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Che i lumi di ChanukkĂ portino a tutti SerenitĂ e Salute

Numero 2/5781 - Dicembre 2020 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma - Contiene I.P.

ImageDESIGN: Giovanni Salvati | MILANO

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EDITORIALE

Cari amici e sostenitori del KKL Italia,

negli ultimi mesi abbiamo lavorato duramente per riorganizzare le nostre attività in questo periodo di pandemia.

Come tutti, anche noi soffriamo del fatto di non poterci incontrare, di non poter realizzare eventi e neppure viaggi in Israele.

In questo numero di Karnenu, pertanto, abbiamo voluto regalarvi dei piccoli frammenti di Israele, notizie e curiosità che ci facciano ricor-

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dare, anche se da lontano, la nostra bella Terra. Siamo grati alla nostra guida turistica Na'amà Campagnano, per il suo prezioso contributo.

I nostri viaggi in Israele sono caratterizzati dalla combinazione di siti classici, storici, luoghi di interesse tecnologico e natura. Viaggiare con il Keren Kayemeth significa anche avere l’opportunità di socializzare e visitare i progetti realizzati.

Vi parleremo, inoltre, dell’Expo che si terrà a Dubai nel 2021 dove il KKL avrà un ruolo centrale nel rappresentare Israele: sarà un evento storico di grande portata.

Come è noto, il KKL ha sempre dato molta rilevanza ai progetti finalizzati al miglioramento della vita quotidiana di tutti i cittadini israeliani e

SOMMARIO

Chanukkà e la sfida dell’educazione ebraica.... Rav Roberto Della Rocca

Anche noi abbiamo bisogno di una guida....... Na’amà Campagnano

di

NAVÉ ARIELI

in particolare di coloro che vivono nelle periferie, lontani dai centri urbani.

I nostri nuovi progetti sono focalizzati proprio sulle aree periferiche: realizzare nel Golan quattro nuovi bellissimi giardini attrezzati per bambini e famiglie, in modo che possano trascorrere del tempo all’aperto. Questa è una necessità particolarmente sentita in questo momento dopo essere stati costretti a rinchiuderci nelle nostre case per lunghi periodi.

Spero che troviate stimolante e di vostro interesse questo numero della rivista.

Il mio augurio per tutti è che questo periodo difficile si concluda al più presto e che possiate trascorrere una felice festa di Chanukkà!

KARNENU

Quadrimestrale – 2/5781 – Dicembre 2020 TERRA E POPOLO

Registrazione numero 208/2006 del 24-05-2006

I Libri Preziosi del KKL................................................... Marisa Hazan

Editore: Rivista della Fondazione KKL Italia Onlus

I giardini del Golan: salute, socialità, svago ....................... Navé Arieli

Via L. Soderini, 47 – 20146 Milano Tel. +39 02 418816 - Fax 02 418905

Connecting minds, Creating the Future ............................. Shariel Gun

Ha-Ir HaLevanà: La Città Bianca ................. Paola Avigail Senigaglia Il Popolo del Libro

Il Popolo degli Alberi

Hava Naghila.................................................................... Maurizio Hazan L’immagine della Chanukkià in copertina è stata tratta dal sito: www.etsy.com

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Via P.A. Micheli, 53 – 00197 Roma Tel. +39 06 8075653 - Fax 06 8078960

Direttore Responsabile: Nicola Zecchini

Redazione: Navé Arieli, Marisa Hazan Valeria Milano, Paola Avigail Senigaglia Coordinamento redazionale: Marisa Hazan, Donia Schaumann Ellis

Coordinamento e grafica: Anna Mengoni Stampa: Stamperia Romana S.r.l.

Per pubblicità e comunicazioni: kklroma@kkl.it – kklmilano@kkl.it www.kklitalia.it

Chanukkà

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E LA SFIDA DELL’EDUCAZIONE EBRAICA di RAV ROBERTO DELLA ROCCA Direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI

Foto di Ri Butov da Pixabay

L’esposizione delle luci alla finestra è un invito a tutti gli uomini ad affermare la propria identità e le proprie azioni e a non lasciarsi intimidire da prevaricazioni e sopraffazioni.

La festa di Chanukkà commemora la nuova inaugurazione del Tempio di Gerusalemme, santificato dal miracolo dell’olio dopo la vittoria dei Maccabei sulle truppe greco-siriane di Antioco Epifane nella guerra che durò dal 167 al 165 a.e.v.

In ricordo di questi eventi la festa di Chanukkà dura otto giorni durante i quali vengono accesi i lumi della speciale lampada a otto bracci le cui luci sono il simbolo della vittoria dello spirito sulla violenza e del monoteismo sul paganesimo, l’immagine stessa di Israele e della sua continuità.

Nel Trattato di Shabbat (Mishnà), a proposito della benedizione da recitare sui lumi di Chanukkà, i Maestri del Talmùd si domandano: Qual è la formula della benedizione? Si benedice chi ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato di accendere il lume di Chanukkà. E dove ce lo ha comandato? Rav Avyà ha detto: si impara dalla proibizione “non devierai (da ciò che i giudici ti diranno, né a destra né a sinistra)” (Devarìm 17,11). Rav Nechemià ha detto: “... interroga tuo padre e ti racconterà, i tuoi anziani e te lo diranno...” (Devarìm 32, 7). È noto che la formula completa delle benedizioni “… Asher Kiddeshanu Bemitzvotàv Vetziwa-

nu...” (“che ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato di…”) si applica generalmente solo per i comandamenti prescritti nella Torà. Fanno eccezione, tuttavia, alcune benedizioni le quali, benché relative a mitzwòth (precetti) di istituzione rabbinica e non derivanti dalla Torà, vengono considerate come fossero state prescritte dall’Eterno stesso. Per questo motivo, prima della loro esecuzione, va pronunciata la formula della benedizione completa.

In merito alla prescrizione rabbinica di accendere i lumi di Chanukkà, dalle due risposte che leggiamo nel Talmùd si evince l’obbligo di seguire gli insegnamenti dei Maestri e degli Anziani di ogni generazione. Anche un individuo che si considera esperto e sapiente, è costretto dalla Torà ad ammettere che egli può imparare molto dai genitori e che persino i nonni hanno ancora molto da insegnargli. Accanto a una Tradizione scritta, sacra per la sua antichità e per la fonte provvidenziale che ne ha determinato la scrittura, esiste una Tradizione orale parimenti sacra che costituisce un modello di riferimento per un incessante sviluppo della vita ebraica, oltre che uno stimolo per un dialogo tra le generazioni. La festa di Chanukkà, diversamente da altre, non trova al-

cuna legittimità testuale. Non esiste alcun libro biblico né alcun trattato talmudico su Chanukkà, che risulta così una festa della Luce con un blackout di scrittura: è, dunque, la festa dell’oralità per eccellenza.

Le luci, il cui impiego a fini di illuminazione è vietato, e che hanno altresì un fine in sé, ossia

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quello di essere accese e di essere viste, vanno disposte sullo sfondo del buio, vicino alla finestra, in modo da essere ben visibili dall’esterno. In tal modo, il miracolo viene manifestato ed è reso pubblico; gli altri, coloro che lo vedono dall’esterno, vengono resi anch’essi partecipi della gioia e del mistero della sopravvivenza del popolo ebraico.

E, inoltre, l’esposizione delle luci alla finestra è un invito a tutti gli uomini ad affermare la propria identità e le proprie azioni, e a non lasciarsi intimidire da prevaricazioni e sopraffazioni.

Chanukkà ʤʫʥʰʧ deriva da una radice ebraica che ha vari significati e può valere per inaugurazione, in ricordo dell’inauguraʪʥʰʧ fatta dai Maczione del Tempio cabei, oppure per consacrazione e destinazione di un oggetto alla sua funzione: quindi nel caso specifico, si riferisce alla riconsacrazione del Tempio già profanaʤʫʥʰʧ to dai Greci, al fine di restituirlo alla sua originaria funzione. La radice Chanukkà, da cui derivano chanukkà e chinùch ʪʥʰʧ significa altresì anche educare.

La resistenza ebraica si è pale-

sata quando il nemico greco ha tentato di distruggere le fondamenta culturali e religiose del popolo ebraico. Contro un nemico militarmente più forte, i Maestri hanno risposto con ferma determinazione nell’affermare la propria cultura e il diritto alla diversità. Di fronte al pericolo della perdita di identità, gli ebrei si oppongono e organizzano una resistenza che fonda le sue basi sull’adesione proprio all’educazione ebraica.

La radice chinùch va ben oltre l’insegnamento: chinùch è educazione nel senso di iniziazione.

Chinuch è inaugurare. Nelle parole del Maestro Rashì, chinùch è iniziare una persona all’uso degli strumenti che gli serviranno in futuro. Una casa si inaugura solo dopo averla costruita e ar-

redata, quando si è pronti a riempirla di contenuti. In questa stessa direzione il chinùch come iniziazione è un’istruzione strettamente legata alla pratica e ai contenuti che la accompagnano. Chanukkà è quindi la festa dell’educazione, che ci richiama a offrire ai figli strumenti per rielaborare il passato alla luce del presente, per poter realizzare un’identità figlia dei tempi in cui si vive. L’aggancio col futuro è nel presente dell’educazione in cui ogni luce/figlio ha una vita propria, e la sua luce propria ha una durata e un’inclinazione diversa da quella dell’altra. Sulla scia della Tradizione orale tramandataci dai nostri Maestri, la fiammella accesa, di fronte al buio e all’oscurità della coscienza e della barbarie, viene a ricordarci che il miracolo non è soltanto vincere il nemico più forte: ancora oggi, il miracolo è quello di trovare la luce nel buio.

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ANCHE NOI DEL KKL ABBIAMO B d n

Mi chiamo Na'amà Campagnano, sono cresciuta e abito a Gerusalemme dove lavoro come guida turistica autorizzata.

Sono nata poco dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni a Kevutzat Yavne, un kibbutz religioso non lontano dalla città di Ashdod.

Dopo la guerra, c’era la possibilità di ricostruire molti insediamenti distrutti nella Guerra d’Indipendenza del 1948 e rimasti sotto dominazione giordana per 19 anni. Fu così che i miei genitori lasciarono Kevutzat Yavne e insieme ad altri amici ricostitui-

rono il kibbutz Kfar Etzion, che si trova pochi chilometri a sud di Gerusalemme. Caduto in mano ai giordani il giorno prima della Dichiarazione d’Indipendenza da parte di David Ben Gurion il giorno 5 di Iyar, il 14 maggio 1948, Kfar Etzion divenne un simbolo sionista di speranza: tornare al kibbutz dei loro padri.

Passai così i primi anni della mia vita tra i campi dei monti della Giudea e le galline del pollaio del nuovo kibbutz. L’ideale sionista scorreva nel mio sangue ancora prima che io nascessi.

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Qualche tempo fa ho trovato una foto (in alto a destra) scattata da Israel Sinai, fotografo del KKL arrivato a Kfar Etzion per documentare la rinascita del kibbutz.

In questa foto, che si trova nell’archivio del KKL a Gerusalemme, compaio io, la prima bambina del kibbutz con la mamma.

Un altro amore che è nel mio DNA è quello per la comunità ebraica italiana. Mia nonna paterna, Hulda Campagnano, era la figlia del Rabbino Prof. Umberto Cassuto, che diresse il Collegio Rabbinico di Firenze e fu il Rabbino Ca-

Guida

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di NA’AMÀ

CAMPAGNANO

O BISOGNO DI UNA

Dal 2010 sono guida autorizzata: porto per le vie d’Israele turisti ebrei e cristiani, israeliani e italiani, gruppi, famiglie e singoli. Da ogni viaggio del KKL Italia torno a casa più innamorata del mio Paese di quanto ne fossi prima: grazie a queste visite ne vedo tutto il meglio.

Le foto di questo articolo sono state scattate durante i viaggi organizzati dal KKL Italia da Micaela Cavalli e Fabrizio Soldati.

A sinistra e sotto, due suggestive immagini di Mitzpe Ramon e sopra Na’amà Campagnano ora, e da bambina in braccio a sua mamma

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po di quella comunità fino al 1938, si trasferì poi in Israele, all’Università Ebraica di Gerusalemme per istituire la Facoltà di Studi Biblici, che diresse fino alla sua morte nel 1951. Mia nonna e mio nonno Saul Campagnano con il fratello maggiore di lei, Rabbino Dr. Natan Cassuto, rimasero in Italia. Sebbene fossero molto vi-

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Guida

ANCHE NOI DEL KKL ABBIAMO BISOGNO DI UNA

cini al movimento sionista di quegli anni e sarebbero stati certamente felici di emigrare in Palestina con i loro genitori, vennero bloccati dagli inglesi e così la nostra famiglia si ritrovò nell’orrore della Shoah a Firenze. Solo dopo la guerra, sulla prima nave legale che partì dall’Italia alla volta della Palestina, i sopravvissuti poterono riunirsi con i nonni a Gerusalemme. Su quella nave c’era, tra gli altri, mio padre.

Così sono nata, con due amori ispirati dai miei genitori: quello per Israele e quello per la comunità ebraico-italiana. Fin da giovane ho sognato di collegare questi amori a una professione.

Mia nonna materna, che era una

guida in Israele per turisti stranieri e viaggiatori israeliani, raccontava loro le storie di questo Paese. Io da bambina la guardavo, consapevole che quello era ciò che avrei voluto fare da grande: guidare i turisti in Israele, la Terra Santa, e attraverso i miei occhi mostrare loro la sua bellezza ed esclusività.

Durante il liceo, i miei genitori si trasferirono in Italia con i loro cinque figli come Shlichim (rappresentanti) dell’organizzazione giovanile Benè Akiva.

Sono arrivata adolescente alla Scuola Ebraica di Milano con un vocabolario di sole cinque parole (mamma, zia, nonna, zucchi-

Sopra, la costa di Eilat fotografata durante una gita in barca.

Da sinistra: le serre del KKL con la caratteristica coltivazione; il mercato di Gerusalemme e un’escursione in Jeep nel Golan

ni e zabaione - che mia nonna faceva buonissimo). Sono stata gettata in acqua senza altra scelta se non quella di nuotare.

Alla fine della missione, durata un anno e mezzo, ero già in grado di scrivere un tema in classe su I Promessi Sposi del Manzoni, anche se avevo letto il testo solo in ebraico. Quanto sono stata felice di rivedere in seguito un mio professore di allora che partecipava ad uno dei viaggi del KKL! Tornata a casa, dopo la maturità, mi sono arruolata nell’esercito.

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Dopo questo periodo sembrava che fosse giunto per me il momento di realizzare il sogno d’infanzia. Mia nonna, ormai scomparsa, mi aveva sempre detto che fare la guida non è una professione per madri di famiglia: si esce presto la mattina, si dorme fuori casa... Mi sono così orientata a studi di design e grafica.

Negli anni successivi ho sposato Ghidon, che era allora un ufficiale dell’esercito e insieme abbiamo avuto cinque meravigliosi bambini. Dopo la nascita del

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Foto di gruppo a Baram, una delle foreste del KKL Italia, e a sinistra le targhe con i nomi delle persone a cui sono dedicati i giardini e i boschi di Baram

quinto figlio siamo stati per un anno in Italia, in missione di Stato a Roma. Al nostro rientro in Israele, quando il lavoro di mio marito era già meno impegnativo, i bambini cresciuti, la lingua italiana ancora una volta masticata, era giunto il momento di realizzare il sogno: mi sono iscritta al corso per guide turistiche.

Questo corso in Israele è davvero sorprendente: vi sono tre religioni monoteistiche che lottano per la sacralità di questo Paese. Una buona guida deve conoscerne tutta la storia, dall’inizio con Abramo attraversando i tempi biblici, le guerre, le conquiste, arrivando fino ai tempi nostri. La

geologia e la zoologia, poi, sono complesse: dal deserto al mare, dalla montagna alla pianura costiera. E non abbiamo detto ancora niente sulla nostra cultura, sfaccettata e multietnica nei grandi mercati, nei musei storici, nei centri commerciali moderni e nelle funzioni religiose.

Tutti questi argomenti vengono affrontati in un corso di due anni molto intenso, alla fine del quale ci si aspetta di essere in grado di presentare il Paese ai turisti in un paio di giorni di visita: indubbiamente una professione impegnativa, una vera missione!

Dal 2010 porto per le vie di Israele turisti cristiani ed ebrei, israe-

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liani e italiani, gruppi, famiglie e singoli. Cammino con loro per i sentieri di questo Paese e me ne innamoro ancora e ancora. Per me ogni turista è come un ospite arrivato a casa mia: lo accompagno con gli occhi che brillano, la Bibbia in mano e guardo il panorama e me ne innamoro di nuovo. Leggendo i versetti appropriati posso mostrare come le cose scritte nel Libro dei Libri abbiano effettivamente riscontro nella realtà.

Più di tutti i viaggi e di tutti i gruppi, il mio cuore però segue le attività del KKL Italia. Dopotutto, vi sono sintetizzati i miei grandi amori: quello per Israele che condivido con i gruppi che vengono con il KKL Italia, e quello con la Comunità da cui provengo e a cui sono tornata due volte nella mia vita, mi piacciono soprattutto i turisti che arrivano già con una certa conoscenza del Paese.

Taglit è un progetto globale che porta in Israele giovani ebrei di tutto il mondo, spesso estranei alle comunità ebraiche con un legame superficiale con l’ebraismo e Israele. Per alcuni dei parteci-

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Guida

ANCHE NOI DEL KKL ABBIAMO BISOGNO DI UNA

panti è la prima visita e spesso la prima volta che hanno l’opportunità di vivere esperienze ebraiche come lo Shabbat o una visita al Muro Occidentale.

Ogni anno arrivano qui i ragazzi della II liceo delle Scuole Ebraiche di Roma e di Milano per un viaggio didattico curriculare.

Di solito questi ragazzi hanno già un legame con il Paese e il mio lavoro è fornire contenuti significativi a questo sentimento.

Per diversi anni ho anche guidato il viaggio in Israele del Benè Akiva Italia. C’è qualcosa di unico e insolito nell’incontrare questi gruppi di giovani ebrei italiani e riscontrarne la naturale appartenenza al Paese, nonostante la distanza e la lingua sconosciuta. Hanno voglia di conoscere e costruire una parte della loro identità, un sentimento che permane anche dopo il viaggio.

Nei viaggi che organizza il KKL partecipano sia ebrei che hanno già visitato Israele tante volte, che cristiani che lo fanno per la prima volta. Ad ogni viaggio, di Shabbat si respira un’atmosfera speciale, diversa dagli altri giorni del tour: tutto si ferma e i partecipanti, vestiti con eleganza, si riuniscono per l’accensione delle candele e per accogliere l’inizio dello Shabbat. Ebrei e cristiani si siedono insieme per una cena festiva che inizia con il Kiddush e alcuni canti tradizionali. Di solito i viaggi del KKL Italia sono molto impegnativi: per riuscire a vedere tante cose in pochi giorni le giornate diventano intense. Invece di Shabbat il passo è leggero, ci si riposa, si elaborano le esperienze passate, si fanno conversazioni rilassate e c’è l’opportunità di fare escursioni brevi a piedi nelle vicinanze dell’albergo.

Trascorrere così lo Shabbat è un’esperienza speciale e significativa nella mia vita professionale.

Uno dei luoghi che preferisco è

la Città di David, un sito archeologico ai piedi delle vecchie mura di Gerusalemme. Oggi è effettivamente al di fuori di quella che chiamiamo “città vecchia”, ma in realtà è questa la vera città vecchia, quella fondata da Re David 3000 anni fa. Il luogo è stato scavato per molti anni e vi si può visualizzare la vita quotidiana degli ebrei in un momento in cui il Tempio ancora esisteva e Gerusalemme era in costruzione.

In quel luogo dove iniziava tutto: il Popolo Ebraico, il Regno di Israele, la prima indipendenza politica nei tempi antichi, io mi ritrovo con la Bibbia in mano a leggere i versetti di Geremia, il profeta della distruzione che camminava per le vie di Gerusalemme, quella città che noi visitiamo oggi predicendone la distruzione, ma anche il ritorno e la rinascita. Come vorrei che Geremia potesse camminare con noi, ve-

dere Gerusalemme ricostruita e i suoi figli tornati a casa.

Uno dei progetti piu originali del KKL (in collaborazione con altri Enti) è lo studio del birdwatching in Israele.

Durante queste gite ho scoper-

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to un intero mondo che non conoscevo: l’ornitologia israeliana con il monitoraggio degli uccelli migratori che in modo misterioso sanno come prepararsi al lungo viaggio e quale strada scegliere per raggiungere la

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L’oasi naturalistica della valle di Hula e a sinistra il sito archeologico di Beit Shean

propria destinazione, dove fare sosta per nutrirsi e quale percorso evitare.

Da ogni viaggio del KKL Italia torno a casa più innamorata del mio Paese di quanto ne fossi prima, grazie a queste visite ne vedo tutto il meglio.

Solo con i tour del KKL scopro i nuovi sviluppi tecnologici israeliani nell’agricoltura, nell’hightech, nell’ambiente e tanto altro ancora. Ho l’opportunità di incontrare persone che dedicano la loro vita a diversi settori all’avanguardia nel Paese: dai contadini nelle zone desertiche che riescono a creare vita nei posti più aridi, ai residenti del sud al confine con la Striscia di Gaza che vivono da quasi due decenni all’ombra del terrore missilistico.

Molti si occupano quasi quotidianamente di una periferia a cui la società israeliana non sempre

è sensibile: il KKL Italia tuttavia, li supporta tutto l’anno.

La mia visita allo Yad Vashem (il museo della Shoah a Gerusalemme) con i partecipanti della delegazione KKL non è mai la solita visita turistica. Ricordo bene la prima volta quando ho sentito la commozione soffocarmi perché mi era chiaro che alcune delle persone attorno a me avevano vissuto in Italia quegli anni bui e la loro storia personale era affine a quella della mia famiglia.

Mi ricordo di un’emozione particolare provata nel raccontare di Letizia Billour, la carissima signora che salvò mio padre durante la guerra, uno dei partecipanti disse che era stata la sua insegnante di Inglese a scuola tanti anni prima a Firenze. “… Poiché noi siamo Fratelli …”

Genesi 13,8 L’itinerario del viaggio KKL è

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composto ovviamente dai luoghi turistici classici ma arricchito con i siti del KKL: quelli creati con il contributo delle sue sedi di tutto il mondo e tanti invece collegati direttamente al KKL Italia.

Molto emozionanti, ogni volta, le visite alla foresta di Baram nell’alta Galilea - dedicata al KKL Italia, al Parco Italia a Emek Hefer non lontano dalla città di Natanya e alla foresta di Yatir nel sud del Paese. In questi tre luoghi sono commemorati molti parenti, amici e conoscenti dei viaggiatori.

Il contatto dei partecipanti al viaggio con lo Stato di Israele e il KKL tutto ad un tratto diventa reale: nomi incisi sulla pietra; ma queste non sono lapidi, bensì contributi alla storia sionista. Ogni viaggio che abbiamo fatto fino a oggi si conclude piantando un albero.

Sulla piantagione degli alberi in Israele dice il Midrash di Vayikra Raba: “E quando sarete entrati nel Paese ed avrete piantato...

(Lev. 19, 23) come Dio che dall’inizio della creazione del mondo non ha fatto altro che piantare, “Il Signore Dio piantò” (Gen. 2, 8), pure voi, quando entrerete nella Terra, non fate altro, ma innanzitutto piantate.”

Aggiungerò una frase che ho sentito da un amico: “Voi visitatori tornerete a casa vostra, lasciando qui qualcosa di vostro - un albero che continuerà a crescere e ad affondare le sue radici”.

Prima di concludere vorrei aggiungere che guido con gioia e fiducia il viaggio KKL sapendo che tutto è stato organizzato al meglio, grazie alla collaborazione e al lavoro dello Shaliach in Italia, del personale degli uffici di Roma e di Milano e degli impiegati KKL di Gerusalemme: a tutti loro esprimo la mia profonda gratitudine.

Spero vivamente che i miei turisti e ospiti tornino al più presto a trovarci!

Buona salute a tutti voi!

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I LIBRI PREZIOSI

DEL

KKL

MARISA HAZAN

Lo studio dei Libri d’Oro del Keren Kayemeth LeIsrael rappresenta un viaggio affascinante nella storia del Popolo Ebraico, essendo un enorme database di nomi, probabilmente il più grande nella storia sionista, ricco di persone e personaggi. di

I volumi dei Golden Books e gli altri Libri d’Onore elencano più di 650.000 nomi di Leader, organizzazioni e persone comuni che hanno voluto esprimere il loro sostegno al Keren

Kayemeth e sentirsi partecipi del destino di Israele; attualmente sono conservati nella sede del KKL in un complesso a tre piani che si trova all’angolo tra le strade Keren Kayemeth LeIsrael

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e King George, nel cuore di Gerusalemme. La prima pietra fu posta nell’aprile del 1929 e la costruzione completata divenne un simbolo dello Stato ebraico. Le prime riunioni della Knesset (Par-

10-12 LIBRI PREZIOSI.qxt_LAYOUT 20/11/20 15:17 Pagina 11

lamento israeliano) si tennero in questo luogo e il primo Presidente prestò giuramento qui.

Questa è ancora oggi la dimora delle Istituzioni Nazionali e da allora ospita anche l’ufficio principale del KKL. Al secondo pia-

Nella pagina accanto il Certificato del Libro d’Oro; dall’alto le copertine: del XXIV Volume, del Libro Padre e Figlio e del II Libro. Sopra il VI Libro

no accanto alla grande sala conferenze, sono esposti dei libri enormi, ogni volume pesa almeno 30kg e alcuni fino a 80kg.

Tutti hanno copertine spesse e decorate. Sono questi i Libri d’Oro – il Libro per eccellenza tra i Libri d’Onore del KKL – che documentano generazioni di donatori.

L’inventore del Libro d’Oro fu Yona (Johann) Kremnitzky, il primo direttore del KKL e a seguito della sua proposta gli ebrei di tutto il mondo iniziarono a contribuire iscrivendo i loro cari ai Libri d’Onore, raggiungendo così un duplice scopo: donare per finanziare le attività del KKL e onorare la famiglia e gli amici.

Gli ebrei hanno contribuito alla

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commemorazione dei loro cari caduti nella Prima Guerra Mondiale, nell’Olocausto e di Leader di Israele e della Diaspora. I libri onorano anche i nomi di famiglie ebree sioniste, di combattenti israeliani per la libertà e vi figurano anche persone comuni che desiderano partecipare alla costruzione del Paese. Il posto dell’Italia non manca nei Libri d’Onore; a partire dal 24 agosto 1969, quando le donne della WIZO (Organizzazione Internazionale Donne Sioniste) di Firenze iscrissero nel Libro d’Oro Lidia Moscato come segno di apprezzamento per la sua attività a favore dell’ebraismo. Altro esempio, nel 1985, il vicepremier italiano Arnoldo Forlani venne fotografato mentre teneva tra le mani un volume del Libro d’Oro. Nel Giugno 2016 grazie al suo legame con il Popolo d’Israele, è stato iscritto al Libro d’Oro Bernardo Caprotti, proprietario dei supermercati Esselunga che verrà a mancare pochi mesi dopo: si era rifiutato di aderire alle campagne di boicottaggio contro Israele, insistendo invece nel venderne i prodotti nei suoi punti vendita.

I Libri d’Oro sono un documento storico e allo stesso tempo un’opera d’arte e ciò si evidenzia già nelle copertine dei volumi. I migliori artisti hanno decorato le copertine con rilievi e talvolta lastre d’argento e di rame raffiguranti eventi importanti della vita delle persone.

La copertina del II Libro d’Oro (1913-1922) è stata disegnata da studenti e insegnanti di Bezalel, la prima scuola d’arte in Israele.

La copertina del VI Libro d’Oro (1939-1942), dedicata alla Seconda Guerra Mondiale, è particolarmente emozionante: i paesaggi della Terra d’Israele sono raffigurati dietro un cancel-

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lo semiaperto con l’iscrizione Porta per il riscatto della Terra.

La copertina racconta le restrizioni imposte dagli inglesi all’immigrazione, ma comunica anche che il cancello non sarà mai chiuso veramente. Altrettanto impressionante è la copertina del IX Volume, riferita ai giorni della Guerra d’Indipendenza: illustra semplicemente la mappa del giovane Stato di Israele. Nel XXIV Volume, la copertina (1997-1998) fa riferimento alle celebrazioni dei 3000 anni dall’edificazione di Gerusalemme. Il volume raffigura un rilievo della città ai piedi delle montagne, sullo sfondo di un muro di pietre lavorate che simboleggiano le case di Gerusalemme in costruzione.

Il disegno è stato realizzato da un Sofer (scriba)- un esperto di raffinata scrittura tipica ebraica.

Il Keren Kayemeth LeIsrael considera tutto ciò che riguarda la Terra di Israele come avvolto in una dimensione di sacralità; pertanto, ogni parola del Libro d’Oro è sempre stata scritta da un calligrafo esperto. Questa tradizione dà il giusto valore all’iscrizione e ne onora i donatori. Un’iscrizione al Libro d’Oro dà diritto a ricevere un certificato pregiato e particolare, ideato nel

I LIBRI PREZIOSI Sopra da sinistra: l’edificio delle Istituzioni Nazionali e accanto la Fiera annuale dei Libri d’Oro

1901, anno di fondazione del KKL-JNF. Al centro del certificato c’è un dipinto raffigurante un contadino che, con il suo anziano padre, incontra una giovane donna che simboleggia la Nazione, la quale indica loro la via per la Terra di Israele. A sinistra del dipinto centrale c’è un uomo che semina e a destra un altro che è tornato dal campo ed impugna una falce, dopo aver raccolto i frutti del suo lavoro. In fondo ci sono due spazi per le didascalie, uno per scrivere una breve dedica e l’altro per riportare i dettagli del donatore. Molte personalità hanno ricevuto con orgoglio il certificato, tra cui Albert Einstein, il primo Presidente Haim Weizmann, Menachem Begin e Yitzhak Rabin.

Oltre al Libro d’Oro, il KKL dispone di altri Libri d’Onore, che danno a tutti l’opportunità di celebrare un importante evento personale della loro vita. Altri libri tematici sono il Libro Bar Mitzvah e il Libro Bat Mitzvah (libro della maggiore età per i maschi a 13 anni e per le femmine a 12 anni), il Libro delle Nozze e

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DEL

KKL

il Libro Aliya (letteralmente salita, si intende l’emigrazione in Israele). In questi giorni vengono inaugurati due nuovi Libri d’Onore. Uno si chiama La Gerusalemme d’Oro, ed è dedicato alla capitale di Israele.

Il KKL ha sempre prestato un’attenzione particolare alla città di Gerusalemme e, fin dagli anni precedenti alla costituzione dello Stato, ha acquistato i terreni su cui, poi, sono stati costruiti l’Università Ebraica e il Hadassah Hospital sul Monte Scopus.

L’altro nuovo volume è Sionism in the making che celebra il 120° anniversario della fondazione del KKL, e che attualmente è rivolto al “Programma Israele 2040 – il KKL sta costruendo la Terra di domani”.

Il piano cambierà il volto del Negev e della Galilea, dimostrando la resilienza economica e sociale, orgoglio d’Israele.

Grazie alle ampie informazioni contenute nei Libri d’Onore, il KKL ha sviluppato un database digitale comodo e facilmente consultabile. Si può utilizzare per trovare ogni nome scritto nei Libri d’Onore e scoprire le dediche di familiari e amici che hanno così scelto di onorare i loro cari.

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Connecting minds,

Creating the Future

EXPO 2021: ISRAELE E KKL A DUBAI

di

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SHARIEL GUN

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Dubai, la planimetria del sito Expo; a destra: la proiezione virtuale di un “portale” verso il mondo Arabo

L’Expo o Esposizione Universale nacque più di un secolo fa e fu la prima di una serie di importanti mostre internazionali che presentarono e promossero in tutto il mondo i settori d’eccellenza dei Paesi partecipanti.

La storia delle esposizioni universali iniziò nel 1851 quan-

Nel 2021 Dubai ospiterà la più grande Expo di tutti i tempi. Il tema sarà “Connettere le menti, creare il futuro”, un input alla cooperazione fra i Paesi del mondo per migliorare la vita sul pianeta.

do l’impero Britannico decise di ospitare un’Expo per mostrare la sua potenza industriale: da allora ne susseguirono trentaquattro, riconosciute dal BIE (Bureau International des Expositions), l’organismo sovraintendente francese.

L’Expo più famosa di tutti i tempi fu quella di Parigi del 1889, visitata da 32 milioni di persone e realizzata in occasione del Centenario della Rivoluzione francese; gli organizzatori approvarono la costruzione temporanea di una torre in ferro alta 324 metri, la Tour Eiffel, definita all’epoca “monumento all’ingegneria” che divenne simbolo di Parigi e della Francia.

Le mostre universali rivestono un ruolo importante nella divulgazione delle conquiste tecnologiche e scientifiche.

Viaggiando tra i continenti si faranno conoscere, ad esempio, le innovazioni del cinematografo dei fratelli Lumière, la nascita

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degli ascensori Otis, il telegrafo senza fili e il cannone Krupp; nel 1906, in occasione dell’esposizione di Milano dedicata ai trasporti, venne celebrato il Traforo del Sempione.

Nel 2000 l’Expo arrivò ad Hannover, Germania, da qui scaturì il nuovo tipo di approccio conosciuto come i Princìpi di Hannover per l’attenzione posta sull’impatto ambientale e sulla sostenibilità dei padiglioni espositivi: sarà un’impronta indelebile per le manifestazioni future.

L’ultima manifestazione si è tenuta a Milano nel 2015, rivelandosi il terzo evento internazionale più importante al mondo per portata economica e culturale, dopo la Coppa del Mondo e le Olimpiadi. Il KKL, partner del padiglione d’Israele, ha partecipato all’Expo milanese su richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri israeliano.

Il padiglione, disegnato dall’architetto David Knafo e realiz-

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Connecting minds, Creating the Future zato interamente con materiali riciclabili al 100%, ha avuto grande risonanza e molto successo: visitato da oltre 2 milioni di persone, ha presentato con affascinanti installazioni multimediali le tecnologie all’avanguardia e le aziende innovative che hanno fatto fiorire il deserto. L’elemento caratterizzante del Padiglione di Israele era il giardino verticale, una parete lunga 70 metri e alta 12 interamente adorna di piante vive, principalmente grano, mais e riso, dal forte impatto visivo. La spettacolare parete verde non ha rivestito soltanto un ruolo estetico, ma ha introdotto il Vertical Planting, una tecnologia rivoluzionaria che consente di risparmiare e ottimizzare territorio e acqua, concetto poi impiegato da molti altri architetti.

Il padiglione israeliano ha vinto numerosi premi, essendo considerato tra i primi cinque migliori padiglioni. Durante il periodo espositivo, il KKL ha tenuto più di trenta diversi incontri in collaborazione con le Nazioni Unite: ospitando oltre 100 diverse delegazioni, ha avuto un’ampia risonanza sui media mondiali e israeliani.

Grazie alla partecipazione all’Expo, il KKL ha esteso la sua cooperazione a istituzioni e organizzazioni internazionali tra cui l’ONU, la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), l’Organizzazione Forestale Italiana e altre ancora.

La prossima Expo si terrà a Dubai (Emirati Arabi Uniti) dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022 e sarà situata in una posizione strategica rispetto alle principali città e vicino ai tre aeroporti. L’area espositiva, molto più ampia rispetto a quella di Milano, potrà accogliere fino a 300.000 visitatori al gior-

no e 180 stand di Paesi partecipanti: si parla di un investimento di circa 9 miliardi di dollari.

Vi saranno una molteplicità di lingue, di cibi e di costumi che avvicineranno Oriente e Occidente, gettando le basi per l’ac-

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quisizione di nuove opportunità.

Come sosteneva l’antico filosofo Erodoto “un obbiettivo si può raggiungere proprio attraverso l’apertura ai costumi altrui e la conoscenza degli altri”.

Oggi Dubai è interessata a di-

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In questa foto il Padiglione Israele all’Expo di Milano del 2015 e il “giardino verticale”.

Sotto: a sinistra la ricostruzione virtuale del Padiglione d’Israele a Dubai, e a destra: Dubai, lavori in corso per il 2021

ventare un laboratorio di Tecnologia: il governo locale investirà sul futuro sia in termini di innovazione che di risorse umane, supportando le giovani generazioni. L’obbiettivo è promuovere la creatività, la tecno-

logia, la cooperazione internazionale e il miglioramento della vita in tutto il mondo, mettendo l’accento su Medio Oriente, Africa e Asia meridionale.

I temi principali dell’Expo di Dubai saranno tre: l’opportunità, come fattore importante per i processi di sviluppo e per i settori come l’istruzione, l’occupazione, l’industria, l’economia e il governo; la mobilità, utile per concretizzare i collegamenti tra persone, beni, idee e l’accesso ai mercati; la sostenibilità, che sarà rivolta alla conservazione degli ecosistemi, alla gestione efficiente delle risorse, alla ricerca di nuove fonti energetiche, oltre che alla progettazione urbana e allo sviluppo di principi di economia sostenibili.

La mostra di Dubai sarà un’eccellente vetrina per Israele: i temi-fulcro dell’esposizione sono il suo fiore all’occhiello e sarà, dunque, l’occasione per mostra-

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re le potenzialità del Paese al pubblico internazionale che spesso ritiene negative le notizie sulla politica israeliana; finalmente i visitatori dei Paesi Arabi potranno vedere l’altra faccia d’Israele: una potenza nel settore dell’innovazione, una società aperta e diversificata che rispetta tutti i popoli e le loro culture.

L’Esposizione rappresenterà un rafforzamento del peso israeliano nel mondo arabo. Il KKL, con la partecipazione all’Expo di Dubai, potrà ampliare il suo parco sostenitori al di fuori delle Comunità Ebraiche, espandendo la sua cooperazione con altre organizzazioni internazionali per promuovere gli interessi di Israele in tutto il mondo.

L’attuale scenario politico ha visto il processo di pace tra Israele ed Emirati Arabi, il conseguente dialogo tra le Ambasciate dei due Paesi e l’apertura delle relazioni dirette nei settori dell’aviazione, del commercio e del turismo: ciò consentirà al KKL un maggiore slancio operativo e un incremento del suo valore e prestigio come partner nel progetto. Il KKL è l’unico Ente non governativo che collaborerà con lo Stato d’Israele presso lo stand dell’Expo, dove metterà a disposizione il suo bagaglio di esperienza secolare in fatto di sostenibilità. I temi che affronta quotidianamente, infatti, riguardano la salvaguardia ambientale, la conservazione del suolo e dell’ecosistema, la gestione efficiente dell’acqua, la ricerca di fonti energetiche alternative, la lotta ai cambiamenti climatici e alla desertificazione.

I risultati delle ricerche ottenuti dal KKL in questi settori saranno presentati in uno spazio che l’Expo gli ha riservato e gli permetteranno di promuovere cooperazioni con Paesi con cui Israele non ha legami ufficiali (come è avvenuto con Ruanda, Kenya, Etiopia e altri).

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L’area destinata alla realizzazione del giardino di Ma’ale Gamla e di fianco il progetto

Il nuovo progetto del KKL, Ganei Golan, prevede la realizzazione di parchi gioco e spazi collettivi distribuiti nel nord del territorio israeliano con lo scopo di sviluppare aree verdi pubbliche per i residenti di decine di località situate nella periferia geografica e sociale di Israele.

Questo piano ha come obiettivo principale il consolidamento e il rafforzamento dei villaggi esistenti nel Negev e nella Galilea: raramente i piccoli centri abitati di periferia possono offrire ai residenti attività ricreative per il tempo libero ricche e varie come si trovano nelle città; tuttavia, questi villaggi dispongono di vasti spazi aperti che, se ben sfruttati, garantiranno un notevole risvolto sociale e ludico.

I bambini potranno giocare e socializzare tra loro, arrampicarsi sulle apposite strutture, dondolarsi e scivolare, i genitori sedere sulle panchine all’ombra di qualche albero in tutta serenità e fare conversazione, i giovani potranno avere un luogo dove ritrovarsi all’aria aperta e praticare sport.

Il parco è un luogo d’intrattenimento per tutta la famiglia, un ambiente sicuro e ben curato che produce effetti positivi sulla qualità della

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IL NUOVO PROGETTO DEL KKL ITALIA

GANEI GOLAN - I GIARDINI DEL GOLAN

SALUTE, SOCIALITÀ, SVAGO di NAVÉ

ARIELI

L’attività “verde” del Keren Kayemeth si estende alle piccole comunità periferiche del Nord d’Israele

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I GIARDINI DEL KKL: SALUTE, SOCIALITA’, SVAGO

vita dei residenti, senza contare che potrà essere motivo di richiamo per nuove famiglie all’interno della comunità.

Recentemente, grazie all’aiuto dei sostenitori del Keren Kayemeth italiano, sono stati pianificati quattro nuovi parchi nelle comunità del Consiglio Regionale del Golan: a Nevè Ativ, a Keshet, a Ma'ale Gamla e a Ramot.

I progetti sono opera di Gilad Diamant, in collaborazione con le comunità locali, che riferisce: Ci siamo incontrati con i residenti per studiare delle soluzioni che rispecchino le loro effettive necessità e tengano conto delle eventuali problematiche.

Il KKL ritiene molto importante che i parchi giochi siano fruibili da tutti i tipi di pubblico e quindi accessibili anche a persone con bisogni speciali. Il piano di Gilad Diamant prevede che tutti i parchi del KKL includano un parcheggio per disabili, l’accesso agevolato, la marcatura per i non vedenti attorno alle altalene, le fontanelle adattate per l’uso con la sedia a rotelle, panchine accessibili con un solo bracciolo laterale e così pure tavoli da picnic adeguati.

Nevè Ativ: la realizzazione di un sogno Il moshav Nevè Ativ si trova alle pendici del Monte Hermon a pochi chilometri dai confini con la Siria e il Libano, a circa 1.000 metri sul livello del mare. Il villaggio è stato fondato alla fine degli anni ’60 e si è trasferito nella sua sede attuale all’inizio degli anni ’70.

Nel corso degli anni la popolazione è invecchiata e nella località vi erano rimasti pochi bambini. Di conseguenza, i parchi con gli impianti ricreativi sono stati trascurati e infine abbandonati.

I bambini cresciuti nella comu-

nità potranno tornare a vivere qui; la località riprenderà vita e già oggi vengono accolte sempre più nuove famiglie, afferma Mimi Goldstein, direttrice della comunità di Nevè Ativ. Oggi vi risiedono 57 famiglie con più di 30 bambini e il numero aumenta di anno in anno. La realizzazione del parco è un bisogno vitale per una comunità che sta crescendo: un perfetto esempio di un luogo dove i sogni possono diventare realtà! La gente del posto è entusiasta di questo nuovo progetto e si renderà disponibile a prendersi cura personalmente dell’area per mantenere verde il bellissimo giardino.

sti giunse in visita al villaggio, si è trovato di fronte a un gruppo di bambini. Tra questi c’era Shaked, 10 anni, che ha dichiarato: È divertente vivere in un posto piccolo come Keshet, dove tutti conoscono tutti. Mi piacerebbe molto venire al parco con le mie amiche e avere un posto dove giocare. La sua mamma, Talya Naeh Azoulay, si è presentata: è nata proprio a Keshet, dove è cresciuta, ha studiato e ha vissuto per tutta la vita. Qui abbiamo una comunità affiatata, dove i bambini crescono legati ai valori, alle tradizioni e alla terra.

Keshet: il luogo dove tutti conoscono tutti Keshet è un moshav ispirato a forti valori come Torà-sionismocomunità, situato al centro del Golan. Fu fondato immediatamente dopo la Guerra dello Yom Kippur nel luogo dove ci furono scontri con le forze siriane, proprio con la volontà di ricordare l’evento storico.

Oggi la sua popolazione consta di 115 famiglie, con più di 300 bambini. Quando il team di progetti-

Ma'ale Gamla: un luogo meraviglioso per i bambini Il moshav Ma’ale Gamla venne fondato nel 1976 sulle pendici nord-orientali delle alture del Golan, e gode di una vista tra le più suggestive d’Israele, sul mare di Galilea. Oggi ci vivono 169 famiglie con 200 bambini: il team del KKL ha incontrato Naama Zohar, un abitante del moshav, che ha raccontato la sua storia: I miei genitori sono stati tra i fon-

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In queste foto alcuni esempi di giardini già realizzati

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datori dell’insediamento e qui è stata la mia casa per tutta la vita: è un posto stupendo per crescere i figli. La creazione del parco KKL determinerà un vero cambiamento nella vita di queste famiglie. Disponiamo di un’area pubblica dove si trova una vecchia struttura in legno senza verde e senza alberi che possano offrire zone d’ombra e senza illuminazione. Il progetto rinnoverà la struttura, dotandola di nuovi impianti per il gioco, aree ombreggiate e panchine per sedersi, erba e illuminazione.

Zohar ha tre figli che frequenteranno il giardino: Non sarà solo un

parco giochi per bambini piccoli ma anche il movimento giovanile ci svolgerà le proprie attività.

Maya Kotlarov, una ragazza di 14 anni, è arrivata con due amiche.

Ci incontreremo nel nuovo parco con altri ragazzi, saliremo sulle altalene o staremo seduti sulle panchine; è ottimo che sia prevista l’illuminazione, così potremo goderci il parco anche nelle ore serali, dopo che i bambini piccoli saranno rientrati a casa.

Ramot: ombra di giorno, illuminazione di sera A circa due chilometri dalla costa nord-orientale del Kinneret si

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trova il moshav di Ramot, fondato nel 1969, che si affaccia sul Mar di Galilea e sul Monte Arbel contando 180 famiglie con circa 200 bambini.

Il tramonto dipinge il cielo con colori fantastici e questo è uno spettacolo che si potrà godere dal parco del KKL. Saranno collocati diversi punti luce sugli stessi pilastri che sostengono la rete ombreggiante e ciò consentirà un buon risultato estetico nonché economico e permetterà ai residenti di restare anche dopo il tramonto. Un ragazzino racconta: Adesso abbiamo un giardino attrezzato con giochi pericolanti e molto trascurato. Finalmente avremo strutture di buona qualità, zone d’ombra durante la giornata e illuminazione durante le ore serali.

I parchi pubblici rivestono un ruolo importante, ancora di più in questo periodo colpito dal coronavirus in cui gli spazi aperti sono l’alternativa più sicura per difendersi dal contagio.

Grazie al sostegno del KKL Italia queste quattro località periferiche potranno godere di aree verdi attrezzate che consolideranno il legame tra territorio e comunità locali. Molti altri progetti analoghi verranno realizzati dal KKL nei luoghi periferici d’Israele.

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Un bizzarro edificio in Trumpeldor Street a Tel Aviv; a destra una palazzina in stile Bauhaus

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Città Bianca

HA-IR HALEVANÀ

La

IL DESERTO INCONTRA IL MODERNISMO

Il Modernismo si è fatto strada in Israele definendo la nuova connotazione urbana che, grazie allo slancio innovativo e tecnologico, ha reso la città di Tel Aviv un simbolo a livello mondiale. di

PAOLA AVIGAIL SENIGAGLIA

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La “Città Bianca”, Tel Aviv, fu chiamata così per la presenza di migliaia di edifici dalle superfici intonacate di calce chiara, elemento caratteristico dello stile Bauhaus; le facciate di queste costruzioni richiamano la luce e la diffondono, dando vita a uno spettacolare effetto cromatico.

Il tema della “White City” accompagnerà la costruzione e lo sviluppo di Tel Aviv negli anni e, nel 1960, la canzone “Ir levanà” scritta da Naomi Shemer divenne quasi il suo inno ufficiale e una colonna sonora memorabile.

La Bauhaus fu una scuola di arte e design fondata dall’architetto Walter Gropius nella Repubblica di Weimar (Germania) nel 1919, trasferita poi a Dessau e infine a Berlino sino a quando dovette chiudere i battenti a causa del nazismo, nel 1933. Più che una scuola di tendenza fu un importante punto di riferimento per tutti i movimenti d’innovazione legati al razionalismo; il suo metodo formativo era finalizzato all’integrazione tra arte e industria.

Bauhaus propugnò un’arte totalizzante, espressa da una generazione di straor-

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Città Bianca

La

dinari architetti e artisti che cambiarono radicalmente il modo di concepire gli edifici, i mobili e qualsiasi oggetto del quotidiano.

Tel Aviv, dagli anni ’30 ai ’50, crebbe in maniera esponenziale grazie ai flussi migratori che arrivavano dall’Europa a causa delle leggi razziali: nel 1914 vi erano appena 1500 abitanti e si arrivò a 200.000 nel 1945.

Con l’ondata migratoria giunsero anche molti architetti tedeschi ebrei che importarono il nuovo linguaggio architettonico Bauhaus, già diffuso in vari paesi europei.

Questi maestri dell’architettura e dell’urbanistica iniziarono così a progettare e delineare il nuovo volto della città che si arricchì di idee e interpretazioni innovative.

Tel Aviv divenne una palestra in cui coniugare liberamente le nuove tendenze di modernità e contemporaneità con il territorio esistente; proprio questo eccezionale connubio tra spirito innovativo e condizioni culturali e climatiche del Medioriente ha reso Tel Aviv unica al mondo. Lo slancio verso il futuro è rimasto intatto nel tempo e, ancora oggi, Tel Aviv con i suoi edifici e i grandi boulevard, esprime un senso di libertà, di apertura e d’avanguardia.

Gli architetti, giunti nella allora Palestina del mandato britannico, trovarono uno scenario desolante composto di sassi, deserto e poche casupole anonime ma, allo stesso tempo, una località alla ricerca di un’identità contemporanea e distintiva; in questo contesto iniziarono a progettare con slancio ed entusiasmo, con la prospettiva di creare da zero la città ideale incarnandola nella giovanissima Tel Aviv, fondata appena nel 1909. Le ampie strade presero il posto delle dune sabbiose e vennero costruiti ben

quattromila moderni edifici bianchi disposti secondo la logica razionalista; il nuovo concetto di urbanistica fu davvero sorprendente se si pensa alla condizione territoriale di quegli anni. Sugli edifici costruiti secondo lo stile Bauhaus oggi incombono numerosi grattacieli, un compromesso non gradito a molti, ma che deve fare i conti con il fabbisogno di alloggi e il numero crescente di coloro che arrivano dalla diaspora: questa rimane la particolare connotazione dell’attuale skyline.

Ma quali erano le caratteristiche dello stile Bauhaus? Mies Van

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der Rohe, considerato il padre del movimento moderno, sosteneva che Dio è nei dettagli, un evidente riferimento ai particolari architettonici come ad esempio i balconi a nastro, i pilastri di sostegno che sostituivano i vecchi muri portanti, le rigide linee verticali e orizzontali e le forme curve dei palazzi. Portò alla razionalizzazione del modo di costruire le abitazioni che mutarono rispetto al passato: infatti nella nuova progettualità si terrà conto di tutte le implicazioni sociali, politiche ed economiche della nuova realtà urbana. E proprio nei dettagli di migliaia di edi-

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fici nel centro di Tel Aviv troviamo l’eccezionale sintesi delle varie espressioni del Bauhaus e del Modernismo: la concezione nascente osserverà i principi igienici che riguardano i rapporti tra luce, aria, spazio e verde.

Venne, infatti, stabilito il limite di altezza degli edifici che non

settecento studenti che ebbero la fortuna di frequentare la Bauhaus e approdare in Palestina. Questo figlio del Bauhaus vi portò gli insegnamenti della Scuola e li adattò alle condizioni climatiche del luogo: abbandonò le grandi finestre, tipico elemento Bauhaus che mal si accordava con il caldo di Israele a favore di vetrature più piccole. Mantenne l’idea di poggiare le case su pilastri che favorissero la circolazione dell’aria e creassero spazi per verande e giardini; conservò i tetti piatti e senza tegole e il diffuso utilizzo del cemento; fece emergere la ricerca dell’estetica dell’edificio attraverso l’asimmetria: l’architetto Bauhaus israeliano utilizzerà forme geometriche regolari (cubi, cilindri ecc.) spesso contrapposte tra loro per

avrebbero dovuto superare i quattro piani, con lo scopo di porre un argine alla densità di popolazione cittadina.

L’architetto Arieh Sharon, incarnò il simbolo della nuova Israele: fu tra i quattro dei circa

agevolare la fruizione dello spazio. Sharon diresse il nascente Dipartimento di Pianificazione sotto il primo Ministro David Ben Gurion ed ebbe l’incarico di trovare soluzioni per le grandi ondate di immigrati entrati in Israe-

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Ronny Loewy

A sinistra il Bauhaus Center Store, che conserva i documenti storici del patrimonio dell’architettura Bauhaus di Tel Aviv; sotto la “Soskin House”.

In questa foto Kikar Dizengoff

le nel 1948, epoca in cui la maggioranza della popolazione risiedeva lungo la stretta fascia costiera. Lo si potrebbe definire architetto della Nazione perchè lavorò a più livelli: dal tracciare la mappa interna dello Stato ancora in divenire, alla progettazione di molte strutture pubbliche, residenziali, sanitarie, accademiche ed educative.

Nel 1925, la giovanissima architetta ucraina Genia Averbuch, appena ventenne, vinse il concorso per la Kikar Dizengoff, la nota piazza da cui si irradiano i boulevard della città e attorno alla quale disegnò solo edifici rotondi con grandi terrazze. Era nata una comunità intellettuale, scientifica e progettuale che ragionava attorno al ruolo del design e dell’intellettuale-tecnico nella società, senza distinzioni di genere – fu la prima volta che una donna ebbe un ruolo significativo nella didattica e nella progettazione.

L’architetto Ya’acov Shiffman s’ispirò alle opere italiane nel riproporre le arcate costruite a Sabaudia e Latina per la piazza della Sinagoga in Allenby Street e sulla Ibn Gvirol, la strada più lunga di Tel Aviv.

La White city è stata riconosciuta come il più grande museo a cielo aperto del mondo dello stile Bauhaus e anche un singolare esempio di urbanistica e di architettura dei primi anni del XX secolo: ciò le ha valso il titolo di Patrimonio Culturale dell’Umanità da parte dell’UNESCO, nel 2003. Pochi sanno che la maggior concentrazione di edifici della più importante avanguardia di design del Novecento non si trova in Germania bensì a Tel Aviv (considerata universalmente la vera capitale Bauhaus). Quale ironia della sorte per i nazisti tedeschi che i nuovi princìpi del design e dell’architettura nati nella loro città simbolo, Weimar, abbiano avuto la massima espressione in Israele e siano divenute

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Città Bianca

La

punto di forza con riconoscimenti a livello mondiale!

Purtroppo per molto tempo questo prezioso patrimonio edilizio è stato trascurato da parte delle istituzioni, spesso impegnate a far fronte ad altri tipi di emergenze anziché di occuparsi della conservazione o del recupero di edifici storici; grazie, tuttavia, a un programma di scambio culturale tra Israele e Germania, il go-

Nella targa: “Centro della Città Bianca.

Progetto congiunto tra la città di Tel Aviv - Jaffa e la Repubblica Federale Tedesca – Ministero Federale per l’Ambiente e la Conservazione dell’Edilizia”. In alto a destra: una panoramica della White City del 1940; di fianco un poster Bauhaus degli anni ‘30

verno tedesco, cercando una forma di compensazione con quanto tolto nel passato, ha messo a disposizione una cospicua somma da destinare al restauro di opere importanti, anche in vista del recente centenario della Bauhaus.

Il Bundesbauministerium, dunque, ha sovvenzionato il progetto di recupero denominato White City Center con sede nell’iconico edificio Max-LieblingHaus in Idelson Street, punto di riferimento mondiale per i cultori del Movimento Moderno.

Il Max-Liebling-Haus venne costruito nel 1936 su progetto

di Dov Karmi, architetto di origine ucraina e fu residenza privata appunto di Max Liebling, ebreo tedesco in fuga dalla Germania nazista.

Dopo il restauro fu inaugurato il 19 settembre 2019 durante i festeggiamenti del centenario.

Il White City Center ha entusiasmato molti specialisti e studenti del settore che hanno riconosciuto l’importanza di preservarne il patrimonio. L’architetta tedesco-israeliana Sharon Golan Yaron, direttrice del progetto, spiega: Stiamo riscoprendo la nostra storia e sostenendo la con-

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servazione di questi edifici; il nostro lavoro è proiettato al futuro. È una vittoria in termini architettonici e identitari ma è anche un investimento che consentirà di rispondere alla massiccia e crescente richiesta di alloggi da parte degli olym (nuovi arrivati) nella metropoli israeliana.

Molti giovani israeliani, infatti, partono alla volta della city progressista e multiculturale, trovando scarsità di alloggi e costi di locazione improponibili.

Il progetto di Golan Yaron prevede incentivi, consulenze e aiuti gratuiti per i proprietari degli edifici Bauhaus disposti a sopraelevarli; in questo modo, suggerisce Golan, preservando la memoria architettonica si ricavano metrature per nuovi appartamenti da vendere o locare.

Vivere il patrimonio abitativo è un tema oggetto di riflessione e di studio anche fuori da Israele: rivalutare un edificio storico significa farlo vivere abitandolo e, soprattutto, integrandolo nel tessuto urbano che si sviluppa. L’attuale esperienza di recupero è, dunque, una proficua declinazione del rapporto fra Storia e Memoria, come sostiene lo storico dell’architettura Carlo Olmo.

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NUOVA COLLEZIONE 2021

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I L

P O P O L O

D E L

L I B R O

BIANCA NOA HARMETZ

Torino

YEHOSHUA CAMERINI

SEFER HAYELED

uGiorgio Ofir Raso di Sara e Luca nato il 5 ottobre 2020 -17 Tishrì 5781.

Iscritto al Sefer HaYeled in occasione della sua nascita dai nonni Anna e Jakob Perera.

Torino

SEFER BAR – BAT MITZVÀ

uDavide Piperno Beer Parashat Noach 6 Cheshvan 5781 - 24 Ottobre 2020.

Iscritto al Sefer Bar Mitzvà dai genitori.

GHILA ORBACH E SARA VELLENICH

uGhila Orbach Tempio Israelitico di Trieste 24 Elul 5780 – 13 settembre 2020.

Iscritta al Sefer Bat Mitzvà da parenti e amici.

uUn Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in onore degli 80 anni di Marco Belleli offerto dai Signori Crechici della Società Modiano.

Trieste

Trieste

uSara Vellenich Tempio Israelitico di Trieste 24 Elul 5780 – 13 settembre 2020.

Iscritta al Sefer Bat Mitzvà da parenti e amici.

uBianca Noa Harmetz Tempio Israelitico di Trieste 5 Av 5780 – 26 luglio 2020.

Iscritta al Sefer Bat Mitzvà dagli amici triestini.

ALBERI IN ONORE

uAlberi sono stati piantati in occasione del Brit Milà di Yehoshua Camerini, offerti da Tamar Stock.

PROGETTI SPECIALI

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uGiuditta Matalon ha realizzato un’area verde con un acquario ad Alin Noam, un villaggio per persone con disabilità.

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É nota a tutti la vita avventurosa e densa di avvenimenti di Aldo Liscia attraverso le testimonianze che lui stesso ha rilasciato in vari ambiti, in particolare nelle scuole dove ha incontrato e coinvolto centinaia di studenti. Anche la commissione del KKL di Torino ha potuto apprezzare la sua intelligenza, la perspicacia, la sensibilità e l’energia in questi anni in cui ha avuto con lui una fattiva collaborazione. Ha avuto infatti rapporti costanti aderendo alle nostre iniziative. La sua vicinanza allo Stato di Israele è testimoniata dall’entusiasmo giovanile e propositivo con cui ha partecipato, quasi novantenne, al viaggio organizzato dal KKL. Karnenu ha deciso di celebrare il centesimo compleanno di Aldo Liscia con la testimonianza dei suoi figli, Daniele e Roberto.

Aldo Liscia compirà 100 anni il prossimo gennaio.

Di questi cento anni Aldo ha memoria fino a dettagli apparentemente insignificanti, ma che per lui sono attimi preziosi che gli consentono di ricostruire storie infinite e testimonianze che trasmette a tutti noi. Carattere tempestoso, talvolta irritante, ma sempre estroverso e generoso, di curiosità senza limiti, sempre pronto a far domande e cercare di dare risposte, basate su esperienze di vita che pochi altri possono condividere.

Nato a villa Giulia ad Antignano, nel 1938, viene espulso dal regio Liceo Scientifico di Livorno perché di “razza ebraica”. La villa di famiglia piaceva al gerarca fascista e genero del duce, Galeazzo Ciano. Non potendosi opporre perché ebrei, dovettero cederla. Aldo riesce a raggiungere la Svizzera e avvicinandosi all’Università di Ginevra, riesce ad ottenere una borsa di studio americana che gli consente di laurearsi in ingegneria chimica nel 1946 e avere un lavoro. Il sussidio però non è sufficiente per vivere e insegna ai

ALDO LISCIA COMPIE 100 ANNI!

Aldo Liscia con i bambini della scuola di Druento, ottobre 2016

suoi colleghi l’italiano e il francese. Dopo la guerra la sua famiglia riuscirà, davanti a un tribunale, a riottenere la propria casa di Antignano. Aldo Liscia nel frattempo si laurea anche a Torino ed entra a far parte del progetto di ricerca nucleare italiano. Nel 1968 diventa cavaliere della Repubblica Italiana. Vive a Torino e attualmente si occupa della diffusione della storia della Shoah e delle persecuzioni ebraiche presso Istituzioni e Scuole. Curioso e interessato alla realtà che lo circonda ha a lungo studiato il bagitto, vernacolo ebraico-livornese, che può essere considerato come un yiddish mediterraneo utilizzato dagli Ebrei in Toscana in senso lato ed in senso stretto dalla comunità di Livorno.

Ci sembra che siano adatte ad Aldo Liscia le parole di Socrate: “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Aldo in questa ricerca ha impegnato ogni secondo della sua vita.

Il KKL Italia tutto, e la Commissione di Torino in particolare, sono quindi felici di augurare con tutto l’affetto buon compleanno ad Aldo, yom hu’ledet sameach!

PROGETTI SPECIALI

uFamiliari e amici di Rosa Sciunnach Pavoncello hanno partecipato alla realizzazione del progetto per il rimboschimento della Foresta Ben Shemen in suo onore, in occasione del suo ottantesimo compleanno.

uGli amici della Comunità Ebraica di Trieste hanno partecipato al progetto per il rimboschimento della Foresta Ben Shemen in onore del Hatan Bereshit Emil Shapira e del Hatan Torà Daniel Chaim.

uIl KKL Italia festeggia la nascita di Leah Di Segni! Un grandissimo Mazal Tov ai genitori Manuel e Sarah Di Segni e alle loro famiglie da parte della grande famiglia del KKL. IL KKL FESTEGGIA I SUOI AMICI

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Per sostenere i progetti del KKL, per piantare alberi, per fare una donazione: IBAN IT58 U030 6909 6061 0000 0122 860

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I L

Roma

P O P O L O

D E G L I

A L B E R I

Un Boschetto di 500 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Giuseppe Fuà z.l., donato dalla moglie Ada con i figli Paolo e Mario e da parenti e amici.

Un Boschetto di 500 alberi è stato piantato a Nahal Alexander in memoria di Luciano Boccadamo z.l., donato dalla moglie Gloria Del Vecchio.

Che il suo ricordo sia di benedizione Un Giardino di 200 alberi con targa è stato piantato a Baram in memoria di Haia Alexia Pavoncello z.l., donato dalla mamma Celeste Di Porto.

Boschetto

Boschetto

GIUSEPPE FUÀ

GIACOMO SCHINASI

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Andrea Franchetti z.l. e famiglia e della figlia Gaia z.l., donato da Lucilla e Letizia e dai nipoti Livia e Matteo.

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Emanuele Pavoncello z.l. da parte della moglie e delle figlie.

Giardino

ANGELO MORDECHAI PAVONCELLO E RINA MORESCO

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Angelo Mordechai Pavoncello z.l. e Rina Moresco z.l.

Sposati il giorno 11 maggio 1947 – 21 Iyar 5707

Milano

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Guido Salama Robino z.l., donato dalla moglie Poupette, i figli Bruno e Carlo e da tutti i famigliari.

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Carlo Oddera. Dopo lunghi anni condivisi so di poter affermare che se un albero si giudica dai suoi frutti, siamo in molti a doverti qualcosa. Con affetto, Nana.

Giardino

PIERO MOSCATO

Giardino

SERGIO ZUCCHI

Un Giardino è stato piantato a Baram in memoria di Vito Foà z.l. donato dagli amici di Milano, Roma e Firenze.

Firenze

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Nadia Servi z.l. 05/08/1943 – 10/07/2020 donato dalla Famiglia

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Franco Cesare Calvo Pegna dal fratello Paolo Calvo

Genova

Un Giardino è stato piantato a Baram in memoria di Piero Moscato z.l., offerto dalla moglie Lida, dai figli Paolo e Manuela, da parenti e amici.

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Giardino

ESTER MISAN IACOBONI

Giardino

FULVIA LEVI

IL KKL RICORDA I SUOI AMICI Il KKL ha perso un grande amico e sostenitore, Renzo Gattegna z.l., che ricorda con stima e affetto e ha aperto una sottoscrizione per piantare un giardino con targa in sua memoria.

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Mentre tutti si preoccupavano della pericolosità della pandemia da Covid 19, tanti delle vacanze a rischio, troppi purtroppo della incombente crisi economica, la scorsa estate ci ha all’improvviso colpiti e profondamente addolorati la scomparsa di Giuseppe Dana, il nostro Joe. Membro da tanti anni della Commissione KKL di Milano, Joe è stato per tutti noi un amico sempre disponibile, vivace e simpaticissimo, entusiasta di poter collaborare ad una giusta causa a favore di Israele. Era nato a Il Cairo 87 anni fa, ma l’età non gli ha mai impedito di partecipare attivamente alle iniziative del nostro Ente, apportando la sua esuberanza e la sua competenza soprattutto nell’organizzazione delle due aste di beneficienza del KKL: l’una da Sotheby’s e l’altra alla Casa D’Aste “Il Ponte”. Aveva infatti lavorato tutta la vita nel settore dell’antiquariato e, da esperto e competente del ramo, era naturale che si assumesse volentieri la responsabilità di vagliare gli oggetti da mettere all’asta, di definirne la stima di base e di curarne da professionista il bellissimo catalogo.

Grazie al suo aiuto, alla sua passione e all’amore che metteva in ciò che faceva, Joe è stato determinante per il successo dei due eventi. Durante le riunioni di commissione poi, era sempre curioso, interessato e partecipe. Joe ci mancherà tanto e resterà nel ricordo pieno d’affetto della moglie Liliana, dei figli Gabriele e Daniela, delle famiglie Dana e Tedeschi e del KKL tutto.

Una volta di più, le nostre sentite condoglianze.

Che la memoria di Joe, gentiluomo d’altri tempi, sia di benedizione per tutti noi.

JOE, UN SORRISO CHE CI MANCHERÀ

Giardino

HAIA ALEXIA PAVONCELLO

Giardino

GUIDO SALAMA ROBINO

Giardino

EMANUELE PAVONCELLO

Giardino

CARLO ODDERA

Torino

Genova

Un Giardino di 200 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Pier Enrico Coen z.l., donato dalla moglie Maddalena Castellino Coen e dagli amici.

Giardino

FORTUNATA ROMANO MAROLLA E SABINO ROMANO

Un Boschetto di 500 alberi è stato piantato a Baram in memoria della mamma Anna Segre Fubini z.l., con affetto dalle figlie Carla e Nicoletta.

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Vittorio Finzi z.l., donato dai parenti e dagli amici.

Trieste

Padova

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Sergio Zucchi, su iniziativa dell’Associazione locale Italia-Israele, da tanti amici ed estimatori.

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Amos Luzzatto z.l., donato dalla Comunità Ebraica di Padova.

Pisa

Un Boschetto di 500 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Giacomo Schinasi z.l., segretario della Comunità, donato dalla Comunità ebraica di Pisa e dagli amici: Estella Burriel, Carla Servi, Cinzia Stracquadaini, Bruno Di Porto, Valerio Di Porto, Ester Ascarelli, Famiglia Nissim, Marina Montel, Famiglia Pazzagli, Debora Servi, Federico Prosperi, Yehiel Moschovit, Silvano Baldini, Famiglia Dvortsin, Famiglia Gabbrielli, Renee Guetta, Mira Ovadia, Marian Mollet, Michele Vitali.

Donia E. Schaumann

Un Giardino di 117 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Fortunata (Nata) Romano Marolla z.l. e Sabino Romano z.l., offerto dai familiari e dagli amici.

Un Giardino di 100 alberi è stato piantato a Baram in memoria di Ester Misan Iacoboni z.l., offerto dai figli, da parenti e amici.

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Un Giardino di alberi è stato piantato a Baram in memoria di Fulvia Levi z.l., offerto dagli amici.

Hava Naghila

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Che ci fa una come questa in un Beth Hamidrash? Giovane, graziosa, vestita con pudore ma non da ortodossa, dalla panca riservata alle donne dove è seduta la vedo bere ogni parola del Rav, parashàt Korach, non facile, conflitto, divisione, conseguenze, una parasha fatale, nei suoi occhi color nocciola c’è una luce gioiosa, lo sguardo si sposta costantemente ora al Rav ora al libro che ha davanti, ai suoi piedi trotterella una bimbetta che quando non gioca con le macchinine si mette a colorare quegli album con le figure e il nome dell’oggetto scritto in ebraico.

La lezione volge al termine, vedo i suoi occhi abbassarsi, rabbuiarsi, riempirsi di una velata tristezza, ma chi è questa donna? Mi chiamo Ghila, vuol dire gioia, allegria in ebraico, e questa è Sara, mia figlia, che ci fai qui? non ti ho mai vista prima, le chiedo, volevo parlare con il Rav per un consiglio, così sono venuta un po’ prima per seguire anche la lezione, non sono ebrea, sono sposata, mi interessa moltissimo l’ebraismo ma mio marito non ne vuole assolutamente sapere che io studi ebraismo e men che meno che nostra figlia frequenti un ambiente ebraico, ci siamo sposati in chiesa, voglio chiedere al Rav un consiglio... ma cosa mai vuoi che ti dica il Rav, penso io, hai trovato un compagno, vi siete sposati, avete avuto una figlia, avete formato una famiglia, cosa c’è di meglio? Povero marito, che colpa ne ha se vuole crescere la sua famiglia secondo il suo credo? La risposta del Rav è scontata...

Qualche mese dopo mi scrive, è scappata in Israele con la figlia e si trova ospite da una amica, il marito naturalmente non si rassegna e la insegue, un avvocato per lui, un avvocato per lei, inizia la parte horror del matrimonio (D.o ci scampi), l’udienza è fissata in un tribunale israeliano, comincia l’avvocato del marito, parte lesa, Vostro Onore, questa donna, cittadina italiana, sposata civilmente e religiosamente con il mio cliente e residente

Forse conosci qualcuno con la neshamà (anima) ebraica che vorrebbe o potrebbe fare un lascito o un testamento a favore di Israele e non sa come fare o pensa che sia una cosa complicata, per favore mostragli il Karnenu, noi per Israele ci siamo sempre, non c’è Covid che tenga, il mio numero di telefono è qui accanto.

in Italia, è venuta in Israele prendendo con sé la figlia minorenne senza il consenso del coniuge; il mio assistito quindi chiede che venga immediatamente rimpatriata, e in caso di separazione, l’affido della figlia.

Non fa una piega, il giudice, chino su di un foglio di carta, scrive annoiato alcuni appunti per una sentenza scontata, il marito sereno e sorridente scambia sorrisi con il suo avvocato, finalmente giustizia è fatta, Ghila guarda la faccia mesta e rassegnata del suo avvocato e capisce che è finita, piange silenziosamente, fortunatamente Sara è rimasta a casa di un’amica e non assiste al dolore della mamma, poi improvvisamente l’avvocato di Ghila si rianima, chiede la parola, dica avvocato, il giudice lo guarda minaccioso, sicuramente seccato per questa ulteriore perdita di tempo. Vostro Onore, forse la mia cliente ha una neshamà (anima) ebraica rinchiusa in un corpo non ebreo, è una possibilità contemplata dalla Torà, è nostro dovere di ebrei indagare se è vero e, in quel caso, aiutare la persona a tornare alla sua vera identità...

Si, è una possibilità, ripete lentamente il giudice con uno strano sorriso... conosco quella legge, aggiunge guardando attentamente Ghila per la prima volta... va bene avvocato, la sua richiesta è accolta, dispongo quindi che i suoi assistiti possano restare in Israele sino a che non vengano fatti gli accertamenti del caso dalle autorità competenti, l’udienza è aggiornata...

Succede in Israele, in questo giovane Stato laico e democratico, con una Costituzione e un ordinamento giuridico come in tutti gli altri paesi democratici ma con una precisa identità ebraica fondata sulla immutabile Legge Mosaica, una Nazione dove diritto civile, penale e... spirituale si conciliano senza soluzione di continuità, un popolo che da sempre prova a dare il suo contributo al mondo, anche a quello globalizzato di oggi, usando ancora la millenaria saggezza dei Maestri del Talmud nella vita di tutti i giorni.

Maurizio Hazan

Lasciti KKL Gerusalemme Tel: 335276425 – 02418816

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SPECIALISTI NELLA PROGETTAZIONE E PRODUZIONE DI IMBALLAGGI PRIMARI PER ALIMENTI Nella nostra attività poniamo l’uomo e l’ambiente come obiettivo nella “Mission Aziendale” tramite una strategia di sostenibilità nella scelta dei materiali e nella progettazione di imballaggi che soddisfino le esigenze del mercato presente e futuro.

L’uomo, inteso come consumatore finale e come fruitore dell’ambiente in cui vive, deve poter contare su aziende che si evolvono in funzione delle nuove esigenze globali.

L’attenzione all’ambiente inizia con la scelta di materie prime esclusivamente riciclabili o compostabili per ottenere sensibili riduzioni di consumi di CO2 e di H2O. Come parte integrante della filiera agroalimentare, partecipiamo con i fornitori di materia prima a progetti innovativi di imballi per la conservazione a lungo termine di alimenti. Il progetto consiste nella riduzione dell’impatto ambientale, aumentando la riciclabilità fino al 100% e, per questo motivo, abbiamo scelto il materiale PET (come

quello delle bottiglie) perché è stato individuato dalla Comunità Europea come il più indicato grazie alla sua infinita riciclabilità che permette un riutilizzo continuo.

Altro aspetto fondamentale è l’attenzione al consumatore nell’aspetto qualitativo che si concretizza con i sistemi attivi delle certificazioni in Igiene e Sicurezza Alimentare norma ISO “EN15593”, della norma di qualità ISO 9001 e della certificazione KOSHER. Non ultime le attenzioni del nostro staff all’ambiente e all’uomo in termini di sostegno da molti anni nei confronti di bambini orfani, scuole, strutture,natura e arte attraverso il KKL di Milano.

Il nostro personale si sente partecipe dello spirito aziendale e della filosofia di lavoro che hanno determinato le scelte sopra descritte, contribuendo in una collaborazione attiva e proattiva in un contesto dinamico e stimolante.

Ci rende orgogliosi essere stati citati come azienda tra le eccellenze Italiane dalla testata Corriere della Sera il 28 giugno 2018.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.sinesplast.com

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