auditorium Parco Della Musica Sala Sinopoli, Roma ◗ 1/02 Teatro Duse, Bologna ◗ 17/02 Gran Teatro Geox, Padova ◗ 6/02 Teatro Nazionale, Milano ◗ 28/02 Teatro Colosseo, Torino (altre date su www.internationalmusic.it)

A RITMO RAPPATO Punto di riferimento assoluto del rap italiano, primo artista made in Italy ad aver firmato con l’iconica etichetta discografica Def Jam Recordings, Guè Pequeno nel 2017 ha pubblicato il quarto album solista intitolato Gentleman: beat aggressivi, testi incisivi, ritmi caraibici e featuring azzeccatissimi. E da febbraio al via il tour.

CONCERTI ◗ 9/02 Fabrique, Milano ◗ 15/02 Viper Club, Firenze ◗ 17/02 Casa della Musica, Napoli ◗ 18/02 Demodè, Modugno (Ba) ◗ 24/02 Spazio 900, Roma ◗ 2/03 Gran Teatro Geox, Padova ◗ 3/03 Vox Club, Nonantola (Mo)

ANCORA SUL PALCO Il tour segue l’uscita di D’amore d’autore, il 40esimo album di Gianni Morandi. Il disco esce a quattro anni di distanza dall’ultimo album di inediti Bisogna vivere, ed è un progetto unico che porta la firma di grandi autori della musica italiana, tra cui Elisa, Ivano Fossati, Levante, Luciano Ligabue, Ermal Meta, Tommaso Paradiso, Giuliano Sangiorgi e Paolo Simoni. Il disco è stato anticipato dal singolo in radio Dobbiamo fare luce, scritto da Luciano Ligabue e prodotto da Luciano Luis Luisi. L’ultimo tour di Morandi risale al 2015, quando ha girato l’Italia con il progetto “Capitani Coraggiosi” insieme a Claudio Baglioni. ◗ 24/02 RDS Stadium, Rimini ◗ 26/02 Pala George, Montichiari (Bs) ◗ 28/02 Zoppas Arena, Conegliano (Tv) ◗ 02/03 RDS Stadium, Genova ◗ 03/03 Pala Alpitour, Torino (altre date su www.fepgroup.it) CONCERTI


Jazz

Una maratona jazz da guinness: quasi cento giorni di programmazione con oltre 65 concerti che coinvolgeranno più di 500 artisti. Questo è l’identikit di Crossroads, il festival itinerante in tutta l’Emilia-Romagna, la cui diciannovesima edizione sarà on the road dal 24 febbraio sino all’1 giugno. A tenere a battesimo la manifestazione sarà Paolo Fresu con il suo Devil Quartet e proporrà il nuovo repertorio “Carpe Diem”. Alla chitarra suonerà Bebo Ferra, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria. Uno dei tratti distintivi di Crossroads sono le residenze d’artista: da tempo, i tre big italiani della tromba jazz, Paolo Fresu, Enrico Rava e Fabrizio Bosso, sono stati come adottati dal festival, e vi prendono parte tornando in più occasioni con gruppi sempre diversi, comprese produzioni originali e progetti di raro ascolto CONCERTO ◗ 24 febbraio, Teatro Fabrizio De André, Casalgrande (Re)

Foto di Manuela Abis

PAOLO FRESU APRE CROSSROADS 2018

JAZZ & BLUES

Nell’auditorium di via Fratelli Zoia 89 a Milano riprendono gli appuntamenti della rassegna Milano Blues 89. A febbraio, fra gli altri, toccherà a Maurizio Bestetti, uno dei “dinosauri” del blues italiano visto che ha alle spalle una carriera iniziata nel 1964. Oltre a far parte del trio semi acustico Blues Power, Bestetti porta avanti un progetto parallelo con un ensemble che propone un repertorio jazz e blues assieme a Michael Loesh e Enrico Tommasini. CONCERTO ◗ 24 febbraio Spazio Teatro 89, Milano

UNO SPETTACOLO TRAVOLGENTE

Il Blue Note ospiterà in concerto l’istrionico Ray Gelato, sassofonista e cantante inglese molto amato nel nostro paese grazie alla sua miscela esplosiva e contagiosa di swing, rhythm’n’blues e jive. Con oltre 25 anni di carriera alle spalle Ray Gelato è diventato uno dei portavoce del movimento “New Swing”. L’artista attinge a piene mani nel repertorio dei grandi crooner italo americani, come Frank Sinatra, Dean Martin e Louis Prima ed è uno degli artisti internazionali più amati dal pubblico italiano. Accompagnato sul palco dalla band dei Giants, Gelato darà vita a uno spettacolo coinvolgente e frizzante, in grado di far divertire e scatenare la platea. Come sempre inoltre, non prendendosi troppo sul serio, Ray Gelato sarà disponibile a richieste del pubblico. CONCERTI ◗ Dal 13 al 17 febbraio Blue Note, Milano

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Classica

GRANDI INTERPRETI: MUSICA DA CAMERA, CLASSICA, OPERA

SOLLIMA • BRUNELLO • PAPPANO • MUTTER • MONTANARI IL SIMON BOCCANEGRA DI FEDERICO TIEZZI TORNA ALLA SCALA

UN GRANDE UOMO DI PACE La produzione del capolavoro verdiano firmata da Federico Tiezzi ha trovato nella guida musicale di Myung-Whun Chung una rinnovata spinta artistica, salutata con entusiasmo alla Scala ma anche nelle tournée al Bol’šoj e in Cina. Proprio per consolidare e rafforzare il livello raggiunto, il titolo torna nella stagione scaligera del 2018. L’umbratile sensibilità del direttore restituisce pulsazioni emotive, abbandoni lirici, amarezze e suggestioni paesaggistiche della partitura avvalendosi di un cast ideale in cui alla dogale autorevolezza di Leo Nucci si affiancano la nobile Amelia di Krassimira Stoyanova, ormai accolta tra le voci più amate dal pubblico scaligero, il sicuro Gabriele di Fabio Sartori e il Fiesco di Dmitry Belosselskiy. L’opera rispetta la storia e la figura del protagonista: Simone Boccanegra fu il primo Doge genovese, eletto il 23 settembre 1339, un personaggio molto importante e un uomo di pace. Simon Boccanegra è un melodramma in un prologo e tre atti, con

musica di Giuseppe Verdi e libretto di Francesco Maria Piave (dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutiérrez), con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito per la seconda versione. Fu rappresentato per la prima volta a Venezia, al Teatro La Fenice, il 12 marzo 1857, la seconda versione invece andò in scena per la prima volta a Milano, al Teatro alla Scala, il 24 marzo 1881. Fu proprio Boito a convincere Verdi a realizzare una seconda versione dell’opera rimettendoci mano perché la considerava un “tavolo zoppo”. SIMON BOCCANEGRA

◗ Dall’8 febbraio al 4 marzo 2018 Teatro alla Scala, Milano Myung-Whun Chung (direttore), Federico Tiezzi (regia) Coro e Orchestra del Teatro alla Scala, Leo Nucci (Simone), Krassimira Stoyanova (Amelia), Dmitri Belosselskiy (Jacopo Fiesco), Fabio Sartori (Gabriele Adorno), Dalibor Jenis (Paolo Albiani), Ernesto Panariello (Pietro)

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Classica

NON È STATO CHE L’INIZIO A Bologna l’edizione 2018 di MICO – Musica Insieme COntemporanea dedica una riflessione al concetto di libertà, “cantata” da Piero Calamandrei come dalla canzone popolare, o dal rock di Giovanni Sollima di Fabrizio Festa

i può davvero celebrare un anniversario come quello che ci ricorda che sono trascorsi cinquant’anni dal 1968? E se sì, come? La XIII edizione di MICO – Musica Insieme COntemporanea, coerente con la sua vocazione di vetrina dell’oggi in tutte le sue declinazioni, si apre con questo interrogativo. La domanda non è di poco conto. Innanzitutto, dove si collochi una possibile celebrazione dell’anno 1968 è difficile dirlo – il ’68 non è solo il ’68, è anche il ’66, e il ’67, e sono gli anni che seguiranno al ’68. Resta poi il fatto che non si è certamente trattato dell’unico mo-

mento, nella storia europea e mondiale, in cui ci sono stati grandi cambiamenti. E neppure l’unico in cui le nuove generazioni – quei giovani che da allora sono diventati una vera e propria classe sociale – hanno avuto un ruolo centrale, protagonistico. Basterebbe pensare al Risorgimento italiano, all’interno del quale persino i giovanissimi hanno avuto un ruolo importante. Il Risorgimento però lo studiamo a scuola, è ormai Storia, e molto spesso nessuno fa caso all’età dei suoi protagonisti. Al contrario, il ’68 è ben vivo nella memoria di molti (anche nella memoria di chi visse il ’77, che pure


con il ’68, con i suoi ideali e con certi suoi schematismi ideologici, intese fare i conti). È dunque, come si suol dire, storia viva e vivente. Molti tra coloro che allora scesero in piazza possono oggi testimoniarlo di persona, e in verità le testimonianze dirette non sono mancate certo in questi ultimi decenni. Così come non sono mancate quelle indirette: film, documentari, studi più o meno approfonditi, convegni, dibattiti, libri e libelli. Insomma, il ’68 è stato il punto culminante di una vicenda cominciata alla fine del decennio precedente, e che ancora oggi è parte integrante della nostra vita, sia dal punto di vista politico, sia da quello sociologico e culturale: è stato un punto di partenza, un’origine, o se si preferisce uno di quei momenti storici nei quali vengono a compiersi scelte determinanti. Scelte che influenzeranno gli anni a venire. Tant’è che il ’68 non sono solo gli studenti che occupano le università, ma anche gli operai che occupano le fabbriche. Non sono solo le nuove generazioni che chiedono a gran voce un cambiamento, ma anche quelle precedenti, che magari hanno fatto la guerra, sono stati partigiani, ed ora si trovano a vivere in un’Italia, che non par loro quella che avevano immaginato combattendo per la sua liberazione. Citare Piero Calamandrei – «La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare» – per introdurre un itinerario musicale, come quello della XIII edizione di MICO, è una maniera per rammentarci appunto la stratificazione generazionale, politica, sociale, culturale, che caratterizzò quel momento. L’aria della libertà – L’Italia di Piero Calamandrei, che inaugurerà il 25 gennaio la rassegna, associa i testi preparati da Nino Criscenti e da Tomaso Montanari, che ne sarà anche il lettore, alle musiche di sette autori che hanno vissuto intensamente quegli anni di libertà negate, di guerra, e infine di liberazione e ricostruzione. Con l’ausilio di immagini e cinegiornali d’epoca, lo spettacolo ci racconta com’è nata quell’Italia, ricordandoci anche il 70° anniversario dall’entrata in vigore della nostra Costituzione, della quale Calamandrei stesso fu tra i compilatori. Ma Calamandrei non a caso è anche

quello dell’Epigrafe per Kesserling, che si chiude con un distico, gridato con forza nelle piazze e nelle strade del ’68: «Ora e sempre Resistenza». Il ’68 è stato, dunque, un punto di arrivo e un punto di partenza. Anche in musica: che si tratti di rock progressivo (semplicemente straordinaria la stagione di quello italiano, con gli Area, il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM, solo per citare le band più note) o delle opere di Berio e Nono, la temperie ideologica è la medesima, come ci dimostra il concerto di Giovanni Sollima e Giuseppe Andaloro, che il 15 marzo passeranno senza soluzione di continuità dall’omaggio al 100° anniversario della morte di Debussy a una nutrita antologia rock. Non solo protesta, non solo rabbia. Al contrario, la protesta si nutre della linfa che arriva spesso da radici antiche, quali quelle del canto popolare, da Dario Fo a Roberto Leydi e Gianni Bosio, che nel ’62 danno vita alla rivista “Nuovo Canzoniere Italiano”, divenuta contempo-

Sopra, il soprano Alda Caiello. Nella pagina a fianco, i protagonisti del concerto multimediale L’aria della libertà

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Classica

Sotto, Giovanni Sollima, in duo con Giuseppe Andaloro per l’appuntamento conclusivo di MICO 2018

raneamente un ensemble. Nel suo repertorio figurano canzoni delle differenti tradizioni popolari. Nel 1964 Berio compone le sue celebri Folk Songs. Nel loro Viaggio in Italia – Nuovo Canzoniere Popolare, il 22 febbraio Alda Caiello e Maria Grazia Bellocchio contribuiranno ad ampliare una ricerca e un repertorio che proprio negli anni che precedettero il ’68 mise le sue radici. La canzone d’autore, il rock, e persino la canzone melodica italiana non poterono rimanere indifferenti a tale rinnovarsi d’interesse per la tradizione ed al tempo stesso alla matrice politica che lo innervava. In particolare, il rock, di cui in Italia gli Area (nati nel 1972 per volontà di Giulio Capiozzo dall’incontro con musicisti come Demetrio Stratos) sono stati all’epoca la band più rappresentativa. Non solo Italia, certamente, l’esperienza progressive trova in Gran Bretagna terreno fertilissimo, ma nel nostro paese è un’esperienza che si lega a tutto il movimento: è cultura popolare, come la s’intendeva in quegli anni.

MICO – MUSICA INSIEME CONTEMPORANEA 2018

XIII edizione

Oratorio di San Filippo Neri, Bologna L’ARIA DELLA LIBERTÀ L’Italia di Piero Calamandrei di Nino Criscenti e Tomaso Montanari con Tomaso Montanari Luca Cipriano (clarinetto) Francesco Peverini (violino) Valeriano Taddeo (violoncello) Marco Scolastra (pianoforte)

◗ giovedì 25 gennaio 2018 ore 20.30 musiche di Casella, Castelnuovo-Tedesco, Hindemith, Messiaen, Ravel, Šostakovič, Stravinskij VIAGGIO IN ITALIA Nuovo Canzoniere Popolare

Alda Caiello (soprano) Maria Grazia Bellocchio (pianoforte) ◗ giovedì 22 febbraio 2018 ore 20.30

musiche di Guarnieri, Nieder, Corghi, Manca, Morricone, Gervasoni, Bussotti, Dall’Ongaro, Franceschini, Gorli, Sani, Gardella, Di Bari, Iannotta, Verrando, Solbiati, Laganà, Mosca, Ambrosini, Gaslini

COSÌ CLASSICO, COSÌ ROCK Da Debussy al Sessantotto, itinerario musicale intorno al secolo breve

Giovanni Sollima (violoncello) Giuseppe Andaloro (pianoforte) ◗ giovedì 15 marzo 2018 ore 20.30

musiche di Eliodoro e Giovanni Sollima, Andaloro, Debussy, Gentle Giant, Area, King Crimson, The Queen

Informazioni per l’acquisto dei biglietti

I biglietti saranno in vendita presso l’Oratorio di San Filippo Neri il giorno del concerto a partire dalle 19,30.

Foto di Gian Maria Musarra

Prezzi: posto unico € 15 Abbonati Musica Insieme € 10 Studenti Università e Conservatorio, Under 30 € 5

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Per info: Fondazione Musica Insieme www.musicainsiemebologna.it info@musicainsiemebologna.it tel. 051 271932


Villa Ca’ Conti dei Marchesi Rusconi Camerini

Ca’ Conti è una splendida villa cinquecentesca aperta al pubblico per visite guidate. A vostra disposizione per ricevimenti, meeting, concerti, wedding.

Via Gazzolo, 1129 35040 Granze (PD) tel. +39 389 2370310 www.facebook.com/villaCaConti www.villacaconti.it


Classica

BRUNELLO A VERONA Foto Studio Amati Bacciardi

La Fondazione Arena di Verona, come da tradizione, affianca alla stagione lirica 2017-2018 l’immancabile proposta concertistica nell’elegante cornice del Teatro Filarmonico di Verona, oltre a un concerto d’eccezione previsto al vicino Teatro Ristori. La stagione sinfonica prevede 6 concerti con replica che avranno come protagonisti interpreti e direttori di fama internazionale insieme all’Orchestra e al Coro della Fondazione Arena di Verona, diretto da Vito Lombardi. Si parte con il primo appuntamento del 9 febbraio: il concerto vede il gradito ritorno, con un programma estremamente eterogeneo, di Mario Brunello nel doppio ruolo di direttore e interprete.

LA BOHÈME DI GRAHAM VICK Per l’inaugurazione della stagione lirica “ON” 2018, il Comunale di Bologna mette in scena una delle opere più celebri di Giacomo Puccini: La bohème, scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henry Murger, presentata in un nuovo allestimento firmato da Graham Vick e con Michele Mariotti sul podio.

ORCHESTRA DELL’ARENA DI VERONA MARIO BRUNELLO (direttore e violoncellista) Johann Sebastian Bach/Leopold Stokowski Toccata e Fuga in re minore BWV 565 Johann Sebastian Bach Concerto per violino e orchestra in sol minore BWV 1056R (eseguito con violoncello piccolo) Dmitri Kourliandski The Riot of Spring per orchestra e pubblico Camille Saint-Saëns Il carnevale degli animali Camille Saint-Saëns Concerto per violoncello e orchestra n.1 in la minore op. 33

LA BOHÈME MICHELE MARIOTTI (direttore) GRAHAM VICK (regia) Mariangela Sicilia/Alessandra Marianelli (Mimì), Hasmik Torosyan/Ruth Iniesta (Musetta), Francesco Demuro/ Vincenzo Costanzo (Rodolfo), Nicola Alaimo/Sergio Vitale (Marcello), Andrea Vincenzo Bonsignore (Schaunard)

◗ Dal 19 al 28 gennaio 2018 Teatro Comunale, Bologna

◗ 9 e 10 febbraio 2018 Teatro Filarmonico

IL RITORNO DI UNA STAR

Foto Ennevi

Dopo un ventennio di assenza Santa Cecilia festeggia il prestigioso ritorno di una star: la violinista tedesca Anne Sophie Mutter, enfant prodige lanciata adolescente nell’empireo della grande musica da Herbert von Karajan che fu suo mentore, torna con un concerto imperdibile nella stagione sinfonica dell’Accademia, scegliendo di suonare l’impegnativo Concerto per violino di Beethoven.

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ORCHESTRA DELL'ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA ANTONIO PAPPANO (direttore) ANNE-SOPHIE MUTTER (violino) Beethoven Concerto per violino Strauss Una vita da eroe ◗ 18 e 19 gennaio 2018 Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, Roma




Teatro

CABARET COMMEDIE TRAGEDIE SUI PALCOSCENICI ITALIANI

Foto di Fabio Lovino

M UÑIZ • MANNINO • FAVINO • ANGIOLINI • MARCHIONI RAOUL BOVA TORNA A RECITARE A TEATRO

LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA IN DUE Dopo il successo della scorsa stagione, confermato da numerosi “tutto esaurito”, ritorna nei teatri italiani Due, una produzione di Michele Gentile per la Compagnia Enfi Teatro diretta da Luca Miniero che vede sulla scena Raoul Bova e Chiara Francini nei panni di una coppia alla soglia della convivenza che si interroga sul futuro. Due rappresenta un ritorno al palcoscenico, per Raoul Bova, dopo vent’anni di cinema e televisione, una conferma per Chiara Francini, che ha alle spalle numerose esperienze sul palco, e un esordio per Luca Miniero, dopo i successi sul grande schermo. «La scena è una stanza vuota», racconta Luca Miniero. «L’occasione è l’inizio della convivenza che per tutti gli essere umani, sani di mente, è un momento molto delicato. Che siano sposati o meno, etero oppure omo. Marco è alle prese con il montaggio di un letto matrimoniale, Paola lo interroga sul loro futuro di coppia. Sapere oggi come sarà Marco fra 20 anni, questa è la sua pretesa. O forse la sua illusione. La diversa visione della vita insieme emerge

prepotentemente nelle differenze fra maschile e femminile. Entrambi i giovani evocheranno facce e personaggi del loro futuro e del loro passato: genitori, amanti, figli, amici che come in tutte le coppie turberanno la loro serenità. Presenze interpretate dagli stessi due protagonisti che accompagneranno fisicamente in scena dei cartonati con le varie persone evocate dal loro dialogo. Alla fine il palco sarà popolato da tutte queste sagome e dai due attori: l‘immagine stilizzata di una vita di coppia reale, faticosa e a volte insensata. Perché non sempre ci accorgiamo che in due siamo molti di più. E montare un letto con tutte queste persone intorno, anzi paure, non sarà mica una passeggiata». DUE ◗ Dal 31/01 al 4/02 Teatro Verdi, Padova ◗ 6-7/02 Teatro San Rocco, Seregno ◗ Dall’8 al 25/02 Teatro Manzoni, Milano ◗ Dal 27/02 al 2/03 Teatro Nuovo, Verona ◗ 3-4/03 Teatro Alfieri, Torino

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Teatro

UN MUSICAL DA RECORD A SUON DI ABBA Prosegue fino a febbraio la tournée di Mamma Mia! di Massimo Romeo Piparo che ha tradotto e adattato in italiano tutti i 24 brani del musical. Tra i protagonisti, Sergio Muñiz, nei panni di Enrique di Cristiana Zappoli

Foto Gianluca Saragò

Foto Antonio Agostini

li Abba non passano mai di moda. E questa ormai è una certezza. Le loro canzoni continuano a essere veri e propri “tormentoni” per intere generazioni, dal 1970 a oggi il loro successo non accenna a diminuire. Partendo dai loro brani cult è stato addirittura scritto un musical Mamma Mia! (titolo di una canzone del 1975), andato in scena per la prima volta nel 1999 e che nel 2003 contava già più di 10milioni di spettatori in tutto il mondo. Naturalmente Hollywood non si è fatta scappare un successo del genere e nel 2008 è uscita la versione cinematografica del musical, interpretata da un cast stellare e a settembre di quest’anno uscirà in Italia il sequel Mamma mia! Ci risiamo, che segna il ritorno del cast originale affiancato da nuovi membri. Difficile sbagliarsi dicendo che Mamma Mia! è probabilmente la più


Foto Antonio Ago

stini

Foto Gianluca Saragò

celebre commedia musicale degli anni 2000: «è uno di quei musical che si sognano un po’ tutta la vita, soprattutto per chi come me è cresciuto sulle note degli Abba», spiega Massimo Romeo Piparo autore della regia e dell’adattamento italiano del musical, prodotto da PeepArrow Entertainment e Il Sistina, che fino a febbraio sarà in tournée nei teatri italiani. La storia è quella della giovane Sofia che, a pochi giorni dal suo matrimonio sull’isola greca in cui vive, chiama i tre fidanzati storici di sua madre per scoprire chi di loro è il padre che non ha mai conosciuto. Nel ruolo dei protagonisti tre attori amatissimi dal grande pubblico e già affermati anche nel campo del musical, Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muñiz, nei personaggi che nel film vennero interpretati da Stellan Skarsgard, Pierce Brosnan e Colin Firth, i tre ex fidanzati. Nel ruolo di Donna, la madre di Sofia, Sabrina Marciano e in quello di Sofia la giovane promessa Eleonora Facchini. In tutto un cast di oltre trenta artisti accompagnati dall’orchestra dal vivo diretta dal Maestro Emanuele Friello. Tra i punti di forza dello spettacolo, una messa in scena ricca e spettacolare: a cominciare dall’ambientazione con un pontile sospeso su vera ac-

qua di mare, con una barca ormeggiata e un vero bagnasciuga. A rendere tutto più reale, le atmosfere tipiche di una incantevole isoletta del Mediterraneo, gli 11mila litri di acqua in scena, le pedane girevoli, una locanda dai caratteristici colori nelle sfumature del bianco e del blu e le cascate di bouganville. «Ma il vero punto di forza - spiega Sergio Muñiz che interpreta Enrique - è la musica degli Abba, è questa la chiave: tutto gira intorno alle loro canzoni: Mamma Mia!, Dancing Queen, The winner takes it all, Super Trouper, sono successi che tutti conoscono e che tutti hanno voglia di ascoltare e di ballare». Tradurre tutti i brani in italiano, quindi, è stata una mossa vincente? Senza dubbio. Questa è una storia creata appositamente sui testi degli Abba, è fondamentale capire quello che raccontano per capire la storia.

In apertura, Sergio Muñiz, 42 anni, nato a Bilbao, si è trasferito in Italia nel 1995. Ha già lavorato in diversi musical tra cui, nel 2016, La via del successo Dreamsister’s. In alto, la foto di gruppo utilizzata per la locandina dello spettacolo. Sopra e nella pagina a fianco, foto di scena

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Teatro

Alcune foto di scena: rispetto alla versione ufficiale, il musical ideato da Piparo preferisce allo stile minimal inglese una messa in scena piÚ ricca e spettacolare. In questa produzione di Peeparrow Entertainment tutto è ideato in maniera originale, dalla regia di Piparo alle coreografie di Roberto Croce, le scene di Teresa Caruso, i costumi di Cecilia Betona, il suono di Alfonso Barbiero e Stefano Gorini, le luci di Daniele Ceprani.

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Inoltre la musica degli Abba si adatta molto bene alla traduzione italiana, cosa che non succede molto spesso. Lasciare i testi in lingua originale e inserire i sottotitoli poteva essere una soluzione? Forse. Però in Italia non siamo abituati ai sottotitoli, a dover leggere, siamo abituati al doppiaggio. Il pubblico avrebbe seguito lo spettacolo con più fatica: questo è un musical che va bene per tutti, dai bambini agli anziani, i sottotitoli secondo me avrebbero escluso una parte del pubblico. Piparo ha detto che è uno spettacolo “super femminista”. Lei è d’accordo? Assolutamente sì, però nell’accezione più positiva del termine. È femminista nel senso che le donne ne escono vincenti, ma non viene né massacra-

to l’essere umano maschile né divinizzato l’essere umano femminile. La storia racconta di donne a 360°, con le loro debolezze anche, i loro desideri, non solo con la loro forza. Donne che sono riuscite a crescere e vivere senza un uomo accanto. Al termine dello spettacolo il teatro si trasforma in un’enorme discoteca dove il pubblico può ballare sulle note della celebre colonna sonora. Esattamente. Piparo ci ha fatto un bello scherzo… secondo me ha allestito tutto il musical solo per avere la soddisfazione di vedere Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muñiz ballare con addosso vestiti di paillettes e scarpe con il tacco! A parte gli scherzi, è un momento molto coinvolgente in cui noi ci divertiamo almeno quanto il pubblico.

◗ 16-17/01 Gran Teatro Palabam, Mantova ◗ 19-20/01 Teatro Auditorium S. Chiara, Trento ◗ Dal 23 al 28/01 Teatro Politeama, Genova ◗ 30/01 Teatro Goldoni, Livorno ◗ 3-4/02 Teatro Comunale, Modena ◗ 6-7/02 Teatro Regio, Parma ◗ Dal 9 all’11/02 Teatro Europauditorium, Bologna ◗ 13-14/02 Pala Arrex, Jesolo (Ve) ◗ Dal 16 al 18/02 Lac, Lugano MAMMA MIA!

UN GRANDE SUCCESSO AL CINEMA Era il 2008 quando uscì nelle sale il film Mamma Mia!, diretto da Phyllida Lloyd con i costumi del Premio Oscar Ann Roth e interpretato da Meryl Streep, Colin Firth, Pierce Brosnan, Stellan Skarsgard, Julie Walters, Amanda Seyfried e Dominic Cooper. La pellicola ha incassato 500 milioni di dollari al box office mondiale, oltre 8 milioni di euro al botteghino italiano e il musical è stato tradotto in otto lingue, visto da 30 milioni di spettatori e rappresentato in 170 città.

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Foto Gianluca Saragò

Teatro

Sopra, i tre protagonisti maschili: Paolo Conticini, Luca Ward e Sergio Muñiz. Nella pagina a fianco: al centro Sabrina Marciano, che interpreta Donna, alla sua sinistra Laura Di Mauro e alla sua destra Elisabetta Tulli che interpretano le scatenate migliori amiche di Donna

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Lei interpreta Enrique, che nel film si chiamava Harry. Che personaggio è? Nel film era il personaggio interpretato da Colin Firth. Non lo abbiamo stravolto, ne abbiamo mantenuto lo spirito originale, con qualche cambiamento però. Enrique è uno spagnolo che vive da tanti anni a Londra e che lavora nella City, gli piace atteggiarsi da inglese ma sotto sotto ha un’altra personalità, un’anima rock che rappresenta tutto quello che era da giovane, ovvero un rockettaro sfegatato che amava, come si dice, “il metallo puro”. Quindi appare in giacca e cravatta, posato, molto inglese appunto, ma poi mostra il metallaro che è in lui. È un po’ come me: anche io spesso appaio agli occhi del pubblico non proprio come sono. In che senso? Diciamo che sono più tamarro di quello che sembro!

Nel musical oltre a recitare deve anche cantare e ballare. Come se la cava? Per quanto riguarda ballare… per fortuna non ci chiedono molto! Diciamo che me la cavo. A cantare invece me la cavo bene, canto da diversi anni, già nel 2009 ho pubblicato il mio primo album. Adesso sto lavorando a un progetto musicale che comprende delle canzoni totalmente mie, penso che sia un progetto molto interessante. E poi sono io in prima persona che ci sto lavorando insieme al produttore, non ho lasciato la mia musica nelle mani di altri, ci lavoro attivamente, ne verrà fuori un lavoro che mi rispecchierà appieno. È nata prima la passione per la recitazione o per la musica? È nato tutto per caso. Sono arrivato in Italia per fare il modello, poi ho cominciato a frequentare corsi di recitazione perché facevo pubblicità tele-


agò

piace ma non vorrei fermarmi, vorrei fare anche televisione e cinema. Il bello di fare l’attore è questo, che non è necessario fermarsi a una sola cosa, l’attore deve fare personaggi diversi così come deve parlare linguaggi diversi. È parecchio tempo però che lavora solo in teatro. Perché in teatro riesco a scegliere i ruoli che preferisco, per questo motivo mi ci sono dedicato di più. In televisione e al cinema è più difficile scegliere perché mi offrono solo un certo tipo di ruolo, quello del “belloccio” e magari neppure tanto intelligente. Personaggi che non mi stimolavano più di tanto. In teatro scelgo ruoli che in qualche modo vanno a massacrare il sex symbol. Quasi tutti i personaggi che sto interpretando in questi anni sono un po’ “sfigati” o comunque molto particolari. Mi danno la possibilità di giocare con la recitazione, di non essere banale, di fare l’attore in pratica.

Foto Gianluca Sar

visive e quindi dovevo avere un po’ di basi. Poi ho conosciuto amici che recitavano, ho fatto altri corsi, poi una scuola e alla fine è diventato un lavoro. Con la musica è stato lo stesso: ho conosciuto dei musicisti, poi ho comprato la prima chitarra, poi ho imparato a suonarla, un amico mi ha invitato in un locale e ho cantato una canzone con lui e piano piano sono cresciuto. Sono una persona inquieta quindi da lì a cominciare a creare qualcosa il passo è stato breve. Il musical unisce entrambe le sue passioni, lo considera il suo habitat? No, è semplicemente uno dei tanti linguaggi con cui mi esprimo. È lo stesso per il il teatro: mi

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Teatro

QUANDO IL DRAMMA È LA MEDIOCRITÀ Torna a teatro uno dei classici per eccellenza: Zio Vanja di Čechov, riadattato in una chiave più moderna ma fedele ai valori dell’originale. Protagonisti, gli attori Vinicio Marchioni e Francesco Montanari di Clara Dalledonne

inicio Marchioni è regista e interprete di Uno Zio Vanja di Čechov nell’adattamento di Letizia Russo (da un’idea di Vinicio Marchioni e Milena Mancini) che, perfettamente in linea con la filosofia di Khora. Teatro che produce lo spettacolo, ha l’obiettivo di riavvicinare il grande pubblico alla storia del teatro, dimostrandone l’attualità dei valori. Il co-protagonista dello spettacolo è l’attore romano Francesco Montanari, che aveva già lavorato insieme a Marchioni nella serie tv Romanzo criminale, che li ha resi famosi entrambi. Insieme a loro, sul palcoscenico, Lorenzo Gioielli, Milena Mancini, Nina Torresi, Alessandra Costanzo, Andrea Caimmi e Nina Raia. Il 26 ottobre del 1899 Anton Čechov fa rappresentare al Teatro d’arte di Mosca Zio Vanja, oggi considerato uno dei suoi drammi più importanti (insieme a Il gabbiano del 1895), nonché il dramma della mediocrità per eccellenza. La pièce racconta dei tormenti interiori di Ivan Petrovic Voiniskij, zio Vanja appunto, che per sei anni ha amministrato con scrupolo e abnegazione la tenuta della nipote Sonja versandone i redditi al cognato, il professor Serebrjakov, vedovo di sua sorella e padre di Sonja. L’apparente serenità famigliare viene turbata dall’arrivo di Serebrjakov che si stabilisce con i due, insieme alla seconda moglie, Elena. Le


illusioni sono presto distrutte: alla rivelazione che l’illustre professore è solo un mediocre sfacciatamente ingrato, zio Vanja sembra ribellarsi. In un momento d’ira arriva a sparargli, senza colpirlo. Nemmeno questo gesto estremo modifica il destino di Vanja e di Sonja, che riprendono la loro vita rassegnata e dimessa, sempre inviando le rendite della tenuta al professore tornato in città con la moglie. «I temi universali della famiglia, dell’arte, dell’amore, dell’ambizione e del fallimento, - spiega Vinicio Marchioni - inseriti in una proprietà ereditata dai protagonisti della vicenda di Zio Vanja, sono il centro della messa in scena. Cosa resta delle nostre ambizioni con il passare della vita? E se anziché un’azienda agricola nella Russia di fine Ottocento, i nostri protagonisti avessero ereditato un vecchio teatro in una delle province italiane maggiormente colpite dal terremoto? La nostra analisi del capolavoro cechoviano parte da queste due domande, che aprono squarci di riflessioni profondissime, anche sul nostro paese e su di noi, attraverso quello sguardo cinico, ironico ma sempre compassionevole proprio di A. Čechov, finalizzato a mettere in scena ‘gli uomini per quello che sono, non per come dovrebbero essere’». Lo stile di Čechov, come spiegano i produttori di Uno Zio Vanja, è semplice e sobrio e, modellato sul tragicomico quotidiano, restituisce con fascino irripetibile e struggente le complesse sfaccettature dell’esistenza umana anticipando e influenzando tutti i motivi successivi della drammaturgia occidentale europea e nordamericana. La regia di Vinicio Marchioni, attorniato da un cast di creativi di notevole livello, prende le mosse da un profondo studio del meccanismo drammaturgico dell’originale, per restituirne pienamente il dovuto spessore culturale. ◗ 24/01 Teatro Mannini, Narni (Tr) ◗ Dal 26/01 al 4/02 Teatro della Pergola, Firenze ◗ 6/02 Teatro Comunale, Lanciano (Ch) ◗ 7-8/02 Teatro Comunale, Teramo ◗ 9/02 Teatro Comunale, Sulmona (Aq) ◗ 10-11/02 Teatro Marrucino, Chieti ◗ Dal 15 al 25/02 Teatro Ambra Jovinelli, Roma ◗ Dal 2 al 4/03 Teatro Duse, Bologna ◗ 10-11/03 Teatro Era, Pontedera (Pi) UNO ZIO VANJA

A sinistra, Vinicio Marchioni, 42 anni, ha debuttato in teatro nel 1995. A destra, Francesco Montanari, 33 anni. Entrambi nel 2011 alla Mostra del Cinema di Venezia hanno vinto il Premio Guglielmo Biraghi. (Per le foto: Valeria Mottaran)


Teatro

AGATHA CHRISTIE A TEATRO

◗ 24-25/02 Teatro Petrarca, Arezzo ◗ 27/02 Teatro Era, Pontedera (Pi) ◗ 28/02 Teatro Giotto, Borgo San Lorenzo (Fi) ◗ 2/03 Teatro De Filippo, Agropoli ◗ 3-4/03 Teatro delle Arti, Salerno (Sa) (altre date su www.ipocriti.com)

Foto Daniele Barraco

Miss Marple, la più famosa detective di Agatha Christie, sale per la prima volta su un palcoscenico in Italia. E lo fa con la simpatia di Maria Amelia Monti, che dà vita a un personaggio contagioso, in un’interpretazione che creerà dipendenza. Con lei due attori di originale talento come Roberto Citran e Giulia Weber, e un gruppo di giovani dalla strabordante energia scenica. Adattando il romanzo, Edoardo Erba riesce a creare una commedia contemporanea, che la regia di Pierpaolo Sepe valorizza con originalità, senza intaccare l’inconfondibile spirito di Agatha Christie. MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO

FAVINO VOCE SOLISTA L’intelaiatura di quest’opera, La nuit juste avant les forêts di Bernard-Marie Koltès, è un paradigma straordinario, un testo fluentissimo e irto nella sua prosa vertiginosa, aliena da punteggiatura ferma, tutta pervasa di anacoluti e biasimi come un romanzo-pamphlet di Céline. I temi assoluti di questo autore prematuramente scomparso a quarant’anni affiorano in una comunicazione per voce solista, un poema teatralissimo che sconta i problemi dell’identità, della moralità, dell’isolamento, dell’amore non facile. Protagonista dello spettacolo, diretto da Lorenzo Gioielli, Pierfrancesco Favino. ◗ Dall’11 al 28/01 Teatro Ambra Jovinelli, Roma LA NOTTE POCO PRIMA DELLE FORESTE

UNA STORIA DI FAMIGLIA

Foto Pino Le Pera

In una villa immersa nei ricordi, due sorelle (Isabella Ferrari e Iaia Forte) rivivono un passato glorioso ormai svanito. Un terribile incidente si è portato via il padre e il loro futuro. Assieme a lui, le due sorelle da piccole avevano formato un trio musicale di scarsissimo successo, che fu sciolto quando Chiara intraprese una carriera nel cinema. Gli esiti dell’incidente si ripercuotono sulle due ragazze: Regina nasconde il suo dolore nell’alcool, mentre Chiara si trova costretta sulla sedia a rotelle. ◗ 18-19/01 Teatro Lauro Rossi, Macerata ◗ 20/01 Teatro La Nuova Fenice, Osimo (An) ◗ 21/01 Teatro Concordia, San Benedetto del Tronto (Ap) ◗ Dall’1 all’11/02 Teatro Ambra Jovinelli, Roma

SISTERS. COME STELLE NEL BUIO

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GUERRA FRA CONIUGI La guerra dei Roses è prima di tutto il titolo di un romanzo del 1981 e poi otto anni più tardi diventa un enorme successo cinematografico per la regia di Danny De Vito. L’autore del romanzo, Warren Adler, scrive anche il soggetto del film e in seguito deciderà di adattare questa vicenda anche per il teatro, creando una commedia straordinaria, raffinata e caotica al tempo stesso, comica e crudele, ridicola e folle. Diretti da Filippo Dini, i protagonisti dello spettacolo sono Ambra Angiolini e Matteo Cremon. ◗ 23-24/01 Teatro Alfonso Rendano, Cosenza ◗ 26/01 Teatro Politeama Greco, Lecce ◗ 27-28/01 Teatro Team, Bari ◗ 30/01 Teatro Mario Apollonio, Varese ◗ 31/01 Teatro Alessandrino, Alessandria ◗ 1/02 Teatro Splendor, Aosta ◗ 2/02 Teatro Astoria, Lerici (Sp) ◗ 3-4/02 Teatro Comunale Garibaldi, Figline Valdarno (Fi) LA GUERRA DEI ROSES

LA MANNINO IN TOURNÉE

Foto SerenaGallorini_Emid

Dopo 154 date nei teatri italiani con il suo spettacolo Sono nata il ventitré, con cui ha raccontato la sua infanzia, la sua vita e come è cambiato il mondo attorno a lei, Teresa Mannino torna in teatro con il suo nuovo spettacolo, ispirato sempre dalla sua amata Sicilia, a cui è fortemente legata pur vivendo a Milano ormai da tanti anni: proprio nella città scaligera, infatti, ha cominciato i suoi studi teatrali. ◗ 26-27/01 Teatro Carbonetti, Broni (Pv) ◗ 30-31/01 Teatro San Rocco, Seregno (Mb) ◗ 1/02 Teatro Italia, Garbagnate (Mi) ◗ 2/02 Teatro Galleria, Legnano (Mi) ◗ 3/02 Teatro Sociale, Mantova ◗ 8/02 Teatro De Micheli, Copparo (Fe) ◗ Dal 9 all’11/02 Teatro il Celebrazioni, Bologna ◗ 13-14 Teatro Excelsior, Cesano Maderno (Mi) ◗ 15/02 Teatro Novelli, Rimini ◗ 23-25 Teatro Colosseo, Torino (altre date su www.teresamannino.com) TERESA MANNINO. SENTO LA TERRA GIRARE

Foto Giuseppe La Spada

DALLA TV AL PALCOSCENICO

Appena conclusa l’esperienza in TV come giudice di Strafactor, Drusilla Foer, icona di stile, cantante e attrice, ha iniziato il tour teatrale dello spettacolo Eleganzissima, per la direzione artistica di Franco Godi, compositore per la pubblicità, per la tv e per il cinema fin dagli anni ‘60. Il recital, scritto e interpretato da Drusilla Foer, racconta, in un’alternanza di humour sagace e di malinconia commovente, aneddoti tratti dalla sua vita straordinaria, vissuta fra l’Italia, Cuba, l’America e l’Europa, e costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. Essenziali al racconto biografico sono le canzoni dello spettacolo, che Drusilla interpreta dal vivo, accompagnata da una band di 4 musicisti. ◗ 3/02 Teatro Palazzo, Bari

DRUSILLA FOER. ELEGANZISSIMA

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Musical

LA TATA PIÙ FAMOSA

WEC - World Entertainment Company presenta la prima produzione italiana assoluta di Mary Poppins. La magica storia della tata più celebre del mondo sbarca finalmente a Milano in uno show fatto di incredibili effetti e coinvolgenti coreografie, ma soprattutto canzoni indimenticabili come “Supercalifragilistichespiralidoso”, “Cam caminì”, “Com’è bello passeggiar con Mary” e “Un poco di zucchero”. La versione teatrale di Mary Poppins è un riadattamento dei racconti di P.L. Travers e dell'amato film di Walt Disney con Julie Andrews del 1964 che vinse ben 5 Oscar e che avrà un suo sequel nel 2018. ◗ Dal 13 febbraio al 13 maggio Teatro Nazionale CheBanca, Milano MARY POPPINS

UNA TURANDOT MODERNA Lorella Cuccarini è la protagonista di questo musical, ideato e diretto da Maurizio Colombi, ispirato alla fiaba persiana da cui nacque la Turandot di Giacomo Puccini. Interpreta il ruolo di una crudele e malefica regina, vittima di un incantesimo, nel cui regno gli uomini sono costretti a indossare una maschera per non incrociare il suo sguardo. Solo colui che sarà in grado di risolvere tre enigmi potrà averla in sposa. Riuscirà il Principe Calaf, interpretato da Pietro Pignatelli, a sciogliere il cuore di ghiaccio della regina? La Turandot ebbe nelle varie edizioni dei finali distinti. Il moderno adattamento in musical di Colombi dà una nuova chiave di lettura fantastica. ◗ 23-24/01 Teatro EuropAuditorium, Bologna ◗ Dal 26 al 28/01 Teatro Verdi, Firenze ◗ Dall’1 al 4/02 Teatro Alfieri, Torino ◗ Dal 9 all’11/02 Teatro Team, Bari ◗ Dal 15 al 18/02 Teatro Metropolitan, Catania ◗ Dal 22 al 25/02 Teatro Vittorio Emanuele, Messina ◗ 27-28/02 Teatro Rendano, Cosenza

Foto Igino Ceremigna

LA REGINA DI GHIACCIO

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UN VIAGGIO MUSICALE

Pluripremiato musical campione di incassi a Broadway e nel West End di Londra, Jersey Boys va in scena in Italia con la regia di Claudio Insegno. Un viaggio musicale tra i successi che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo tra gli anni ’50 e gli anni ’70: la vera storia dell’italo americano Frankie Valli e dei Four Seasons che, appena ventenni, hanno scritto le proprie canzoni inventando il sound unico che ha venduto oltre 175 milioni di dischi in tutto il mondo. ◗ Dall’1 al 4/02 Teatro Valli, Reggio Emilia ◗ Dal 7 all’11/02 Teatro Rossetti, Trieste ◗ Dal 16 al 18/02 Teatro Verdi, Firenze ◗ 20-21/02 Teatro Alfieri, Torino JERSEY BOYS



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Cinema

I FILM CHE PRESTO ARRIVERANNO SUL GRANDE SCHERMO B ENTIVOGLIO • CRESCENTINI • GERINI • FRESI • SANDRELLI

LIGABUE RACCONTA RIKO Made in Italy è una dichiarazione di amore frustrato verso il Paese, raccontata con le parole e la musica di Luciano Ligabue, attraverso lo sguardo di Riko, interpretato da Stefano Accorsi. Un uomo onesto che vive di un lavoro che non ha scelto (è operario nel salumificio dove lavorava suo padre) nella casa di famiglia che riesce a mantenere a stento, ma che può contare su un gruppo di amici veri e su una moglie che, tra alti e bassi, ama da sempre. Suo figlio è il primo della famiglia ad andare all’università. È però anche un uomo molto arrabbiato con il suo tempo, che sembra scandito solo da colpi di coda e false partenze. Quando perde le poche certezze con cui era riuscito a tirare avanti, la bolla in cui vive si rompe e Riko capisce che deve prendere in mano il suo presente e ricominciare, in un modo o nell’altro. E se a volte si cade e rialzarsi non è facile, Riko ha scelto di non darla vinta al tempo che corre. Terzo film da regista del cantante e musicista Luciano Ligabue, dopo Radio Freccia e Da zero a dieci, Made in Italy, prodotto da Domenico Procacci per Fan-

dango e distribuito da Medusa, è ispirato all’omonimo concept album uscito nel novembre del 2016, composto da 14 brani legati fra loro dal personaggio di Riko, definito da Ligabue un suo alter ego: «una delle vite che avrei potuto fare io se non fossi diventato un cantante». Alcune immagini del film sono già state proiettate durante i concerti del tour del cantante emiliano nei palasport. Le riprese sono durate sette settimane e si sono svolte principalmente a Correggio, ovvero la città natale di Ligabue e a Reggio Emilia. Kasia Smutniak, la protagonista femminile del film, ha detto che il film «è come un’opera d’arte che esprime l’amore per questo Paese. È la storia di un uomo della provincia italiana che si trova a un punto morto della vita, si guarda indietro e trova il modo di ricominciare. Racconta con grande sincerità e leggerezza l’Italia contemporanea». ◗ Produzione Fandango Regia Luciano Ligabue Cast Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Tobia De Angelis Uscita nelle sale 25 gennaio

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Cinema

SI PUÒ SOPRAVVIVERE DA SCONNESSI? Restare senza internet potrebbe aiutarci a recuperare rapporti umani che sembrano perduti? Ettore, il protagonista dell’ultimo film di Marazziti, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, ne è convinto di Cristiana Zappoli

Fabrizio Bentivoglio, 61 anni, ha da poco concluso una lunga tournée teatrale con lo spettacolo L’ora di ricevimento. Nella pagina a fianco, alcune scene del film

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iviamo in un mondo (e in un modo) talmente connesso che anche solo il titolo del film di Christian Marazziti, Sconnessi, ci fa un po’ paura. E l’obiettivo del film è proprio quello di far riflettere sulle conseguenze da dipendenza dalla connessione internet, dai social, e più in generale dal mondo virtuale. Ettore (Fabrizio Bentivoglio), è uno scrittore famoso che in occasione del suo compleanno, che coincide con quello di uno dei suoi figli, decide di portare tutta la sua

famiglia nel suo chalet in montagna: ha due figli da un precedente matrimonio, Claudio (Eugenio Franceschini), giocatore di poker on line, e Giulio (Lorenzo Zurzolo), liceale nerd e introverso, e una seconda moglie bella, giovane e un po’ naif, Margherita (Carolina Crescentini), incinta al settimo mese. Al gruppo si uniscono anche Achille (Ricky Memphis), fratellastro di Margherita appena cacciato di casa dalla moglie, e Tea (Giulia Elettra Gorietti), giovane fidanzata di Claudio e devota fan



Cinema

di Ettore. Arrivati allo chalet trovano Olga (Antonia Liskova), l’affidabilissima tata ucraina, con la figlia Stella (Benedetta Porcaroli), adolescente dipendente dai social network. A sorpresa arriva anche Palmiro (Stefano Fresi), il fratello bipolare di Margherita e Achille, fuggito dalla casa di riposo. Quando il gruppo rimane improvvisamente senza connessione internet, tutti entrano nel panico e le conseguenze saranno rocambolesche. «Il film racconta di una famiglia allargata, - spiega l’attore Fabrizio Bentivoglio, uno dei protagonisti - che Ettore, il mio personaggio, decide di portare in montagna in un luogo appartato dove si è organizzato per oscurare tutte le possibilità di connessione. Lo fa perché pensa, così, di riattivare, da un punto di vista umano, i rapporti tra i suoi figli e con i suoi figli. Naturalmente ci saranno parecchi imprevisti che in qualche modo manderanno all’aria i suoi piani. È una commedia e un’occasione per riflettere su quanto tempo dedichiamo ai rapporti social e quanto ai rapporti sociali». Il film quindi fa ridere e fa riflettere allo stesso tempo? Dovrebbe. È quello che ci si augura tutte le volte credo. Nel migliore dei casi un film,

Stefano Fresi, 42 anni, è attore, compositore e musicista. È tra le new entry della serie tv I delitti del BarLume, in onda a gennaio 68 ITA EVENTI

così come un’opera teatrale, dovrebbe riuscire a far riflettere attraverso delle emozioni. Che tipo è il suo personaggio, Ettore Ranieri? È uno scrittore molto conosciuto che capiamo essere un po’ in crisi, sembra che la sua vena artistica si sia inaridita. Non scrive da tanto tempo e capiremo presto che vuole approfittare della situazione che ha creato per ritrovare l’ispirazione. È in qualche modo un portabandiera dell’analogico? È un nemico dichiarato della tecnologia tout court, usata indiscriminatamente in qualsiasi occasione. Dà la colpa alla tecnologia se non ha un rapporto con i suoi figli? In parte sì ma riesce anche a capire che in larga parte è colpa sua, che non può dare tutta la colpa alla tecnologia, anzi, la colpa è soprattutto sua. Distaccarli dalla tecnologia diventa un espediente, un modo per creare una situazione in cui si possano fare cose insieme, dai piccoli giochi di società a guardarsi negli occhi e parlarsi. Il momento del distacco da internet crea il panico nello chalet di montagna. Secondo lei è una scena abbastanza realistica, nella realtà succederebbe una cosa simile?


Un tale panico da mancanza di connessione? Nella realtà voglio sperare di no. Questo è un film ed è una metafora un po’ esagerata che serve a creare un campanello di allarme prima che questo succeda veramente. Cosa le piace di più di questo film e secondo lei cosa piacerà di più al pubblico? Proprio il fatto di riuscire a far riflettere attraverso il sorriso. Secondo me è una qualità abbastanza rara: ragioniamo a settori e quindi siamo abituati a pensare che ci sono film che fanno riflettere, e che magari sono film molto seriosi, i film d’autore per intenderci, e film che fanno ridere. Invece i due aspetti non devono per forza essere separati, anzi sarebbe augurabile che fossero condivisi. Così come il dramma e la commedia, la vita li contiene entrambi, esiste la commedia perché esiste il dramma. Così come il silenzio e il parlare di continuo, le parole acquistano valore perché esistono i silenzi. Lei che rapporto ha con internet e più in generale con il telefono? Puramente utilitaristico. Non ho profili social, per me la vita privata è, come dice la parola stessa, privata. Non mi verrebbe mai in mente di divulgare i fatti miei via social e, in fondo, provo anche un certo imbarazzo nei confronti di chi lo fa. Secondo lei è più facile comunicare con il filtro della tecnologia? Secondo me è fintamente più facile, perché non è una comunicazione sensoriale, quindi non è una vera comunicazione. La

Gli attori Giulia Elettra Gorietti, Eugenio Franceschini e Lorenzo Zurzolo in una scena del film: i protagonisti, senza connessione a internet, dovranno imparare nuovamente a confrontarsi gli uni con gli altri

vera comunicazione prevede come minimo un contatto, anche solo attraverso la voce ma qualcosa la voce racconta. Comunicare attraverso delle paroline che appaiono su uno schermo come succede in una chat, in cui nessuno dei nostri sensi è coinvolto, mi sembra un po’ limitante. Sconnessi è un film corale? Assolutamente sì. Il mio personaggio è il protagonista solo nel senso che è la causa di quello che succede, organizza il tutto e lo prevede e ne subisce in qualche modo le conseguenze. Ma in ogni altro senso il film è corale, si seguono parimenti tutti i personaggi. Ognuno viene messo in discussione a seconda di quello che è abituato a fare, è costretto a guardare sotto una luce diversa sia se stesso sia le cose che succedono. Le convinzioni di tutti i protagonisti verranno scardinate e dovranno affrontare le loro insicurezze per poi ripartire. ◗ Produzione Camaleo - Regia Christian Marazziti - Sceneggiatura Michela Andreozzi, Christian Marazziti, Massimiliano Vado Cast Fabrizio Bentivoglio, Ricky Memphis, Carolina Crescentini, Stefano Fresi, Antonia Liskova - Uscita nelle sale 22 febbraio 2018


Cinema

LE SFUMATURE DELL’ANIMA A febbraio sarà al cinema l’ultimo film di Gabriele Muccino, che segna il suo ritorno in Italia. La storia di una grande famiglia che si ritrova riunita senza vie di fuga di Cristiana Zappoli

Nel cast del film alcuni tra i migliori attori italiani: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi

casa tutti bene è un racconto corale. E la cosa non sorprende di certo considerando i “precedenti” di Gabriele Muccino, per citarne uno su tutti: L’ultimo bacio. La storia è quella di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le nozze d’oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere (il film è girato a Ischia). Un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine. «Sulla carta è la mia opera più complessa e più completa. Quella più nutrita dalla vita», ha raccontato Muccino ad Arianna Finos per Repubblica TV. «Con questo film ho potuto raccontare quello che siamo veramente, ho potuto esprime al massimo tutte le pulsioni emotive dell’animo umano distribuite su più personaggi». ◗ Produzione Lotus Production Regia Gabriele Muccino Sceneggiatura Gabriele Muccino e Paolo Costella Distribuzione 01 Distribution Uscita nelle sale 14 febbraio 2018



Cinema

STRONGER IN USCITA NEL 2018

L’appassionante storia di Jeff Bauman, interpretato da Jake Gyllenhaal, un uomo comune divenuto un simbolo di speranza e di forza non solo per Boston ma per il mondo intero. È un storia vera, il racconto intimo e personale di un viaggio eroico che Jeff ha compiuto, un viaggio che ha messo alla prova i legami familiari, ha stimolato l’orgoglio e il senso di appartenenza a una comunità e ha fatto emergere in lui quella forza interiore nascosta che permette a tutti noi di superare anche le sfide più dure che la vita ci presenta. Jeff è un 27enne che partecipa alla maratona di Boston per provare a riconquistare l’amore della sua ex-ragazza Erin.

È lì al traguardo ad aspettarla quando le bombe esplodono, provocandogli la perdita di entrambe le gambe. Dopo aver ripreso conoscenza in ospedale, Jeff aiuterà la polizia a identificare uno degli attentatori, ma la sua battaglia personale è soltanto all’inizio. Dovrà affrontare lunghi mesi di riabilitazione fi-

sica ed emotiva, trovando in se stesso e nell’instancabile supporto di Erin e della sua famiglia, la forza per reagire.

◗ Produzione Lionsgate Regia David Gordon Green Sceneggiatura John Pollono Cast Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown, Lenny Clarke

C’EST LA VIE. PRENDILA COME VIENE NELLE SALE DALL’1 FEBBRAIO 2018

Il racconto comico e brillante di tutto quello che può andare storto quando si organizza un party di nozze. Dai preparativi alla grande festa finale, l’imprevisto è dietro l’angolo, e tra gaffe e piccoli incidenti la riuscita della festa è in serio pericolo… Nulla è più importante per due sposi del giorno del proprio matrimonio. Tutto deve essere magico in ogni momento. E per organizzare la festa perfetta, Max e il suo team sono i migliori in circolazione. Pierre ed Elena hanno deciso di sposarsi in un magnifico castello poco fuori Parigi e hanno scelto di affidarsi a loro per una serata meravigliosa. 72 ITA EVENTI

Tutte le fasi, dall’organizzazione alla festa, viste attraverso gli occhi di quelli che lavorano per renderla speciale. Sarà una lunga giornata, ricca di sorprese, colpi di scena e grandi risate. Il film, campione di incassi in Francia, è stato presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma, ed è diretto dai registi del film Quasi amici. “In Francia questo film si chiama ‘Il sen-

so della festa’, - ha detto uno dei registi, Toledano - un modo per far capire che bisogna non abbattersi quando sembra che tutto il mondo ci crolli attorno”. ◗ Produzione Gaumont, Quad Productions - Regia e sceneggiatura Erik Toledano e Olivier Nakache Cast Jean-Pierre Bacri, Gilles Lellouche, Jean-Paul Rouve, Eye Haidara, Suzanne Clément


Cinema

CARAVAGGIO. L’ANIMA E IL SANGUE NELLE SALE 19-20-21 FEBBRAIO 2018

Un viaggio attraverso la vita, le opere e i tormenti di Caravaggio, artista geniale contraddittorio, che più di ogni altro ha raccolto in sé luci e ombre, genio e sregolatezza, generando opere sublimi. Il film è un excursus narrativo e visivo attraverso i luoghi in cui l’artista ha vissuto e quelli che ancora oggi custodiscono alcune tra le sue opere più note. Un’approfondita ricerca documentale negli archivi che custodiscono traccia del passaggio dell’artista ci conduce in una ricostruzione sulle tracce e i guai di Caravaggio e alla scoperta delle sue opere, di cui cir-

ca 40 trattate nel film, che, grazie all’impiego di evolute elaborazioni grafiche, di macro estremizzate e di lavorazioni di luce ed ombra, prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile. La contemporaneità dell’animo di Caravaggio viene restituita nel film da scene fotografiche e sim-

boliche ambientate in un contesto contemporaneo ed essenziale. La voce dell’io interiore di Caravaggio, emotiva, evocativa e al tempo stesso intima, è quella di Manuel Agnelli.

amici volge al peggio nell’arco di pochissimo tempo. Sotto pressione, in un ambiente circoscritto, tutto ciò che è nascosto emerge in superficie e la nostra casa, che consideravamo come un rifugio, può rapidamente trasformarsi in prigione. Volevo che si ridesse ma sul filo del rasoio, osservando questo gruppetto di persone che fallisce nel dispera-

to tentativo di mantenersi coerente con la linea di partito su cosa è moralmente giusto e politicamente di sinistra”.

◗ Produzione Sky e Magnitudo Film Regia Jesus Garces Lambert Sceneggiatura Laura Allievi

THE PARTY NELLE SALE DALL’8 FEBBRAIO 2018

Janet è appena stata nominata Ministro del Governo Ombra, il coronamento della sua carriera politica. Lei e suo marito Bill decidono quindi di festeggiare con gli amici più vicini. Gli ospiti arrivano nella loro casa di Londra, ma la festa volge inaspettatamente al peggio quando Bill all’improvviso fa due rivelazioni esplosive che sconvolgono sia Janet che i presenti. Amore, amicizia, convinzioni politiche e un intero stile di vita vengono messi in discussione. Sotto la superficie elegantemente liberal degli ospiti freme la rabbia. Lo scontro li spingerà a sfoderare l’artiglieria pesante, anche in senso letterale. “The Party - spiega la regista - è una commedia che vira in tragedia, in cui una festa tra

◗ Produzione Adventure Picture/ Oxwich Media Regia e sceneggiatura Sally Potter Cast Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cherry Jones, Emily Mortimer, Cillian Murphy, Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Christopher Sheppard ITA EVENTI 73


Volti nuovi

HO SPERIMENTATO

Q

uando si nasce e si cresce in un luna park, quando casa non vuol dire quattro mura e un tetto sulla testa ma quattro ruote e un motore, quando non ci si ferma mai nello stesso posto troppo a lungo, il concetto di libertà che ha la gente comune deve stare, quantomeno, un po’ stretto. Oggi Giulio Beranek ha trent’anni e fa l’attore, ma la sua anima resta quella di quel bambino cresciuto in un luna park itinerante, un’anima nomade, che si sente in trappola a vivere tra quattro mura ancorate al suolo. Spesso si dice che la vita è una giostra, la sua sembra esserlo stata veramente. Lo abbiamo visto da poco al cinema nell’ultimo film dei fratelli Taviani, Una questione privata, tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma; una storia di amore e tradimenti che coinvolge tre amici e partigiani, uno dei tre, il più saggio, è interpretato da Beranek. La sua è una storia decisamente particolare: è figlio di esercenti dello spettacolo viaggiante (guai a chiamarlo giostraio!), la madre è imparentata con la famiglia Togni, i suoi nonni erano un domatore di leoni e un’incantatrice di serpenti: «io sono nato a Putignano, in provincia di Bari, mio padre è ceco ma ha vissuto a Belgrado, mia mamma è in parte spagnola e in parte greca, - racconta - entrambi lavoravano nell’ambito delle giostre e si conobbero nel luna park di famiglia mentre lei girava in piedi sul Tagadà, una giostra a forma di disco che gira su se stessa inclinandosi». La sua prima passione è stata il calcio, tanto che si può considerare Be-

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ranek un calciatore mancato: in Grecia ha militato nel settore giovanile dell’Olympiacos e ha abbandonato il campo in seguito a un infortunio al ginocchio. È incappato nella carriera di attore per caso, mentre frequentava il liceo a Taranto, dove la sua famiglia si è fermata per qualche anno dopo aver viaggiato in lungo e in largo attraverso la penisola balcanica e la Grecia. È stato scelto da Alessandro Di Robilant per il ruolo da protagonista in Marpiccolo; qualche anno dopo ha interpretato il ruolo di Marcellino nel film Senz’arte ne parte di Giovanni Albanese. Ha poi fatto parte del cast de L’innocenza di Clara di Toni D’Angelo e nel 2015 ha interpretato un giovane circense ne Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone. Ad aprile dell’anno scorso ha recitato accanto a Toni Servillo e Luca Marinelli nella commedia Lasciati andare di Francesco Amato. Viene da una famiglia di “esercenti dello spettacolo viaggiante”, per citare le sue parole. Perché non le piace la parola giostrai? La parola giostraio me l’ha fatta odiare mio nonno per la valenza negativa che ha assunto negli anni e da quando sono piccolo sento sottolineare il fatto che noi siamo esercenti dello spettacolo viaggiante, credo che questa definizione sia il suo modo di dire che come tutti i lavoratori paghiamo le tasse e tutto quello che pagano gli altri, non siamo i cosiddetti “furbi” che vogliono aggirare le regole. È vero che suo nonno ha inventato l’autoscontro? Più o meno: il mio bis-nonno disegnò il progetto, che vendette per poche lire, del-

Foto Alessandro Pizzi / total look Fendi / location Palazzo Fendi

Doveva diventare un calciatore e invece è diventato un attore. Il pubblico televisivo lo conosce grazie al ruolo di Lorenzo, nella fiction Tutto può succedere. Ma Giulio Beranek ha alle spalle anche diverse esperienze sul grande schermo di Clara Dalledonne


Giulio Beranek, 30 anni, è cresciuto in una famiglia di circensi da cui ha imparato a fare il trapezista: in una scena del film Il Racconto dei Racconti cammina in equilibrio su una corda per salvare una principessa


Volti nuovi

le prime macchine da scontro su rimorchio. Prima erano a terra e quindi molto più faticose da montare. Una domanda è d’obbligo: qual era la sua giostra preferita da bambino? Il treno fantasma e la calci, meglio conosciuta come “calci in culo”. È vero che vive ancora in una roulotte perché stare in una casa “tradizionale” le mette ansia? Assolutamente vero, credo che ci morirò in una roulotte. I muri non fanno per me. Perché ha deciso di partecipare al provino di Marpiccolo di Alessandro Di Robilant, il suo primo lavoro da attore? A dire il vero fui costretto a fare quel provino dalla vice preside del liceo che frequentavo. Disse che se non lo avessi fatto mi avrebbe bocciato! Tra i registi con cui ha lavorato, chi le ha lasciato di più? Alessandro Di Robilant con il quale ho iniziato è il regista che sicuramente mi ha insegnato di più, ma anche Alessandro Angelini così come Matteo Garrone o Francesco Amato. I fratelli Taviani mi hanno stupito per la forza e il fuoco che, nonostante l’età, conservano ancora. Preferisce il cinema al teatro? Ho iniziato con il cinema e prevalentemente ho fatto quello ma credo che il teatro sia il posto dell’attore per eccellenza. È molto diverso rispetto a lavorare con una macchina da presa di fronte. Ci vuole studio e impegno, sembra quasi un altro lavoro e penso che sia anche più difficile recitare su un palcoscenico. Comunque spero di fare molto più teatro in futuro. Qual è il suo sogno dal punto di vista professionale? Lavorare con Xavier Dolan e riuscire a far uscire un film scritto da me. Perché proprio Dolan? Perché credo sia il regista giovane più talentuoso in questo momento nel panorama mondiale del cinema. Per quello che scrive e per come lo racconta, per come guarda le cose ma soprattutto le persone. Quali sono i personaggi che si trova meglio a interpretare? Non ho preferenze, ma sicuramente quando si tratta di scendere nell’intimo mi trovo più a mio agio. La sua vita “diversa” da quelle della maggior parte di noi, le ha permesso di crearsi un bagaglio di esperienze, emozioni, “visioni” che adesso le sono utili nel suo lavoro di attore? Ho già detto in un’altra occasione che il luna park è stato il mio personale centro sperimentale di cinematografia quindi direi proprio di sì. Lei pensa che la sua esperienza di vita le permetta in qualche modo di vedere il mondo da 76 ITA EVENTI

Ho sempre scritto di me, probabilmente per vedere con maggiore chiarezza tutto ciò che mi capitava un’angolazione particolare rispetto agli altri? Non lo so, perché non so da quale angolazione la vedano gli altri, sicuramente dalla mia non si vede tutto bene, quindi spero che gli altri abbiano una visuale più chiara. Nel 2018 uscirà un libro in cui racconta la storia della sua vita, Il figlio delle rane. Quella del romanzo è sempre stata un’esigenza per me. Anche prima di cominciare a scriverlo e di incontrare Marco Pellegrino che ne è co-autore. Ho sempre scritto di me, probabilmente per vedere con maggiore chiarezza tutto ciò che mi stava capitando nella mia vorticosa vita. Quindi l’ho fatto principalmente per me. Soprattutto nella prima parte il romanzo è decisamente autobiografico, nella seconda parte diventa un vero e proprio romanzo di formazione che si distacca dal mio trascorso.


Alcune foto tratte dal set della fiction di Rai 1 Tutto può succedere, che ha all’attivo già due stagioni andate in onda: Giulio Beranek interpreta il personaggio di Lorenzo, uno dei protagonisti

Quando si guarda indietro e pensa alla decisione di abbandonare il calcio giocato ha dei rimpianti? Rimpianti direi di no, o forse dico così solo per non intristirmi. Sicuramente il calcio è un pezzo di cuore che ora occupa meno spazio nella mia vita, ma sarà sempre un pezzo di cuore. È un tifoso juventino: come finirà il campionato quest’anno? Spero bene. Secondo me la Juventus rispetto alle altre squadre ha ancora qualcosa in più, soprattutto la l’ampiezza e la qualità della rosa. Il Napoli, per esempio, secondo me in panchina ha cambi decisamente meno validi.

Quali sono i lati positivi di aver vissuto un’infanzia come la sua, sempre in movimento, e quali quelli negativi? I lati positivi sono senza dubbio legati alle tante esperienze, ma la mancanza di stabilità e l’impossibilità di frequentare per lungo tempo degli amici sono gli aspetti che ho più subito. Oggi, a trent’anni, sono più le volte che sente il bisogno di stabilità oppure sono più i momenti in qui la stabilità le sta stretta e ha bisogno di libertà? In realtà non ci ho ancora capito un granché per dirla tutta. Potrei riprovare a rispondere a questa domanda fra un anno o due.

Cosa pensa dei prossimi Mondiali orfani dell’Italia? Non ce li siamo meritati quindi è giusto così. Quali sono i suoi prossimi impegni professionali? All’inizio del 2018 farò parte del cast della serie tv Il Cacciatore, di Stefano Lodovichi e Davide Marengo, che andrà in onda su Rai Due. E parteciperò anche al film per la tv di Fabio Mollo dedicato a Renata Fonte, in onda su Canale 5. Al cinema mi vedrete nel film Manuel, opera prima di Dario Albertini, che è stato presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Inoltre sto scrivendo insieme ad Andrea Cotti e Igor Artibani un film che si girerà probabilmente a Taranto e del quale sarò il protagonista. ITA EVENTI 77


Volti nuovi

Jacopo Olmo Antinori, 20 anni, il suo esordio avviene all’età di 9 anni, in teatro, in Racconto d’Inverno di W. Shakespeare diretto da Francesco Manetti, in cui interpreta il Principe Mamilio


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iglio d’arte (sua mamma è Francesca De Martini, attrice e docente dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico), ha iniziato a lavorare nel cinema all’età di 14 anni, nel 2011, quando è stato scelto dal regista premio Oscar Bernardo Bertolucci per il suo film Io e Te, presentato per la prima volta nel 2012 al Festival del Cinema di Cannes. Per la sua interpretazione Jacopo Olmo Antinori ha ricevuto, tra gli altri, il Guglielmo Biraghi Award come miglior nuovo attore nel 2013. Di lui Bertolucci ha detto che sembra che nella vita non abbia fatto altro che recitare, e l’opinione è sicuramente di quelle autorevoli. Da allora, Jacopo Olmo non ha mai smesso di lavorare nel cinema e, nonostante sia ancora molto giovane (20 anni), è già apparso in diverse pellicole: I nostri ragazzi di Ivano de Matteo, dove era il protagonista, Nessuno mi pettina bene come il vento di Peter Del Monte, e più di recente, La ragazza nella nebbia e Una questione privata, solo per citarne alcuni. Quest’anno lo vedremo anche in tv nella seconda stagione de I Medici. Si definisce una persona bilanciata e misurata: «i miei amici - racconta - dicono che sono ‘diplomatico’. È un pregio ma a volte anche un difetto: devo imparare a prendere delle posizioni precise nei momenti cruciali, a sbilanciarmi, a seguire a volte le mie sensazioni senza dover chiedere il permesso alla mia testa». Il suo esordio cinematografico avviene nel 2012 interpretando il ruolo di Lorenzo, un quattordicenne solitario, nel film Io e Te diretto da Bernardo Bertolucci. Cosa le ha insegnato Bertolucci?

Curiosità, voglia di fare, una passione estrema per il cinema: ecco il ritratto di Jacopo Olmo Antinori, classe 1997. E secondo uno dei più importanti registi viventi ha anche talento da vendere di Cristiana Zappoli

Bernardo senza avvertirmi mi ha insegnato tutto quello che so e che saprò sul cinema. Per me è come una sorta di secondo padre, un padre artistico. Mi ha letteralmente gettato fra le braccia il grande sogno del cinema e della recitazione. Devo tutto a lui. E poi mi ha insegnato che la poesia, o se preferite la grazia, non si trova solo nei libri: la si può trovare anche in un quattordicenne brufoloso, in uno scantinato, e soprattutto in una macchina da presa o su uno schermo. Ha sempre pensato di voler fare l’attore? Assolutamente no! Come accennavo prima, la decisione è venuta naturalmente dopo aver girato Io e Te, ma io non ho mai voluto fare l’attore da bambino. Se non fosse per Bernardo, probabilmente sarei finito a fare il fisico. Che il suo sia un talento naturale è stato sottolineato anche da Bertolucci. Ha comunque deciso di studiare recitazione? Ho cominciato a studiare recitazione poco dopo aver completato le riprese di Io e Te e, anche se non ho mai deciso di entrare in una scuola a tempo pieno, ho sempre continuato a fare quante più esperienze di formazione possibili, e non ho intenzione di smettere. Negli anni, però, ho cominciato anche a capire come la vera formazione per un attore debba essere necessariamente personale: il vero grande sforzo non è mai tecnico o “accademico”; ritengo che la sfida degli attori sia quella di sforzarsi costantemente a espandere la propria vita artistica ed emotiva, cogliendo stimoli da tutte le esperienze, gli attimi, i luoghi possibili. Qualche mese fa l’abbiamo vista al cinema nel film Una questione privata e, negli Sta-

Foto Loris T. Zambelli

REFERENZE? MI MANDA BERTOLUCCI

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Volti nuovi

ti Uniti, è già uscito nelle sale Mary Magdalene che a marzo arriverà in Italia. Cosa le hanno lasciato queste due esperienze? Ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare in due progetti che coinvolgono registi e attori straordinari. Una questione privata mi ha offerto l’occasione di incontrare due maestri come Paolo e Vittorio Taviani e quel fantastico attore che è Luca Marinelli. Per quanto riguarda Mary Magdalene, il solo fatto di poter condividere un set con Joaquin Phoenix e Rooney Mara è per me motivo di orgoglio. Ho interpretato, in entrambi i casi, piccoli ruoli, ma per me non fa alcuna differenza. Me li tengo stretti come due tesori del cuore che mi hanno insegnato tanto. Che tipo di cinema vorrebbe fare “da grande”? Mi piace l’idea di essere versatile. Per me il cinema è principalmente un’arte, e la mia aspirazione maggiore è di poter collaborare a creare delle opere d’arte. Questo però non significa limitarmi solo a un certo tipo di cinema. Voglio cimentarmi anche con registri diversi da quelli che ho esplorato fino ad ora, come ad esempio la commedia. Ma soprattutto, voglio fare cinema anche in altre lingue, anche fuori dall’Italia. Che cos’è l’arte per lei? Quando mi trovo a pensare alla risposta che potrei dare, mi trovo a brancolare nel buio. Quello che so, però, è che delle opere d’arte mi attrae sempre e solo l’umanità che c’è dietro di esse: quali visioni, quali fantasie ci sono dietro questa forma d’arte? Quali ragioni hanno spinto l’artista a produrre quest’opera? A partire da quale necessità sono state concepite? Che cosa ha immortalato della sua interiorità? Per quello che mi riguarda, l’esperienza di queste domande sta alla base del concetto di arte. O almeno, di quella che interessa a me. Si sente un artista? 80 ITA EVENTI

Non lo so. La maggior parte del tempo sinceramente no. Chiaramente però l’idea di esserlo è seducente, mi affascina molto. Ma credo non spetti a me rispondere. Quando riesco a trasmettere qualcosa della mia interiorità, quando riesco a “tradurre” una di quelle visioni di cui parlavo prima, forse mi avvicino ad esserlo. Il resto del tempo svolgo un mestiere, faccio l’attore. In ogni caso sono sempre gli altri a deciderlo. Quello che devo fare io è solo dare fondo alle mie forze per esprimere quello che sento dentro al cuore con sincerità. Fra i colleghi attori, con chi ha instaurato i rapporti più stretti? La mia migliore amica è un’attrice. Si tratta di Blu Yoshimi, la protagonista di Piuma, di Roan Johnson. Io e Blu ci conosciamo

da una vita, eravamo in classe insieme alle medie. In alcuni momenti ci perdiamo di vista (siamo tutti e due sempre molto impegnati), ma ci vogliamo tanto, tanto bene. Sua madre è un’attrice: quali consigli le ha dato per la sua carriera? L’aiuto e l’esperienza di mia mamma sono stati fondamentali sotto diversi punti di vista. Senza dubbio, però, il suo consiglio


Nella pagina a fianco, Jacopo Olmo con Luca Marinelli, nel film Una questione privata e una scena dal film Zeta, del 2016. A fianco, l’attore in Nessuno mi pettina bene come il vento, del 2014. Sotto, Olmo con Luigi Lo Cascio nel film I nostri ragazzi

più importante è stato il primo in assoluto. Il giorno prima di iniziare le riprese di Io e Te mi prese da una parte e mi disse: “ricordati di rispettare il lavoro di tutte le altre persone sul set”. Personalmente non credo possa esserci consiglio migliore da dare a un attore. Il nostro lavoro è legato in modo strettissimo a quello di tutti quanti, dal produttore fino all’ultimo degli assistenti, e la nostra responsabilità è grandissima, perché dobbiamo finalizzare il lavoro di una troupe che si impe-

gna duramente per metterci in condizione di lavorare al meglio. Mancare di rispetto a queste persone che sostengono così profondamente gli attori penso sia veramente grave. Inoltre recitare in un ambiente positivo e amichevole è sempre e comunque la situazione migliore. Da giovanissimo era un appassionato di fumetti giapponesi, le piacciono ancora? Sono ancora molto legato a tanti manga, anime e anche videogiochi giapponesi - Neon Gene-

sis Evangelion, i film dello studio Ghibli, Metal Gear Solid, ovviamente Dragon Ball - ma direi che non sono più un interesse primario. Sono cresciuto e cambiato tanto in questi anni. Quali sono le sue passioni oggi? Amo sempre più disperatamente il cinema, tanto che a volte vorrei essere meno disciplinato e permettermi di spendere giorni interi a guardare film. Mi piacerebbe che Roma fosse una città pullulante di sale cinematografiche aperte tutto il giorno, tutti i giorni, e che proiettassero grandi e piccoli gioielli di cinema da tutto il mondo. Il cinema mi accende di gioia perché è un’arte in qualche maniera multidimensionale: è allo stesso tempo fotografia, letteratura, musica, può essere filosofia, spettacolo, politica. E poi, nel cinema ci sono gli esseri umani. E questa cosa per me è irresistibile. In ogni caso, aldilà dei miei “deliri” sul cinema, sono anche un lettore appassionato (anche se dovrei ritagliarmi molto più tempo per leggere) e un grande consumatore di musica. Mi sforzo sempre di essere il più aperto possibile con le scelte che faccio: non voglio chiudermi in una sorta di ghetto intellettuale in cui mi trovo a leggere o ascoltare sempre le stesse cose. Ho un grande amore, quasi una passione violenta, una foga, per la conoscenza. A volte mi trovo a pensare a tutto quello che vorrei vedere, leggere, ascoltare, fare e mi riempio di eccitazione. E poi inizia a girarmi la testa! ITA EVENTI 81


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A PASSO DI DANZA PER LE STRADE DI VIENNA La capitale austriaca è una città dal glorioso passato, che fa bella mostra di sé nei tanti edifici monumentali, e dallo spirito cosmopolita. È la città della musica, dei balli e dei caffè di Margot Rossi


La Vienna imperiale Gran parte del fascino di Vienna risiede senza dubbio nell’eredità della monarchia asburgica. Per avere un’idea dello splendore e della gloria degli antichi regnan-

ti basterà visitare gli splendidi castelli in stile barocco di Schönbrunn e Belvedere e la Hofburg, passeggiare lungo la Ringstrasse, entrare nel duomo di Santo Stefano, ammirare i sarcofagi custoditi nella Cripta degli Imperatori sotto la Chiesa dei Cappuccini. La Hofburg è l’antica residenza imperiale, considerata uno dei più grandi complessi residenziali al mondo. Fino al 1918 la Hofburg è stata al centro della vita pubblica e privata degli imperatori della casa d’Asburgo. Attualmente vi si trovano numerosi musei che vantano raccolte d’eccellenza, la Scuola di Equitazione Spagnola, un centro congressi, la sede del presidente federale dell’Austria, la storica Heldenplatz (Piazza degli Eroi). Vi si trova anche il Museo

di Sissi, l’imperatrice conosciuta e amata da tutti, che offre un interessante confronto fra mito e realtà. Schönbrunn è invece l’ex residenza estiva degli Asburgo e si caratterizza per le lussuose camere imperiali e il magnifico giardino. Meritano di essere ammirati anche i palazzi costruiti lungo la Ringstrasse (una serie di viali ottocenteschi il cui percorso circolare ricalca il tracciato delle mura medioevali che circondavano il centro storico di Vienna): palazzi prestigiosi costruiti per le ricche famiglie della borghesia e dell’aristocrazia. I musei Vienna ha più di 100 musei che ospitano collezioni importanti e di rilevanza mondiale e altrettante

La Votivkirche (chiesa votiva), è una delle più importanti chiese di Vienna. La sua costruzione iniziò nel 1856 come segno di ringraziamento in seguito al fallito attentato alla vita dell’imperatore Francesco Giuseppe

©WienTourismus_Christian Stemper

uando si pensa a Vienna si pensa agli Asburgo. Si pensa al Danubio. Ai caffè del centro, alla ruota panoramica del Prater, ai balli eleganti, alla Wiener Schnitzel, alla musica. E la capitale dell’Austria è tutte queste cose e ancora tante altre. È il centro dell’economia, della cultura e della politica dell’Austria. È una città moderna ma di una modernità che conserva lo charme tipico del periodo imperiale, quando era la capitale del glorioso impero asburgico.


©WienTourismus_Christian Stemper ©WienTourismus_Karl Thomas

©WienTourismus_Peter Rigaud

In alto, una vista del Volksgarten, il cosiddetto “giardino del popolo”, sorge sulle fortificazioni che Napoleone fece abbattere durante l’occupazione francese del 1809. Sopra, a sinistra l’interno dell’Opera di Stato, uno dei più importanti teatri lirici al mondo; a destra, il Badeschiff, un locale (con piscina) su una nave galleggiante sul Danubio

piccolissime e curiose. Ecco i più importanti. Il Kunsthistorisches Museum (Museo di storia dell’arte), vicino alla Hofburg, fu costruito nel 1891 per ospitare le vaste collezioni della casa imperiale. Con la sua collezione di importanti opere e quella dedicata a Bruegel (la più grande esistente), è oggi uno dei musei più importanti del mondo. Inoltre, più di 2100 oggetti di pregio, collezionati dagli Asburgo per secoli, sono esposti nella Kunstkammer (letteralmente, camera d’arte). L’Albertina è il più grande palazzo residenziale asburgico e tro84 ITA EVENTI

neggia sulle mura di uno degli ultimi bastioni di Vienna all’estemità sud della Hofburg. Possiede una prestigiosa collezione di stampe e disegni, con opere come “La giovane lepre” di Dürer e gli studi di donna di Klimt. Inoltre, la nuova collezione esposta presenta capolavori dell’epoca moderna che spaziano da Monet a Picasso a Baselitz. Il Belvedere non è soltanto un fastoso castello barocco, ospita anche una delle più pregevoli collezioni di opere d’arte in Austria, con le opere principali di Gustav Klimt, Egon Schiele e Oskar Kokoschka. Al Naturhistorisches Museum (Museo di storia natu-

rale) si trovano 20 milioni di oggetti che consentono di toccare con mano la storia del nostro pianeta e l’incredibile varietà della natura. In questo edificio gli Asburgo collezionarono di tutto: dagli insetti alle pietre preziose e ai minerali. Vi si trovano perfino degli scheletri di dinosauro volante. Numerosi esemplari imbalsamati di specie animali estinte o a estremo rischio di estinzione conferiscono alla collezione un valore notevole. I caffè viennesi Sono famosi in tutto il mondo e dal 2011 la tradizionale cultura dei caffè viennesi è addirittura patri-


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monio culturale immateriale dell’Unesco. Sono da sempre considerati oasi di accoglienza e ospitalità: i caffè tradizionali invitano gli ospiti a una sosta con le loro numerose varianti di caffè, i giornali internazionali e le prelibatezze gastronomiche. L’abitudine di bere il caffè ha radici lontane, nel 1683, quando i Turchi, sconfitti prima di entrare in città, abbandonarono sul campo sacchi di caffè di cui, fino ad allora, i viennesi ignoravano l’esistenza. Il caffè è parente della pasticceria. L’offerta principale, fatta di torte e dolci, garantisce, insieme ai gugelhupf, la sachertorte & Co. la tipica “dolce vita” viennese. La stagione dei balli viennesi Vienna è la capitale dei balli: ogni anno si allestiscono qui 450 balli, dall’elegante ballo tradizionale alla scatenata festa di Carnevale. Quelli più frequentati registrano un afflusso di anche 6.000 persone. Nel 2016 la stagione viennese dei balli ha registrato entrate per 131 milioni di euro. Delle 500.000 persone che hanno partecipato a un ballo un terzo proveniva da Vienna, 60.000 da diverse regioni dell’Austria e 55.000 dall’estero. La stagione si è aperta l’11 novembre, con un giro pubblico di valzer nel centro storico, e culminerà nei mesi di gennaio e febbraio con i balli di carnevale.

Dall’alto, l’Opera di Stato e il Parlamento: quest’ultimo si trova sulla Ringstrasse, è una delle opere dello Storicismo ed è ispirato all’architettura greca. Sotto, il Municipio, la più importante costruzione neogotica laica di Vienna (per le foto ©WienTourismus/Christian Stemper)

Le novità per i gourmet Nell’elegante area per lo shopping Goldenes Quartier nel centro storico di Vienna ha aperto nell’ottobre 2017 l’AÏ, un nuovo ristorante di lusso. Su due piani e su una superficie di oltre 800 m² si servono innovativi e raffinati piatti di cucina asiatica. Nell’ottobre 2017 si è stabilito nel primo distretto anche Jamie’s Italian, una catena di ristoranti di Jamie Oliver, star britannica della cucina, specializzata in autentica cucina italiana. Il ristorante del signorile Hotel Grand Ferdinand lungo la Ringstrasse ha un nuovo nome: al Meissl & ITA EVENTI 85


Tutte le foto ©WienTourismus_Christian Stemper

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VIENNA E IL MODERNISMO Nel 2018 Vienna festeggia al motto di Bellezza e abisso. Klimt.Schiele.Wagner.Moser. il Modernismo e quattro tra i suoi maggiori esponenti, scomparsi tutti nello stesso anno, il 1918. I pittori Gustav Klimt ed Egon Schiele, l’architetto Otto Wagner e il poliedrico Koloman Moser influenzarono in modo decisivo la Vienna a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nel 2018 quindi sono numerose le mostre e le rassegne che i grandi centri espositivi viennesi dedicano all’impronta lasciata da artisti, scienziati, architetti e molti altri nella Vienna del fin de siècle. Tra le più importanti:

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◗ Dal 22/02 al 7/10: Modernismo viennese. Una nuova epoca musicale, Casa della Musica - Il Museo del Suono, www.hdm.at ◗ Dal 13/02 al 2/09: Stairway to Klimt. Il “ponte di Klimt” e “Nuda Veritas”, Kunsthistorisches Museum, www.khm.at ◗ Dal 23/02 al 4/11: Egon Schiele. Espressione e lirica, Leopold Museum, www.leopoldmuseum.org ◗ Dal 14/03 al 29/06: Arnold Schönberg e la Giovane Vienna, Arnold Schönberg Center, www.schoenberg.at ◗ Dal 15/03 al 7/10: Otto Wagner, Wien Museum Karlsplatz, www.wienmuseum.at ◗ Dal 22/03 al 26/08: Klimt non è la fine. Nuovi fermenti nella Mitteleuropa, Belvedere inferiore, www.belvedere.at


© WienTourismus_Peter Rigaud

La varietà della cucina austriaca testimonia la vastità della monarchia di un tempo. Vienna, in particolare, era un crogiolo di culture gastronomiche perché vi si trovavano tantissimi immigrati provenienti da Ungheria, Boemia, Slovacchia, Polonia e da molti altri paesi: di ognuno di questi paesi la cucina austriaca assorbì qualcosa. Lo strudel di mele o di ricotta, per esempio, dolce viennese per antonomasia, è una ricetta turca. L’invenzione della Sachertorte invece risale al periodo della Restaurazione ed è opera del giovane pasticciere viennese Franz Sacher, amante del cioccolato. Con il loro lesso gli italiani offrirono l’ispirazione per il Tafelspitz viennese (bollito di manzo), mentre di origine serba sono i piatti a base di carne e riso e le grigliate. Invece l’origine della famosa cotoletta, la Wiener Schnitzel, è ancora un mistero.

l’ottobre 2017, offre con il suo cook café & bistro la possibilità di fare una pausa culinaria durante o dopo la visita del museo. Informazioni utili Sul sito www.vienna.info si trovano suggerimenti aggiornati in tredici lingue, una funzione per pianificare il viaggio, una banca dati per le manifestazioni e molto altro. La prenotazione online degli hotel è possibile sia al sito www.vienna.info che telefonicamente presso Wien-Hotels & Info, il servizio prenotazioni del-

©WienTourismus_Christian Stemper

Schadn si celebrano con passione i piatti tipici della cucina austriaca tra cui il classico Wiener Schnitzel e il Tafelspitz. Al Restaurant ON sud si può assaggiare l’insolita fusion di cucina cinese e mediterranea. Il gastronomo Simon Xie Hong, che a Vienna gestisce già quattro locali, l’ON, l’ON Market, il ChinaBar e il ChinaBar an der Wien, si è stabilito con il suo nuovo ristorante nel 15esimo distretto. Il Weltmuseum Wien, il Museo del Mondo di Vienna, la cui riapertura è avvenuta alla fine del-

Il locale Motto am Fluss, sul canale del Danubio, accanto alla Schwedenplatz

© WienTourismus_Robert Osmark

© WienTourismus_Robert Osmark

LE SPECIALITÀ AUSTRIACHE

l’Ente per il Turismo di Vienna (tel. +43-1-245 55, lun-sab 9-19). Il Tourist-Info Vienna è il primo indirizzo a cui rivolgersi per chi si trova a visitare Vienna, in piazza Albertinaplatz, alla Stazione centrale di Vienna e all’aeroporto: in tutti e tre i punti informazione offrono piantine gratuite della città, la possibilità di effettuare prenotazioni e di usufruire del collegamento WiFi. Esiste una Vienna City Card, la city card ufficiale dell’Ente per il Turismo di Vienna: sono disponibili due versioni, quella rossa con il biglietto per i trasporti pubblici di Vienna Wiener Linien e quella bianca che permette di utilizzare per 24 ore la linea Big Bus Vienna che effettua i giri hop on hop off attraverso la città e comprende una passeggiata guidata in città. La card, che può avere validità di 24, 48 oppure 72 ore, offre agevolazioni per la visita di oltre 210 attrazioni turistiche, tra cui i grandi musei. La tessera è disponibile online al sito http://shop.wien.info, agli uffici Tourist-Info, nelle agenzie di viaggi e hotel di Vienna, presso Big Bus Tours e presso i trasporti pubblici di Vienna Wiener Linien. ITA EVENTI 87




Angolo dei consigli

CALVIZIE: LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA RIGENERATIVA La perdita dei capelli è spesso vissuta con imbarazzo, tanto da provocare problemi di insicurezza anche importanti. Grazie ad anni di ricerca, HairClinic Bio Medical Group offre soluzioni ad personam, quindi più efficaci

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Tecnologie ad altissimo livello e protocolli di cura personalizzati: grazie alla tecnologia e ai suoi continui sviluppi oggi possiamo approfittare dell’azione di alcuni corpuscoli del nostro organismo, che non solo è riparatrice, ma anche rigeneratrice, soprattutto in presenza di alcuni tipi di tessuti danneggiati. La diminuzione della quantità dei capelli e la diminuzione del loro spessore prende il nome di alopecia. Esistono diversi tipi di alopecia ma nell’uomo la più diffusa è l’alopecia androgenetica che colpisce più dell’87% della popolazione maschile. La calvizie è una malattia del follicolo e non è una patologia debilitante, di fatto si può vivere benissimo anche senza capelli, ma per molte persone il più delle volte è vissuta dall’inconscio come un vero dramma. Se è vero che le donne hanno meno problemi di calvizie rispetto agli uomini è anche vero che non sono al riparo dall’alopecia androgenetica, tanto da poter parlare di alopecia androgenetica femminile. L’alopecia androgenetica femminile è molto più diffusa di quanto si possa pensare, una donna su

quattro ha un problema legato alla caduta dei capelli. Per risolvere questi problemi si parla sempre più spesso di principi attivi di rigenerazione cellulare autologhi e delle loro funzioni. In pratica, una volta individuati gli attori della rigenerazione tissutale, viene messa a punto una strategia terapeutica che permette di sfruttarne le enormi capacità. Si parla in questo caso di tecnica PRP (Plasma Ricco di Piastrine), che già negli anni a cavallo tra il 1970 e il 1980 veniva utilizzata per curare le ulcere nei soggetti diabetici o i piccoli traumi del tessuto nervoso. Nel corso del tempo si è poi arrivati a una soluzione potenziata della tecnica PRP attraverso la metodologia di separazione cellulare hCRP, per un migliore contrasto della calvizie e una sua più efficace cura. Tutto dunque ha origine dal nostro organismo, e infatti il primo passo del trattamento hCRP è un semplice prelievo ematico dal paziente con successiva separazione dei principi attivi del sangue mediante una centrifugazione a doppio stadio in grado di riconoscere e concentrare selettivamente le piastrine giovani che verranno poi infiltrate nelle zone da trattare con una micro-iniezione. La Medicina Rigenerativa associata a una cura ad-personam rappresenta quindi l’approccio medico più incisivo contro la calvizie. La tecnica hCRP è utilizzata da HairClinic Bio Medical Group che da quasi dieci anni la annovera tra le fasi del più articolato Protocollo di Medicina Rigenerativa bSBS nella lotta alla calvizie. Questo protocollo è totalmente privo di controindicazioni ed effetti secondari e consente un’immediata ripresa della quotidianità. PER SAPERNE DI PIÙ

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Leggere

POSSIAMO IMPARARE A VEDERE AL BUIO? Guardare il mondo con gli occhi di un gatto potrebbe insegnarci molte cose. È questa la teoria di Matteo Rampin, autore del libro La scelta del gatto, in uscita a metà gennaio di Mercedes Vescio

G

iorgio Celli, entomologo, etologo, professore universitario e noto volto televisivo, scomparso nel 2011, diceva che il gatto, per lui, era stato un animale socratico: “Mi ha insegnato a scoprire chi ero e anche qual era il mio posto nel mondo”. È facile pensare che gli autori del libro La scelta del gatto. Lezioni feline sull’arte di vivere, pubblicato da Ponte alle Grazie, la pensino in maniera molto simile. Il libro è stato scritto dallo psichiatra Matteo Rampin (già autore di Al gusto di cioccolato, Ponte alle Grazie, 2005; Come non farsi bocciare a scuola, Salani, 2012; Mozart era un figo, Bach ancora di più, Salani, 2014), che si è avvalso dell’aiuto di Laura Fanna e Matteo Loporchio: la teoria alla base di questo libro è che i gatti ci possono offrire una lezione di equilibrio e saggezza con i loro atteggiamenti schivi ma comunicativi, con la loro apparente pigrizia e apparente aggressività, con il loro desiderio di sovrastarci e le loro infinite risorse, con la loro sapiente capacità di mantenere la giusta distanza e vici-

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nanza. Osservare le scelte di un gatto può essere molto più istruttivo di tante parole. «Possiamo imparare dall’osservazione di ogni animale; - spiega Matteo Rampin - ma a differenza, per esempio, dei cani, questi felini possono mostrarci alcuni lati del nostro carattere nei quali forse è più facile riconoscerci, se guardiamo a noi stessi con aria disincantata. Per fare solo un esempio: dubito che molti di noi attribuirebbero al genere umano le caratteristiche di obbedienza, fedeltà e abnegazione tipiche dei cani, mentre è più facile essere d’accordo sulla imprevedibilità, la selettività di gusti e la fondamentale indomabilità felina come tratti tipici anche della nostra specie». Se i gatti ci ve-

dono al buio è perché sanno sfruttare anche una minima porzione di luce, allo stesso modo potremmo imparare a fare noi umani nell’affrontare situazioni apparentemente oscure e perciò spaventose. Se le cadute sono inevitabili per noi come per i gatti, e bisogna mettere in conto le sconfitte nel gioco dell’esistenza, possiamo pur sempre apprendere dai nostri felini come fare per cadere ritrovandoci in piedi. Questi sono solo alcuni dei paragoni tra le condizioni di vita dei gatti e la psicologia umana presentati nel libro, affiancati anche da casi clinici. Dottor Rampin, come è nata l’idea di questo libro? Mi è venuta grazie a Laura Fanna e Matteo Loporchio, i coautori del libro: due psicoterapeuti di cui sono testimone di nozze, e che vi-


vono con due stupendi gatti. Stavamo pensando a un argomento che si prestasse a raccontare qualcosa sul comportamento umano visto da una prospettiva non ordinaria, e abbiamo iniziato a chiederci come si vedrebbe il mondo se avessimo gli occhi di un’altra specie animale. Da lì ai gatti il passo è stato breve. Come è nata la sua passione per i gatti? È nata quando, da bambino, assieme ai miei fratelli accogliemmo in casa un gattino piccolissimo, che poi crebbe con noi: si chiamava Malachia, era un gatto d’Angora. Comunque per un veneziano i gatti sono un elemento costante del paesaggio, come le montagne per un alpino. Perché i gatti sono così affascinanti? Forse perché sono misteriosi. I greci dicevano che la conoscenza nasce dal sentimento dello stupore, e se c’è una cosa che suscita stupore, e quindi curiosità di sapere, è il mistero. I gatti, “tigri in miniatura” secondo la definizione di Desmond Morris, sono creature notturne, silenziose, capaci di grandi manifestazioni di attaccamento ma anche di autonomia e indipendenza, a loro agio nell’ozio più totale come nella caccia. Tutti elementi che in passato li rendevano oggetto di venerazione e di superstizione. Quando ha cominciato a pensare che il comportamento dei gatti potesse essere istruttivo per gli esseri umani? Me lo hanno fatto notare Laura e Matteo, che spesso raccontano le peripezie dei loro gatti ai pazienti sensibili all’argomento. In effetti, discutendo assieme, abbiamo scoperto che la vita dei gatti si presta a moltissime metafore che possono essere usate con successo nella comunicazione terapeutica, perché tutti abbiamo esperienza dei comportamenti tipici dei gatti. Nel libro si rac-

contano storie di persone intrappolate in situazioni non simpatiche, le quali sono state aiutate anche grazie a storie, esempi e riflessioni incentrate sulla vita e le abitudini di questo animale. Cosa ci insegna questo libro? Il libro parla di molti argomenti, che sono per lo più espressi in riferimento alle peculiarità feline che tutti conoscono: cadere in piedi, usare le “antenne” (cioè le vibrisse), fare attenzione al “contropelo”, imparare a gestire le unghiate, superare le diatribe basate sull’antipatia istintiva (come quelle proverbiali tra cane e gatto)... Qual è l’insegnamento più grande che ha appreso da un gatto? Forse vedere al buio. Mi spiego: il gatto non vede di notte, come si potrebbe credere, grazie a qualche strano superpotere, ma perché la sua retina è capace di

sfruttare al meglio ogni minimo barlume di luce presente in quello che, a prima vista, potrebbe sembrare buio pesto. Credo che se noi ci abituassimo a concentrare la nostra attenzione sui minuscoli semi di luce che esistono anche nel buio più fitto, e a sfruttarli per rischiarare almeno un po’ lo scenario, eviteremmo di perderci d’animo come invece facciamo spesso, e impareremmo a guardare l’esistenza con più ottimismo, ricordando che la vita è una commistione di buio e di luce, e sta a noi decidere se fermarci alla prima impressione lasciandoci impaurire dall’oscurità o, invece, continuare a cercare la luce anche se non la vediamo.

L’AUTORE

Matteo Rampin, psichiatra, insegna comunicazione di crisi nei corsi per Negoziatori dell’Arma dei Carabinieri, e collabora su temi analoghi con alcuni reparti speciali delle Forze Armate e con enti dell’Intelligence e della Difesa nazionali e sovranazionali. È consulente di aziende pubbliche e private su temi attinenti il comportamento umano. Ha scritto più di trenta libri pubblicati in Italia e all’estero. È autore di La scelta del gatto. Lezioni feline sull’arte di vivere insieme a Laura Fanna e Matteo Loporchio, marito e moglie che esercitano la professione di psicoterapeuti e usano da anni le metafore feline per aiutare i pazienti.

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Leggere

Marco Presta, prima di Accendimi ha pubblicato la raccolta di racconti Il paradosso terrestre (Aliberti Editore 2009, Einaudi 2012) e, con Einaudi, i romanzi Un calcio in bocca fa miracoli (2011), Il piantagrane (2012) e L’allegria degli angoli (2014)

L’AMORE IN RADIO Accendimi è il nuovo romanzo di Marco Presta, pubblicato con Einaudi. Racconta la storia di un rapporto molto particolare, fra una donna e una voce che arriva da lontano aterina ha una pasticceria, un fidanzato e delle amiche. In apparenza sembrerebbe andare tutto bene ma non è così, perché Caterina si sente sola ed è insoddisfatta della propria vita. Giancarlo, il fidanzato, è un commissario di Polizia che non ama e con il quale non c’è passione, le amiche si ricordano di lei raramente e in più Caterina ha un fratello, Vittorio, che sembra una calamita per i guai. A rivoluzionare la vita della protagonista sarà una… radio: “un modello degli anni Settanta, un cubo arancione con tanto di antenna” che Caterina trova nel retrobottega del negozio. Da quella radio esce una voce, quella di Antonio, che parla a Caterina, proprio a lei e a nessun altro, e parlandole la conquista cambiandole la vita per sempre. «Accendimi è senza dubbio una favola», dice Marco Pre94 ITA EVENTI

sta. «E, come tutte le favole, è la forma di narrazione più cruda e realistica che ci sia. La situazione di Caterina è comune a tante persone: l’insoddisfazione è un tratto distintivo dell’epoca che vi-

viamo. Spesso la ignoriamo, ma lei rimane lì e ci accompagna ogni giorno». Caterina è dunque una persona vera, potrebbe essere chiunque di noi: «mi piace raccontare storie di persone vere, spiega Presta - che fanno mestieri veri, concreti, credibili. Qualità e difetto principale, in Caterina, coincidono. Sto parlando della cordialità verso il mondo, un pregio che rischia di farti diventare un emarginato». La radio è l’elemento chiave del romanzo ed è un mezzo di comunicazione caro a Marco Presta che è autore e conduttore radiofonico, in coppia con Antonello Dose anima da molti anni la mattinata di Radio 2 con Il ruggito del coniglio. «La radio è il media più affettivo, - spiega - quello che più di ogni altro crea un legame sentimentale tra chi la fa e chi l’ascolta. Ed è anche quello che più di tutti stimola la fantasia, ha un potere evocativo enorme. Per me rappresenta un gioco meraviglioso, una fatica immensa di cui non mi stanco mai. Oltre che un modo di affrontare il mutuo, naturalmente». In Accendimi la radio funge, in qualche modo, da psicologo: «ogni rapporto interpersonale funge da psicologo: - specifica Presta - è psicologo il tuo migliore amico, tua zia, il tizio da cui compri il pane tutti i giorni. Lo è anche la radio». Arrivati alla fine di Accendimi l’impressione è che questo libro potrebbe diventare una bella commedia romantica sul grande schermo, gli elementi ci sono tutti: «se trovate un produttore disponibile, - specifica Presta - ditegli che io non creerò problemi».



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in libreria 1. Il Ragazzo Invisibile Seconda Generazione, A. Fabbri, L. Rampoldi e S. Sardo, Salani

Michele Silenzi ha sedici anni e come molti ragazzi della sua età vive un’adolescenza tutt’altro che serena: la ragazza dei suoi sogni ama un altro e il rapporto con gli adulti è sempre più difficile. Michele si ritrova sempre più solo; tutto questo finché nella sua vita non fanno irruzione la sua misteriosa gemella Natasha e la madre naturale, Yelena, due donne che stravolgeranno completamente la sua esistenza, chiamandolo a una nuova avventura, alla quale non potrà sottrarsi. 2. Hollywood: morte e misteri delle star, Carmine Aymone, Emmebi Edizioni Firenze

Omicidi, suicidi, incidenti drammatici, morti celebri, tragiche fatalità, vite segnate da eccessi: 70 ricostruzioni di funesti casi, dal cinema muto a oggi, che hanno come protagonisti gli attori e le icone della musica che si sono cimentate anche con la recitazione. 3. Fiori sopra l’inferno, Ilaria Tuti, Longanesi

Travenì è un piccolo paese delle Dolomiti la cui tranquillità viene improvvisamente sconvolta da una serie di delitti efferati: una presenza sconvolge gli abitanti con 96 ITA EVENTI

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aggressioni feroci e la foresta, complice, la nasconde. A risolvere la situazione interviene Teresa Battaglia, un commissario sessantenne atipico e antieroico. 4. La terra scivola, Andrea Segre, Marsilio

Un grande buco si apre una notte, silenziosamente, in una strada di Torpignattara, a Roma, proprio di fronte al condominio dove abitano Francesca e Yasmine. Le due si incontrano, si parlano, diventano amiche. Il grande buco intanto rimane lì, sotto la loro casa. Gli abitanti del quartiere ci guardano dentro, cauti: ma che cosa ci sia sotto, dove porti, non si capisce. 5. Rap. Una storia italiana, Paola Zukar, Baldini&Castoldi

Tra il 2006 e il 2016 il rap italiano è sbarcato nel mainstream. Con Clementino, Fabri Fibra e Marracash il genere è uscito dai circuiti underground per approdare al grande pubblico. Dietro a questi artisti c’è una donna capace di interpretare le regole di un gioco fatto prevalentemente da uomini: Paola Zuka. Questo libro ripercorre la sua esperienza personale alla guida della sua agenzia di produzione e il percorso umano e artistico che l’ha portata a trasformare la sua passione in una professione di successo.

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