Research book

flex.sys

GUIDELINES TO FLEXIBLE INTERIOR SYSTEMS

RESEARCH BOOK

Politecnico di Milano. FacoltĂ del Design. Design degli Interni. a.a. 2009-2010 Relatore: L. Crespi. Correlatore: A. Rebaglio. Laureanda: Federica Freschet 720354

II

INDICE

RESEARCH BOOK pag. IV pag. VII pag. X pag. XI

INDICE DELLE FIGURE INDICE DEI GRAFICI INDICE DELLE TAVOLE ABSTRACT

pag. 1

INTRODUZIONE

pag. 3 pag. 5 pag. 9 pag.13

1 ABITARE in Italia 1.1 L’emergenza abitativa 1.2 Dalla “casa per tutti” alla “casa per ciascuno” 1.3 L’housing sociale in Italia

pag. 15 pag. 18 pag. 33 pag. 35

2 UTENTI nuove classi deboli 2.1 La domanda di social housing a Milano 2.2 Come vivono la casa gli italiani?

2.3 I nostri utenti, le nuove fasce deboli

pag. 39 pag. 41 pag. 45 pag. 51 pag. 55

3 TREND un nuovo modo di abitare 3.1 Nuove tendenze dell’abitare 3.2 Flessibilità 3.3 Verso una nuova spazialità 3.4 Un nuovo paradigma

pag. 59 pag. 63 pag. 65

4 LAYOUT casi studio 4.1 Classificazione dei Layout 4.2 Casi studio

III

pag. 81 pag. 84 pag. 85

5 ESPANSIONE casi studio

pag. 95 pag. 97 pag. 103 pag. 105

6 LINEE GUIDA per un nuovo modo di abitare 6.1 Nuovi interni da abitare 6.2 La qualità e la norma 6.3 Linee guida per una nuova progettazione

pag. 107 pag. 109 pag. 110

7 INTERVENTI sull’esistente 7.1 Classificazione degli interventi sull’esistente 7.2 Casi studio

pag. 117 pag. 119 pag. 123

8 APPLICAZIONE metaprogetto 8.1 Il progetto 8.2 Materiali e componenti

pag. 126

Flex.sys_Conclusioni

pag. XIV

BIBLIOGRAFIA

5.1 Classificazione dei sistemi di espansione 5.2 Casi studio

IV

INDICE DELLE FIGURE figura 1 figura 2 figura 3 figura 4 figura 5 figura 6 figura 7 figura 8 figura 9 figura 10 figura 11 figura 12 figura 13 figura 14 figura 15 figura 16 figura 17 figura 18 figura 19 figura 20 figura 21 figura 22

figura 23 figura 24 figura 25 figura 26

V Triennale, assonometria dell’allestimento della casa di lusso.

A. Klein, metodo di analisi degli alloggi minimi a basso costo: assonometria e piante con studi relativi a visuali, percorsi, illuminazione.

Quartiere INA Casa Harar-Dessiè, Milano, 1951-55 (Figini, Pollini, Ponti ed altri).

Quartiere sperimentale QT8 Milano, 1947 (Bottoni- Triennale).

Corviale (Mario Fiorentino,Roma,1972).

Mostra “Casa per tutti” (Triennale di Milano 2008) Anna Rita Emili (altro_studio), Casa gonfiabile, Roma 2001.

Mostra “Casa per tutti” (Triennale di Milano 2008) Steven holl Linked Hybrid, Pechino.

Mostra “L’Italia cerca casa”, vista dell’allestimento.

Residenze universitarie e principali aree di concentrazione abitativa di studenti e localizzazione dei centri universitari, accademie ed istituti di ricerca.

Anni Sessanta: una famiglia riunita a tavola per il pranzo domenicale (foto: Carla Cerati).

Anni 50, Famiglia in cucina.

Schema riassuntivo: nuove tendenze e modi di abitare.

Housing development in Hannover, Fink e Joker Arkitects, Hannover 1999; gli 87 appartamenti presentano diverse distribuzioni interne.

9 square grid house (S.Ban, Kanagawa 1997) le pareti scorrevoli permettono di variare gli spazi Growth homes (MADE architecten, BouwExp Olanda Almere 2001) case sperimentali espandibili composte da un nucleo definito e delimitato e da un area aperta, della stessa dimensione, da sfruttare liberamente.

Diagoon houses (H. Hertzberger, Olanda, Delft, 1970) confronto tra le piante dove si vedono le varie possibilità di intervento da parte dell’utente.

House in a suitcase (Ricardo Flores e Eva Prats Arquitectes, Barcellona 2001) vista del blocco cucina.

La casa del Ben-essere (P. Bodega, Milano 2010) prototipo esposto nei giardini Indro Montanelli, Milano.

La casa del Ben-essere (P. Bodega, Milano 2010) pianta con le varie aree di attività distinte per colore.

Nueva vivienda para el centro historico (Guallart, Diaz, Barcellona 1992) piante e viste degli spazi interni.

Schema dell’analisi sulle case minime di Loos (vedi paragrafo precedente) convertito in uno schema per la casa moderna come punto di partenza per una nuova concezione dell’abitare.

Mulhouse social housing, Lacaton e Vassal, Mulhouse, Francia 2005. piante ed analisi degli appartamenti (app.1-4) applicazione dell’analisi presentata nella tabella precedente; si nota la fluidità degli spazi non divisi da partizioni, dove le aree di attività sono determinate dagli arredi.

Honeycomb apartments, Ofis Arhitekti, Izola Slovenia 2003, pianta.

Honeycomb apartments, Ofis Arhitekti, Izola Slovenia 2003, immagine delle logge.

Carabanchel Social housing, Dosmasuno Arquitectos, Madrid 2007, pianta.

Carabanchel Social housing, Dosmasuno Arquitectos, Madrid 2007, esterni.

pag.9 pag.10 pag.11 pag.11 pag.12 pag.12 pag.12 pag.14 pag.25 pag.34 pag.34 pag.42 pag.46 pag.46 pag.47 pag.49 pag.50 pag.54 pag.54 pag.54 pag.56

pag.57 pag.61 pag.61 pag.61 pag.61

V

figura 27 figura 28 figura 29 figura 30 figura 31 figura 32 figura 33 figura 34 figura 35 figura 36 figura 37 figura 38 figura 39 figura 40 figura 41 figura 42 figura 43 figura 44 figura 45 figura 46 figura 47 figura 48 figura 49 figura 50 figura 51 figura 52 figura 53 figura 54 figura 55 figura 56 figura 57 figura 58 figura 59 figura 60 figura 61 figura 62 figura 63 figura 64

123 social green housing, Somos Arquitectos, Madrid 2009, pianta.

123 social green housing, Somos Arquitectos, Madrid 2009, vista dell’edificio.

Louis Blanc Social Housing, ECDM, Parigi 2004, pianta.

Louis Blanc Social Housing, ECDM, Parigi 2004, vista dell’edificio.

Social Housing for Miners, Zon-e Architects Degaña, Spagna 2009, pianta.

Social Housing for Miners, Zon-e Architects Degaña, Spagna 2009, esterni.

Carabanchel Social Housing, FOA, Madrid 2007, pianta.

Carabanchel Social Housing, FOA, Madrid 2007, esterni.

Londres Villaroel, vista dell’edificio.

Londres Villaroel, vista degli interni.

Londres Villaroel, vista degli interni.

Housing for young people, vista dell’edificio.

Codan Shinonome Canal Court, vista dell’edificio.

Codan Shinonome Canal Court, vista dei corridoi interni.

Codan Shinonome Canal Court vista dell’interno di un alloggio.

Codan Shinonome Canal Court vista dell’interno di un alloggio.

Bedre Billigere Boliger vista dell’edificio.

Bedre Billigere Boliger vista degli interni.

Bedre Billigere Boliger vista degli interni.

Bedre Billigere Boliger vista degli interni.

Faelledhaven Residential Complex, vista dell’edificio.

Faelledhaven Residential Complex, vista del ballatoio.

Carabanchel HC, vista dell’edificio.

Carabanchel HC, interni durante il processo di trasformazione con pareti scorrevoli e letti estraibili.

Carabanchel HC, interni durante il processo di trasformazione con pareti scorrevoli e letti estraibili Carabanchel HC, interni durante il processo di trasformazione con pareti scorrevoli e letti estraibili.

Sistema ABC, prospettive e piante.

Mixed residetnital mechanism, schizzo dell’edificio.

Riff Raff Apt Buiding, vista dell’edificio.

Riff Raff Apt Buiding, vista dell’interno di un’alloggio.

Residential Complex Graz - Straßgang, vista dell’edificio.

M house, vista dei moduli combinabili.

M house, schemi degli appartamenti (1- per single 2- single che non vuole esserlo e 3- giovane coppia).

Estrade Haus, vista dell’edificio.

Estrade Haus, vista degli interni con le pareti a branchie.

Estrade Haus, vista degli interni, scorcio delle “Estrade”.

Schwarzer Laubfrosch HC, vista dell’esterno.

Schwarzer Laubfrosch HC, interni con arredi e servizi a scomparsa.

pag.61 pag.61 pag.62 pag.62 pag.62 pag.62 pag.62 pag.62 pag.66 pag.66 pag.66 pag.67 pag.68 pag.68 pag.68 pag.68 pag.69 pag.69 pag.69 pag.69 pag.70 pag.70 pag.71 pag.71 pag.71 pag.71 pag.72 pag.72 pag.73 pag.73 pag.74 pag.75 pag.75 pag.76 pag.76 pag.76 pag.77 pag.77

VI

figura 65 figura 66 figura 67 figura 68 figura 69 figura 70 figura 71 figura 72 figura 73 figura 74 figura 75 figura 76 figura 77 figura 78 figura 79 figura 80 figura 81 figura 82 figura 83 figura 84 figura 85 figura 86 figura 87 figura 88 figura 89 figura 90 figura 91 figura 92 figura 93 figura 94 figura 95 figura 96 figura 97

Schwarzer Laubfrosch HC, interni con arredi e servizi a scomparsa.

Schwarzer Laubfrosch HC, interni con arredi e servizi a scomparsa.

Benny Farm, scorcio dell’edificio.

Social housing in Lakua, vista dell’edificio.

Social housing in Lakua, vista degli interni.

Social housing in Lakua, vista degli interni; confronto tra l’alloggio open-space e l’alloggio con partizione leggera.

Social housing in Lakua, vista degli interni; confronto tra l’alloggio open-space e l’alloggio con partizione leggera.

Structural Dyke, vista del modello.

Structural Dyke, diagrammi dei tagli degli alloggi e disposizione nuclei servizi.

Rail system, pianta e differenti possibilità combinatorie planimetriche (i servizi sono i blocchi colorati) Yves Lyon, Domus Demain (1984) concetto di facciata attrezzata.

Edificio Verdemonte pianta del piano - tipo.

Elemental Chile, immagini degli interni non ancora abitati.

Elemental Chile, immagini degli interni abitati.

Elemental Chile, immagini degli esterni prima delle opere di autocostruzione.

Elemental Chile, immagini degli esterni n dopo le opere di autocostruzione.

Elemental Chile, diagramma di espansione.

Residenze Seregno, in alto, immagine dell’edificio; a sinistra, diagrammi che mostrano l’organizzazione e la flessibilità dei patii.

Residenze Seregno, in alto, immagine dell’edificio; a sinistra, diagrammi che mostrano l’organizzazione e la flessibilità dei patii.

PLUS, schema che illustra la metodologia di intervento.

PLUS, visualizzazione dell’espansione, con l’addizione di balconi e superfici finestrate.

Abitare nel tempo, schemi di espansione.

Abitare nel tempo, viste.

Carabanchel housing, pianta.

Carabanchel housing, vista dell’esterno dove si notano i moduli-stanza aggettanti.

Faro Architecten, progetto di case espandibili modulari ad Almere, vista.

Faro Architecten, progetto di case espandibili modulari ad Almere, sistema di moduli e combinazioni.

Viviendas en la Diagonal, Abalos y Herrero - Spagna - Barcellona 1990.

Dwelling type for the H/C Competition, Neutelings, Wall, de Geytec, Roodben (Barcellona 1990).

Equipped spaces - OMA Housing Unitis in Fukuoka 1991.

Housing development in Zurich EM2N, Zurigo 2003 tutti gli appartamenti sono costituiti da stanze della stessa dimensione distribuite da un corridoio + soggiorno, che possono essere modificate facilmente.

Asiento en la pared, disegno di Xavier Monteys.

Aranguren & Gallegos, Viviendas en Venta Berri.

pag.77 pag.77 pag.78 pag.79 pag.79 pag.79 pag.79 pag.85 pag.85 pag.86 pag.86 pag.87 pag.88 pag.88 pag.88 pag.88 pag.88 pag.89 pag.89 pag.90 pag.90 pag.91 pag.91 pag.92 pag.92 pag.93 pag.93 pag.97 pag.97 pag.97 pag.98 pag.99 pag.99

VII

figura 98 figura 99 figura 100 figura 101 figura 102 figura 103 figura 104 figura 105 figura 106 figura 107 figura 108 figura 109 figura 110 figura 111 figura 112 figura 113 figura 114 figura 115 figura 116 figura 117 figura 118 figura 119 figura 120 figura 121 figura 122 figura 123 figura 124 figura 125 figura 126

Gifu Kitagata Housing complex (K.Sejima, Giappone 1998) schema della distribuzione degli alloggi su ballatoio: ogni appartamento ha diverse entrate perciò la distinzione tra pubblico e privato non è netta.

Gifu Kitagata Housing complex, “stanza a cielo aperto”.

Gifu Kitagata Housing complex, pianta di un appartamento.

Gifu Kitagata Housing complex, corridoio esterno.

Gifu Kitagata Housing complex, soggiorno.

Gifu Kitagata Housing complex, pianta dell’edificio con la ripetizione di moduli uguali (stanze).

Gifu Kitagata Housing complex, vista dell’esterno dove si notano i fori e le scale che spezzano la monotonia del parallelepipedo.

Interno del Corviale (Mario Fiorentino, Roma, 1972); dopo decenni di incuria e di abbandono, lo stabile è fatto oggetto di numerosi interventi di recupero sociale e di riqualificazione urbana Druot, Lacaton & Vassal ,Tour Bois le Prêtre, Parigi 2008; vista prima e dopo l’intervento di ristrutturazione ed aggiunta delle nuove balconate sul condominio popolare.

Druot, Lacaton & Vassal ,Tour Bois le Prêtre, Parigi 2008; vista prima e dopo l’intervento di ristrutturazione ed aggiunta delle nuove balconate sul condominio popolare.

SIEMP social housing, vista prima e dopo l’intervento di ristrutturazione con l’aggiunta della nuova facciata.

Immagine della proposta di Ian + “Riabitare il centro” presentata alla Biennale di Venezia nel 2008 Ex carcere Le murate, dopo l’intervento di restauro.

Kraftwerk 1, vista dell’edificio restaurato.

Ecomostro addomesticato, modello.

Condominio produttivo, schema della struttura a telaio con colonizzazione di alloggi di varie forme e tipologie.

Concorso Internazionale Abitare a Milano, via Civitavecchia. Localizzazione dell’intervento Concorso Internazionale Abitare a Milano, via Civitavecchia. Planimetria dell’area dell’intervento. A= area di concentrazione degli edifici; B= area destinata al progetto dello spazio aperto.

Concorso Internazionale Abitare a Milano, via Civitavecchia. vista dall’alto.

Tavola di concorso, masterplan del progetto.

Concorso Internazionale di progettazione Abitare a Milano, via Civitavecchia. Schizzo della proposta dello studio Pogliani-Crespi + Flora Ruchat.

Esempio di schematizzazione degli arredi in pianta (Nijric& Nijric, Structural Dyke). pavimento in linoleum Armstrong.

Pavimento in laminato Skema.

Pavimento in gomma Remp planway.

Lastre in cartongesso.

Sistema di pareti divisorie in legno MG office.

Sistema di pareti divisorie Methis evosystem.

Pannelli divisori Clipper Macro.

pag.100 pag.101 pag.101 pag.102 pag.102 pag.102 pag.102 pag.105 pag.111 pag.111 pag.112 pag.113 pag.114 pag.114 pag.115 pag.116 pag.119 pag.129 pag.119 pag.129 pag.120 pag.122 pag.123 pag.123 pag.123 pag.124 pag.124 pag.124 pag.124

VIII

figura 127 figura 128 figura 129 figura 130

Pannelli divisori modulari Clipper.

Sistema di prese per illuminazione tipiche in Giappone.

Klimit, Herz zoccolo elettrico.

Balcone chiuso con pareti vetrate Finstral.

pag.124 pag.125 pag.125 pag.125

IX

INDICE DEI GRAFICI grafico 1 grafico 2 grafico 3 grafico 4 grafico 5 grafico 6 grafico 7 grafico 8 grafico 9 grafico 10 grafico 11

Abitazioni in affitto sul totale delle abitazioni occupate 2005.

Affitto in Italia nel 2004.

La diminuzione di offerta pubblica e privata di alloggi in affitto in Italia.

Le politiche abitative in Europa, dati comparativi.

Domande in graduatoria ERP, Comune di Milano.

Famiglie anagrafiche residenti nel Comune di Milano al 31/12/2009 per tipologie familiari.

Matrimoni e divorzi nel Comune di Milano.

Immigrati: 10 nazionalità prevalenti al 31/12/2009.

Popolazione residente nel comune di Milano al 31/12/2009 per classi d’età.

Gli stili abitativi e il vissuto soggettivo della casa.

Mix sociale ipotizzato nell’edificio.

pag.6 pag.6 pag.7 pag.8 pag.19 pag.20 pag.21 pag.28 pag.30 pag.43 pag.121

X

INDICE DELLE TAVOLE VEDI ANALYSIS BOOK tavola 1 tavola 2 tavola 3 tavola 4 tavola 5 tavola 6 tavola 7 tavola 8 tavola 9 tavola 10 tavola 11 tavola 12 tavola 13 tavola 14 tavola 15 tavola 16 tavola 17 tavola 18 tavola 19 tavola 20 tavola 21 tavola 22 tavola 23 tavola 24 tavola 25

UTENTI Mix abitativo Bisogni LAYOUT Layout: classificazione A.1 Londres-Villarroel / Coll Leclerc arquitectos, Spagna, Barcellona 2006 A.1 Apartments for young people / HPP Hentrich - Petschnigg & partner, Germania, Leipzig 2000 A.1 Codan Shinonome Canal court / Riken Yamamoto&Field shop, Giappone, Tokyo 2004 A.2 Bedre billigere boliger / Juul & Frost, Danimarca, Ølby 2001 A.2 Faelledhaven Residential Complex / Domus, Danimarca, Copenaghen 2006 B.1 Carabanchel Housing Complex / Aranguren+Gallegos, Spagna, Madrid 2004 B.2 Sistema ABC + mixed residential mechanism /Actar Arquitectura, Austria, Graz 1996 B.3 Residential complex Graz-Straßgang / Riegler&Riewe, Austria, Graz 1992-1994 C.1 Estrade house / Wolfram Popp, Germania, Berlino 1998 C.2 Benny farm / Saia, Barbarese, Laverdière, Giguere, Canada, Montreal 2000 C.2 Social Housing in Lakua /Ercilla & Campo Arquitectura, Spagna - Lakua 2002 ESPANSIONE Espansione: classificazione A Structural Dyke / Njiric+Njiric arhitekti, Olanda, Den Bosch, 1993 B Rail system / Actar Arquitectura 1998 C Scarcity Architecture. Elemental Chile / Alejandro Aravena, Cile, Iquique 2003 C Residenze a Seregno / Stefano Boeri Architetti, Italia, Seregno 2009 D La rose des vents (Plus)/ Druot, Lacaton, Vassal, Francia, Parigi 2004 E Carabanchel housing / Dosmasuno Arquitectos, Spagna - Madrid 2007 LINEE GUIDA Arredi ed attività Nuovi arredi Layout Espansione

XI

tavola 26 tavola 27 tavola 28 tavola 29 tavola 30 tavola 31 tavola 32 tavola 33 tavola 34 tavola 35 tavola 36 tavola 37 tavola 38 tavola 39 tavola 40 tavola 41 tavola 42 tavola 43 tavola 44 tavola 45 tavola 46 tavola 47 tavola 48 tavola 49 tavola 50

APPLICAZIONE Interventi sull’esistente Caso applicativo Pianta PT Pianta P1 Pianta P2 Pianta P3 Mix sociale PT Mix sociale P1 Mix sociale P2 Mix sociale P3 Mix sociale e dati progetto Abaco degli alloggi Alloggio A1 Alloggi B1-B2 Alloggi B3-B4 Alloggio B5 Alloggi C1-C2 Alloggi C3-C4 Alloggio C5 Alloggi D1-D2 Alloggi D3-D4 Alloggi D5 Zoom A+B Zoom D Abaco dei materiali

XII

ABSTRACT Negli ultimi anni l’emergenza casa è tornata alla ribalta nella scena sociale e politica nazionale, in particolar modo a Milano a causa dell’alto costo degli affitti; la cultura del progetto è pertanto chiamata ad una riflessione per trovare nuove risposte e soluzioni intelligenti al problema.

Il social housing, alloggi in affitto a canone agevolato per quelle categorie di persone che rappresentano le nuove classi deboli, è sinonimo di appartamenti di bassa qualità; ciò è dovuto all’offerta di alloggi basati su modelli superati di famiglia-tipo, non adatti ai bisogni dei reali abitanti.

Il rinnovamento del progetto deve partire proprio dall’individuazione di gruppi in difficoltà abitativa, e dalle loro necessità: immigrati, studenti, giovani coppie, single, divorziati, monogenitori, lavoratori in mobilità, anziani soli, le cui esigenze di spazi piccoli, flessibili e polifunzionali devono essere il punto di partenza per una nuova concezione delle abitazioni.

Grazie all’analisi di casi-studio esemplari sono stati individuati nuovi assetti e linee guida che devono essere intesi come suggerimento per la progettazione di nuovi modelli flessibili e capaci di adeguarsi del tempo alle esigenze degli abitanti: - Nuovi layout che vedono una contrapposizione tra nuclei servizio e spazio “vuoto” che può essere suddiviso a piacere con partizioni leggere in cui nuovi arredi determinano le funzioni che si svolgeranno in quello spazio.

- Modalità di espansione che vedono la possibilità di modificare balconi e logge, inglobare stanze o alloggi adiacenti, ma si fondano soprattutto sulla previsione in fase progettuale di spazi vuoti “colonizzabili” - Modalità di rifunzionalizzazione e ristrutturazione degli interni, dal patrimonio edilizio esistente agli spazi industriali dismessi, per promuovere un intervento sostenibile ed intelligente sulla città.

Le linee guida sono state utilizzate per intervenire su un caso-studio, un edificio residenziale, in cui lo studio del mix sociale combinato ad una revisione degli alloggi sulla base di alcuni modelli di layout e modalità di espansione testimonia la validità dell’analisi ed incoraggia un nuovo approccio al progetto di edilizia sociale.

XIII

In the recent years, the lack of housing is a big issue in the political and social scene in Italy. The problem is increasing especially in Milan due to the high prices of rents. The design culture is therefore addressed to think about this in order to find new answers and smart solutions to the problem.

“Social Housing” means dwellings that are let at low rents to people in housing need; it is nowadays the synonym of low-quality apartments, because the dwellings are made for standard-families who don’t represent the real inhabitants anymore.

The renewal of the design has to start from the analysis of the new weak social groups and their necessities: immigrants, students, young couples, single, divorced people with visiting children, single parents, travelling workers and old people who live alone. Their needs of flexible and multifunctional spaces should be the starting point for the new conception of dwellings.

Looking at the analysis of several case-studies, I created some guidelines that should be taken as a suggestion towards the new design of flexible houses which enable change with the inhabitant’s needs: - New layouts, where service blocks are juxtaposed to empty spaces which can be divided with light partitions according to the needs of the inhabitants. New types of furniture will determine the functions of the space.

- Ways of expansion through modification of balconies and loggias or with the addition of rooms, but above all, designing voids that can be occupied in the future.

- Ways of re-functionalizing and restoring the interiors, whether existing housing blocks or ex industrial spaces, in order to promote a sustainable intervention in the cities.

These guidelines have been applied to a case-study; in a residential building studying the social mix joined with reviewing of the dwellings based on the guidelines, proving the outcome of the analysis and encouraging a new approach to the design of social housing apartments.

1 INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

Negli ultimi decenni, a giudicare dalla Biennali, dalle riviste e dai media, l’architettura d’autore si è concentrata soprattutto su edifici connessi alla cultura dell’intrattenimento, come musei, sale da concerto e mediateche, shopping mall,.. l’architettura del XX secolo ha voltato le spalle a tutto ciò che è ordinario e si è consegnata al compito di celebrare l’aspetto luminescente del benessere. “Parafrasando Tafuri, l’”architettura nel boudoir” è l’espressione più immediata del ritiro della ricerca in un laboratorio che ha chiuso le porte in faccia ad ogni conflitto politico-sociale; spaventati dalla “povertà” gli architetti si sono rinchiusi nella torre d’avorio dell’estetica fine a se stessa”(1). Le nuove architetture, nuove icone dell’intrattenimento, sono diventate così la sola forma plausibile di arte collettiva, consentendo ai loro progettisti di affermarsi nel sistema delle Archistar come stilisti di linguaggi esotici e sorprendenti, ma anche complici di una riorganizzazione sociale che ha ritenuto prioritario l’affermarsi dei bisogni tipici delle ricche società della postindustrializzazione.

Ma ecco che dopo decenni di silenzio torna alla ribalta a livello nazionale ed internazionale il tema della CASA. La questione abitativa ha assunto una nuova centralità. L’emergenza abitativa è oggi sempre più determinata non tanto dalla domanda di alloggi di chi non ha una casa in cui vivere, ma da chi ha una casa e paga, con sempre maggiore difficoltà, un canone di affitto. Si tratta di un’ampia area di persone che si trovano a fronteggiare il problema abitativo e pur potendo contare su un reddito, su una pensione o su una condizione di relativa stabilità, non possono permettersi un canone di affitto a prezzi di mercato. In questa nuova “zona debole” si trovano famiglie monoreddito, lavoratori precari, famiglie monogenitoriali, giovani e anziani (2) .

Questo diffuso bisogno abitativo non si risolve nel dimensionamento, più o meno accurato, della domanda (“quante case”) ma necessita di un’indagine anche qualitativa degli aspetti a esso correlati (“quali case”): le economie e le società occidentali sono investite con più violenza e velocità che in passato dai processi di globalizzazione dei mercati, da riconfigurazioni importanti degli equilibri politici e territoriali tra paesi occidentali e paesi in via di sviluppo, con il risultato di generare condizioni sociali che vedono profondamente mutati i modi dell’abitare e del vivere contemporaneo.

Ecco dunque che quello della casa diventa di nuovo un tema di ricerca, affrontata in maniera diversa nei vari paesi europei ma in ogni caso promosso attraverso concorsi di progettazione e documenti di programmazione generale. Nel contesto Italiano l’architettura è tornata recentemente, con una serie di mostre e ricerche e iniziative pubbliche, a occuparsi di social housing, dichiarando di porre nuovamente “quella dell’abitare come “questione operativa centrale della nostra cultura architettonica””, con le parole di Francesco Garofalo, curatore della mostra “L’Italia cerca casa” (3).

L’emergenza casa mette in luce le debolezze di un contesto, quello italiano, che si distingue dal resto d’Europa soprattutto per la larga diffusione dell’edilizia privata e la scarsa disponibilità di residenza sociale in affitto; a ciò si somma l’inadeguatezza di gran parte dell’edilizia residenziale pubblica a fornire risposte adeguate alle esigenze emergenti, fissata su tipologie e concezioni dell’abitare ormai superate: gli alloggi del secondo ‘900 seguono ancora le tradizioni razionaliste in termini di schemi funzionali e distributivi, e si rivelano perciò incapaci di rispondere ai bisogni dell’utenza e dialogare con la fluidità del vivere contemporaneo (4) .

1 Irace F. (a cura di) (2008) Casa per tutti: abitare la città globale, Milano: Triennale Electa 2 Forumpa in collaborazione con ANCI (20 maggio 2010) Dall’edilizia residenziale pubblica al social housing - http://iniziative.forumpa.it/expo10/convegni/dalledilizia-residenzialepubblica-al-social-housing 3 XI Mostra Internazionale di Architettura, Biennale di Venezia, diretta da Aaron Betsky nel 2008.

4 Rebaglio A. (a cura di) (2010) New forms of social housing. Design of innovative spaces for the evolution of contemporary domestic interiors. Progetto di ricerca, Milano: Politecnico di Milano

INTRODUZIONE 2

E’ da questa situazione che nasce la presente tesi di laurea, che indaga criticamente la mancata rispondenza dell’housing sociale contemporaneo alle esigenze dell’abitare moderno, ricercando ed analizzando una serie di esempi che apportanto una certa qualità al progetto degli interni.

La prima parte si occupa di conoscere il panorama abitativo a livello nazionale e nella città di Milano, e capire a cosa ci si rifersice con il termine Social housing, sempre di più inteso come “strumento di riqualificazione urbana in un sistema integrato e complesso di gestione del territorio” ma anche “un modo esotico per spiegare che di comprare un’abitazione ha necessità non solo la famiglia a basso reddito che ha diritto alla casa popolare ma anche chi, né povero né ricco, una casa non riesce a comprarla comunque”. Per rinnovare le caratteristiche degli alloggi e far si che siano più adatti ai nuovi utenti è proprio da questi che dobbiamo partire analizzando le caratteristiche della domanda di ERP a Milano; per una corretta progettazione l’attenzione deve focalizzarsi sull’abitante, con le sue nuove esigenze, stili di vita, modi di vivere la casa: studi statistici ed indagini sociologiche ci mostrano una struttura sociale nuova, segnata dalla modificazione della famiglia tradizionale, la frammentazione della società e della sua globalizzazione e precarizzazione, nei rapporti di lavoro così come nelle relazioni interpersonali, la sfumatura di localizzazioni stabili dell’abitare, l’irruzione di nuove e diverse culture portate dai fenomeni delle migrazioni,… a questo panorama vario e mutevole è necessario rispondere con configurazioni flessibilili e polifunzionali, capaci di modificarsi ed espandersi nel tempo.

Il titolo, Flex.sys rimanda a tutte queste considerazioni suggerendo le parole

flexibility / flexible e system; indica dunque la volontà di individuare dei sistemi e metodi di intervento flessibili per migliorare la qualità degli alloggi di edilizia sociale.

Casi esemplari di layout e sistemi di espansione dell’alloggio sono stati raccolti ed analizzati in una serie di schede che costituiscono un volume più “tecnico” affiancato alla ricerca.

Il lavoro di ricerca, approfondimento, ed analisi ha portato alla definizione di alcune linee guida utili per la progettazione degli alloggi sociali, che sono intese come indicazioni e suggerimenti di intervento per una corretta e più intelligente progettazione degli alloggi.

La seconda ed ultima parte propone un approccio di intervento sostenibile e responsabile, l’intervento in edifici esistenti, e dimostra la validità dell’analisi sviluppata applicandola ad un caso studio reale, un edificio popolare.

La tesi è formata da una parte di ricerca, considerazioni e racconto del progetto (Research book), ed una parte di rappresentazione in schede del percorso di analisi e classificazione (Analysis book), in cui sono analizzati i principali casi studio, che costituisce un intuitivo e semplice manuale da consultare per ricavarne spunti progettuali.

1

ABITARE IN ITALIA

5 ABITARE IN ITALIA

1.1 L’emergenza abitativa

Dopo un lungo periodo durante il quale le questioni abitative avevano perso centralità nel dibattito pubblico politico e culturale, anche grazie alla crescita costante della casa di proprietà, il tema della casa torna ad essere emergenza sociale: “il mercato delle costruzioni, nell’ultimo decennio, ha realizzato quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita, in un contesto in cui l’accesso ai mutui ha rappresentato un investimento vantaggioso rispetto alla spesa per gli affitti, fino alla più recente fase rialzista del costo del denaro”(1) .

Inoltre, in Italia, il progressivo ritiro del settore pubblico dagli investimenti immobiliari a fini sociali e la bolla speculativa del mercato immobiliare, che ha toccato insieme vendita e locazioni, hanno contribuito non poco ad allargare l’area del disagio, aumentando le difficoltà delle fasce di popolazione che non erano ancora proprietarie, rendendo proibitivo l’accesso alla proprietà nelle grandi città, e sempre più difficile il mercato dell’affitto, sia per la classe media che, ad un livello completamente diverso, per le situazioni di povertà vera e propria.

Le conseguenze di questa situazione sono: l’aumento delle persone senza casa e dei casi di occupazione abusiva; aumento di famiglie che non riescono più a permettersi la casa in cui hanno abitato finora che ha portato ad un drammatico incremento di sfratti per morosità; aumento delle famiglie che non possono permettersi un’alloggio a prezzo di mercato - anche tra le fasce sociali a reddito medio; baraccopoli nelle periferie;…

I mutamenti demografici e sociali stanno portando alla nascita di nuove fasce deboli la cui domanda abitativa resta insoddisfatta. “Oggi è la soglia di povertà a muoversi verso l’alto travolgendo i ceti medi e declassando chi pensava di essere fuori pericolo.(2)” La struttura rigida dell’offerta immobiliare non dà risposta a questa domanda, che si concentra soprattutto nelle aree urbane e che è legata al progressivo aumento del numero di persone anziane, alla crescita dell’immigrazione straniera, ma anche ai giovani che vogliono uscire dalla casa dei genitori, alle giovani coppie, a chi deve spostarsi per lavoro, agli studenti fuori sede.

Per loro manca un’offerta di abitazioni in affitto che sia adeguata, per costi e

tipologie, alle nuove esigenze di mobilità e flessibilità.

L’impatto della rivalutazione dei prezzi della casa Il fattore scatenante più eclatante che ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica la questione abitativa è il protratto ciclo di aumento del prezzo degli immobili, avviato nel 1998 e che solo nel 2006 mostrava di avviarsi a conclusione. Gli affitti sono cresciuti in misura ancora maggiore secondo il Censis (gli affitti in Italia sono aumentati del 103,3% in media, nel 1999-2006).

Il confronto tra il reddito delle famiglie e l’offerta del mercato immobiliare mette in evidenza la difficoltà di affrontare un cambiamento della residenza da parte delle famiglie meno abbienti, per le quali l’incidenza dell’affitto sul reddito salirebbe a livelli insostenibili; per una famiglia su 6 il canone di affitto è aumentato superando anche di molto un terzo del reddito.

A questa crescita hanno contribuito alcune tendenze strutturali di lungo periodo.

In primo luogo la tendenza degli italiani ad avere una casa di proprietà, in modo da assicurarsi una stabilità finanziaria e abitativa (3)). Questa tendenza è pero un fatto recente, negli anni 70 le proporzioni erano esattamente ribaltate: nel 1971 le case di proprietà erano il 30,6% contro il 65,8%delle abitazioni in affitto; nel 2001 le case in affitto erano il 31,1% mentre quelle di proprietà il 62,5%. Attualmente, le abitazioni in affitto rappresentano il 18,8% del totale a fronte del 72% di case in proprietà (4).

In secondo luogo, lo sviluppo del settore terziario ha portato alla trasformazione di parti consistenti delle zone residenziali delle città in zone di uffici, creando anche una domanda in forte crescita di residenze temporanee per turismo e per studenti universitari fuorisede, proprio mentre aumentava la scarsità di spazi urbanizzabili nelle grandi città.

Ma il fattore di maggiore peso è stato la finanziarizzazione del bene Casa: la caduta dei tassi d’interesse sul debito pubblico italiano nel corso degli anni ‘90 e la crisi della new economy e delle borse nel 2000-2001, hanno indotto uno spostamento di larga parte del risparmio degli italiani verso la casa, un bene percepito come sicuro e in grado di proteggere il valore dell’investimento nel

1 Meardi P. (giugno 2008) Housing sociale - http://www.aggiornamentisociali.it/0806lessico.html 2 Biennale di Venezia 2008 (12 marzo 2009) L’Italia Cerca casa, dalla casa all’abitare - http://www.youtube.com/watch?v=mY6K4t02WXo 3 Presidenza del Consiglio dei Ministri (2007) “Le politiche abitative in Italia: ricognizione e ipotesi di intervento” 4 Biennale di Venezia 2008 (12 marzo 2009) L’Italia Cerca casa, dalla casa all’abitare - http://www.youtube.com/watch?v=mY6K4t02WXo

ABITARE IN ITALIA 6

GERMANIA

10

20

30

40

50

PAESI BASSI SVEZIA

%

tempo. Ecco spiegato perché la quota di patrimonio abitativo in affitto in Italia è nettamente inferiore rispetto a quello degli altri Paesi europei (Germania 57,3%, Olanda 47,3%, Francia 40,7%, Austria 39,9%). L’Italia si colloca nella fascia più bassa della classifica insieme all’Irlanda (17,8%) e alla Spagna (11,4%)(5).

Ma chi abita in affitto?

La scelta tra le diverse modalità abitative dipende dal livello dei redditi e dalla situazione patrimoniale delle famiglie.

Per le famiglie più povere e per quelle di più recente costituzione, l’acquisto di un’abitazione rappresenta una strada difficilmente praticabile (ma hanno un ruolo di rilievo le risorse delle famiglie d’origine che, tradizionalmente nel

FRANCIA DANIMARCA AUSTRIA

nostro Paese, intervengono a supporto dei figli): la diffusione dell’affitto è quindi maggiore tra le famiglie economicamente più deboli; è stato calcolato, infatti, che il reddito medio delle famiglie in affitto è inferiore di circa il 40% rispetto a quello delle famiglie proprietarie.

Inoltre l’aumento dei prezzi delle abitazioni e dei canoni ha spiazzato una parte della classe media italiana, che ha contribuito ad alimentare il peso delle fascie tradizionalmente più esposte sul mercato dell’affitto, quali studenti fuorisede, anziani, giovani precari e fasce disagiate vere e proprie, ed il fenomeno è risultato molto evidente soprattutto nelle città metropolitane.

Infine dalla seconda metà degli anni ‘90 l’aumento dell’immigrazione ha generato una crescita inattesa della popolazione in parallelo alla riduzione delle nuove costruzioni, generando domanda aggiuntiva (6) .

FINLANDIA REGNO UNITO BELGIO

grafico 2 Affitto in Italia nel 2004 fonte: ISTAT, Censis

monogenitore

LUSSEMBURGO

immigrati persona sola 35-64 anni

PORTOGALLO GRECIA ITALIA

18,9%

residenti nelle 16 grnadi città

IRLANDA persona sola <35anni

SPAGNA persona <35 anni

grafico 1 Abitazioni in affitto sul totale delle abitazioni occupate 2005 fonte: EUROSTAT E ISTAT 5 ANCE IX convegno nazionale giovani imprenditori edili (Roma, 23/24 novembre 2007) La necessita’ di una politica abitativa per lo sviluppo e il benessere sociale del paese_ Housing sociale: un contratto con le città - http://www.casaportale.com/public/uploads/Rapporto%20Ance%20sul%20mercato%20degli%20affitti.pdf 6 Trattato nel cap 2.1 panorama socio-demografico in Italia pag.17

7 ABITARE IN ITALIA

grafico 3 La diminuzione di offerta pubblica e privata di alloggi in affitto in Italia. fonte: ISTAT, CRESME

milioni

6 5 4 3 2 1

7 Presidenza del Consiglio dei Ministri (2007) Le politiche abitative in Italia: ricognizione e ipotesi di intervento 8 Ibidem

Alloggi in affitto Abitazioni di proprietà pubblica

2005

2001

1991

1981

1971

0

1961

L’intervento pubblico in Italia Nel secondo dopoguerra l’intervento pubblico dello Stato italiano si è orientato prevalentemente alla diffusione della proprietà penalizzando il mercato dell’affitto, politica volta a risolvere le diffuse situazioni di povertà abitativa del periodo; oggi che la crescita economica e le politiche pubbliche hanno superato le situazioni estreme, la riduzione del mercato dell’affitto al solo 20% delle abitazioni nuoce alla mobilità delle persone e dei lavoratori, e non permette di fare fronte in maniera adeguata alle esigenze delle fasce della popolazione che non raggiungono un reddito sufficiente per poter acquistare un alloggio.

Dal 1949 alla metà degli anni ‘90, le politiche per l’alloggio sociale in Italia hanno conosciuto un forte sviluppo seguito da un parziale ripiegamento; il sostegno alla costruzione privata o al riscatto dell’alloggio pubblico da parte dell’affittuario hanno consolidato la proprietà ma hanno anche costantemente limitato la costituzione di un patrimonio abitativo sociale di dimensioni adeguate.

Dal 1984 al 2004 la produzione edilizia di nuovi alloggi sovvenzionati è calata da 34.000 abitazioni all’anno a 1.900 (contro oltre 80.000 in Francia e 30.000 in Gran Bretagna)(7). Nel frattempo le abitazioni costruite in regime agevolato con contributo pubblico sono calate da 56.000 a 11.000.

Complessivamente, nell’ultimo quindicennio, lo stock abitativo pubblico (di proprietà dello Stato, delle Regioni, Province, Comuni, e ATER/IACP) è calato di oltre il 20%, da un milione di alloggi nel 1991 a circa 800.000 oggi (8).

La differenza principale con gli altri pesi europei non è tanto la bassa quota dell’affitto quanto la bassa quota di affitto a canone sociale. Nel 2004 l’Italia possedeva solo il 4,5% di abitazioni di edilizia sociale, una quota nettamente inferiore a quella di molti paesi europei.

Se si guarda all’offerta di abitazioni sociali in Europa notiamo profonde differenze tra i diversi sistemi abitativi nazionali; i paesi con un mercato dell’affitto poco sviluppato presentano anche basse quote di offerta sociale. Vi sono diversi modelli in Europa ma anche alcune tendenze convergenti. Mentre nel nord la proprietà è diffusa in maniera meno capillare ed il settore pubblico svolge un ruolo maggiore nel fornire alloggi sociali, al sud la percentuale di proprietari è molto più elevata e l’intervento pubblico minimale (in Spagna e Grecia) o limitato (in Italia).

ABITARE IN ITALIA 8

Le politiche abitative in Europa, dati comparativi

E P I IRL D NDL

14,8

N° alloggi sociali per 100 abitanti

S

11,1

10,2

8,6

30.000

F

2,8 7,2

77.000

La caratteristica chiave del settore social housing in Italia è la decentralizzazione della responsabilità in materia di reperimento e assegnazione degli alloggi alle Regioni in maniera quasi esclusiva. Ciò si è verificato in un momento in cui i fondi pubblici per le politiche della casa sono diminuiti drasticamente, sia per l’esaurirsi dei fondi statali GESCAL (Gestione case per lavoratori), che a seguito della riforma dell’ex-IACP (Istituto Autonomo per le Case Popolari); è necessario un ripensamento complessivo della materia, coinvolgendo anche gli operatori privati e le le cooperative.

Per ciò che riguarda il settore pubblico, il trend corrente è finanziare la fornitura di social housing, ma i prezzi delle vendite sono troppo bassi per sostenere future forniture (il prezzo è il 30% di quello di mercato il che significa che una Regione deve vendere 3 appartamenti per finanziare la costruzione di uno nuovo). I problemi relativi alla costruzione di nuovi alloggi non riguardano solo il reperimento delle risorse ma anche i tempi di attesa tra decisione ed apertura dei cantieri, seguiti dai tempi di costruzione e di assegnazione.

La sinergia tra pubblico e privato è un primo segnale verso una logica di integrazione delle risorse, che necessita ancora di regolamentazione e dell’apporto di un’ulteriore categoria di operatori: i gestori. Nuove competenze devono integrare quelle tradizionalmente implicate negli interventi edilizi e il terzo settore abitativo può assumere qui un compito strategico anche quando la proprietà degli immobili resta del pubblico o del privato.

DK GB

1.900

2,4

Edilizia pubblica, abitazioni costruite nel 2004

1,7

0,9

0,5

grafico 4 Le politiche abitative in Europa, dati comparativi fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri 2007 “Le politiche abitative in Italia: ricognizione e ipotesi di intervento”

NDL Paesi Bassi S Svezia DK Danimarca GB Regno Unito F Francia

D Germania IRL Irlanda I Italia P Portogallo E Spagna

Proprietari occupanti Affitto sociale Affitto privato Altro (usufrutto,..)

9 ABITARE IN ITALIA

1.2 Dalla “casa per tutti” alla “casa per ciascuno” L’emergenza casa è un tema ricorrente nella storia italiana del XX secolo.

A seguito di fenomeni quali l’urbanizzazione delle grandi città ed i conflitti mondiali lo Stato è dovuto intervenire più volte ed in modo molto pesante per risolvere il problema degli alloggi. L’abitazione è stata la “questione operativa centrale della nostra cultura architettonica” dagli anni ‘30 agli anni ‘80 del XX secolo, come sostiene Francesco Garofalo, curatore della mostra “L’Italia cerca casa” (9).

Negli anni ’30 con la realizzazione dei primi quartieri popolari ad opera di giovani architetti razionalisti si apre in Italia una stagione di studi, esperimenti progettuali e proposte per rispondere alle esigenze dell’edilizia a basso costo, uno dei temi emergenti in cui l’architettura moderna era impegnata.

Grazie ad un fitto programma di esposizioni alle Triennali milanesi, l’attenta riflessione sulle tecniche dell’abitare e la realizzazione di alloggi popolari nelle maggiori città si arriva alla messa a punto del modello della “casa per tutti”.

Data che possiamo considerare il punto di partenza è il 1° maggio del 1933, data della mostra tenutasi in occasione dell’apertura del nuovo palazzo della Triennale (V Triennale) dedicata al tema dell’abitazione; ponendo al centro degli interessi della nuova società il tema della casa, la mostra dell’abitazione fu la risposta italiana al razionalismo europeo; come al Weissenhof di Stoccarda, gli architetti di punta della nuova architettura vennero invitati a produrre in scala reale prototipi della casa del XX secolo che andarono a costituire i caposaldi per lo studio del razionalismo italiano (10). Bottoni e Griffini presentarono in quell’occasione un gruppo di elementi per case popolari, il primo dei quali gira anche un cortometraggio intitolato “Una giornata nella casa popolare” che testimonia l’impegno specifico sul problema della casa per i lavoratori.

La mostra indagava il potere delle arti decorative mettendo in discussione gli ideali razionalisti dell’existenz minimum (11); mentre il razionalismo europeo aveva sviluppato un sapere scientifico sulla casa fondato sulla concezione dell’abitare come funzione meccanica, grazie soprattutto alle ricerche di A.Klein(12), in Italia la riflessione degli architetti poneva al centro l’individuo mentre la casa era intesa come l’ultimo spazio rimasto per esercitare la propria personalità ed immaginazione, in una società alienata dalla logica meccanicista. La casa veniva concepita come modello antropologico ed estetico, e non solamente funzionale.

A partire dal 1934 Casabella pubblica una serie di articoli intitolati “la casa per tutti” firmati da Gino Brunelli che affrontano i diversi aspetti legati alla progettazione degli alloggi economici da quelli di carattere costruttivo e tecnico a quelli relativi alle modalità di finanziamento e gestione (13).

Palanti individuava una nuova produzione edilizia fatta di elementi in serie e che prevedeva l’utilizzo di nuovi materiali come cemento armato e ferro, per realizzare strutture in cui la disposizione razionale degli spazi e le condizioni igieniche creassero le condizioni di vita ottimali nonostante le ridotte dimensioni.

“Il problema della casa popolare è problema sociale ed al tempo stesso costruttivo economico igienico ed estetico. Si tratta di procurare alle classi operaie alloggi alla portata delle loro possibilità finanziarie che offrano nel tempo stesso il massimo di comodità, le migliori condizioni estetiche e possano costituire anche dal lato estetico un asilo piacevo ed accogliente per le ore che l’operaio passa con la famiglia” (14).

9 XI Mostra Internazionale di Architettura, Biennale di Venezia, diretta da Aaron Betsky nel 2008.

10 L’architettura veniva mostrata in scala reale, sotto forma di ambienti completamente arredati e di vere e proprie abitazioni costruite nel giardino del Parco. 8 temi ambientali erano svolti da 8 progettisti in senso sia psicologico che funzionale, come vere e proprie metafore abitative. Ricordiamo le case di Griffini e Bottoni, Pagano, Albini, Camus, Palanti, Mazzoleni, Minoletti, Terragni, la villa-studio di Figini e Pollini, ecc.

11 La definizione dello standard abitativo – l’existenz minimum, il minimo di spazio necessario per abitare dignitosamente esprimeva il bisogno di dare una risposta al tema dell’eguaglianza sociale. Il design della casa doveva essere reimpostato utilizzando la ricerca funzionale in quanto strumento di standardizzazione, industrializzazione, riduzione dimensionale di costo dell’alloggio; alla base di ciò vi era un’ipotesi di pianificazione del comportamento: lavoro domestico, intimità, ospitalità, riposo.

12 Alexander Klein 1879 – 1961 nel 1928 pubbblica Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Nuovi metodi di indagine, dove giunge a definire le caratteristiche tipologiche dell’alloggio minimo secondo una metodologia scientifica oggettiva per valutare i problemi funzionali ed economici delle abitazioni.

13: Pugliese R. (2005) La casa popolare in Lombardia, Milano: Unicopli; “L’immagine della casa popolare” 14 G. Palanti “Nota sulle case popolari” Casabella n. 78, 1934, pagg.3-11; in Pugliese R. (2005) La casa popolare in Lombardia, Milano: Unicopli

figura 1 V Triennale, assonometria dell’allestimento della casa di lusso. fonte: (1983) Le Case della triennale.otto progetti di ambienti domestici e contemporanei, Milano: Electa

ABITARE IN ITALIA 10

figura 2 A.Klein, metodo di analisi degli alloggi minimi a basso costo: assonometria e piante con studi relativi a visuali, percorsi, illuminazione; fonte: Ottolini G., De Prizio V. (1993) La casa attrezzata: qualità dell’abitare e rapporti di integrazione fra arredamento e architettura, Napoli : Liguori

Negli anni ’40 si apre una riflessione più generale su ciò che vuole essere la ricerca sulla casa sulle pagine della rivista Domus. Tra la “casa moderna” individuale e la “produzione di massa”, della standardizzazione si trova la “casa ideale”; architetti come Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Zanuso elaborano progetti che ancora una volta dichiarano un drammatico confronto con i limiti del paradigma funzionalista sulla “casa minima” avviato con il CIAM di Francoforte nel 1929 (15) .

Il periodo bellico segna un decisivo momento di accelerazione tecnologica che coinvolge tutti ed impone una sorta di “irreversibilità” nel percorso mentale e creativo di ognuno. La ricostruzione impegna tecnici e progettisti attorno ad un obiettivo comune: l’abitare. Le proposte dei giovani architetti, pur in un contesto di necessità, di numeri, rispetto al problema nella casa per tutti, si pongono il problema della casa per ciascuno, secondo la concezione che il sistema di standardizzazione edilizia è positivo in quanto strumento per assicurare la qualità individuale alla casa. Si apre la ricerca verso un sistema costruttivo altamente flessibile, con un ampio campo di variabili planimetriche e spaziali, tale da assicurare una specificità alla singola “casa dell’uomo”.

Libera, Ponti e Vaccaro firmano un appello per la “Carta della casa”: “L’esigenza della casa per tutti, anzi della casa per ciascuno, si fa presente con sempre maggior evidenza nel formulare le condizioni di una giustizia sociale. Casa per ciascuno vuol dire, per l’uomo, dignità di vita, un minimo bene comune di condizioni materiali, vuol dire libertà individuale, ordine;

vuol dire per la Nazione una concreta giustizia sociale e forza della famiglia, fondamenti indispensabili di ogni politica sociale”(16) Scompare la definizione di casa popolare in favore di “la casa esatta”,”uno spazio abitato razionale moderno ed economico, per tutti e per ciascuno”(17).

Concluso il secondo conflitto mondiale la casa rappresentava il centro di un interesse che si estendeva dall’ambito architettonico alle necessità politiche e sociali di un paese in trasformazione costretto a ricostruire fisicamente e culturalmente la propria identità.

Nel 1945 si svolge al Castello Sforzesco di Milano il 1°convegno nazionale per la ricostruzione edilizia, il cui leader è Ernesto Nathan Rogers, che dal 1946 al 1947 assume la direzione della rivista Domus; il secondo titolo della rivista diventa “la casa dell’uomo” sottolineando così l’impegno per creare una nuova coscienza civile che pone al centro l’individuo, punto di partenza per la ricostuzione morale e materiale del Paese.

“Parlare di case, oggi, è come parlare di mangiare; di pane, non di companatico.

Ma non è sempre stato così. I problemi della casa si son posti quando più si facevano sentire, chiari ed urgenti, i problemi sociali. (..) Ci volle lo sviluppo delle industrie che provocò il crescere improvviso di enormi città (..)

Chi non ricorda le Siedlungen tedesche?

In pochi anni il 10% degli abitanti del comune socialista di Francoforte fu trasferito dal vecchio al moderno. Si parlò di “casa minima” letti ribaltabili

15 I Congressi Internazionali di Architettura moderna ebbero inizio nel 1928. Nel 1929 il II CIAM a Francoforte sul Meno, in Germania, trattò il tema del “l’abitazione per il livello minimo di vita” riportando al natura sociale del problema alla responsabilità del progetto.

16 A. Libera, G.Ponti, G.Vaccaro “Per tutti, anzi per ciascuno. Appelli di tre architetti per la Carta della casa”Il popolo d’Italia, 15 giugno 1943; in Pugliese R. (2005) La casa popolare in Lombardia, Milano: Unicopli 17 Pugliese R. (2005) La casa popolare in Lombardia, Milano: Unicopli; “L’immagine della casa popolare”

11 ABITARE IN ITALIA

figure 3 -4 A sinistra, quartiere INA Casa Harar-Dessiè, Milano, 1951-55 (Figini, Pollini, Ponti ed altri); e quartiere sperimentale QT8 Milano, 1947 (Bottoni- Triennale) fonte: Pugliese R. (2005) La casa popolare in Lombardia, Milano: Unicopli

e cucine calibrate quasi a misura delle uova: per sopperire all’enorme produzione si doveva badare al centimetro ed al centesimo. Fu una grande esperienza alla quale collaborarono gli architetti d’avanguardia di tutto il mondo con progetti, scritti e congressi(..) Il problema della casa fu sviscerato con rigore; la tecnica venne in soccorso con tutte le sue statistiche e con ogni sorta di di materiali e l’ausilio di molte scienze come la fisica, la chimica e altre, apparentemente lontane da quella del costruire la fisiologia, la psicologia. (...)L’architettura moderna ha intuito molte soluzioni, che gli igienisti, i sociologi, gli economisti, i politici hanno ribadito(..) Occorrono tuttavia tempestive riforme sociali e innanzitutto una revisione spregiudicata dell’istituto della proprietà. Molti vincoli di essa inceppano le nostre azioni. Noi chiediamo ai ricchi di capire le nuove esigenze che sono di poter dare casa a tutti o -come meglio diceva Giangio Banfi accentuando il senso individuale –“una casa a ciascuno”. (…) il problema della casa sta al centro della politica. Tutti debbono occuparsene, come del pane” (18).

L’emblema di queste problematiche per l’Italia si esprime nella fervida attività dell’ INA casa (19) che, con la previsione di due piani settennali di incremento del patrimonio abitativo, del 1949-56 e del 1956-63, diventa l’istituto protagonista delle realizzazioni in campo di edilizia residenziale pubblica.

Prendendo avvio da una legge nata in realtà per incrementare l’occupazione, la realizzazione di case popolari da parte dell’INA casa rappresenta il massimo sforzo compiuto dallo Stato nella risposta all’emergenza casa, in grado di coniugare sia i meccanismi di progettazione a garanzia della qualità dei modelli urbani e abitativi delle nuove case sia i meccanismi di fi nanziamento, affidati a un fondo costituito dai contributi dei lavoratori, dei datori di lavoro e da contributi statali e alla messa in atto di una serie di meccanismi fiscali volti a favorire l’edilizia abitativa. In questo periodo la rivista “Casabella-continuità” concentra la sua attenzione sul territorio: il quartiere popolare assume valore in quanto capace di ricostruire la città tentando così di affrontare il problema delle periferie; con la gestione del Piano Ina-Casa, si afferma, anche in contraddizione con l’espansione intensiva prevista dal piano, un modello di urbanistica estensiva caratterizzata da quartieri con bassa densità abitativa e alta dotazione di verde e servizi.

I programmi di edilizia economica e popolare della seconda metà degli anni ‘60 sono inseriti in un diverso quadro normativo da cui hanno origine gli interventi su grande scala, realizzati fino alla metà degli anni‘80. Ultimati o concepiti a cavallo tra il 1968 e i primi anni Settanta, il Biscione a Genova, il Gallaratese a Milano, le Vele a Napoli, Rozzol Melara a Trieste, lo Zen a Palermo, il Corviale a Roma sono testimonianza di una stagione in cui la cultura architettonica

18 Ernesto N.Rogers “Una casa a ciascuno” il Politecnico n.4 Einaudi Milano 20 ott 1945; in Area n.61 marzo / aprile 2002; “edifici per abitare”.

19 Per INA-Casa si intende il piano di intervento dello stato per realizzare edilizia pubblica su tutto il territorio italiano nell’immediato secondo dopoguerra, con i fondi gestiti da un’apposita organizzazione presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.Con la legge 28 febbraio 1949, n. 43 il Parlamento approvò il “Progetto di legge per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori” spesso denominato “Piano Fanfani”.

ABITARE IN ITALIA 12

internazionale guarda col massimo interesse gli esperimenti di costruzione di un nuovo spazio sociale intrapresi in Italia.

Negli ultimi 20 anni il tema dell’alloggio collettivo sembrava aver perso quella spinta conoscitiva e sperimentale che aveva caratterizzato i decenni precedenti, ma oggi il tema della casa è ritornato attuale: i frequenti episodi collegati all’abitare difficile hanno riproposto i problemi della casa, della periferia e delle sacche di degrado in cui si concentra la povertà, stimolando l’impegno per garantire un alloggio dignitoso ai cittadini in difficoltà. Paradossalmente si è verificata un’assenza di apporti di ricerca tecnica da parte di architetti e degli ingegneri, che ha come conseguenza un’obsolescenza tecnica e una rigidità progettuale che portano ad ottenere abitazioni inadatte ai bisogni della gente, e di costo sempre più inaccessibile. In Italia in particolare il settore delle costruzioni è portatore di una produzione di tipo artigianale che orienta il prodotto casa verso soluzioni costose e quindi poco adatte a rispondere al

figure 5-6-7 Da destra: Corviale (Mario Fiorentino Roma 1972), fonte: http://alegalli.files.wordpress. com/2010/03/monster-roma2.jpg due immagini tratte dalla mostra “Casa per tutti” (Triennale di Milano 2008); Anna Rita Emili (altro_studio), Casa gonfiabile, Roma 2001; Steven holl Linked Hybrid, Pechino; fonte: aquilialberg.nova100.ilsole24ore.com

bisogno dell’abitare di tutti.

Ed ecco che ancora una volta la Triennale di Milano si occupa del tema della casa con una mostra, “Casa per tutti” (Milano, Triennale 23 maggio - 14 settembre 2008), per stimolare la riflessione e presentare soluzioni per l’ abitare temporaneo, dalle case d’emergenza alle case autoprodotte, a quelle per utenti speciali (case per studenti, case per ragazze, case per nomadi, case per operai, la casa-abito, etc,). La mostra si vuole esplicitamente ricollegare alla tradizione iniziata dalla V Triennale del 1933 alla luce della cultura contemporanea dell’abitare, chiudendo così un cerchio che ha visto la casa come questione protagonista del XX secolo sulla scena nazionale.

13 ABITARE IN ITALIA

1.3 Housing sociale in Italia

La complessità del settore del social housing, o housing sociale, come viene nominato in Italia, inizia dalla sua definizione: nei vari paesi europei ne vengono adottate diverse, a seconda delle fasce sociali considerate rilevanti, dei criteri di assegnazione degli alloggi e del grado di integrazione dei servizi abitativi con quelli sociali.

In Italia l’housing sociale non ha definizione giuridica; la sola definizione esistente è quella di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), che fa prevalentemente riferimento all’intervento diretto del settore pubblico nel comparto abitativo (che incide per circa il 5% dell’offerta residenziale); l’housing sociale interseca quindi l’ERP, ma mantiene un approccio più flessibile e orientato ai progetti, più esteso rispetto a target sociali, operatori coinvolti, canoni applicabili nonché alla progettazione dei servizi e delle comunità.

Una prima definizione presa dal CECODHAS(20) è:

“Alloggi e servizi, con forte connotazione sociale, per coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato (per ragioni economiche o per assenza di un’offerta adeguata), cercando di rafforzare la loro condizione” Dunque per Social Housing, o “Abitare Sociale” si intende un insieme di alloggi e servizi finalizzati a contribuire a risolvere il problema abitativo, ponendo particolare attenzione alle situazioni di svantaggio economico e/o sociale, collaborando con il terzo settore e con la pubblica amministrazione.

L’alloggio è fornito tramite un sussidio di assistenza che permette l’occupazione di un area altrimenti inaccessibile, per motivi di reddito, all’occupante. Tra le molteplicità di risposte offerte dall’housing sociale vi sono l’affitto calmierato (21), l’acquisto della casa mediante l’auto-costruzione e le agevolazioni finanziarie, soluzioni integrate per le diverse tipologie di bisogni, come ad esempio le giovani coppie e i pensionati.

La necessità di alloggi affittabili a prezzi moderati riguarda due principali categorie di nuclei famigliari: quelli che non hanno una casa o che avranno bisogno di un’abitazione prossimamente ma non possono permettersi un affitto a prezzi di mercato, e coloro che ora hanno un appartamento ma che stanno affrontando difficoltà sempre maggiori per pagare le rate del mutuo o perché non riescono a far fronte ai costi d’uso e mantenimento.

Il target sociale è molto ampio, possiamo citare tra gli altri persone anziane, immigrati, giovani che vogliono uscire dalla casa dei genitori, giovani coppie, lavoratori italiani e stranieri in mobilità, studenti fuori sede, single e separati, ragazze madri, ex carcerati, nuove fasce sociali a rischio, portatori di handicap,..

Il progetto architettonico Da un punto di vista architettoinico, Social housing significa “architettura sociale”, un’architettura costituita da densità abitativa considerevole e a costi contenuti, la sfida per l’architettura dei grandi numeri.

Il rischio di realizzare manufatti di bassa qualità è molto alto: l’obiettivo morale dei progettisti deve essere una specifica attenzione alla qualità dell’abitare ma anche ai servizi, che sempre più spesso si accompagnano al bisogno abitativo, e contribiscono a migliorare la qualità della vita e facilitano l’inserimento in una comunità locale e in un territorio.

Oltre al mix funzionale, il mix sociale è fondamentale per evitare la ghettizzazione delle unità, quindi il progetto deve favorire una composizione del vicinato eterogenea e bilanciata in cui fasce del disagio e le diversità siano presenti e tutelate; l’obiettivo è facilitare l’inclusione di soggetti svantaggiati rafforzando l’identità della comunità.

In un intervento di Housing sociale la progettazione architettonica è un progetto gestionale integrato, un processo articolato che si estende alla gestione degli alloggi e al presidio della vita della comunità e dei suoi servizi; un processo

20 CECODHAS (Comite Europeen de Coordination de l’Habitat Social) è un’organizzazione internazionale non profit fondata nel 1988 su iniziativa di alcune cooperative italiane,francesi e tedesche; successivamente la composizione di base si è modificata accogliendo organismi provenienti dal settore pubblico e privato senza scopo di lucro. La mission consiste nel promuovere l’abitazione sociale a livello europeo e nel rappresentare un collegamento tra i suoi membri per migliorare l’efficacia della loro azione, sia da un punto di vista tecnico che sociale.

21 Affitto calmierato significa un canone che non superi il 25-30% dello stipendio. Il Social Housing riguarda quindi esclusivamente case in affitto permanente (e non in acquisto, sia esso in edilizia libera o tramite cooperativa), che per esempio renda possibile abitare in un bilocale a una giovane coppia con un canone d’affitto attorno ai 500 € al mese.

ABITARE IN ITALIA 14

figura 8 Mostra L’Italia cerca casa, vista dell’allestimento fonte:Garofalo F. (2008) L’Italia cerca casa. Milano: Electa

di sviluppo dei contenuti che mette a sistema le singole parti del progetto la normativa (L.Emanueli, La casa essenziale), riflessioni sull’abitare come (spazio privato, spazio pubblico, servizi, gestione futura ecc) e coordina le campo di stili di vita nuovi e conflittuali (A.Branzi, Casa madre, modello di dimensioni economico-finanziaria, gestionale, sociale, architettonica ed co-housing integrale). ambientale all’interno di un disegno complessivo.

Al momento attuale la questione delle abitazioni sociali è sempre un tema Mostre e fiere importante, tanto che alla fiera del Real Estate (EIRE, Milano 2010) è stata L’architettura è tornata recentemente, con una serie di mostre, ricerche, indetta la prima Social housing exhibition (23). In questo caso il tema è iniziative pubbliche e concorsi, a occuparsi di Social housing, mettendo ancora presentato in modo molto più pragmatico; l’asse si è spostato dall’utopia alla una volta sotto i riflettori dell’opinione pubblica la questione dell’abitazione sperimentazione e alla concretezza della realizzazione. collettiva.

L ’industrializzazione e la serialità sono i temi guida di tutti i progetti presentati, Il Padiglione italiano dell’ XI Mostra Internazionale di Architettura della unitamente alla rapidità di costruzione attraverso l’uso di prefabbricazione ed Biennale di Venezia (settembre - novembre 2008) lancia un’appello: l’Italia assemblaggio a secco; da 6 mesi ad 1 anno è possibile realizzare residenze cerca casa! di Housing sociale di elevato livello architettonico, strutturale e tecnologico (ad L’abitare è trattato come una sfida architettonica; propone una rilettura esempio Casette Map di PHP Rubner Objektbau all’Aquila; realizzazione: 36 dell’approccio degli architetti italiani al tema della casa collettiva rifiutando giorni; costo di costruzione: 733 €/mq). l’approccio tradizionale ed andando alla ricerca di occasioni nuove per il Anche sostenibilità ed efficienza energetica sono temi importanti e si progetto dell’abitazione. traducono nell’uso di materiali tradizionali, quali il legno ( ad esempio SMS – I progetti toccano vari temi che riassumono le tendenze in atto relative alle Social Main Street di Urbam e Dante O. Benini & Partners, torre realizzata con riflessioni sull’abitare contemporaneo: progetti legati al riuso ed al tema della una tecnologia costruttiva innovativa, un mix di cemento e legno strutturale), sostenibilità (Mario Cucinella, Housing evolution e la casa da 100K€), temi o materiali polimerici. che riguardano l’ intervento intelligente sull’esistente e la riqualificazione del Per la prima volta notiamo in alcuni progetti anche un’attenzione agli interni, contesto (IaN+, Riabitare il centro (22)), progetti che stimolano un dialogo con ai bisogni dell’abitare; la possibilità di espandere gli alloggi (Master Plan i soggetti coinvolti, soprattutto gli immigrati (Marco Navarra-Nowa, Abitare per l’area di via Asseggiano a Mestre, 5+1AA (24)), e l’attenzione verso la straniero), riflessioni sulla necessità di rinnovare l’abitazione e svecchiare flessibilità (Casa del Ben-essere, Paolo Bodega Architettura (25)).

22 trattato nel Capitolo 7: Applicazione - casi studio 23 Fiera EIRE Expo Italia Real Estate, Milano, 8-10 giugno 2010; appare la prima edizione della Social housing exhibition. L’area espositiva dedicata al Social housing vede la partecipazione di studi di progettazione e di architettura, imprese e consorzi. Sono esposti i progetti realizzati, i modelli di social housing e le migliori tecnologie e innovazioni nella costruzione, nei materiali e nell’arredo.

24 trattato nel Capitolo 5: Espansione - casi studio 25 trattato nel Capitolo 3: Trend - un nuovo modo di abitare

2

UTENTI NUOVE CLASSI DEBOLI

17 UTENTI

Abbiamo visto come il tema della domanda abitativa, soprattutto nelle grandi città, sia tornato ad assumere un ruolo fondamentale nello scenario socio-politico del paese. Nell’area milanese il tema dell’emergenza casa è stato sollevato da diverse parti, in particolare da chi sta a contatto con il mondo della cosiddetta “domanda debole” e dell’immigrazione. Nel 2005 il fabbisogno di abitazioni nell’intera provincia di Milano ammontava ad oltre 54 mila unità. Di questa necessità alcune componenti rappresentano una vera e propria emergenza, come testimoniano le 10 mila famiglie prive di alloggio e le 28 mila abitazioni in cui si vive in condizioni di sovraffollamanento o coabitazione. Il forte incremento della popolazione spinge in alto la domanda che nel prossimo decennio porterà alla necessità di offire dalle 100 mila alle 140 mila abitazioni.

L’analisi della domanda è il punto di partenza per una corretta comprensione dei problemi dell’abitare; è pertanto importante partire da un quadro generale del panorama socio-demografico e dalle caratteristiche della domanda per delineare un’offerta di abitazioni articolata in riferimento ai molteplici requisiti

espressi da un utenza sempre più diversificata: il metodo progettuale che non considera le richieste e specificità degli utenti non è più valido al giorno d’oggi, quando i modelli sperimentati e la stabilità del mercato non esistono più; ci troviamo davanti a realtà diversificate e mutevoli, per cui il punto di partenza per la progettazione della casa deve diventare l’utente con i suoi bisogni, sogni, abitudini e stile di vita.

Come conseguenza diretta anche l’alloggio tradizionale non si presta più alle nuove forme di vita familiare e di convivenza, al ciclo di vita della famiglia tradizionale, a nuove relazioni tra abitazione e lavoro, alla crescita di pratiche di cura svolte nella propria abitazione,..

“Non si può rispondere all’emergenza casa con un’unica linea onnicomprensiva è necessario analizzare la segmentazione della domanda e le caratteristiche ed esigenze di ogni componente, cui corrispondono specifiche fasce sociali. Le istituzioni devono mettere a punto politiche mirate differenti per i senza casa, gli immigrati, le fasce deboli, le giovani coppie, gli studenti, i professionisti fuori sede, solo per fare alcuni esempi”(1) .

1 Mezzi P., “Verso un piano di settore della casa per la provincia di Milano” in CRESME-Provincia di Milano (2005) Quaderno del Piano territoriale n.25 - Gli scenari della domanda residenziale nella provincia di Milano 2006-2015.

La “casa popolare” cambia volto. Arriva l’housing sociale Un progetto innnovativo per Milano che prevede un mix abitativo con alloggi a canone o in vendita a prezzo convenzionato. Si preannuncia un intervento innovativo dal punto di vista sociale in materia urbanistica: l’uso dell’Housing Sociale per la prima volta a Milano. Si tratta di un programma sperimentale volto alla costruzione di edilizia che consenta un mix abitativo con alloggi a canone sociale, modrato e convenzionato, oltre alla possibilità di vendita a prezzo convenzionato.

Le case saranno costruite per quelle categorie di cittadini che non sono in grado di sostenere canoni e prezzi correnti nel mercato libero, molto elevati e in continuo aumento, o che hanno esigenze di una residenza temporanea collegata a condizioni di lavoro e di studio. Le nuove costruzioni inoltre consentiranno di trasferire chi già abita in alloggi pubblici di

cui è necessario il recupero edilizio.

Il tutto è inserito in due delibere approvate dalla Giunta comunale. Il provvedimento è rivolto alle giovani coppie sposate, ai nuclei con almeno cinque componenti o con portatori di handicap e ai lavoratori temporanei.

Il progetto prevede la concessione in diritto di superficie della durata di 90 anni di otto aree dove sorgeranno 2700 nuovi alloggi. Di questi il 30% saranno a canone sociale e moderato, il 70% a canone convenzionato.

I primi otto lotti, che rientrano in un programma finanziato per 30 milioni dalla Regione e per 20 dal Comune, coprono una superficie complessiva di oltre 225 mila. Queste aree dove si costruirà sono ubicate in via Idro, via Rizzoli, via Marezzate, Ponte Lambro, via Voltri, via Tre Castelli, via Fratelli Zoia e via Chiesa Rossa.L’intervento verrà attuato attraverso un Fondo

Immobiliare Etico alla cui scadenza sono previsti degli schemi di riscatto da parte degli inquilini. Si procederà pertanto alla realizzazione di tre iniziative di edilizia residenziale sperimentale in locazione, a canone sociale, calmierato e convenzionato, su aree di proprietà comunale site in via Cenni, via Ferrari e Figino per circa 583 appartamenti di circa 70 mq l’uno.‘’Siamo davanti a due tentativi innovativi - ha spiegato l’assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli - per rendere accessibile la casa in affitto, attraverso progetti che garantiscono contemporaneamente il mix funzionale e quello sociale nelle assegnazioni’’.

COMUNE DI MILANO 7 marzo 2008

Pgt, case per altri 500mila abitanti

La mappa della riforma delineata dal nuovo Piano e il rebus fondi (..) Il dibattito ha alzato di tre milioni di metri quadri il verde pubblico. E 35mila abitazioni a basso costo

È la cartolina spedita dalla Milano del 2030. La nuova città modellata dalle regole del Pgt. Una città con 490mila abitanti in più e 24 nuovi quartieri che nasceranno al posto di binari ferroviari abbandonati e caserme: otto milioni di metri quadrati di superficie da reinventare e su cui, come nel caso dello scalo Farini, le case si trasformeranno in grattacieli per lasciare spazio a un Central park. Perché il documento che è uscito da sette mesi di battaglia in aula, è un piano che ha raddoppiato la quantità di verde (da 1 milione e mezzo a 3 milioni di metri quadrati di giardini aggiuntivi) e 35mila case a prezzi accessibili. Una città che non avrà più un solo centro, ma 88 piccoli “distretti” dove a non più di dieci

minuti a piedi dalla propria abitazione si troveranno i servizi necessari: dalla fermata del metrò alla scuola. Una città dei sogni? Forse. Il Pgt traccia ambizioni lasciando irrisolti dubbi: dai soldi pubblici necessari per aumentare i trasporti e i servizi (all’appello mancano almeno 7,7 miliardi), alla capacità del pubblico di trasformarsi davvero in un regista del futuro sviluppo fino al destino del Parco Sud. Il verde e le case low cost. Dopo il voto, il Pgt è diventato un po’ più verde. Adesso, per ogni nuovo quartiere, è specificata la percentuale da riservare a parchi in proporzione alla grandezza: in tutto 3 milioni di metri quadrati in più. Dai 4.126 metri quadrati alla caserma XXIV Maggio al 65

per cento dell’area di Farini. Palazzo Marino, però, fa promesse ambiziose e nel 2030 sogna 22 nuovi parchi grandi come dieci Sempione in più.

Si chiama housing sociale. Tradotto: nuove case per chi non è abbastanza ricco per i prezzi di mercato e non così povero per un alloggio popolare.

Nei quartieri ne sono state previste 25.832 in più. Appartamenti da 75 metri quadrati in media in ogni zona rigenerata: dai 103 di Rogoredo ai 3.400 alla Santa Barbara. Secondo le stime dell’assessore Carlo Masseroli, altre 10mila potrebbero nascere in altre parti della città.

LA REPUBBLICA 14 luglio 2010

UTENTI 18

2.1 La domanda di Social Housing a Milano A Milano vivono, al 31 dicembre 2009, 1.306.561 persone (2). Una buona parte di esse si trova in una situazione di disagio abitativo in quanto la situazione abitativa, che conferma ed accentua i trend presentati dalle analisi statistiche e sociologiche a livello nazionale, è persino più drastica che in Italia: l’alto prezzo degli affitti, la grave carenza di abitazioni a prezzo accessibile, la percentuale di immigrati e di soggetti disagiati evidenziano una serie di criticità nella situazione abitativa milanese.

In particolare, tra i motivi di questa insoddisfazione abitativa, ci sono le esigenze inascoltate di forme di residenza flessibili e temporanee (che portano alla crescente frequenza delle coabitazioni) e la mancanza di risposte all’esigenza di differenziazione della domanda abitativa.

Per ricostruire il quadro del disagio abitativo milanese dobbiamo partire da due fonti: da un l’ato l’osservazione del mercato immobiliare delle locazioni, sempre più caratterizzato da una varietà di domande che premono su un’offerta inadeguata, caratterizzata sia per la presenza di nuovi soggetti sia per le particolari condizioni in cui si trovano ad operare i “vecchi” (più poveri rispetto al passato).

D’altro lato è interessante analizzare le domande presentate ai bandi comunali per l’assegnazione degli alloggi pubblici in modo da avere un panorama sociale di riferimento.

Da chi proviene la domanda di alloggi pubblici?

A dicembre 2009 le domande idonee presenti in graduatoria erano 22.193.

Di queste, 9.750 erano presentate da cittadini italiani, 583 da immigrati provenienti da Paesi della Comunità Europea, 11.860 da extra-comunitari (53,4%). Nella stessa graduatoria, un altro dato significativo riguarda la presenza di single, senza figli né compagni, le cui domande sono 1 su tre del

totale (7.825), e si tratta soprattutto di single di ritorno (divorziati e separati) e di giovani under 35 vittime del mercato del lavoro precario(3) .

Nel corso del 2009, grazie al turn over, si è proceduto a 1.242 nuove assegnazioni (4). Come visto, la domanda di alloggi pubblici nasce da un disagio specifico rispetto alla casa: spesso la famiglia non è in grado di procurasi un alloggio adeguato alle caratteristiche del nucleo (sovraffollamento e coabitazione); oppure la famiglia si trova ad avere costi per la casa insostenibili rispetto alla propria situazione reddituale; infatti in questo momento il problema maggiore riguarda gli sfrattati (1.134 richieste).

I nuclei in graduatoria possono essere classificati in base a vari parametri: _ per numero di componenti. Le persone sole costituiscono il 39% del totale, i nuclei piccoli, da una o due persone, costituiscono i due terzi di tutte le domande idonee. Ciò conferma la tendenza secondo la quale si va profilando, anche nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica, una richiesta di alloggi di taglio medio piccolo. _ per classe d’età del richiedente: in questo caso vediamo che tra le famiglie in graduatoria sono molto più diffuse le famiglie giovani, testimoniando la presenza di una quota di disagio all’interno di un quadro riguardante le persone sole giovani e le famiglie con bambini a Milano. _ per nazionalità. Vediamo la presenza maggioritaria tra i nuclei in graduatoria di famiglie straniere extracomunitarie, che costituiscono il 53,4% del totale, giustificano la sovrarappresentazione delle famiglie giovani e di quelle numerose. _per presenza di soggetti fragili. Quote molto significative delle famiglie in graduatoria vedono la presenza di anziani, disabili, minori. In quasi 1 famiglia su 6 è presente una persona anziana; tra questi nuclei, più del 50% è composto da anziani che vivono soli. Una famiglia su dieci è inoltre caratterizzata dalla

2 Comune di Milano, Popolazione: dati statistici Popolazione residente anno 2009 al 31.12.2009 3 Provincia di Milano, Diap Politecnico di Milano (2007) Per la città abitabile. Scenari, visioni, idee. Progetto strategico “Città di città” - http://www.provincia.milano.it/citta_di_citta/ documenti_pubblicazioni/index.html 4 Comune di Milano (2010) graduatorie ERP, aperto il bando - http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/contentlibrary/ Giornale/Giornale/Tutte+le+notizie/Casa/CASA_bando-ERP

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presenza di una persona con invalidità grave (superiore al 66%).

Notevole è la presenza di famiglie con bambini: osservando le caratteristiche specifiche di questa categoria, si rileva come quote ampie delle famiglie in graduatoria siano caratterizzate dalla presenza di più figli (un nucleo su cinque) o di figli molto piccoli (un nucleo su sei). Particolarmente rilevante è il dato sulle persone sole con minori: una famiglia in graduatoria su sei è un nucleo monogenitoriale con bambini.

Alla luce di ciò, ed integrando le informazioni con gli articoli di cronaca, i documenti del comune di Milano circa le politiche sociali ed i dati statistici è possibile individuare delle categorie che saranno prese come base di partenza della progettazione:

ANDE IN GRADUATORIA ERP

giovani coppie, famiglie di immigrati, studenti, lavoratori fuori sede, anziani, nuclei monogenitori, portatori di handicap, giovani padri divorziati, single.

L’eterogeneità dell’utenza e le necessità abitative particolari di ciascun tipo di nucleo, fanno prendere coscienza della necessità di trasformare i criteri di progettazione degli alloggi sociali, sia in termini di tipologie, di tagli, di relazione tra spazi pubblici e privati,..

Di seguito è presentato il panorama socio demografico della composizione della società milanese, con evidenziate le categorie soggette a difficoltà abitative e, dove possibile, le loro necessità abitative.

FONTE:Comune di Milano

grafico 5 Domande in graduatoria ERP - comune di Milano fonte: Comune di Milano >4 persone

> 65anni <35 anni

4 persone

italiani

1 persona

famiglie di nuova formazione

anziani soli o coppia di anziani famiglie con un anziano

44% 3 persone

45-64 anni

2 persone

35-44anni

età (2007)

N° componenti (2007)

immigrati extracomunitari

Nazionalità (2009)

immigrati UE

famiglie con minori

Soggetti fragili (2007)

nucleo con invalidi

Intervista all’Arch. Patrizia Di Girolamo (Servizio Contratti di Quartiere Comune di Milano) 28.05.2010

Qual è il fabbisogno di ERP al momento nel Comune di Milano?

A Milano, oggi, ci sono 16.000 famiglie in lista d’attesa per una casa popolare.

Quali sono i problemi principali nell’assegnazione degli alloggi?

Il mix sociale dell’assegnazione è importante: se ho 10 famiglie sane ed una malata, questa viene aiutata, viceversa viene trascinata alla deriva. Perciò le famiglie sane non vogliono andare ad abitare in certi quartieri, dove il degenero è elevato. Ad esempio abbiamo 350 alloggi disponibili non assegnati perchè i quartieri sono degradati.

Inoltre il problema della casa popolare riguarda gli standard spazio/unità. Ad esempio, a Ponte Lambro ci sono standard abitativi molto alti: 88/95mq perché pensati per un’utenza standard di famiglie numerose.

Oggi queste dimensioni non sono più adatte agli utenti, abbiamo sovradimensionamento e sottoutilizzo da un lato, e l’impossibilità di creare il mix sociale perché non c’è varietà dei tagli degli alloggi.

L’obiettivo principale degli interventi è il frazionamento, per cercare di differenziare l’utenza.

Quale può essere un approccio valido al problema?

E’ necessario attuare un’approccio diverso: un progetto sociale che parte dall’analisi degli attori e che abbia un alto grado di flessibilità, per adattarsi alla domanda.

La domanda varia in tempi velocissimi.

Da un punto di vista dell’assegnazione (ma anche della progettazione) non devo partire dallo spazio e poi decidere a chi darlo, ma parto dal bisogno e dò una risposta in base alle caratteristiche di questo.

Quali sono i gruppi sociali che hanno maggior bisogno di alloggi a basso costo?

-giovani padri divorziati E’ la categoria più problematica in questo momento. Hanno bisogno di alloggi temporanei di supporto, altrimenti perdono il ruolo di genitore perchè non riescono a garantire i servizi necessari ai figli. La maggior parte dorme in macchina perchè altrimenti non riesce a garantire alla famiglia il tenore di vita che aveva precedentemente al divorzio.

- anziani L’ideale per questo gruppo è la creazione di comunità per ridurre i costi sociali di assistenza e cura.

-disabili psichici:

Per questa categoria, purtroppo molto numerosa ed in continuo aumento, è fondamentale la qualità dell’abitare, molto spesso infatti il luogo coincide con la malattia. Anche per questo gruppo è necessaria la creazione di comunità.

-stranieri: La maggioranza degli stranieri che fanno richiesta di ERP sono sudamericani o africani. I cinesi infatti si arrangiano tra di loro e comunque arrivano nel nostro paese con i soldi necessari ad acquistare un’abitazione. Gli strannieri hanno un rapporto con l’alloggio diverso, per loro è normale il sovraffollamento anche perché vivono molto di più lo spazio esterno.

-studenti -forze dell’ordine Sono “lavoratori in mobilità”, soli, senza rete familiare. La loro presenza, temporanea, è positiva.

Quali sono gli interventi di riqualificazione possibili per recuperare alloggi sociali?

- alberghi temporanei per grandi eventi da trasformare in moduli per l’edilizia sociale - riqualificazione-frazionamento alloggi ALER Ma la riqualificazione è in ogni caso un problema.

Perché?

Da un punto di vista dell’intervento, il problema è che gli alloggi vengono rifatti esattamente uguali a prima, cambiando solo le piastrelle del bagno e il colore dei serramenti, ma il layout, che è la parte più problematica ed obsoleta, non viene modificato, resta uguale a prima!

In questo modo, con 20-25mila euro per alloggio (40-45mq) restauro un appartamento. Spendo la stessa cifra facendolo diventare flessibile.

Da un punto di vista gestionale, il problema più grave è l’abusivismo. A ponte Lambro, in via Rilke 6-10 ci sono 117 alloggi, una realtà temporanea diventata permanente. L’edificio è una disperazione, ci sono Disperazione, grandi corridoi devastati da vandalismo e malavita, e gli alloggi abbandonati sono occupati da famiglie abusive che non vogliono andarsene. La ristrutturazione è un dramma.

Inoltre c’è il problema del far spostare le persone per permettere la ristrutturazione, e con gli anziani il problema è serio, perché sono molto legati alla propria abitazione e preoccupati che non possano portare con se i propri mobili.

UTENTI 20

FAMIGLIE

I nuclei piccoli, da una o due persone, costituiscono i 2/3 di tutte le domande idonee; tra le famiglie in graduatoria sono molto più diffuse le famiglie giovani.

La costruzione di un quadro sulla domanda di casa a Milano parte in primo luogo dalla descrizione della popolazione milanese e, in particolare, delle famiglie che vi abitano. La famiglia è l’unità di riferimento per l’analisi della situazione abitativa. Le famiglie nel Comune di Milano sono 687.769 (5).

I dati censuari mostrano che Milano negli ultimi 20 anni ha perso ampie quote di popolazione, ma il numero delle famiglie residenti è aumentato, e ciò è dovuto alla riduzione della dimensione dei nuclei.

Delle 680.085 famiglie (escludendo le persone in convivenza), 340.340 (il 50,1%) sono monocomponente, seguite da 100.423 coppie senza figli (14,8%), 65.722 coppie con un figlio (9,6%), 64.789 nuclei monogenitore con uno o più figli (9,5%) e 62.840 coppie con più figli (9,2%)(6). È’ interessante osservare come all’interno di tale andamento si intersechino però due dinamiche diverse, la prima relativa alla popolazione italiana e la seconda a quella straniera residente a Milano: per le famiglie straniere la tendenza di origini culturali di costituire famiglie numerose è possibile solo nei casi di ricongiungimenti familiari e che vede quindi la presenza di famiglie “complete”; spesso come vedremo gli immigrati sono da soli nella prima fase iniziale della migrazione per cui abbiamo l’impennata delle famiglie composte da un solo componente).

Famiglie anagrafiche residenti nel Comune di Milanografico al 31/12/2009 6 Famiglie anagrafiche residenti nel Comune di milano al 31/12/2009 per tipologie familiari tipologie familiari fonte: ComuneStatistica di Milanoe -S.I.T. Settore statisticaStatistica e S.I.T. FONTE: Fonte: Comune di Milano - Settore - Servizio monogenitore con più figli capofamiglia con altri

altro

monocomponente

monogenitore con figlio

coppia con più figli

coppia con un figlio coppia senza figli

5 Comune di Milano - Settore Statistica e S.I.T., Famiglie anagrafiche residenti nel Comune di Milano al 31/12/2009 6 Ibidem

50,1%

p

21 UTENTI

Matrimoni e divorzi nel comune di Milano

7 Comune di Milano - Settore statistica , Dati statistici sulle giovani coppie.

grafico 7 Matrimoni e divorzi nel comune di Milano fonte: Comune di Milano, Settore statistica

8000 7000

Matrimoni Divorzi

6.756

6000 5000

3.959

4000 3000 2000

2.074 1.380

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

1999

media 1981-1990

1998

1000

1997

single Ma chi sono questi single?

Sono donne e uomini soli, per scelta, o a causa della vedovanza, o a causa delle separazioni e dei divorzi.

Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si è sviluppata una nuova piaga sociale causata dall’aumento esponenziale di separati e divorziati, alcuni dei quali finiscono con il ridursi in miseria dati gli obblighi economici e le spese, e che vanno ad alimentaere gran parte della domanda di alloggi sociali.

A Milano da una media annua tra il 1981 e il 1990 di 6.755 matrimoni e 1.380 divorzi, si è passati nel 2005 a 4.048 matrimoni celebrati e 1.438 divorzi, fino a raggiungere, nel 2007, 3.959 matrimoni e 2.074 divorzi (7); nel caso dei (pochi) marimoni l’età media degli sposi si è progressivamente alzata, raggiungendo i 37,6 anni per gli uomini e i 34,8 per le donne. Tra i matrimoni, l’incremento più significativo si registra in relazione ai matrimoni nei quali lo sposo è cittadino italiano e la sposa straniera.

Mentre nel caso di coppie divorziate o separate senza figli i due tornano ad alimentare il numero dei single, in caso di presenza di figli la situazione famigliare si complica: la madre generalmente ha in affido il figlio (nucleo monogenitore) mentre il padre, dovendo mantenere ex moglie e figlio, si ritrova sul lastrico.

FONTE: Comune di Milano, Settore Statistica

Case Aler? Un posto su due agli stranieri

Più di 11 mila richieste, su 21 mila, presentate da immigrati. Boom di domande di single e giovani MILANO - Vincono gli stranieri, ancora una volta. E i single: tanti, tantissimi. Caccia alla casa po­polare, nella Milano che nel giro di vent’anni vuole avere trecentomila abitanti in più. L’ultima graduatoria si è chiusa da poche settimane. E i dati raccontano di una fame di case impossibile da soddisfare. Più di ventiseimila, in totale, le domande arrivate. Ridotte, dopo la prima scrematura, a ventunomila, il numero di richieste considerate «idonee», con tutti i requisiti in regola. Tra queste, oltre la metà proviene da cittadini stranieri, extracomunitari in grandissima parte (11.009). Nell’affannosa ricerca di un alloggio a canone moderato, gli italiani però «tengono», per niente rassegnati di fronte allo squilibrio tra

una domanda diventata nel corso degli anni oceanica e un’offerta stabilmente cronica. Famiglie e non solo.

Perché il dato forse più sorprendente è quello relativo alla voce single. Più d’una domanda su tre (7.825), tra le ventimila valide arrivate negli uffici del Comune, porta la firma proprio di una persona senza moglie (o marito) né figli a carico. (...)

Quello dei single in cerca di casa popolare «è un piccolo esercito fatto soprattutto di uomini divorziati, che con gli alimenti da passare alla moglie si sono trovati da un giorno con l’altro in condizio ne di semi-indigenza», racconta Loris Zaffra, il presiden te di Aler. Poi c’è il fattore crisi. Che picchia duro (anche) su chi non ha un lavoro stabile. I giovani, tanto per

cominciare. 4.500 domande portano la firma di under 35. I redditi, infine.

Il 90% delle richieste si concentra nelle due fasce Isee più basse, quelle stabilmente al di sotto dei 14mila euro annui. «Come si vede è un sistema che esclude alla radice le famiglie con due redditi medio-bassi da lavoro dipendente», osserva Carmela Rozza, consigliera comunale del Pd: «Si tratta allora di rivedere tutto il meccanismo di assegnazione per non tagliare fuori in partenza le famiglie di lavoratori. Puntare sul l’housing sociale, per esempio, ma con una vera regolamentazione dei criteri d’accesso.

IL CORRIERE DELLA SERA 30 novembre 2009

Milano, i single sorpassano le famiglie.

Dati Istat,Milano è la capitale dei single.

MILANO - «Benvenuti a Milano, città dei single». (..) Oggi anche Milano ha un suo primato. Quello di metropoli in cui il paradosso delle famiglie con un solo componente è diventato la norma. Negli ultimi mesi del 2009 i nuclei creati da una persona sola hanno superato quelli con due o più individui.

Per la precisione: su 687.401 famiglie presenti in città, 347.651 hanno un unico nome sul campanello. Il 50,6 per cento. Il sorpasso è avvenuto negli ultimi mesi. (..) «Milano è la città dei single per definizione - dice il sociologo Enrico Finzi. Il capoluogo lombardo catalizza le energie e le risorse migliori del Paese. Sotto la Madonnina si trasferiscono a caccia di lavoro i giovani più imprenditori e preparati del Sud - continua il presidente di Astra Demoskopea (...) Poi ci sono le vedove. Perché i single anziani sono tanti e in stragrande maggioranza donne: le signore han-

Milano è sempre di più la capitale dei single. E le famiglie sembrano ormai in via d’estinzione. Lo certificano i freschissimi dati sulla popolazione italiana diffusi ieri dall’Istituto di statistica italiano con il bilancio demografico del 2009. La prima realtà che emerge è che il capoluogo lombardo è uno dei pochi in cui la popolazione aumenta, del 9,1 per cento. (..) l’aumento complessivo della popolazione è determinato soprattutto dai flussi migratori (...); la famiglia «tradizionale» - quella formata da padre, madre e bambini, o anche solo da una coppia di coniugi - è sempre più in crisi, e rappresenta ormai un modello di convivenza minoritario. (...) il rapporto fra questi due dati - popolazione e nuclei familiari - dà come risultato 1,91 componenti per nuclei famigliare. E certifica che il nucleo familiare milanese in media non arrivano neanche più a due persone. Essendo una media, e in-

Sono il 50,6 per cento. In crescita anche nel resto d’Italia.

L’identikit: giovani, divorziati, anziani che restano soli

no una maggiore aspettativa di vita.

Terzo fattore: la costante crescita di separati e divorziati». A sentire i tecnici dell’anagrafe milanese, di «fattore single» ce ne sarebbe anche un quarto. Legato all’immigrazione. (..)

«Milano è piena di single che guadagnano mille euro al mese ma devono pagare dai 700 ai 900 euro per un monolocale. Infermieri, tranvieri. Gente che fa funzionare la città. Per non parlare di chi precipita nell’indigenza dopo una separazione.

Eppure questa gente sembra invisibile. Per questo abbiamo presentato emendamenti al Pgt perché si tenga conto anche dei single. Il Comune non può liquidare il problema con qualche posto letto in più nei dormitori pubblici. E anche la politica nazionale deve porsi il problema». (…)

IL CORRIERE DELLA SERA 13 gennaio 2010

Famiglie con bambini in via d’estinzione

globando le molte famiglie con uno o più figli - nuclei dunque da tre-quattro persone - il dato dà l’idea dell’esercito di persone sole che vive in città. (..)

C’è poi il dato sociologico più evidente, più visibile, che è quello dei single giovani. Magari sentimentalmente legati - fidanzati per esempio - ma comunque intenzionati a mantenere la propria autonomia abitativa.

E la città di Milano, città di grandi opportunità lavorative, ma non sempre stabili, disegna un quadro sociale di persone che spesso si dedicano al lavoro trascurando i legami affettivi stabili. (..)

IL GIORNALE 08 giugno 2010

UTENTI 22

Nuclei monogenitore (8) E’ particolarmente rilevante la domanda abitativa esplicita rivolta al Comune da parte di persone sole con minori: queste costituiscono uno specifico target, che può essere attualmente considerato come una delle categorie particolarmente vulnerabili a Milano; ciò fa emergere una prevedibile e particolare necessità di servizi integrativi all’abitare, ad esempio di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura. Le famiglie monogenitore costituiscono da qualche anno un fenomeno emergente nella società italiana, eppure sono sempre esistite, basta pensare ai vedovi, alle ragazze madri oppure alle mogli degli emigrati.

Nella provincia di Milano i nuclei monogenitore rappresentano l’8,5% del totale delle famiglie (9) e sono un fenomeno in crescita. A costituire la maggioranza dei nuclei monogenitore in tutto il mondo in passato erano le vedove e i vedovi, ma, data la tendenza di questi ultimi a risposarsi, la loro permanenza nel gruppo era temporanea, così come per le madri sole nubili.

L’aumento della speranza di vita e dell’instabilità matrimoniale hanno portato a cambiamenti radicali nella composizione delle famiglie monogenitore, ed oggi sempre maggiore è il peso delle separazioni e dei divorzi e della presenza di figli piccoli. Nella maggior parte dei casi si tratta di I madri sole, ancora in età da lavoro, con figli adolescenti/ragazzi; o giovani madri sole con bimbi piccoli o molto piccoli; in diversi casi si rileva che il nucleo vive presso i genitori della madre, per cui la domanda di alloggio ERP è interpretabile come ricerca di una possibilità di autonomia dalla famiglia di origine.

La maggior parte di queste donne è occupata (spesso part-time), sia per il maggior carico familiare che grava sulle spalle delle donne in coppia con figli, sia per la maggiore necessità da parte delle madri sole di avere un reddito da lavoro adeguato. I lavori più comuni sono impiegata, quadro o operaia.

La situazione economica delle madri sole è particolarmente critica. Circa la metà ha risorse scarse o insufficienti, spesso l’abitazione in cui vivono è “troppo piccola” ed in affitto e denuncia spese per l’abitazione troppo alte.

8 ISTAT 5 luglio 2005, Profili e organizzazione dei tempi di vita delle madri sole in Italia 9 Censimento 2001, Popolazione residente e abitazioni nelle province italiane. Milano.

23 UTENTI

Padri senza figli I separati e divorziati sono i nuovi poveri, persone che versano in gravi condizioni economiche a seguito del distaccamento dal nucleo familiare.

Nell’80% dei casi si tratta di padri separati, che devono mantenere moglie e figli senza avere più risorse per sopravvivere: si separano, perdono il lavoro, devono trovarsi una nuova casa, devono pagare un mutuo (quello della vecchia casa), versare un assegno, pagare un affitto (per la nuova abitazione), e spesso non possono vedere i figli. Le categorie di lavoratori più colpite sono soprrattutto operai, impiegati ed insegnanti.

I papà separati o divorziati che hanno bisogno di aiuto a Milano sono circa 50.000 secondo la stima dell’Associazione matrimonialisti italiani. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500 mila) sono tornati ad essere ospiti delle loro famiglie d’origine.

Un altro trend che riguarda questa categoria riguarda i matrimoni: aumentano i secondi matrimoni tra divorziati (da 182 nel 2005 a 279 nel 2007).

Casa d’accoglienza per padri divorziati A Rho i Frati Oblati offrono 15 letti Rho (MI) - Una casa per accogliere i padri separati, che il fallimento del matrimonio ha fatto precipitare sotto la soglia di povertà. È il progetto promosso dalla Provincia di Milano, in collaborazione con il Collegio dei Padri Oblati Missionari di Rho (Milano), che a partire da maggio metteranno a disposizione 15 stanze in cui i papà separati potranno restare per un periodo di 8-12 mesi, pagando un canone mensile calmierato di

200 euro. (…) Oltre ad una soluzione residenziale, ai padri separati verrà offerto sostegno psicologico e un percorso che punta al recupero della loro genitorialità. (…) “È un inizio, un tentativo di risolvere un problema che dura da 30 anni” ha detto Ernesto Emanuele, presidente nazionale dell’associazione Famiglie Separate Cristiane, cui è stato affidato il coordinamento dell’iniziativa.

“Ogni giorno riceviamo una decina

di richieste d’aiuto di padri che da un giorno all’altro si ritrovano in strada, costretti a dormire in macchina, o ospiti dei genitori, senza alcun spazio per continuare a vivere il proprio rapporto con i figli” racconta Emanuele.

Si tratta per il 70% di “separazioni di fatto” di coppie non legate da vincolo matrimoniale e in cui il capofamiglia ha un reddito mensile attorno ai 1200 euro. (…)

IL GIORNALE, 23 marzo 2010

Più di 50mila nuovi poveri: padri separati

Il Comune: a Milano è emergenza. Nasce la prima «Casa per il papà» in difficoltà Cinquantamila padri che un tempo furono anche mariti. In cerca di un aiuto, di un sostegno, di un appoggio.

In cerca di una casa. La Casa del padre separato. A Milano si farà. In via Calvino, zona Mac Mahon. Un centro da 160 posti letto, con camere singole e doppie. Con la mensa, un piccolo giardino e una biblioteca. Ci sta lavorando la Provincia e ci sta lavorando il consigliere leghista Matteo Salvini, che «strapperà» al progetto centomila euro dal bilancio del Comune. «Ho già pronto l’emendamento», garan-

tisce. Non sarà un dormitorio, qualcosa bisognerà pagare. Cento-centocinquanta euro al mese. Un affitto sociale per una categoria di nuovi poveri. Perché la prima spia si era accesa proprio nei dormitori. In Via Saponaro, al Gratosoglio, dormono in media quattrocento ospiti. La colonia dei padri separati ha messo radici qualche anno fa. Con i prezzi delle case alle stelle e la crisi economica, la colonia si è allargata. «Ora almeno ottanta ospiti appartengono alla categoria», racconta padre Clemente

Moriggi, il francescano che gestisce il centro. Mantengono (ex) moglie e figli, senza più soldi in tasca né tetto sotto cui dormire. «Il pericolo è proprio questo — continua padre Clemente —: che da temporanei diventino clochard fissi. Perché un padre separato, in difficoltà prima affettiva e poi pure economica, corre il rischio più grande: perdere fiducia nella vita». (…)

IL CORRIERE DELLA SERA 18 gennaio 2010

Milano - Studenti in città, l’affitto in nero è la regola Il numero totale degli studenti iscritti a Milano è di circa 200.000 unità annue, pari al 15% del totale della popolazione residente nel 2007. Sempre nel 2007, 8.000 stranieri sono venuti a Milano per corsi universitari, seminari di alta formazione o tirocini in azienda. La stima degli studenti fuorisede è di 15.000 unità l’anno (fonte bilancio sociale Istituto per il diritto allo studio Universitario - ultimi dati disponibili).

Secondo dati MIUR (ministero Istruzione Università Ricerca) circa gli iscritti 2009/10, a Milano operano 8 università: Università degli Studi con 51.000 iscritti, Università degli Studi di Milano-Bicocca con 25.816, Politecnico con 29.715, Università Commerciale “Luigi Bocconi” con 12.000, Università Cattolica del Sacro

Cuore con 23.268, Libera Università di lingue e comunicazione Iulm con 3.408, Libera Università “Vita Salute S. Raffaele con 1.884, più gli studenti dell’Università Telematicatica Internazionale - UNITEL, per un totale di 147.091 iscritti, di cui 6.600 stranieri. A questi si aggiungano diversi Istituti di alta formazione, tra i quali l’Accademia di Brera, il NABA, lo IED e l’istituto Marangoni. (...) In Italia circa il 30% di studenti universitari decide di trasferirsi per studiare fuori sede. Gli alloggi pubblici per studenti fuori sede coprono a malapena il 2% degli iscritti, meno del 10% del fabbisogno reale (...)

Cercare nel mercato degli affitti privati è la strada della maggior parte degli studenti fuori sede. Molti di questi

studenti subiscono le conseguenze della mancanza di un’adeguata conoscenza del mercato privato degli affitti e della scarsità dei controlli su di esso. (...)

La situazione derivante da questo stato di cose è la non applicazione della legge, con oltre il 95% dei contratti in nero. A questa già drammatica realtà si aggiunge il raddoppio dei prezzi di affitto negli ultimi due-tre anni. In definitiva lo studente è costretto a stipulare un contratto senza alcuna valenza normativa, verbalmente o su un pezzo di carta, la cui sorte è decretata dai “buoni rapporti commerciali” tra le parti.

“Affaritaliani.it” 30 Luglio 2010

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STUDENTI E LAVORATORI IN MOBILITA’ Circa 41.314 (10) persone abitano temporaneamente in città per motivi di studio e lavoro. Sono i cosiddetti “city users”, persone che vivono in due o più luoghi: la città e il comune di origine. La città del lavoro e dello studio è spesso diversa dalla città della residenza ma si sovrappone ad essa.

STUDENTI Negli ultimi dieci anni Milano ha assistito ad una graduale e rimarchevole espansione delle sue Università sia in termini di iscritti che di ampliamento della gamma di corsi di studi offerti. La crescita della popolazione studentesca ha così assunto un carattere rilevante per la vita sociale e culturale della città e gli stessi atenei hanno acquisito un ruolo di primo piano nella riqualificazione urbanistica di Milano.

La presenza in Milano di importanti università (8 in tutto, più istituti privati quali IED e Marangoni) porta sul territorio cittadino un elevato numero di studenti fuori sede che contribuiscono ad aumentare la domanda di abitazioni in locazione: nell’anno 2009/2010 si sono contati un di 147.091 iscritti, di cui 6.600 stranieri (dati MIUR (11)) e la maggior parte degli Atenei prevede una crescente presenza di studenti stranieri, grazie all’attivazione di programmi di scambio internazionali.

Gli studenti fuori sede sono il 30%, vale a dire 44.127; per loro trovare un letto è oggi molto difficile. L’ abitazione riveste un ruolo fondamentale nell’assicurare allo studente uno standard di vita favorevole allo studio. Se è fuori dubbio che gli studenti abitino intensamente lo spazio esterno (università-locali pubblici) non è facile capire in quale misura è una scelta piuttosto che una costrizione l’occupazione di spazi ridotti e sovraffollati.

In generale abitare fuori casa richiede una forte contrazione degli spazi e/o contributi economici da parte della famiglia. I legami familiari, così determinati nelle vicende dell’abitare in Italia subiscono in questo modo una sorta di doppia torsione. Allentati per il venire meno della prossimità abitativa rimangono tuttavia forti dal punto di vista dell’assistenza economica indispensabile per sostenere un affitto. “Abitare da soli è un modo poco diffuso fra gli studenti, soprattutto a causa dell’alto livello degli affitti: per questo motivo, è meno

inconsueto fra gli studenti provenienti da famiglie caratterizzate da status e titoli di studio cui corrispondono i maggiori livelli di reddito”.

Abitazioni La maggior parte degli studenti, data la scarsità di alloggi messi a disposizione dalle università, vive in appartamenti, rivolgendosi perciò al mercato dell’affitto privato. Essi rappresentano, per il proprietario, una tipologia ‘ideale’ di inquilino: non hanno pretese particolari, si accontentano di abitazioni modeste, purché vicine alle sedi universitarie, non hanno esigenze per quanto riguarda la portineria, l’ascensore o altro, e sono disposti a pagare canoni piuttosto alti, spesso in nero, in quanto occupano gli appartamenti con altri coetanei così da rendere accessibile il costo da affrontare. Infine molto raramente creano problemi: non avendo alcun legame con l’abitazione in cui vivono, considerata transitoria, rispettano le condizioni concordate ed il padrone di casa ha la sicurezza di poter disporre della propria abitazione in tempi brevi.

Circa i tre quarti degli studenti che non vivono con la famiglia abitano con altri studenti, condividendo appartamenti. La coabitazione è la soluzione più frequente e spesso, per chi trova lavoro a Milano, ma non guadagna abbastanza per permettersi una casa propria, si protrae anche dopo gli studi.

Condividere un appartemento può dare luogo a diverse tipologie di articolazione interna degli spazi; nei casi migliori si crea un’interessante distribuzione di spazi semiprivati: la camera resta uno spazio di privacy - ma a volte ritorna ad essere uno spazio di relazione - mentre bagno e cucina sono spazi di convivenza. Quando si coabita in 2 o 3 in uno stesso locale la situazione si fa più difficile per cui gran parte della vita si svolge fuori, dato il pochissimo spazio a disposizione. La personalizzazione dello spazio è in molti casi minima, pochissimi oggetti marcano la presenza di chi vi risiede l’abitare si smaterializza fino a diventare temporaneo e leggero. La vita relazionale è tutta esterna: è la città a diventare spazio di relazione, si coabita anche all’esterno.

La maggior parte degli studenti fuori sede si vede costretto a rivolgersi al mercato privato degli alloggi in affitto. I posti letto offerti agli studenti meritevoli dal CIDiS (12) a Milano sono circa 1.444 nei vari collegi universitari ed in

10 S.I.Ce Censimento 2001, Popolazione temporaneamente dimorante per motivo e origine dello spostamento 11 Affaritaliani.it (30 Luglio 2010) Milano/ Studenti in città, l’affitto in nero è la regola http://www.affaritaliani.it/milano/milano_studenti_in_citta_affitto260710.html 12 CiDIS Consorzio pubblico Interuniversitario per la gestione degli interventi per il Diritto allo Studio universitario

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figura 9 Residenze universitarie e principali aree di concentrazione abitativa di studenti e localizzazione dei centri universitari, accademie ed istituti di ricerca fonte: Multiplicity.Lab (a cura di) (2007) Milano. Cronache dellâ&#x20AC;&#x2122;abitare Milano: Bruno Mondadori

1 Clinica Psichiatrica Universitaria 2 Uni Bicocca 3 Politecnico di Milano Bovisa 4 S.Raffaele 5 Politecnico di Milano 6 Uni statale 7 Uni Cattolica 8 Uni Bocconi 9 IED 10 IULM 11 Naba 12 IEO Residenze universitarie Areali con presenza di abitazioni per studenti

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appartamenti ALER. Gli alloggi universitari messi a disposizione degli studenti dalle Università offrono circa 1.255 posti letto, coprendo solo il 2,8% della domanda degli studenti fuori sede. Le Università milanesi sono consapevoli del sotto dimensionamento delle strutture offerte in rapporto agli studenti iscritti e prevedono perciò interventi finalizzati alla predisposizione di nuovi alloggi, realizzabili con il concorso dei finanziamenti statali previsti dalla legge 338/2000 (13) che prevede incentivi per la realizzazione di residenze e alloggi per studenti universitari in tutta Italia.

Qua lo spazio dell’abitare è più articolato, nato su modello dei residence e perfezionato. Negli studentati più antichi gli spazi individuali sono camere studio individuali, doppie o triple. Non c’è un’angolo cottura, si mangia ad orari predefiniti, in mensa. L’unico spazio comune oltre alla mensa è la sala di lettura. Le nuove strutture sono invece organizzate in miniappartamenti in cui la situazione è analoga a quella dell’appartamento coabitato: stanze individuali, cucina e bagno condivisi. A fare la differenza è la presenza di spazi comuni, sale di lettura, aule informatizzate, palestre,.. lo studentato può diventare una sorta di microcosmo, un’esperienza felice di cohousing di forme dell’abitare meno ossessionate dalla privacy e più ricche di contenuti relazionali.

Nuovi interventi per gli studenti sono effettuati anche dagli operatori pubblici: l’ALER, in particolare, ha fornito 135 posti letto in 92 appartamenti ALER, e altri 54 in una ventina di sottotetti riqualificati (legge regionale n.13 del 15

luglio 1996 (14) grazie ad un contributo della Regione Lombardia.

Un interessante intervento avviato dall’ALER riguarda la ristrutturazione di stabili da adibire a residenza integrata per anziani e studenti, all’interno delle politiche volte al recupero del suo patrimonio abitativo. Gli obiettivi sono: ringiovanire le aree, aumentare la redditività del patrimonio mediante l’inserimento di tipologie di affitto convenzionato, portare servizi agli anziani nel luogo di residenza, promuovere il contatto e la solidarietà tra generazioni.

Un segmento minoritario del mercato privato dell’abitazione per studenti è costituita dai collegi: a Milano sono stati censiti 43 pensionati privati che riservano in tutto o in parte i propri posti letto a studenti universitari. I posti letto gestiti complessivamente da queste strutture sono 3.200, per una media di circa 74 posti letto ciascuno; quasi tutti i pensionati sono riservati ad utenti di un solo sesso,e gli affitti sono piuttosto alti. Le camere sono singole o doppie, viene spesso offerto il servizio mensa, e sempre l’uso di cucina in comune.

L’ “internazionalizzazione” delle Università, l’ampliamento delle facoltà con la creazione di nuove sedi, la nuova organizzazione dei corsi fanno supporre una sempre maggiore domanda di abitazioni da parte di studenti stranieri e non, domanda che per ora l’offerta abitativa attuale degli atenei milanesi non è in grado di sostenere. Dobbiamo anche modificare la concezione di collegio: in un’ottica internazionale, il collegio diventa parte integrante della vita universitaria, un momento di vita didattica e sociale che accomuna tutti gli studenti dell’Università.

13 La legge 338/2000 “Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari” prevede l’istituzione di un Fondo per il cofinanziamento di alloggi e residenze per studenti universitari.

14 Legge regionale n.13 del 15 luglio 1996 “Recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti”

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Lavoratori in mobilità Stare a Milano per un periodo breve, ma non tanto breve per crearsi uno spazio abitativo, un alloggio che non sia solo il posto dove dormire ma anche un luogo dove vivere: non solo una camera ma anche un appartamento.

Potrebbe essere la domanda abitativa di lavoratori in mobilità (professori, infermieri, poliziotti, artisti) o di persone che per cure o assistenza ai familiari malati devono recarsi in città per qualche mese, o per brevi periodi lungo l’arco dell’anno; nel 2003 si è stimata un esigenza di circa 1100 posti letto per pazienti in day hospital e parenti di degenti soddisfatta solo per 1/3 (15).

A queste esigenze dà una risposta il residence, che per le sue caratteristiche ha un’utenza molto particolare e raccoglie solo una piccola parte di coloro che arrivano a Milano per soggiornarvi temporaneamente.

A Milano il residence compare negli anni ‘50, con edifici destinati ad accogliere giovani lavoratori single, dove gli spazi individuali erano affiancati da ampi spazi comuni.

Il modello attuale del residence è nato successivamente a seguito fondamentalmente della spinta proveniente dal mercato delle abitazioni negli anni Novanta, quando nascono le nuove popolazioni temporanee che abitano a Milano (uomini d’affari operatori di moda e design, ingegneri e manager) per quualche settimana o mese e manifestano una forte esigenza di spazi residenziali ibridi a cavallo tra appartamento e camera d’albergo. In questa

15 Multiplicity.lab (a cura di) (2007) Milano. Cronache dell’abitare, Milano: Bruno Mondadori

seconda fase si stabilizza il modello di residence che ha come modello l’appartamento all’interno di cui vengono offerti i servizi. Si cerca di garantire un alloggio che garantisca tutti i comfort di una casa con una zona giorno ed una zona notte e i servizi tipici di un hotel come la pulizia giornaliera ed il cambio della biancheria. Il residence diventa così uno dei luoghi dell’abitare temporaneo; si distingue dall’albergo per gli spazi più ampi e confortevoli dove si può lavorare, cenare, organizzare party o festini; se da una parte, non permettono agli utenti di personalizzare i luoghi, dall’altra rispecchiano il proprio status.

La quarantina di residence esistenti a Milano comprende abitazioni lussuose e la clientela è generalmente composta di persone con una buona condizione economica, lavoratori (spesso sono le imprese a fornire questi alloggi ai dipendenti, ai quali viene data la possibilità di essere raggiunti dalle mogli o famiglie) imprenditori ed artisti che arrivano a Milano, operatori della moda, modelli e modelle, ma anche anziani che finita la loro carriera si trasferiscono in questi luoghi.

Il residence è un’efficiente offerta per un abitare temporaneo a fianco di alberghi e alloggi a uso foresteria. La tipologia esistente a Milano offre sistemazioni costose e lussuose; sarebbe interessante sviluppare la tipologia low-cost per ospitare le categorie lavorative meno abbienti.

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Immigrati: 10 Nazionalità prevalenti al 31/12/2009

FONTE:Comune di Milano - Settore Sistemi Integrati per i Servizi e Statistica - Servizio Statistica Albania Marocco

Ucraina Filippine

Romania

15%

Sri Lanka

Ecuador Egitto grafico 8 Immigrati:10 nazionalità prevalenti al 31/12/2009 fonte: Comune di Milano, Settore statistica

Perù

Cina

CATEGORIE SPECIALI: All’interno della classificazione per nuclei famigliari dobbiamo tenere conto delle categorie speciali di utenti, categorie disagiate, la cui bassa disponibilità economica impedisce loro di affrontare l’affitto a prezzi di mercato. Il bisogno abitativo di queste categorie “speciali” non segue la normale domanda ma si differenzia e si specializza ulteriormente.

Nel caso di anziani e disabili psichici ad esempio c’è l’esigenza di strutture di supporto, servizi comuni, spazi per l’assistenza infermieristica-sanitaria,..

Nel caso di immigrati dobbiamo tenere conto delle differenze culturali legate all’abitazione e ai diversi periodi del percorso migratorio, che comportano esigenze spaziali ed aggregative differenti. Per studenti e lavoratori in mobilità la domanda è invece temporanea.

Immigrati Si conferma la presenza maggioritaria tra i nuclei in graduatoria di famiglie straniere extracomunitarie, che costituiscono il 52,5% del totale; questo elemento richiede di porre sempre maggiore attenzione ai temi che richiamano i diversi modi, culturalmente determinati, di abitare, i rapporti tra culture diverse e l’integrazione.

Gli immigrati presenti in provincia di Milano sono una realtà in continua crescita. Secondo gli ultimi dati (16) sono circa 199.372 nel Comune di Milano, il 15% della popolazione.

La maggior parte di essi proviene dall’Asia (70.977, di cui circa 31.000 dalle

Filippine, 17.000 dalla Cina e 12.000 dallo Sri Lanka); segue l’Africa (44.456, di cui 25.800 solo dall’Egitto), l’America ( 40.392, di cui 1500 peruviani e 12.884 equadoregni) ed infine Paesi dell’UE (26.589) ed altri europei (16.860).

L’universo degli immigrati si configura ancora come un collettivo abbastanza giovane, caratterizzato da una percentuale molto elevata di soggetti nella classe d’età 30-40 anni. Le comunità insediate da lunga data sono ormai giunte ad un punto di maturazione del loro percorso migratorio: mentre la fase iniziale dell’immigrazione vede come protagonisti persone singole, non accompagnate dalla famiglia ed in giovane età, la successiva integrazione nel tessuto socioeconomico del paese di arrivo rende possibile la ricostituzione del nucleo familiare originario (il 20% dei permessi di soggiorno rilasciati sono per “motivi di famiglia”, i restanti per “motivi di lavoro”) .

Le tipologie famigliari si stanno modificando a seguito della crescente stabilizzazione ed integrazione: la quota di coniugati che vivono distaccati dal coniuge tende a diminuire; di conseguenza, la classica figura di nucleo famigliare formato da genitori e figli coinvolge nel tempo quote sempre più ampie di popolazione (il 46% dei maschi ed il 52% delle femmine).

La maggior parte degli stranieri ha un occupazione regolare, ed il tasso di disoccupazione è sceso dal 22% nel1997 al 9,5% nel 2005. I lavori più diffusi sono: badante, soprattutto per le donne provenienti dall’America Latina, e lavori nella ristorazione ed operai generici; il reddito medio nel 2005: 750 euro.

16 Comune di Milano, Popolazione: dati statistici Popolazione residente anno 2009 al 31.12.2009

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Abitazioni: Il panorama delle popolazioni immigrate dal punto di vista abitativo è molto articolato ed è direttamente legata all’avanzamento del percorso migratorio: da una prima fase di accoglienza, da parte di amici conterranei, o, nel peggiore dei casi, nei centri di prima accoglienza gestiti dal Comune, succede una fase di condivisione dell’abitazione con altre persone, provenienti solitamente dallo stesso paese, al fine di abbassare le spese individuali e risparmiare il più possibile, per poi far giungere la famiglia.

Manca un’offerta di strutture di prima accoglienza, residenze collettive con 2550 posti letto, divisi in stanze per 4-6 persone, dove la durata di permanenza è al massimo di sei mesi, e dove gli ospiti pagano un canone sociale giornaliero.

In questa struttura si dovrebbero trovare anche un centro di servizi sociali, di orientamento ed aiuto nella ricerca dell’alloggio e del lavoro. Sul territorio dovrebbero anche essere presenti strutture di seconda accoglienza, nella forma di strutture collettive (albergo sociale) costituite da stanze per singoli o piccoli gruppi familiari, o nella forma di alloggi immobiliati, dove la permanenza può essere indicativamente da uno a cinque anni, in attesa del reperimento di Prima fase: La prima fase è caratterizzata dall’affitto di un posto letto bassissimo un alloggio ordinario in via definitiva (es. Logotel a Parigi). I servizi di seconda costo e poco impegnativo dove occasioni di socialità estemporanea date accoglienza sono praticamente assenti in città. dalla convivenza con altri immigrati consentano l’accessi al informazioni e suggerimenti su come migliorare la condizione che spesso decide il successo Seconda fase: o il fallimento del progetto migratorio. Oggi queste soluzioni abitative A Milano, la stabilizzazione di notevoli quote della popolazione, e la crescita riguardano le “nuove” migrazioni, persone che non hanno la possibilità di della componente famiglie hanno portato ad una trasformazione della domanda abitativa: la casa diventa più importante e vi è la ricerca di una appoggiarsi aparenti ed amici già inseriti nel contesto.

Assisitiamo, negli ultimi anni, al moltiplicarsi dul territorio milanese dell’offerta sistemazione più ampia e decorosa. di posti letto in appartamenti privati: alloggi temporanei e collettivi,gestiti La tipologia abitativa più diffusa è quella dell’affitto (il 65,8% nel capoluogo); da immigrati spesso connazionali degli ospiti dei posti letto stessi, come i una valutazione della domanda dovrebbe tenere conto di elementi di giudizio Dapu cinesi (17) o i Murghi bengalesi (18). Un’altra modalità frequente di più qualitativi poiché le diverse situazioni richiedono una gamma di soluzioni risolvere il problema abitativo, soprattutto per le donne, è quella di cercare tipologicamente varia: soluzioni occupazionali che contemplano una sistemazione abitativa (badanti, - alloggi di taglio medio-piccolo (2-3 locali più cucina), servizi (bagno autonomo e riscaldamento) di bassa qualità, ma presenti, localizzati nelle vicinanze del domestiche, operai cinesi alloggiati nei laboratori, ecc).

Queste soluzioni estremamente disagevoli vengono accettate solo nella luogo di lavoro, della scuola dei figli, della residenza dei parenti.

- appartamenti sul modello studentesco, con standard inferiori, strutturalmente prima, e più precaria, fase migratoria.

Assistiamo a questi fenomeni per drastica insufficienza sul territorio milanese simile a quella dei giovani studenti e/o lavoratori in mobilità, con stanze da di soluzioni abitative temporanee a basso costo e centri d’accoglienza disposti letto da condividere con connazionali, entro strutture con alcuni servizi/spazi comuni. a dare un tetto anche ad immigrati regolari.

17 Dapu sono i posti letto per alloggiare la nuova immigrazione cinese,appartamenti a 8/10 euro/posto letto adibiti alla locazione del posto letto. Offrono servizi di utilità collettiva, la tenutaria cucina per tutti e garantisce la sicurezza degli averi personali; gli ospiti riducono il costo del proprio posto letto organizzando turni con altri ospiti per usufruire della stessa cuccetta in momenti diversi (hot bedding).

18 Murghi (pollai) sono solai soffitte e piccoli appartamenti in immobili degradati. A Milano sembra esserci la prevalenza di abitazioni condivise da soggetti imparentati o compaesani; la convivenza si impronta come condivisione di spese, spazi e doveri. La coabitazione è in genere limitata al tempo necessario per trovare lavoro in una “ditta” ovvero un’impresa industriale o edile che da anche alloggio.

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La domanda di alloggi in affitto si scontra con difficoltà dovute alla patologica ristrettezza dell’offerta di alloggi in affitto e di bilocali, e la reticenza dei proprietari privati ad affittare ad extracomunitari; il canone “speciale” d’affitto per gli immigrati è superiore del 25% rispetto al canone di libero mercato.

Un segmento di domanda è quello rivolto all’acquisto di un immobile da parte di famiglie immigrate fortemente stabilizzate ed integrate (12% del totale di compravenditenel 2004).

Data l’inaccessibilità del mercato privato, e l’incapacità del sistema pubblico di far fronte alle difficoltà abitative della popolazione immigrata, il privato sociale sta sperimentando nuovi modelli di azione, mediante la costituzione di agenzie sociali per la casa, per costituire e gestire un patrimonio di alloggi da affittare a prezzi contenuti ai ceti più deboli, e rendere accessibile il mercato privato dell’affitto, mobilitando l’offerta e offrendo attività di intermediazione, di garanzia ai proprietari, di integrazione economica intesa a superare gli ostacoli - economici, di informazione, di rifiuto da parte del mercato - incontrati dagli immigrati.

A Milano le due realtà più attive in questo campo sono la Cooperativa DAR e la Fondazione San Carlo.

Anziani La presenza di soggetti fragili (anziani, disabili, minori) caratterizza quote molto significative delle famiglie in graduatoria.

Le persone anziane di oggi non sono sociologicamente e culturalmente quelle di un tempo. Oggi a diventare anziana è la generazione che ha visto il ‘68 e con esso un radicale cambiamento dei costumi e dello stile di vita.

La struttura demografica di Milano è caratterizzata da un notevole processo di invecchiamento della popolazione. Nel comune ci sono 312.403 ultrasessantacinquenni (23,9% della popolazione), di cui più di 40 mila ha più di 85 anni. Il numero di anziani è quasi il doppio rispetto ai ragazzi con meno di quindici anni (indice di vecchiaia (19) pari a 189)(20).

L’abitare in età avanzata presenta notevoli differenze socioanagrafiche (classe sociale, istruzione) nella popolazione anziana; i modi e gli spazi dipendono dalle condizioni di salute e dal grado di autosufficienza.

Il 41% degli anziani vive in coppia, 1/3 vive da solo, le altre persone convivono con un familiare (non coniuge). Le convivenze tra persone senza legami di parentela sono poche (1,8%) a differenza di altri paesi europei. Manca, a Milano ed in Italia, una riflessione politica che porti in primo piano il tema delle tipologie edilizie in rapporto alle età della vita. grafico 9 Popolazione residente nel Comune di Milano al Popolazione residente nel comune di Milano al 31/12/2009 per classi d’età 31/12/2009 per statistica sesso e classi d'età fonte: Comune di Milano, settore

15 anni / 64 anni

< 15 anni

> 64 anni

23,9%

19 Indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione, ES. se l’i.v è 50, ho 50 anziani ogni 100 bambini 20 Comune di milano, Popolazione: dati statistici Popolazione residente anno 2009 per sesso e classi d’età al 31.12.2009

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Il 70% degli anziani vive in una casa di proprietà o di altri parenti e conviventi, a fronte del 28% che vive in una casa in affitto (21). Sono più facilmente in affitto le persone più sole, celibi/nubili, vedovi, separati, divorziati e coloro che hanno una difficile situazione economica.

Il disagio relativo all’abitazione è alto indipendentemente dal tipo di abitazione; le cause di tale disagio sono: - Il degrado abitativo (appartamenti degradati o che richiedono riparaziono).

- le dimensioni dell’abitazione (l’ insoddisfazione aumenta al diminuire della superficie).

- i motivi economici: alti costi di manutenzione e di affitto; a Milano gli anziani spendono il 42,7% del reddito per l’affitto, di conseguenza molti richiedono l’alloggio popolare e molti sono sottoposti a sfratto.

- un bisogno di protezione e sicurezza (il 22,5% di chi abita al piano terra vorrebbe cambiare piano).

- esigenze inespresse: molti anziani hanno un alloggio poco adeguato rispetto alle mutate condizioni familiari e di salute, ma l’anziano vede come priorità il mantenimento delle proprie abitudini e delle proprie condizioni di vita: l’attaccamento alla casa ed agli oggetti che vi sono contenuti, all’ambiente di quartiere ed alle relazioni instauratevi prevale sulla necessità di migliorare le proprie condizioni abitative.

Il disagio dinque non è solo di natura economica; l’anziano, ed in particolare l’anziano che vive solo, ha una esigenza abitativa di qualità: un alloggio adeguato in termini di dimensioni (limitate) e di servizi interni (ascensore, dispositivi di sicurezza e altri optional) ma anche l’esistenza di servizi ed infrastrutture esterne (assistenza sociale e sanitaria, vicinanza di servizi pubblici, presenza di verde e sicurezza sociale) che, importanti per qualsiasi tipologia familiare, diventano indispensabili per questa particolare categoria.

Le soluzioni abitative L’interesse del mercato immobiliare per le particolari esigenze abitative degli anziani è relativamente recente, e nasce in seguito alla presa di coscienza del trend che domina ormai la dinamica demografica in Italia. Le soluzioni abitative disponibili dipendono dalla famiglia di origine e dal grado di autosufficienza dell’anziano.

_ Supporto dei figli Il sostegno a distanza è una modalità di prossimità intergenerazionale tipicamente italiana, secondo cui genitori e figli abitano in case diverse ma vicine. Il sostegno e l’assistenza che i familiari sono in grado di offrire è sufficiente. In molti casi gli anziani ospitano nelle ex stanze dei figli i nipoti, facendo da supporto ai figli che lavorano.

Quando la presenza di un aiuto è necessaria in mondo continuativo ci si trova a compiere scelte più onerose, spesso con movimenti centripeti del nucleo familiare di origine che portano alla convivenza tra anziani e figli. (In Lombardia il 28% degli anziani tra i 65 e 74 e il 41% degli ultraottantenni anni vive con un figlio), con impatti diversi sull’uso dello spazio. Spazi e rapporti vengono vissuti in maniera controversa, ma talvolta anche molto positiva. Le case spesso non si prestano molto all’arrivo di questi ospiti perché pensate per un modello rigido di famiglia. _ Badante fissa o convivenza Si calcola che le colf e le badanti regolarizzate (o in via di regolarizzazione), nella sola città di Milano, siano circa 50.000, tante quanti sono gli anziani da accudire; è una relazione poco costosa, resa possibile dalla presenza di molte donne immigrate alla ricerca di un’occupazione che possa garantire loro un tetto. La convivenza con la badante dura tutta la settimana, e solitamente viene alloggiata nella ex stanza del figlio in solotto o nel vecchio studio.

Un’alternativca è la convivenza con un parente o un amico, o con uno studente (quest’ultima promossa ed incentivata da MeglioMilano). _ Alloggi Aler L’ALER è uno dei soggetti più impegnati in questo campo, in quanto buona parte della propria utenza è rappresentata da nuclei familiari anziani, composti da una o due unità. Nei quartieri ALER la popolazione anziana dai 65 anni in su si attesta attorno al 35% del totale.

Questi quartieri, edificati nei primi decenni del 1900, presentano problematiche di degrado fisico negli aspetti edilizi e tipologici, necessitano di riqualificazione funzionale negli standard abitativi dimensionali non più attuali, e richiedono una maggior accessibilità.

L’Azienda ha programmato una linea di intervento che consiste nel ristrutturare

21 Piattaforma sui servizi per gli anziani nei confronti del Comune di Milano (16 ottobre 2003) I bisogni della popolazione anziana milanese - http://www.cgil.milano.it/categorie/SPI/ PRIMOPIANO/piattaforma_MILANO.htm

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le strutture esistenti, ed adeguarle alle normative più recenti, politica più adeguata rispetto alla costruzione di nuovi alloggi, che avrebbero l’effetto di sradicare la persona dal quartiere in cui ha costruito tutte le proprie relazioni. _ Alloggi protetti Si tratta di piccoli appartamenti per una o più persone, dotati di particolari servizi quali, ad esempio, impianti di allarme collegati con centri di assistenza, e con particolari accorgimenti sia a livello di edificio complessivo, che a livello dei singoli appartamenti (passaggi comuni privi di barriere architettoniche, pavimenti antisdrucciolo, maniglioni alle pareti, bordi dei mobili arrotondati, cucine dove preparare la cena stando seduti) che permettono agli anziani di mantenere una vita autonoma ed indipendente, pur essendo seguiti da strutture o enti privati che assicurano una costante assistenza sia sanitaria che di routine (commissioni, pratiche burocratiche, pulizie, ecc.).

Le tipologie sono variabili: si va da alloggi indipendenti per un solo ospite, ad appartamenti di tre o quattro posti con stanze separate e servizi in comune (cucina e salotto); in genere gli anziani possono arredare gli spazi con mobili e oggetti propri. _ Centri Diurni Integrati Servizi territoriali che garantiscono interventi di tipo socioassistenziale (mensa, lavanderia e bagni assistiti) e sanitario (assistenza nfermieristica, fisioterapia di mantenimento, consulenza geriatrica).

Assicurano agli anziani i servizi indispensabili, senza tuttavia allontanarli dal proprio ambiente. _ Il servizio di Portierato Sociale Presenza nei quartieri a maggiore insediamento popolare, svolgendo una funzione di ascolto, di segnalazione e intervento preventivo per i rischi di grave emarginazione. _ RSA (22) Qando l’anziano non è più autosufficiente, e non è possibile l’assistenza da parte dei figli, o il ricorso ad una badante entrano in campo le in RSA, strutture extraospedaliere finalizzate a fornire accoglimento, prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero a persone anziane non autosufficienti.

Il fabbisogno nel 2001 era di circa 11.000 posti letto per anziani non autosufficienti, mentre l’offerta si aggirava attorno ai soli 5.200 posti. Milano

non riesce ad accogliere nelle strutture cittadine i propri anziani: allo stato attuale, metà di essi è ricoverata a carico comunale in strutture ubicate in provincia, in regione ed anche fuori regione.

Le RSA sono luoghi medicalizzati dove l’assistenza quotidiana e sanitaria sono assicurate ma i tempi e i ritmi di vita ricordano ben poco quelli della casa e bisogna accettare regole e convivenze imposte.

La soluzione su come affrontare il problema abitativo degli anziani è ancora in corso, e deve tenere conto delle varie situazioni caso per caso.

L’Amministrazione milanese sta cercando di promuovere la cultura della domiciliarità, soprattutto per rispondere ad un obiettivo di qualità dei servizi, collegato a un sistema di valori che pone al centro la persona con le sue esigenze fisiche, psichiche e sociali.

Ciò comporta una maggiore permanenza dell’anziano nel suo alloggio e perciò un’attenzione progettuale molto elevata alla qualità della vita di tali soggetti.

Quindi l’offerta di alloggi sociali deve prevedere varie modalità abitative ed offrire diverse tipologie abitative, con vari gradi di assistenza e supporto, ed un’attenzione alla qualità dell’abitare ed anche alla qualità di vicinato attraverso l’attenzione a garantire un certo mix sociale, come soluzioni che fanno leva su reti di sostegno gratuite garantite dal vicinato (ad esempio il servizio “Affidarsi”).

22 RSA, residenze sanitario-assistenziali riuniscono quelle strutture socio-assistenziali note come come “case di riposo” e “strutture protette”, le prime per anziani in condizioni di parziale autosufficienza, le seconde per anziani affetti da gravi deficit.

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2.2 Come vivono la casa gli italiani?

Possiamo distinguere varie modalità di definire un’abitazione in base ai modi di vita: la casa rifugio, la casa vissuta, la casa ospitale, la casa dormitorio, la casa-studio,..

In Italia l’ 83,2% delle famiglie definisce la propria casa come un luogo vissuto e aperto alla convivialità, la propria abitazione è vissuta come il più classico dei focolari domestici, il luogo dove vive la famiglia, dove trovare anche un rifugio dalle fatiche (11,3%) o solo dormire (3,4%) ed eventualmente lavorare (2,1%). La casa-rifugio-studio-lavoro è prerogativa dei single e dei giovani, in cui staccare la spina del quotidiano e prendersi una pausa (COSMIT).

A Milano troviamo soprattutti la casa dormitorio e la casa studio (23).

Gli italiani stanno in casa circa 12-15 ore (incluse le ore di sonno), ma i possibili raggruppamenti sono tre: un 51,5% sta in casa tra le 10 e le 15 ore (i Milanesi risultano essere in questa fascia); un 37,1% trascorre tra le mura domestiche 15 ore e più; i meno casalinghi sono l’ 11,6%, con una permanenza di 8-10 ore al massimo (Tecnoborsa).

Come trascorrono il tempo in casa? (24) Gli italiani vivono la casa da veri tradizionalisti. Ci sono diversi modi di trascorrere il tempo in casa: ben il 52% si occupa della casa e dei suoi abitanti; il 36,4% si dedica agli hobby preferiti; un 5,4% lavora e un 6,4% usa la casa solo per mangiare e dormire.

Per quanto riguarda le stanze, l’ambiente più importante è la cucina (42%), ed il soggiorno (35%). Seguono sala da pranzo (7%), camera da letto(4%) e bagno (1%) (25). In ogni caso i dati variano molto a seconda delle categorie Diversi i dati a seconda dello stato civile: i single frequentano molto la camera da letto e quasi il 20% di loro dichiara di trascorrere in quella stanza la maggior parte del tempo. Fra chi è sposato o comunque ha una convivenza stabile questa percentuale crolla al 7%.

Anche l’età influenza notevolmente il modo di vivere la casa e se chi non ha ancora compiuto i 25 anni si rifugia spesso nella propria camera da letto (28% vs una media del 10% nelle altre fasce d’età), con gli anni ci si sposta in salotto (49% nella fascia fra i 25 e i 40 anni), per poi passare in cucina (42%

fra i 40 e i 60 anni) e nello studio (28.5% per chi ha più di 60 anni).

Ci sono poi differenze legate al sesso e alla provenienza geografica delle persone intervistate.

Le donne stanno a lungo davanti ai fornelli (33% del campione femminile contro il 16% di quello maschile). Gli uomini, invece, passano nello studio il doppio del tempo rispetto alle donne (12% contro 6%) leggendo il giornale o navigando su Internet.

Fondamentale per tutti è il relax, il 35% degli intervistati si riposa guardando la TV (il 38%degli uomini). Le donne si rilassano leggendo oppure ascoltando musica in camera (19,5% delle preferenze); una passione femminile che sembra contagiare anche gli uomini è la cucina, dove il 12,50% gli uomini scelgono di passare il loro tempo.

Se arrivano ospiti li si riceve in salotto (51%), o in cucina (40% del campione over 40) soprattutto al sud.

Interessante è notare come gli italiani arredano le proprie case: salotto e cucina sono oggetto di grande cura nella scelta dei mobili; chi è single dedica la maggiore attenzione nell’arredo della stanza da letto (21% contro il 10% della media nazionale).

Le esigenze legate all’arredo cambiano anche con l’età. Chi è più giovane è più attento alle apparenze mentre chi è più avanti con gli anni cerca nell’arredo soprattutto la funzionalità (Immobiliare.it).

Tra le prerogative di base che caratterizzano la domanda abitativa troviamo al primo posto il desiderio di ampi spazi esterni, cioè terrazzi o giardini privati o, almeno, condominiali (53,4%). Al secondo posto con il 23,8% c’è la richiesta di un posto auto. Al terzo posto si colloca la richiesta di una casa “sportiva” (7,5%) ovvero dotata di spazi per attrezzature pro-fitness, che vanno dalla sauna alla mini-palestra. Infine, c’è un 6,2% che vorrebbe una casa sicura, un condominio centralizzato con portineria, servizi di manutenzione sul posto e dotazioni di sicurezza.

Per quanto concerne gli aspetti che riguardano “la filosofia dell’abitare moderno”, Tecnoborsa ha rilevato che la casa dei desideri deve essere

23 Tratto da http://www.mondocasablog.com/2009/01/27/come-vivono-in-casa-gli-italiani/ - Come vivono in casa gli italiani (27 gennaio 2009) 24 Tratto da http://www.umm.it/?p=746 - Come vivono la casa gli Italiani? (22 gennaio 2010) 25 Makno&Consulting, Ricerca Housing Evolution (2008) Gli stili abitativi e il vissuto soggettivo della casa - http://www.housing-evolution.com/index.html

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figura 10 Anni Sessanta: una famiglia riunita a tavola per il pranzo domenicale (foto: Carla Cerati); fonte: http://www.corriere.it/cultura/ speciali/2009/salone_del_mobile/notizie/ jacchia_focolare_a3e87790-2e8f-11debda5-00144f02aabc.shtml

figura 11 Anni 50, Famiglia in cucina; fonte: Monteys X., Fuertes P., 2001, Casa Collage. Un ensayo sobre la arquitectura de la casa, Barcelona: G.Gili

ecologica per il 26,8% degli intervistati, ergonomica per il 21,5% e cablata per il 7,7% (Tecnoborsa) (26).

Casa e vivibilità (27) Analizzando il tempo passato in casa rispetto alle proprie consuetudini, si scopre che chi staziona meno di 10 ore ha giusto il tempo di mangiare, dormire e rilassarsi un po’; chi trascorre in casa dalle 10 alle 15 ore riesce anche a lavorare o studiare; chi vive pienamente la casa si occupa della stessa e dei propri familiari ed è questa la casa più ospitale; in questo caso le caratteristiche dell’abitazione influiscono molto positivamente anche sulla qualità della vita. il 94,3% degli intervistati dichiara che le caratteristiche dell’ abitazione incidono fortemente sulla propria esistenza. Le famiglie che vivono nelle grandi città prestano grande attenzione nella scelta di una casa, il che porta ad un alto grado di soddisfazione (90% degli abitanti). Il 65,2% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per quanto riguarda la progettazione architettonica e la distribuzione degli spazi interni della propria abitazione.

Il tipo di casa preferita è il trilocale (80 ai 95 mq). Tuttavia nelle città più popolate come Milano e Roma la scelta ricade su bilocali e monolocali (a Milano i monolocali e bilocali insieme raccolgono il 53%della domanda (ufficio Studi Tecnocasa(28)); i primi arrivano fino ai 70mq, i secondi vanno dai 15 ai 30mq (29).

A Milano, città di single, la domanda di i bilocali è in aumento: “Li chiamano «bilocali alla milanese»: salotto con angolo cottura e stanza da letto, nella seconda città d’ Italia è ormai la dimensione del vivere del XXI secolo.

Microspazi in cui bisogna di forza arrangiarsi, dove la metratura massima non supera i 50. E che riflettono anche il cambiamento del tessuto famigliare (specie urbano) del nostro Paese: sono le «case dei single». Per scelta o per necessità” (30) .

26 Tratto da http://www.tecnoborsa.com/IT/page.aspx?tid=233 La casa dei desideri 2005 27 Tratto da http://www.mondocasablog.com/2009/01/27/come-vivono-in-casa-gli-italiani/ - Come vivono in casa gli italiani (27 gennaio 2009) 28 Tratto da http://www.finanzautile.org/casa-gli-italiani-vivono-nei-bilo-trilocali.htm -Casa: gli italiani vivono nei bilo-trilocali (16 febbraio 2009) 29 Tratto da http://www.comprare-casa.net/comprare-casa-scegliere-la-grandezza-dellabitazione/ 30 Corriere della sera, Cruccu M.(20 marzo 2010) Casa-fisarmonica, il nido dei single -http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/20/Casa_fisarmonica_nido_dei_single_co_9_100320054. shtml

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Tav 1-2

ANALYSIS BOOK

2.3 I nostri utenti, le nuove fasce deboli

Analizzati i mutamenti sociali, demografici e culturali in atto, passiamo 2% lavoratori in mobilità 2% primo soccorso all’analisi specifica della nostra utenza.

5% studenti 5%padri divorziati Abbiamo trovato 8 profili-tipo : single, giovane coppia, monogenitore, padre divorziato, famiglia di immigrati, 5% monogenitore anziano solo, lavoratore in mobilità, studenti, padri divorziati e immigrati 10% anziani 20% single giovani appena arrivati nel paese (prima accoglienza/emergenza).

In base ai documenti relativi alla domanda di Edilizia Residenziale Pubblica, 20% coppie giovani ai dati forniti dall’Ufficio Bandi del Comune di Milano ed ai dati analizzati 31% famiglie di immigrati precedentemente relativi alle categorie disagiate possiamo concludere che Le 8 categorie individuate sono portatrici di bisogni molto diversi tra loro, che si la domanda di residenze a prezzi calmierati si divide in: traducono in una richiesta di spazi, layout e servizi profondamente diversa.

54% famiglie di immigrati 30% nuclei monocomponente (single e padri divorziati) Esigenze dimensionali 9% anziani In termini di tagli le tipologie saranno varie: dal monolocale al trilocale, alle 7% altri (coppie giovani e monogenitori) A questi vanno aggiunti appartamenti che il Comune potrebbe decidere di camere comuni con spazi comuni. assegnare a studenti o lavoratori in mobilità (non presenti nei bandi delle Il dimensionamento deve essere fatto tenendo conto delle esigenze di espansione che hanno, per motivi differenti e tempistiche diverse, quasi tutti domande ma che abbiamo visto fare parte dei bisogni della città).

Questi dati possono essere presi come punto di partenza per ipotizzare un i soggetti. Il caso più comune è il giovane nucleo famigliare che si espande dimensionamento ed una distribuzione adeguata degli alloggi; come è facile nel corso degli anni per l’arrivo dei figli, ma dobbiamo tenere conto anche immaginare questi dati devono essere ricalibrati per ottenere il mix sociale del possibile arrivo di un partner nel caso dei nuclei monocomponente. Per desiderato, poiché un’edificio con il 54% di immigrati sarebbe oggetto del i divorziati che il weekend ospitano i figli l’espansione ha caratteristiche tanto temuto fenomeno della ghettizzazione; ad esempio studenti e giovani particolari perché è a breve termine e temporanea. coppie sono gli attori meno problematici e che anzi rappresentano un Stefano Boeri sostiene che “bisogna pensare a case a “geometria variabile”: (..) mobili modulari e pareti mobili. Oppure, in quelle di nuova costruzione, le elemento di equilibrio da inserire tra gli altri gruppi.

Un’ipotesi veritiera di percentuale di assegnazione degli alloggi è la penso in modo da poter aggiungere un locale: (…) dobbiamo garantire un “diritto all’ espansione” (31). seguente:

31 Tratto da http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/20/Casa_fisarmonica_nido_dei_single_co_9_100320054.shtml - Casa-fisarmonica, il nido dei single (20 Marzo 2010)

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Temporaneità Dobbiamo tenere a mente che si tratta di appartamenti in affitto e che il Comune di Milano cerca di favorire il riciclo di questi (non si contempla la metodologia del riscatto degli alloggi) con conseguenze anche sulle esigenze di variazione dei tagli dimensionali negli anni.

La durata di permanenza dei soggetti ha varie tempistiche: la maggior parte degli utenti ha una permanenza di diversi anni; gli studenti stanno qualche anno, almeno uno; i lavoratori in mobilità e gli immigrati appena arrivati nel paese stanno alcuni mesi.

Servizi I bisogni delle varie categorie sono abbastanza speciali, si va dall’assitenza sanitaria per gli anziani, agli aiuti per l’integrazione degli immigrati, sostegno nella cura dei bambini. I servizi comuni potrebbero essere: mensa, lavanderia, sala feste, palestra, orti, sale per studiare o da noleggiare come uffici, asilo,..

Spazi di socializzazione sono fondamentali per tutte le categorie di utenti.

Strategie di aggregazione L’aggregazione degli utenti deve tenere in conto le caratteristiche di ciascun gruppo sociale, e mirare al miglioramento di ciascuno grazie al sostegno spontaneo dei vicini. Sperimentazioni già affettuate vedono studenti e giovani coppie migliorare la situazione degli anziani; le giovani coppie possono anche migliorare le condizioni degli immigrati favorendone l’integrazione. Le famiglie immigrate potrebbero fornire supporto per i loro connazionali appena arrivati nel paese.

I lavoratori in mobilità potrebbero trovare un sostegno nell’integrazione/ compagnia dei single, mentre i divorziati con figli e le famiglie monogenitore potrebbero aiutarsi a vicenda date le esigenze simili.

Single

La casa casa-rifugio, utilizzata per separarsi da lavoro e vita pubblica, è la più diffusa tra i single. Ci sono delle piccole differenze in base alla professione, il lavoratore dipendente concepisce la casa come spazio di riposo e di isolamento, i liberi professionisti si costruiscono una casa-luogo di lavoro e luogo di incontro. L’ideale per questa categoria è la “casa-fisarmonica”: luogo esclusivo o aperto a tutti, a seconda delle necessità. Per l’uomo single, è il soggiorno il locale più curato e di rappresentanza. Per la donna, la camera da letto. In generale la casa del single può essere intesa come “una cucina allargata dove il single mangia, dorme, incontra gli amici, ascolta la musica (..) la zona pranzo non è ben identificata” (32). Importante è anche la zona computer (la comunicazione virtuale è fondamentale per la categoria), una zona palestra per l’home fitness, armadi capienti. L’ideale per questa categoria è un monolocale di 30mq, espandibile: la maggior parte dei single, infatti, soprattutto le donne, considerano la propria condizione come provvisoria.

Giovane coppia (18 - 28 anni).

Possiamo presupporre un uso molto intenso di salotto (l’uomo che guarda la tv) e cucina (la donna che prepara i pasti). L’uso della camera abbiamo visto che diminuisce nel caso delle coppie. Le dimensioni ideali, prescelte dal 47% degli intervistati corrispondono alle misure del bilocale arredato, di 60-80 mq (al Centro-nord) (33).

32 Tratto da http://www.vitadasingle.net/arredare.htm Come arredare la casa da single?

33 Tratto da http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/05/casa-coppie-giovani-immobiliare-it.shtml?uuid=fd7b6b48-3eeb-11de-ba8c-3a0bbabe348d Casa: giovani coppie, solo il 38% acquista, bilocale in cima alle preferenze Casa: giovani coppie, solo il 38% acquista, bilocale in cima alle preferenze (12 maggio 2009)

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Padre divorziato

Lavoratore in mobilità

Monogenitore (madre sola + minore)

Anziano solo

Le esigenze abitative dei padri divorziati sono simili a quelle dei single con in più la necessità di ospitare il figlio durante il fine settimana. Useranno molto la camera da letto e lo studio per leggere e navigare in internet. E’ dunque positivo avere una stanza ibrida, che viene usata come studio/palestra durante la settimana e come camera per il figlio nel weekend. Ideale è un trilocale o bilocale con possibilità di ulteriori suddivisioni.

La maggior parte dei casi le madri sole, ancora in età da lavoro, hanno un figlio minorenne. La maggior parte di queste donne è occupata (spesso part-time), impiegata o operaia. E’ necessaria dunque una serie di servizi integrativi all’abitare come asili nido o servizi per l’infanzia in genere per permettere a questi soggetti di conciliare tempi di lavoro e tempi di cura.L’uso della casa sarà particolarmente intenso, poiché sarà molto usata la cucina ma anche le camere (le donne si rilassano leggendo o ascoltando musica in camera, ed i figli trascorrono la maggior parte del tempo nella loro cameretta dove dormono, giocano, fano i compiti. L’abitazione ideale è un trilocale, con due camere da letto per garantire la privacy di madre e figlio/a.

Studenti (2-3)

Il modello standard degli appartamenti studenteschi è uno schema collaudato, con stanze individuali, soggiorno cucina e bagno condivisi. Gli studenti passano gran parte del tempo in camera, che usano per dormire o studiare, mentre il resto del tempo lo passano fuori casa. Il modello ideale è costituito da appartamenti con 2-3 camere singole dotate di una zona per studiare, soggiorno condiviso e angolo cottura, bagno in comune.

I lavoratori in mobilità (professore, infermiere, poliziotto), o coloro che si recano a Milano per cure e assistenza non hanno particolari necessità; parliamo di persone che si recano per qualche mese. Lo spazio ideale è più grande di una camera d’albergo e già arredato, con cucina, e spazio per eventualmente lavorare. ma dato che non c’è la necessità di ospitare persone non è necessario lo spazio per la socializzazione. Un monolocale di 30mq o meno dotato di cucinino è sufficiente.

Gli anziani soli hanno una esigenza abitativa di qualità, con una dotazione di servizi e un’attenzione all’accessibilità molto elevata, per poterli favorire e permettergli di vivere in maniera autonoma il più a lungo possibilie.

Parliamo dunque di un alloggio adeguato in termini di dimensioni e di servizi interni (ascensore, dispositivi di sicurezza e altri optional) ma anche l’esistenza di servizi ed infrastrutture esterne (assistenza sociale e sanitaria, vicinanza di servizi pubblici, presenza di verde e sicurezza sociale) indispensabili per questa particolare categoria. E’ interessante prevedere lo spazio per ospitare un’eventuale badante in modo che si possa protrarre il più a lungo possibile l’assistenza domiciliare dell’anziano. Perciò è bene prevedere spazi per ospitare un’ulteriore persona (magari gli spazi che in partenza sono destinati ad ospitare i nipotini). L’appartamento ideale è un bilocale dal quale può essere ricavato un ulteriore spazio.

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Famiglia di immigrati (genitori + 3 figli)

Gli immigrati hanno un background culturale profondamente diverso dal nostro. Intanto si tratta quasi sempre di famiglie numerose, e noi prenderemo come riferimento una famiglia con 3 figli. In secondo luogo, gli immigrati vivono pressochè all’esterno e non hanno bisogno di molti spazi, sono abituati al sovraffollamento, anche se dobbiamo notare come la stabilizzazione di notevoli quote della popolazione, e la crescita della componente famiglie hanno portato ad una trasformazione della domanda abitativa: la casa diventa più importante e vi è la ricerca di una sistemazione più ampia e decorosa.

Necessitano soprattutto di spazi per la socializzazione, spazi aperti, e servizi per i figli. La tipologia maggiormente richiesta è un’abitazione di taglio mediopiccolo, tipo 2-3 locali più cucina.

Prima accoglienza/emergenza

Parliamo di immigrati appena arrivati nel paese e padri divorziati in miseria.

Si tratta di individui di sesso maschile che hanno bisogno di un alloggio a pochi euro al giorno come base di appoggio in vista di trovare un (nuovo) lavoro, una (nuova) casa, di rifarsi una vita.Hanno bisogno solamente di un posto letto, e di spazi comuni per socializzare con magari un servizio mensa. L’ideale è disporre di appartamenti per 4-5 persone con spazi comuni condivisi.

Conclusioni L’attuale questione abitativa vede la necessità di attivare programmi specifici ed articolati che tengano conto delle caratteristiche socio-economiche dei nuclei e delle diverse forme di bisogno; facendo riferimento a questo quadro abitativo, l’architettura deve impegnarsi a creare strutture e tipologie insediative atte a favorire e stimolare una forma di solidarietà spontanea grazie ad un accurato mix abitativo, la creazione di unità di vicinato, spazi di socializzazione e servizi adeguati. Ma soprattutto mettendo a disposizione alloggi di dimensioni adeguate e con caratteristiche di flessibilità e risposta ai bisogni abitativi, abitazioni di qualità. È a questo quadro che occorre fare riferimento, per formulare risposte che, anche se parziali dal punto di vista quantitativo, risultino comunque organiche ed equilibrate.

3

TREND UN NUOVO MODO DI ABITARE

41 TREND

I problemi relativi alla crisi dello spazio abitativo nascono dalla difficoltà della cultura del progetto di interpretare e dare forma alla domanda emergente, che può essere riassunta con un’esigenza di tipologie diversificate e spazi flessibili. La risposta proveniente dall’ambito dell’architettura degli interni si deve orientare verso l’individuazione di nuovi sistemi coerenti ai mutamenti sociali in atto, in modo da rispondere alla diversità e all’individualità dell’utenza, che non è più omogenea e standardizzata.

Le tendenze contemporanee mostrano un tipo di vita domestica nomade, ma anche interiorizzata, dispersa nella metropoli, o ridotta all’intimità della propria casa; un cambio di paradigmi dei fattori “spazio-temporali” che, relazionati con il binomio residenza e lavoro, indirizzano la progettazione verso una possibile coincidenza tra l’attività residenziale e le attività ludiche, di formazione, produttive, che comporta una visione dell’alloggio orientata alla flessibilità, uno “scenario reversibile” polifunzionale e variabile.

3.1 Nuove tendenze dell’abitare

La casa è uno spazio in trasformazione che riflette le incoerenze della società attuale: oltre ad accogliere e proteggere, deve esprimere i gusti, i valori ed i sogni degli abitanti, che al giorno d’oggi sono sempre più personali e multiformi.

Le tendenze emergenti sul panorama internazionale, riguardanti la sfera sociale, tecnologica, politica hanno una ripercussione evidente sulla sfera domestica ed abitativa.

La struttura del bisogno abitativo è fortemente mutata a seguito di: _cambio della struttura sociale ed evoluzione demografica come abbiamo visto nel capitolo precedente, la struttura sociale si è modificata notevolmente: la famiglia tradizionale si è disgregata e vede l’emergere di nuove strutture con pochi componenti, mentre l’invecchiamento della popolazione comporta conseguenze in termini di assistenza dato che la tendenza è quella di favorire la domiciliarità.

Tutto ciò ha delle conseguenze sui rapporti interpersonali e sulle modalità abitative, per cui non sono più valide le tradizionali tipologie d’alloggio, né in termini distributivi nè in termini dimensionali; la domanda si orienta verso la necessità di piccoli alloggi, di accessibilità, di nuovi layout distributivi, di nuove formule di coabitazione. _immigrazione L’aumento dei flussi migratori, sollecitati dalla propaganda effettuata dai media e dalla povertà cronica di alcune nazioni, vede l’emergere nel panorama demografico di grandi nuclei familiari che richiedono nuove tipologie di abitazioni che si possano adattare alla loro cultura. _mutamento del ruolo della donna Negli anni della seconda guerra mondiale il ruolo della donna è decisamente cambiato ed il carattere privato/femminile legato alla segretezza dell’interno, rispetto a quello pubblico/maschile relazionato all’esterno, allo scambio e alla produzione sono questioni che vengono lentamente a cadere (1). La donna è entrata a far parte del mondo del lavoro e di conseguenza si è ridotto il suo ruolo domestico.

1 Università di Trieste, dottorato di ricerca in progettazione architettonica e urbana XXI, Rossetti S.(2008) La casa isolata, questioni aperte sull’architettura e l’abitare contemporaneo.

TREND 42

nuclei familiari piccoli anziani Cambio struttura sociale e demografica

Nuovi tagli immigrati

ruolo donna

Rivoluzione digitale

telelavoro domotica

figura 12 Schema riassuntivo - nuove tendenze e modi di abitare

Nuovo modo di vivere la casa

_rivoluzione informatica La rivoluzione digitale ha trasformato il modo di vivere e lavorare, e di concepire la casa.

Da un lato le nuove tecnologie stanno invadendo lo spazio domestico favorendo la ricerca di una “totally functional home”,dall’altro sono state applicate al mondo del lavoro e sono nati nuovi servizi che rendono possibile il telelavoro (2), la televendita,..

Entrambi questi aspetti, sociale e tecnologico, influenzano l’attuale rivoluzione dello spazio domestico: a testimonianza di ciò è l’aumento del tempo trascorso in casa.

“Oggi siamo tutti in movimento. Molti di noi si spostano, cambiano abitazione o vanno avanti e indietro tra posti che casa loro non sono. Alcuni di noi non hanno bisogno di viaggiare; possiamo correre o svolazzare attraverso la Rete raccogliendo o mischiando sullo schermo del computer messaggi nati in angoli opposti del globo. E la maggior parte di noi, così, si muove anche se fisicamente sta ferma... ma non vi sostiamo mai tanto a lungo da diventare di più di semplici visitatori, da sentirci a casa nostra.

Nel mondo in cui viviamo la distanza non sembra contare molto. A volte sembra che esista solo per essere cancellata, come se lo spazio fosse solo un costante invito a minimizzarlo, confutarlo, negarlo. Lo spazio ha smesso di essere un ostacolo – basta una frazione di secondo per conquistarlo. (3)” Quindi possiamo concludere che il cambio della struttura sociale unito alla rivoluzione digitale ha avuto due conseguenze principali nel campo dell’evoluzione della domanda: da un lato viene a modificarsi la struttura stessa dell’alloggio: nuovi tagli, nuovi layout, richiesta di flessibilità, possibilità di espansione e modificazione dello spazio con l’evoluzione del nucleo familiare (trattato nel paragrafo seguente). Dall’altro insieme al mutamento delle relazioni interpersonali (un crescente individualismo a scapito dei rapporti sociali) cambia il modo di vivere la casa, e la sua dotazione impiantistica, la richiesta di accessibilità, i concetti di pubblico e privato.

2 Il telelavoro, Il lavoro da casa, ideato negli anni ’70 da Jack Nulles, scardina il secolare sistema di tempo e spazio. Portarsi l’ufficio a casa comporta anche alcuni rischi sia per le persone che coabitano sia che per il lavoratore. Dall’altra parte bisogna considerare che il lavoro è momento di socializzazione e risponde ad un bisogno di comunicazione e di rapporti sociali che viene così sempre meno soddisfatto. Tratto da Farè I., Piardi S. (a cura di) (2003) Nuove specie di spazi. Napoli:Liguori 3 Bauman Z.(2001) Dentro la globalizzazione: le conseguenze sulle persone, Roma: Laterza

43 TREND

BASSA SODDISFAZIONE DELLA PROPRIA CASA

3

utilizzo

La Casa Tana

AREA DELL’INNOVAZIONE ED INVESTIMENTO NELLA CASA

4 6

La Casa Officina

La Casa Bunker

5 La Casa Tenda

la casa come chiusura

1

10 La Casa Focolare

la casa come socialità

La Casa Commodity

8

La Casa Teatro

rappresentazione

7 La Casa Forum

ALTA SODDISFAZIONE DELLA PROPRIA CASA Concretamente, come risponde l’abitazione a queste tendenze?

I mutamenti in atto per quanto riguarda la sfera dell’alloggio sono: _Servizi “aperti” ad altri usi e su altri spazi.

C’è una diversa concezione degli spazi di servizio: cucina e bagno sono concepiti come luoghi fondamentali, con un alto livello tecnologico (si pensi a tutti gli elettrodomestici contenuti: forno microonde, lavastoviglie, lavatrice,..). I servizi non sono più secondari; la cucina si è aperta sul soggiorno, è anche un laboratorio di sperimentazione, e vede sempre più il coinvolgimento di uomini.

Il bagno è diventato un luogo di culto per la cura del proprio corpo, può essere aperto ad altre stanze con una parte funzionale (doccia, idromassaggio e sevizi perfettamente impermeabili) ed una parte più luminosa. I servizi si convertono in vere e proprie aree ludiche (bagno-palestra o cucina-laboratorio). _Uso diverso della casa a seconda dei momenti Si tende ad usare la casa diversamente il fine settimana o tra giorno e notte.

La casa è vissuta pienamente da tutti gli abitanti, è fruita in modo fluido, non è più rigidamente suddivisa ed utilizzata negli spazi, nei luoghi e nei tempi. Non c’è più la rigida distinzione tra zona giorno e zona notte, la corrispondenza tra

stanze e funzioni. Oggi si può mangiare sul divano, studiare o lavorare a letto, fare ginnastica in soggiorno guardando un film. La casa di oggi è informale, polifunzionale e fruita in modo libero. _Intimità La ricerca Makno “Housing Evolution”, identifica 8 stili abitativi a seconda del rapporto dell’abitante con la propria casa; le tendenze si delineano lungo due coppie di polarità. Osservando la tabella sopra riportata, vediamo che la prima coppia (quella che ci interessa) è relativa alla dimensione della socialità domestica e contrappone la casa vissuta come rifugio e chiusura dagli altri e una casa aperta e luogo di socialità familiare o amicale. La seconda polarità contrappone invece la casa vissuta nel suo utilizzo pratico e quotidiano alla casa capace di rappresentare sé stessi e il proprio stile (4).

Come si nota, la casa-bunker, la casa rifugio intesa come spazio privato e personale in cui rilassarsi e sentirsi sicuri, è la più gettonata (30%della popolazione) specialmente da persone tra i 25 e i 34 anni, ma il trend è piuttosto traversale. Gli ambienti preferiti sono quelli personali, a misura di individuo: la camera da letto, la stanza matrimoniale, il bagno… (5).

4 Makno&Consulting, Ricerca Housing Evolution (2008) Gli stili abitativi e il vissuto soggettivo della casa - http://www.housing-evolution.com/index.html 5 Tratto da http://www.arredamento.it/articoli/articolo/stile-e-tendenze/321/casa_e_arredamento.html - Casa e arredamento nel cuore degli italiani

grafico 10 Gli stili abitativi e il vissuto soggettivo della casa fonte: Social housing evolution 2008

TREND 44

Le persone vivono di più la casa, per cui la si attrezza in modo da poter avere a portata di mano i propri svaghi senza affrontare il caos cittadino.

- domesticizzazione di attività che si svolgono fuori casa: il computer implica specifici spazi attrezzati; l’home teatre sostituisce il cinema; la cucina diventa un sistema aperto ad un rito collettivo, un’alternativa più conviviale al ristorante.

- il benessere fisico e la cura del corpo partono dalla casa: troviamo tutta una serie di attrezzi per la ginnastica (vogatore, cyclette, pesi,..) che si uniscono alla ricerca di altri piaceri quali l’aromaterapia, cromoterapia, musicoterapia,..

- ibridazione delle funzioni: una tendenza importante vede coesistere la residenza ed attività eterogenee; si nota una “somiglianza con le tipologie del terziario in cui gli edifici sono destinati anche alla produzione ma di una produttività residenziale (ciò porterebbe alla coesistenza della residenza con altre attività, anche commerciali, con essa compatibili)”(6). Nascono specifici spazi attrezzati, spazi per lavorare che diventano altro durante il weekend o la sera, con una conseguenza sugli standard qualitativi degli interni.

Cambio rapporti pubblico/privato “La casa è una necessità per tutti ma ciascuno vi trascorre solo parte del suo tempo. Il luogo della vita è, non meno della casa, la città. Lo habitat e lo spazio-tempo vengono dunque studiati in funzione della vita nella città” (...)

“Con la separazione degli ambienti di lavoro della caa ed il lavoro esterno delle donne l’abitazione ha perduto la sua antica importanza ed assunto nuovi significati (es. rilassamento e svago attivo) mentre si partecipa alla vita sociale in ambienti collettivi che sono come il prolungamento e l’estensione della casa“ (7).

6 (13 aprile 2008) Housing: nuove alternative - http://waaa.wordpress.com/2008/04/13/housing-tendenze-della-ricerca-contemporanea/ 7 Chenut, D. (1968) Ipotesi per un habitat contemporaneo, Milano: Il Saggiatore

45 TREND

3.2 Flessibilità

“Una casa flessibile dovrebbe essere una casa stimolante, che offra varie opportunità ai suoi abitanti: la possibilità di trovare pace e solitudine vivendo nel centro della propria città o di essere in contatto con amici e colleghi pur vivendo in un posto remoto. Potrebbe essere una casa per una sola persona durante la settimana e per sei durante il fine settimana. Potrebbe essere una casa che uno porta con sé nei viaggi d’affari. Potrebbe essere un edificio che si adatta ai propri bisogni individuali in modo immediato, sul quale investire durante la propria vita e da dividere, successivamente, fra i propri figli…” (8).

Abbiamo visto come i cambiamenti connessi alla struttura socio-demografica (piccoli nuclei, anziani, immigrati, lavoratori e studenti in mobilità,..) influenzino la struttura stessa dell’alloggio e “spingono a preferire tagli medio piccoli (bilocali e trilocali) caratterizzati dalla ricerca di un elevato livello di flessibilità che consenta all’appartamento di seguire, almeno in parte, le trasformazioni ed i cambiamenti nel tempo delle esigenze spaziali e funzionali espresse dal nucleo beneficiario”(9).

Si nota una sempre maggior richiesta sia da parte dell’utenza che da parte dei fornitori di edilizia sociale, dunque, di flessibilità tipologica e dimensionale, per far fronte al panorama di instabili modelli abitativi ed alla crescente mobilità per il conseguimento di una soddisfacente qualità abitativa.

Una corretta progettazione deve permettere all’abitazione di adattarsi alle modificazioni che avvengono nel nucleo familiare nell’arco dell’intera giornata ma anche degli anni consentendo un uso indifferenziato degli spazi, superando le tradizionali rigidità funzionali.

I vantaggi offerti da una progettazione flessibile sono molti: socialmente permette agli utenti di poter gestire liberamente la propria casa, sia prima della costruzione che durante il ciclo di vita; demograficamente, permette ai fornitori di appartamenti di ricalibrare gli alloggi per nuovi modi di vita ed

usi, portando a vantaggi economici perché si evitano l’obsolescenza e i costi per le riconfigurazioni o ristrutturazioni; tecnicamente, dovrebbe permettere di incorporare varie tecnologie, per natura sempre mutevoli.

Questi discorsi sono supportati dale teorie di John Habraken (10), Avi Friedman e l’ Open Building movement (11).

Cos’è la flessibilità di un alloggio?

“Alloggio che si può adattare ai bisogni mutevoli degli utenti. Questa definizione è deliberatamente ampia. Include sia la possibilità di scegliere diversi layout prima dell’occupazione, sia la possibilità di modificare la propria casa nel tempo. Include inoltre il potenziale di incorporare nuove tecnologie nel tempo, di cambiare a seconda di diversi indici demografici e perfino di cambiare l’uso dell’edificio da casa a qualcos’altro” (12).

La flessibilità può assumere varie valenze e implicare modalità di intervento molto diverse a seconda dei periodi di tempo in cui si applica: _flessibilità dimensionale E’ la variabilità dei tagli, decisa a priori (fase progettuale) Nella tradizione del Moderno l’alloggio era una cellula base ripetibile all’infinito nei diversi piani-tipo; oggi l’alta differenziazione della domanda e della composizione dei nuclei porta ad orientarsi verso l’offerta di un’alta gamma di tagli e tipologie.

Si devono fornire distribuzioni e combinazioni di alloggi diversi per i diversi piani, diversità (orizzontale e verticale): non esiste più il piano-tipo; ciò è leggibile anche dall’esterno in prospetto. La facciata non è più il risultato dell’estrusione di una serie di aperture uguali ma manifesta la varietà tipologica interna.

Il lavoro sulla sezione mista è una forma esplicita di azione al momento della

8 Robert Kronenburg in Ferrini S. (a cura di) “Piano Progetto Città” n. 20-21 (2003) Casa new motion , Pescara: Sala editori 9 Comune di Milano, Abitare a Milano/2: nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale pag.24 “Requisiti degli alloggi e tipi di servizi classe zero (L’alloggio come spazio dinamico : appartamenti di dimensioni ridotte con moduli flessibili)” 10 J. Habraken, citato in capitolo 4.1: Classificazione Layout 11 L’open building movement fornisce strategie per edifice sostenibili, permettendo all’ambiente cotruito di durare grazie a modifiche che vanno incontro alle mutevoli richieste sociali e tecniche, sostenendo una nuova metodologia progettuale: stabilità e cambio sono due realtà opposte ma compresenti nell’ambiente costruito contemporaneo . Gli edifici e i quartieri non sono statici, ma necessitano di continue modifiche per rimanere attrattivi, salutari ed utili. http://www.open-building.org/ob/concepts.html 12 Flexible Housing Project, definizione di Flexible Housing, tradotto da http://www.afewthoughts.co.uk/flexiblehousing/index.php

figura 13 Nella pagina accanto: Housing development in Hannover (Fink e Joker Arkitects, Germania, Hannover 1999) gli 87 appartamenti presentano diverse distribuzioni interne. fonte: Schittich C.(ed.)

(2004) In detail: High-density housing : concepts, planning, construction, München: Detail-Institut für internationale Architektur Dokumentation; Basel: Birkhäuser

TREND 46

figura 14 Nine square grid house (Shigeru Ban, Kanagawa 1997) le pareti scorrevoli permettono di variare gli spazi creando fino a nove stanze. ;fonte:http://www. shigerubanarchitects.com/sba_works/sba_ houses/sba_houses_20/sba_houses_20. html

progettazione per una diversità che non e solo orizzontale ma anche verticale, una diversità che coinciderebbe con la crescente coesistenza della residenza e attività eterogenee accumulate in altezza attraverso l’utilizzo di sempre meno determinati sistemi strutturali (con luci più grandi ad esempio).

_flessibilità spazio-formale E’ la possibilità di variare la destinazione d’uso dei vari locali in breve tempo e senza aumento di superficie. Possiamo intenderla anche come una personalizzazione relativa alle prestazioni tipologiche spaziali. In questo modo cambia la concezione dell’alloggio: non è più un insieme di spazi statico, ma è un’oggetto dinamico che si adegua e soddisfa le nuove mutevoli esigenze dei fruitori.

Può avvenire: - nel corso della giornata/settimana per favorire diverse modalità di fruizione della casa, in base alla presenza o meno di ospiti, o nel caso di stanze con diverse destinazioni d’uso,..

- nel corso degli anni per il mutamento delle esigenze degli abitanti o del numero di componenti del nucleo familiare, abitudini, stili di vita,..

Daniel Chenut definisce la flessibilità dell’alloggio come “quella condizione secondo la quale gli appartamenti debbono potersi trasformare liberamente entro le delimitazioni dei muri, del pavimento, del soffitto della cellula unitaria”

(13).

Una flessibilità che all’interno del perimetro si relaziona in maniera stretta con il sistema degli arredi.

Per avere a disposizione uno spazio piu fluido e trasformabile si ricorre spesso all’uso di sistemi composti da elementi seriali ed industrializzati (pannelli mobili pieghevoli e smontabili, arredi tecnici, plafoni o tavolati smontabili,…). Allo stesso modo, l’uso dei “cloisons epaisses” (muri spessi) usati di solito nella progettazione degli uffici, permette di offrire spazi separatori reversibili con capacità di contenimento, oppure veri e propri spazi di servizio; l’equipaggiamento fisso comporta una straordinaria flessibilità e libertà nella disposizione degli arredi mobili rispondenti ai desideri dell’utente.

Un esempio di questa flessibilità può essere la 9 square grid house (Shigeru Ban, Giappone, Kanagawa 1997) dove un pavimento universale composto da 9 quadrati, uno spazio libero e privo di vincoli, è reso possibile dalle pareti attrezzate laterali attrezzate che accolgono 24 pareti scorrevoli in legno e grandi finestre vetrate in grado di suddividere lo spazio in nove parti.

Per favorire la flessibilità è necessario prevedere a priori (fase progettuale) le aree da destinare agli spazi abitabili, flessibili e polifunzionali, ed a quelli di servizio, rigidi e dotati di una propria destinazione d’uso.

“Rendere flessibili certe situazioni (aprirle all’indeterminato) implica sempre disporne (tramarne, ritmarne, non necessariamente irrigidirne) altre” (14).

13 Chenut, D. (1968) Ipotesi per un habitat contemporaneo, Milano: Il Saggiatore 14 Gausa M.(ed altri) (2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona: Actar; “Flexibilidad”

47 TREND

_flessibilità temporale Flessibilità a posteriori o espandibilità, è la possibilità di modificare le dimensioni dell’alloggio. Le nuove abitazioni non si configurano in modo stabile ma cambiano nel corso degli anni in accordo alle esigenze ed agli stili di vita degli abitanti (15).

In realtà l’adattamento delle abitazioni alle nuove esigenze è gia attuato dagli stessi abitanti con trasformazioni spontanee che definiscono le nuove tipologie (16). Potrebbe essere però utile indirizzare questo intervento prevedendo in fase progettuale una possibilità di espansione grazie a spazi “non attribuiti” in modo univoco e quindi autonomi, oppure prevedendo elementi modulari e modificabili. In architettura ci si occupa del tema soprattutto grazie a sperimentazioni promosse da concorsi e mostre sull’abitare, come il quartiere sperimentale BouwExp (Olanda, Almere 2001) le case proposte nel Quartiere residenziale Almere Buiten in linea con le politiche per l’abitazione olandesi, possono essere ampliate nel tempo.

15 Vedi Capitolo 5: Espansione 16 “Temi di ricerca sull’housing”, L’industria delle costruzioni n.407 pag.24

figura 15 Growth homes (MADE architecten, BouwExp, Olanda, Almere 2001) case sperimentali espandibili composte da un nucleo definito e delimitato e da un area aperta, della stessa dimensione, da sfruttare liberamente; in alcuni casi quest’area è stata occupata ampliando la zona giorno, in altri è stata vetrata per ottenere una serra oppure è stata lasciata aperta. fonte: http://www.arch-i-lab.polimi. it/SocialHousing/HOLLAND.pdf - Abitare prossimo venturo, Olanda

TREND 48

I seguenti concetti di polifunzionalità, personalizzazione, identità, da tenere in conto quando si parla di abitazioni moderne sono strettamente legati al concetto di flessibilità. In realtà tutte queste caratteristiche sono tra di loro inscindibili, poiché l’una implica l’altra (ad esempio se ho una casa piccolissima deve essere sia flessibile che polifunzionale).

Polifunzionalità

“L’ambiente polifunzionale è una delle risposte potenzialmente più valide all’interesse dell’architetto moderno verso la flessibilità. Un ambiente con una destinazione d’uso generica piuttosto che specifica e con arredo mobile piuttosto che tramezzature mobili, ha in se una flessibilità più percettiva che fisica (..) Una ambiguità valida origina una utile flessibilità (…) di rado Versatilità l’architettura moderna ha fatto uso di elementi con duplici funzioni. Al contrario, “Versatilità è flessibilità ma anche ambivalenza e polivalenza. Multifaccia essa ha incentivato la segregazione e la sua specializzazione a tutti i livelli, ovvero moltiplicato” (17). nei materiali e nelle strutture, come nei programmi e negli spazi” (18).

Principio complementare alla flessibilità (spaziale) è quello della polifunzionalità degli ambienti, ovvero la capacità di adattarsi e prestarsi a diversi utilizzi in breve tempo.

E’ necessario adottare una strategia che favorisca la la mescolanza efficace di usi, tipologie e programmi differenti. Per ottenere ciò dobbiamo partire dalla reinterpretazione di alcuni elementi costruttivi per liberare lo spazio interno dalla presenza di impianti (che vincolano la stanza all’uso); il basso grado di specializzazione degli spazi è strettamente connesso alla dotazione impiantistica.

Sarebbe utile pertanto interpretare il muro di mezzeria come uno spessore tecnico, una parete attrezzata ad ospitare impianti; utilizzare la facciata come efficace supporto dei servizi caratterizzato da uno spessore alveolare di pieni e di vuoti che lasciano passare luce e aria, solai prefabbricati destinati a dar alloggio agli elementi impiantistici tecnici.

Oppure si possono utilizzare sistemi di riscaldamento a pannelli radianti, “prese idrauliche” per caloriferi, controsoffitti, pavimenti galleggianti, zoccoli attrezzati, asole e mobili tecnici fino ad arrivare agli impianti wireless. In questo modo si riduce al minimo l’impatto degli impianti nel prefigurare le soluzioni abitative. Questi espedienti danno la possibilità di liberare completamente lo spazio restante, quello abitabile.

17 Gausa M.(ed altri)(2001), Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona : Actar; “versatilidad” 18 Venturi R .(1980) Complessità e contraddizioni nell’architettura, Bari: Dedalo

49 TREND

Personalizzazione

E’ la conseguenza del meccanismo innescato dal mercato dei prodotti, che offre sempre di più prodotti su misura in grado di soddisfare le specifiche e personali esigenze di ciascun consumatore (tailoring): l’utenza è rappresentata dall’”uomo-consumatore nella società dei consumi”.

“La nostra è una società dei consumi (..) la società moderna ha scarso bisogno di manodopera industriale e di eserciti di leva; ha invece bisogno di impegnare i suoi membri nel ruolo di consumatori. Ai propri membri la società impone una norma: saper e voler consumare. Idealmente, nulla dovrebbe essere abbracciato dal consumatore in maniera definitiva (..) è solo la volatilità, la intrinseca temporaneità di qualsiasi impegno a contare davvero”(19).

La casa deve adattarsi alle innumerevoli scelte che i consumatori possono esprimere: è anch’essa un prodotto che soddisfa un desiderio, il consumatore ha diritto ad averla come vuole. Le nuove tecnologie informatiche creano una domanda di complessità e diversificazione delle modalità di fruizione e percezione in grado di influenzare profondamente la progettazione, la quale indirizza le sue proposte verso una “qualità abitativa” che privilegia ancora una volta l’interno.

Un esempio di ciò è il progetto Diagoon Houses (Herman Hertzberger Delft, 1970) che si basa su un concetto di “non finito” per permettere agli abitanti

di decidere come suddividere lo spazio. La casa consiste in 2 nuclei fissi con diversi livelli intermedi - le unità abitative - che possono accogliere varie funzioni. In ogni unità una parte può essere divisa per ottenere una stanza e l’altra può formare una balconata interna che si affaccia sulla sala.

Concetto complementare a quello di personalizzazione, ma con risvolti psicologici e sociali più profondi è quello di identità; sono numerose le ricerche svolte sul tema dell’individualità, sociologiche, antropologiche, economiche e di mercato, dalle quali emerge che oggi il concetto di casa è interpretato con maggiore soggettività e le scelte abitative degli individui sono più consapevoli. Gli abitanti infatti costruiscono la propria casa “su misura”, costruiscono lo spazio a loro immagine e somiglianza.

Per identità abitativa si intende la personalizzazione relativa agli aspetti spaziali e formali fortemente diversificati per ogni unità. L’identità è infatti un “complesso di caratteri che distinguono una persona o una cosa da tutte le altre” (20). La casa è il luogo del legame e dell’identificazione emotiva con il territorio, nella doppia funzione di rifugio della soggettività e di strumento comunicativo; rappresenta le narrazioni delle persone che la abitano. Nella temporaneità che caratterizza l’attuale stile di insediamento, appare ancor più rilevante progettare scenari interni capaci di accogliere e mettere in scena i simboli di continuità dei “nuovi” nomadi (21).

19 Bauman Z.(2001) Dentro la globalizzazione : le conseguenze sulle persone, Roma: Laterza 20 Sabatini Coletti Dizionario della Lingua Italiana “identità” 21 Rebaglio A. (a cura di) (2010) New forms of social housing. Design of innovative spaces for the evolution of contemporary domestic interiors. Progetto di ricerca, Milano: Politecnico di Milano

figura 16 Diagoon houses (H. Hertzberger, Olanda, Delft, 1970) confronto tra le piante dove si vedono le varie possibilità di intervento da parte dell’utente; fonte: http://www. afewthoughts.co.uk/flexiblehousing/house. php?house=48

TREND 50

Microhome

figura 17 House in a suitcase (Ricardo Flores e Eva Prats Arquitectes, Spagna, Barcellona 2001) vista del blocco cucina fonte: http://www. treehugger.com/files/2005/04/house_in_a_ suit_1.php

la microarchitettura (small house movement) è un movimento sociale ed architettonico che valorizza la vita in case piccole, solitamente inferiori ai 46mq.

Nato da esperienze condotte tra i Paesi Bassi e la Germania, il movimento è in rapida espansione: la microarchitettura è la più adatta a rispondere alle esigenze abitative dei senza casa e dei rifugiati.

Non è solo una questione estetica: con meno spazi urbani edificabili e materiali sempre più costosi, la microarchitettura è diventata anche una scelta commerciale; le case grandi hanno costi in termini di tasse, riscaldamento, manutenzione e riparazione non indifferenti. Le case piccole non rappresentano solo una riduzione di dimensioni ma enfatizzano un design oversize, utilizzano oggetti con varie funzioni e incorporano soluzioni tecnologiche salva spazio; un caso esemplare è l’appartamento di G.Chang ad Hong Kong, lo spazio di soli 31mq è un vero e proprio: ‘domestic transformer”, può essere modificato secondo i suoi desideri in più di 20 configurazioni grazie a pareti scorrevoli e mobili pieghevoli.

Oppure la House in a Suitcase (Ricardo Flores e Eva Prats Arquitectes, Barcellona 2001) di soli 27mq in cui tutto l’arredo è costituito da scatole di compensato che si aprono rivelando spazi abitabili. Il letto matrimoniale scorre da sotto la piattaforma-soggiorno e la scatola cucina nasconde un lavandino in acciaio, frigo e un piano di lavoro.

Oltre al fattore economico bisogna considerare che queste case cambiano il modo di vivere e sono ambite da persone che vogliono uno stile di vita meno complicato ed ecologicamente sostenibile. Le persone che abitano in case piccole tendono a vivere piu lo spazio esterno.

Conclusioni Il progetto degli interni deve rivolgersi più che alla definizione di “layout distributivi”, alla concezione di “layout allestitivi”. Di assetti leggeri, che lavorino all’interno dell’architettura data per rispondere alle esigenze di flessibilità degli spazi, di cambiamenti e aggiornamenti da parte anche dei singoli utenti.

Progettare uno spazio significa soprattutto allestirlo per l’interazione, ovvero strutturarlo in modo tale da predisporlo ad assecondare o suggerire comportamenti. Significa anche predisporlo per accogliere l’indeterminatezza dettata dalla possibilità, per l’utente, di intervenire sul progetto modificandolo secondo le proprie istanze, poiché prevede in sé gradi di apertura di ampiezza variabile, realizzando quella che è stata chiamata architettura del possibile o spazio plausibile.

Un filo conduttore per la progettazione potrebbe essere dunque pensare in termini relazionali e di strategia, proponendo un repertorio di azioni flessibili e “non definitive”, ciò significa abbracciare un atteggiamento aperto a un certo grado di indeterminatezza e di libertà, che riconosce l’incertezza come costante sia delle tecniche di previsione sia delle dinamiche di fruizione e di sviluppo, ma anche della progettazione, opposte al determinismo e funzionalismo della casa tradizionale (22).

22 Rebaglio A. (a cura di) (2010) New forms of social housing. Design of innovative spaces for the evolution of contemporary domestic interiors. Progetto di ricerca, Milano: Politecnico di Milano

51 TREND

3.3 Verso una nuova spazialità Abbiamo detto più volte che l’architettura deve assecondare i nuovi bisogni e stili di vita degli abitanti, e per far ciò la cultura del progetto deve fondare una nuova lettura dello spazio interno della casa e trovare nuovi paradigmi.

Non esistono più bisogni fissi di famiglie fisse basate sul prototipo padremadre-figlio-figlia, per cui non è possibile sperare di trovare dei criteri fissi in una società liquida come la nostra?

In seguito all’analisi dei bisogni e delle tendenze in atto, è interessante capire quali sono i ragionamenti in atto su come superare questo impasse che impedisce al progetto contemporaneo ed all’edilizia sociale di progredire ed adattarsi ai bisogni mutevoli della società.

Su questo punto si discute da anni, ma non si riesce a staccarsi dalle impostazioni obsolete per alcuni motivi:

_Radicazione dei concetti nelle nostre menti Parliamo di stanze - soggiorno, camera, stanza dei bambini - che portano a significative incomprensioni. E’ naturale che lo spazio che funziona come bagno ha una specifica funzione, e lo stesso è per un soggiorno con il cablaggio per la tv e una cucina con connessioni per acqua elettricità e gas. Ma non dobbiamo lasciarci ingannare da questi elementi infrastrutturali installati nelle stanze. Il bagno è usato come bagno perchè la vasca da bagno è lì. E ciò è lo stesso per il water e il letto. Ma la stanza come tale non ha queste cose installate in essa. E’ l’infrastruttura che limita la stanza a specifici usi. Spazio come aperto e libero (23) .

_Produzione e mercato dell’arredo Oggi l’arredo dello spazio domestico si configura raramente come unitario, e la maggior parte delle abitazioni è un insieme di diversi episodi, che coincidono con le diverse stanze. La frammentazione fa riferimento soprattutto alle riviste di settore: bagni, cucine, salotti, camerette, illuminazioni. Per cui è molto difficile, al variare del numero dei componenti della famiglia nel tempo, modificare la destinazione d’uso di una stanza; gli arredi dovrebbero essere ibridi e senza una collocazione decisa aprioristicamente(24). _Normativa In Italia una buona parte delle sperimentazioni che si stanno attuando negli altri paesi risultano improponibili in quanto ostacolate sia dagli indici urbanistici sia dalle norme tecniche regionali sia dalle prescrizioni delle norme igienico sanitarie che impongono ad esempio la distinzione fisica e funzionale dell’alloggio in locali dalla superficie minima predefinita. I regolamenti italiani, con l’obiettivo di tutelare una garanzia del massimo livello del comfort per tutti, non consentono alcun tipo di sperimentazione.

“Case di medie dimensioni e ambienti mediamente grandi con destinazioni d’uso precise, specchi di esigenze familiari (..) invece di calcolare l’altezza di due metri e 70 come minima in ogni stanza, perché non la calcoliamo come media, per avere appartamenti molto più flessibili? Perché dare agli ambienti destinazioni fisse, al posto di lasciar liberi gli abitanti di usarli come vogliono?

Perché non immaginare parti della casa che escono dalla dimensione privata?” (25).

“Si tende ad usare la casa diversamente il fine settimana o tra giorno e notte.

Perchè una camera minima deve avere 9mq per il solo dormire?” (26).

23 Ebner P. (ed altri)(2010) Typology +: innovative residential architecture,Basel: Birkhäuser; 24 Guerrini L. (a cura di)(2006) Design degli interni: contributi al progetto per l’abitare contemporaneo, Milano: F. Angeli 25 Luca Emanueli, tratto da Mammì A. (12 dicembre 2008) Le città dei single - http://ilforumdellemuse.forumfree.it/?t=34992916 – 26 Gausa M. (ed altri)(2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona: Actar; “Habitar”

TREND 52

Lo spazio come attività Dalla prospettiva delle relazioni misurate come linee piani e volumi lo spazio sembra essere una misurazione oggettiva ma il questo concetto geometrico dello spazio ha i suoi limiti, anche se sembra infinito.

Lo spazio è relativo, la psicologia esistenziale considera lo “spazio abitabile” come una realtà soggettiva nella quale concorrono implicazioni di natura sociale, psicologica, fisiologica, ed economica. L’abitazione è uno spazio significativo per l’uomo in quanto carica di simboli ed affetti.

Ernst Mach (27), giustappose la soggettività della percezione al concetto euclideo di spazio: “lo spazio della geometria Euclidea ha le stesse caratteristiche ovunque ed in ogni direzione, ed è infinito. Se compariamo a ciò lo spazio visuale, lo spazio “visto”, che è familiare a tutti i soggetti vedenti, troviamo che non è né omogeneo ovunque né in ogni direzione, non infinito”. Questa teoria è simila a quella di Eugène Minkowsky (28) che parla di distanza vissuta per indicare la plasticità, la flessibilità che assume nella nostra esperienza quotidiana lo spazio geometrico (per definizione stabile ed uniforme). Anche Kurt Lewin (29) sostiene che lo spazio è “spazio di vita”, percepito secondo la situazione psicologica de soggetto e non secondo le sue reali proprietà geometriche.

Quindi lo spazio ha, oltre alle caratteristiche geometriche oggettive, una componente fisiologica e sensibile che è tanto importante per l’abitare quanto la superficie in metri quadri indicata in una valutazione immobiliare.

Martin Heidegger (30) sostiene che lo spazio non dovrebbe essere visto come qualcosa di dato, o sostanza, ma piuttosto come attività secondo l’idea che lo spazio dato, nel senso della sua definizione tecnica e fisica, non è semplicemente un luogo ma diventa uno spazio solo attraverso un’attiva

appropriazione.

Lo spazio è attività, “l’abitare è un’esperienza dinamica, attiva, di movimento.

Essa è sempre un penetrare lo spazio dell’abitazione un immergersi in un fluido denso e sottile fatto di gesti sempre più automatici di sensazioni sempre più subliminali attraverso le quali si riproduce ogni volta la dialettica tra “dentro” e “fuori” che costituisce il nucleo vitale dell’abitare” (31).

Tutto ciò porta alla morte della stanza in senso tale, connotata da una destinazione specifica, e all’organizzazione dello spazio in attività vitali. casi studio La spazialità interna nelle case minime di Adolf Loos (31).

Un esempio di analisi spaziale dell’alloggio svolta sulle abitazioni minime progettate negli anni ’20 da A.Loos ha portato ad interessanti conclusioni circa il suo modo di concepire le case, quasi un sistema che è possibile capire solamente se le si analizza secondo metodi non ufficiali. Gli elementi sperimentati da Loos su dimensioni minime dell’abitare determinano la “qualità della casa” a partire dal perfezionamento di un meccanismo-ingranaggio di relazioni appropriate.

C’è sempre un elemento strutturante comune, un sintagma, che è possibile applicare con un numero finito di variazioni: la scala, il nucleo che determina la spazialità della casa, che scandisce la successione delle stanze definendo il carattere della casa e la specificità dei singoli luoghi.

La scala è alla base dell’articolazione tridimensionale degli interni ed in sezione, dilatandosi, diventa una nicchia che contiene spazi di servizio cioè la cucina, la stufa, il wc.

27 Ernst Waldfried Josef Wenzel Mach (1838 –1916) è stato un fisico e filosofo austriaco ed, ante litteram, un neuroscienziato.Fu uno dei pionieri dell’esplorazione sperimentale della percezione umana, vedeva come centrale il ruolo della percezione sensoriale dei fenomeni fisici.

28 Eugène Minkowski (1885 - 1972) è considerato uno dei piu eminenti psichiatri e psicopatologi di questo secolo. Oggi è considerato con Ludwig Binswanger uno dei fondatori della psichiatria fenomenologica.

29 Kurt Zadek Lewin (1890 – 1947) è stato uno psicologo tedesco, pioniere della psicologia sociale. Sostenne, in accordo con la psicologia della Gestalt che la nostra esperienza è formata da percezioni strutturate di oggetti e/o reti di relazioni.

30 Martin Heidegger (1889 –1976) è stato un filosofo tedesco. Analizza l’etimologie dei verbi bauen (costruire); le sue radici possono essere rintracciate nella parola buan, ( abitare) Abitre sigifica rimanere in un posto. Inoltre sia bauen che buan sono collegati al Tedesco bin, ovvero (io) sono, (essere). Abitare, essere, costruire.

31 Vitta M.(2008), Dell’abitare. corpi spazi oggetti immagini , Torino: Einaudi 32 Semerani L.(a cura di) (2008), La Casa. Forme e ragioni dell’abitare, Milano: Skira; “Spazialità interna nelle case minime di A.Loos” ( Giorgia de Michiel ); “Il guscio da abitare” (Luciano Semerani )

53 TREND

In tutte le abitazioni minime di Loos ritorna un processo compositivo basato su due principi: a) la presenza di elementi ricorrenti b) un meccanismo di assemblaggio ad albero.

Al corpo scala si “aggrappano” gli elementi ricorrenti che saranno (ricordando G.Semper) il fuoco, il letto, il bagno, il sofà, la veranda ed il tavolo. Il meccanismo di assemblaggio ordina gli spazi dell’abitare secondo la logica del Raumplan.

Tuttavia questi nomi non corrispondono ai singoli pezzi di arredo a mobili o ad arredi fissi ma sono invece degli insiemi di pezzi combinati; c’è infatti un secondo ordine di relazioni: ingresso-scala, fuoco-cucina, sofa-finestracornice, sofa-veranda, tavolo-sofa-finestra tali relazioni identificano il carattere e il preciso utilizzo destinato ai diversi “luoghi” della casa.

Gli elementi ricorrenti non sono semplici elementi d’arredo ma diventano le parti che costituiscono l’abitazione, al pari delle scale, delle travature, delle stanze poiché formano relazioni indissolubili (per cui il semplice spostamento del sofà obbliga al ripensamento dell’intero manufatto poiché esso è in relazione con il tavolo, ma anche con la finestra, la scala, e quindi con il fuoco,..).

I pezzi o gusci o sintagmi individuati sono complessivamente 12 e possono essere nominati: 1 atrio: lo spazio di entrata delimitato da una porta verso l’esterno e da una scala costituita da 4 alzate che danno il tempo dell’overtoure e sottolineano la nozione di passaggio al privato.

2 soglia: il punto di sosta ornato dei piani d’appoggio e di introspezione e orientamento sulle scene successive del sofa-bay-window e del laboratorio gastronomico.

3 sofa-bay-window: luogo dell’accoglienza e della conversazione dove le persone trovano uno spazio ribassato, scaffalature e piani d’appoggio e/o custodia, se necessario con cassetti.

4 desco: parzialmente inserito in un rientro di parete e quindi eventualmente dotato di sedute su panca.

5 poltrona-finestra: spazio attrezzato di lettura o ascolto intercomunicante con il lab.gastronomico.

6 laboratorio gastronomico: non è assimilabile né ad una cucina tradizionale, né alla cucina di Francoforte ma ha una ricca attrezzatura delle pareti del soffitto della retrocucina in modo da realizzare un dispensa-cottura-passavivande basato sull’assemblaggio di produzioni industriali al presente separate.

7 scala ad albero: (Ingloba n. 6 e n. 8) si sviluppa alternando brevi rampe e pianerottoli gli ultimi dei quali danno accesso a stanze da letto poste a quote diverse.

8 servizi principali (illuminati dall’alto).

9 servizi secondari (complementari e di dimensioni minime).

10 alcova: riprende la figura del baldacchino sottolineando la privacy matrimoniale.

11 psiche/armadio: impostato su di una baionetta che può essere chiusa con ante articolata su ripiani, con specchi e contenitori utilizzati per la “toilette”.

12 letto solo o letti a castello: si realizzano in un vano conforme alla grandezza del letto.

TREND 54

La casa del Ben-essere Paolo Bodega Architettura, Milano 2010

figure 18-19 La casa del Ben-essere (Paolo Bodega Architettura, Milano 2010), sopra prototipo esposto nei giardini Indro Montanelli, Milano; sotto, pianta con le varie aree di attività distinte per colore; fonte:http://www. lacasadelben-essere.it/

Living – working -resting, nueva vivienda para el centro historico V.Guallart, N.Diaz, Barcellona 1992

La “Casa del Ben-Essere” è un modulo abitativo di 80 metri quadri in edilizia “L’abitazione è una micro-città in cui si lavora, si compra e si riposa” (33). industrializzata, concepito come abitazione innovativa per le esigenze dell’abitare contemporaneo, è progettata come spazio abitativo dinamico e flessibile, la tradizionale suddivisione in “stanze” è superata da una organizzazione spaziale in un open space che ha il suo fulcro nella zona “wellness”.

Al posto delle stanze ci sono delle aree, suddivise per attività: relazione, wellness, ospiti-meditazione, fitness, hobby, relax, nutrizione.

Interessante è il ruolo centrale che svago, fitness e wellness assumono, poiché sono necessari al benessere psicofisico della persona; sia da un punto di vista concettuale che distributivo non sono più messi in secondo piano, ma sono concepiti come attività primarie.

La casa del Benessere è un’unità abitativa “viva”, in cui i concetti di qualità ambientale, ecosostenibilità, efficienza energetica, tecnologia, domotica, sicurezza, ergonomia e sensorialità forniscono il comfort necessario alla salute dell’uomo.

figura 20 Nueva vivienda para el centro historico, V.Guallart, N.Diaz, Barcellona 1992, piante e viste degli spazi interni; fonte: Gausa M. (ed altri)(2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona: Actar

33 Gausa M (ed altri)(2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona: Actar; “living working resting”

55 TREND

Tav 22-23

ANALYSIS BOOK

3.4 Un nuovo paradigma

La proposta è quella di una lettura dello spazio della casa non più in termini di stanze ma di attività. Le attività necessitano la presenza di arredi/impianti/ elettrodomestici/nuclei di servizio per essere svolte. Ma non di stanze che definiscono a priori la funzione che vi si deve svolgere.

Per cui per dormire mi basterà un letto e non una camera da letto; per lavarmi una doccia, non un bagno; per mangiare un tavolo, non una sala da pranzo.

Ecco che gli arredi rivendicano la loro autonomia dopo anni di predominio delle stanze.

La seconda considerazione è che le attività mettono in comune arredi/ impianti/elettrodomestici,…Ad esempio uso il tavolo per mangiare, per lavorare al computer, per studiare, per preparare i cibi, per stirare,…

Dunque una possibile linea di sviluppo della casa moderna, assieme all’abbattimento delle stanze, dovrebbe prevedere una nuova modalità di concepire gli arredi, non più pensati per una stanza, un episodio narrativo all’interno della casa, ma più liberi, aperti ad una molteplicità di usi, delle sculture da esibire e non più oggetti funzionali da celare.

In questo modo anche la narrazione domestica è più coerente, e può esprimere l’identità dell’abitante.

Possiamo prendere l’analisi effettuata sulle abitazioni di Loos ed trasformarla in uno schema-tipo per definire elementi, relazioni ed attività della casa contemporanea. Per Loos gli elementi ricorrenti erano: fuoco - sofa - letto bagno- tavolo - veranda; nella casa contemporanea sono ancora tutti vaildi, eccetto la veranda il cui posto spetta all’armadio (siamo sommersi dagli oggetti, ed i posti per il deposito, lo stoccaggio, il contenimento assumono

importanza primaria).

A partire da questi elementi base possiamo individuare un secondo ordine di relazioni (a cui diamo un nome che corrisponde ad un attività del terziario) che corrispondono alle attività domestiche tavolo-letto-sofa : fuoco - tavolo : sofa - tavolo: letto-sofa-acqua: armadio: acqua:

ufficio

produrre - educare lab gastronomico preparare - degustare lounge socializzare stazione di ricarica rilassarsi divertirsi deposito organizzare contenere spa cura del corpo

Gli arredi che troviamo sono: tavolo, sofà, letto, cucina (fuoco) bagno (acqua), armadio Per cui se pensiamo alle funzioni di ciascuno di essi vediamo che: fuoco> preparazione e socializzazione acqua> cura del corpo, relax tavolo> preparazione, produzione, socializzazione, convivialità, sofa> socializzazione, convivialità, produzione, svago, relax letto> produzione, svago, relax armadio> deposito, organizzazione Questa nuova concezione dello spazio, fluido ed arredato, è il punto di partenza per una svolta nella concezione degli interni.

figura 21 Nella pagina affianco, schema dell’analisi sulle case minime di Loos (vedi paragrafo precedente) convertito in uno schema per la casa moderna come punto di partenza per una nuova concezione dell’abitare

TREND 56

STANZE DIVISIONE TRADIZIONALE DEGLI AMBIENTI DELLA CASA. LAYOUT OBSOLETO

GUSCI

ANALISI EFFETTUATA SULLE CASE DI LOOS TIPOLOGIA NON CONVENZIONALE DI ANALISI 2 ORDINE DI RELAZIONI

SINTAGMA elemento strutturante comune che definisce la narrazione

SCALA+SERVIZI (wc stufa cucina)

ELEMENTI RICORRENTI

fuoco sofa letto bagno tavolo veranda

NUOVI GUSCI-SINTAGMI

ingresso-scala

Atrio

servizi principali

fuoco-cucina

soglia

servizi secondari

sofa-bay window

alcova

desco

psciche/armadio

poltrona-finestra

letto solo letti a castello

lab.gastronomico

scala ad albero

sofa-finestra-cornice sofa-veranda tavolo-sofa-finestra.

ATTIVITA’

ANALISI CHE APPLICHEREMO AGLI ESEMPI DI SOCIAL HOUSING. NUOVO METODO DI INDAGINE CHE PARTE DALL’INDIVIDUAZIONE DI ELEMENTI RICORRENTI PER UNA NUOVA LETTURA DELLO SPAZIO 2 ORDINE DI RELAZIONI

SINTAGMA elemento strutturante comune che definisce la narrazione

da trovare

ELEMENTI RICORRENTI

fuoco sofa letto bagno tavolo armadio

NUOVI GUSCI-SINTAGMI

tavolo + letto + sofa

ufficio

produrre/educare

fuoco + tavolo

Lab. gastronomico

preparare/degustare

sofa + tavolo

lounge

socializzare

letto + sofa + acqua

stazione di ricarica

rilassarsi/divertirsi

armadio

deposito

organizzare/contenere

acqua

spa

cura del corpo

AREE DI ATTIVITA’

57 TREND

figura 22 Mulhouse social housing, Lacaton e Vassal, Mulhouse, Francia 2005. piante ed analisi degli appartamenti (app.1-4) applicazione dellâ&#x20AC;&#x2122;analisi presentata nella tabella precedente; si nota la fluiditĂ degli spazi non divisi da partizioni, dove le aree di attivitĂ sono determinate dagli arredi .

TREND 58

SOFA

sofa

verde

verde

parcheggio acqua - cura del corpo produrre lavorare socializzare socializzare - preparare - lavorare fuoco - preparare

sofa

sofa

tavolo

tavolo

letto scrivania

dormire riposarsi

spazio allâ&#x20AC;&#x2122; aperto fuoco

acqua

acqua

acqua

tavolo

fuoco

tavolo

scrivania

tavolo

letto

fuoco

sofa

letto

auto

sofa

SOFA

fuoco

letto

acqua

letto

acqua

acqua

scrivania

auto

SOFA

letto

letto

letto

letto

letto

acqua

verde

letto

acqua

auto

acqua acqua

letto

letto

acqua

auto

disimpegno/risalita

4

LAYOUT CASI STUDIO

61 LAYOUT

Dopo aver compreso la situazione abitativa nazionale, i reali bisogni degli abitanti, ed aver individuato utenti-tipo e tendenze emergenti, ci caliamo nella realtà del nostro tema: l’edilizia sociale.

Come è facilmente immaginabile il numero di alloggi di qualità (definita come grado di rispondenza delle prestazioni alle rinnovate esigenze degli abitanti) è esiguo in tutto il panorama internazionale. La maggior parte dei progetti di edilizia sociale presenti sulla scena europea si possono riassumere con la definizione di “maquillage di tipologie abitative tradizionali” poiché così vuole il mercato immobiliare, anche se poco rispondenti ai bisogni contemporanei.

E’ evidente, in molti edifici di edilizia sociale costruiti negli ultimi anni, il contrasto tra la qualità progettuale dell’esterno ed il trattamento degli interni: negli

alloggi costruiti la ricerca sulla variazione tipologica è ridotta all’accostamento di abitazioni di diversa ampiezza ma tipologicamente tradizionali, con piante dalle distribuzioni rigide, basate sullo schema zona giorno-zona notte,secondo la rigida suddivisione in stanze.

Caratteristiche comuni a questa tipologia di edifici sono la presenza di gallerie, loggie, balconi, patii; le facciate con serramenti scorrevoli che variano l’aspetto dell’edificio (solitamente un parallelepipedo compatto), la ricerca sui materiali, economici ma che donano una certa qualità estetica, l’attenzione al tema della sostenibilità (pannelli fotovoltaici, ventilazione passiva, esposizione, presenza di serre, sistemi di raccolta dell’acqua piovana), tutte soluzioni valide ma che dovrebbero essere completate con altrettanto validi impianti interni. figure 27-28 123 social green housing, Somos Arquitectos, Madrid 2009, pianta e vista dell’edificio; fonte:http://www.dezeen. com/2009/10/27/123-social-green-housingby-somos-arquitectos/

figure 23-24 Honeycomb apartments, Ofis Arhitekti, Izola Slovenia 2003, pianta e immagine delle logge; fonte: http://www.archdaily.com/3245/ izola-social-housing-ofis-arhitekti/

figure 25-26 Carabanchel Social housing, Dosmasuno Arquitectos, Madrid 2007, pianta ed esterni; fonte:http://www.archdaily.com/4750/ carabanchel-housing-dosmasunoarquitectos/

LAYOUT 62

figure 31-32 Social Housing for Miners, Zon-e Architects DegaĂąa, Spagna 2009, pianta ed esterni; fonte: http://spaceinvading. com/entry/project_id/Social_housing_for_ miners200911171258521293

figure 33-34 Carabanchel Social Housing, FOA, Madrid 2007, pianta ed esterni; fonte: http:// travelwithfrankgehry.blogspot.com/2010/03/ carabanchel-social-housing-by-foa.html

figure 29-30 Louis Blanc Social Housing, ECDM, Parigi 2004, pianta e vista dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio; fonte: http://www.archdaily.com/17568/louis-blancsocial-housing-ecdm/

63 LAYOUT

Tav 3

ANALYSIS BOOK

4.1 Classificazione dei layout

Per questo motivo si sono analizzati esempi meno inerenti al social housing, ma sempre appartenenti alla medesima tipologia aggregativa, ovvero grandi edifici per appartamenti.

Molti edifici presentano layout moderni e più attenti alle esigenze della società, data la maggior disponibilità economica di chi li finanzia ed abita, e l’attenzione verso l’utente finale. Essendo esempi stranieri dobbiamo tener conto delle differenze in termini di norme edilizie per cui molti casi non potrebbero essere applicati nel nostro paese; l’analisi ci serve però per avere un’idea di quali soluzioni sono possibili e per capire i vantaggi di ciascuna soluzione in termini di flessibilità e polifunzionalità.

Partendo dall’assunto che il layout tradizionale è obsoleto (intendendo con “layout tradizionale” lo schema: ingresso + zona giorno + corridoio + bagno + zona notte) era utile capire e quali fossero le soluzioni distributive più innovative sul mercato, e le loro caratteristiche e potenzialità soprattutto in un’ottica di flessibilità, versatilità e polifunzionalità.

Per classificare le soluzioni distributive in categorie ho preso in considerazione il posizionamento dei servizi in relazione al resto dello spazio. I servizi sono gli elementi vincolanti dello spazio interno quindi è bene partire dal loro posizionamento per definire, o in questo caso analizzare, la distribuzione interna.

Se consideriamo l’analisi della divisione dello spazio in attività-elementi ricorrenti, vediamo che gli elementi possono essere classificati in due diverse tipologie: (1)

- ARREDI “elementi bassi” (in sezione) sono elementi polifunzionali: tavolo, letto, sofa sono intercambiabili - NUCLEI “elementi alti“ sono elementi chiusi sono elementi con impianti sono fissi Perciò, considerando cucina e bagni per i loro impianti, come nuclei fissi, coaguli attrezzati o grumi, hard cores, per usare le definizioni di M.Gausa, lo spazio restante può essere diviso in vari modi, o rimanere fluido; questi schemi elementari basati sulla disposizione di elementi fissi e spazi variabili, attraverso il posizionamento strategico di nuclei di servizio (sanitari, cucina, elementi tecnici) e la modellazione variabile di uno spazio fluido definito da loro riporta alla mente le sperimentazioni olandesi degli anni ‘70, che teorizzavano la separazione all’interno dell’edificio in parti pesanti e pianificate in maniera unitaria ed un rapporto soft con l’utente e il suo desiderio di personalizzazione e permutazione tra le parti come fa John Habraken (2) in Variations , the Systematic Design of Supports o i primi esperimenti residenziali di Hertzberger.”(3) Dobbiamo però chiarire che quello che vogliamo evitare è tornare alle soluzioni degli anni ‘60 e ‘70 dove i nuclei erano l’unico elemento dato mentre il resto dello spazio è lasciato alla libera personalizzazione dell’utente, (che sicuramente dividerà l’interno con pareti scorrevoli ed attrezzate) ciò perchè così facendo non avrebbe più senso la figura dell’architetto.

La classificazione che deriva dal numero di nuclei e dalle loro varie posizioni/ combinazioni è la seguente:

1 Si noti che gli armadi non sono considerati nuclei in questa suddivisione-infatti possono essere considerati arredi nel momento in cui sono intercambiabili, nuclei nel momento in cui sono fissi. In ogni caso e caratteristiche alti-chiusi attribuite ai nuclei ne fanno un nucleo.

2 N. John Habraken pubblica nel 1961 il libro, De dragen en de mensen (Strutture per una residenza alternativa). La tesi principale del libro è la seguente: “l’immissione dell’utente con un ruolo attivo nel processo costitutivo dell’abitazione, porta necessariamente a decisioni precise nella progettazione e nell’organizzazione stessa del processo”. La teoria del supporto e infill si appoggia al concetto di flessibilità e quindi partecipazione dell’utenza. Il processo produttivo della casa viene diviso in due: la progettazione del supporto e quella dell’infill. La prima spetta ai tecnici, la seconda è compito del singolo.

3 C.Zucchi, Lotus n.120 (2004) Urban housing

LAYOUT 64

nucleo integrato

nucleo integrato

Anucleo SISTEMA AD UN NUCLEO libero spazio fluido + nucleo bagno (la cucina può essere considerata un arredo fisso)

nucleo integrato nuclei integrati

nucleo libero nuclei liberi

A.1 NUCLEO INTEGRATO il nucleo è adiacente ad una parete perimetrale della casa

A.2 NUCLEO LIBERO il nucleo è al centro dello spazio: si genera un percorso circolare attorno ad esso. la cucina è generalmente appoggiata ad esso per una questione impiantistica

nuclei integrati nuclei in fila

Bnucleo SISTEMA libero A + NUCLEI spazio fluido + nucleo bagno + nucleo cucina (la cucina è definita da uno spazio: stanza o armadiatura) a volte gli armadi hanno in pianta lo stesso peso di bagni e cucina, quindi sono definiti nuclei. nuclei integrati

nuclei liberi

B.2 NUCLEI LIBERI I nuclei sono al centro dello spazio per cui gli si può girare attorno. nuclei in fila

C SISTEMA A FASCIA spazio fluido + fascia servizi periferica nuclei liberi fascia longitudinale

nucleitrasversale in fila fascia

fascia longitudinale

fascia trasversale

fascia longitudinale

C.1 FASCIA LONGITUDINALE La fascia con i servizi si sviluppa per la lunghezza dell’appartamento fascia trasversale

C.2 FASCIA TRASVERSALE La fascia con i servizi è posta verso il corridoio interno o verso la facciata

B.1 NUCLEI INTEGRATI I nuclei bagno e cucina sono attaccati alle pareti perimetrali della casa, spesso opposte per permettere una libera distribuzione ed organizzazione dello spazio

B.3 NUCLEI IN FILA I nuclei sono al centro dello spazio, in fila; la disposizione dà un elevato senso di continuità e flessibilità alla pianta.

65 LAYOUT

4.2 Casi studio

E’ stato analizzato un esempio di alloggio per ogni tipo di layout. La scelta degli alloggi si è svolta scegliendo alloggi ad un piano e dalla pianta regolare.

La tipologia di edificio (edilizia pubblica-privata-a basso costo) non è stata considerata nella selezione delle piante per cui è presente un panorama eterogeneo. Nemmeno la localizzazione è stata presa in considerazione per cui si troveranno esempi europei ed extraeuropei. Come già detto le normative sono diverse da paese a paese ma la selezione vuol rappresentare una casistica esistente non per forza applicabile in Italia. Ciò sarà oggetto di considerazioni successive.

Ogni alloggio è stato ridisegnato in scala 1:100 e sviscerato, per trarre informazioni quali dimensionamento delle singole parti, presenza di pareti scorrevoli, ibridazione delle funzioni, punti critici.

Per ogni pianta sono state fatte poi due analisi in scala 1:200, una distributiva (flessibilità) ed una per aree di attività (polifunzionalità).

Analisi distributiva: per ogni pianta sono state fatte diverse prove di distribuzione interna per verificare in quanti modi è possibile utilizzare lo stesso spazio. Più sono le soluzioni distributive disponibili, più l’alloggio è flessibile.

Analisi per aree di attività: la pianta scompare e gli elementi: fuoco-tavololetto-sofa-armadio,.. diventano oggetti-fonte di una o più attività; le aree di attività sono perimetrate da linee colorate. Notiamo come armadio acqua e fuoco siano aree “piene” (nuclei) e le aree di attività spesso coincidano con lo stesso nucleo.

Dove le aree si sovrappongono, c’è una campitura grigia: più è estesa l’area grigia più l’appartamento è polifunzionale.

Si noterà come nella maggior parte di casi flessibilità e polifunzionalità sono inversamente proporzionali: case grandi sono molto flessibili ma poco polifunzionali e viceversa, per questioni di economia d’uso dello spazio.

LAYOUT 66

Tav 4

ANALYSIS BOOK

figura 35 Londres Villaroel, vista dell’edificio; fonte: http://www.mimoa.eu/projects/Spain/ Barcelona/Equipamientos%20LondresVillarroel; figure 36-37 Londres Villaroel viste degli interni;fonte: Per A.F., Mozas J, Arpa J(2007) DBOOK, Density, Data, Diagrams, Dwellings, Density Series, Vitoria-Gasteiz, Spain: A+T ediciones

A1

Londres-Villarroel Coll Leclerc Arquitectos - Spagna - Barcellona 2006

Edilizia pubblica 45 abitazioni Questo progetto è il vincitore di un concorso di idee del gennaio 2001 per la costruzione di un set di servizi e il recupero del lotto trovato in uno degli ultimi lotti vacanti nello sviluppo urbano di Cerdà del XIXsec. Il progetto copre 28.5 metri in profondità dividendo l’edificio in volumi stretti e paralleli, che variano in altezza da nord a sud permettendo alla luce di raggiungere gli appartamenti.

L’ obiettivo dell’intervento era pulire un tessuto residenziale ormai saturo.

L’inserimento di un programma vario, come case sussidiate per giovani, una scuola elementare e campi sportivi, permette una reinterpretazione delle possibilità tipologiche del blocco.

Il blocco di appartamenti ha una luce di 7,5m; è composto da 45 appartamenti con un area di 45mq. Tutti gli appartamenti avranno ventilazione passante

e luce naturale dovute alla loro profondità. L’accesso è consentito da ponti industriali appesi sopra i i passaggi separati di 2 metri dalla facciata sud. In questo modo gli appartamenti sono raggiunti da vie di ponti-balconi.

All’interno lo spazio è suddiviso longitudinalmente da una parete scorrevole; accanto all’ingresso c’è la cucina a vista, mentre il nucleo bagno si trova all’angolo opposto. Interessante è il fatto che il lavandino è esterno al blocco e può essere inglobato alla zona notte o al soggiorno facendo scorrere le pareti.

Questa soluzione è ideale per appartamenti piccoli/monolocali perché permette di sfruttare lo spazio molto bene. Non è una soluzione molto flessibile a causa delle ridotte dimensioni, ma per contro è polifunzionale.

67 LAYOUT

Tav 5

ANALYSIS BOOK

A1 Housing for young people

HPP Hentrich Petschnigg & partner - Germania - Leipzig 2000

figura 38 Housing for young people, vista dell’edificio; fonte: French H. (2006) New urban housing, London: Laurence King

24 abitazioni Il brief del concorso intendeva destinare appartamenti a giovani famiglie; HPP ha vinto il concorso con un progetto di unità individuali che offrivano un’opportunità di differenziazione.

Flessibilità e sostenibilità erano le priorità degli architetti.

I sei blocchi di abitazioni di 4 piani ciascuno sono progettati come semplici forme lineari con pareti laterali portanti in cemento, e facciate completamente vetrate. Le finestre sono schermate da brise-soleil.

L’assenza di elementi strutturali interni e l’arrangiamento modulare della facciata è parte della strategia progettuale volta a permettere diverse configurazioni a seconda della disposizione libera delle partizioni interne.

L’entrata a metà della pianta ed il bagno ed il wc al lato opposto sono gli unici elementi fissi dentro l’appartamento; l’ampiezza dell’appartamento, maggiore di 7 metri, crea uno spazio di circolazione tra questi due blocchi abbastanza ampio da essere diviso centralmente. Gli architetti hano ipotizzato differenti modi in cui gli appartamenti potrebbero essere divisi in diversi layout con pareti non portanti che possono essere facilmente modificati in futuro.

LAYOUT 68

Tav 6

ANALYSIS BOOK

figure 39-40 Codan Shinonome Canal Court, vista dell’edificio e dei corridoi interni; fonte: http://www.wohnmodelle.at/index. php?id=84,75,0,0,1,0; figure 41-42 Codan Shinonome Canal Court, viste degli interni degli alloggi; fonte: French H. (2006) New urban housing, London: Laurence King

A1

Codan Shinonome Canal Court (block1) Riken Yamamoto & Field shop - Giappone - Tokyo 2003

complesso di edilizia collettiva urbana ad alta densità 420 abitazioni Il blocco urbano offre un modello interpretativo delle esigenze dell’abitare emergenti dal nuovo scenario. I tratti distintivi del Blocco 1 sono la terrazza comune ricavata dalle abitazioni, la “stanza f” stile casa-ufficio, il luminoso corridoio interno e l’unità bagno-cucina. Le unità sono messe sul mercato con la titolazione SOHO (small office/home office).

Su ogni piano sono stati collocati in modo casuale dei terrazzi, foyer pubblici ritagliati nell’edificio come loggie a doppia altezza, che forniscono luce naturale e aria ai corridoi. Raggruppati attorno a questi spazi comuni troviamo uffici, asili o spazi-hobby. Gli appartamenti, di piccole o minime dimensioni, full optional, si affacciano con ingressi-vetrine sulle strade-corridoi dove piccoli slarghi, piazze, gallerie favoriscono la comunicazione e lo scambio, e rendono

labile il confine tra casa ed ufficio, tra pubblico e privato.

La porta d’ingresso è un finestrone a vetri, e permette di utilizzare l’ingresso come vetrina oppure, con l’arretramento della parete divisoria, di ampliare lo spazio ed adibirlo ad uso ufficio (stanze-f); gli appartamenti hanno open space facilmente modificabili da pareti scorrevoli. Di conseguenza l’unità bagno- cucina è posta sul lato del muro esterno aumentando il grado di libertà dell’interno e rendendo il bagno una stanza-solario a vetrate. L’idea di spostare vicino alla finestra la sezione “acqua” (bagno e antibagno) e la cucina deriva dall’idea di ottenere un progetto abbastanza flessibile da rendere l’unità al tempo stesso abitazione/ufficio,poichè questa soluzione permette di avere la zona dell’ingresso disponibile per una serie di usi.

69 LAYOUT

Tav 7

ANALYSIS BOOK

A2

Bedre Billigere Boliger (Better Cheaper housing) Juul & Frost - Danimarca – Ølby 2001

Edilizia a basso costo 300 abitazioni “Migliore e più economico” (better& cheaper) era lo slogan per la progettazione di 300 unità abitative a Boliger in Danimarca. Gli architetti Juul e Frost vinsero con un layout rigido e razionale, creando alloggi a prezzi accessibili per chiunque: giovani coppie, single, famiglie monoparentali, famiglie e anziani si sono trasferiti nel nuovo quartiere.

All’interno delle unità lo spazio si organizza attorno ad un core di servizi, permettendo agli utenti di personalizzare lo spazio a seconda delle loro esigenze; i tagli sono: 65mq (2 stanze), 86mq (3 stanze), 108mq (4 stanze) 129mq (4 stanze duplex). Interessante è la presenza di un arredo lungo una delle pareti lunghe che ingloba cucina e scorre entrando nelle stanze vicine; la suddivisione in stanze è suggerita da pareti scorrevoli.

Adattabilità e accessibilità si combinano bene anche in facciata, rivestita in pannelli di alluminio e pannelli trasparenti cavi, un nuovo materiale che consente di modificare facilmente la facciata permettendo di ottenere ulteriori finestre.

figure 43-44-45-46 Bedre Billigere Boliger vista dell’edificio e degli interni; fonte: Politecnico di Milano, Laboratorio di dottorato XX-XXI prof. Bosoni G., Manfredini M., Piardi S. (2006) Abitare prossimo venturo - Danimarca http://www.arch-i-lab.polimi.it/SocialHousing/ SocialHousingIndex.htm

LAYOUT 70

Tav 8

ANALYSIS BOOK

figura 47 Faelledhaven Residential Complex, a destra vista dell’edificio; fonte: Ebner P. (ed altri)(2010) Typology +: innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser figura 48 Faelledhaven Residential Complex, vista del ballatoio; fonte: Per A.F., Mozas J., Arpa J. (2007) DBOOK,Vitoria-Gasteiz, Spain: a+t ediciones

A2 Faelledhaven Residential Complex

Domus - Danimarca - Copenaghen 2006

115 abitazioni La pianta si stende su un nastro parallelo ad una fascia di paesaggio naturale che unisce il centro di Copenaghen con i quartieri vicino all’areoporto.

Contrubuisce a dare un’ alta densità abitativa ad un quartiere con dispersione residenziale; una linea della metropolitana serve come connettore tra tutti gli interventi: abitazioni, servizi e spazi commerciali.

Il concept di progetto è creare una struttura a telaio dove posizionare uno spettro di apartamenti corrispondente alle esigenze individuali più ampio possibile; Il risultato è un’insieme di logge, terrazze, passaggi, unità, aree comuni; l’orientamento delle terrazze comuni unisce socialmente gli abitanti e confersce un equilibrio tra la sfera pubblica e privata. Sul lato privato di ogni abitazione, la facciata di ogni alloggio può essere creata con una diversa combinazione di bay window e finestre a tutt’altezza permettendo variazioni spaziali e viste differenti.

Gli interni sono organizzati attorno ad un core interno bagno ed una colonna tecnica e ciò permette di organizzare la pianta il più flessibilmente possibile non essendoci restrizioni strutturali. Tutte le altre funzioni, compresa la cuicna, possono essere posizionate attorno a questo core.

71 LAYOUT

Tav 9

ANALYSIS BOOK

B1 Carabanchel Housing Complex

Aranguren + Gallegos - Spagna - Madrid 2004

Edilizia pubblica 64 abitazioni Gli spazi sono allineati lungo un corridoio interno; i bagni e servizi annessi sono concentrati lungo la spina dell’edificio dov’è situato il muro che separa gli appartament. L’altezza di questi, di cucina e corridoio è minore che non nelle stanze, essendo tutti soprelevati.

Lo spazio nella casa può variare, essere trasformato, da giorno a notte: se cucina e bagno sono nuclei fissi a causa degli impianti, lo spazio rimanente può essere diviso usando pareti mobili. Durante il periodo di massima attività di giorno le pareti sono ripiegate e i letti risposti nelle nicchie sotto il corridoio soprelevato e gli armadi. Di notte lo spazio cambia ancora con gli arredi che tornano fuori.

Il progetto ha lo stesso costo di alloggi normali, con il plus la possibilità di ottenere il lusso e lo spazio di una stanza vuota, e gli alloggi guadagnano una maggiore gamma di usi potenziali essendo capaci di sfruttare la maggior parte dell’area della casa come spazio per varie attività (lavoro divertimento giochi ginnastica feste)..

Con questo grado di continuità tra stanze possiamo giustificare il singolo affaccio dell’alloggio, che ha un sistema di finestre scorrevoli su tutto il lato.

Il sistema costruttivo esterno è fatto in pannelli prefabbricati di cemento finanziariamentie competitivi con sistemi costruttivi tradizionali. Non ci sono spazi esterni privati ma una corte comune.

figura 49 - 50 - 51 - 52 Carabanchel HC, vista dell’edificio e degli interni durante il processo di trasformazione con pareti scorrevoli e letti estraibili; fonte: Ebner,P. (ed altri) (2010) Typology+: innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser

LAYOUT 72

Tav 10 Tav 14

ANALYSIS BOOK

figura 53 affianco, Sistema ABC, prospettive e piante; fonte: Salazar J., Gausa M. (2002) Single family housing : the private domain / Housing : new alternatives, new systems, Basel : Birkhäuser figura 54 A destra,Mixed residetnital mechanism, schizzo dell’edificio; fonte: Salazar J., Gausa M. (2002) Single family housing : the private domain / Housing : new alternatives, new systems, Basel : Birkhäuser

B2

Mixed residential mechanism SISTEMA ABC Actar arquitectura – Austria - Graz 1996

300 abitazioni Il sito è strano: una parte della periferia piantata in un quartiere affascinante “fin de siecle”. La principale attrazione del sito sta nell’innaturale coesistenza di scale e riferimenti apparentemente discordanti. Lo scopo è creare un meccanismo sufficientemente autonomo da creare un movimento di appropriazione del sito e sufficientemente duttile e flessibile da armonizzare con gli elementi che caratterizzano lo spazio.

Le unità residenziali sono variabili, possono innalzarsi fino al 3-4 piano ed ospitare nel piano terra negozi di differenti forme e dimensioni.

Il progetto è concepito come una precisa applicazione del “sistema ABC”, che si fonda sulla possibilità di generare diversi sottotipi partendo dal movimento di nuclei di servizio in un un unità di superficie predefinita e data (circa 70mq).

La proposta è basata sulla possibilità di posizionare in diverse posizioni tre tipi di muri prefabbricati e attrezzati: ABC (Armadio, Bagno, Cucina), un insieme di elementi rigidi - “hard” (coagulatori) in uno spazio fluido circostante, con l’eliminazione di partizioni interne e la loro sostituzione con pareti scorrevoli.

La posizione mutevole dei moduli risponde ad una linea guida elementare di strisce funzionali che tratteggia il piano tecnico di ogni piano, come in una partitura musicale. Sono realizzabili in tal modo combinazioni diverse che vanno dalle configurazioni più convenzionali (basate su due o tre camere da letto) alla configurazione più aperta del ‘tipo loft’.

Nei prospetti, le diverse posizioni assunte dai moduli più esterni creano un gioco ritmato di teste verticali dai colori differenti che si combinano con le strutture di facciata (vetrate, opache, fisse o scorrevoli).

73 LAYOUT

figure 55-56 Riff Raff Apt Buiding, vista dell’edificio e dell’interno di un’alloggio; fonte: http:// www.af-z.ch/presse/ meilipeter

B2 Riff Raff Apartments Building

Meili, Peter Arch., Staufer&Hasler Arch. - Svizzera - Zurigo 2001

14 abitazioni La struttura interna dei piani suggerisce le grandi stanze tipiche degli appartamenti borghesi. Balconi e terrazze si affacciano su una corte interna calma. Il volume, le finestre e i colori insoliti enfatizzano la situazione d’angolo ed accentuano l’uso ibrido dell’edificio dal lato della strada.

Le stanze sono molto aperte e scorrono l’una nell’altra; la maggior parte delle unità sono caratterizzate da un percorso circolare attorno ai nuclei bagno e cucina, che in questo caso sono vicini, al centro dello spazio. L’ibridazione tra gli ambienti è creata da bagno e cucina aperti sulle stanze: il percorso connettivo è aperto lungo la facciata: lavandino e cucina si affacciano sulle finestre mentre i bagni sono stati portati in facciata come arredi.

Nonostante le strade strette, gli appartamenti hanno finestre ampie e ciò non solo espone gli appartamenti al pubblico ma rende anche la strada parte dell’appartamento: dietro a questa struttura si celano una varietà di forme di un lifestyle urbano aperto.

Questo concetto per l’abitare urbano tematizza l’ubicazione centrale nel mezzo della vita notturna della città e presuppone che i residenti abbiano una relazione rilassata con il vivace spazio urbano.

LAYOUT 74

Tav 11 Tav 14

ANALYSIS BOOK

B3 Residential complex Graz-Straßgang

Riegler & Riewe – Austria - Graz-Straßgang 1992-1994

figura 57 Residential Complex Graz - Straßgang, vista dell’edificio; fonte: Salazar J., E Gausa M. (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

Edilizia a basso costo.

Le condizioni di partenza per la creazione dell’edificio erano quasi uniche: il committente era il cliente, e non c’erano vincoli estetici.

Dato il basso costo del progetto, l’edificio ha una forma semplice con un’elevazione ritmica e regolare; unici elementi di movimento sono elementi scorrevoli usati come protezione dal sole e dalla vista. Il complesso vuole essere un concept di una nuova struttura ripetibile, infatti l’edificio è una ripetizione modulare della stessa unità. I materiali usati sono minimi: cemento ed acciaio. L’area pubblica è delimitata dalla piazza antestante all’edificio e dalle scale trasparenti.

L’edificio è formato da appartamenti semplici e confortevoli con grandi stanze da letto. Cucina e bagni sono situati nel mezzo dell’appartamento; Le altre stanze, ogniuna delle quali è situata in un lato dell’edificio, sono relazionate l’una all’altra da porte scorrevoli e passaggi rendendo le stanze luminose e l’edificio trasparente.

75 LAYOUT

B3

Immeuble M House Actar Arquitectura - Francia - Nantes 1997-2000

1

Questo progetto concettuale nasce come le serie di prodotti personalizzabili (ad esempio Swatch o Twingo) per cui la casa rappresenta un potenziale di spazi da combinare a seconda della composizione della famiglia in un dato momento, e del gusto degli occupanti: il contenitore minimo potrà essere decorato scegliendo tra una gamma di materiali colori e componenti (che l’utente potrà modificare in seguito) secondo il luogo ed il gusto personale.

Il progetto è presentato come un menù di moduli intercambiabili, la cui struttura è concepita per permettere aggregazioni laterali e orizzontali e di conseguenza di ingrandire la casa nella lunghezza, larghezza o altezza.

In pianta, un open space di circolazione occupa tutto il perimetro. I servizi sono allineati lungo l’asse centrale in modo da dare più ampiezza allo spazio ed abbastanza libertà di movimento; ciò suggerisce una continuità spaziale e la possibilità di aggregare ulteriori moduli.

La forma di questo edificio “à la carte” non è basata solo sulla scelta del colore e il silkscreening esterno ma anche sul particolare e custom-built progetto degli standard. figure 58-59 M house, vista dei moduli combinabili e schemi degli appartamenti (1- per single 2- single che non vuole più esserlo e 3giovane coppia; fonte: Salazar J., E Gausa M. (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

3

LAYOUT 76

Tav 12 Tav 14

ANALYSIS BOOK

figura 60 da destra Estrade Haus, vista dell’edificio, fonte: Ebner P. (ed altri) (2010) Typology+: innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser figure 61-62 affianco, Estrade Haus, vista degli interni con le pareti a branchie, e scorcio delle “Estrade”; fonte: http://www. mimoa.eu/projects/Germany/ Berlin/Estrade-House

C1

Estrade Haus Wolfram Popp - Germania - Berlino 1998

Edilizia a basso costo 12 abitazioni Ogni appartamento consiste in un open space ed una zona servizi che si estendono per l’intera lunghezza dell’edificio. Il tutto è una riuscita combinazione di spaziosità, comfort e privacy.

Due elementi determinano queste relazioni. In primo luogo, ci sono le Estrades - da cui il nome - che sono piattaforme sopraelevate alte 40 centimetri e profonde 1.8m, che corrono lungo l’intera larghezza dell’appartamento, anteriore e posteriore. Questo stato speciale rende possibile vari scenari in questa zona di transizione tra dentro e fuori. L’elemento di partizione che separa i servizi dal resto è chiamato “parete a branchie” e consiste di pannelli a tutt’altezza che coprono l’intera profondità dell’alloggio, separando la sala

principale della zona di servizio; possono sia scorrere sia ruotare rendendo possibile adattare le funzioni di servizio al soggiorno in vari modi.

Aprendosi e chiudendosi a seconda delle situazioni, bagno e cucina possono essere integrati nello spazio del soggiorno, l’ingresso può essere celato o lasciato a vista,...

Complementare a questa spina di servizi è il grande spazio aperto per il quale Popp ha previsto una serie di soluzioni alternative mutabili nel tempo.

Lato strada e corte sono quasi identici con le loro fascie di finestre a tutt’altezza e il parapetto del balcone in metallo. Quando le finestre, che si aprono a 180°, sono aperte, formano una loggia: il concetto spaziale di una transizione lenta da interno ad esterno.

77 LAYOUT

C1

Schwarzer Laubfrosch Housing Complex Splitterwerk - Austria – Bad Waltersdorf 2004

10 abitazioni All’interno dei muri esistenti sono stati creati nuovi gusci interni. Le aree funzionali sono così integrate nello spazio tra il muro interno ed esterno: cucina, nicchie, letto, bagno, area ufficio e cosi via vanno add’occupare questo spazio perimetrale, e sono racchiusi da armadiature e pareti scorrevoli. Il risultato è uno spazio vuoto, una specie di living hall, in cui si possono portare o meglio svelare le vare funzioni una alla volta o simultaneamente.

figure 63-64-65-66 Schwarzer Laubfrosch HC, vista dell’esterno ed interni con arredi e servizi a scomparsa; fonte: Ebner P. (ed altri) (2010) Typology+: innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser

LAYOUT 78

Tav 13 Tav 14

ANALYSIS BOOK

C2

figura 67 Benny Farm, scorcio dell’edificio; fonte: Per A.F., Mozas J. (2006) Density: new collective housing, Madrid: a+t editiones

Benny farm Saia Barbarese Laverdièr, Giguere – Canada - Montreal 2000

Edilizia pubblica 147 abitazioni Dopo la seconda guerra mondiale, i veterani fondarono in Benny Farm un’oasi dove poter integrarsi nella vita civile assieme ai loro familiari mantenendo nel frattempo una relazione tra di loro. Nel 1994, l’età media degli occupanti era di 74 anni e gli alloggi 270.

Un gruppo di architetti definì un nuovo piano per l’insieme e progettò la prima parte della costruzione.

L’obiettivo principale era fornire alloggi comodi e attraenti, adatti alle necessità dell’età degli abitanti, preservando nel contempo le tracce dei veterani, il loro modo di vivere ed il loro significato storico.

Le nuove unità portano vitalità all’area; le pareti in mattone si rivolgono sulle aree pubbliche per preservare la privacy degli abitanti mentre le facciate in stucco antracite che danno sul giardino sono rivitalizzate da grandi aperture.

79 LAYOUT

Tav 14 Tav 14

ANALYSIS BOOK

C2 Social housing in Lakua

Ercilla & Campo arquitectura - Lakua - Spagna 2002

Social housing 168 abitazioni Tutti gli appartamenti sono identici eccetto per una differenza in larghezza che distingue appartamenti di una due o tre camere. Ogni appartamento occupa l’intera profondità del blocco che è 7,3 metri ed ha finestre su entrambi i lati.

Da un lato, accanto all’entrata, cucina bagno e stanze di servizio formano una zona di servizio; dall’altro, l’area restante è concepita come open space che può essere suddivisa a seconda dei desideri degli occupanti.Con uno spazio relativamente piccolo e solo 4 o 5 finestre la possibilità di posizionare divisioni è limitata. Nonostante ciò sono raggiungibili una serie di interpretazioni, dalla pianta libera ad un layout convenzionale a 3 camere. Entro ogni appartamento, il pavimento è continuo così le partizioni leggere possono essere messe e tolte molto più facilmente.

figure 68-69-70-71 Social housing in Lakua, vista dell’edificio e degli interni ; confronto tra l’alloggio openspace e l’alloggio con partizione leggera; fonte: French H. (2006) New urban housing, London: Laurence King

LAYOUT 80

Conclusioni Nonostante la validità dei progetti analizzati non possiamo decretare un caso studio che può essere assunto come modello generale di intervento perché nessun progetto presenta solo caratteristiche positive; punti di forza ma anche di debolezza sono distribuiti tra tutti i casi studio.

Notiamo ad esempio che alcuni progetti nonostante le potenzialità del layout, hanno una proporzione spaziale che impedisce di ottenere la flessibilità: un caso esemplare è il layout B2, dove i nuclei disposti liberamente nello spazio permetterebbero grande flessibilità ma gli spazi sono troppo stretti ed impediscono una corretta distribuzione degli ambienti.

La soluzione che funziona meglio in termini di polifunzionalità, ed ibridazione delle funzioni è la fascia longitudinale di servizi (Estrade House C1), ma in questo caso l’ambiente è sovradimensionato ed inoltre è difficile suddividerlo in più ambienti.

Una suddivisione funzionale dell’appartamento è rappresentata da pareti che si possono spostare parallelamente aumentando progressivamente lo spazio davanti all’entrata (A1 Shinonome Canal Court).

Le soluzioni più flessibili sono invece le soluzioni in cui i nuclei stanno al centro (A2 e B3), perché permettono di gestire in maniera più libera lo spazio circostante, mentre il caso che meglio bilancia flessibilità e polifunzionalità è Carabanchel (B1) dove l’assetto cambia completamente da giorno a notte grazie a letti scorrevoli e pareti mobili, ma tutti questi esempi non sono applicabili in Italia poichè il Regolamento Edilizio (4) impone di avere almeno un servizio igienico aerato naturalmente se l’alloggio è maggiore di 70mq.

In conclusione, a seconda della conformazione dello spazio e delle caratteristiche dell’alloggio in questione potrà essere applicato uno o l’altro modello. Lo schema di riferimento, comune a tutti gli esempi, è uno spazio libero, in cui solo i nuclei servizio costituiscono gli elementi rigidi, mentre tutto il resto può essere suddiviso liberamente dagli utenti.

4 Regolamento edilizio Art. 40. Aerazione attivata: condizionamento - ventilazione meccanica - vedi cap. 6 pag 110

5

ESPANSIONE CASI STUDIO

83 ESPANSIONE

Il secondo tipo di flessibilità riguarda la capacità di un alloggio di espandersi e contrarsi nell’arco del tempo, ovvero cambiare la sua volumetria, una necessità che è coerente alle caratteristiche della società di oggi.

In primo luogo le esigenze ed i bisogni degli abitanti prevedono sempre, ad un certo punto della vita del nucleo famigliare, un’aumento o una diminuzione del numero di componenti, ad esempio per l’arrivo di figli, il successivo allontanamento di questi, l’arrivo di un anziano; ciò ha come conseguenza la necessità di ampliare lo spazio dell’abitazione, prevedere oltre ad nuovi usi degli spazi esistenti anche nuovi spazi da aggiungere al nucleo originale.

In secondo luogo, gli edifici pubblici devono rispondere ai mutamenti della società (macroscala del cambiamento) per essere efficienti ed utili. Per cui gli alloggi devono essere facilmente dimensionabili a seconda delle esigenze dei gruppi sociali di un dato periodo; dovranno essere facilmente aggregabili o facilmente frazionabili. Ad esempio si passa dalla famiglia tradizionale degli anni ’60, ad una domanda proveniente da single e divorziati dei giorni d’oggi: l’amministrazione pubblica dovrà fornire alloggi di 90mq nel primo caso, e monolocali di 30mq nel secondo. Prevedere i cambiamenti della società e come la tipologia degli alloggi muta nel tempo all’interno di un edificio è un punto fondamentale tanto quanto il layout interno.

“CASE-fisarmonica che si allargano e si restringono a comando. Casepalloncino da gonfiare quanto serve. Case-matrioska con le stanze che entrano una dentro l’altra. Sarebbe facile, così, abitare a misura nostra.

Sarebbe bello poter allargare e allungare i nostri appartamenti come le mamme sagge facevano con l’orlo dei pantaloni dei bambini: case in crescita, che seguano la taglia dei nostri stili di vita. Ma le nostre case vere sono fatte di cemento e mattoni, roba dura: si chiamano, non per niente, beni immobili.

La società invece è mobilissima: cambia la struttura delle famiglie, cambia la mappa catastale delle nostre esigenze. E le nostre case ci stringono, ci tirano, ci vestono male. (...) (..) E quando cambiano i bisogni, gli inquilini, le età? La casa dovrebbe cambiare con loro. Cioè dovrebbe essere capace di farlo. Ma ci vorrebbe una rivoluzione di marketing: vendere nuove case che Boeri chiama “a geometria variabile”, con spazi non limitati da divisorie e non predefiniti per destinazione.

Vendere solo l’hardware abitativo di base, muri perimetrali e allacciamenti impiantistici, abbastanza flessibili da poter essere riorganizzati più volte nel corso degli anni: pareti mobili, impianti elettrici e idraulici diffusi (il problema delle prese, sempre nel posto sbagliato, nella casa elettronica genera un dramma di multiple, ciabatte, matasse di prolunghe, desolanti canaline di plastica). Appartamenti come loft, o come case giapponesi a zone modulari non dovrebbero essere più uno sfizio da ricchi, ma uno standard da nuove case popolari. (...) Ma anche le case standard dovrebbero cambiare aspetto. Spazi elastici, se non nella metratura, nella cubatura: stanze di diversa altezza, soppalcabili quando necessario, in modo da distribuire le funzioni a più livelli come libri su uno scaffale: ma certo, finché dominano gli opprimenti due metri e 70 delle case d’oggi, c’è poco da allargarsi. La società forse è troppo liquida. Ma la casa è sicuramente troppo solida.“(1)

1 La Repubblica, Smargiassi M. (2 giugno 2009) Cambiano le famiglie italiane e le case diventano flessibili - http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/cronaca/casa-futuro/casa-futuro/ casa-futuro.html?ref=search

tetris

ESPANSIONE 84

Tav 15 Tav 14

ANALYSIS BOOK rail

5.1 Classificazione dei sistemi di espansione Sono stati dunque analizzati e classificati esempi di edifici e procedimenti che nell’insieme permettono di avere un panorama generale sui casi esistenti di crescita / modificazione nel tempo degli alloggi.

Si tratta di procedimenti che prevedono l’espansione già in fase progettuale, o ancora alloggi che la fanno immaginare, la suggeriscono, anche se non sono stati progettati con questo fine, ma che comunque possono essere presi come esempi metodologici.

Anche in questo caso alcuni esempi appartengono all’edilizia sociale, altri all’edilizia privata.

tetris

rail

patii

esterno

patii

A SISTEMA A TETRIS Espansione a discapito di altri, per aggiunta di pezzi o stanze sottratte agli alloggi vicini. La distribuzione e dimensione dei vani che costituiscono l’alloggio vengono modificate mediante interventi di demolizione e ricostruzione di pareti interne.

esterno

D SISTEMA VERSO ESTERNO Espansione verso l’esterno (logge, balconi, terrazzi).

L’espansione avviene colonizzando elementi preesistenti adeguatamente trasformati per diventare abitabili

B SISTEMA LINEARE Espansione per aggiunta di intere “fette” o unità di alloggio, in molti casi i servizi sono disposti in file perpendicolari alla direzione di espansione in modo da inglobare sia lo spazio fluido sia i servizi.

aggregazione

E SISTEMA AD AGGIUNTA Aggiunta di moduli o pezzi di alloggio interi, che si agganciano all’esterno dell’abitazione/edificio e costituiscono intere stanze

C SISTEMA A PATII Espansione nei “vuoti” interni all’edificio, che devono essere previsti in fase progettuale in qualità di patii, piazze, luoghi collettivi.

in altezza

F SISTEMA IN ALTEZZA Attraverso l’uso di soppalchi o tramite l’unione di due alloggi in verticale (non ce ne occuperemo)

85 ESPANSIONE

Tav 16 Tav 14

ANALYSIS BOOK

5.2 Casi studio

figure 72-73 Structural Dyke, vista del modello e diagrammi dei tagli degli alloggi e disposizione nuclei servizi; fonte: http:// www.njiric.com/work/chronological/1993

A

Structural Dyke Njiric+Njiric arhitekti - Olanda - Den Bosch 1993

Il progetto, vincitore di un concorso e mai realizzato, prevede un mix di abitazioni, servizi lavorativi, strutture sociali ed attività di svago.

La barra residenziale è un edificio a ballatoio, in cui gli edifici hanno affaccio sui due lati; si nota l’intento di rendere gli alloggi molto permeabili alla vista dal ballatoio grazie ad un’ampia parete vetrata, le generose dimensioni degli alloggi e la disposizione del layout.

Lo spazio pubblico si estende all’interno degli alloggi a seconda dell’utenza/ modalità di uso della casa: l’organizzazione dell’appartamento cerca di stabilire elementi per favorire la socialità.

L’aggregazione si basa su un modulo fisso e schemi combinatori basati su nuclei fissi e ampliamenti variabili; il taglio degli alloggi così ottenuto con questo sistema è vario (almeno 5 tipologie) e permette di raggiungere un target sociale ampio.

Il sistema è semplice: ogni appartamento ha di base uno spazio rettangolare ed un nucleo servizi. Gli spazi rettangolari che si formano tra questo e il modulo seguente sono utilizzati come stanze da uno o dall’altro appartamento.

La flessibilità del progetto è molto semplice ed efficace: la posizione di blocchi servizi al centro permette di unire - ampliare – rimpicciolire gli appartamenti semplicemente aggiungendo o togliendo queste stanze intermedie. Il problema principale deriva dal fatto che in Italia alloggi con volumetria maggiore di 70mq devono avere un bagno aerato naturalmente.

ESPANSIONE 86

Tav 17 Tav 14

ANALYSIS BOOK

B

Rail System Actar arquitectura 1998

Il termine “facciata filtro” implica la concentrazione di spazi di servizio in fasce periferiche (facciate o pareti divisorie) che portano ad avere una grande versatilità nello spazio interno. Nel Rail System l’organizzazione della distribuzione interna segue tre linee funzionali.

La prima striscia, la più aperta, è concepita come uno spazio ambiguo, un mix di corridoio, galleria, e spazio relax, filtro tra interno ed esterno. Le funzioni principali (le camere da letto, salotto, ecc…) sono poste nella striscia centrale e larga, qua la privacy è assicurata da una parete scorrevole a scomparsa.

La striscia che corre lungo la facciata più chiusa, ospita i nuclei di servizio (i bagni, guardaroba, spazi per piccoli studi, ecc.). Questa semplice distribuzione permette grande flessibilità di soluzioni e di tipi.

La sua applicazione sulla facciata stessa (definita anche dalla combinazione di varie striscie che si sovrappongono, di vari materiali e forme) assicura una composizione varia a seconda delle diverse soluzioni adottate nella pianta del piano.

La collocazione degli impianti in fascie fa pensare ad una aggregabilità all’infinito di moduli-intere unità semplicemente spostando le pareti divisorie.

In questo caso non era stata prevista l’aggregazione degli alloggi poiché i corpi scala interrompono l’aggregabilità, ma il sistema è stato preso come esempio perché suggerisce un’espansione semplice e lineare.

figura 75 Yves Lyon, Domus Demain (1984) concetto di facciata attrezzata; fonte: Salazar J, Gausa M, (2002) Single family housing: the private domain/Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

figura 74 Rail system, pianta e differenti possibilità combinatorie planimetriche (i servizi sono i blocchi colorati); fonte: Salazar J, Gausa M, (2002) Single family housing: the private domain/Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

87 ESPANSIONE

B

Edificio di abitazioni Verdemonte, Luigi Snozzi, Svizzera Bellinzona 1974-1976

Edificio in linea in cui ogni appartamento ha un proprio ingresso, cucina bagno e sala, ma le restanti stanze tra i due corpi scala possono essere date ad uno o allâ&#x20AC;&#x2122;altro alloggio, perciò è possibile ottenere 2 abitazioni uguali o una maggiore ed una minore, a seconda di dove si dispone la parete divisoria.

figura 76 Edificio Verdemonte pianta del piano - tipo, fonte: Monteys X, Fuertes P (2001) Casa Collage. Un ensayo sobre la arquitectura de la casa, Barcelona: G.Gili

ESPANSIONE 88

Tav 18 Tav 14

ANALYSIS BOOK

C

Quinta monroy_Elemental Chile Alejandro Aravena –Cile - Iquique 2004

figure 77-78-79-80 Elemental Chile, immagini degli interni abitati e non, e degli esterni prima e dopo le opere di autocostruzione; fonte: http://www. plataformaarquitectura.cl/2007/09/17/quintamonroy-elemental-chile/

Social Housing

figura 81 diagramma di espansione; fonte: http://www. plataformaarquitectura.cl/2007/09/17/quintamonroy-elemental-chile/

Il progetto riguardava un quartiere residenziale da risanare a Quinta Monroy in Iquique (Cile) una città nel deserto.

La proposta ha cercato di trovare una soluzione per circa 150 famiglie che per 30 anni hanno occupato in maniera illegale un ettaro di terreno in un’area al centro della città.

Lo schema aggregativo in planimetria ad alloggi paralleli espandibili parte dalla considerazione che un edificio blocca la crescita delle abitazioni: è stato creato un edificio che aveva solo il primo ed ultimo piano.

Invece di fare una piccola casa si è scelto di proiettare un contenitore della classe media di cui si danno solo le parti difficili della casa (bagno, cucina, scale)..

Le unità di alloggio espandibili così avranno in dotazione iniziale il piano terra e l’ultimo piano, distribuiti sui lati secondo una struttura parallela delle proprietà. Il 50% dei mq sarà auto-costruito, per cui dovrebbe essere abbastanza poroso da permettere di allocare unità al piano terra espandibili orizzontalmente ed unità ai piani superiori espandibili sia orizzontalmente che verticalmente. L’obiettivo è facilitare la costruzione spontanea e dare una

risposta a come inglobare nel progetto il fenomeno “abusivismo”.

Il progetto si concentra soprattutto sulla flessibilità degli spazi in funzione della variabile temporale e sulla capacità di risposta dell’alloggio in funzione degli usi e delle abitudini, flessibilità che rispecchi differenti esigenze e stili di vita e che determini un ambiente suscettibile di trasformazioni anche attraverso la dotazione di elementi seriali, industrializzati, componibili in diverse configurazioni secondo una nuova logica duttile propria di una prefabbricazione ”tattica”: - elementi strutturali, apparati tecnici, attrezzature mobili come pareti/pannelli scorrevoli-smontabili-pieghevoli nella divisione interna degli alloggi; - sistemi di chiusura o tamponatura monoblocco fatti di componenti sostituibili che volendo possano amplificare verso l’esterno lo spazio di uso interno all’alloggio (bow-window, balconi chiudibili, logge).

Si tratta, quindi, della possibilità di prevedere nel tempo l’attuazione su edifici dati una casistica di microtrasformazioni operate dagli stessi residenti.

Il sistema funzionerebbe molto bene per villette a schiera di nuova costruzione, ma non è applicabile nel caso di edificio popolare.

89 ESPANSIONE

Tav 19 Tav 14

ANALYSIS BOOK

C

Residenze Seregno Stefano Boeri Architetti – Italia - Seregno 2003-2009

Social Housing La matrice del progetto è una declinazione della tipologia a patio, per cui ad ogni appartamento è garantito un intimo rapporto con l’esterno: i vuoti sono in stretto rapporto con l’abitazione e mettono in contatto con l’ambiente.

Gli appartamenti, definiti ‘residenze a geometrie variabili’, hanno vari tagli e sono predisposti per ospitare soppalcature e pareti mobili; la struttura della pianta ricorda molto il progetto Elemental. Anche qui, come suggerito dai disegni di progetto, i patii possono essere colonizzati dalle abitazioni facendo traslare i muri ortogonali che li delimitano; al piano terra, dove i patii sono spazi a doppia altezza, i patii di due abitazioni contigue possono essere uniti creando delle zone comuni con i vicini.

Il limite di questo sistema è il fatto che la creazione di patii deve essere prevista in zona progettuale e quindi non è applicabile nel caso di intervento su un edificio esistente, ed inoltre è destinato ad edifici di 1-2 piani.

figure 82-83 Residenze Seregno, in alto, immagine dell’edificio; a sinistra, diagrammi che mostrano l’organizzazione e la flessibilità dei patii, fonte: http://www.archdaily.com/28284/ residenze-seregno-stefano-boeri-architetti/

ESPANSIONE 90

Tav 20 Tav 14

ANALYSIS BOOK

D

PLUS (2) , La Rose des Vents Druot, Lacaton, Vassal- Francia - 2004

Edilizia pubblica Il quartiere La Rose des Vents è interessato da un progetto urbano di ridefinizione degli edifici residenziali, dello spazio pubblico e del sistema viario che prevede la demolizione delle torri residenziali allo scopo di liberare superficie per la costruzione di nuovi edifici multifamiliari di dimensioni ridotte e abitazioni con terrazze. La proposta presentata dagli architetti, un caso di applicazione del sistema PLUS, prevede il mantenimento delle torri riconvertite, estendendo la superficie degli appartamenti con ballatoi, aggiungendo un nuovo edificio e riconfigurando i piani terra.

Il sistems PLUS si basa sulla filosofia dell’usare al meglio ciò che esiste; per ricavare dagli edifici una certa qualità si deve intervenire aggiungendo spazio: il metodo migliore è l’ estensione degli appartamenti attraverso la dedensificazione o l’estensione.

Tramite l’introduzione di balconate e terrazze è possibile aumentare la superficie dei soggiorni del 60/100%; l’uso di sistemi prefabbricati a secco rende l’intervento leggero e veloce da realizzare.

figura 84 PLUS, schema che illustra la metodologia di intervento; fonte: Druot, F., Lacaton,A., Vassal, J-P. 2007 Plus: la vivienda colectiva, territorio de excepcion Barcelona: G. Gili; figura 85 a destra, visualizzazione dell’espansione, con l’addizione di balconi e superfici finestrate; fonte: http://www.lacatonvassal. com/index.php?idp=46

2 PLUS_ricerca teorica di Druot, Lacaton e Vassal sulla trasformazione degli edifici per appartamenti secondo il metodo dell’aggiunta e non della demolizione o sottrazione.

91 ESPANSIONE

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Abitare nel tempo: la costruzione di un paesaggio abitato 5+1 AA , LAND – Italia - Mestre 2010

Social housing Il progetto prevede la creazione di 220 alloggi, di tipologie uni e bi-familiari di due-tre piani; fondamentale è il rapporto tra spazio costruito e spazio vuoto; il progetto del verde prevede un sistema di giardini pubblici dai quali si diramano i collegamenti pedonali che distribuiscono i giardini privati e conseguentemente gli accessi agli edifici.

Il punto di partenza della proposta architettonica è favorire l’insediamento di utenti diversi: giovani coppie, single, famiglie consolidate. In tutti i casi è fondamentale considerare l’ipotesi di cambiamento nel tempo del numero di abitanti di una singola unità valutando conseguentemente la possibilità di modificare lo spazio abitabile. Si propone lo studio di tipologie flessibili che possano espandersi nel tempo secondo le esigenze di ciascun nucleo di abitanti, perciò le unità abitative pevedono sin dall’inizio l’espansione, e sono state classificate in tre tipologie: punto, linea e superficie, in base alla modalità di espansione nel tempo (sviluppo verticale, orizzontale a “L”). Il limite di questo sistema è il fatto che non può essere applicato a grandi edifici per appartamenti ma è destinato alla tipologia della casa a schiera.

figure 86- 87 Abitare nel tempo, schemi di espansione e viste; fonte: http://www.archiportale.com/ progetti/mestre/alfonso-femia/masterplan-e-residenze-sociali-asseggiano_ mattuglie_21395.html

ESPANSIONE 92

Tav 21 Tav 14

ANALYSIS BOOK

figure 88- 89 Carabanchel housing, pianta e vista dell’esterno dove si notano i modulistanza aggettanti; fonte: http://www. archdaily.com/4750/carabanchel-housingdosmasuno-arquitectos/

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Carabanchel Housing Dosmasuno arquitectos - Spagna - Madrid 2007

Social housing Il nuovo intervento per Carabanchel cerca di esprimere la personalità del luogo reinterpretandone il genius loci. Due edifici lineari disposti ad L limitano il bordo del lotto per costruire una continuità urbana lungo il percorso che collega il distretto di Carabanchel con un ampia area verde che interrompe il costruito; le facciate sono trattate in modo diverso: continua a sud e volumetricamente articolata a nord. Il volume dell’edificio è determinato dalla composizione di una cellula base (nucleo invariabile) con un elemento aggiuntivo che sporgendo ne articola il prospetto.

102 nuclei fissi comprendono soggiorno e camera (verso sud) e bagno ingresso e cucina (a nord). Alcuni alloggi sono poi stati ampliati con elementi aggiuntivi di una o due camere.

L’edificio è stato realizzato seguendo un preciso procedimento di assemblaggio a elementi prefabbricati; il sistema costruttivo è in cemento su struttura modulare in acciaio.

Il sistema costruttivo scelto limita la trasformazione dell’alloggio nel tempo ma gli alloggi sono destinati per il solo affitto e la trasformazione è vietata.

L’esempio è stato preso come ipotesi di espansione in quanto l’impianto di moduli-camera aggregabili all’edificio suggerisce una modalità di intervento.

93 ESPANSIONE

D

Playing with lego, Almere Buiten (BuowExp) Faro architecten - Olanda - Almere 2001

Social housing La sperimentazione sull’estensibilità della casa promossa attraverso il concorso BouwExp ad Almere ha portato a varie soluzioni per case estensibili.

Le 28 case in legno proposte da Faro architecten, in linea con le politiche per l’abitazione olandesi, possono essere ampliate nel tempo per rispondere alle necessità di crescita delle famiglie che le abitano. Le parti componenti possono essere scelte dagli stessi abitanti, con un’ampia libertà di scelta da un home/office per un single ad un appartamento in stile bungalow per anziani.

Il sistema è pensato per case isolate o a schiera, quindi non applicabile ad edifici per appartamenti.

figure 90-91 Faro Architecten, progetto di case espandibili modulari ad Almere, vista e sistema di moduli e combinazioni; fonte: L’industria delle costruzioni n.407 (maggio/ giugno 2009) Social Housing

ESPANSIONE 94

Conclusioni I sistemi possono essere applicati congiuntamente ed adattati a seconda dei casi che si hanno di fronte.

I sistemi a tetris e quello lineare prevedono interventi più o meno pesanti di demolizione e/o costruzione, e la necessità di invadere spazi di alloggi attigui; il sistema a patii presuppone la previsione a priori di spazi colonizzabili (ovvero vuoti all’interno dell’edificio). In generale, molti sistemi interessanti sono applicabili solamente a case a schiera o case isolate, tagliando fuori quindi tutto il settore dei grandi edifici per abitazioni.

Un valido sistema che può essere applicato anche ad edifici esistenti è il sistema verso l’esterno, ovvero la colonizzazione di logge e balconi. Ma mentre di fuori dei confini nazionali viene proposto con soluzioni programmate e pianificate, è in Italia viene applicato con forme ancestrali di abusivismo (ad esempio le tradizonali verande (3) spacciate per serre(4)) poiché questo intervento, che è il più semplice e spontaneo da realizzare, è limitato dalla normativa.

La veranda è una costruzione che presuppone la disponibilità di volumetria.

Quindi è possibile ottenere i permessi per realizzarla solo se l’edificio in cui la si vuole realizzare ha ancora a disposizione della volumetria residua, e solo dopo la concessione edilizia. Oggi la situazione sembra migliorata: dal febbraio 2010 ” Friuli, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria hanno deciso di togliere le verande dagli incrementi volumestrici”(5) quindi la costruzione di una veranda non deve essere conteggiata nelle cubature, modificando in questo modo il piano regolatore generale (Titolo 1:disposizioni generali): non è più necessario richiedere la concessione edilizia ma basta una semplice DIA.

3 La veranda permette una disponibilità totale dell’ambiente con permanenza di persone. Ovvero se ne può ricavare una estensione della cucina, un salotto, un bagno a piacimento avendo volumetria a disposizione. Le verande sono quindi opere soggette a permesso di costruire da parte del Comune. Tratto da: http://www.risparmiare-energia.net/articoli/serre-e-verandedistinzione-importante/ 4 Le serre sono costruzioni destinate al ricovero invernale delle piante. Quindi, sono luogo non destinato alla permanenza di persone. Pur essendo più “facili da realizzare” dal punto di vista burocratico, le serre sono sottoposte a parecchi vincoli: devono occupare meno del 25% della superficie di un terrazzo, deve essere completamente vetrata ed avere 3 lati liberi, non deve pregiudicare le condizioni di abitabilità del locale a cui serve,..

5 Il Sole 24 ore (8 febbraio 2010) La veranda non fa cubatura - http://www.universocasaweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=183:la-veranda-non-fa-cubatura&catid=3

6

LINEE GUIDA PER UN NUOVO MODO DI ABITARE

97 LINEE GUIDA

6.1 Nuovi interni da abitare

Nuclei e vuoti Da un punto di vista del layout interno abbiamo visto che le soluzioni più adatte alla vita moderna vedono l’interno dell’abitazione come dicotomia tra nuclei (coaguli attrezzati o grumi, pensati come hard cores) e la modellazione variabile di uno spazio fluido definito da loro.

Abbiamo una contrapposizione tra vuoti (spazi arredati) e pieni (servizicucina, bagno,armadi).

La morte della stanza porta ad una nuova modalità di concepire gli arredi, aperti ad una molteplicità di usi e intesi come “generatori di attività”.

figura 92 Viviendas en la Diagonal, Abalos y Herrero, Barcellona 1990; fonte: Gausa M.(ed altri) (2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada Barcelona : Actar

“Come la città non è piu un nesso di elementi armoniosamente raggruppati cosi l’abitare finisce di essere un nesso di stanze armoniosamente distribuite e diventa uno spazio inteso per l’abilitazione: uno spazio definito da una periferia funzionale manifestato come uno svuotamento per essere appropriato. La costruzione e il montaggio con servizi raggruppati in volumi, formano la struttura più stabile. Il resto può eventualmente essere messo nell’ambito del temporale, il mobile, il polivalente” (1).

figura 93 Dwelling type for the H/C Competition, Neutelings, Wall, de Geytec, Roodben (Barcellona 1990); fonte: Salazar J. e Gausa M.(2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

“Se concepiamo lo spazio abitabile come vuoto possiamo incorporare la nozione di temporalità e transitorietà. Se le parti fisse permanenti si raggruppano in nuclei di servizio e le parti cambiabili si dispongono senza divisioni rigide, i cambi che l’unità famigliare avrà nel tempo saranno risolti senza trasformazioni profonde e costose. Nella definizione dell’abitazione dobbiamo fissare e raggruppare chiaramente ciò che è permanente e fisso e ciò che è effimero e suscettibile di essere cambiato” (2).

1 Tratto da Salazar J. e Gausa M . (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser 2 Aranguren Maria Josè, Gonzalez Gallegos Josè “habitar la caja” 1999 in Gausa M.(ed altri) (2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcellona: Actar “Vuoti abi(li)tati” 3 Tratto da Monteys X., Fuertes P., 2001, Casa Collage. Un ensayo sobre la arquitectura de la casa, Barcellona: G.Gili

Figura 94 Equipped spaces - OMA Housing Unitis in Fukuoka 1991; fonte: Salazar J. Gausa M.(2002), Single family housing: the private domain/ Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

LINEE GUIDA 99

Stanze: ambiguità come valore Lo spazio in cui si trovano questi arredi è fluido, determinato dall’utente, dalla sua cultura e dai modi di vita. In ogni caso è necessario prevedere un minimo di suddivisione spaziale, necessaria sia per motivi culturali che funzionali, senza ricadere nel concetto di stanza. Come suddividere le abitazioni permettendo di ottenere un elevato grado di flessibilità polifunzionalità e nondeterminazione a priori delle funzioni?

L’aumento di specializzazione delle stanze e la scomparsa di spazi indefiniti all’interno della casa hanno comportato nei secoli la diminuzione di flessibilità di questa. Nel n.28 della rivista Faces del 1993 una serie di architetti europei (Alder, Diener, Morger, Senn, Steinmann) si riuniscono per discutere su alcuni progetti recenti di abitazioni nei quali si manifestavano alcune inquietudini sulla questione. Una delle idee emerse dalla discussione era il dubbio crescente sulla specializzazione degli spazi domestici: “Perché non possiamo tenere tutte le stanze di 16mq, In contrasto con le indicazioni normative che prevedono l’adozione di superfici diverse per diversi locali?

Si chiedevano gli architetti”(3). Significativamente, alcune case in affitto del secolo XIX presentavano questa indeterminazione tra i pezzi e si poteva

legenda: 1) 2,5 stanze 2) 3,5 stanze 3) 4,5 stanze 4) 5,5 stanze

usare indistintamente qualsiasi stanza per qualsiasi funzione. La soluzione per ottenere la flessibilità è dunque tornare al basso grado di specializzazione delle diverse unità spaziali, ambienti polifunzionali “ambigui” .

“Gli spazi differenti dovrebero essere fortemente caratterizzati non da funzioni precise ma da particolarità qualitative molto forti. A priori no camere da letto, soggiorni o bagni, o premeditazione quando bisogna concepire gli spazi per rilassarsi, lavorare o mangiare. Piuttosto, un catalogo di spazi con qualità complementari e contrastanti”(4).

Per ottenere stanze senza destinazioni funzionali predefinite dobbiamo creare stanze con le stesse prestazioni in termini di spazio, luce, aria, dotazione impiantistica.

Di conseguenza anche la tradizionale suddivisione giorno/notte e pubblico/ privato vengono meno, l’ostacolo principale ad ogni possibilità di trasformazione e di flessibilità d’uso: il dinamismo tipico dell’elemento famiglia ha bisogno di spazi adattabili e flessibili dove sfera privata e comune dovrebbero essere in un rapporto di stretta interdipendenza.

figura 95 Housing development in Zurich EM2N, Zurigo 2003 tutti gli appartamenti sono costituiti da stanze della stessa dimensione distribuite da un corridoio + soggiorno, che possono essere modificate facilmente. La stanza è l’unità di misura degli appartamenti; fonte: Schittich C.(ed.)

(2004) In detail: High-density housing : concepts, planning, construction, München: Detail-Institut für internationale Architektur Dokumentation; Basel: Birkhäuser

4 Druot F., Lacaton A., Vassal J-P. (2007), Plus: la vivienda colectiva, territorio de excepcion, Barcelona: G.Gili

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Impianti e thick walls Se i locali non hanno una specifica destinazione d’uso allora anche gli impianti utilizzabile - e non necessitano di essere semplicemente membrane sottili senza profondità. Decidi dove dovrebbero stare queste membrane spesse” saranno disposti in modo da permettere tutti gli usi ovunque.

(7).

“Gli impianti non dovrebbero essere specifici ma ambivalenti ed ambigui”(5).

In ogni ambiente saranno presenti lo stesso numero di connessioni, fili e tubi. In un appartamento, soprattutto se di piccole dimensioni, quello Un alto grado di flessibilità parte dalla scelta dei componenti: ad esempio dell’immagazzinamento diviene un’autentica necessità, soprattutto nella si possono utilizzare sistemi di riscaldamento a pannelli radianti, “prese società consumistica contemporanea in cui siamo sommersi di oggetti da idrauliche” per caloriferi, zoccoli attrezzati, mobili tecnici, impianti wireless, custodire, esibire, usare, “mettere a posto” ed in un contesto come la casa in cui gli oggetti hanno anche un valore sentimentale o fungono da ricordo, prese per lampade.

Il cambio strutturale permette una progressiva liberazione dello spazio per cui molti di essi soso pressochè inutili. La necessità è dunque quella di interno e la concentrazione dei servizi in sempre maggiori strisce tecniche prevedere spazi, elementi e sistemi destinati all’immagazzinamento, alla periferiche; perché allora non definire il muro divisorio come uno spessore raccolta, all’accumulo. Ma allo stesso tempo dobbiamo tenere a mente che tecnico, un muro spesso (thick wall) o un muro trasversale di servizio? Ciò dobbiamo permettere di variare le stanze per il loro uso.

Dovremmo lasciare libero il centro delle stanze e formare spesse pareti che permetterebbe anche soluzioni basate su gusci funzionali trasparenti.

Un grande teorizzatore di ciò è Christopher Alexander che suggerisce una contengano armadi, scaffali ma anche i servizi ed i luoghi di soggiorno della casa formata da grosse pareti – thick walls – sulle quali possono andare gli casa. abitanti poiché inglobano armadi, sedute, scaffali o luoghi abitabili dentro la L’idea è dunque quella di incorporare tali elementi come parti dell’attrezzatura fissa della casa, che non si divide più attraverso partizioni che delimitano uno parete (6). spazio, ma si delimita da unità tecniche nomadi che permettono differenti “Apri la tua mente al fatto che i muri della tua casa possano essere spessi, disposizioni fino a caratterizzare (sempre in modo reversibile e temporaneo) possano occupare un volume sostanzioso - persino spazio realmente i suoi vari ambiti.

figura 96 Asiento en la pared, disegno di Xavier Monteys; fonte: Monteys X., Fuertes P., 2001, Casa Collage. Un ensayo sobre la arquitectura de la casa, Barcellona: G.Gili

figura 97 Aranguren & Gallegos, Viviendas en Venta Berri; fonte: Gausa M.(ed altri) (2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada Barcelona: Actar

5 Druot F., Lacaton A., Vassal J-P. (2007), Plus : la vivienda colectiva, territorio de excepcion, Barcelona: G.Gili 6 Salazar J. e Gausa M. (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel : Birkhäuser ; 7 Alexander C., Ishikawa S., Silverstein M. (1977) A pattern language: towns, buildings, construction, Oxford University Press; 197:Thick Walls, fonte: http://downlode.org/Etext/ Patterns/

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Espandibilità Per quanto riguarda l’espandibilità abbiamo visto che possiamo applicare anche più di uno dei casi catalogati nello stesso momento.

L’idea è di fornire un’edificio che abbia un alto grado di espansione in modo da ridurre al minimo gli interventi di trasformazione, sia nel caso di bisogni provenienti dagli inquilini, che nel caso di necessità dovute al cambio di domanda da un punto di vista sociale (nuove dimensioni dei nuclei implicano un’adattamento degli alloggi).

L’idea è quella di fornire delle “zone cuscinetto”: spazi di facile espansione che includono stanze non assegnate o stanze a cielo aperto, logge e balconi.

Inoltre l’idea è la possibilità di inglobare facilmente unità adiacenti; per fare ciò si deve concepire l’alloggio come un’insieme di singole unità spaziali, in un processo che contempla la successiva aggregazione o estensioni tramite semplici operazioni di demolizione.

Accesso e flessibilità Per permettere l’espansione e la frammentazione degli appartamenti, è bene prevedere sin dall’inizio vari accessi ad un’unità abitativa, a maggior ragione se si tratta di più unità aggregabili.

Il numero di accessi, porte, forma ed uso, favorisce la varietà d’uso di una casa. Assistiamo sempre di più a fenomeni di convivenza e coabitazione di gente adulta, persone completamente estranee che per motivi di riduzione dei costi decidono di vivere insieme, oppure figli adulti che convivono con i genitori (fenomeno molto diffuso in Italia).

“Di solito in un blocco di appartamenti a mezz’altezza la porta di entrata è l’unico elemento che relaziona direttamente l’interno con l’esterno. Qua ogni appartamento ha almeno 3 entrate, fino a 5, che connettono l’interno all’esterno. Ogni entrata puo dunque essere usata in modi diversi a seconda dello stile di vita degli utenti” (8).

Aprendo un appartamento con più ingressi si può ottenere una miglior organizzazione dei percorsi, maggiore privacy ed autonomia nei casi di coabitazione, facile frammentazione degli appartamenti.

In questo modo si può ottenere una maggiore compenetrazione tra spazio pubblico e privato, oggi che i due ambiti, anche per l’avvento delle nuove tecnologie, sono sempre meno definiti e sempre più intercambiabili.

L’idea è quella di creare case – vetrina, case aperte alla socializzazione ed agli ospiti, proiettate verso l’esterno.

figura 98 Gifu Kitagata Housing Complex, K.Sejima (Giappone, 1998) schema della distribuzione degli alloggi su ballatoio: ogni appartamento ha diverse entrate perciò la distinzione tra pubblico e privato non è netta; fonte: http://gifuprefecture.blogspot. com/ 8 (25 novembre 2007) Gifu kitagata apartment building, Sejima wing- http://gifuprefecture.blogspot.com/

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Gifu Kitagata Housing complex Kazuyo Sejima - Giappone - Motosu Prefettura di Gifu 1994-1998 Edilizia pubblica Il masterplan dell’area prevedeva 4 differenti edifici progettati da Akiko Takahashi, Kazuyo Sejima, Christine Hawley, and Elizabeth Diller. La differenza progettuale ha portato a una forte caratterizzazione della corte per unificare le diverse parti del progetto.

Il blocco progettato da Sejima ha un basamento soprelevato con pilotis e rende accessibile l’edificio da tutte le direzioni; dal secondo al decimo piano si trovano le 107 unità abitative la maggior parte delle quali sono in duplex. Di solito gli edifici pubblici finiscono col sembrare blocchi monolitici; qua invece nonostante l’uso di componenti standardizzati, viene evitata la sensazione di monotonia grazie ad una stratificazione orizzontale degli elementi abitativi, e la scala obliqua spezza la monotonia della facciata riportando la scala umana. Inoltre ogni appartamento ha una terrazza che perfora l’edificio in tutto lo spessore per cui ci sono 107 fori che allegeriscono il peso visivo del volume. La terrazza è pensata come una stanza all’aperto, con l’intenzione di introdurre più spazio esterno possibile negli alloggi.

Il progetto è un insieme di stanze più che appartamenti; il progetto prevede 4

tipi di stanze: camera, stanza privata, soggiorno/sala da pranzo con cucina, tatami e loggia. Sono esattamente uguali per dimensione: 2,6x4,8m e sono semplicemente distribuiti in scrisce. La profondità dell’edificio, incluso il corridoio, è di soli 7,2m. Ci sono 10 tipologie diverse di appartamenti, generate dalla combinazione diversa dello stesso modulo spaziale, che può essere aggregato sia orizzontalmente che verticalmente; la dimensione degli appartamenti dipende dal numero di stanze. Essenziale per il funzionamento dell’edificio è una veranda trasparente, una zona cuscinetto che distribuisce le stanze ed include la scala nel caso di appartamenti su più piani; le sagome delle persone che si muovono all’interno sono visibili come se fosse uno schermo. La proposta di dare la stessa dimensione alle stanze rimuove immediatamente il concetto di gerarchie degli spazi nell’appartamento.

Tutte le stanze si aprono sul ballatoio, ogni appartamento ha almeno 3 entrate, fino a 5, che connettono l’interno all’esterno. Non c’è una netta delimitazione tra spazio pubblico e privato poichè la porta d’ingresso ha perso il suo significato.

figure 99-100Gifu Kitagata Housing complex, “stanza a cielo aperto” e pianta di un appartamento; fonte: Ebner P. (ed altri), (2010) Typology+: Innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser

LINEE GUIDA 102

figure 101-102 Gifu Kitagata Housing complex, corridoio esterno e soggiorno; fonte: Ebner P. (ed altri), (2010) Typology+: Innovative residential architecture, Basel: Birkhäuser

figure 103-104 Gifu Kitagata Housing complex, pianta dell’edificio con la ripetizione di moduli uguali (stanze) e vista dell’esterno dove si notano i fori e le scale che spezzano la monotonia del parallelepipedo; fonte: Salazar J. e Gausa M. (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel : Birkhäuser;

103 LINEE GUIDA

6.2 La qualità e la norma

Che cosa si intende per qualità?

“E se il lusso reale fosse lo spazio?” da 20 anni Renault sta parlando di spazio. Come mai non lo abbiamo capito prima? L’industria automobilistica ha capito da anni che lo spazio è la qualità del dimensionamento e ha saputo utilizzarlo come elemento diiversificatorio.

La macchina commercializza la sua capacità spaziale per litri, che è un arma pubblicitaria di grande effetto se riuscissimo ad associarla all’architettura “perché non mc invece di mq?” (9) Secondo Druot Lacaton e Vassal che si occupano dell’intervento su edifici popolari esistenti, la qualità può essere tradotta con “ lusso”, una nozione più precisa e meno ambigua. Lusso significa più spazioso, più soleggiato, più generoso, più semplice, più economico.

E’ un dato variabile, sempre positivo, anche se sorprende quando viene accostato agli alloggi sociali. La parola qualità è finita col diventare uno strumento di logica amministrativa ed economica che è valido per tutto (la conseguenza è che le ristrutturazioni rendono più carine le facciate e cambiano i serramenti ma le abitazoni rimangono le stesse).

Maggiori dimensioni, viste, spazi di relazione, libertà di abitare. Come dice Jean Nouvel: “Un’abitazione bella è un’abitazione grande” (10).

Ma nel caso dell’edilizia popolare milanese le dimensioni ottimali richieste dal Comune seguono una logica opposta: “L’appartamento di dimensioni contenute tende a scoraggiare permanenze lunghe e meglio interpreta la logica transitoria e di passaggio propria dell’affitto (pubblico in particolare) nei fatti inevasa e mai praticata”(12).

Come superare questo conflitto?

Una soluzione potrebbe essere quella di creare alloggi di dimensioni minime: monolocali di 30mq, bilocali di 45mq, e fornire spazi in comune di qualità elevata, servizi e spazi verdi che permettano agli abitanti di godere anche dello spazio esterno all’abitazione, con vantaggi da un punto di vista sociale e psicologico.

“Le relazioni di vicinato presentano notevoli differenze a seconda del ceto sociale: sono tanto maggiori quanto più basso è il ceto sociale. Se il reddito è basso si formano delle vere e proprie comunità di vicinato di collaborazione per risolvere i problemi quotidiani” (13) .

Dimensionamento e normativa Negli anni 20 con i razionalisti si pone grande interesse nello studio delle piante, per dare ad ogni famiglia un existenz minimum. W. Gropius al CIAM del 1929 affermava che il problema è assicurare un minimo elementare di spazio, aria, luce, calore, necessari all’uomo per non subire impedimenti nelle funzioni vitali, e cioè “un minimum vivendi e non un modus non moriendi” (14).

Le superfici abitative sono enormemente cresciute nell’ultimo secolo, ed ogni abitante tende a richiedere superfici maggiori di spazio abitativo; dobbiamo anche tenere in considerazione che il benessere abitativo varia a seconda della cultura degli abitanti, della situazione storica e geografica.

Ora che le certezze scientifiche stanno tramontando, e si è capito che lo spazio non è oggettivo, e ciascun individuo ha dei bisogni propri e differenti

9 Willy Mϋller in Gausa M.(ed altri) (2001) Diccionario Metapolis arquitectura avanzada, Barcelona : Actar; “espacio” 10 Vedi Capitolo 7: interventi sull’esisistente 11 Melgarejo Belenguer, Nuevos modos de Habitar COACV http://www.laciudadviva.org/export/sites/laciudadviva/recursos/documentos/Familias_de_documentos/Acerca_de_la_Casa_21995/Materiales_y_textos/Maria_Melgarego_Belenguer-Nuevos_modos_de_habitar_COACV-1995.pdf 12 Comune di Milano, Abitare a Milano/2: Nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale; “requisiti degli alloggi e tipi di servizi” 13 Pepe, G.C, Rizzi, G. 1989 Elasticita e tipologia dell’alloggio, Pavia: Iuculano 14 Farè I., Piardi S. (a cura di) 2003, Nuove specie di spazi, Napoli: Liguori; “quale spazio/quanto spazio” 15 Iidem

Regolamento Edilizio Comune di Milano

Alcuni punti del regolamento edilizio del Comune di Milano fondamentali per Art. 37. (Cucine, spazi di cottura, locali bagno e servizi igienici) la progettazione degli interni a norma: 1. Le cucine, gli spazi di cottura, i servizi igienici, oltre ai requisiti generali e specifici, devono avere le seguenti caratteristiche: capo 3 - conformazione e dotazioni delle unità immobiliari a) pavimenti e pareti sino ad un’altezza di cm. 180 con superficie di materiale Art. 34. (Altezze minime dei locali) impermeabile, liscio, lavabile e resistente; 1. L’altezza media dei locali non deve essere minore di 2,70 m.. b) soffitto di materiale traspirante; 2. L’altezza media può essere ridotta a 2,40 m. nei bagni, nei gabinetti,negli c) per le cucine e gli spazi di cottura, cappa collegata direttamente sopra ogni spogliatoi e lavanderie. L’altezza negli altri spazi di servizio quali antibagni, punto di cottura, idonea ad assicurare la captazione e l’allontanamento di vapori, gas, odori. corridoi, disimpegni, ripostigli, cabine armadio può essere ridotta a 2,10 m.

4. Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente è ammessa la 2. L’ambiente contenente il vaso igienico deve essere disimpegnato dal locale conservazione di minori altezze medie che in ogni caso non possono risultare cucina mediante apposito vano (antibagno, corridoio, atrio), delimitato da inferiori a m. 2,40 per gli spazi di abitazione, fermo quanto previsto al comma serramenti. Il lavabo può essere ubicato nell’antibagno. precedente per le altezze minime. Non si applica tale disposto in caso di intervento di ristrutturazione che preveda la totale demolizione e ricostruzione Art. 39. (Riscontro d’aria) o lo spostamento, per i locali interessati, delle quote di imposta dei solai.

1. Per tutte le unità immobiliari di s.l.p. superiore a mq. 70 o dotate di più di una camera da letto, deve essere garantito il riscontro d’aria effettivo, anche mediante cavedi.

Art. 35. (Superficie degli alloggi) 1. La dimensione degli alloggi è espressa in mq. di S.l.p. ed è compatibile con Art. 40. (Aerazione attivata: condizionamento - ventilazione meccanica) l’ipotesi della pianta libera.

1. In sostituzione dell’aerazione naturale è ammessa quella di tipo attivato 2. L’alloggio non può avere una superficie utile inferiore a 30 mq. con sistemi permanenti ed adeguati alla destinazione d’uso dei locali, in conformità alla normativa tecnica vigente. Per aerazione attivata si intende il Art. 36. (Superficie minima utile degli ambienti) 1. La superficie minima utile degli spazi di abitazione e di servizio non deve condizionamento o la ventilazione meccanica.

2. È ammessa nei seguenti casi: risultare inferiore ai seguenti valori: - camere ad un letto mq 9,00 3) locali bagno di alloggi sino a mq. 70 di s.l.p. e dotati di una sola - camere a 2 letti comprensive di cabina armadio anche in muratura mq 14,00 camera da letto, anche a due letti; locali bagno di alloggi dove esista - soggiorno (anche con spazio di cottura) mq 14,00 già un bagno dotati di wc aerato naturalmente.

- cucina mq 5,00 - locale studio mq. 7,00 Art. 41. (Aerazione di tipo indiretto) - servizio igienico (con lato minimo di m 1,70 per alloggi con s.l.p. maggiore 1. L’aerazione può essere di tipo indiretto senza che sia necessario di mq. 70) mq 3,50 l’impiego di dispositivi di attivazione solo nei seguenti casi: Per il secondo servizio igienico è richiesta una superficie minima di mq. 2,00 a) locali non destinati alla permanenza di persone (quali ad es.: i ripostigli, le cantine, i sottotetti); e un lato minimo di m.1,20.

2. Gli alloggi devono essere dotati almeno di uno spazio di cottura e di un b) spazi destinati al disimpegno e alla circolazione orizzontale e verticale servizio igienico. all’interno delle singole unità immobiliari (quali ad es. i corridoi).

Abitare a Milano: nuovi spazi urbani per insediamenti di edilizia sociale Nell’ambito dei concorsi internazionali di progettazione “Abitare a Milano” (2005) il comune di milano ha emanato dei documenti preliminari alla progettazione dove suggerisce i seguenti orientamenti progettuali alla voce: Requisiti degli alloggi e tipi di servizi Classe uno Classe Zero. (l’alloggio come spazio “dinamico”: appartamenti di dimensioni ridotte con (le attrezzature per le nuove famiglie ospitate nell’edificio: i servizi integrativi alla casa) moduli flessibili) La riduzione dei componenti all’interno della famiglia, l’aumento di persone sole (siano esse anziane piuttosto che lavoratori in mobilità, studenti, migranti – almeno nella fase iniziale che può durare diversi anni, persone adulte separate), l’estensione della precarietà e della vulnerabilità sociale a diversi livelli e la conseguente necessità di contenere i costi per la casa, anche come forma di aiuto indiretto al risparmio della famiglia, spingono a preferire tagli medio piccoli (bilocali e trilocali) caratterizzati dalla ricerca di un elevato livello di flessibilità che consenta all’appartamento di seguire, almeno in parte, le trasformazioni e i cambiamenti nel tempo delle esigenze spaziali e funzionali espresse dal nucleo beneficiario. Alcuni dispositivi in grado di dare elasticità all’alloggio possono essere: la presenza di “vani di servizio e di emergenza” che affianchino la camera da letto (lo studio ad esempio) e che possano essere utilizzati come spazi adattabili; la possibilità di realizzare spazi aperti coperti che, all’occorrenza possano essere chiusi; la realizzazione di pareti tecniche attrezzate, in particolare per gli ambienti cucina, che permettano soluzioni organizzative dello spazio differenti (angolo cottura, cucina di servizio semi-aperta, locale cucina autonomo rispetto alla sala,...). L’appartamento di dimensioni contenute tende a scoraggiare permanenze lunghe e meglio interpreta la logica transitoria e di passaggio propria dell’affitto (pubblico, in particolare) e nei fatti inevasa e mai praticata.

Presenti nei primi piani INA Casa, questa tipologia di servizi può essere oggetto di partecipazione e di coinvolgimento dei nuovi inquilini per essere definita ed individuata con maggiore precisione. In questa fase è possibile indicare alcuni orientamenti attraverso esemplificazioni che andranno verificati una volta che risulteranno evidenti gli assegnatari degli alloggi. Senza richiedere particolari requisiti prestazionali, gli spazi di servizio ad uso condominiale destinati alle famiglie che abitano lo stabile devono potersi prestare ad aggiustamenti e modifiche anche in funzione delle scelte del gestore dell’immobile così come della composizione degli inquilini. Tra questi: un servizio di portierato; un centro di ascolto e di primo intervento; spazi per il sostegno scolastico e il dopo scuola; un nido condominiale; una sala per incontri, feste, momenti di aggregazione, autogestione; una sala per primi interventi di manutenzione.

Alcune di queste attività possono essere collocate all’interno dei medesimi spazi articolandone l’uso.

:

Classe due (la combinazione tra residenza e funzioni di servizio al quartiere e alla città: incrociare le opportunità) Per questa declinazione delle possibili funzioni di servizio e del loro rapporto con le nuove residenze l’analisi del contesto, delle sue criticità ed in particolare delle sue potenzialità assume un significato particolare. I nuovi progetti abitativi rappresentano anche una opportunità utile a rispondere a debolezze ed esigenze localmente sentite. Questo anche con l’obiettivo di utilizzare le nuove strutture e i nuovi luoghi, aperti allo scambio con il contesto, come delle vere e proprie opportunità spaziali, recapiti per l’inserimento e lo sviluppo di iniziative preesistenti localmente o per nuove attività. L’analisi preliminare per l’individuazione dei servizi da introdurre fa quindi riferimento non solo ai bisogni registrati nei quartieri interessati dai progetti, ma anche all’offerta reale e/o potenziale che potrebbe combinarsi efficacemente con le occasioni prodotte dai progetti stessi. La relazione con associazioni e realtà locali non solo consente di aumentare le probabilità di successo dei servizi attivati ma anche di stabilire un rapporto positivo con la popolazione locale portata a ritrovare, all’interno dei progetti, materiali già conosciuti che contribuiscono a rendere l’iniziativa meno estranea e distante. La classe due si articola nel seguente modo:

2.1 Funzioni di servizio alla persona e alla collettività: asilo nido, centri diurni per l’assistenza e la cura – anziani, disabili, accoglienza stranieri, poliambulatorio medico, attrezzature per lo sport e il tempo libero, spazi per attività culturali e aggregative, …

2.2 Altre funzioni compatibili con la residenza: esercizi commerciali, attività produttive e artigianali, esercizi pubblici (bar, ristoranti, …)

2.3 Strutture per l’assistenza residenziale: mini-alloggi per anziani o per il sostegno all’autonomia (disabili fisici e intellettivi), comunità alloggio (strutture residenziali collettive nelle quali gli ospiti sono in grado di gestirsi con una relativa autonomia: ragazze madri, disabili intellettivi lievi, comunità per accoglienza minori, …), appartamenti protetti (strutture residenziali nelle quale viene richiesto, a differenza della comunità alloggio, una forma di assistenza e di protezione più o meno intensa nell’arco della giornata: malati di HIV, disabili psichici, anziani non completamente autosufficienti).

L’obiettivo che si intende raggiungere attraverso l’introduzione e l’integrazione tra residenza e altri servizi è quello di rendere i nuovi insediamenti residenziali dei recapiti per popolazioni differenti, diversamente interessate a praticare i nuovi spazi rompendone la monofunzionalità ed estendendone le pratiche d’uso sia dal punto di vista dei luoghi intercettati (i piani terra, lo spazio aperto, i semi interrati, ...) sia dal punto di vista dei tempi (contenendo le criticità rappresentate dai “quartieri dormitorio”).

Dimensionamento alloggi ERP Secondo la Legge Regionale 10 Febbraio 2004 , n. 1 (Criteri generali per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica Art. 3, comma 41, lettera m - legge regionale n. 1/2000) è' da considerarsi adeguato l'alloggio con una superficie convenzionale complessiva, data dalla superficie utile piu' il 20% per aree accessorie e servizi, nelle seguenti misure:

superficie convenzionale in mq sup utile

sup accessoria

sup totale

45 60 75 95

9 12 15 19

54 72 90 114

componenti nucleo familiare 1-2 3-4 5-6 7 ò più

LINEE GUIDA 104

dagli altri, ha ancora senso la normativa attuale?

Le norme nascono come modo ideale di procedere, e nascono dal contesto in cui si trovano come “cristallizzazione di elementi culturali”(15), perciò devono essere in grado di evolversi coerentemente con l’evoluzione sociale e tecnica. La normativa edilizia, da strumento per garantire standard qualitativi, è diventata limite alla ricerca architettonica ed è uno dei maggiori impedimenti alla interpretazione dei nuovi bisogni, alla ricerca di nuove modalità di interpretare e distribuire lo spazio.

“L’offerta del pubblico e del privato è omologata e monotona; nessuno affronta il rischio di offrire case diverse. La prassi tende alla medietà: case mediamente grandi o mediamente piccole composte da ambienti con una destinazione d’uso precisa e dalle dimensioni medie. La condizione è prendere atto, tanto più in un mercato fermo come l’attuale e dove l’offerta supera ormai la domanda, della necessità di alternative a ciò che esiste - nei modelli, tipologiche e dimensionali - non altre case, ma case diverse”.(16) Luca Emanueli definisce anche cinque punti per il progetto di casa essenziale: - l’altezza m. 2,70 come media e non minima (minima 2,10); - la superficie aero-illuminante si calcola sull’intero alloggio e non sui singoli ambienti; - gli ambienti non hanno destinazione definita; - parti della casa escono dalla dimensione privata; - l’adattabilità e non la flessibilità come criterio.

In conclusione la normativa deve essere abbastanza flessibile da permettere di ottenere uno standard di abitazione che rende possibili situazioni di trasformazione.

16 Luca Emanueli in Garofalo F. 2008 L’Italia cerca casa. Milano: Electa (Catalogo della Mostra); “ La casa essenziale”

105 LINEE GUIDA

Tav 24-25

Tav 24-25 Tav 14

ANALYSIS BOOK

6.3 linee guida per una nuova progettazione Questo insieme di principi-linee guida per la progettazione è l’insieme di tutte le teorizzazioni (considerate moderne e valide), incontrate nel corso della ricerca, ed integrate con la mia visione della casa (popolare) odierna.

Vogliono stimolare una visione diversa della casa.

Sono un’insieme di linee guida utili a superare i limiti che, per mancanza di un’adeguato investimento sulla fase di ricerca ed analisi dell’utenza, la progettazione delle case di edilizia pubblica non riesce a superare.

I principi sono volutamente provocatori, ambigui ed aperti ad una varietà di interpretazioni, e ciascuno di essi va considerato caso per caso per cui non vuol dire che debbano essere applicati tutti.

NUCLEI VS SPAZIO FLUIDO

Layout basati sulla disposizione di elementi fissi e spazi fluidi, attraverso il posizionamento strategico di nuclei di servizio (sanitari, cucina, elementi tecnici); gli spazi di servizio sono intesi come coaguli attrezzati o grumi, pensati come hard cores.

Spazio vuoto come spazio di tutte le possibilità. I servizi concentrati in nuclei, stabili e immutevoli, permettono di ottenere uno spazio vuoto, un vuoto abitato, che si può relegare nell’ambito del temporale, mobile e polivalente.

ARREDI “GENERATORI DI ATTIVITÀ”

Nuovi elementi d’arredo indeterminati. Modelli nuovi d’arredo, dotati di flessibilità d’uso in cui l’utente possa intervenire in un processo di “action space”, decidendone l’uso e la collocazione. Armadi/muri utilizzabili come letti o sedute, tavoli lunghi, mega pouf e letti-divani.

NON SPECIFICAZIONE LOCALI

Flessibilità in termini di basso grado di specializzazione delle diverse unità spaziali: ambienti polifunzionali “ambigui”. Per ottenere stanze senza destinazioni funzionali predefinite dobbiamo creare stanze con le stesse prestazioni in termini di spazio, luce, aria, dotazione impiantistica.

CASA CABLATA

Se i locali non hanno una specifica destinazione d’uso allora anche gli

LINEE GUIDA 106

impianti saranno disposti in modo da permettere tutti gli usi ovunque: uso di muri spessi, zoccoli attrezzati, prese idrauliche per radiatori e prese per l’illuminazione.

NO SUDDIVISIONE GIORNO/NOTTE, PUBBLICO E PRIVATO

Flessibilità e polifunzionalità implicano la scomparsa della tradizionale suddivisione giorno/notte e quella dei rapporti tra pubblico/privato all’interno dell’alloggio.

PERMEABILITÀ

Spazio pubblico e spazio privato si compenetrano: no all’isolamento degli abitanti ma sistemi che facilitino la socializzazione. Molti ingressi, ingressi generosi, stanze vetrina.

ZONE CUSCINETTO

Spazi di espansione (buffer-zone): stanze non assegnate o stanze a cielo aperto, logge e balconi, possibilità di inglobare facilmente unità adiacenti: gli alloggi sono formati da unità spaziali, in un processo che contempla la successiva aggregazione o estensioni.

DIMENSIONI RIDOTTE VS SPAZI PER LA SOCIALIZZAZIONE

Alloggi di dimensioni minime (per favorire la temporaneità) e spazi in comune di qualità elevata, servizi e spazi verdi che permettano agli abitanti di godere anche dello spazio esterno all’abitazione, con vantaggi da un punto di vista sociale e psicologico.

QUALITÀ: LUSSO

(più spazioso) più soleggiato, più generoso, più semplice, più economico.

VERDE, ACCESSIBILITÀ, SOSTENIBILITÀ

Orti, giardini, terrazze, spazi all’aria aperta, spazi di socializzazione, sostenibilità e risparmio energetico, accessibilità in vista di un numero sempre maggiore di anziani.

7

INTERVENTI CASI STUDIO

109 INTERVENTI

Tav 26 Tav 14

ANALYSIS BOOK

La seconda parte del lavoro vuole provare l’efficacia delle conclusioni tratte e verificarne la validità.

Dove posso applicare le linee guida e le teorie analizzate? Quali sono i casi in cui potrei imbattermi nel caso di interventi sull’esistente?

Il caso più comune riguarda edifici di nuova costruzione, nei quali è semplice intervenire con nuove soluzioni per la distribuzione interna degli appartamenti dal momento che possiamo decidere in fase progettuale. Anche la flessibilità a posteriori risulta più facile da ottenere perché si può scegliere in fase progettuale di applicare uno o più sistemi tra quelli classificati.

Più difficile è il caso in cui l’edificio esiste già: il vasto patrimonio edilizio esistente,da riqualificare, dismesso od abbandonato richiede all’architettura ed al design degli interni di intervenire sugli edifici esistenti.

L’emanazione in diversi Paesi europei di norme che limitano nuove edificazioni e incentivano la trasformazione dell’esistente ha innescato nel dibattito architettonico del XXI secolo la ricerca di strategie di riciclaggio degli spazi dati. Oltre la ristrutturazione edilizia si sperimentano la trasformazione funzionale e la ristrutturazione radicale del fabbricato oltre alla riproposizione di una pratica ‘progettuale’ antica, parassitaria, che vede l’immissione di corpi architettonici nuovi in edifici e strutture urbane preesistenti.

Con le parole di Andrea Branzi: “La progettazione degli spazi interni sta superando i suoi tradizionali limiti di disciplina dell’”arredamento”, per diventare la nuova protagonista della scena urbana (…). Una funzione centrale che si attua attraverso la disponibilità di tecnologie e merceologie che appartengono in gran parte alle competenze di ciò che si definisce interior design, come attività di progettazione di sotto-sistemi e micro-strutture (prodotte in grande serie, in piccola serie, o in manufatti unici, usando tecnologie avanzate o manuali) in grado di seguire il mutare dalle domanda e assecondare i processi di ri-funzionalizzazione interna della città ”(1).

7.1 Classificazione degli interventi sull’esistente L’intervento sull’esistente è stato classificato in una casistica che considera le modalità e possibilità di intervento presenti sulla scena contemporanea nazionale ed internazionale. Di seguito sono riportati esempi di interventi di social housing sull’esistente, o che suggeriscono una metodologia per farlo, suddivisi per tipi.

A_RIQUALIFICAZIONE Ristrutturazione edilizia di edifici popolari o residenziali esistenti. Il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica milanese deve essere rivalutato in una prospettiva di trasformazione dell’esistente e non come esperienza negativa da cancellare.

B_ RIFUNZIONALIZZAZIONE Trasformazione funzionale di edifici precedentemente destinati ad altri usi, poi dismessi ed abbandonati, vengono convertiti ad uso residenziale. Possono essere ex edifici industriali o altri immobili abbandonati, tra cui scuole, ospedali, edifici per uffici…

C_PARASSITISMO Integrazione in edifici esistenti. Il parassitismo è rappresentato da una costruzione che si va ad attaccare ad un’altra costruzione esistente (“superfetazione”); un’altra tipologia esempio di interventi in questo senso, ma meno invasiva, è rappresentata dallo sfruttamento dei sottotetti.

D_SCHELETRI Strutture non completate abbandonate. L'intervento prevede il riutilizzo di strutture incomplete e abbandonate, gli “ecomostri”, sfruttando e riutilizzando uno scheletro edilizio preesistente come supporto alle nuove unità abitative.

1 Rebaglio, A. Rebaglio A. (a cura di) (2010) New forms of social housing. Design of innovative spaces for the evolution of contemporary domestic interiors. Progetto di ricerca, Milano: Politecnico di Milano

INTERVENTI 110

7.2 casi studio A

figura 105 Interno del Corviale (Mario Fiorentino, Roma, 1972); dopo decenni di incuria e di abbandono, lo stabile è fatto oggetto di numerosi interventi di recupero sociale e di riqualificazione urbana; fonte: http:// corviale.it/

RIQUALIFICAZIONE Ristrutturazione edilizia di edifici popolari e residenziali esistenti.

Il patrimonio di edilizia residenziale pubblica milanese necessita di interventi per contrastarne il degrado, essi costituiscono una risorsa importante per la città, oltre che testimonianza del ruolo svolto nella definizione del tessuto urbano e sociale. Devono pertanto essere concepiti in un’ottica di trasformazione dell’esistente e non come esperienza negativa da cancellare.

Oltre alla ristrutturazione edilizia, come quella che ha portato alla riqualificazione del Corviale a Roma (Mario Fiorentino 1972), si può intervenire con la demolizione di alcune parti, come nel caso del Laurentino 38 a Roma; tutti gli interventi sono concepiti nell’ottica del recupero sociale e della riqualificazione urbana che interessa anche il territorio circostante.

Anche nel caso di semplice ristrutturazione è necessario prestare attenzione alle carattersitiche della domanda e definire quali sono gli obiettivi da perseguire: a Milano, come accennato dalla Dott.ssa Di Girolamo, uno dei problemi che riguarda l’assegnazione degli alloggi e la creazione del giusto mix sociale è il fatto che le ristrutturazioni di edifici popolari non modificano il taglio degli alloggi, che sono molto grandi poiché pensati per un’utenza standard di famiglie numerose (sovradimensionamento e sottoutilizzo) e non presentano una differenziazione tipologica. Tutto viene “rifatto” esattamente come prima intervenendo solo da un punto di vista estetico, cambiando le finiture e imbiancando le pareti, senza modificare il layout distributivo: gli appartamenti rimangono tutti uguali, impedendo il mix sociale e riproponendo il problema tale e quale si era verificato prima del restauro, non riuscendo a rispondere ai bisogni dell’utenza.

In Francia invece un caso interessante di intervento ma diametralmente opposto in termini di obiettivi è quello applicato in modo sistemico da Druot Lacaton e Vassal (2), che cercano di riqualificare le torri per appartamenti popolari degli anni ’60 e ’70 aggiungendo una nuova area all’esterno dell’edificio (tramite balconature) ed unendo tra di loro gli appartamenti.

111 INTERVENTI

PLUS – Trasformazione degli edifici per appartamenti Frèderic Druot, Anne Lacaton, Jean Philippe Vassal, Francia 2004 In Francia la forte volontà di trasformare l’immagine urbana è testimoniata da un importante programma pubblico per de-costruire i condomini residenziali ad alta densità degli anni ‘60 e ‘70 (demolizione e ricostruzione senza incremento di volume). Druot, Lacaton, e Vassal sostengono che la demolizione è un errore mentre la trasformazione permetterebbe invece di rispondere ai fabbisogni in modo più economico più efficiente e qualitativamente più elevato.

Se gli insediamenti ad alta densità, costituiti da edifici alti, presentano oggi condizioni abitative insoddisfacenti e inadeguate, hanno in ogni caso un potenziale qualitativo, geografico, strutturale e spaziale che rappresenta un valido punto di partenza per migliorare radicalmente le condizioni di vita. Il potenziale intrinseco, sta nel fatto che questi blocchi di appartamenti sono caratterizzati da grandi spazi, trasparenze, grandi altezze, viste non ostruite, spazi interstiziali e dilatati, economia.

L’obiettivo è dunque trarre il massimo da ciò usando al meglio ciò che esiste e trasformandolo efficientemente per ottenere qualità innegabili attraverso: - estensione degli appartamenti attraverso la de-densificazione o estensione - trasparenza delle facciate, l’introduzione di balconate e terrazze - interventi nel paesaggio, sistemi di circolazione verticali ed ascensori.

- de-densficazione degli spazi al piano terra e di piani intermedi per introdurre servizi specifici ad uso esclusivo dei residenti.

- ingressi accoglienti e protetti, trasparenti, con portineria - introduzione di nuovi appartamenti sostituivi o complementari - spazi esterni ben organizzati con un uso specifico L’obiettivo perseguito è dunque offrire appartamenti con il doppio della superficie e un’ottima illuminazione (lusso = qualità), tipologie diversificate, impianti e servizi di alto livello. Quindi il titolo del metodo, “plus” sta ad indicare la volontà di non demolire, sottrarre o rimpiazzare cose, ma di aggiungere trasformare ed utilizzarle sempre.

2 Trattato anche nel Cap 5: Espandibilità - sistema ad aggiunta, caso studio: PLUS

figura 106-107 Druot, Lacaton & Vassal ,Tour Bois le Prêtre, Parigi 2008; vista prima e dopo l’intervento di ristrutturazione ed aggiunta delle nuove balconate sul condominio popolare; fonte: http://www.lacatonvassal. com/index.php?idp=56

INTERVENTI 112

figura 108 SIEMP social housing, vista prima e dopo l’intervento di ristrutturazione con l’aggiunta della nuova facciata; fonte: Catalogo della mostra (2009) Vers de nouveaux logements sociaux, Cinisello Balsamo: Silvana

SIEMP social housing Chartier Corbasson – Francia - Parigi 2007-2009

Sharing Ivrea Studio Costa & Partners, Studio Mellano AssociatiI- Italia- Ivrea 2010

Il nuovo edificio si trova nel Marais, quartiere storico di Parigi; oltre a diventare parte della vecchia città la migliora, come intervento di social housing.

Il progetto nasce dalla riqualificazione di un edificio residenziale del XVIIsec al n.76 di Rue St Antoine; il lotto, molto stretto, richiedeva soluzioni di distribuzione specifiche; dalla parte di Rue de Turenne il muro portante cieco copriva tre quarti della lunghezza del lotto, sporco e fatiscente.

Il progetto modifica la disposizione dell’immobile al n.76 rivolgendolo verso la Rue de Turenne tagliando grandi finestre nel muro cieco e ricostruendo la facciata del muro portante in cui si trovano nuovi balconi che costituiscono un prolungamento diretto dell’alloggio. Come risultato, il volume generale dell’immobile preesistente viene mantenuto e ristrutturato mentre un nuovo blocco si aggiunge a quello esistente aumentandone i livelli e permettendo di creare abitazioni più spaziose. Un nuovo involucro esterno in pannelli scorrevoli di alluminio copre l’insieme conferendo una certa omogeneità, riduce il rumore della strada, offre una protezione visuale e gioca con la luce. Questo rivestimento ha inoltre una qualità grafica che dà carattere ma nello stesso tempo inserisce l’edificio nel contesto storico. Gli alloggi sono appartamenti dotati di due o tre stanze con ampi soggiorni a cui si accede direttamente dal vano scala presente nella corte interna: la circolazione esterna è limitata e permette di godere di una splendida vista verso la città.

Tra gli interventi promossi dal Comune di Torino per risolvere l’emergenza casa (il “Piano casa” 2009-2010) è da segnalare il progetto di ristrutturazione e risanamento conservativo di un palazzo ex casa-albergo degli anni ’70 per i dipendenti della Posta, per trasformarlo in una residenza sociale temporanea (foresteria, residenza, campus e albergo) che offrirà parallelamente al suo interno una serie di servizi socio-relazionali, sanitari, e commerciali aperti a tutto il territorio per evitare l’effetto-ghetto.

Le 180 unità saranno destinate ad una fascia sociale in situazione di disagio abitativo temporaneo (albergo sociale e soluzioni residenziali temporanee), saranno presenti servizi di supporto come un centro di mediazione, servizi di consulenza legale, spazi educativi e ricreativi per bambini e ragazzi, ambulatori medici a prezzi calmierati, luoghi di aggregazione per attività culturali ed eventi, un bio-market, bar e ristoranti. L’organismo edilizio è previsto per assumere diverse configurazioni interne, per cui sono state impiegate strutture interne modulari e partizioni interne sostituibili.

Il progetto prevede un ripensamento dell’austero edificio attraverso l’impiego del colore, materiali disinquinanti fotocatalitici per le facciate e tutta una progettazione strutturale e ingegneristica di grande innovazione tecnologica per ottenere un elevato grado di efficienza energetica.

113 INTERVENTI

B RIFUNZIONALIZZAZIONE

Trasformazione funzionale di edifici precedentemente destinati ad altri usi

Edifici precedentemente destinati ad altri usi, poi dismessi ed abbandonati, convertiti ad uso residenziale.

Un esempio comune è ciò che tradizionalmente viene chiamato loft, una tipologia di appartamento ricavato da una fabbrica, di solito uno spazio industriale dismesso di notevole superficie, caratterizzato da altezze interne molto elevate e grandi superfici finestrate. Negli anni ‘60 i loft sono l’inizio del percorso abitativo milanese delle famiglie contadine povere che si inurbano, segno di estrema povertà, uno spazio d’emergenza occupato nell’attesa di entrare nel circuito delle assegnazioni delle case popolari. Dagli anni ‘80 Milano ha iniziato a vedere la diffusone del loft in risposta a diverse esigenze abitative che nascevano dalla sempre meno definita separazione tra abitazione e lavoro ed il fatto che l’industria comincia a sparire lasciando milioni di metri cubi di capannoni industriali inutilizzati, dispersi in tutta la città.

Nel momento in cui il loft diventa “popolare” la sua natura cambia e si adatta ad una domanda rilevante in termini quantitativi.

Oltre ai capannoni industriali possono essere convertite ovviamente tutte le categorie di immobili abbandonati, tra cui scuole, ospedali, edifici per uffici… intervenendo automaticamente in aree diverse, più centrali, delle città: un esempio sperimentale è quello presentato da IaN + alla Biennale di Venezia nel 2008, “Riabitare il centro”; l’idea è di demolire gli edifici sotto utilizzati a causa del decentramento del settore terziario, lasciando intatte le facciate, che diventano limiti attraverso i quali far dialogare passato e futuro. Le abitazioni si inseriscono così in un tessuto esistente in un’operazione di riciclo della città. Questa nuova modalità di recupero degli edifici per convertirli ad uso residenziale è ecologicamente corretta perché evita il consumo di territorio, sottraendo i manufatti al degrado progressivo.

figura 109 Immagine della proposta di Ian + “Riabitare il centro” presentata alla Biennale di Venezia nel 2008 ; fonte: Garofalo F. (2008) L’Italia cerca casa. Milano: Electa

INTERVENTI 114

Le Murate Melosi e Pittalis - Italia - Firenze 2010

Kaftwerk 1 Stücheli Architekten – Svizzera – Zurigo 2001

Il progetto di riconversione dell’antico carcere fiorentino delle Murate, nel cuore della città di Firenze, è riuscito con successo ad inserire una nuova funzione all’interno di un tessuto urbano abituato nei secoli a vivere il carcere come un monolite chiuso. E’ un ottimo esempio di qualità riferita all’ambiente, all’integrazione di un corpo “estraneo” e arroccato.

La conversione delle celle in 34 alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati alle giovani coppie, la creazione di spazi commerciali e per le attività sociali e di una piazza sono combinati ad un’elevata qualità architettonica: la costruzione severa e blindata medievale è stata alleggerita da poche aperture in facciata, che hanno consentito di aggiungere piccoli balconi; l’aggiunta di bow windows sui cortili interni ha consentito di dare alle abitazioni tantissima luce diretta e agli spazi comuni dei giardini interni un’atmosfera moderna e non incombente. Il rigoroso rispetto dei valori storici e architettonici si combina con l’eliminazione di volumi edilizi incongrui e la loro ricomposizione in termini di nuova edificazione.

Tutto il progetto ha visto fin dall’inizio la collaborazione dei comitati di quartiere, poichè il rispetto dei bisogni degli abitanti è la chiave segreta del successo di un intervento di edilizia sociale.

Kraftwerk1 è il nome di un’iniziativa che affonda le sue radici nel movimento giovanile zurighese degli anni 80’, coinvolto nel favorire lo sviluppo di alloggi economici e spazi per i giovani, unitamente allo sviluppo di politiche che si muovevano verso la possibilità di recuperare importanti aree industriali dismesse. Nel 1995 viene fondata la cooperativa Kraftwerk che cominciò a proporre attivamente l’uso delle aree industriali per la sperimentazione di un nuovo modello abitativo. Kraftwerk1 è un’unità residenziale per 250 persone in 2 edifici più uno destinato alle attività commerciali. L’elemento principale del progetto consisteva nel rispondere alle diverse tipologie d’inquilini (single, coppie, famiglie e coabitazione) con spazi aperti e flessibili: gli appartamenti hanno una grande varietà di dimensioni, da 2,5 a 13 stanze, da 31 mq a 350 mq, permettendo diverse forme di comunità e di convivenza in una serie di spazi comuni e privati. La varietà di dimensioni è permessa da un sistema ripetitivo di costruzione di pareti intermedie che possono essere eliminate all’occorrenza. Ci sono inoltre spazi per la collettività allo scopo di agevolare la vita quotidiana e favorire gli scambi sociali tra gli inquilini. Si sono sviluppate così attività comuni quali: il lounge bar, la lavanderia, la terrazza comune, una camera ospiti da affittare per brevi periodi, l’asilo nido, il ristorante e qualche negozio. Gli affitti sono 20% inferiore alla media e c’è un’orientamento volto all’integrazione degli individui meno abbienti.

figura 110 Qui accanto, Ex carcere Le murate, dopo l’intervento di restauro; fonte: http://www. vivanotte.it/2010/08/video-conaperitivo-le-murate/ figura 111 Kraftwerk 1, vista dell’edificio restaurato. fonte:http:// stuecheli.ch/projekt/detail/ kraftwerk1.html

115 INTERVENTI

C PARASSITISMO

D SCHELETRI

Il parassitismo è rappresentato dal caso di una costruzione che si va ad attaccare, a coesistere con un’altra costruzione esistente, una cosiddetta “superfetazione”. L’organismo parassita è distinto dall’ospite sia formalmente sia spazialmente, ma legato a questo da uno stato di necessità (suolo,impianti, significato...).

Un’altra tipologia esempio di interventi in questo senso, ma meno invasiva, è rappresentata dallo sfruttamento dei sottotetti, pratica molto diffusa a Milano (2). Questa iniziativa pubblica, volta al potenziamento del ruolo residenziale di Milano nelle aree centrali e semicentrali, ha riscosso molto successo portando in dieci anni circa 800 mila mq di sottotetto a modificare la loro destinazione d’uso. Si vede un ritorno all’abitare in città soprattutto da parte di giovani coppie e persone sole, che trovano nell’appartamento di 50-60-70mq la soluzione abitativa ottimale.

“Il sottotetto abitato è diffuso in tutta la città; non vi sono zone di particolare prevalenza cosi come non ve ne sono altre di totalmente esenti da questo tipo di intervento: c’è un nuovo diffuso “sesto piano abitativo”(3).

L’intrusione di nuove presenza nell’esistente è un possibile modello di crescita urbana, una soluzione alla domanda di densificazione, ma le trasformazioni non possono affiancare alle nuove case quegli spazi di servizio che è necessario garantire quando si costruiscono nuove abitazioni: scuole, spazi pubblici, parcheggi, strade. Inoltre anche qua possiamo vedere le differenze con l’Europa: qua i nuovi interventi hanno sempre una copertura verde in modo da ridurre l’impatto energetico e di riqualificare il paesaggio.

L'intervento prevede il riutilizzo di strutture incomplete e abbandonate, gli “ecomostri”: edifici in zone industriali dismesse o i telai in cemento armato abbandonati. Lo scheletro edilizio preesistente può essere sfruttato come supporto di nuove unità abitative.

Queste strutture costituiscono un’occasione progettuale sostenibile perchè consente il riuso, il risparmio di suolo e il prolungamento del ciclo di vita delle strutture stesse.

Integrazione In Edifici Esistenti

Strutture non completate abbandonate

2 Le pratiche sui sottotetti sono state avviata con la legge regionale n.15 del 1996 che permette di recuperare un sottotetto di un edificio esistente qualora lo spazio interno abbia un’altezza media superiore ai 2,4 metri.

3 Multiplicity.lab (a cura di) 2007 Milano. Cronache dell’abitare Milano: Bruno Mondadori

figura 112 Ecomostro addomesticato, modello; fonte: http://www.albori.it/immagini/pdf/album%20 -%20ecomostro%20addomesticato.pdf

INTERVENTI 116

figura 113 Condominio produttivo, schema della struttura a telaio con colonizzazione di alloggi di varie forme e tipologie; fonte: http://www.abitare.it/highlights/condominioproduttivo

Condominio produttivo 2A+P - Italia- Mestre 2010

Ecomostro addomesticato Studio Albori - Italia - Milano 2008

Il progetto è concepito come prototipo di sviluppo e gestione del territorio da applicare in zone periurbane. Si basa sull’accorpamento di più unità abitative di diverse dimensioni e rivestimenti, all’interno di un’unica infrastruttura di sostegno, un telaio in cemento armato prefabbricato a corte. Le unità sono anch’esse costituite da un balloon frame di profili in alluminio sagomati a freddo e montati a secco, al fine di ridurre tempi e costi di costruzione, oltre a garantirne una facile gestione, manutenzione e riciclabilità.

Lo spazio di connessione è interpretato come luogo semi-pubblico dotato di giardini, spazi per l’incontro e la sosta, servizi comuni, serre, per stimolare il senso di comunità; gli spazi di relazione sono strettamente connessi alla presenza di elementi naturali come giardini, serre e spazi verdi.

Il progetto è stato concepito come piattaforma per la costituzione di comunità di cohousing. Da un lato vuole stimolare la formazione di comunità attive e dall’altro indaga un modello alternativo di sviluppo urbano per mezzo di insediamenti orientati all’auto-sostentamento sia alimentare che energetico, grazie alla dotazione di strutture di supporto alla produzione agricola e allo sfruttamento di energie rinnovabili su scala locale.

Questo progetto può però essere anche interpretato come una strategia per il riutilizzo di strutture incomplete o da ri-funzionalizzare. Il concept permette di sfruttare telai preesistenti come supporto alle nuove unità abitative, caratterizzate da una propria struttura leggera, flessibile ed adattabile a diverse configurazioni.

La proposta riguarda il riutilizzo di uno scheletro edilizio, la struttura non terminata di una stazione ferroviaria (progettata da Aldo Rossi e Gianni Braghieri) in ampliamento dello scalo di San Cristoforo a Milano, lungo il Naviglio grande, ed abbandonata da oltre 20 anni.

L’obiettivo è di riutilizzare questo grande scarto edilizio in ogni sua singola parte, evitando ogni demolizione, in cui un aggregato di abitazioni di varia natura -dal canone sociale alla residenza in vendita libera- trova posto accanto a laboratori, un piccolo asilo, un bar-trattoria, un ostello, un piccolo teatro, un posto di vendita affitto e riparazione biciclette.

La fattibilità economica dell’intervent stà nella rottura della tradizionale separazione tra edilizia privata e sociale che tende a produrre ghetti e a ridurre la potenziale vitalità urbana. Partendo dal reimpiego di uno scarto a grande scala - la struttura - anche la strategia costruttiva ipotizzata ruota attorno alle possibilità di riutilizzo di materiali di scarto, sia provenienti dalla filiera edilizia che esterni ad essa, per un utilizzo sobrio delle risorse costruttive ed energetiche. Il tema del recupero di risorse si estende anche al funzionamento energetico dell’edificio; è prevista una combinazione tra diverse forme di energie rinnovabili –solare, termica, fotovoltaica, pompe geotermiche,.. La forte varietà di tipologie forme e tecniche alla quale la proposta accenna auspica la presenza attiva degli abitanti nel processo progettuale e costruttivo; ciò fa si che ogni casa sia diversa dalle altre, poiché ognuna interpreta liberamente gli spazi e gli appoggi che la struttura esistente offre, interagendo in modo differente con l’ambiente circostante a seconda di posizione orientamento ed affaccio.

8

APPLICAZIONE METAPROGETTO

119 APPLICAZIONE

Tav 27 Tav 14

ANALYSIS BOOK

8.1 Progetto

L’ultima parte del lavoro riguarda la verifica della validità delle linee guida proposte. Lavoriamo dunque su un caso-studio appartenente alla classe degli interventi sull’esistente: un edificio popolare.

Il progetto dello studio Pogliani-Crespi+Flora Ruchat è stato presentato nell’ambito del concorso “Abitare a Milano/1:nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale (Via Civitavecchia)” (1) indetto dal Comune di Milano nel 2005. L’obiettivo è applicare le linee guide viste finora ovvero una tipologia di layout che permetta di ottenere spazi flessibili e polifunzionali e modalità di espansione nel tempo.

Essendo un progetto che vuole suggerire nuove modalità di uso e di intervento sugli spazi, il progetto si fermerà ad una fase di layout generale. La spinta ad usare nuovi arredi è sottolineata dal disegno di questi in pianta: è stata adottata una simbologia semplice che non indica i singoli arredi ma piuttosto ingombri e classi di materiali (piani di lavoro, arredi soffici, contenitori,sedute..)

Edificio Il bando del concorso prevedeva la definizione del masterplan del nuovo quartiere ed un approfondimento tipologico degli alloggi aperto a sperimentare nuovi approcci, a considerare le nuove utenze e definire il rapporto tra spazi privati e collettivi.

Il progetto vuole fondare un nuovo “dispositivo urbano destinato ad introdurre un nuovo spazio di connessione e di contatto, per usare un termine di Francoise Choay, tra il parco Lambro e il cuore del quartiere di Crescenzago”(2); l’occasione dell’inserimento dei nuovi edifici è intesa come opportunità di riqualificare una più ampia porzione della città.

Gli elementi coinvolti sono così: il parco, le aree residenziali divise dal sistema di viabilità, la fermata della metropolitana e un area trasversale non edificata (dove si colloca l’area di intervento). Il progetto si pone come una “cerniera” di collegamento trasversale tra gli elementi, prolungando idealmente il parco

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1 Il concorso si è svolto nell’ambito del Programma Comunale per l’edilizia residenziale sociale: coerentemente con le linee strategiche definite dal Programma Regionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica (P.R.E.R.P), approvato dal Consiglio Regionale nell’ottobre 2002, la Giunta Comunale, in data 30 marzo 2004, ha approvato le linee di indirizzo e i criteri per la promozione dei Programmi Comunali per l’Edilizia Residenziale Sociale, da attuare in aree comunali appositamente individuate. A tale scopo sono state reperite aree per una superficie totale di circa 1.673.000 mq con la possibilità di realizzare circa 16.000 alloggi.

2 Tratto dalla relazione di progetto

APPLICAZIONE 12O

figure 114-115 Nella pagina accanto,Concorso Internazionale di progettazione Abitare a Milano, via Civitavecchia.

Localizzazione, planimetria (A= area di concentrazione degli edifici; B= area destinata al progetto dello spazio aperto). fonte: Comune di Milano(2005) concorso internazionale di progettazione Abitare a Milano/2, Documento preliminare alla progettazione figura 116 Vista dall’alto dell’area dell’intervento; fonte: http://maps.google.it/maps figura 117 Tavola di concorso, masterplan del progetto; fonte: Tavola di concorso

Lambro, che si inserisce nel tessuto urbano consolidato: si ottiene un “parco lineare” che altera la topografia del suolo.

Si ottiene un lento passaggio dal parco al quartiere grazie ad una serie di ambienti con caratteristiche diverse, dall’area a “corte”, al viale accompagnato dalla sequenza delle torri a galleria commerciale ipogea contenente gli ingressi alla metropolitana (MM2 Crescenzago), a percorso di risalita alla piazza di Crescenzago.

Vari tipi edilizi sono combinati tra di loro, dalla torre, all’edificio in linea, a quello a ballatoio, attraverso una sorta di rimescolamento delle tradizioni borghesi con quelle popolari.

La “cortina edilizia” proposta viene interrotta da una serie di varchi che garantiscono sia la visione dall’alto del parco sia l’accesso ad esso, facendolo dialogare con l’intorno.

Per ciò che riguarda la configurazione degli alloggi il progetto presenta una articolazione di tipi che vanno dall’alloggio tradizionale, al duplex, al minialloggio; la flessibilità nel tempo è garantita dalla possibilità di trasformazione di spazi aperti (logge) in spazi destinati alla residenzialità dalla previsione di una diversa aggregazione dei vani in funzione del variare figura 118 delle esigenze nel tempo.

Concorso Internazionale di progettazione Abitare a Milano, via Civitavecchia. Schizzo della proposta dello studio Pogliani-Crespi + Flora Ruchat; fonte: tavola di progetto

121 APPLICAZIONE

Tav 28-36 Tav 14

ANALYSIS BOOK

Intervento Ci sono in totale n°222 alloggi, Distribuiti in 4 torri e 3 corpi edilizi che formano una corte centrale.

La scelta è quella di destinare la maggior parte degli alloggi ad edilizia sociale ma non solo: le soluzioni che prevedono un mix di pubblico e privato sembrano funzionare molto bene e sono fondamentali per evitare la ghettizzazione dell’isolato. Così i 16 duplex ai piani alti dell’edificio C e D e gli alloggi nelle 3 torri “staccate” dal gruppo di edifici a corte sono stati pensati per essere affittati da privati.

Restano dunque 127 alloggi ERP Gli obiettivi di partenza sono: 1. Mantenere il n° di alloggi esistente.

2. Aggiungere spazi di servizio/ socializzazione.

3. Soddisfare il mix sociale.

1. Aggiungendo spazi di socializzazione nell’edificio B tolgo 4 alloggi, che verranno recuperati grazie al frazionamento di alloggi nella torre. In totale abiamo 7612mq destinati ad ERP. 2. Molto importanti sono anche i servizi offerti dai complessi di edilizia sociale, che come visto sono parte importante del progetto architettonico, che devono essere un motivo di attrazione per il vicinato ed evitino di confinare l’area nell’isolamento. Gli spazi pubblici si dividono in spazi per la socializzazione (spazi ai piani dove trovarsi); spazi comuni (servizi destinati agli abitanti degli edifici in questione) e spazi collettivi (aperti a tutti per riqualificare l’area ed evitare l’isolamento).

Spazi servizio esistenti: Asilo, bar, negozi, poliambulatorio, portierato, sale per la socializzazione ecc: 2194mq Nuove aggiunte: mq 770 Spazi per la socializzazione mq 805 Servizi per la comunità (orti, assistenza anziani,..) mq 1631 Servizi collettivi (palestra, centro ricreativo, asilo, scuola di lingue,..)

In totale abbiamo 3206mq di servizi e spazi per la socializzazione, 146% di servizi in più

3.Mix Sociale (% alloggi) Come visto dalle precedenti analisi dovrei idealmente distribuire: 2% lavoratori in mobilità (3) 2% primo soccorso (2) 5% studenti (6) 5% divorziati (6) 10% monogenitore (13) 10% anziani (12) 15% single giovani (20) 20% coppie giovani (25) 31% famiglie di immigrati (40) Qualche posto per portatori di handicap Risultato: 1,5% 3% 1,5% 5% 5% 9,5% 10% 16,5% 18% 29%

portatori di handicap (2) lavoratori in mobilità (4) primo soccorso (2) studenti (6) divorziati (6) monogenitore (12) anziani (12) single giovani (22) coppie giovani (23) famiglie di immigrati (37)

grafico 11 Mix sociale ipotizzato nell’edificio primo soccorso

2 3

lav. mobilità 6 studenti 6 divorziati

7 monogenitore

40

fam.immigrati

11 anziani

single

25 20 giovani coppie

APPLICAZIONE 122

Tav 37-49 Tav 14

ANALYSIS BOOK

Layout alloggi Era interessante il fatto di lavorare in un impianto che prevedesse tutte e 4 le tipologie tradizionali di edificio (torre, ballatoio, galleria) perché ha permesso di lavorare su alloggi dalle caratteristiche molto differenti (uno-tre affacci, profondità, presenza di spazi dove espandersi,..).

Ci sono in totale 17 tipologie di alloggio, dai 37 ai 110mq.

Il layout degli alloggi è stato rivisto utilizzando le linee guida; è stato scelto di applicare la tipologia A, sia a nucleo integrato che libero (da regolamento edilizio, gli alloggi con suoperficie maggiore di 70mq devono avere un bagno areato naturalmente).

Applicando questi layout si sono ottenuti alloggi dotati di un alto grado di flessibilità, polifunzionali, moderni. E’ stato preso come elemento comune ed unificante il fatto di prevedere una sorta di parete attrezzata, in ogni alloggio; una fascia tecnica che comprende armadiature, cucina, lavandino del bagno, dunque un “muro spesso” o “parete attrezzata” che può assumere varie altezze ed interseca tutti gli ambienti della casa, facendo da contenitore e da supporto alle attività ed agli impianti. In questo modo il nucleo bagno non comprende più il lavandino, che esce allo scoperto. La “zona acqua” è un blocco chiuso che contiene wc, bidet e doccia mentre il lavandino e la cucina diventano arredi, e sono inglobati nelle stanze. Posizionando il

figura 119 Esempio di schematizzazione degli arredi in pianta (Nijric& Nijric, Structural Dyke) fonte: Salazar J. e Gausa M. (2002) Single family housing: the private domain / Housing: new alternatives, new systems, Basel: Birkhäuser

sistema bagno-armadiatura correttamente in ogni appartamento si possono suddividere gli spazi in modo ottimale, creando spazi di uguali dimensioni che non hanno destinazione d’uso a priori, ma qualità spaziali molto simili. In questi spazi i “nuovi” arredi possono essere posizionati a piacere: il disegno in pianta degli arredi suggerisce una maggior libertà di arredo e una varietà maggiore di prodotti in quanto gli arredi sono schematici.

Espansione Erano già previste logge e balconi sparsi in tutti gli edifici che potevano essere chiusi in modo da aggiungere spazi all’alloggio, ma l’applicazione delle linee guida ha portato ad individuare ulteriori spazi “cuscinetto”: la terrazza al secondo piano tra l’edificio C e D potrebbe essere usata come uno spazio coperto di socializzazione e, se le esigenze degli abitanti lo richiederanno, essere parzialmente inglobata dagli alloggi adiacenti; sul ballatoio al piano primo dell’edificio D potrebbero essere previste “scatole” da agganciare alle colonne che sostengono il 2 piano, che potrebbero essere affittate come atelier d’arte o essere prese dalle famiglie come stanza aggiuntiva. Nell’edificio B sono state aggiunte al piano terra delle aree comuni per la socializzazione (occupando lo spazio precedentemente destinato ad alloggi); potrebbero anche queste diventare parte di un alloggio,..

123 APPLICAZIONE

Tav 50

figure 120 - 121- 122 Dall’alto, pavimento in linoleum Armstrong, (http://www.armstrongdlw.it/commflreu/it-it/ category.asp?productSubcategoryId=F17); pavimento in laminato Skema (http://www. skema.eu/catalogo.php?C=27&SC=31) e pavimento in gomma Remp planway (http://www.remprubberflooring.com/it/ home)

Tav 50 ANALYSIS BOOK Tav 14

8.2 Materiali e componenti

L’idea per quanto riguarda materiali e componenti segue il concetto di flessibilità: l’ideale sarebbe avere un pavmento continuo unico all’interno dell’alloggio, ed in un secondo momento edificare i tramezzi in cartongesso in modo da non avere interventi pesanti nel caso di ridistribuzione interna.

Viene fatta eccezione per il bagno, che avrà un rivestimento in piastrelle per motivi igienici.

Gli alloggi sono pensati forniti di bagno + modulo lavandino (armadiatura e lavandino da appoggio) e un minimo di cucina (lavello+fornelli); il resto è a carico dell’utente, ma le piante sono state disegnate in modo da suggerire una corretta distribuzione degli arredi da parte degli utenti. L’amministrazione pubblica dovrebbe impegnarsi per fornire nomi di aziende alle quali rivolgersi per completare l’arredamento in modo ottimale, ad esempio aziende che forniscono armadiature modulari e pareti atrezzate come da progetto.

PAVIMENTI Linoleum da 19 €/mq Il linoleum unisce le qualità ecologiche della sua composizione a prestazioni meccaniche, igieniche, antibatteriche e cromatiche. I vantaggi sono ecocompatibilità, comfort e robustezza. E’ disponibile in una varietà di colorazioni ma non è molto economico.

Es. FORBO Flooring Systems

Laminati Da 9,50 €/mq Il pavimento laminato è ideale perché è economico, resistente all’abrasione e facile da posare. Non ha però una buona resistenza all’acqua. Assomiglia al legno naturale per cui è l’ideale per ricreare l’atmosfera domestica.

In seguito verranno forniti suggerimenti circa pavimentazioni e metodi di Es. SKEMA Pavimento laminato Living divisione degli interni, oltre che soluzioni impiantistiche intelligenti.

Gomma Da 7,90€/mq Prodotto estremamente durevole e di ottimo confort al calpestio, unisce naturali doti di antiscivolosità, fonoassorbenza, antilacerazione, resistenza agli agenti chimici, antistaticità, eccellente resistenza al fuoco ed alle bruciature. E’ ideale nel campo pubblico ed industriale e molto economica.

Es. REMP Planway Piastrelle Le classiche piastrelle restano l’ideale per bagni e cucine. La cucina inglobata nel soggiorno ed il lavandino nel corridoio diventando mobili alla pari degli altri; l’unico ambiente con caratteristica di servizio resta il nucleo acqua (wc+bidet+doccia); le piastrelle verranno utilizzate in questo spazio.

Materiali compositi circa 30,00€/mq Pavimenti per esterni in piastrelle modulari Es.MASPE paving, Modux

APPLICAZIONE 124

PARTIZIONI LEGGERE PER DIVIDERE GLI SPAZI Lastre in cartongesso Le lastre in cartongesso costituiscono un metodo di assemblaggio a secco da utilizzare per le separazioni di partenza, permanenti. Verranno posate sul pavimento finito in modo da permettere una facile riorganizzazione dell’alloggio. es.KNAUF, W11 Pareti Pannelli di gesso I pannelli in gesso sono pannelli modulari (66,6X50cm) perfettamente planari con incastri ad elevata precisione per realizzazioni di pareti divisorie o contropareti perimetrali Es. Sicilgesso, GESBLOCK) Pareti divisorie attrezzate Queste pareti nascono e tuttora sono destinate ad ambienti di lavoro. Il vantaggio di queste pareti è la modularità e la capacità di contenimento, inoltre vengono prodotti con molte finiture e colorazioni Es. MGOFFICE o Methis, EVOsystem)

figure 123-124-125-126-127 Dall’alto, partizioni leggere: Lastre in cartongesso (http://www.knauf.it/ SIS_secco_lastre_CARATT.cfm ) Sistema di pareti divisorie in legno MG office (http://www.mgoffice.it/divisorielegno.php ) Methis evosystem (http://www.archiportale. com/prodotti/coopsette-div.-methis/sistemapareti-divisorie/collezione-evosystem_7706. html); Pannelli divisori Clipper Macro e Clipper (http://www.clippersystem.it/)

Pannelli divisori Dai classici paravento a pannelli modulari, questi espedienti sono il modo più semplice e veloce per dividere gli spazi dell’abitazione. Possono essere pannelli modulari leggeri con telaio in alluminio e finitura in laminato (Clipper system,CLIPPER) che possono essere spostati all’occorrenza, o pannelli di grande formato con telaio in alluminio (Clipper system MACRO), più stabili.

125 APPLICAZIONE

IMPIANTI Zoccoli attrezzati L’uso di battiscopa che alloggiano tubazioni idrauliche e cavi elettrici è molto utile perchè permette di evitare la progettazione di un impianto elettrico rigido e collegato alla distribuzione dell’alloggio in un dato momento, quindi non modificabile nel tempo.

E’ ottimo in particolare per le ristrutturazioni. Lo zoccolo è provvisto di scatole di derivazione, le quali si applicano direttamente sopra di esso. es. KLIMIT mod. Herz Impianti di illuminazione In giappone il sistema di illuminazione a sospensione funziona con prese elettriche simili a quelle a parete; le prese sono già predisposte all’interno degli alloggi e basta collegare la lampada, e montarla a soffitto, a tale presa.

Se non si necessita di illuminazione in quel punto il soffitto resta comunque “pulito” perché si vede solo la presa bianca.

SISTEMI DI ESPANSIONE Verande e Logge Chiudere logge e ricavare verande è un modo molto comune e veloce per ricavare spazi in più. Sarebbe utile prevedere questi interventi dalla fase progettuale (magari prevedendo un buon isolamento a pavimento e strutture di base, possibilmente uniformando le opere di autocostruzione fornendo ad ogni condominio un azienda comune.

Es. PVC e PVC-alluminio di FINSTRAL.

figure 128-129-130 Sopra a sinistra,, sistema di prese per illuminazione usato in Giappone.

Sopra a destra, klimit, zoccolo elettrico; fonte: http://www.klimit.it/page.asp?*p=92&t ype=catalog&idsottocategoria=43 Sotto, balcone successivamente chiuso con pareti vetrate Finstral; fonte: http://www.finstral.com/web/it/HomeU1254833334829.1U.html

APPLICAZIONE 126

flex.sys GUIDELINES TO FLEXIBLE INTERIOR SYSTEMS

Queste linee guida per sistemi d’interni flessibili nascono per incoraggiare e promuovere un nuovo approccio, da parte del Design degli Interni, al progetto degli alloggi sociali.

Un approccio che ha come punto di partenza le esigenze ed i bisogni degli utenti, come filo conduttore la flessibilità, e come valore la qualità.

Solamente fornendo abitazioni dignitose e di qualità ai soggetti più deboli potremo migliorare il benessere della società.

XIV

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio con tutto il cuore il prof.Luciano Crespi e la dott.ssa Agnese Rebaglio per avermi ancora una volta seguito nel percorso di laurea con molta disponibilità e simpatia.

Si ringraziano la Dott.ssa Di Girolamo del Servizio Assegnazione Alloggi del Comune di Milano, l’Ufficio Bandi ed il Settore Statistica e Documentazione del Comune di Milano per la collaborazione e le preziose informazioni fornitemi.

Un sentito grazie anche ad Isabella Vegni e allo studio Bosoni+Ranza per l’appoggio e l’aiuto che mi hanno sempre dato, e per avermi insegnato tanto.

Grazie ai miei genitori ed a mio fratello che mi sono sempre stati molto vicini ed hanno creduto in me, supportandomi moralmente ed economicamente in questi anni.

Grazie a tutti gli amici: Le coinquiline passate e presenti, per avere sopportato la vista della mia sagoma davanti al computer ogni giorno della nostra convivenza. In particolare una menzione di merito ad Ornella (che è resistita per ben cinque anni) e Sonia (solo tre).

Andrea per avermi costretto ad uscire di casa con la forza ogni weekend, ed avermi aiutato con i modellini.

Tutti gli amici veneti, in particolare Federica, Nicole, Giorgia ed Antonio, che hanno sopportato ore ed ore di descrizione della tesi davanti ad uno spritz.

Federica Freschet