Kleos 11 giugno 2016web

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UNDICIGIUGNO2016

Al Plesso Collodi di Partanna tutto funziona bene...E guai a chi parla! di Antonino Bencivinni

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ccingendoci a raccontare quanto sia successo negli ultimi mesi a proposito della Scuola dell'Infanzia del plesso Collodi di Partanna, non possiamo che esordire col dire "Vergogna!". Per ragioni connesse a lavori di ripristino dei locali del plesso scolastico di via Messina, gli alunni allocati in questo plesso (118 in tutto, distribuiti in 5 sezioni) sono stati "provvisoriamente" trasferiti al plesso Collodi per tutta la durata dei lavori. I bambini del plesso di via Messina, quindi, fin dall'inizio dell'anno scolastico sono stati messi assieme a quelli già presenti nel plesso Collodi per un totale di circa 256 alunni da spalmare in 6 classi di scuola elementare e 6 sezioni di scuola materna e un refettorio. Non ci vuole essere grandi pedagogisti per capire le non poche difficoltà da superare, necessariamente con molta pazienza, in mancanza di altre soluzioni più consone (ad esempio, si potevano varare i doppi turni, ma non sta a noi dirlo qui ed ora). In questa situazione difficile (evidenziata dalla stessa preside nella sua lettera: "una situazione che vede n. 6 sezioni in locali che ne potrebbero contenere non più di 3, e che sono privi di sala di accoglienza e di locale mensa"), se c'è qualche cosa che non funziona, eufemisticamente parlando, in maniera ottimale, non è difficile che succeda qualcosa che magari risulti spiacevole. E' in fondo la situazione sollevata da un genitore che ha inviato una lettera a Kleos pubblicata nel numero di aprile 2016 e che, ad ogni buon conto, per una maggiore comprensione della vicenda, ripubblichiamo qui sotto. Il genitore, la cui identità è nota al giornale, non ha voluto renderla pubblica per ragioni sue. La lettera la ripubblichiamo perché

possa essere chiaro a tutti la "normale" sottolineatura di un disagio di interesse pubblico, manifestato attraverso un giornale. La pubblicazione della lettera ha sollevato (vogliamo dire così?) le ire delle docenti che - trascinate da amore di conoscenza (e di che se no?) - addirittura sono andate a casa del direttore di Kleos per chiedere il nome del genitore: dimenticando (o forse non sapendo affatto) che la legge sulla stampa tutela la segretezza delle fonti per le cose veramente serie (come vicende di criminalità organizzata e quant'altro), figuriamoci per quanto scritto nella lettera il cui contenuto, serio per quanto si voglia, non è paragonabile alle questioni citate sopra a mo' di esempio. La preside, dal canto suo, ha sentito il bisogno di fare scudo con le sue docenti e la sua scuola, anche se, nella lettera di risposta al genitore, inviata a Kleos e pubblicata nel numero di maggio (pag. 6), ha dovuto riconoscere - bontà sua - la presenza di "criticità". E come non riconoscere criticità, quando a prescindere dalla lettera del genitore pubblicata da Kleos, a scuola sono andati - e non è un segreto per nessuno - anche i Nas a controllare che tutto fosse a posto e che a posto proprio non era? Proprio per evitare sovraffollamenti anche per mangiare (ed i bambini hanno pure questo difetto: vogliono ad un certo punto della loro giornata pure mangiare!), si è pensato, come soluzione alle richieste dei Nas, al ritorno dei bambini al plesso di via Messina, cosa possibile in quel momento dato lo stato raggiunto dai lavori. "C'è stata una visita dei Nas - ci ha detto, infatti, l'assessore alla Pubblica Istruzione Angelo Bulgarello - che hanno dato prescrizioni relativamente al refettorio. Noi siamo intervenuti

accelerando il più possibile la fine dei lavori nel plesso di via Messina dove è stato possibile far rientrare gli alunni il 6 maggio, secondo quanto ha stabilito la scuola". Al Sud non ci scandalizzano cose del genere, per cui potremmo quasi dire che fin qui, con una dialettica magari forte, si è registrata una, sia pure abbastanza criticabile, "ordinaria amministrazione". Il guaio è che qualcuno ha voluto fare un punto più del mastro e, pensate, queste sono state le maestre che invece di badare a tutte le (per usare un eufemismo) anomalie in cui si sono trovate ad operare per mesi, dato il notevole numero di alunni presenti nel plesso, evidenziato peraltro dalla stessa preside nella lettera, ed invece di ritenere che certe lamentele dei genitori potevano rispondere ad una situazione oggettiva da tenere il più possibile sotto controllo, anche se antipatica, hanno pensato di fare una denuncia-querela al genitore che ha scritto la lettera di disagio (che qui sotto ripubblichiamo) e al giornale che l'ha pubblicata; dicevamo una denuncia-querela per "diffamazione a mezzo stampa"!. Ecco perché diciamo "Vergogna!". Prima bastava il diploma per essere maestri, poi c'è voluta la laurea, ora che ci vorrà il dottorato? Ovviamente, lungi da noi generalizzare. Abbiamo contezza che sono tantissimi gli insegnanti che sanno che cos'è la diffamazione (e magari la sanno ben spiegare ai loro alunni), sono tantissimi gli insegnanti che conoscono l'importanza della segretezza delle fonti, della libertà di informazione e di stampa e, più che ostacolarla, si impegnano a farla rispettare ed amare da tutti. Ci dispiace, però, che non sia stato affatto il caso di quelle maestre.

Ripubblichiamo la lettera al direttore pubblicata nel numero del 9 aprile di Kleos a pag. 6

"...Ma che bella scuola dell'infanzia!"

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a 3 anni mio figlio è iscritto presso la scuola dell’infanzia in via Messina, per comodità di residenza. Ma due dei tre anni sono trascorsi all’ex Collodi per continui lavori di ristrutturazione e quant’altro. All’ex Collodi l’ingresso per la scuola dell’infanzia è differenziato da quello della scuola elementare con una porta che accede da un ampio corridoio, al centro, (ma molto vicina alla porta) si trova la scrivania del personale non docente che è attorniata dai docenti, dall’apertura della scuola fino alle 9,00. E i genitori e i bimbi, che percorrono quel corridoio per la sistemazione dei piccoli in classe, devono camminare

stando attenti a non pestare mani ed altro dei bimbi buttati a terra come fossero in spiaggia mentre altri bimbi giocano indisturbati ed inosservati…anche vicino alla porta che nel frattempo si apre e si chiude in continuazione consentendo così, in qualsiasi momento, la fuoriuscita dalla scuola dei bambini che sfuggono al controllo delle maestre sedute a discutere…Chiedo: ma le maestre non devono stare in classe ad aspettare l’arrivo degli alunni? Da aggiungere a tutto ciò, lo spiacevole inconveniente delle macchine dei genitori o familiari che lasciano i bimbi a scuola, che entrano nel giardinetto della scuola anche

Il prossimo numero sarà in edicola il 9 luglio 2016 Copertina del mese scorso

Periodico di informazione

Iscrizione al Registro dei Giornali periodici del Tribunale di Marsala n. 168 del 31/12/2007 DIRETTORE RESPONSABILE Antonino Bencivinni Stampa Grafiche Napoli Campobello di Mazara Tel. 0924 912366

EDIZIONI LUX MULTIMEDIA Via Mazzini n. 7 - PARTANNA tel. 0924 924360 www.giornalekleos.it e-mail info@giornalekleos.it

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essendoci divieto di transito: nel giardinetto ci sono i bimbi che camminano tranquillamente verso l’ingresso della scuola, macchine che entrano ed escono in continuazione durante la giornata dato che sia per l’ingresso che per l’uscita dalla scuola non esiste un orario preciso ma ognuno viene quando vuole. Adesso ci sono le belle giornate; paradosso: vogliono portare i bimbi fuori a giocare in quel terribile parco giochi con erba, spazzatura, macchine ed animali con escrementi vari….Ma che bella scuola dell’infanzia!. Lettera firmata

Sommario del n. 6 CASTELVETRANO - IIntestato a Pippo Basile il centro culturale polivalente

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TRADIZIONI POPOLARI - La quacina e li carcari

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PARTANNA - A Partanna la 13^ Commissione Territorio, Ambiente del Senato

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STORIA LOCALE - Francesca Graffeo, baronessa di Partanna

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LA CRITICA - Partanna non sa leggere

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LE FARMACIE DI TURNO dall'11 giugno al 3 luglio 2016

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SAN BIAGIO PLATANI - Gli Archi di Pane per migliaia di emigrati in estate

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RICETTE, GIOCHI E PASSATEMPI

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ECONOMIA - Il fisco riconosce l’errore e annulla l’atto sbagliato

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Castelvetrano

Intestato al prof. Pippo Basile il centro culturale polivalente

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l recuperato e riqualificato Convento dei Minimi di San Francesco di Paola (1607) è stato intitolato all’illustre castelvetranese Giuseppe Basile, venuto a mancare tre anni fa. Il nastro di inaugurazione dell'opera pubblica è stato tagliato dal Sindaco di Castelvetrano Felice Errante, accompagnato dalla vedova del professor Basile, dai figuranti del corteo storico di Santa Rita e dai Tamburi Aragonesi. Storico dell’arte, critico d’arte e saggista italiano, specialista nella teoria del restauro, il prof. Basile ha diretto per moltissimi anni l’Istituto centrale del restauro (oggi Istituto superiore per la conservazione ed il restauro). Sotto la sua direzione sono stati eseguiti alcuni tra i lavori di maggior complessità e prestigio che l’ICR abbia affrontato in quegli anni. Tra questi occorre ricordare l’intervento sugli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova e l’intervento di ricostruzione degli affreschi nelle volte crollate a seguito del terremoto nella Basilica di San Francesco ad

Assisi. A partire dall’anno accademico 1991 – 92, e fino alla sua morte ha assunto anche l’incarico di docente presso la Scuola di specializzazione in Storia dell’arte all’Università “La Sapienza” di Roma e poi presso il Dipartimento di Storia dell’Arte. Il centro culturale polivalente Basile diventerà il più importate centro culturale di Castelvetrano poiché oltre agli uffici delle attività culturali, ospiterà l’archivio storico e notarile Virgilio Titone, il Centro Internazionale di

Cultura Filosofica “Giovanni Gentile”, la mostra permanente del corteo storico di Santa Rita, la biblioteca comunale Leonardo Centonze, gli oltre 10.000 volumi della Biblioteca filosofica di Palermo, che fu messa insieme da Giovanni Gentile e da altri soci fondatori della “Società per gli studi filosofici” negli anni fra il 1909 ed il 1911, la collezione dei cimeli della mostra il Cammino di Garibaldi, un auditorium intitolato a Giovan Battista Ferrigno, e diversi spazi culturali che contribuiranno a fornire un importante riferimento per studiosi, accademici, o semplici appassionati di cultura; non si esclude anche l’ipotesi in futuro, di potervi ospitare il museo civico. “Credo che oggi abbiamo saldato un debito importante con un nostro concittadino che era noto in tutto il mondo e meno nella sua città, come il prof Basile", ha evidenziato il Sindaco Errante.

Le Torri della didattica laboratoriale della scuola dell’infanzia ”Benedetto Croce”

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fine percorso, i bambini della scuola dell’infanzia “Benedetto Croce” grazie alle loro attività svolte nel laboratorio “pittura” e “creativo” detto “pasticciotto” hanno potuto realizzare alte torri che simbolizzano l’esperienza della didattica laboratoriale di questo corrente anno scolastico. Si sa, la torre rappresenta una personalità unica e simboleggia una sana forza individuale, il fondamentale amore per se stessi, ma quello che è venuto fuori non è assolutamente un lavoro individuale o, meglio, ognuno ha espresso il meglio di sé per poi completare un capolavoro unitario realizzato dall’espressione pittorica di ogni bambino. TORRI che rappresentano la crescita di un percorso che vede i nostri piccoli, protagonisti del loro processo creativo. I bambini partecipanti sono stati ben 140. Naturalmente, questa non è stata un’attività isolata, ma se ne sono fatte tantissime altre nei laboratori musicale, teatrale, inglese, naturalistico, psicomotorio, alcune delle quali raccontate in due simpatici DVD, un modo quest’ultimo per rendere partecipi le famiglie delle attività svolte dai loro figli. Questi laboratori hanno rappresentato per il bambino la possibilità di scoprire diversi linguaggi, facilitando l’espressione dei propri stati d’animo e del mondo interiore fantastico, sperimentando, di volta in volta, tecniche diverse,

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avendo la possibilità di creare forme e contenuti ideativi nuovi, senza rimanere dentro i bordi delle schede prestampate, che purtroppo limitano la creatività del bambino. Alla fine di questo percorso, che è stato per noi insegnanti motivo di crescita umana e professionale ringraziamo affettuosamente i genitori che ci hanno sostenuto e il nostro dirigente Giuseppe Ancona che ha sempre creduto in noi. Le insegnanti che hanno partecipato al progetto, Marilena Romeo, Giovanna Pugliese, Gaspare Lucchese, Erina Giardina, Adele Piazza, Enza Leone, Clara Messina, Antonella Amari, Enza Calia, Patrizia Stallone, Gera Guzzo, Rosa Martino, Lilla Calogera, Ada Locane, Daniela Sugameli, Enza Adamo, Giovanna Buscaino, Enza Costante, MariaRita Magrì.

Festival di scrittura creativa

abato 4 giugno, presso il Teatro Selinus di Castelvetrano, si è svolto il “Festival di scrittura creativa” quale manifestazione conclusiva del progetto didattico denominato “Workshop di scrittura creativa”, organizzato e promosso dall’Associazione culturale no profit “Collegio dei Rossi”. Il progetto, che ha registrato il coinvolgimento di oltre duecento studenti provenienti dagli Istituti superiori di tutta la Valle del Belice ed ha coinvolto sei Comuni del territorio, ha previsto cinque workshop presso il Liceo Scientifico “M. Cipolla” di Castelvetrano. Fondamentale è stato il supporto e il patrocinio dei Comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Gibellina, Partanna, Salemi e Santa Ninfa, i cui Sindaci hanno mostrato grande attenzione nei confronti della giovane popolazione studentesca e di un progetto di scrittura creativa così ambizioso. A dar maggior valore alla manifestazione sono statoi anche, il patrocinio del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, quello del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e

della Ricerca, dell’UNEDUCH e dell’Associazione PHILOMATES, del Lions Club e del Rotary Club Castelvetrano. I cinque workshop di scrittura creativa, svolti dal mese di novembre 2015 fino al mese di marzo 2016, sono stati tenuti da autorevoli relatori. Questi gli studenti premiati: • Vincitrice della borsa di studio offerta dalla Banca di Credito Cooperativo “G. Toniolo” di San Cataldo: Chiara Calcara di Castelvetrano, studentessa del Liceo Classico “G. Pantaleo”, con un elaborato di narrativa; • Vincitrice della borsa di studio offerta dal Lions Club Castelvetrano: Rosa Triolo, di Partanna, studentessa del locale Istituto “Dante Alighieri”, con un elaborato di poesia; • Vincitrice della borsa di studio offerta dal Rotary Club Castelvetrano: Andrea Carlotta Leggio di Santa Ninfa, studentessa del Liceo Classico “G. Pantaleo” di Castelvetrano, con un elaborato di giornalismo.

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UNDICIGIUGNO2016 Castelvetrano Concerto di fine anno alla "Pappalardo"

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ercoledì 8 giugno 2016, alle ore 20:00, presso la corte interna del plesso “V. Pappalardo” dell’Istituto Comprensivo Statale “Lombardo radice – Pappalardo” di Castelvetrano, il Dirigente Scolastico, prof.ssa Maria Rosa Barone, ha presentato alla cittadinanza il tradizionale concerto di fine anno scolastico. Protagonisti dell’iniziativa sono stati l’orchestra degli alunni del corso ad indirizzo musicale (circa 100 alunni), diretti dai professori Serafino Fiorenza (pianoforte), Antonino Lentini (Chitarra), Massimiliano Ramo (violino), Francesco Federico (flauto) e il coro “Note amiche”, nato nell’ambito del progetto di Istituto “Do, Re, Mi, Fa…

cciamo un coro” che mette insieme alunni del plesso “Radice” e “Verga”. Il progetto è stato coordinato dalle insegnanti Margherita Mistretta, Francesca Linda Salvo, Angela Sanfilippo e Vitalba Signorello che ha diretto l’esecuzione dei canti. Il repertorio, di vario genere e stile, ha compreso diverse composizioni fra cui l'Inno della Pappalardo. Nella foto, da sx, Spallino Adriana (violino), Buscemi Alessia (pianoforte), Tilotta Asia. (flauto), Manfrè Saverio (chitarra).

Cultura popolare La quacina e li carcari a “quacina” (la calce) ancora oggi è valorizzata invece in Spagna, dove nella pro- tato ininterrottamente per diversi giorni (con

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utilizzata come malta per l’edilizia. Durante la civiltà contadina, trovava un’infinità di altri utilizzi: Pietre di calce viva si buttavano nelle cisterne e nei pozzi, per potabilizzare l’acqua, spesso inquinata per la presenza indesiderata di pericolosi parassiti, come la sanguisuga. In agricoltura, i nostri nonni per disinfettare le piante contro gli attacchi di parassiti di origine vegetale (funghi) usavano calce semplice o con l’aggiunta di “silestru” (solfato di rame) sotto forma di “poltiglia baldolese”, sciolti in acqua. La calce è, pertanto, un anticrittogamico naturale meraviglioso, ma poco usato dalla nostra civiltà del benessere, forse perché costa poco. Il latte di calce veniva usato anche per imbiancare gli edifici, sia all’esterno che all’interno. Per tinteggiare l’interno si aggiungevano i colori, che variavano a seconda della destinazione delle stanze. La civiltà del consumismo ha apportato prodotti chimici, ottimi ma dannosi per la nostra salute. Ricordo che a Castelvetrano prima degli anni ’50 i prospetti di tutte le abitazioni erano imbiancati e facevano un netto contrasto meraviglioso con i mattoni di tufo degli architravi delle porte, delle finestre e delle arcate dei cortili, lasciate appositamente al naturale. In onore del modernismo, abbiamo perso anche questa nostra tradizione, lasciataci dalla dominazione araba e da quella spagnola. Abbiamo così buttato una ricchezza, tanto

vincia chiamata “pueblos blancos”, tutti gli edifici sono imbiancati. Questo bianco vistoso, in contrasto con il giallo del tufo, il nero delle inferriate e il rosso dei gerani appesi ai muri, danno una caratteristica unica che attira moltissimi turisti. Il colore bianco, oltre a deliziare lo sguardo, per come è noto respinge i raggi caldi del sole, mantenendo l’interno delle abitazioni più fresche d’estate, con risparmio energetico. Quando durante la civiltà contadina si svuotavano i pozzi neri, per disinfettare la melma si buttava la calce viva. Siccome il materiale estratto era considerato il migliore concime per gli orti, la calce serviva anche per neutralizzare l’eccessiva acidità (ph) dannosa per l’agricoltura. Fino a pochi decenni fa operavano a Castelvetrano “li carcari” (le fornaci), dove abili artigiani trasformavano, attraverso un processo di cottura, la pietra calcarea (carbonato di calcio) in calce viva (ossido di calce) per l'edilizia. Le fornaci si presentavano a forma di torri circolari; per resistere alle alte temperature, l’interno veniva rivestito con mattoni di terracotta, mentre per neutralizzare le spinte delle forze verso l’esterno, venivano realizzate nel sottosuolo con la sola estremità superiore fuori del terrapieno. Dentro queste costruzioni le pietre più grosse si sistemavano per prime a forma di volta, lasciando sotto lo spazio per introdurvi la legna da bruciare; quelle più piccole si collocavano sopra. Il fuoco veniva alimen-

un minimo di tre giorni) in rapporto alla grossezza del forno e, quindi, alla quantità di pietra da cuocere. Come combustibile si usavano prodotti locali della campagna, come fascine di legna di ulivo, ma anche tronchi, vinaccia e sansa d'olive. La temperatura poteva raggiungere i 120 - 180 gradi. La carbonella che restava, veniva spenta e venduta per il riscaldamento domestico. Le pietre già "cotte", appena raffreddate, si toglievano manualmente dalla parte superiore. Le pietre di calce viva, così ottenute, venivano immerse in vasche o fusti pieni d'acqua, al fine di trasformarle in calce spenta. Come reazione chimica avveniva un notevole aumento della temperatura ed emanazione di vapori. Oggi la calce per l’edilizia si vende già pronta per l’uso (grassello), in sacchi di plastica; per l’agricoltura, poco usata, si vende in polvere in sacchi di carta. Le pietre di carbonato di calcio erano facilmente reperibili nella zona attorno a Castelvetrano. Le fornaci per la calce erano concentrate, secondo le tradizioni medievali, in Via Marsala, di fronte al cimitero; io mi ricordo quella di Clemente e quella di Giurintano. Questi vecchi forni chiusi perché tecnicamente superati ed antieconomici, sono scomparsi senza lasciare traccia del loro operato.

Vito Marino

Successo della 3^ edizione della Festa Federicina Presenti a Erice pure figuranti castelvetranesi e pubblico belicino

Celebrazioni ERICE - Bilancio positivo per la 3^ edizione della Festa Federicina, che si tiene ad Erice per ricordare la venuta del re Federico III d'Aragona e della moglie Eleonora d'Angiò. Numerosi i gruppi presenti provenienti da diverse parti dell'isola convinti anche dalla spettacolarità della location. Erice, infatti, costituisce uno scenario naturale per questi eventi medievali. L'occasione dei quattro giorni di festeggia-

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menti è stata buona perché Erice fosse presa d'assalto da migliaia di turisti. Spettacolare il lungo Corteo regale che ha raggiunto dal Balio la Madrice per lo spettacolo finale. Davanti ad un pubblico delle grandi occasioni sabato e domenica ci sono state la presentazione di tutti i gruppi partecipanti alla manifestazione storica e le diverse esibizioni. Fra le associazioni partecipanti

anche il gruppo storico del gruppo Xaipe di Salemi che ogni anno il 3 febbraio rievoca a Salemi il miracolo di San Biagio che nel 1547 liberò la città e le campagne dalle cavallette che stavano devastando i raccolti. Da allora a Salemi in onore del santo protettore della gola vengono preparati dei piccoli pani rotondi (cuddureddi) e dei piccoli pani finemente la-

vorati che ricordano le cavallette (cavadduzzi). Per l'occasione ericina il gruppo salemitano si è avvalso dell'apporto di giovani castelvetranesi che spinti da voglia di fare esperienza in un contesto mozzafiato come quello del borgo medievale di Erice, mossi da curiosità e dalla voglia di vivere un momento in più di convivialità, hanno fatto

parte integrante del gruppo dei figuranti. Sono nella foto centrale da sx., Marianna Bramati, Giovanni Lo Grasso, Irene Barresi, Francesco Lo Dolce, Maria Mangiaracina, Christian Monteleone e Patrizia Conticelli. Numerosi i visitatori compreso un nutrito gruppo di Partanna (nella foto in basso).


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Lingua

È

Errato

Forse non tutti sanno che... Corretto

Giovanna mi da tanto affetto

Giovanna mi dà tanto affetto

Su dà (quando è terza persona singolare del presente indicativo del verbo dare) l'accento ci va (quindi non bisogna prendere come esempio il cartellone pubblicitario pubblicato qui a lato dove dà è stato scritto in modo scorretto). L'errore di non accentare dà (verbo, indicativo presente) è molto diffuso perché si fa confusione col modo in cui si scrive da (senza accento) quando è preposizione semplice (esempio, "Vado da Mario"). Attenti poi che da' si scrive con l'apostrofo quando (e sta per dai) è imperativo presente seconda persona

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Castelvetrano - Cartellone pubblicitario con da (indicativo presente del verbo dare) scritto erroneamente senza accento.

singolare del verbo dare (es. "Giovanni, fammi il piacere da' qua 'sto libro"). a cura di Antonino Bencivinni

Nuovi artisti siciliani

irettamente da Palermo approda sulla scena musicale nazionale Salamone, eccentrico cantautore siciliano che, accompagnato da una graffiante voce calda e da una buona dose di ironia, racconta in note e parole la condizione dell’uomo contemporaneo. L’album d’esordio, uscito nel maggio 2015, si intitola “Il palliativo” e contiene dieci tracce accattivanti, arrangiate da un armonico connubio di fiati, archi, percussioni e dall’immancabile ukulele, dando vita ad un ritmo indie, quasi etnico con notevoli momenti jazz. Le tematiche affrontate spaziano dall’impegno sociale al viaggio introspettivo, Salamone guarda in faccia le storture del mondo e non si accontenta di scuse palliative per sopportarle, preferisce affrontarle di petto, appellandosi all’integrità dei propri ideali e alla capacità di sognare. Così denuncia l’assenza di meritocrazia nel nostro Paese (Pagine gialle – di un’inetta società), perfino la povertà di un sud Italia in cui si attende spesso la “chiamata” per andar a trovare fortuna chissà dove (Chi malura); si interroga sul senso della vita e della

morte (Il gatto di Giorgio), difende la verità dell’uomo (Matto) e dell’artista (L’artista, Taverna n.6) per poi accorgersi che sorridere è la cura migliore (Un pescatore di sorrisi). Dieci tracce di alto spessore, da ascoltare per divertirsi, riflettere e lasciarsi ispirare. Un merito riconosciutogli sia dal prestigioso Club Tenco, che candida “Il Palliativo” nella sezione “migliore opera prima” per le Targhe Tenco, sia da Botteghe d’autore, concorso volto a premiare le canzoni d’autore emergenti più promettenti e in cui si piazza tra i finalisti. Nel 2015, inoltre, Salamone gira le città d’Italia per “Il palliativo tour”, tuttora in corso, continuando a diffondere un po’ di anima siciliana e buona musica italiana. Elenia Teri

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Partanna

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A Partanna la 13^ Commissione Permanente Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato La 13^ Commissione Permanente Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato, attraverso una sua delegazione composta dal presidente Marinello e dai senatori Bignami, Caleo, Iurlaro e Piccoli dal 30 maggio al 1° giugno 2016 ha visitato i territori siciliani della Valle del Belice, colpita dal sisma nel 1968 per un sopralluogo nei comuni del territorio. La missione ha inteso verificare lo stato di attuazione dell’opera di ricostruzione, mettendo in evidenza le criticità ancora presenti, con lo scopo di redigere una risoluzione che sarà in seguito valutata dalla Commissione stessa. La visita ha interessato diversi comuni dell’area e si è svolta in buona misura nella Sala d’armi del Castello Grifeo di Partanna. Qui la Commissione ha incontrato i sindaci dei 21 comuni della Valle, guidati dal Coordinatore dei sindaci belicini, Nicolò Catania, sindaco a sua volta del comune di Partanna, che sono anche intervenuti sullo stato della ricostruzione e su alcune emergenze del territorio. Oltre alla visita dei luoghi, la missione è stata anche l’occasione per una serie di audizioni volte ad avere una conoscibilità più ampia delle problematiche locali. Alle audizioni, tra gli altri, hanno partecipato il provveditore regionale alle Opere pubbliche, ingegnere Carleo, l’assessore ai Beni Culturali della Regione siciliana, Carlo Vermiglio, l’assessore ai Lavori pubblici, Giovanni Pistorio, il Direttore generale dell’Assessorato Territorio e Ambiente Rino Giglioni, la sovraintendente ai Beni Culturali di Trapani dott.ssa Misuraca, il Direttore del Dipartimento dei Beni Culturali dott. Pennino e gli ex coordinatori dei Sindaci del Belice Sen. Vito Bellafiore e il dott. Ingraldi. Come ha dichiarato il presidente della Commissione Ambiente, Senatore Giuseppe Marinello, “Nel corso di questa missione si è avuta l’opportunità di vedere tante opere compiute ma anche molte che ancora attendono un loro completamento, ed alcune di queste rivestono una particolare rilevanza per il territorio ed i cittadini. Occorre,

perciò, predisporre un piano urgente per prevenire i fenomeni di dissesto, per avviare interventi di restauro di beni architettonici di grande pregio, per attivare un serio piano di riqualificazione ambientale ed infine per stabilire la realizzazione di quelle opere di urbanizzazione primaria, la cui assenza rende inagibili interi quartieri. E’ evidente, però, che l’approccio a queste problematiche deve avvenire in maniera nuova e facendo tesoro di quegli errori che sono stati commessi in passato, definendo, inoltre, una cabina di regia che veda il forte ruolo dei sindaci dell’area e della stessa Regione siciliana, a cui evidentemente spetterà una parte importante soprattutto sul piano di un’intelligente opera di programmazione degli interventi dell’agenda 2014-2020". Come si è già accennato, hanno portato il loro contributo, oltre all’attuale coordinatore dei sindaci del Belice, Nicolò Catania, anche i precedenti coordinatori Bellafiore e Ingraldi. “Abbiamo bisogno – ha evidenziato Catania – di opportunità che ci possano far superare lo svantaggio. Le nostre proposte vanno in direzione di un rilancio del territorio e perché gli sia resa giustizia. Auspichiamo – ha concluso Catania – che il 2018, settantesimo dal terremoto, sia l’anno per dire che ce l’abbiamo fatta!”.

PARVA FAVILLA Il tempo e le lapidi della "Matrice" Un noto filosofo, di cui, purtroppo, non mi sovviene il nome, amava ripetere che il “tempo” non è una realtà. E infatti, “il passato non è più; il futuro non è ancora; e quanto al presente non fai in tempo a pronunciare una sillaba che già non c’è più”. Il tempo, quindi, non sarebbe altro che una convenzione umana costruita con nomi fittizi (sabato…gennaio…) e numeri vuoti (11…06…2016…). Nella realtà, il tempo scorre dentro l’uomo; sono io che determino la distribuzione cronologica allo scorrere della mia vita. Volete una dimostrazione? Eccola! Dal 1676 due lapidi commemorative all’interno della Chiesa Madre di Partanna segnavano il momento della sua inaugurazione. Erano trascorsi circa trecento anni quando, nel 1968, si frantumarono sotto le macerie della facciata. Nel 1983 vennero fortunosamente ritrovate e affidate alla Soprintendenza ai Monumenti per la loro ricomposizione e ricollocazione. Da allora sull’orologio meccanico sono scoccati circa 1.040.688.000 battiti. Pochi o molti? Dipende dal punto di vista da cui si guardano le cose. Sono certamente quisquilie per chi li confronta con l’eternità; ma risultano un periodo biblico per gli amanti della storia. Vi sconsiglio, comunque, di contarli; impieghereste più di 30 anni della vostra vita! Qualcuno, forse, si chiederà se queste lapidi siano tanto importanti da prendersene pena. E’ vero: tutto sommato, il mondo può continuare a vivere serenamente senza di esse! Ciò che mi spaventa, però, è il modo di intendere il “tempo” da parte di chi è preposto al bene pubblico; mi spaventa questa filosofia secondo cui “non vale la pena affaticarsi oggi per ciò che si può fare comodamente domani”. Ma se domani dovesse essere troppo tardi? Si dà il caso, infatti, che per le lapidi di cui sopra non ci sarà un domani. L’oblio ha steso una pesante coltre su di esse. Nessuno le cerca, forse perché nessuno sa dove cercare. Ma non dovrebbe saperlo la Soprintendenza ai Monumenti? Sì, ma che cosa è la Soprintendenza? Una entità astratta, dove tutti sono responsabili e quindi… nessuno di preciso è responsabile.

Spettacolo folkloristico “I suoni e le voci della nostra Terra”

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li alunni delle classi 5° C e 5° D del plesso “Capuana” dell’Istituto Comprensivo “Rita Levi Montalcini” il 3 giugno, nella suggestiva cornice delle scuderie del Castello Grifeo, si sono esibiti nello spettacolo folkloristico “I suoni e le voci della nostra Terra”, che ha visto protagonisti i piccoli alunni in un recital di poesie, detti, proverbi, canti e balli del passato della nostra regione. Nel corso della manifestazione nata da uno studio sul territorio, sono stati affrontati diversi temi suddivisi in sezioni: - I suoni e le voci del passato, con le cosiddette “Abbanniate”. - Il fidanzamento che ha affrontato attraverso canti e poesie, la condizione della donna. - L’agricoltura con la dura vita dei contadini. - Il cortile con i pettegolezzi e i litigi “Le curtigghiarate”. Il tutto affrontato in chiave ironica e festosa. Gli alunni sono stati guidati dalle insegnanti Francesca Piccinin-

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no e Paola Cordova.


UNDICIGIUGNO2016

Partanna

"Calzoncini corti" per la presidente Fidapa, Anna Maria Napoli

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Calzoncini corti” è il racconto del giovane studente partannese Renzo Leone premiato come primo assoluto a Torino per la Narrativa, sezione Breve Identità e territorio. Una lode va all’autore per la sua capacità di “catturare” autentici frammenti di vita che nel tempo continueranno ad ammirare il magnifico mondo della ideazione e della stesura dei testi. Sono convinta, infatti, che chi “sperimenta” il mondo delle Lettere non ne può più fare a meno e, assaporata tale “magia”, la porterà avanti…con sé. La pagina di oggi, pervasa dalla giovanile e febbrile animazione dei ragazzi in corsa, nasce dall’osservazione attenta di ciò che è all’esterno ma non rimane tale. Gli occhi guardano ma la mente e il cuore vedono davvero! La corsa dei ragazzi in cerca di frutti dai colori accesi è tratteggiata con chiarezza e profondità. Il movimento agile e veloce è il segno visibile della spensieratezza e dell'energia vitale che fanno assaporare di nuovo all’autore quel tempo trascorso da poco e riconciliano l’anziano signore con sé spesso perché, a distanza di anni, si ritrova in quella masnada di monelli felici. Il racconto ci coinvolge emotivamente e ci immette senza preamboli in un familiare paesaggio siciliano che trabocca di luce e di bellezza. Splendore e bellezza sono “rapiti” dalla parola appropriata e dal periodare snello. I particolari colti appartengono alla sfera sensoriale, cosicché non solo riusciamo a vedere i sentieri polverosi e gli alberi carichi di frutti della nostra campagna, ma ci pare di essere protagonisti di

una assoluta giornata estiva tra la terra rossa che pur verdeggia di erbe, di foglie, di piante. Sentiamo come voce umana, impetuosa, incalzante, immersa nell’afa estiva, il verso della cicala, mescolato alle risate dei ragazzi ed alle grida risentite del proprietario del frutteto. E tutto ciò si intreccia magnificamente, mentre il cielo terso e perenne sovrasta ogni cosa e sconfina al mare con la verde campagna. L’armonia si coglie in un continuo rimando dal cuore al cielo, dal cielo al campo e dal cuore che scoppia dentro al petto per la fatica della corsa, al cuore che batte all’unisono col ragazzo “sfrenato” dai calzoncini corti, mentre il vento si insinua tra i capelli oggi, ieri e sempre, nel ritmo prodigioso del vivere umano con i suoi “ritorni”. Il suo cuore di giovane autore sa leggere nelle fibre più remote dell’animo di un ragazzo ancora spensierato e di un anziano signore che sa rivedersi felice. Sa comprendere l’uno e l’altro, perché non è concentrato e chiuso in se stesso. Sa aprirsi al di fuori di sé e ritrovarsi con gli altri nella corsa veloce che è di ieri, di oggi, di sempre. Che gioia, che grande felicità con le tasche piene di frutti preziosi! Albicocche, amarene, ciliegie! Che grande tesoro…è una favola…la favola dell’adolescenza che gode di poco, che poco non è…quel poco è di immenso valore. Stupore e candore si intrecciano per bene! La sua pagina profuma di campi, di fiori, di intensi sapori, vibra di suoni…di sfide innocenti…ci incanta davvero. Ad maiora Anna Maria Napoli

Partecipato convegno dell’Uciim sulla “Buona Scuola” i è tenuto presso l’auditorium “G.G.Leggio” accorpata al Liceo Classico di Salemi”. Molto vista la vera essenza della scuola, la didattica;

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un convegno molto partecipato dell’Uciim dal titolo “La ‘Buona Scuola’ Quali docenti? Quali dirigenti”. Dopo i saluti della dirigente scolastica dell’IISS “D’Aguirre-Alighieri” Francesca Accardo e quelli della presidente regionale dell’Uciim Chiara Di Prima, sono intervenuti la presidente nazionale dell’Uciim Rosalba Candela e il Capo dipartimento Miur Rosa De Pasquale. I saluti sono stati portati anche dal sindaco Nicolò Catania che si è fatto latore di un dono della Città alla dott.ssa De Pasquale. Fra l’altro il sindaco ha sottolineato la data del convegno (21 maggio) che “casualmete” è coinciso con la data di nascita di Dante Alighieri, “sommo poeta a cui era intestata la scuola magistrale di Partanna prima di essere

partecipato il dibattito successivo agli interventi. E non sono mancate le polemiche. Gli interventi, sia di personale dirigente che docente, sono stati diversi e con una costante: l’insoddisfazione generale per il nuovo sistema scolastico e le normative che lo regolano. In dettaglio sono stati evidenziati: - la criticità delle prove nazionali INVALSI, in quanto le stesse vengono predisposte per contesti troppo generalizzati che poco tengono conto delle diverse realtà sociali e didattico-educative delle scuole; - l’eccessivo carico burocratico che ha investito ultimamente le scuole e che le allontana sempre di più dalla “umanizzazione” tipica dell’operato formativo scolastico, rischiando di far perdere di

- le disposizioni che regolano la nomina dei supplenti, secondo cui non vengono nominati supplenti per periodi brevi di assenza di un insegnante, rendendo, in tal maniera, problematico lo svolgimento delle attività quotidiane di quei docenti presenti, che sono costretti ad accogliere in classe anche gli alunni della collega assente. Al termine degli interventi la dott.ssa Di Pasquale ha risposto alla platea, evidenziando che riconosce il merito ed il sacrificio di tutti gli operatori scolastici e che, seppur già sulla buona strada per effetto della recente normativa scolastica, ci sono ancora margini di miglioramento raggiungibili attraverso un continuo rapporto di collaborazione tra docenti e operatori ministeriali.

"La Nuttata del Dante Alighieri"

Nella serata dell'8 giugno scorso presso i locali dell’Istituto Tecnico Commerciale di Partanna è iniziata la “Nuttata del Dante Alighieri“. Il progetto didattico di cui sono stati artefici i docenti Giovanna Calcaterra ed Anna Maria Dattolo in collaborazione con i docenti Vita Inzerillo, Franca Tolomei e Mario Sciacca, si è incentrato sulla riscoperta degli antichi sapori e tradizioni in una Sicilia (quella di fine Ottocento e prima metà

del Novecento) considerata “Terra d’amuri”. Il progetto ha avuto il pieno sostegno della dirigente scolastica Francesca Accardo che ha ribadito: "Questa attività si inserisce perfettamente nella nostra esigenza di valorizzare il nostro passato che significa conoscere meglio la propria cultura e le proprie tradizioni". Docenti ed alunni sono andati alla ricerca delle tradizioni soprattutto alimentari più antiche e poi le hanno prodotte per l'occasione dell'8 giugno. Ne ricordiamo uno per tutti: il dolce chiamato "scursunera" che veniva preparato per festeggiare la nascita di un figlio maschio. Il dolce è presentato da due studentesse una delle quali impersona la donna incinta e l'altra impersona la mammana. Numerosissimi gli altri dolci antichi propri della tradizione e numerosi pure gli abiti indossati da studenti e studentesse che hanno fatto "rivivere" i tempi passati.

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Storia locale di Nino Passalacqua

Francesca Graffeo

Introduzione Nell’elenco dei Baroni di Partanna è presente una straordinaria figura femminile. Non già una delle tante vedove di Baroni che, morti i mariti, si ritrovano a dover gestire l’amministrazione della Baronia quasi sempre in vece dei figli ancora minori. Ma una vera e propria Baronessa, una discendente diretta della famiglia Graffeo cui spetta di diritto il titolo nobiliare e l’amministrazione diretta della Baronia. Il personaggio Stiamo parlando di D.a Francesca Graffeo, un personaggio dalla personalità complessa, su cui gravano giudizi contrastanti. Il Rodo nella sua “Genealogia” ce la presenta come “consuntrice” di beni patrimoniali. Secondo il genealogista citato “Questa Baro-

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nessa D. Francesca, essendo rimasta vedova in età fresca, sfoggiò nel treno di suo mantenimento, e in Palermo e in Partanna, tutto che gravata di molti figli, gravando la Casa di molte soggiogazioni”. Il Varvaro, invece, forse esagerando, l’accosta addirittura “a Costanza d’Aragona, sorella del re Ludovico, alla Regina Maria, alla Vicaria Bianca di Navarra”. Secondo lo storico partannese, “la sua solerzia, la sua energia quasi virile nell’amministrare la Baronia, furono degne d’essere tramandate ai posteri. Ella passa alla storia circonfusa dell’aureola dell’operosità e dell’eroismo. Nei suoi pur angusti domini feudali appare attiva e previdente come tali eroine della storia siciliana”. La Baronessa Francesca nasce dal matrimonio tra Mario I Graffeo, figlio di Baldassare I, con Eleonora Vernagalli, originaria di una chiarissima fa-

miglia pisana. Alla morte della madre, giusta testamento in not. Gerardo La Rocca del 30 ottobre 1531, eredita la dote materna e, quando il padre passa a seconde nozze con Giulia Agliata, come figlia primogenita ed unica del primo matrimonio, eredita anche la Baronia di Partanna, giusta l’atto in Not. Gabriele Inveges di Partanna sotto il giorno 7 di Febraro XI Ind. 1537del 7 febbraio 1537 con “la condizione preventiva di dover sposare uno dei Graffeo”. La donazione fatta da Mario I nei confronti della figlia Francesca apre uno strepitoso litigio tra questa e lo zio paterno, Goffredo, secondogenito di Baldassare I, il quale contesta a Francesca, per il principio dello “jure francorum”, il diritto di successione e pretende di succedere lui al fratello negli stati di Partanna. Le cronache del tempo riferiscono che Baldassare I, vecchio padre di Mario I e di Goffredo, riesce a conciliare il dissidio combinando un


Storia locale

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Baronessa di Partanna

matrimonio tra Goffredo e Francesca (tra zio e nipote, cioè) riuscendo ad ottenere per tali nozze la dispensa papale grazie ai buoni uffici interposti dall’Imperatore Carlo V presso il papa Paolo III. Per la verità, molti elementi non combaciano in questa narrazione: le date, i personaggi, gli avvenimenti. Certo è, comunque, che nel 1547 Francesca e Goffredo III sono già legalmente sposati e il 27 dicembre 1550 nasce loro il primogenito Mario. Intanto il Barone Mario I muore (15 luglio 1552) senza lasciare figli maschi. Francesca, trovandosi figlia primogenita ed unica del primo matrimonio di suo padre e donataria di tutti gli Stati e beni paterni in virtù di donazione, se ne investe per atto pubblico in Not. Antonino Lo Presti a 15 Luglio XI Ind. 1552. Circa due anni dopo, però, fa procura in persona del marito, con atto in Not. Francesco Bucherai di Palermo a 5 Giugno 12^ Ind. 1554, per cui il 12 giugno 1554 Goffredo, quale legittimo amministratore e procurato-

re della sposa, s’investe a Palermo della Baronia. Dopo appena un anno, però, Goffredo muore lasciando la moglie di 47 anni con tre figli, Mario, Eleonora e Mariano. Da quel momento la vedova Graffeo dispiega un‘attività amministrativa mirabile, veramente degna della storia. Il Varvaro Bruno, che ha avuto la fortuna di consultare personalmente l’Archivio Grifeo di Palermo, (vol. 2, f. 39, 40, 41), prima che questo andasse distrutto durante l’ultima guerra, nel suo volume “Partanna nella storia...” elenca una serie di Bandi, promulgati in piazza e nei luoghi consueti, che evidenziano le grandi capacità di Francesca quale abile amministratrice dei suoi beni, lungimirante amministratrice degli interessi della Municipalità, nonchè donna di una profonda religiosità. Amministratrice oculata... Sul piano organizzativo, Francesca si dimostra una oculata e severa amministratrice. I suoi primi atti risultano tesi ad assicurare a sè e alla Municipalità le entrate necessarie per il relativo mantenimento. E così impone l’obbligo della sua “licenza” sia nel campo commerciale che in quello agricolo. Sono tenuti, cioè, a pagare una tassa quanti vogliono effettuare il commercio di grano, mosto, vino, olio e riso,(”sia a piso che a cantaro”), formaggi, cavalli, lana, "meli e chira”(cera), tanto all’ingrosso che al minuto, “coria pilusi o cunsati, pelli e ligami, sì a carico che a migliaio”, o quanti vogliono coltivare terre fuori del territorio di Partanna (“non sia persona alcuna, borgese o massaro, habitatore di Partanna, che poss’andare a seminar nel fego di...S. Caterina, territorio della città di Sciacca, senza licenza”). E, al fine di meglio controllare il mercato agricolo, impone un “misuratore ufficiale per i cereali”, vietando “d’assegnare o ricevere orzo o grano, comunque, di qualunque qualità, non misurati d’Andrea Gisone”, misuratore ordinario; censisce le colture ordinando di “rivelare i seminati al proprio Segreto”; impone ai contadini ”di seminare le terre di detta Baronia”, imponendo la tassa del “doppio terratico” a chi va a seminare terreni in altri stati. Ogni bando, pubblicizzato dal banditore ufficiale, invariabilmente si conclude con la minaccia della comminazione di una pena, quasi sempre “d’onze 4 da applicare all’erario della spett. Signora”. Le ragioni di tanta severità sono senz’altro spiegabili e condivisibili. E’ necessario, infatti, che, com’è scritto in uno dei bandi, “si paghino le ragioni competenti dell’Università (Municipalità) di detta terra sull’estrazione delle cose presenti, per pagare le R. Collette e Donativi alla R. Corte, giusta consiglio tenuto dall’Università e confermato dal vicerè”. E tuttavia alcuni bandi appaiono inficiati di eccesso di interessi privati: per esempio, quello che “vieta d’estrarre (vendere) vino” finchè non sarà smaltito il suo; o quello che impone a quanti vanno, entro le terre della Baronia, “a cacchia di lepri, conigli, pernici, francolini e ogni altra sorte, [di] portare la terza parte a detta Signora, com’è solito, sotto pena d’onze 4”; o quegli altri che inibiscono a tutti, uomini o donne a piedi o a cavallo, “d’andare al feudo Fartaso nè di notte nè di giorno” o di “entrare nella vigna d’Achille Grifeo al Camarro”. ...e lungimirante In ogni tempo i Baroni Graffeo si sono dimostrati attenti alle esigenze della popolazione. Francesca continua la tradizione,

dimostrando par ticolare attenzione alla sicurezza e alla salute pubblica. Decisamente interessanti Stemma dei Graffeo o Grifeo dal punto di vista del diritto della proprietà privata mi sembrano due bandi. Il primo tende ad evitare conflitti d’interessi tra i proprietari dei terreni agricoli regolamentandone i rapporti: con esso la Baronessa, infatti, “vieta a tutti di vastari finàiti et sipali , tantu di vigni comu di menzi pàrichi, intra li strasatti e li comuni di la terra di Partanna, senza sua licenza ... chi l’à già guastati, entro 4 giorni li riveli a lei”. Il secondo tende a salvaguardare le colture arboree e seminative prescrivendo che “nè alcuno presuma in terre di essa Baronia gettar fuoco”. E’ evidente che in un territorio agricolo com’era Partanna una tale disposizione doveva risultare certamente rassicurante per i deboli e quale deterrente nei confronti dei prepotenti. Sul piano della salute pubblica, interessanti risultano due ulteriori bandi. Il primo impone che “nessuno deve far orti nelle acque dei fiumi nè abbivirari porci, tranne che dal passo di Bemminuta in su o alla Fontana”. Il secondo, del 1° febbraio 1574, ordina “d’annettare ognuno intranti la so porta e li strati e li mundizzari di la parti chi ci cumpeti e d’ogni altra bruttezza che si trova, tantu di limarri (fango) quantu di petri”, che oltre a richiamare importanti norme igieniche, ha un chiaro sapore di attenzione nei confronti del decoro urbano. Sia nel primo come nel secondo caso, per i trasgressori si prevede la multa di onze 4, di cui onze 1 da destinare alla Congrega del SS. Sacramento e 1 “alle maramme dell’Abbatia di detta terra”. Donna di fede Quest’ultimo bando ci introduce nella dimensione religiosa della Baronessa. Molte delle sue iniziative, infatti, sono tese ad accrescere la religiosità del popolo. Emblematico risulta il caso della richiesta fatta al Provinciale dei PP. Carmelitani calzi, p. Luigi d’Ajuto, perchè concedesse al Convento di Partanna una reliquia di S. Alberto: cosa che avviene il 19 Agosto 1555, con l’introduzione nella chiesa del Carmine vecchio di una parte del cranio del glorioso santo. Ma l’opera sua più importante risulta senza alcun dubbio l’istituzione dell’Arcipretura di Partanna nella Chiesa Madre dell’epoca con Bolla del Papa Paolo IV data a Roma il 3 Ottobre 1556. Per ottenere tale privilegio Francesca dota la chiesa di onze 10 annuali gravanti sul fondo di S. Andrea, ottenendone contestualmente il diritto di giuspatronato, per sè e per i suoi successori, che comporta la facoltà di eleggere l’Arciprete della Matrice. La fine Il 3 settembre 1582, con atto in notar Rodo, Francesca rinunzia definitivamente alla Baronia in favore del figlio primogenito Mario. Dà a lui, inoltre, tutti i suoi beni mobili e immobili, chiedendo solo per sè l’annua rendita di 100 onze. Infine, nella primavera del 1587 la Baronessa Francesca, all’età di circa ottant’anni, muore in Palermo, dove viene sepolta nella Chiesa del Carmine nel quartiere di Ballarò.

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La Critica

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Partanna non sa leggere

remesso che il discorso che farò vale anche per il sottoscritto, la pagina che qualcuno ha ancora il coraggio di leggere non sarà forse delle migliori, almeno a livello di percezione sociale: noi partannesi abbiamo tante virtù (pubbliche) e tanti vizi (privati). E quando dico vizio non intendo certo riferirmi a quello che preti integralisti del passato consideravamo il vizio per eccellenza: la fornicazione. Ricordo che da giovane aspirante non capivo che questo era il “vizio” che era: e non capivo come l’ammazzare formiche potesse diventare un elemento patologico che avrebbe portato - secondo i preti di allora - a diventare ciechi o, nel migliore dei casi, a rimanere nani in età adulta. Il nesso forse lo avrebbe trovato più tardi Fabrizio de Andrè parlando dei portatori di “fra tutte le virtù, la più indecente”. Più facile capire il comandamento nella sua forma canonica: non commettere atti impuri. Confesso che quando mi confessavo era come andare al macello: alcuni ricorderanno come le donne si dovessero confessare attraverso la grata, mentre gli uomini e i ragazzi in particolare stavano faccia a faccia col confessore che più che un confessore era un Torquemada, uno degli inquisitori più violenti che di Matteo Messina Denaro che si vanta di aver ucciso tante di quelle persone da riempire un cimitero, si faceva un baffo. L’inquisitore era lì, davanti a te, lui grande e grosso con un collo taurino e delle mani che erano badili. Ci giravi attorno: “ho disubbidito a mamma”. E lui: e anche a papà? Sì, era la risposta. Ci stava. Ma capivi che non era questo che interessava al prete-inquisitore. Il confessore sembrava un afrodito: aveva di sicuro un sesso tra le gambe, ma quello più potente, ossessivo compulsivo in testa e precisamente nel cervello. E dopo qualche giro di parole (gli psicoterapeuti lo chiamano “riscaldamento”) arrivava subito al dunque: “hai commesso atti impuri?”. Se eri un ragazzo normale non potevi non averne commessi anche se più tardi Woody Allen avrebbe detto la celebre battuta: "Non parlare male della masturbazione: in quel momento stai facendo sesso con la persona che stimi di più!". Perciò alla domanda successiva: “da solo o in compagnia? Rimanevi basito. E rimaneva basito anche chi fosse vissuto ai tempi delle case chiuse che la legge Merlin avrebbe giustamente abrogato”: con chi, quale donna o ragazza si sarebbe fatta toccare? Se perfino il “bacio colombino” era proibito, figuriamoci il resto. Adesso so che si riferiva ai “contatti fra ragazzi”. Per me - e non si offendano i gay che

rispetto - non mi sarebbe passato per l’anticamera del cervello. L’identità di genere era a senso unico: che voleva l’Inquisitore? Dopo un deciso “no” da parte del penitente, il prete andava sui particolari. Pensieri cattivi? “Sì, volevo spaccare la faccia a Filippo”(niente, questo era un peccato veniale). Anzi gliel’ho proprio spaccata, gli ho fatto il sangue!”. Ma non erano questi i pensieri cattivi: era quella splendida Brigitte Bardot a seno nudo a S. Tropez, una Sophia Loren da urlo, una Gina Lollobrigida così maggiorata che i francesi cominciarono a chiamare i seni “lollò”. E quando proprio non c’era nulla da confessare il Torquemada chiedeva: Hai letto Sorrisi e Canzoni? No - rispondevo con candore - ho guardato solo le figure. E giù una sberla che faceva dire: hai litigato con qualcuno? No, sono andato a confessarmi. E mentre un prete “normale”(era il decano) ti imponeva come penitenza i soliti tre pater, Ave e Gloria, qui, l’omone passava alle vie di fatto. Chissà se le integraliste donne cattoliche confessavano di aver letto le 16 pagine consunte per il troppo uso di Lady Chatterley? C’era un bibliotecario anziano, avvocato il cui parlare rifletteva solo antiche letture. Gli chiedevi un libro. C’è? No. E questo? “Neanco”. E quest’altro? “Neanco”. Ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti. Ma ho finalmente capito perché i partannesi non amano la lettura, malgrado il da farsi della Biblioteca, delle sue iniziative tese a diffondere il gusto per la lettura, malgrado le scuole si affannino a creare lettori mandandoli in gita per imparare a leggere in inglese perché viene prima il companatico e poi il pane. I partannesi amano la lettura. Ci sono due o tre librerie che sono più affollate delle sale da videogames, dei pub, perfino di internet. E se qualcuno non legge, lo fa perché ha paura di commettere peccato. E capisco le istituzioni nostrane: se la gente leggesse, correrebbe il rischio di capire. Padre, ho peccato! Sorrisi e Canzoni? No. Dante. Magari il canto quinto. Qualcosa di più comprensibile? Capuana sarebbe stato adatto. Ma è stato espulso dalla scuola. Messo all’Indice. Adesso leggono tutti le scorrevoli pagine comprensibilissime di Rita Levi Montalcini. Le parole sono pietre. I nomi sono la nostra identità.

Vito Piazza

Povera Fontana Settecentesca: è quasi sempre trascurata e piena di erbacce

L

a Fontana settecentesca, che si trova nella zona sud-ovest di Partanna, lungo la strada nuova che porta a Castelvetrano e che da alcuni anni è maggiormente frequentata, oggi rappresenta più di prima il biglietto da visita della città. Dato lo stato in cui attualmente si trova (tante erbacce ed acqua sporca piena di muschio), non si può dire che l’amministrazione locale si strappi le vesti per tenerla in condizioni almeno dignitose.

Le farmacie di turno dall'11 giugno al 3 luglio 2016 Partanna

Santa Ninfa

Castelvetrano

Campobello di Mazara

Salemi

Vita

Gibellina

Salaparuta Poggioreale

Mazara del Vallo

11 giugno

Rotolo

Dallo

Papa

Pace

Mangogna/Aleci V.

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Misuraca

12 giugno

Rotolo

Dallo

Rizzuto

Pace

Mangogna/Aleci V.

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Misuraca

18 giugno

Galante

Barbiera e Conf.

Rizzuto

Tummarello

Rubino

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Montalbano

19 giugno

Galante

Barbiera e Conf.

Spinelli

Tummarello

Rubino

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Montalbano

25 giugno

Dia

Dallo

Spinelli

Parisi

Spina

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Pandolfo

26 giugno

Dia

Dallo

Cardella

Parisi

Spina

Caputo

Gerardi

Di Giovanni

Pandolfo

2 luglio

Ciulla R.

Barbiera e Conf.

Cardella

Pace

Aleci S.

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Spanò

3 luglio

Ciulla R.

Barbiera e Conf.

Di Prima

Pace

Aleci S.

Pandolfo

Cusumano

Siragusa

Spanò

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Agrigento

San Biagio Platani: Gli Archi di Pane per migliaia di emigrati in estate

partire dalla Pasqua, siano stati dai 70 agli 80 mila i visitatori che sono SAN BIAGIO PLATANI - Gli Archi di Pane arrivati a San Biagio Platani da ogni di San Biagio Platani, in libera fruizione da angolo della Sicilia, da altre regioni circa due mesi, potrebbero rimanere fino italiane, con qualche nutrito grupall’estate, tra luglio ed agosto, per dare la po anche dall’estero, per ammirare possibilità a migliaia di emigrati, di ritorno le straordinarie architetture di pane in paese per le vacanze, di potere ammirare che l’amministrazione civica vorreble creazioni artistiche dei valenti artigiani be mantenere, come novità, tra il 20 locali e di tanti giovani presenti all’interno luglio e il 20 agosto prossimo, in un delle due confraternite dei “Signurara” e periodo in cui si concretizza maggiormente l’arrivo degli emigrati sambiagesi da diversi paesi San Biagio Platani - Il corso principale con gli archi. europei. Continuano ad arrivare dalle impalcature artistiche, pare che abbiaturisti, quotidianamente, specie dall’estero inviati dalle agenzie di no lavorato più degli altri anni, anche per la viaggio o da gruppi spontanei come varietà delle manifestazioni svolte, dal raè stato la settimana scorsa per la de- duno folk al concerto bandistico e alla celegazione francese di 80 visitatori lebrazione del 30° anniversario del gemeldella regione della Picardie e del di- laggio tra San Biagio Platani e la cittadina partimento della Somme che, con la tedesca di Remchingen, dove è presente presenza di ben 18 sindaci con fascia una folta delegazione di emigrati sambiatricolore, sono stati accolti calorosa- gesi. E’ più cauto il sindaco Santino Sabella, S.Biagio Platani - La Delegazione dei sindaci francesi. mente dal sindaco Santino Sabella e in merito alla possibilità di potere allungare dalla civica amministrazione al palaz- l’esposizione degli archi all’estate prossima. dei “Madunnara”. E’ questa l’ipotesi che sta zo comunale dove il primo cittadino di Vaux “Stiamo studiando la fattibilità e il ritorno vagliano l’amministrazione comunale che, en Amienois, Daniel Leleu e Jean-Marie Ri- di immagine, turistica ed economica, oltre diretta dal sindaco Santino Sabella, vuole card e Alain Falampin, dirigenti dell’AAECA, che di tradizione – ci dice il primo cittadino realizzare una destagionalizzazione dei tra– ci sarà da apportare qualche modifica ai dizionali Archi di Pasqua con la creazione hanno definito l’esperienza sambiagese quadri espositivi artistici, lasciando intatte “inoubliable”, confermando la possibilità di della Festa del Pane per offrire ai notevoli le grandi strutture del centro storico. Vedreflussi turistici estivi la possibilità di potere voler portare durante la prossima estate al- mo, se sarà possibile per la prima volta motre comitive d’oltr’Alpe. Sembrano entusiavisitare il paese, creando anche una ricadificare l’aspetto organizzativo tradizionale duta economica. Ad oggi si calcola che, a sti tutti i commercianti della cittadina che, che va avanti da secoli”. nonostante abbiano avuto il corso bloccato

di Enzo Minio

Salute

Scoperto super-batterio resistente a tutti gli antibiotici conosciuti

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i sussurrava da tanto tempo, ma soltanto da poco la notizia è ufficiale ed ha fatto balzare in piedi non solo gli infettivologi di tutto il mondo ma anche i medici ed i cittadini. Per la prima volta è stato isolato negli Stati Uniti un super-batterio resistente a qualsiasi tipo di antibiotici, una specie di «escherichia coli» trovata nelle urine di una donna di 48 anni della Pennsylvania. Il dettaglio più allarmante è che l’agente patogeno in questione è resistente persino all’antibiotico di ultima generazione “colistina”. La colistina infatti è considerata l’ultima spiaggia degli antibiotici e se un batterio riesce a sopravvivere anche a questa è impossibile fermarlo. Potrebbe essere, scrivono i media americani, l’inizio dell’era post-antibiotici. Ma come si può essere arrivati a tanto? Torniamo per un attimo dentro i nostri confini per provare a capire il fenomeno: l’antibiotico-resistenza è un fenomeno che l’Italia conosce molto bene. E a questo problema le strutture centrali, come il Ministero, l’Istituto Superiore di Sanità e AIFA, hanno già dedicato importanti risorse, istituendo vari sistemi di sorveglianza. Ma dal punto di vista pratico il problema esiste ed è legato alla pratica clinica e al comportamento dei cittadini. Gli antibiotici vengono prescritti con troppa facilità, soprattutto al Sud, i cittadini non hanno ben compreso, o non sono stati ben educati nel comprendere l’importanza di non usare o al massimo di portare a termine tutti i giorni di terapia, anche se si notano dei miglioramenti nel mezzo della cura. Le conseguenze di una sospensione della cura sono infatti di non debellare completamente tutta la colonia batterica esistente nell’organismo e dunque di causare la generazione di una progenie batterica che possiede nel proprio codice genetico la resistenza all’antibiotico al quale è stata esposta. L’attenzione al problema dell’antibiotico-resistenza è massima, i sistemi informativi ci sono, le reti internazionali ci sono, ma è innegabile che il problema esista e che sia probabilmente destinato ad aumentare e a dare casi come quelli della signora americana (anche se in Italia il problema non è tanto l’Escherichia coli, quanto la Klebsiella pneumoniae e l’Acinetobacter baumanii). Vista l’importanza del problema, le iniziative in campo, anche di livello internazionale, si moltiplicano. Così, un mese fa, l’Istituto Superiore di Sanità ha ospitato a Roma un incontro con i ricercatori olandesi che coordinano

lo studio europeo ARNA (Antimicrobial resistance and causes of non prudent use of antibiotics in human medicine) sul problema della prescrizione inappropriata di antibiotici, per fare il punto della situazione, mettendo intorno al tavolo tutti gli i protagonisti del settore per studiare le strategie correttive migliori. Tra i vari punti emersi da questo studio l’Italia è risultata essere il paese europeo con il maggior problema dei cosiddetti “left over”, cioè degli antibiotici che avanzano, perché non si è proseguito il trattamento per tutto il periodo prescritto dal medico. Questi antibiotici avanzati vengono conservati nell’armadietto dei medicinali, per essere consumati in seguito da altri familiari senza prescrizione del medico e anche in questo caso per una durata insufficiente, un’abitudine che predispone alla comparsa di resistenza. Lo studio ARNA ha rivelato che in Italia almeno il 30% del consumo degli antibiotici avviene con la modalità dei left over. Un dato gravissimo, che, come spesso accade, ci mette nelle zone basse delle classifiche che riguardano comportamenti sociali ed abitudini sanitarie. Tornando al caso degli Stati Uniti, gli esperti del dipartimento della salute stanno lavorando con le autorità della Pennsylvania intervistando la paziente e i familiari per capire come la donna possa essere stata colpita dal batterio e identificare ulteriori contagiati. Questo particolare agente patogeno è stato definito dagli esperti «il batterio degli incubi», che in alcuni casi può arrivare ad uccidere il 50% delle persone che ne vengono contagiate. La scoperta - scrivono gli autori dello studio - «preannuncia la comparsa di un batterio davvero resistente ai farmaci». Anche perché il Dna del «Super batterio», con il gene Mcr-1, può diffondersi rapidamente tra le specie. Secondo Thomas Frieden, direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Usa: «La preoccupazione è alta. Possiamo dire che già oggi per alcuni pazienti l’armadietto dei medicinali è vuoto. Può essere la fine per gli antibiotici, se non agiamo con urgenza». Inoltre con l’avvento del virus Zika, già dichiarato emergenza mondiale dall’OMS, ed al quale dedicheremo presto degli approfondimenti, possiamo dire che la situazione non è delle più rassicuranti. Fabrizio Barone

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UNDICIGIUGNO2016

Le nostre ricette

a cura di Ina Venezia

Musica

PESTO DI POMODORI SECCHI Ingredienti: 100 g di pomodori secchi sott'olio, 10-12 noci, 2 cucchiai di parmigiano, 3-4 foglie di basilico, pepe, olio extravergine d'oliva.

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gusciate le noci prelevando i gherigli. Mettete in un frullatore le noci ricucendole a farina. Aggiungete i pomodori (pochi per volta), le foglie di basilico e l'olio, ottenendo un composto omogeneo e morbido. Per ultimo unite il parmigiano e il pepe, frullando ancora per qualche istante. Versate in una ciotola e guarnite con foglioline di basilico. Servite il pesto con crostini o condite degli spaghetti, spolverandoli con noci tritate.

Le 10 canzoni più programmate dal 19 maggio all'8 giugno 2016

Discovery Parade a cura di Salvo Li Vigni e Pinob

Soluzione del cruciverba di p. 13 del n. 5 (maggio 2016) di Kleos

1. SIA feat. SEAN PAUL – Cheap trillis 2. ENRIQUE IGLESIAS – Duele el corazòn 3. DRAKE – One dance 4. RED HOT CHILI PEPPERS – Dark necessities

5. ALVARO SOLER - Sofia 6. CALVIN HARRIS feat RIHANNA – This is what you came for

Film - Le nostre recensioni

Zona d’ombra – Una scomoda verità Zona d’ombra – Una scomoda verità di Peter Landesman, con Will Smith, Alec Baldwin, Gugu Mbatha Raw, Albert Brooks; Usa, 2016; colore, durata 123’; drammatico.

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n "Zona d’ombra – Una scomoda verità", Will Smith veste i panni del dottor Bennet Omalu, medico nigeriano che da più di dieci anni negli USA combatte affinché vengano riconosciuti i danni cerebrali provocati dal football sui giocatori. Omalu, neuropatologo dedito alla preghiera e ad una scrupolosa quanto insolita attività medica, tanto da parlare ai cadaveri prima di effettuare l’autopsia su di essi, un giorno si imbatte in Mike Webster, leggenda del football americano, morto in circostanze inspiegabili in seguito ad acute emicranie ed amnesie che lo hanno quasi portato alla follia. Mosso da un profondo rispetto per la professione svolta, Omalu indaga a fondo lo strano caso Webster, finanzia da sé le analisi scientifiche e scopre una nuova patologia cerebrale causata proprio dai traumi subiti dai giocatori durante le colluttazioni in campo, ovvero la Encefalopatia Cronica Traumatica (CTE). Ingenuamente convinto di poter contribuire a migliorare l’umanità con il proprio lavoro, Omalu viene invece osteggiato in maniera aggressiva dalla National Football League (NFL), in quanto rischia di intaccare non solo uno dei sistemi più redditizi d’America ma, soprattutto, un mito. Il film, tranne che per qualche piccolo espediente di finzione narrativa, prende spunto dall’articolo di Jeanne Marie Laskas, Game Brain, apparso nel 2009 sulla rivista GQ, e rispecchia in La locandina del film maniera fedele la lunga battaglia affrontata dal dottor Omalu contro il colosso americano. Una storia interessante, onesta ed equilibrata, per certi versi lenta, focalizzata più sulla retorica che sull’azione. Nonostante il sito MyMovies non apprezzi il buonismo del personaggio di Will Smith, il quotidiano "La Stampa" loda invece l’inedita interpretazione dell’ex principe di Bel-Air («riservato piuttosto che estroverso, affidabile piuttosto che scanzonato - conferma la sua presenza di attore e il suo carisma divistico»).

Elenia Teri

Antichi Proverbi belicini

a cura del dr. Francesco La Rocca

Cu st'annea varchi, criria di fari sordi e in canciu fici detta. Con questo faccendiere, credevo di fare soldi e invece ho fatto debiti.

Bisogna scegliere bene i compagni di affari: il rischio è quello di sognare guadagni facili e ritrovarsi, invece, in un mare di debiti.

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7. THE STRUMBELLAS – Spirits 8. DNCE – Cake by the ocean 9. THE KOLORS – Me minus you THE STRUMBELLAS - Spirits 10 JUSTIN TIMBERLAKE – Can’t stop the feeling

Italia Chart a cura della redazione di RCV Radio Network

1. J AX feat. FEDEZ – Vorrei ma non posto 2. EMMA – Il paradiso non esiste 3. NEK – Uno di questi giorni 4. MAX GAZZE’ – Ti sembra normale 5. MAX PEZZALI – Due anime 6. NEGRAMARO – Tutto accade qui 7. GIANLUCA GRIGNANI – Una strada in mezzo al cielo 8. ELODIE – Un’altra vita 9. MODA’ – Passione maledetta 10. MARCO MENGONI – Solo due satelliti


UNDICIGIUGNO2016

Giochi e svago

Qualche passatempo tra una lettura e l’altra (Lucio Bencivinni)

ORIZZONTALI: 1. Grosse tende che coprono i palcoscenici dei teatri – 6. È circondata dal mare - 9. Piccoli centri abitati - 14. Termine seguito da un numero progressivo che indica ciascuna composizione nel catalogo ufficiale delle opere di un autore - 15. Comune in provincia di Agrigento - 17. Locali in cui si gioca d’azzardo - 18. Si detrae dal peso lordo per avere il peso netto - 19. Brevissimo spazio di tempo - 21. Antica città della Libia - 23. Panno generalmente di lana che si stende sul letto sopra le lenzuola - 24. Articolo femminile - 25. Comune della Valle del Belice - 26. È simile all’anatra - 27. Nel tennis è la battuta di servizio che si considera nulla - 28. Intreccio delle vicende di un’opera letteraria - 29. Grande scimmia africana - 30. Cellule della retina - 31. Ciascuna delle partizioni di un’opera teatrale 32. Scrisse “Le avventure di Pinocchio” - 33. Linguaggio di programmazione - 34. Programma televisivo di Rai 3 - 35. Parte del giorno compresa tra l’alba e mezzogiorno - 36. Lega metallica impiegata per imitare l’argento nella creazione di vari oggetti 37. Abbreviazione di numero - 38. Organismo vegetale derivato dall’associazione simbiotica di un’alga e di un fungo - 39. Tagliare parte dei rami di una pianta per favorirne la crescita - 40. Lingua aramaica - 41. Ha per capitale Pechino - 43. Né con l’una né con l’altra di due parti contrapposte - 45. Palco di forma quadrata sul quale si svolgono gli incontri di pugilato - 46. Vasti, spaziosi - 48. Isola greca situata nel Mare Egeo - 49. Racconto fantastico di origine popolare - 50. Forte sensazione di ribrezzo. VERTICALI: 1. Nota musicale - 2. Italiana Petroli - 3. Uno dei più antichi e noti sport da combattimento - 4. Simbolo chimico dell’arsenico - 5. Vani, inutili - 6. Impeto rabbioso e incontrollato - 7. Sud-Ovest - 8. Primo re dei Belgi - 9. Una delle caravelle di Cristoforo Colombo - 10. Vendita pubblica al migliore offerente - 11. Fenomeno acustico per cui un suono, riflesso da un ostacolo, viene udito nel punto di emissione - 12. Scooter prodotto dalla casa giapponese Honda - 13. Solenne, austero - 16. Antichi altari - 17. Capitale della Svizzera - 18. Argomento di un discorso - 19. Fiume della Sicilia occidentale - 20. Rialzi in muratura che coronano le mura perimetrali dei castelli - 21. Copricatena della bicicletta - 22. Fratello di Romolo - 23. Cane di piccola taglia ma dalla corporatura robusta - 24. Attenuare, alleviare - 25. La più vasta laguna della Sicilia - 26. Popolo nativo americano dell’epoca precolombiana che dominò gran parte del Messico centrale - 27. Sottufficiale che dirige i servizi marinareschi di bordo - 29. Le persone più importanti in un settore d’attività - 30. Piccola insenatura poco profonda - 32. Latte di mucca, pecora o capra cagliato, salato ed essiccato - 33. Seconda lettera dell’alfabeto greco 35. Resina aromatica - 36. Materiale plastico manipolabile e modellabile - 38. Discussione animata - 39. Codice numerico che consente l’uso di dispositivi elettronici solo a chi ne è a conoscenza - 40. Sinonimo di sommozzatore - 41. Agenzia di spionaggio statunitense - 42. Né tue, né sue - 44. European Union - 45. Simbolo chimico del rubidio - 46. Arezzo - 47. Pubbliche Relazioni.

L'artista del mese CALVIN HARRIS feat RIHANNA – This is what you came for di Salvo Li Vigni

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ari lettori kleossiani, il disk jockey britannico Adam Richard Wiles, meglio conosciuto come Calvin Harris, dopo cinque anni torna a collaborare con Rihanna portando alla ribalta “This is what you came for” che dopo lo strepitoso successo di “We found love”, si candida ad essere una delle hits che ci farà ballare parecchio questa estate. Il brano, scritto dallo stesso Calvin Harris insieme a Nils Sjöberg, naviga in sonorità house e segna il terzo sforzo musicale tra i due artisti; essi, infatti, avevano precedentemente collaborato in “We Found Love” e “Where Have You Been”, estratti dall'album “Talk That Talk” della sopra citata Rihanna. Il sound di “This Is What You Came For” è decisamente più rilassato e “tropical” di quanto non lo fosse quello di “ We Found Love”, decisamente più vicino alle radici progressive del produttore britannico. I due mettono nuovamente in mostra le loro immense abilità: quelle di Calvin Harris come produttore eccellente e poliedrico e quelle di Rihanna che si dimostra sempre più un’artista completa, capace di passare dall’hip hop alle ballate, dal pop puro alla dance senza perdere un briciolo del suo carisma.

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Economia

UNDICIGIUGNO2016

Il fisco riconosce l’errore e annulla l’atto sbagliato

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a speranza è che sia la volta buona per gli uffici che sono stati invitati dall’Agenzia delle Entrate a cambiare passo, migliorando il dialogo e la trasparenza con un approccio chiaro, semplice e privo di preconcetti, primo per tutti quello che il contribuente è sempre e comunque un evasore (si veda la circolare 16/E del 28 aprile 2016). Per cambiare veramente passo, il Fisco mette in campo anche l’autotutela, che esiste, così come esistono le persone per bene capaci di applicarla. Autotutela significa anche sapere ascoltare i cittadini in buona fede che subiscono delle ingiustizie. Grazie ad un annullamento eseguito dall’ufficio di Alessandria, che cancella una richiesta di quasi 300mila euro, un contribuente siciliano può tirare un grosso sospiro di sollievo. Ecco i fatti. La richiesta dell’ufficio e l’istanza del contribuente L’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Alessandria, tramite l’agente della riscossione per la provincia di Siracusa, il 1° marzo 2016 notifica una cartella con richiesta di somme per quasi 300mila euro. L’ufficio chiede al contribuente siciliano le predette somme a titolo di Iva per presunta coobbligazione, in via solidale, per “violazioni sostanziali” a seguito di “acquisto di autoveicoli a prezzi inferiori al valore normale”, con le società fornitrici che avevano evaso l’Iva. Il contribuente presenta all’ufficio un’istanza di annullamento in autotutela, con la quale illustra i motivi per i quali deve essere annullata la cartella, in particolare, per l’inesistenza del presupposto impositivo e per la decadenza dei termini per l’accertamento. L’ufficio, infatti, senza peraltro avere emesso alcun accertamento nei confronti del contribuente siciliano, chiede, nel 2016, somme per presunte violazioni commesse negli anni 2008 e 2009, cioè dopo il termine previsto per gli accertamenti, dall’articolo 43, del decreto sull’accertamento, Dpr 600/1973 e dall’articolo 57 del decreto Iva, Dpr 633/1972. I predetti due articoli, nella versione allora vigente, stabilivano infatti che gli avvisi di accertamento

o di rettifica dovevano essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. In caso di omessa presentazione della dichiarazione, il termine si allunga di un anno, e cioè entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione sarebbe dovuta essere presentata. Per chiarezza, va detto che la richiesta dell’ufficio, per come specificato nella stessa cartella, alla voce “dettaglio degli addebiti”, riguarda presunte somme dovute per “accertamento modello Iva” i cui importi "sono dovuti a titolo definitivo in assenza di ricorso". In verità, contrariamente a quanto sostenuto dall’ufficio, non poteva esistere alcun ricorso visto che nessun “accertamento modello Iva” era stato notificato al contribuente siciliano. La buona fede del contribuente A dimostrazione della sua buona fede, il contribuente faceva anche presente che gli acquisti delle autovetture erano stati fatti a prezzi non inferiori a quelli di mercato, i cui pagamenti erano stati fatti anticipatamente a mezzo di bonifici bancari e che, comunque, era esclusa qualsiasi sua partecipazione al mancato pagamento dell’Iva da parte del fornitore. L’ufficio non aveva provato e nemmeno poteva provare in alcun modo che il contribuente siciliano potesse essere a conoscenza che le ditte fornitrici evadessero l’Iva. In definitiva, dall’esame della documentazione prodotta all’ufficio, è chiaro che non sussistevano le condizioni oggettive e soggettive per l’applicazione della solidarietà in materia di Iva, essendo esclusa la partecipazione del contribuente siciliano alla cosiddetta “frode carosello”. E’ vero che quello delle “frodi carosello” è un gravissimo fenomeno che va combattuto con ogni mezzo, ma è anche vero che se un soggetto Iva inconsapevolmente e in buona fede “incappa” in una catena di cessioni ove a monte si è inserito un qualche soggetto fraudolento, il primo non potrà di certo farsi carico dei debiti tributari non pagati dal secondo. Il cessionario - committente

che effettivamente acquista beni o servizi, se è in buona fede, non perde il diritto alla detrazione dell’Iva per via dell’irregolarità commessa dal fornitore (sentenza Corte di giustizia europea del 21 giugno 2012, cause C-80/11). L’annullamento dell’ufficio Come si è detto, l’ufficio di Alessandria, con lettera del 27 aprile 2016, del direttore provinciale Vincenzo Giglio, accogliendo le osservazioni del contribuente, ha annullato in autotutela la richiesta di pagamento, riconoscendo la correttezza del contribuente siciliano che aveva dimostrato con i documenti di essere estraneo alle frodi fatte dai suoi fornitori. Il contribuente leale merita rispetto La vicenda dimostra che gli uffici possono e debbono cambiare passo, nel senso di rispettare i cittadini per bene. Il cittadino ha però il dovere di pagare le giuste tasse nel rispetto della propria capacità contributiva. Come disse il compianto ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, “pagare le tasse è bellissimo”. Magari non sarà bellissimo, ma, come riferì lo stesso ministro in occasione di un’intervista televisiva dell’ottobre del 2007, "E’ un modo civilissimo di contribuire tutti insieme al pagamento di beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione, l’ambiente e le pensioni". Oggi più che mai c’è bisogno di un Fisco amico e leale nei fatti e non solo nelle parole, così come c’è bisogno di cittadini che pagano le giuste tasse dovute. In questo senso, fanno ben sperare le parole del direttore dell’agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Per la lotta all’evasione, secondo il direttore Orlandi, gli uffici sono "Pronti a un nuovo record, cambiamo il modello guardie & ladri". Insomma, è il momento di dire veramente basta all’eterna guerra tra guardie (il Fisco) e ladri (i contribuenti). Ci vuole più lealtà e collaborazione tra Fisco e cittadini; solo così si potrà sperare in un Fisco amico e contribuenti in buona fede. Salvina Morina Tonino Morina (Sole 24Ore)

Sfilata di macchine d'epoca a Partanna

PARTANNA - Ottima riuscita della manifestazione di auto d’epoca organizzata domenica 8 maggio, dallo Sporting Club e dagli Amici del cinquino. Più di cento equipaggi, provenienti da tutta la Sicilia, hanno partecipato sfilando per le vie della città di Partanna la cui via principale è stata letteralmente invasa da una miriade di “Cinquecento Fiat” d'epoca. Nel contesto della manifestazione si è svolta un’asta il cui ricavato è stato devolu-

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to alla Casa dei Fanciulli Renda-Ferrara. “Un ringraziamento – ha ribadito Roberto Ardito – va a tutti gli sponsor e a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione”.


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Numeri

ATTREZZATURE PER L'AGRICOLTURA

Cevema, via Cialona sn. - Partanna tel/ fax 0924921790 cell. 3276829139 e-mail: cevema@libero.it

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FARMACIE Farmacia Ciulla Nicola - Via Garibaldi n.28 - Partanna tel. 0924 921300 Farmacia Rosalba Ciulla - Via Roma n.149 - Partanna tel. 0924 87363 Farmacia Rosanna Dia - Via V. Emanuele n. 75 - Partanna tel. 0924 49151. Farmacia Galante Antonino - Via La Masa n. 79 - Partanna tel. 0924 49430. Farmacia Rotolo - Via A. Gramsci n. 26 - Partanna tel. 0924 49297.

Partanna

Giuseppe Castiglione ha vinto la Coppa Città di Partanna

PARTANNA - La torrida ondata di caldo della giornata non ha intimorito i partecipanti alla 23^ edizione della Coppa Città di Partanna, gara di slalom, organizzata dall’associazione sportiva Sporting Club Partanna, valevole per il Trofeo d’Italia girone centro sud e per il Campionato Siciliano. Al termine di tre entusiasmanti manche di gara è stato il giovane Giuseppe Castiglione, su Radical Pro Sport, ad imporsi. Il portacolori della scuderia Armanno Corse è riuscito a far sua la gara grazie ad una seconda manches strepitosa dove ha totalizzato 125,36 punti. Un po’ di amaro in bocca per un altro giovane, Giuseppe Gulotta, penalizzato da un birillo nella salita dove aveva registrato il miglior tempo assoluto. Il podio è stato completato dal veterano Andrea Raiti. Il pilota di Buseto Palazzolo ha gradito il percorso molto tecnico ma stretto che

non gli ha consentito di sfruttare al meglio il potenziale della sua Osella Pa 21S. Eccellente la prestazione di Giuseppe Virgilio, quarto al termine, che continua a fare esperienza sulla sua Radical Sr 4. Con tenacia Nicolò Incammisa è riuscito a difendere la quinta posizione dagli attacchi di Rosario Prestianni, sesto al termine, per una manciata di punti. Girolamo Ingardia, settimo, con la sua Fiat 500 motorizzata Suzuki è stato il vincitore della categoria Prototipi Slalom. All’ottavo e al nono posto hanno concluso nell’ordine Giuseppe Di Trapani e Claudio Bologna. Maurizio Anzalone ha portato la sua Renault Clio Cup in decima posizione in classifica generale e alla vittoria nella categoria E1 Italia. Eccellente la prova del pilota di casa Bartolo Mistretta che, su una Renault Clio super 1600, si è piazzato all’undicesimo posto imponendosi anche nel Gruppo A.

Trentanove. “Siamo soddisfatti per la riuscita della manifestazione – ha detto Emanuele Palazzo presidente dello Sporting Club – il pubblico nonostante il caldo è accorso numeroso per assistere alla gara, speriamo di poter mantenere la validità anche il prossimo anno”.

Successo della 5^ Corriavis Partanna

PARTANNA – Riuscitissima la 5^ Corriavis, gara podistica non competitiva, che, in una bellissima giornata di sole, si è svolta il 22 maggio, organizzata dall’AVIS “Ciccio La Rocca” di Partanna, in collaborazione con l’Associazione Sportiva dilettantistica “Nati Stanchi runners” e col patrocinio del Comune di Partanna. Alla competizione hanno partecipato bambini, ragazzi, adulti, famiglie. La partenza è stata poco dopo le dieci da Piazza Falcone e Borsellino (partenza) – Corso Vitt. Emanuele – Piazza Umberto I – Via Vespri – Piazza Castello – Corso Vitt. Emanuele – Via Crispi – Via Sicilia – Via A. Sanfilippo – Via B. Alfano – Via Palermo – Via S. Pertini – Santuario Madonna della Libera – Via Palermo – Via Della Libera – Via Trieste – Via Regina Elena – Piazza Falcone e Borsellino (arrivo). Tutti i partecipanti alla fine hanno ricevuto una medaglia.

Ottimo secondo posto per i pulcini di Partanna

PARTANNA - Termina con un ottimo secondo posto l’avventura dei Pulcini, alla Fase Finale del Campionato Interprovinciale ASI di calcio a 6 per la categoria Pulcini 2005/06. Dopo una stagione straordinaria, sebbene per il secondo anno consecutivo siano approdati alla fatidica finale, hanno perso 2-0 contro la Sambuca di Sicilia. La fase finale del suddetto campionato si è svolta, giovedì 26/05/2016, presso l’impianto sportivo Aquae Alabodes a Sciacca, organizzato dal Comitato Provinciale ASI di Agrigento; hanno partecipato ben sedici squadre che dal mese di marzo 2016 si sono affrontate con grande Fair Play. Le finaliste sono state la Folgore Selinunte, la Sambuca di Sicilia, l’Asd Nuova Partanna Calcio e l’Asd Ginnic Club Stadium. Nonostante tutto, gli audaci Pulcini 2005/2006 escono a testa alta portando a casa un ottimo risultato che arricchisce sempre più la bacheca della Società. I Dirigenti della Nuova Partanna esprimono apprezzamen-

ti ed elogio per i ragazzi e il mister, ringraziano i genitori presenti e l’ASI (Associazione Sportive Sociali Italiane) Comitato Provinciale Agrigento per la costante accoglienza e la fattiva collaborazione.

Pietro Piazza

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Via Nicolò Tortorici - PARTANNA (TP) Reparti: Uomo, Donna, Accessori, Bambino, Casa, Intimo Donna Orari: lun-sab 8:00 - 20:30; domenica 9:00 - 13:00; 16,30 - 20:00 L'upim si trova all'interno del


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