Caterina da Siena

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Meucci - Carta

Caterina da siena italiano

KLeINER

FLuG


Meucci - Carta

Caterina da siena

KLeINER

FLuG


ROMA, 1381. SANTA MARIA SOPRA MINERVA.

“DIRANNO CHE HO MENTITO. O CHE LEI HA MENTITO. DIRANNO CHE ERA PAZZA, O INDEMONIATA. O CHE IO SONO PAZZO.”

“È IL TEMPO DELLA BESTIA VESTITA DI PELLE DI LEOPARDO. UN TEMPO DI IPOCRITI.”

NON MI CREDERANNO.

RAIMONDO, FALLO PER LEI. SI MERITA CHE QUALCUNO RACCONTI LA SUA STORIA.

MA PERCHÉ IO, TOMMASO? LE SONO RIMASTO ACCANTO SOLO POCHI ANNI. TU LA CONOSCI FIN DA BAMBINA...

E POSSO AIUTARTI, HO DEI QUADERNI DI APPUNTI. MA LA STORIA DEVI SCRIVERLA TU, SEI PIÙ AUTOREVOLE DI ME.

RAIMONDO DA CAPUA, CONFESSORE DI CATERINA.

TOMMASO DELLA FONTE, PRIMO CONFESSORE DI CATERINA E CUGINO ACQUISITO.

NON SARÒ ALL’ALTEZZA. NESSUNO È ALL’ALTEZZA DI SCRIVERE UN RACCONTO COSÌ. HO POCA MEMORIA E CONFUSA...

FARAI QUEL CHE PUOI.

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“RICORDO ANCORA L’ULTIMA VOLTA CHE CI SIAMO SALUTATI. ERO IN PARTENZA PER LA FRANCIA.

“NON C’ERA PIÙ UNA SOLA PARTE SANA IN TUTTO IL SUO CORPO. AVRESTI VISTO UNA MORTA IN SAN PIETRO...”

RAIMONDO, QUELLA È LA FINE. DEVI COMINCIARE DAL PRINCIPIO. RACCONTAMI TUTTO.

CREDO CHE QUELLA DI CATERINA, IN FONDO, SIA UNA STORIA D’AMORE.

LA TUA VERSIONE, ALMENO. SE OCCORRE, TI CORREGGERÒ.

E COME TANTE STORIE D’AMORE, È ANCHE UNA STORIA DI MORTE.

CATERINA DA SIENA 4


“A SIENA, NELLA CONTRADA DI FONTEBRANDA, LA CHIAMAVANO TUTTI NINA.

“ERA UNA BAMBINA ROBUSTA, GRASSOCCIA.

“LA VENTIQUATTRESIMA FIGLIA DI LAPA DI PUCCIO DEI PIACENTI.

“DEL RESTO ERA IL 1347, TEMPO DI PESTE. CATERINA È NATA FRA I MORTI.

“NATA CON UNA GEMELLA, GIOVANNA, MORTA DOPO IL PARTO, COME TANTI ALTRI FRATELLI E SORELLE.

“SUO PADRE, JACOPO BENINCASA, ERA TINTORE.”

QUANTI COLORI, BABBO! MI INSEGNI A FARLI?

TU DEVI FARE COME LA MAMMA. DOVRAI IMPARARE A FARE FIGLI.

NINA, INSEGNERÒ AI TUOI FRATELLI. “ED È PIÙ O MENO TUTTO CIÒ CHE AVREBBE FATTO NELLA VITA. SE NON FOSSE SUCCESSO QUEL CHE ACCADDE QUANDO AVEVA SEI ANNI.”

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“STAVA rincasando COL FRATELLO STEFANO, DOPO UNA VISITA A UNA DELLE SORELLE SPOSATE, BONAVENTURA.”

CHE STAI FACENDO?

NINA?

NINA!

NINA!!!

CATERINA? Mi senti? MUOVITI!

EHI! CHE TI SUCCEDE?!

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È RIMASTA FERMA COSÌ, IN MEZZO ALLA STRADA, PER UN MUCCHIO DI TEMPO. NON RIUSCIVO NEMMENO A SMUOVERLA. GUARDAVA LA BASILICA DI SAN DOMENICO...

NINA, CHE HAI VISTO?

NON LO SO. C’ERA LA NEVE...

CONTENTA PER COSA? MA TI SENTI BENE? SEI SPAVENTATA?

NON SONO SPAVENTATA, SONO CONTENTA!

NON GLI HO DETTO NULLA.

TLA

NON LO SO, MAMMA. A VOLTE SI PUÒ ESSERE CONTENTI E BASTA! POSSO ANDARE, ORA?

POI CAPIRANNO.

PRIMA O POI DOVRAI FARLO.

E SE MI METTONO IN CASTIGO?

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C


“ERA SOLO UNA BAMBINA, MA DA QUELL’INCIDENTE LA SUA MENTE SI ERA COME APERTA, RIEMPIENDOSI DI IDEE DIVERSE DA QUELLE DI QUALUNQUE ALTRO FANCIULLO.”

VOGLIO ESSERE COME EUFROSINA!

MA CHI TI RACCONTA QUESTE BRUTTE STORIE?!

COME CHI?

IN CHIESA!

“LA MONACA EGIZIANA! CHE SI FINSE MASCHIO E, COL NOME DI FRATE SMARALDO, SI RITIRÒ IN PREGHIERA NEL DESERTO COI CENOBITI!”

ANCHE LÌ BESTEMMIANO, ORA?! FILA A CASA E FAI LA BRAVA, NINA! SUVVIA! NON RIESCO A CONCENTRARMI, FRA I GATTI CHE MIAGOLANO E I MIEI FRATELLI CHE FANNO CONFUSIONE.

MA CONCENTRARTI PER COSA?

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PER PREGARE...


“CATERINA RECITAVA CONTINUAMENTE LA SALUTATIO ANGELICA, TUTTI I GIORNI, SALENDO E SCENDENDO LE SCALE.”

...AVE, MARIA, GRÁTIA PLENA.

“MA QUANDO NON RIUSCIVA A PREGARE, SENZA DIRE NIENTE A NESSUNO, FUGGIVA DI CASA...

DÓMINUS TECUM. BENEDÍCTA TU IN MULIÉRIBUS.

ET BENEDÍCTUS FRUCTUS VENTRIS TUI...

“...IN UNA GROTTA POCO FUORI CITTÀ.”

CATERINA.

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CIAO! ECCOMI QUI.

I TUOI GENITORI TI STANNO CERCANDO DAPPERTUTTO.

VOGLIO STARE SOLA CON TE. NON MI RIESCE MAI.

MA NON IMPORTA CHE TU VENGA FIN QUI, PER STARE CON ME. POSSO VENIRTI A TROVARE IO. METTI SOLO IN PENSIERO LA POVERA LAPA...

COSA VOLEVI DIRMI?

FONTEBRANDA È PIENA DI GENTE, DI CANI CHE ABBAIANO, DI MAIALINI CHE GRUFOLANO IN STRADA, E MACELLAI E CONCIATORI CHE URLANO. IN CASA MIA È ANCHE PEGGIO...

CHE TI HA DETTO?

HO PARLATO CON TUA MAMMA...

MI HA DETTO...

PARLI SPESSO, CON LEI.

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...SEI TANTO, TROPPO GIOVANE.

MA SONO CONVINTA! IL MIO NON È UN CAPRICCIO!

TI SEI INNAMORATA. E NESSUNO SA QUEL CHE VUOLE QUANDO È INNAMORATO.

IO NON POSSIEDO NULLA, TRANNE LA MIA VERGINITÀ. E IL MIO IMPEGNO. OFFRO A VOSTRO FIGLIO L’UNICA DOTE CHE HO E VI CHIEDO IL PERMESSO...

DI SPOSARLO.

IL PERMESSO PER COSA?

SIGNORA... MAMMA, IO SAPRÒ PRENDERMI CURA DI LUI.

PERCHÉ LA STRADA CHE VUOI INTRAPRENDERE NON È UN SENTIERO DI CONSOLAZIONE.

SEI MOLTO BUONA, CATERINA. E HO PAURA PER TE.

PERCHÉ?

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È LA MIA STRADA.


E MIA MADRE? MI HA DATO IL PERMESSO. ORA DEVI DECIDERE TU.

IO TI AMO, CATERINA. MA C’È UN TEMPO PER OGNI COSA.

“MA UN ALBERO DEVE AVERE RADICI SALDE PER FRUTTIFICARE.

“E UNA VIGNA VA COLTIVATA O DIVENTA SELVATICA. COSÌ NOI.“

“SARÒ COME UN PONTE, PER TE. TI PORTERÒ IN ALTO. E LONTANO.

HAI OTTO ANNI...

CHE DEVO FARE PER CONVINCERTI?

NULLA. MA VERRÀ UN MOMENTO IN CUI QUESTA SITUAZIONE SARÀ MOTIVO DI SCANDALO PER TUTTI.

ORA NO. MA IL TEMPO DEL GIOCO FINISCE.

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NINA, COSA SONO QUEI SEGNI?

“CATERINA SI ERA INNAMORATA. MA PER LEI ERA TUTTO TRANNE UN GIOCO.”

ME LI SONO FATTI INCIAMPANDO.

VIENI UN PO’ CON ME!

VOI ALZATE LE MANI SU VOSTRA SORELLA?

NO, LORO NON C’ENTRANO NULLA!

ALL’INIZIO FA MALE. MA PENSATE AD OGNI COLPO COME A UN DONO.

SE NON MI DICI CHI TI HA FATTO QUEI SEGNI TE LI RIPASSO A MANATE UNO PER UNO!

“MA CATERINA NON POTEVA AMMETTERE CHE NELLA SUA STANZA TENEVA NASCOSTA UNA CATENA DI FERRO.”

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UN DONO A CHI?

“CHE USAVA PER PERCUOTERSI LE MEMBRA. NON POTEVA RACCONTARE CHE INVITAVA ANCHE I SUOI AMICHETTI A FARE ALTRETTANTO, QUANDO VENIVANO A TROVARLA PER GIOCARE.”


NINA HA UN RAGAZZO.

È DI FONTEBRANDA?

LO DICONO TUTTE LE SUE AMICHE.

CHE CONOSCE UN TIPO... MA NON LO HA MAI PRESENTATO A NESSUNA.

CHE DICONO?

E CHE NE SO? MA L’HO SENTITA QUANDO PARLA DA SOLA IN CAMERA E DICE DEL SUO AMORE E COSE COSÌ.

NON MI PIACE CHE SI DICA CHE FREQUENTA I RAGAZZI. NON I RAGAZZI. UN RAGAZZO.

SONO DISCORSI DA BAMBINI.

NON ME L’HA VOLUTO DIRE!

CHI?

GUARDA QUI, HA LASCIATO TUTTA LA CARNE E IL PANE.

“COMINCIÒ A MANGIARE SEMPRE MENO.”

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“IL SUO CORPO VOLEVA FARLA DIVENTARE UNA DONNA, MA LEI ABITAVA QUELLE OSSA COME UN OSPITE.

“CRESCEVA, MA NON GERMOGLIAVA. DA ROBUSTA CHE ERA SI FECE SEMPRE PIÙ PICCOLA. AVVIZZITA.

“A DODICI ANNI MANGIAVA SOLO UN PO’ DI ERBE CRUDE.

“DIMAGRÌ. PRIMA SMISE DI TOCCARE LA CARNE, POI IL VINO.

“POI RIFIUTÒ QUALUNQUE COSA ECCETTO PANE E ACQUA.

“E SEMPRE MENO.”

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COSA STAI COMBINANDO, NINA? IN CASA TUA SONO PREOCCUPATI.

PER QUELLO. E PERCHÉ NON VUOI DAR RETTA A TUA MADRE. E POI SONO ANNI CHE CONTINUI A RIPETERE DI ESSERE INNAMORATA. SI PUÒ SAPERE DI CHI?

PERCHÉ NON MANGIO?

NO. ANCHE SE VORREI CHE mia madre E MIA SORELLA LA SMETTESSERO DI DIRMI COME DEVO VESTIRMI E IMBELLETTARMI E ATTEGGIARMI.

AI MIEI NON INTERESSA SAPERLO. CREDONO CHE SIA SOLO UN MIO MODO PER ALLONTANARE IL MATRIMONIO.

E LO È?

POTRESTI SEMPLICEMENTE DIRE LORO LA VERITÀ.

DEVO CONFESSARMI?

NON L’HO MAI RACCONTATO A NESSUNO...

SE VUOI.

DEL RAGAZZO CHE TI HA RUBATO IL CUORE?

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