Kleos 14 novembre 2015web

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L'oro verde...della Valle del Belice! di Antonino Bencivinni

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a coltura dell’olivo è di primaria importanza in provincia di Trapani e in particolare nella Valle del Belice, dove è molto diffusa la varietà Nocellara del Belice che ha ottenuto la Dop (denominazione di origine protetta) come oliva da mensa (1998) e la dop per l’olio (2004). Prodotta prevalentemente nel triangolo compreso tra Castelvetrano, Partanna e Campobello di Mazara, l’oliva Nocellara del Belice è un'ottima oliva da mensa e da essa si produce anche un ottimo olio dal gusto intenso e corposo.

Un'adeguata valorizzazione di un prodotto, come questo particolare tipo di oliva, che per le sue qualità si fa apprezzare dai consumatori, deve passare attraverso anche una collocazione adeguata nel mercato con un prezzo sostenibile: solo così è possibile che il futuro possa essere diverso per i produttori, pena la disaffezione e l'abbandono. In questo contesto c'è bisogno di una collocazione nel mercato che non può essere decisa dal piccolo agricoltore locale. E' importante, invece, che i grandi imprenditori del territorio si

impegnino, come sta facendo Curaba (e per questo gli abbiamo dedicato la copertina) ad una giusta collocazione del prodotto nel mercato che assicuri una ricchezza diffusa in modo da impedire ai tanti giovani, che pure sono senza lavoro, di lasciare le campagne perché non remunerative. Un plauso ed un incoraggiamento vanno rivolti dunque a questo tipo di azione che recentemente ha visto Curaba ambasciatore delle olive Nocellara del Belice al Parlamento europeo dove la Nocellara del Belice è stata ampiamente apprezzata.

A rischio chiusura l'Ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate di Castelvetrano

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’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate di Castelvetrano rischia di essere travolto dalla spending review e soppresso per decisione dell’Amministrazione centrale, cosa che costringerebbe alla mobilità più di 40 impiegati tra cui l’attuale giovane direttrice, la marsalese Enrica Galfano, e priverebbe Castelvetrano e il suo territorio di un importante presidio di legalità. L'Ufficio territoriale, oltre a dedicarsi alle attività di informazione e assistenza, si occupa, infatti, della ge-

stione delle imposte dichiarate e dei controlli formali, assicura una serie di servizi (codici fiscali, partite iva, rimborsi, controlli sulle dichiarazioni, accessi presso i contribuenti con partita iva…); inoltre è uno sportello della Serit con apertura al pubblico due giorni la settimana. La Circoscrizione territoriale di riferimento è costituita dai comuni di Campobello di Mazara, Castelvetrano, Gibellina, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Vita.La programmazione 2016-2019 che prevede

la soppressione degli uffici più piccoli in nome della riduzione delle spese comporterebbe, dicevamo, la soppressione dell’Ufficio. Il sindaco di Castelvetrano Felice Errante ha però messo a disposizione, in comodato d’uso gratuito, una struttura confiscata alla mafia determinando così le condizioni per un calo enorme delle spese di gestione dell’Ufficio. L’augurio è che questo consistente risparmio possa bastare per un rientro di decisioni negative per la città di Castelvetrano.

Una via di Castelvetrano intitolata al prof. Di Bella

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' stata organizzata da alcuni dei tanti amici di vecchia data del prof. Rosario Di Bella una due giorni per ricordare ad un anno dalla scomparsa l’illustre letterato castelvetranese. Nella giornata di sabato 17 ottobre, presso il piazzale Martiri d’Ungheria, si è tenuta la cerimonia di scopertura della targa della strada intitolata all’emerito studioso, strada che lo stesso ha percorso per 25 anni per recarsi al Liceo Classico Giovanni Pantaleo dove insegnava. Alla presenza dei familiari, di un nutrito gruppo di studenti e di cittadini si è svolta la cerimonia con gli interventi del sindaco Felice Errante e del senatore Beppe Bon-

giorno che hanno ricordato la cifra umana e professionale di “Sarino”, come veniva affettuosamente chiamato il professore. Domenica pomeriggio, invece, nella Chiesa di San Domenico, si è tenuta una lectio magistralis, curata dall’insigne linguista, filologo e lessicografo italiano prof. Francesco Sabatini, per celebrare l’opera di Di Bella, raffinato “italianista”, studioso della lingua, della letteratura e della cultura italiana.

Il prossimo numero sarà in edicola il 12 dicembre 2015 Copertina del mese scorso

Periodico di informazione

Iscrizione al Registro dei Giornali periodici del Tribunale di Marsala n. 168 del 31/12/2007 DIRETTORE RESPONSABILE Antonino Bencivinni Stampa Grafiche Napoli Campobello di Mazara Tel. 0924 912366

EDIZIONI LUX MULTIMEDIA Via Mazzini n. 7 - PARTANNA tel. 0924 924360 www.giornalekleos.it e-mail info@giornalekleos.it

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Sommario del n. 10 CASTELVETRANO - L'oro verde...della Valle del Belice

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SALUTE - L’OMS mette al bando la carne. Tutto arrosto e….niente fumo?i

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STORIA LOCALE - Partanna nella Storiografia (2)

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LE FARMACIE DI TURNO dal 14 novembre al 6 dicembre 2015

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PARVA FAVILLA - A Partanna un Centro sociale fantasma

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LA CRITICA - Luoghi comuni a Partanna.

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RICETTE, GIOCHI E PASSATEMPI

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BELICE - Batman: "Il consigliodi Partanna sull'Unione è più coerente di altri"

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RIBERA : A Ribera la Festa provinciale dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate p.

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Castelvetrano

Giuseppe Curaba "ambasciatore delle Olive Nocellara al Parlamento europeo"

Le olive da mensa della Nocellara del Belice devono diventare protagoniste d’eccellenza nei mercati italiani e internazionali”. Lo ha specificato senza indugi, Giuseppe Curaba, l’imprenditore di Castelvetrano che da anni porta avanti la sua missione imprenditoriale, puntando decisamente alla valorizzazione delle olive da mensa prodotte nell’areale del Belice.”E’ il primo obiettivo dell’azienda - aggiunge il presidente Curaba -. Noi stiamo lavorando, in collaborazione anche con i produttori affinché la Nocellara del Belice possa essere apprezzata con il suo nome da tutti i buon gustai del mondo. La nostra cultivar olivicola deve essere considerata come una bella signora, apprezzata da tutti. Finora, purtroppo, tutto questo non è avvenuto. Dobbiamo impegnarci, per dare la giusta collocazione a questo straordinario prodotto sui mercati, assicurando, anche, un'equa ricchezza alla

filiera produttiva. Solo così i giovani non lasceranno gli uliveti”. Il messaggio del presidente dell’azienda Curaba di Castelvetrano è chiaro e anche forte. Basta con la banalizzazione del prodotto. E’ necessario puntare al consumatore finale attraverso il confezionamento delle olive e la vendita diretta al trade. Giuseppe Curaba, insieme alla sua azienda è impegnato già da anni in questa direzione. Lo sanno bene al Parlamento Europeo. Infatti il prodotto più tipico della Valle del Belice è stato presentato nel corso di una importante conferenza europea insieme ai prodotti del pescato siciliano alcuni mesi fa, alla presenza del presidente Curaba. La manifestazione, organizzata da Marco Affronte deputato del Gruppo M5S/ EFDD al Parlamento Europeo e membro della “PECH” Commissione per la Pesca, ha visto la partecipazione di rappresentanti ed esperti della pesca Mediterranea e dell’agroalimentare di Sicilia. C’erano

C.da Airone 91022 - Castelvetrano Trapani - Italia Tel: 0924.901811- 907664 Fax: 0924.905010 gruppo.curabasrl@libero.it

grandi personalità di settore come Hubert Gambs, Capo Unità della Direzione Generale Mare per il Mediterraneo; Abdellah Srour, Presidente della GFCM (Commissione Generale per la pesca nel Mediterraneo); Fouad Mestiri, Direttore Generale del Ministero della Pesca della Tunisia; Fadi Noah, e l’imprenditore castelvetranese, Giuseppe Curaba, in rappresentanza della filiera olivicola del territorio belicino. Al termine della conferenza all’interno dello stesso Parlamento Europeo si è tenuta una degustazione di prodotti tipici. Ad accompagnare le delizie del mare, le olive Nocellara di Castelvetrano. Gli importanti ospiti, fra i quali diversi parlamentari europei (italiani e stranieri) hanno apprezzato moltissimo la qualità della “Nocellara del Belice”, grazie anche alla presenza di Giuseppe Curaba, imprenditore di grandissima esperienza da oltre 35 anni nel settore della lavorazione e commercializzazione di olive da mensa. ”E’ stato un notevole successo - ha dichiarato Giuseppe Curaba - per le nostre olive -. Molti ospiti del convegno, si sono sorpresi del gusto e dell’ottima qualità della Nocellara del Belice. Occorre essere presenti in queste occasioni, collaborando con i distretti attivi come quello della pesca per dare maggiore risalto alle nostre olive”. In questa particolare occasione Giuseppe Curaba è stato definito “ambasciatore delle Olive Nocellara del Belice, al Parlamento Europeo. Filippo Siragusa

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Castelvetrano

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Lontani ricordi e verità sempre attuali

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ovistando fra i miei appunti risalenti agli anni '90, mi sono convinto che da allora ad oggi è cambiato poco. Anzi qualche cambiamento è intervenuto: in positivo, non credo proprio. Lo scopo delle mie convinzioni che da qui a poco formulerò non hanno assolutamente l’obiettivo di dare addosso a questo o a quello. Questa città ha bisogno di ritrovarsi e non certamente di aggiungere veleni ai tanti veleni che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese dagli ultimi 10/20 anni a questa parte. La microcriminalità cresce. L’uso delle sostanze stupefacenti, si sente dire, che non è assente. Un’alta percentuale di cittadini è preoccupata e, fatte le dovute eccezioni, vive alla giornata. Il senso civico, in negativo, raggiunge punte veramente preoccupanti.La crisi economica colpisce tutti i settori: dall’edilizia all’agricoltura, dalle attività industriali, quasi inesistenti, a quelle commerciali. Per non parlare delle iniziative turistiche e culturali. Oggi, comunque, grazie al proliferare di Club di Servizio ed Associazioni, qualcosa si muove. Castelvetrano doveva essere il riferimento dei Paesi del Belice, ma, purtoppo, non è così. La vita nella Città, complessivamente è degradata. Il Centro storico, eccezion fatta per il sistema delle Piazze, è profondamente degradato e fatiscente. La rete viaria cittadina è collassata. In un articolo scritto da Eugene Raskin sul New York Times del 2.5.1971 sui centri urbani si leggeva: “Essi sono fisicamente antiquati, finanziariamente difficili da eseguire, percorsi dal crimine, invasi dalla spazzatura, inquinati, divisi da

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in cui si nasce e quasi sempre si muore. Nel fare urbanistica, nel fare pianificazione territoriale, nella scelta più o meno scriteriata o condivisibile di costruire strutture pubbliche o private dentro o fuori la città, nel gestire il territorio spesse volte non si è guardato all’equilibrio di sviluppo armonioso delle città. Ci si è preoccupati di migliorare la mente ma quasi mai si è tenuto conto dell’anima. Ed un corpo senza anima vive, vive anche apparentemente bene, ma porta in sé la potenzialità disgregatrice che lo fa inaridire. La riqualificazione del territorio esistente non ricade nel raggio di azione riservato ad un qualsiasi gruppo specifico, ma scaturisce da una pressante e sentita partecipazione di tutte le persone che abitano il territorio. Questa convinzione nella classe politica di ieri e più in quella di oggi è stata sempre chiara ed evidente? Ho motivo di introdurre seri dubbi. Sarà facile per i benpensanti di turno addossare la responsabilità alla vecchia classe politica e personalmente affermo che ci sono state. Ma la classe politica di oggi che cosa ha fatto o meglio che cosa farà per ridare dignità e decoro alla nostra città?. Su queste modeste e sofferte riflessioni, è auspicabile che tutte le forze politiche, i tanti giovani uomini e donne che si affacciano alla “politica” vogliano assumere precisi impegni, soprattutto, con se stessi affinchè per la nostra Città venga elaborato un “PROGETTO” che possa ridare slancio e vigore alle future generazioni. Preside Totò Ferri

Storia locale Le carceri di Castelvetrano nella storia

Castelvetrano il primo edificio carcerario di cui abbiamo notizia fu “Li carciri vecchi”, che si trovavano presso la torre di Giglio che ancora esiste nell’attuale Via Garibaldi. In seguito le carceri passarono alla “Vicaria Nova”, una massiccia torre saracena costruita a partire dal 1617 e terminata nei primi mesi del 1619. In quegli anni la Sicilia era sotto la dominazione di Filippo III re di Spagna; il viceré era il conte di Castro; mentre principe di Castelvetrano era don Giovanni d’Aragona e Tagliavia. Adibita a carcere duro fino agli anni '40 e ubicata nella Via San Francesco di Paola (l’attuale Via V. Emanuele), nel 1952 la torre fu diroccata, per far posto all'attuale Banco di Sicilia. Mi soffermo, anche se in sintesi a riferire su questo edificio storico ed artistico, perché trattasi di un pezzetto di storia della Castelvetrano remota. Il Ferrigno ci fornisce notizie sulla storia del carcere e sulle torture, taglio di una o di tutte e due le mani e sulla condanna a morte, metodi medievali ordinari, che erano eseguiti dentro le sue mura. Per tale motivo era tristemente conosciuto in tutta la Sicilia; un proverbio siciliano di allora diceva: “Megghiu ‘n galera a vucari lu rimu, chi carzaratu a Castedduvitranu”. In un carcere, di quei tempi, la tortura non poteva mancare; era uno strumento di supplizio, praticato con uno o più tratti di corda ai condannati per reati commessi; era usato anche come mezzo, abbastanza persuasivo, per indurre i rei a confessare colpe che non sempre avevano commesso. I tratti di corda erano continui, lo strumento non restava inoperoso. Una trave in legno rovere, una carrucola, un robustissimo laccio pendente, costituivano l'infame strumento. La prova che lo strumento non restava inoperoso si trova nel fatto che ogni tanto si doveva riparare. Oltre alla tortura delle carceri, v'erano a Castelvetrano altre due torture di castigo: una si trovava al campanile della chiesa Madre ed un'altra nel palazzo dell'università (comunale). I condannati a morte erano assistiti dalla Compa-

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conflitti razziali, dove esistono, da disoccupazione, dalla disperazione e dalla corruzione. Nel mondo in cui sopravvivono adesso sono insalvabili, destinati a raggiungere la loro meritata estinzione". Gli Urbanisti e quegli altri studiosi che ogni tanto propongono schemi di risanamento e di riorganizzazione per far funzionare le città ancora per un anno o due o tre sono patetici come gli Ufficiali del Titanic che accettavano prenotazioni per la prossima corsa, mentre le acque si sollevavano al di sopra delle loro 'orecchie'. Le città muoiono, il territorio diventa sempre più arido. Non si capisce e forse non si vuol capire che le città come espressione del territorio, possiedono come gli esseri umani un corpo, una mente ed un’anima. Il corpo è facilmente misurabile: scuole, strade, fognature, rifiuti etc…sono visibili quando si interviene adeguatamente. La mente, di più difficile identificazione, può essere rappresentata dalla intensità, dal vigore e dalla libertà di espressione intellettuale ed artistica. L’anima, già di imbarazzante determinazione in relazione al singolo essere umano, diventa assolutamente indefinibile per il territorio. Con questo termine si può rappresentare quella forza che, più di ogni altra, tiene uniti tutti gli abitanti in un attaccamento emotivo o amore per la loro città: mari, fiumi, laghi, colline, clima, eredità storiche ed archeologiche, strutture che raggiungono un valore simbolico, tradizioni che dovrebbero essere il modo in cui tutto questo deve potersi integrare nella forma urbana per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente

gnia dei Bianchi, che amministravano anche il Monte di Pietà e l’Ospedale degli infermi indigenti. La Compagnia aveva il suo oratorio nella chiesa di Sant'Antonio Abate, nella piazza omonima, ora Nino Bixio. Nell'esplicare il suo pietoso ufficio adottava lo stesso cerimoniale della Compagnia dei Bianchi di Palermo. Era obbligo di ogni confrate consolare assistere il condannato, o, come allora si diceva, il povero afflitto, curarne in tutte le maniere la conversione e prepararlo, ove del caso, a "sopportare" il taglio di una o di tutte e due le mani, assisterlo nei tre giorni precedenti l'esecuzione e infine anche sul luogo del patibolo. Il capitano di giustizia, incaricato all’esecuzione della condanna a morte, ne dava notizia al Governatore e Rettore della Compagnia dei Bianchi, pregandolo di presentarsi nelle carceri, con tutta la Compagnia, nelle ore pomeridiane di un giorno stabilito, per ricevere in consegna il condannato, per confortarlo e assisterlo, compito cui era obbligata la Compagnia. Ricevuto il condannato, dopo averlo confortato, nel pomeriggio del terzo giorno, la Compagnia si riuniva nell'oratorio, e, vestita del proprio abito (sacco e visiera in seta bianchissima pieghettata, immagine del SS. Crocifisso alla visiera, scarpe bianche a doppia suola, grossa corona di legno sul capo), processionalmente, cantando le litanie della Beata Vergine, si recava alle carceri, entrava nella chiesetta, dove il capo cappella dei confortanti faceva una breve esortazione; entrato poi nella stanza del carceriere, si presentava il carnefice, che legava con funi il giustiziando. Fattasi la riconsegna, per pubblica ricevuta, il povero afflitto veniva rimesso nelle mani del Capitano di Giustizia. Con l'assistenza del confortante e del capo di cappella secolare ai lati del povero giustiziando, il mesto corteo si avviava al luogo delle Forche, dove il disgraziato veniva impiccato da due boia, il soprano ed il sottano, sorretto nel salire la scala dal capo di cappella secolare. Quando il disgraziato non si sentiva di fare coi propri piedi

la strada per andare al patibolo, veniva da due serventi trasportato sopra una sedia, ben legato. Appena il disgraziato rendeva l'anima al Creatore, s'intonava il 'De profundis' ed il “Miserere mei Deus”. Quindi il cadavere veniva accompagnato processionalmente e sepolto, al luogo solito, nella chiesa di San Leonardo. Per lo più le esecuzioni avevano luogo nel sito denominato 'Le Forche', a poche centinaia di metri a nord della città. Spesse volte però la corte superiore stabiliva che l'esecuzione avvenisse nello stesso luogo, o vicino al luogo, del delitto, "in loco, vel prope locum, delicti"; e si aveva perciò lo spettacolo miserando di esecuzioni nelle piazze e nelle vie della città. A duraturo ammonimento dei popoli, le teste, e talvolta anche le mani dei giustiziati, che per le loro gesta nefande si erano resi famosi, collocate in apposite gabbie di ferro, venivano appese alle grate delle carceri. L'ordine di esecuzione veniva dato nei seguenti termini: "iste de (nome del giustiziando) suspendatur in furcis usque quo eius anima a corpore separetur et executio fiat in terra (comune dove avveniva l'esecuzione) et post executionem amputentur caput et manus et affigantur in cratta ferrea in carceribus". Un proverbio antico diceva “Aviri tri ghiorna di tempu comu lu ‘mpisu” avere una scadenza di tempo breve. Un altro diceva: “Ed è lu ‘mpisu chi avi tri ghiorna di tempu!”, richiesta di più tempo per eseguire una data cosa. Inoltre: “Nta la casa di lu ‘mpisu nun si po appenniri un agghialoru”, non nominar la fune in casa dell’impiccato. Intorno agli anni’50 il vecchio convento dei minimi, chiamato comunemente “lu quarteri” perché fu adibito a “quartiere” (caserma militare) durante la II Guerra Mondiale, fu adattato a carcere mandamentale per alcuni anni. Il nuovo carcere attualmente in funzione (Sezione Casa circondariale ex Casa mandamentale) fu costruito in contrada Strasatto nel 1986 e consegnato nel 2000. Vito Marino


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Salute

L’OMS mette al bando la carne. Tutto arrosto e….niente fumo?

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a "bomba" è stata puntualmente sganciata! E non parlo di raid aerei contro l'Isis o la Libia, bensì del nuovo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità tramite la sua agenzia intergovernativa IARC (International Agency on Research Cancer) che cita “prove consistenti” circa l’aumento del rischio legato ai tumori per chi consuma carni rosse e lavorate. A prima vista sembra proprio una deflagrazione, e se consideriamo anche i soliti malintendimenti e personali interpretazioni di una stampa molto spesso esagerata e catastrofista, il lettore deve sicuramente essere balzato di mezzo metro sopra la sua sedia alla notizia. Nella nostra rubrica faremo il punto sulla situazione, che non appare così drammatica come è stata riportata ma è comunque degna di essere attenzionata. Intanto la notizia: la IARC ha trovato prove consistenti circa il fatto che un consumo giornaliero di 50 grammi di carni lavorate, ossia tutti i tipi di carne che subiscono una lavorazione tramite processi di salatura, affumicatura e stagionatura, talvolta con l’aggiunta di conservanti, può aumentare il rischio di contrarre un tumore al colon del 18 per cento. Per quanto riguarda le carni rosse, cioè la nostra amatissima bistecca di manzo, di maiale, di capra, pecora o cavallo, viene riportata la dicitura "probabilmente cancerogena", in quanto non ci sono prove di causalità diretta tra il consumo e la patologia. In pratica ciò significa che sulla base di diversi studi scientifici pubblicati in passato, nel primo caso sono stati identificati legami certi tra il consumo di quei prodotti e l’insorgenza di alcuni tipi di tumore. Viene spontaneo, osservando i dati, chiedersi se infrangendo le sacre regole ed infischiandosene delle

raccomandazioni, come i fumatori fanno per la sigaretta, aumenti a 1 su 5 la concreta probabilità di contrarre il cancro: non è propriamente così, ed in fondo questo è uno dei fraintendimenti più gravi che porta con sé la notizia. In realtà ogni individuo parte da una probabilità del 5% (data dal solo caso) di contrarre una neoplasia, ed il consumo di tali prodotti alimentari non fa altro che aumentare di qualche unità questa percentuale. Per tale motivo molte illustri personalità della sanità italiana si sono affrettate ad attenuare la deflagrazione. Il Ministro Lorenzin da Expo afferma che “le notizie di questi giorni non devono essere allarmanti. Nessun cibo va eliminato, ma va utilizzato con moderazione e nella giusta misura”. E poi lancia i punti fermi per il futuro: “Più prevenzione e dieta mediterranea”. Inoltre precisa che “non bisogna mai farsi spaventare dalle ricerche. Bisogna poi leggerle, perché sono estremamente complesse nelle loro articolazioni”. In ogni caso il Ministro ha detto che lo studio è oggetto di valutazione essendo stato inviato al Comitato per la sicurezza alimentare. Anche il direttore del Dipartimento di Oncologia Medica Istituto Tumori di Aviano mette in guardia da una lettura superficiale dello studio dell’Oms: “Sono gli eccessi ad essere pericolosi”. Ma anche la qualità conta: “Gli studi in materia sembrano essere prevalentemente anglosassoni, non parlano delle nostre bistecche ma degli hamburger e dei wurstel americani”, chiosa aggiungerei io, con una certa superficialità. Sbagliato, per l’oncologo, anche paragonare il rischio da consumo di carne a quello del fumo, che era stato sbandierato dai soliti puritani cavalcando alla grande l'onda generata dalla notizia: “Il fumo crea dipendenza, la

carne no. Il fumo uccide 1 milione di persone all’anno, la carne 50 mila. Sono cifre non paragonabili”. E rimane, nuovamente aggiungo io, ampiamente da dimostrare la cifra riguardante la carne nonché i calcoli fatti per arrivare ad essa. In realtà c’è un forte allarmismo causato dalla sbagliata comunicazione, da parte dei media ma anche dell’Oms, sui contenuti dello studio, che in realtà non fa altro che confermare quel che già sapevamo, come del resto afferma anche il dottor Veronesi, oncologo di fama mondiale: consumare in eccesso carne rossa e lavorata fa male. Ma, come per i farmaci, sono quantità e qualità a fare la differenza. Gli esperti dell’Oms nel documento lo sottolineano anche, solo che questo aspetto è stato poco evidenziato, alla fine il messaggio che è arrivato è stato: la carne provoca il cancro. Un messaggio sbagliato, che rischia di avere conseguenze negative sull’alimentazione degli italiani, nonché sull’economia del Paese. Mettere sulla stessa bilancia una bellissima bistecca fiorentina ed un’anonima confezione di wurstel, che chissà da dove e da cosa proviene, significa generalizzare e smarrire la propria identità, oltre che il buon senso. Dunque cari lettori, è giusto limitare il consumo di carni nella propria dieta, soppesare l’apporto di questo tipo di proteine nonché di grassi saturi, ma attenzione a fraintendere i messaggi mediatici, ad andare dove qualcuno chissà per quale ragione vuole portarci. La dieta mediterranea ci ha cresciuto ed ha cresciuto in modo sano decine e decine di generazioni quindi alla fine, come sempre, meglio far prediligere il buon senso e le giuste misure sulla cattiva informazione. Fabrizio Barone

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Storia localeQUATTORDICINOVEMBRE2015

Partanna nella Storiografia (2)

pedoni. Ne gode il Signore del mero e misto impero, siede fra i principi al XXVII posto nel Parlamento ed assegna il magistrato del paese”. Sintetizzando in tal Il secolo XVIII è senz’altro il più ricco di notizie ri- modo le prerogative dei Principi Grifeo. guardanti la storia del nostro territorio. La relazione più organica risulta senz’altro quella inserita in un Origini di Partanna dizionario topografico, Lexicon topographicum Sicu- Riguardo alle origini di Partanna, l’Amico riprende lum, redatto in latino tra il 1757 e il 1760 dallo storico le ipotesi formulate da Aretio e Maurolico. “Credete letterato catanese Vito Maria Amico (1697-1762) e tela Arezio antica di origine e forse colonia di Ennesi, tradotta, con una nota aggiuntiva, in lingua italiana il che ricava dal nome, quasi Parte di Enna, poiché si nel 1859 dal chierico Gioacchino Di Marzo. combinano queste due voci Pars e Enna da cui Partanna. Dice Maurolico derivata la voce Partanna da SparIl territorio tana, come se sia stata una colonia spartana”. Senza In tale dizionario il territorio viene così descritto: prendere posizioni personali in proposito, lo stori“Lat.[ino] Partana. Sic.[iliano] Partanna (V.[allo di] co catanese mette in evidenza il fatto che l’abitato M.[azara])- Paese, oggi insignito del titolo di principa- preesisteva alla conquista da parte dei Normanni. to, detto antico dal Pirri, copioso in vino ed in agrumi; “È però inconcusso essere stata, siccome avvisai, nel esisteva e celebre nel tempo dei Normanni e gode di un tempo dei Normanni e concessa ai commilitoni norfertilissimo territorio, fecondato da ogni parte di varie manni la fortezza di Partanna già espugnata dal conte vene di acque, adattissimo alla produzione dei frutti. Ruggiero insieme a Trapani, Mazara, Marsala ed altre Ne è il sito in un colle ad austro; e mi ho incerto perchè terre”. la munitissima fortezza nella cima si ascriva ad Andrea Chiaramontano, poiché ne era una antica sotto i Nor- L’ipotesi sulla signoria dei Paternò manni”. Come si può notare, l’Amico, quanto al nome A tal proposito l’Amico sostiene che ad essere indel “paese” sembra equiparare la dizione letteraria vestito per primo della Terra di Partanna fosse un “Partana” con quella volgare “Partanna”, mentre te- “De Paternione”. A sostegno di tale ipotesi porta la stimonia sia l’espansione dell’abitato sul “colle”, sia la testimonianza di una lapide. “Tagliando una strada in presenza in esso di “una antica” fortezza già al tempo Catania nell'anno 1730 al lato settentrionale del Colledei Normanni. gio della Compagnia di Gesù, si imbatterono gli operai in una lapide infranta, nella quale recatami lessi in Chiese, Conventi e Opere Pie grandi lettere gotiche: “... De Paternione Militi Viro ÀrQuanto ai luoghi di culto, l’Amico sembra rielabo- mis Egregio Bu/… rtanae Comiti Roberti Filio Mathildis rare notizie pervenutegli dai vari autori del ‘600. “La Uxor/... Posuit Die VIII Aprilis Anno M.C.LXVIII”. Stimechiesa maggiore parrocchiale è sacra, giusta il Pirri, a rei doversi nel modo seguente supplire i mancamenti: s. Maria della Catena, ma dicesi anche intitolata alla “Constantino De Paternione Militi Viro Armis Egregio Trasfigurazione del Salvatore; si ha una pingue dote Bu/Cherii et Partanae Comiti Roberti Filio Mathildis e le presiede l'arciprete sotto il Vescovo di Mazara. Pei Uxor/Maerens Posuit Die VIII Aprilis Anno M.C.LXVIII”. Minori Conventuali venne fondato il convento nel pae- Poiché fiorì Roberto De Paternò nel 1160, come dise dall'anno 1484, e gli è contigua una decente chiesa mostrai evidentemente nella Cat. illust. lib. x cap. Ix, dedicata a s. Francesco, che conserva una statua di s. ed anche Costantino di Paternò figliuolo di lui era Antonio di Padova tenuta in sommo onore dai popoli superstite nell'anno 1165. Attestano d'altronde mocirconvicini. Al di fuori, i Cappuccini ottennero dall'an- numenti dell'illustrissima famiglia aver tenuto i Pano 1548 la chiesa di s. Andrea, e fabbricato il convento, ternò le contèe di Buccheri e di Partanna, anzi nella vi adempiscono i sacri uffìcii. Fa menzione il Pirri dell' fortezza di Partanna si osservano, per come si dice, antichissimo convento dei Carmelitani, che splende le loro insegne, il che a sufficienza dioggi frequente di monaci sotto il titolo della B. Vergi- chiara non essermi ingannato nella ne Annunziata. Giuseppe Rosso fondò nella chiesa di lettura della lapide. Occorre adunque s. Maria nell'anno 1637 l'oratorio di s. Filippo Neri, che primo signore di Partanna Roberto di è quasi deserto. Gli agostiniani scalzi abitano sin dopo Paternò, cui succedette il figliuolo Cola metà dello scorso XVII secolo la chiesa di s. Niccola. stantino marito di Matilde”. Di parere Le Monache di ordine benedettino sotto il titolo del diverso il Varvaro Bruno, il quale, nella fondatore si hanno un decentissimo monastero circa già citata opera “Partanna e la lapide dall'anno 1660. 11 chiese filiali nutrono in fine nel pa- dei Paternò nel Museo Biscari di Cataese la pietà negli abitanti”. Da notare che, mentre è nia”, confuta tale ipotesi dimostrando encomiabile la precisazione sulla intitolazione del- 1) che “mai fu scritto il nome di Partanla chiesa madre, non si può non rilevare una certa na con una semplice N”; 2) che il diploconfusione riguardo al convento dei Carmelitani (a ma di investitura dei Graffeo “precede quella data è già entrato in funzione il nuovo com- di ben 29 anni la data dell’epigrafe”; plesso conventuale) e al monastero delle benedetti- 3) che Buccheri e Partanna non sono ne (il breve papale di autorizzazione alla costruzione state mai “elevate alla dignità di conè del 28 maggio 1683, reso esecutorio dal vescovo il tee”. Concludendo con l’ipotesi che 27 agosto 1686). Riguardo alle opere pie, egli ricorda l’epigrafe andrebbe completata con i che “assegnale una casa per le donzelle orfane” e che nomi di “Bu[tera” e “Ma[rtana”. Quanesiste un “Monte di Pietà [che] si ha annesso un Ospe- to alle “insegne” dei Paternò presenti dale sotto il nome di s. Antonio per gl'infermi poveri, “nella fortezza” di Partanna, esse risalcome ne fa menzione il Pirri”. gono al sec. XV. Popolazione e ordinamento amministrativo La signoria dei Graffeo Puntuali e circostanziate risultano le notizie riguar- L’Amico, seguendo la propria ipotesi, danti la popolazione e l’ordinamento amministrati- sostiene che “la tennero indi i Graffeo, vo. “Contavansi sotto Carlo V 654 case e 4866 anime dei quali nell'anno 1190 trovasi Giorgio nel 1595. Nel seguente secolo appo il Pirri 1172 fuochi barone di Partanna, che può stimarsi, e 4992 anime, ma nei regii libri dell'anno 1652 appari- o nato da Giovanni stragoto di Messiscono 1718 fuochi e 7122 anime, e nel nostro tempo, na, la di cui figliuola Ula venne sposata cioè nel 1713, 2832 case e 7317 anime, ed ultimamente secretamente da Ruggero, o da Sergio 7424. Comprendesi Partanna nella diocesi di Mazara, Graffeo razionale di Sicilia”. Ma, stando nella comarca di Salemi, e nella prefettura militare di alla tesi del Varvaro Bruno, non “da Sciacca, cui sotto la bandiera spediva 5 cavalieri e 50 indi” (cioè dai conti Paternò in poi), ma

di Nino Passalacqua

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fin dal 1137 i Graffeo “tennero” Partanna, avendola ottenuta Giovanni II Graffeo dallo stesso Re Ruggero. Con tale precisazione, si può seguire l’Amico. “Splende nel censo di Federico II Orlando Grafeo, che erroneamente l'Ansalone riconosce nell'anno 1303 primo signore del paese di questa famiglia: testimonio lo stesso Ansalone, fu giudice di Messina ed ebbesi il figliuolo Goffredo, da cui e da Olivetta Perollo nacque Giovanni, del quale rimane memoria sotto il re Ludovico; prese in moglie Ximenia de Arenos e generò Benvenuto soggetto alla curia per Partanna nel registro del re Martino; fu maestro razionale, e generò Onofrio nel 1413 barone di Partanna; da cui Baldassare, donde Mario, e da costui Guglielmo per privilegio di Filippo IV nominato primo principe di Partanna nell'anno 1627; ebbesi costui da Eleonora Bologna il figliuolo Mario, il quale fu duca di Ciminna per dritto della moglie Antonia Ventimiglia, Pretore di Palermo, Prefetto della Sicola Milizia, ed ebbesi ad erede il figliuolo Domenico, cui toccò in moglie Elisabetta Marino duchessa di Gualtieri e signora di Protonotaro, come unica di Francesco, donde nacque Benedetto, il quale unito a Giovanna Filingeri generò Girolamo, che poi sostenne le primarie cariche in Palermo, dove fu dei 12 pari del regno, Questore e Pretore, ed in fine intimo consigliere di Carlo imperatore; da Laura Grua ebbesi Benedetto principe oggi di Partanna e duca di Ciminna e di Gualteri, cui Pellegra Statella partorì Girolamo II, marito a Dorotea del Bosco”. Altre notizie Interessanti risultano anche le notizie riguardo ai prodotti agricoli e al relativo commercio che costituiscono la quasi totalità dell’economia partannese. “Il territorio di Partanna, come ricordasi dal Pirri, piantato nella maggior parte a vigneti, non lieve guadagno rende agli abitatori ed abbonda in melaranci ed in limoni; in tanta copia intanto produce biade di ogni genere da non sottostare ad altra terra della provincia”. Una annotazione curiosa conclude, infine, la relazione dell’Amico. “Ricordasi dal Mongitore Bartolomeo Vita da Partanna della compagnia di Gesù, che rifulse in questo nostro secolo nella poesia e nell'arte oratoria”. (Continua)


Partanna PARVA FAVILLA A Partanna un centro sociale fantasma

QUATTORDICINOVEMBRE2015

Ditemi un po’, come qualifichereste un imprenditore privato che, dopo aver urbanizzato una “salma” di terreno e avervi costruito una serie di strutture in cemento armato per migliaia di metri quadrati di superficie, decidesse di punto in bianco di abbandonare tutto? E con quali epiteti bollereste un privato cittadino che, avendo ricevuto in dono una serie di strutture in cemento armato per migliaia di metri quadrati di superficie, decidesse di lasciarla in preda agli sciacalli? No, non dite niente. Lo so da me che, potendolo, rispondereste tutti in coro che…un tal privato non esiste; e, se esiste, è certamente ricoverato in una struttura psichiatrica! Invece, nel “pubblico” questo si verifica; eccome, se si verifica! Prendete il caso del Centro Sociale di Partanna. Appaltato dall’Ispettorato per le Zone Terremotate agli inizi degli anni ’70, fu concluso solo nel 1982, dopo aver ingoiato circa un miliardo di vecchie lire. Un intoppo tecnicoburocratico, purtroppo, non permise di vederlo collaudato. E dire che per superare l’intoppo sarebbero bastate poche decine di milioni di lire. Ma, si sa, quando entra in ballo la cosiddetta “questione di principio” non se ne esce più! Per decenni si giocò a ping-pong tra il costruttore, che probabilmente non voleva ammettere di aver usato materiale scadente, e il progettista, che, a detta del costruttore, avrebbe previsto un materiale sbagliato. E intanto l’opera andava alla malora, fino a ridursi ad un…cimitero degli elefanti. Ma il bello è che, forse, nessuno sa che esiste un Centro Sociale a Partanna! O, quanto meno, ci si comporta come se non lo si sapesse. Non lo sa, probabilmente, quello Stato che a suo tempo ha realizzato la struttura, convinto di aver assolto così il suo obbligo nei confronti di un Comune terremotato. Non lo sa, o finge di non saperlo, nemmeno il Comune, che non ha mai firmato l’accettazione dell’opera, pur utilizzandola per alcuni anni. Vuoi vedere che a saperlo sono soltanto i contribuenti che…ne hanno fatto le spese?!

Le farmacie di turno dal 14 novembre al 6 dicembre 2015 Partanna

Santa Ninfa

Castelvetrano

Campobello di Mazara

Salemi

Vita

Gibellina

Salaparuta Poggioreale

Mazara del Vallo

14 novembre

Rotolo

Dallo

Giardina

Pace

Spina

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Grimaudo

15 novembre

Rotolo

Dallo

Ingrassia

Pace

Spina

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Lenzi

21 novembre

Galante

Barbiera e Conf.

Ingrassia

Tummarello

Aleci S.

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Lenzi

22 novembre

Galante

Barbiera e Conf.

Gagliano

Tummarello

Aleci S.

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Licari

28 novembre

Dia

Dallo

Gagliano

Parisi

Mangogna/Aleci V.

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Licari

29 novembre

Dia

Dallo

Papa

Parisi

Mangogna/Aleci V.

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Lombardo

5 dicembre

Ciulla R.

Barbiera e Conf.

Papa

Pace

Rubino

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Lombardo

6 dicembre

Ciulla R.

Barbiera e Conf.

Rizzuto

Pace

Rubino

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Misuraca

upim

Via Nicolò Tortorici - PARTANNA (TP) Reparti: Uomo, Donna, Accessori, Bambino, Casa, Intimo Donna Orari: lun-sab 8:00 - 20:30; domenica 9:00 - 13:00; 16,30 - 20:00 L'upim si trova all'interno del

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Ministero dell’A

e della tutela del territo

Regione Sic

Comune di Pa Provincia di T POI Energia Rinnovabile e Rispa

PROGETTO PER L’INTERVENTO DI EFFICIENTAMEN ADIBITO AD UFFICI, SITO IN VIA GARIBALDI N. 55 Il Programma Operativo Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico 20072013 (POI Energia), con una dotazione finanziaria di 1,071 miliardi di euro, ha finanziato 1.887 progetti di amministrazioni pubbliche e imprese delle Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Gli investimenti realizzati con le risorse del Programma hanno riguardato: l’efficientamento energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili, il sostegno agli investimenti, il potenziamento della rete, la realizzazione di studi e la valutazione del potenziale di sviluppo energetico.

L’incontro conclusivo sui risultati degli interventi di efficientamento energetico si effettu alle ore 17:30 nelle Scuderie del Castello Grifeo di Partanna. L’Assessore ai Lavori Pubblici Ing. Nicolò La Rosa

Il Nicol


Ambiente

orio e del mare

ciliana

artanna Trapani armio Energetico 2007 – 2013

NTO ENERGETICO DELL’EDIFICIO COMUNALE 5 A PARTANNA (TP).

erà il 29 Novembre 2015

Sindaco lò Catania

Obiettivo prioritario del progetto è stato quello di ristrutturare l’immobile esistente, adeguandolo attraverso una serie di interventi, al fine di trasformarlo in un edificio energicamente ottimizzato a bassissimo consumo energetico in modo da offrire all’interno un buon confort termico e bassi consumi. Tutto questo attraverso l’isolamento dell’involucro edilizio, la ventilazione dell’immobile, la realizzazione di un impianto di riscaldamento e raffrescamento realizzato con un sistema VRF ad elevata efficienza di ultima generazione e della relativa UTA, la realizzazione di un impianto per la produzione di acqua calda sanitaria con un sistema di microcogenerazione ad alto rendimento con motore endotermico alimentato a gas metano di ultima generazione per la produzione simultanea di energia elettrica e termica e la sostituzione dell’illuminazione interna con elementi ad alta efficienza. Isolamento termoisolante a cappotto corte interna Nel caso specifico, per esigenze contingenti l’edificio, si è scelto l’intervento dell’isolamento a cappotto esclusivamente per i muri perimetrali prospicienti la corte interna. Tale isolamento prevede la collocazione all’esterno delle pareti di pannelli rigidi costituiti da schiuma polyiso espansa rivestiti su entrambe le facce con velo di vetro saturato dello spessore di 30 mm avente

una trasmittanza termica dichiarata Ud (W/mqK) 0,93 e una resistenza termica dichiarata Rd (m2K/W) 1,07. Isolamento termoisolante a cappotto pareti interne Le pareti perimetrali interne dell’edificio sono state rivestite con pannelli sandwich costituitI da un componente isolante in schiuma polyiso espansa rigida da 5 cm, rivestito su entrambe le facce, e da una superficie accoppiata con una lastra di cartongesso. Infissi esterni Gli infissi esterni ormai del tutto inadeguati, al fine del risparmio energetico, sono stati sostituiti con infissi ad elevato taglio termico tali da garantire le migliori prestazioni ai fini del riscaldamento, del raffrescamento e del confort degli ambienti prevedendo l’utilizzo di infissi in legno di adeguato spessore combinati con l’utilizzo di vetro camera ad elevato taglio termico. Impianto di riscaldamento e raffrescamento realizzato con sistema VRF Per la climatizzazione è stato scelto un sistema ad espansione diretta VRF e un trattamento aria ad alta efficienza di ultima generazione. Questo sistema è la soluzione ottimale che permette di avere alta efficienza energetica, facile adattamento al carico di climatizzazione e regolazione pressoché perfetta in ogni condizione.


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La critica QUATTORDICINOVEMBRE2015 Luoghi comuni a Partanna

artanna, oltre ad essere una delle cittadine con più fossati della Valle del Belice (lo Stretto? No, le buche!) è anche la città dove si giudica di più. A Partanna nessuno indaga o cerca la verità vera: ci si accontenta delle dicerie; ogni testa è un tribunale, ogni abitante è un giudice. Che condanna. A meno che non si tratti di amici e di parenti che non siano serpenti: a questo punto scatta un luogo comune che non ha alcuna giustificazione giuridica né tampoco morale: “difienni lu to’ o tortu o dirittu” accompagnato dal finale ipocrita che è sempre lo stesso: “a un parmu di lu me culu”. Da questa pagina “graffiante” ci siamo proposti di distruggere, perché fanno male alla salute, quelle idee correnti (Beck le chiama "dominio personale”) che ci rendono la vita difficile. E’ un progetto ambizioso e forse un po’ presuntuoso, ma se solo fosse letto e meditato da 23 lettori (uno in meno di quelli invocati dal grande Manzoni) ci riterremmo soddisfatti noi cresciuti a pane e cipolla e non ad ostriche e champagne. Proviamo con un triplo salto mortale sapendo bene che il difficile non è avere idee nuove, ma liberarsi dalle vecchie. Gli ipocriti e gli osservanti delle tradizioni tout court sono esentati dalla lettura: per loro proseguire potrebbe essere un colpo fatale. Ebbene, siore e siori, andiamo a demolire un detto partannese che non interessa i dentisti, ma tutti. Il detto che qui è profondo convincimento interiore e a cui ognuno cerca di attenersi come fosse il primo dei comandamenti non scritto è "Cu s’avanta cu li so’ denti, un c'è nenti!". Vado sul filo di un equilibrio precario sospeso tra una pala eolica e l’altra che, come è noto, rendono viva questa amena cittadina. “Proviamo anche con Dio, non si sa mai…"sono le parole di una bella e triste canzone di Ornella Vanoni. Ma stiamo in terra: la citazione dell’unico comunista rimasto in Italia, Papa Francesco, potrebbe aiutarci ricorrendo alla sua meditazione mattutina del 4 settembre 2014: perché vantarsi dei peccati? Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso". E una sola conta veramente: l’incontro con Cristo che cambia la vita dei cristiani “tiepidi” e trasforma il volto di parrocchie e comunità “decadenti”. Succede quando a prevalere sono i farisei e i “sepolcri imbiancati” che la nostra cittadina continua a produrre (Come mai il calo delle nascita non riguarda mai gli imbecilli?). A ispirare le parole del Pontefice è stata anzitutto la prima lettura della liturgia, tratta dalla prima Lettera di san Paolo ai corinzi (3, 18-23). Finisce con questa riflessione: «Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio». Se la logica ha un senso, è peccato vantarsi "cu li denti" solo di fronte a Dio e non bisogna essere sacrestani o bigotti per capire che vantarsi di fronte a Dio è soprattutto inutile. Sa tutto. E dà al “vanto” il giusto peso: quella della necessità di essere amati. Ed è per questo che Paolo raccomanda a quanti predicano la parola di Dio: «Fatevi stolti». Li avverte di non mettere la propria sicurezza «nella sapienza del mondo». Quindi, prosegue l’apostolo, «nessuno ponga il suo vanto negli uomini». Tradotto: nessuno giudichi chi si vanta. Del resto, ha fatto notare il Papa, «anche lui aveva studiato con i professori più importanti del tempo». Eppure non si vantava di questo,«si vantava soltanto di due cose, e queste cose delle quali si vantava Paolo, sono proprio il posto dove la parola di Dio può venire ed essere forte». Infatti egli dice di se stesso: «Io soltanto mi vanto dei miei peccati» (cfr. 2 Cor 12,9: "mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo". Se finiamo per dimenticare questo — ha avvertito il Pontefice — «diventiamo mondani, vogliamo parlare delle cose di Dio con linguaggio umano, e non serve», perché «non dà vita». È decisivo allora «l’incontro tra i miei peccati e Cristo». È ciò che avviene quando, nel passo del Vangelo di Luca (5, 1-11), Gesù dice a Simone di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. E Pietro, ha notato Francesco, gli risponde: «Ma abbiamo fatto tutta la notte e non abbiamo preso niente...Ma sulla tua

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parola le getterò». E così, ha proseguito, avviene «quella pesca miracolosa». Di fronte a questo fatto «cosa pensa Pietro?», si è chiesto l’ultimo e unico comunista, nonché Papa. Crede in se stesso, si vanta poi di avercela fatta. Il suo curricolo di pescatore si è arricchito perché solo credendo in se stesso avrebbe adempiuto alla parola di Dio. Ma cosa significa letteralmente vantare e soprattutto vantarsi? Vantare è un verbo. Vantare v. tr. [lat. tardo vanĭtare, propr. «essere vano», der. di vanus «vano», vanĭtas «vanità»]. 1. a. Parlare di qualche cosa in tono elogiativo, sia per dimostrare il proprio compiacimento sia con lo scopo di convincere gli altri o di suscitare la loro ammirazione; magnificare, decantare: v. i proprî meriti, la propria bellezza, la propria intelligenza (o i meriti dei proprî discepoli, la bellezza delle proprie figlie); v. le qualità di un prodotto, il potere miracoloso di un medicinale; mi vantava le sue immense ricchezze; vantava a tutti le grandi tradizioni del suo paese. b. Dichiarare, asserire (in buona o in mala fede) di possedere caratteristiche, doti, capacità che costituiscono (o si ritiene che costituiscano) un merito, un motivo di orgoglio o di superiorità: v. nobili origini o ascendenze aristocratiche, v. amicizie influenti o conoscenze altolocate; v. grandi possibilità finanziarie. In partic., v. un diritto, v. diritti (su qualcosa), asserire di averli: v. un diritto di priorità su un’invenzione; v. diritti su una proprietà, su un’eredità. c. Avere la gloria, o il diritto di ascrivere a propria gloria: una città che vanta molti illustri figli; una squadra di calcio che vanta già cinque scudetti. 2. Nel rifl. vantarsi: (che è quello che più ci interessa) a. Ritenere motivo di gloria per sé: mi vanto di essere uno spirito indipendente; si vantava di essere nato da povera gente; sono stato io a dirlo per primo, e me ne vanto. b. Asserire un proprio vero o presunto merito: chi può vantarsi di avermi sconfitto?; puoi vantarti di essere l’unica persona da cui accetto rimproveri; si vantava di avere scoperto lui la formula segreta; anche, dichiarare una propria capacità: si vantava di essere in grado di raggiungere la cima in meno di un’ora. Dunque, una prima considerazione semantica: il verbo VANTARE ha in genere un significato “socialmente accettabile” anche se moralmente discutibile: si VANTA di possedere un castello, si vanta di essere un imprenditore, si vanta delle sue proprietà. Non si capisce - o culturalmente non si capisce in questa nostra società legata ai quattrini - che la proprietà è un furto, come asseriva Proudhon, e neppure sfiora il cervello dell’ascoltatore passivo (useremo anche il termine stupido dato che pensa con una cultura se non con una subcultura non sua) che difficilmente dietro alla fortuna raggiunta c’è il lavoro e appare più probabile che facilmente ci siano delitti. VANTARSI nella sua forma riflessiva ha già in sé una classificazione: riflessivo viene da riflettere, e riflettersi rimanda l’immagine di Narciso (da qui la confusione che andremo a districare). Ma vantare sé significa innanzitutto autopromuoversi per chi non ha altri mezzi di promozione della propria immagine, del proprio valore, delle proprie esperienze. E se vantare appartiene alla categoria dell’AVERE, VANTARSI appartiene alla categoria dell’ESSERE (Fromm). Cosa diversa dal vantarsi è il millantare: quanti a Partanna non ricordano il partannese-tipo a cui venne chiesto: "Ma tu dove abiti?", "A Melano" fu la risposta. E l’interlocutore: "In che via?" - "Viaaaaaa" - rispose scandalizzato il tizio - per via e via non me ne stavo a Partanna?: CORRSOOO, corso Lodi!". Diceva la verità. Era il tono che lo faceva "millantatore" che lo portava ad amplificare la sua Milano (e il sacrificio dell’emigrazione) a fronte di una Partanna che giudicava inferiore. Il fatto che sottolineasse CORSO era la spia che esprimeva il suo impegno, il suo sacrificio, le rinunce che lo avevano portato a Milano. In altri termini era come se dicesse: se fossi rimasto qui, sarei stato un fallito. A Milano sono “riuscito”. Ma torniamo al vocabolario: c. Millantarsi: si vanta delle proprie imprese. Con uso assoluto, esaltare sé stesso, parlare di sé e dei proprî meriti in tono elogiativo: non mi

piace la gente che si vanta; si vanta troppo perché gli si possa credere. Non faccio per vantarmi, ma...,frase frequente per introdurre, con vera o finta modestia, l’enunciazione di un fatto che costituisca merito: non faccio per vantarmi, ma io l’avevo capito prima di tutti; spesso, con intento umoristico, per dichiarare cosa di cui non si ha nessun merito effettivo, o addirittura indipendente dalla volontà (come nella satirica frase "non faccio per vantarmi, ma oggi è una bellissima giornata", che chiude il sonetto «Il cavaliere enciclopedico» di G. G. Belli). Nell’ant. linguaggio cavalleresco, vantarsi, fare il vanto (v. vanto, nel sign. 3): la sera, i cavalieri s’incominciaro a vantare, chi di bella giostra, chi di bello castello, chi di bello astore, chi di bella ventura; e ’l cavaliere non si poté tenere che non si vantasse ch’avea così bella donna (Novellino). Nella forma attiva o rifl., seguito da compl. di termine (indicante la persona stessa o altra in cui onore si faceva la gara), serviva a introdurre il vanto che ciascun cavaliere faceva, equivalendo in taluni casi a «promettere, obbligarsi»: «O caro maestro, e voi che vantate al paone?». Rispose Ascalion: «Bella giovine...,sì mi vanto io per amor di voi al paone, che quel giorno che voi novella sposa sarete,...io con qualunque cavaliere...senza paura combatterò...»(Boccaccio). Scriveva Leo Longanesi di un tizio che probabilmente vedeva tutto come un bambino nello stadio dell’egocentrismo: è così egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa, a un funerale il morto. E’ vero che si sia tutti narcisisti, ma oltre a non esserlo tutti allo stesso modo esiste una differenza tra essere narcisisti e vantarsi. Si tratta di due atteggiamenti e comportamenti - soprattutto verbali, MOLTO diversi che comportano diversi stati d’animo, diverso DNA, diversi gli scopi. E se è molto probabile che un narcisista che smetta di esserlo, quando avrà bisogno di non essere solo potrà solo dire: sono guarito dal narcisismo. Adesso chi mi amerà? Ciò non succederà certo a chi si vanta o si è vantato per tutta la vita. Vantarsi non è praticare la vanità: questo “sentire” appartiene a chi si sente al centro dell’Universo: e allora quando si accorgerà che è l’universo che gira e lui urlerà la sua priorità dicendo il suo nome si sentirà rispondere con aria molto, molto distratta: “Non ho capito. Lei è il signor…". E’ statisticamente provato che coloro che si vantano sono sempre disponibili nei confronti degli altri. Forse per dimostrare che la loro vanteria ha un fondamento morale, filantropico, forse perché ogni vantoso vuole apparire nella sua luce migliore. I modesti di solito non parlano. Per mille motivi: il primo è perché sanno che sono modesti in tutti i sensi, il secondo è perché in cuor loro si tacciono ma hanno dentro, nel cervello e nel cuore, un “homunculus” che ripete continuamente che a non vantarsi si finisce con l’essere davvero il centro dell’universo. Costoro - come ebbe a dire Bernard Baily - che quando la ricerca troverà davvero il centro dell’universo (la religione l’ha già trovato) saranno molto delusi nel sapere che non sono loro. Che male c’è a dire “Apprezzatemi adesso, eviterete la coda”? Se questa non è autoironia non stiamo parlando di concetti, ma di manicomio. Diciamo subito che la base per vantarsi e non vantarsi è l’immagine che si ha di se stessi. O ci si ama o ci si odia. In genere ci si percepisce - che altra parola usare? - o come vincenti o come perdenti. Non ho mai conosciuto uno che si senta alla pari nei confronti di se stesso. Ci sono, è vero gli schizofrenici. Ma allora saremmo non nella vita ma in un gioco dell’Oca. Perciò amare se stessi è sebbene possa essere - come dice Oscar Wilde - l’inizio di un idillio che dura una vita, ci si deve sempre chiedere: “perché accontentarmi di ciò che sono se posso essere qualcosa di migliore?”. Il “vantoso” lo dice e quindi si mette in gioco: è aperto, leale, autentico. Il modesto non ne ha il


QUATTORDICINOVEMBRE2015 coraggio: si limita a pensarlo. Male che vede, rimarrà al palo: e gli impegni con se stessi non si vedono e non espongono certo al pubblico ludibrio. Il vantoso non ama esibirsi in pubblico e se è vero che oggi tutti corrono alla visibilità, in qualunque modo la si raggiunga - facendo i tronisti, le escort, le veline e quanto di più perverso mamma TV ci propone e ci propina - il vantoso non cade nella trappola perché ha una stima di sé molto alta. Il suo ragionamento è questo: se io non sono visibile è segno che non fa per me. Posso aspirare a stare più in alto: non sarò un uomo di successo, ma un uomo di valore. Il successo è alla portata di tutti. Il nostro tempo sembra essere il momento più alto e propizio ai narcisisti e agli esibizionisti. Il vantoso è un santo che si accontenta di morire non tanto in odore di pubblicità, quanto in odore di desiderio di essere migliore con l’unico scopo di

La critica

potersi vantare. Del resto il vantoso intelligente sa bene che pur possedendo lo stesso egocentrismo di tutti non deve mettere mai questo pronome, sa che o non sa che “Io” in Sanscrito vuol dire capra. Il vantoso intelligente e autentico sa bene di essere sempre seguito, come il vecchio Friedrich Nietzsche da un cane che non si chiama Fido, ma Ego. Il vantoso intelligente è autentico e leale prima con se stesso e poi anche con gli altri e guardando gli altri, i modesti e gli idioti, sa che non ci sono gradi di vanità, ci sono solo gradi di abilità nel nasconderla. Proseguiremo se il buon Dio ci dà la forza e il Direttore di questo giornale la possibilità con le altre categorie più stimate: i timidi, i paurosi, i soprattutto i maldicenti che non capiscono la differenza tra vantarsi del proprio curriculo (verificabile) e millantare, cosa che fanno sempre senza saperlo. La modestia è un modo d'essere che ha la sua

essenza nel non voler essere superiore agli altri e nel non dare loro disturbo. Il modesto non si pone mete troppo elevate, non entra in competizione, non pretende di avere grandi riconoscimenti. Non si mette in mostra, non opprime, non si vanta. Evita tutto ciò che ha a che fare con la superbia, la presunzione, la vanità. È misurato in ogni cosa, nel parlare, nel vestire, anche nelle emozioni. Non ha passioni violente, scriveva Alberoni quando scriveva cose serie. E Theodor Fontane rincarava: la modestia è sempre falsa, anche se è sempre ancora meglio di niente. Proseguiremo con le altre categorie di partannesi: i timidi, i paurosi, i modesti, quelli “che se c’ero dormivo”, quelli che si battono il petto in chiesa senza farsi troppo male…Tutto ciò a Dio piacendo e il Direttore permettendo. Grazie.

Vito Piazza

Disegno di legge stabilità 2016: novità approvate dal Consiglio dei Ministri Economia 'Caro amico ti scrivo ……..l’anno che verra’. area per i pensionati, "opzione donna" per chi vuole lasciare il Ci siamo, come ogni anno il Consiglio dei Ministri ha approvato, così come previsto per legge, il Disegno di Legge delle novità legislative per l’anno che verrà. Tra le principali novità contenute nel provvedimento, si segnalano: 1) l'introduzione dei c.d. "super-ammortamenti", volti ad incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi (a partire dal 15.10.2015 e fino al 31.12.2016) attraverso il riconoscimento di una maggiorazione della deduzione ai fini della determinazione di IRES e IRPEF. La maggiorazione del costo fiscalmente riconosciuto è del 40%, portando al 140% il valore della deduzione; 2) l'eliminazione dell'imposta sulla prima casa per tutti i soggetti. La TASI, inoltre, sarà abrogata anche per l'inquilino che detiene un immobile adibito ad abitazione principale; 3) l'esenzione dall'IMU per tutti i terreni agricoli (montani, semimontani o pianeggianti) utilizzati da coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e società; 4)l'azzeramento dell'IRAP dal 2016 per il settore agricolo e della pesca; 5) la diminuzione, a partire dal 2017, dell'IRES al 24%; 6) l'aumento da 1.000,00 euro a 3.000,00 euro del limite per l'utilizzo dei contanti; 7) l'abbassamento da 113,00 euro a 100,00 euro del canone RAI, che si pagherà nella bolletta elettrica; 8) l'istituzione di uno Statuto dei lavoratori autonomi; 9) misure di sostegno nell'ambito del pensionamento (no tax

lavoro con 35 anni di contributi e 57-58 anni d'età, part time); 10) la riduzione dell'IRAP e anticipo del rimborso dell'IVA per i crediti non riscossi, per le piccole imprese; 11) ulteriori sgravi per chi assume; 12) la proroga, anche per il 2016, delle detrazioni IRPEF/IRES per la riqualificazione energetica degli edifici con l'aliquota del 65%, della detrazione al 50% per gli interventi di recupero edilizio e del c.d. "bonus mobili" sempre al 50%. Novità importanti, strategiche e che incidono sulla vita dei cittadini. La manovra disegnata nel provvedimento è senza alcun ombra di dubbio incisiva sul piano del tendenziale cambio di rotta della pressione fiscale. L’unica annotazione che ci permettiamo di rilevare riguarda l’indiscriminata è l’abolizione della TASI sulla prima casa. La stragrande maggioranza dei cittadini risparmierà pochi euro. Chi sarà maggiormente beneficiato è il benestante. Immaginate, giusto per fare un banale esempio, che non pagherà più la TASI (importi a 5 zeri) chi risiede in grandi ville (Arcore) in quanto essa rappresenta per il suo proprietario la “prima casa” !! Sarebbe stato probabilmente più equo ridurre il carico fiscale sugli stipendi e pensioni per redditi fino a 20.000,00 €uro l’anno. Il cittadino avrebbe avuto un effettivo vantaggio nel portafoglio. Gaspare Magro e Victor Di Maria

Forse non tutti sanno che...

Lingua E' Errato

Piazza Umberto I°

Corretto

Piazza Umberto I

Spiegazione: I numeri romani sono usati nella lingua comune come ordinali (significano già cioè primo, secondo, terzo…) per cui non occorre il cerchietto sopra per indicare la successione, come avviene erroneamente nella targa qui a destra che si trova a Partanna appunto nella Piazza Umberto I. I numeri ordinali si utilizzano, infatti, per indicare una particolare posizione in una serie di elementi (per esempio mi sono classificato al quarto posto nella gara di corsa) e vengono normalmente scritti con il suffisso º. Esempio 1, 2, 3, con il suffisso ° diventano 1° (primo), 2° (secondo), 3° (terzo). Spesso, però, gli ordinali vengono rappresentati con la scrittura dei corrispondenti interi positivi della numerazione romana: I, II, III, IV (che nella lingua latina indicano i numeri 1,2,3,4...); significano già, dunque, primo, secondo, terzo ecc. e così per esprimere la successione, per esempio, Umberto I, Umberto II, è errato usare il suffisso °.

Partanna - La targa di piazza Umberto I

Il timore di sbagliare sta "forse" alla base del fatto che le targhe che indicano la via Vittorio Emanuele (che è la strada principale di Partanna) siano state scritte tutte senza l'indicazione di I o II o III, per cui il "viandante" non saprà mai a quale dei tre Vittorio Emanuele è intestata la strada principale del paese che sta visitando.

a cura di Antonino Bencivinni

Partanna - Una delle targhe di via Vittorio Emanuele

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QUATTORDICINOVEMBRE2015

Le nostre ricette

a cura di Ina Venezia

Musica

BOCCONCINI DI TONNO SU LETTO DI CIPOLLE Ingredienti: 350 g di tonno sott'olio, 1 uovo, 50 g di parmigiano grattugiato, 2/3 cucchiai di pangrattato, 3 cipolle di media grandezza, 2 cucchiai di aceto balsamico, 1 cucchiaio di aceto bianco, 2 cucchiaini di zucchero di canna.

S

colate il tonno dall’olio e lavoratelo con una forchetta. Aggiungete l’uovo sbattuto, il parmigiano grattugiato e metà del pangrattato. Impastate gli ingredienti e formate, con le mani, delle palline, come piccoli arancini; impanate i bocconcini con il restante pangrattato. Cuocete al forno per 15 minuti o finché non saranno dorati su una teglia rivestita di carta forno. Sbucciate e affettate finemente le cipolle. Fatele cuocere per qualche minuto in una padella con qualche cucchiaio di olio. Unitevi l'aceto balsamico e continuate la cottura per una decina di minuti. Aggiungete l'aceto e lo zucchero e lasciate sul fuoco fino a quando le cipolle non saranno morbide. Servite i bocconcini su un letto di cipolle. Soluzione del cruciverba di p. 9 del n. 9 (ottobre 2015) di Kleos

Le 10 canzoni più programmate dal 15 ottobre all'11 novembre 2015

Discovery Parade a cura di Salvo Li Vigni e Pinob 1. HASLEY – New americana 2. THE KOLORS – Why don’t you love me 3. MIKA – Staring at the sun 4. ELLIE GOULDING – On my mind 5. MAJOR LAZER - Powerful 6. ADELE – Hello 7. SIA - Alive

Film - Le nostre recensioni

8. ROBIN SCHULZ - Sugar

Padri e figlie

9. JUSTIN BIEBER – What do you mean

Padri e figlie di Gabriele Muccino, con Russell Crowe, Amanda Seyfried, Aaron Paul, Diane Kruger, Jane Fonda e Quvenzhané Wallis; Usa - Italia, 2015; colore, durata 116’; drammatico.

C

ontinua l’intesa Muccino-USA e a ottobre arriva nelle nostre sale Padri e figlie, film in cui il regista italiano dirige un cast stellare. Jack Davis (Russell Crowe) è un famoso scrittore, vincitore del prestigioso premio Pulitzer, rimasto vedovo dopo un incidente stradale e costretto a crescere da solo l’amata figlia (Amanda Seyfried). Come se non bastasse, Jack deve fronteggiare anche la grave malattia nervosa che lo attanaglia, cercando di non intaccare la riuscita dell’unico lavoro capace di svolgere per garantire un degno futuro alla bambina, prima che gli zii materni riescano a sottrargliene la custodia. La storia segue due linee temporali: si apre negli anni ‘80, all’epoca dell’incidente, per poi svolgersi al presente, raccontando parallelamente le due vicende correlate, fino alla risoluzione finale. Un film che divide la critica, anche se la maggior parte di essa elogia all’unanimità il lavoro di Muccino come regista, e individua il problema nella scarsa capacità di spicco della sceLa locandina del film neggiatura scritta da Brad Desch. Per fortuna l’ottima interpretazione degli attori (Russell Crowe fra tutti) riesce a sucitare nello spettatore le emozioni necessarie per interessarsi al film fino alla scena conclusiva.

Elenia Teri

Antichi Proverbi belicini

Italia Chart a cura della redazione di RCV Radio Network

1. LAURA PAUSINI - Lato destro del cuore 2. TIZIANO FERRO - Il vento 3. MAX GAZZE’ – La vita com’è 4. MALIKA AYANE - Tempesta 5. EMMA - Arriverà l'amore 6. JOVANOTTI – Pieno di vita 7. MARCO MENGONI - Ti ho voluto bene

a cura del dr. Francesco La Rocca

La Liggi è uguali pi tutti, ma cu avi dinari sinni futti. La Legge è uguale per tutti, ma chi ha soldi se ne frega. Il proverbio ribadisce la condizione di inferiorità del povero rispetto al ricco che riesce a farla franca anche di fronte alla Legge che pure è uguale per tutti; anche se oggi le cose cominciano a cambiare.

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10. ROBIN THICKE - Back together

veramente 8. ANNALISA - Splende 9. VASCO ROSSI – Quante volte 10. EDOARDO BENNATO - Io vorrei che per te


QUATTORDICINOVEMBRE2015

Giochi e svago

Qualche passatempo tra una lettura e l’altra (Lucio Bencivinni)

ORIZZONTALI: 1. Fungo commestibile - 7. Canzone interpretata da un cantante diverso da quello che ne è l’interprete abituale - 11. Il disegno originale che distingue la moneta - 15. Principale costituente delle zanne di elefanti - 16. Altro nome del lago di Como - 17. Indumento tahitiano - 18. Segno grafico che rappresenta un suono della scala musicale - 19. Mutamento di direzione - 21. Piccola imbarcazione simile ad una canoa - 22. Pagliaccio del circo - 23. Fiume dell’Asia - 24. Procedura abituale - 25. Grande sala all’ingresso degli alberghi - 26. Organismo vegetale che vive nell’acqua 27. Derisione, sarcasmo - 29. Le vocali in bilico - 30. Esercizio di preparazione in vista di una prova - 32. Arezzo - 33. Novara - 34. Nazionalista acceso e fanatico - 35. Dynamic Range Compression - 36. Divertimento, svago - 37. Gabbia per l’allevamento o il trasporto dei polli - 38. Pianta erbacea simile al frumento - 39. Università - 40. Con Ric formava un duo comico - 41. Posta elettronica - 42. Striscia di cuoio che gli antichi Romani applicavano all’impugnatura dei giavellotti - 43. Un satellite di Nettuno - 45. Pronome personale - 46. Istruito, dotto - 47. Comun in provincia di Caltanissetta - 48. Aste usate per tracciare linee rette - 50. Cetaceo simile a un grosso delfino - 51. Residuo della spremitura delle olive - 52. Insieme dei beni inalienabili dello Stato. VERTICALI: 1. Sedile per più persone posto all’aperto - 2. Vivaio in cui si riproducono piante di olivo - 3. Involto di forma cilindrica - 4. Stile di nuoto - 5. Indice Insulinico - 6. Noi a Madrid - 7. Grossi scaldini - 8. Piccolo appezzamento di terreno in cui si coltivano piante - 9. Strada in una città - 10. Iniziali del regista Oldoini - 11. Scimmia di piccole dimensioni - 12. Irascibile, furiosa - 13. Metodo per classificare i videogiochi - 14. Object Oriented Analysis - 16. Uomo che vive a lungo - 17. Nome generico di ogni vegetale - 20. Ricoperto di peli - 21. Rapida, sollecita - 24. Si usano in cucina per afferrare i manici delle pentole molto calde - 26. Vento costante che spira dai tropici verso l’equatore - 27. Riprodotti più o meno esattamente - 28. Strumento girevole su un perno che serve per dipanare matasse - 30. Pianta erbacea perenne - 31. Apprensiva, inquieta 32. Vivaci, vispi - 34. Non accesa - 35. Nome commerciale di una fibra tessile sintetica - 36. Fusti delle piante erbacee - 38. L’ultima lettera dell’alfabeto greco - 39. Divinità egizia - 40. Tipo di ceramica - 42. Automobile Club d’Italia - 43. Codice numerico che consente l’uso di dispositivi elettronici solo a chi ne è a conoscenza - 44. Sono ventiquattro in un giorno - 47. Ravenna - 49. Unità di misura usata in tipografia.

L'artista del mese

HALSEY – New Americana

di Salvo Li Vigni

C

ari lettori Kleossiani, questa giovane artista, a molti in Italia ancora sconosciuta, per metà Italiana e per metà afro-americana, sta conquistando in poco tempo le vette delle classifiche mondiali. Stiamo parlando di Ashley Nicolette Frangipane, o meglio Hasley, che fino ad un anno fa componeva musica autonomamente a casa sua ed invece adesso riempie i palazzetti americani con date completamente sold out. Il suo album di debutto, Badlands, si è inserito direttamente al secondo posto della Billboard 200. Come ormai fanno in molti, Hasley comincia pubblicando una sua traccia su youtube dal titolo “Ghost”, postandola anche su soundcloud, fino a quando notata dalla casa discografica Astralwerks, viene messa sotto contratto. Hasley, molto influenzata dal padre, che ascoltava artisti come The Notorious B.I.G., Slick Rick, i Bone Thugs-n-Harmony e 2Pac, e dalla madre che invece prediligeva i The Cure, i The Cranber-

ries, i Nirvana, e Alanis Morissette, nella canzone "New Americana" fa riferimento a The Notorious B.I.G. e ai Nirvana con l’inciso: "raised on Biggie and Nirvana, we are the new americana". Un consiglio? Non perdete di vista questa artista dal look e bellezza invidiabili, perché è pronta ad entrare nell’Olimpo dei grandi protagonisti della scena discografica internazionale.

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Belice

QUATTORDICINOVEMBRE2015

Batman: "Il consiglio comunale di Partanna sull'Unione è più coerente di altri"

C’è chi dice sì, e c’è poi chi dice no. Qualche mese fa, i nostri lettori hanno dovuto rassegnarsi a leggere online la lunga “confessione” sull’Unione dei Comuni della veterana consigliere santaninfese Vincenza Murania. Forse in pochi ricorderanno che la stessa aveva detto al nostro giornale quanto segue: “Nel 2013, avevo chiesto che l’ufficio legale fosse attivato anche attraverso l’istituzione di un albo unico di professionisti a cui poter attingere. L’ufficio legale unico, come regolamentato nel 2008, non è mai stato realmente attivato perché è mancata la volontà politica dei sindaci. Così di fronte alle mie pressioni, contro un sistema ambiguo, la Giunta ha optato per la retrocessione, ovvero ogni giunta nomina il suo legale, come ha fatto negli ultimi 10 anni nonostante il servizio fosse stato 'formalmente trasferito all’Unione'. Nulla è, dunque, sostanzialmente cambiato, ma il dato politico è che la Giunta ha deliberato, sul punto, solo quest’anno, ovvero due anni dopo che avevo messo per 'iscritto' le mie perplessità, senza dimenticare, che nei precedenti due anni, tantissimi consiglieri, avevano segnalato 'verbalmente' la questione. Retrocessione significa che ciascun consiglio comunale dei cinque comuni dovrà esprimersi. Ancora ad oggi, dopo mesi, la delibera di retrocessione non è stata trattata a Santa Ninfa e, penso, in nessuno degli altri Comuni”. Nella seduta consiliare del 29.07.2015, il Comune di Santa Ninfa, con il solo voto contrario del consigliere “indipendente” Rosaria Pipitone, ha deliberato il “Recesso dal servizio/funzione 'Ufficio Legale' demandato all'Unione dei comuni 'Valle del Belice' e la sua reinternalizzazione presso il Comune”. A distanza di oltre due mesi il Consiglio Comunale di Partanna è stato chiamato a deliberare sul medesimo punto, dimostrando, a differenza di quanto è successo a Santa Ninfa, lungimiranza, senso del territorio, dialettica e confronto politico, ma soprattutto capacità e maturità politica. Il 14 ottobre 2015, il Consiglio Comunale di Partanna con 12 voti contrari (Biundo, Sanfilippo, Bevinetto, Lo Piano, Caracci, De Benedetti, Aiello, Libeccio, Campisi, Cannia, Varvaro e Genco); 3 voti favorevoli (Corrente, Beninati e Giannone), e 2 astenuti (Clemenza e Cangemi), ha respinto la proposta di recesso, lanciando un segnale forte e chiaro agli altri Comuni unionisti, ma soprattutto ai 5 sindaci che compongono la Giunta dell’Unione, compreso il primo cittadino partannese. Il messaggio è chiaro: o si fa l’Unione o è meglio scioglierla; il tempo delle mezze misure e del piede in due scarpe è finito; è suonato il gong, e sul tappeto è rimasta abbattuta e sconfitta una visione “innovativa della politica locale”. Ma procediamo con ordine. Da subito è in forte imbarazzo il sindaco Catania, attuale presidente della Giunta dell’Unione, che come ricordato efficacemente dal consigliere Biundo, circa un anno fa, aveva dichiarato che si sarebbe attivato assieme alla Giunta dell’Unione per

poter attuare una attività di rilancio dell’Unione dei Comuni attraverso un piano ampiamente condiviso e che, se così non fosse stato, avrebbe proposto lo scioglimento immediato dell’ente secondario, al fine di evitare oltre alla beffa anche il danno. L’esponente partannese del PD incalza il sindaco affermando che il ritornello ossessivo o si cambia o si chiude, non convince più nessuno. Il consigliere Biundo ricorda le parole dell’ex sindaco Biundo, che da consigliere votò contro l’istituzione dell’Unione dei Comuni ed afferma che mancando la cultura dell’aggregazione, di fatto il mettersi assieme è stato solo per alimentare clientelismo, per accontentare gli scontenti, per aumentare il numero delle cariche, sicuramente non per offrire ai cittadini economicità e maggiori servizi. L’esponente Pd si rammarica della mancanza di una visione strategica comune e condivisa di sviluppo del territorio, sul piano culturale, sul piano ambientale, sul piano turistico. Il Consigliere Biundo affonda la lama nel cuore del problema che vede l’Unione dei Comuni, da grande opportunità di rilancio del territorio, trasformarsi in una sovrastruttura che è stata utile solo per pochi eletti e inutile per il territorio e conclude con la proposta di chiudere con questa Unione dei Comuni che porta solo costi. Ampiamente critico anche il consigliere di maggioranza Francesco Cannia, che accusa Santa Ninfa, difendendo comunque le strategie partannesi. Ma il vero mattatore della serata rimane comunque il veterano Bevinetto, che non nasconde la polvere sotto il tappeto, ripercorrendo con estrema lucidità le tappe dell’Unione dei Comuni, non celando il suo stato d’animo di uno appena preso “come i turchi” innanzi alle affermazioni di un Sindaco che, prima dice che vuole riempire di contenuti l’Unione dei Comuni e poi, dopo un anno propone al Consiglio di recedere da un servizio dell’Unione dei Comuni. L’esponente di minoranza, che da due legislature siede anche al Consiglio dell’Unione, paragona la situazione alla tela di Penelope, ed accoglie la tesi della presidente di commissione Genco, affermando che invece che recedere da un servizio è meglio recedere dall’Unione, perché il Comune di Partanna dall’ufficio legale all’Unione dei Comuni, poteva trarre solo ed esclusivamente vantaggio, mentre, in questi anni è stato interesse dei Sindaci dell’Unione dei Comuni che il servizio fosse esercitato da ognuno, per i fatti propri, in modo da poter dare eventualmente il contentino politico, quindi

elettorale. Il sindaco Catania si arrende alle voci della sua stessa maggioranza, e non può che prendere atto del messaggio consiliare di aut aut, qui o si fa l’Unione o si muore, è finito il tempo delle parole. Da esperto politichese il sindaco si riporta alle note di Califano “tutto il resto è noia”; io che adoro De Gregori preferisco il bandito ed il campione, perché questa è “una storia d'altri tempi, di prima del motore, quando si correva per rabbia o per amore, ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce, e chi sarà il campione già si capisce!”. Ai nostri lettori l’arduo compito di scoprire chi è il bandito e chi è il campione, ma poiché siamo anche amanti pirandelliani concludiamo così: “Ogni cosa finché dura porta con sé la pena della sua forma, la pena d'esser così e di non poter essere più altrimenti”. Ed aspettiamo che qualcuno abbia il coraggio “illuministico” di distruggere tutto per poter ripartire. Grazie comunque ai consiglieri partannesi, che a differenza di altri colleghi limitrofi, hanno mostrato coraggio e senso di responsabilità, perché i soldi che finanziano l’Unione sono e restano comunque soldi della comunità, e non il monopoli di carta di certi amministratori. Vostro Batman

A Campobello, Meeting con gli allevatori del trapanese

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i è tenuto nel luglio scorso presso il Moonlight di Campobello un convegno che ha visto coinvolti oltre una sessantina di allevatori di pecore della provincia nonché illustri e pregiati nomi di veterinari e alimentaristi. Organizzatore e moderatore della serata il dottor Giuseppe Cuttone, medico veterinario, specialista in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche, che ha aperto il meeting lasciando la parola per un saluto al sindaco della città Giuseppe Castiglione. Il dottor Giuseppe Argiolas (medico veterinario-Cagliari) è intervenuto sull’applicazione del sistema Sementusa negli allevamenti ovini e caprini finalizzato al miglioramento della gestione riproduttiva, Roberto Boi (alimentarista-Cagliari) si è intrattenuto sugli aspetti pratici della gestione alimentare, Livio Tavilli (capo area centro-sud zoetis) ha descritto i servizi che la casa farmaceutica Zoetis mette a disposizione degli allevatori di ovini e caprini. L’evento è stato sponsorizzato dalla casa farmaceutica Zoetis e si è concluso con un'apericena

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che ha creato network tra allevatori e dottori. Finalità del tema affrontato dai relatori è stato il miglioramento della redditività delle aziende operanti nel settore. La drammatica crisi che investe il settore ovino e caprino, dovuta in parte all’aumento del costo delle materie prime impiegate per l’alimentazione e parallelamente alla riduzione del prezzo del latte e della carne, nutre una speranza di

risanamento soltanto ove, come sostenuto dal dottor Cuttone, allevatore, veterinario e alimentarista trovino una sinergia collaborativa solida e inscindibile. Ciò costituisce presupposto necessario per rendere le aziende competitive sul mercato. L’augurio del dottor Cuttone è che tutto questo possa diventare pienamente presente nella routine organizzativa di un’azienda zootecnica.


QUATTORDICINOVEMBRE2015

Numeri

ATTREZZATURE PER L'AGRICOLTURA

Cevema, via Cialona sn. - Partanna tel/ fax 0924921790 cell. 3276829139 e-mail: cevema@libero.it

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Professionisti, titolari di negozi, bar, aziende, ecc. che volessero vedere inseriti su Kleos i dati della loro attività possono telefonare al 3398168521

CENTRI FITNESS

Energy Center piazza Parisi Asaro n.1 - Partanna tel/fax. 0924922121 cell. 3343866202. mail: eziostep@iol.it. sito web: www.gymnetwork.it

COMMERCIALISTI

Autoscuola Nastasi di Nastasi Michele, sede di Partanna via F.Turati n.28 cell. 3298995062

Dott. Gaspare Magro - Via Tagliata n. 75/C - Castelvetrano cell. 3929411602.

Tecnocarta di Ivano Zinnanti, via A.Gramsci n. 16 Partanna - Tel. 0924 88880 - cell. 3285850432 .

Enoteca Prelibatezze via Vitt. Emanuele n. 35 - Partanna tel. 092487000.

CARTOLIBRERIE

ENOTECHE E PRODOTTI LOCALI

FARMACIE

Farmacia Ciulla Nicola - Via Garibaldi n.28 - Partanna tel. 0924 921300 Farmacia Rosalba Ciulla - Via Roma n.149 - Partanna tel. 0924 87363 Farmacia Rosanna Dia - Via V. Emanuele n. 75 - Partanna tel. 0924 49151. Farmacia Galante Antonino - Via La Masa n. 79 - Partanna tel. 0924 49430. Farmacia Rotolo - Via A. Gramsci n. 26 - Partanna tel. 0924 49297.

Agrigento-provincia

A Ribera la Festa provinciale dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate di Enzo Minio

rabinieri alla guardia di finanza, alla polizia, alla RIBERA - Organizzata dalla Prefettura di Agrigen- capitaneria di porto, per l’azione che svolgono to, si è svolta per la prima volta a Ribera la festa pro- quotidianamente al servizio della collettività. Il vinciale dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate prefetto Diomede, il colonnello Mettifogo e il teche ha raccolto nella centrale piazza Giovanni XXIII nente Balsamo hanno passato in rassegna il picalcune migliaia tra istituzioni e forze armate della chetto d’onore dei militari interforze schierato sulla provincia, autorità civili, militari e religiose, alun- piazza. Sulla gradinata della chiesa madre hanno ni delle scuole di ogni ordine e grado della città, trovato posto gli alunni delle scuole elementari e amministratori comunali riberesi e dei paesi del ai lati gli studenti delle scuole medie “Crispi”, “Nacomprensorio, cittadini comuni che hanno assisti- varro”, “Don Bosco”, superiori “Crispi” e dell’istituto to ad una solenne cerimonia che ha visto il saluto superiore di studi musicali “Toscanini”. Molta comdel prefetto di Agrigento Nicola Diomede, la lettura mozione alle note dell’inno nazionale di Goffredo del messaggio inviato dal Presidente della Repub- Mameli e tanta attenzione al messaggio, letto dal prefetto Diomede, del presidente della Repubblica blica Sergio Mattarella e la Mattarella che ha lodeposizione di una grandato le forze dell’orde corona di alloro nella dine impegnate per stessa piazza davanti alla il mantenimento bandiera tricolore che ha dell’ordine pubblico sostituito il monumento e per l’attività svolta ai caduti in guerra. Un banei casi di calamità gno di folla, soprattutto di naturali. Presente alunni e studenti riberesi, pure sulla piazza la di docenti e dirigenti scobanda “The Wasghinlastici, di militari, di tante ton Navel” di Ribera associazioni civili e di ex che ha eseguito dei militari e di volontari che brani musicali. Il volo hanno reso omaggio alle di tanti palloncini forze dell’ordine, dai caRibera - Il prefetto e le altre autorità istituzionali.

Ribera - Piazza Giovanni XXIII.

colorati, tenuti in mano dai bambini, hanno riempito il cielo del centro storico. Il prefetto Diomede nel suo intervento ha toccato il ruolo che svolgono ogni giorno tutte le forze armate, a salvaguardia del bene collettivo. Poi l’alza bandiera e la deposizione da parte del massimo rappresentante del governo della corona di alloro davanti al podio della bandiera tricolore che ha rappresentato il monumento ai caduti, posto lontano dal centro storico, in via Verga. Due studenti del liceo “Crispi”, Stefan Cutean e Vitalba Grado, hanno letto un messaggio sulla commemorazione del 4 novembre e una lirica sulla pace. Nella circostanza, nel contesto del concorso “Il cammino della pace”, indetto il 17 novembre dell’anno scorso dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia – Direzione Generale – Ufficio X° Ambito Territoriale per la Provincia di Agrigento in occasione del 100° anniversario della Grande Guerra, sono stati premiati gli istituti “Majorana” di Agrigento, “Foderà” di Agrigento e l’istituto comprensivo “Marconi” di Licata.

L’Azienda Agricola Blunda produce tre vini pregiati: uno Zibibbo secco in purezza, un Pinot Grigio in purezza ed un blend di cabernet sauvignon e nero d’avola. Produce, inoltre, l’olio extra vergine d’oliva monovariabile della Nocellara del Belice. Via Garibaldi, 83 91028 PARTANNA (TP) - 91028 Tel. 0924 87421 - 0924 1934289

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