Diretto da : Pr. MESSAOUDI Sofiane

Diretto da : Pr. MESSAOUDI Sofiane
MOUFFOK Khadija Nassima
2022/2023
Non esiste una sola definizione dell’architettura. Il legame intrinseco tra l’architettura e la condizione dell’essere umano le procura una complessità che non possa essere contenuta in una definizione precisa. Per sostenere questo, i filosofi ed architetti Benoît Goetz, Philippe Madec e Chris Younès parlano di “indefinizione dell’architettura”(1), affinché attestino il suo carattere indefinibile. Infatti, hanno raccolto più di cento definizioni.
(1)B. GOETZ, P. MADEC, C. YOUNÈS, 2009, L’indefinizione dell’Architettura, La Villette Ed., Parigi, 132p.
Perciò, va notato che questo lavoro sarà basato su una delle numerose definizioni. Influenzata dal contesto algerino, che dimostra una vera crise architetturale ed urbana, la nostra definizione segue il pensiero dell’architetto tedesco Ludwig
Mies Van der Rohe, che dice :
Nel senso che l'architettura può essere considerata come una forma di espressione culturale, poiché riflette le credenze, i valori e le tradizioni di una società.
LUDWIGMIES VANDER ROHE (1886-1969)
"L'ARCHITETTURAÈLAVOLONTÀDI UN'EPOCATRADOTTAINSPAZIO."
In questo senso, parlare di un’architettura contemporanea propria algerina, al singolare, può sembrare riduttivo. Considerando la ricca eredità culturale del paese, non è possibile ignorare questa diversità che va integrata come motore principale nella riflessione.
Tuttavia, per non cadere in un’utopia, bisogna tener conto di diversi fattori che entrano in gioco in questo progetto. La creazione di queste architetture algerine richiede un impegno significativo e coordinato da parte dagli architetti, urbanisti ed autorità locali, nonché l'adozione di politiche e normative appropriate.
Se questi nuovi linguaggi architettonici potrebbero essere visti come un'opportunità per la società algerina di esprimere la propria identità culturale e la propria visione per il futuro, la situazione attuale dell’architettura e l’urbanistica del paese è il risultato di una politica che è ancora fortemente legata alla politica coloniale.
Infatti, il modernismo -questa corrente nata nel contesto coloniale del ventesimo secolo- viene profondamente ancorato nella politica architetturale ed urbana algerina, dall’insegnamento alla pratica. Paradossalmente, possiamo notare tante similitudini tra la politica modernistacolonialista ed i progetti statali attuali che riguardano i domini dell’architettura e l’urbanistica, soprattutto i programmi abitativi. Nonostante contesti fondamentalmente opposti, le conseguenze di queste politiche entrambe si assomigliano.
Tra un modello modernista destinato ad “omogeneizzare ed a cancellare ogni traccia di caracteristiche locale”(2) e una politica statale che promuove un’architettura “anonima, riprodotta all’infinito, indipendentemente del contesto”(3) e che ha contributo alla perdita del saper-fare ancestrale, le sfide attuali coinvolgono una decolonizzazione graduale del pensiero, in parallelo all’evidenziato della ricchezza architettonica e l'ingegnosità delle tecniche costruttive antiche che, nel contesto attuale di crise climatica, rappresentano una soluzione evidente.
COMESAREBBEPOSSIBILEREALIZZARE "UN'ARCHITETTURADOTATADA UN'IDENTITÀCOMPLESSA"(4),CHE RISPONDEAIREQUISITICONTEMPORANEI DIFORMA,DIMATERIALIEDIMODIDI VIVERE(5)?
(2)-(4)-(5)S. HENNI, L’Architetto ed il Coloniale, p74-75. in : Ateliers d’Alger, L. AMAROUCHE, M. CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
(3)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p58. in : Idem.
Il modernismo nacque all'inizio del ventesimo secolo, e viene in un'opposizione totale al passato, nel senso che rifiuta radicalmente i codici ed il pensiero anziani che hanno sempre influenzato la creazione. Il periodo tra gli anni 1930 e 1950 conosce una grande espansione di questa corrente, che tocca tutti i campi artistici ed industriali (arte, architettura, letteratura, cinema, design industriale, ecc.)
Tuttavia, va notato che questo periodo è nato in un contesto di guerra (Prima Guerra Mondiale) e di colonialismo. Se adesso “la storia dell’architettura obbedisce allo protocollo del modernismo”(1), bisogna esser consapevole che la storia del modernismo sia stessa legata alla colonialità.(2)
(1)-(2)S HENNI, L’Architetto ed il Coloniale, p71 in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p
VILLASAVOYE,FRANCE,1928-1931
LECORBUSIER
Non si può ignorare il carattere politico dell’architettura, nemmeno il ruolo che ha giocato il modernismo “nell'impianto sostenibile dello stato coloniale”(3) in Algeria. In questo periodo 1930-1950, l’Algeria (soprattutto Algeri) era un vero “laboratorio di architettura moderna”. Questa espansione di esperimenti riflesse “l’uso dell’architettura e dell’urbanistica nella tassazione di un ordine sociale e politico disciplinare, individualista e consumistico.”(4)
(3)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p19. in : Ateliers d’Alger, L. AMAROUCHE, M CHEIKH, S HENNI, D LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
(4)Idem, p11.
Infatti, l’architettura moderna in Algeria viene legata con la politica assimilazionista che mira a controllare la popolazione, ed a promuovere un “modello di cittadino ibrido”(5). La decontestualizzazione essendo il motore della riflessione modernista, si è sviluppato un vocabolario architettonico in contraddizione con le culture del popolo algerino nativo, soprattutto per quanto riguarda i programmi abitativi. Questi ultimi erano un laboratorio che “attraversa le sfide dell'industrializzazione e della colonizzazione con l'obiettivo di densificare l’abito urbano al massimo.”(6)
(5)Y B REGHIS, N MERHOUM, Vagabondaggio nella Scuola Politecnica di Architettura e di Urbanistica di Algeri (EPAU), p127 in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p
(6)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p53-54 in : Idem
Questi progetti di abitazione, che si basavano su un restringimento deliberato dello spazio, promuovevano una politica di “abitare-senza-l’altro”(7) e di “impoverimento delle famiglie”(8). È nata un’architettura “repressiva”(9) che “rompe le solidarietà familiari.”(10)
Oggi, va notato che la politica algerina per quanto riguarda l’architettura (e l’urbanistica) viene paradossalmente nella continuità del processo di spossessamento(11) coloniale, in cui c’era questo disturbo delle relazioni sociali e dei modi di appropriazione dello spazio attraverso l’architettura moderna. Malgrado i diversi contesti, gli schemi di un approccio quantitativo(12) e di una politica di densificazione si ripetono.
(7)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p19 in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S HENNI, D LESBET, Y B REGHIS, N SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione,SHEDPublishing,Parigi,240p
(8)S HENNI, Circolazioni e Conseguenze della Politica ArchitetturaleColoniale,p108 in:Idem
(9)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p28 in : Idem
(10)S HENNI, Circolazioni e Conseguenze della Politica ArchitetturaleColoniale,p106 in:Idem
(11)Ad’A, Algeri, laboratorio dell’Architettura Moderna, p34 in : Idem
(12)N SEMMOUD, Una Casa Tutta Per Sé : Panoramica delle TipologieAbitativeadAlgeri,p86in:Idem
Dopo sessant’anni di indipendenza e di reddito di risorse petrolifere e di gas, si penserebbe che l’Algeria sia capace di costruire edifici affidabili, sostenibili e comodi, che rispondono ai requisiti sociali, economici ed ecologici.(1) Tuttavia, la realtà dice il contrario.
SIDIABDELLAH
Con l’adozione di politiche iscritte in una continuità del sistema coloniale, la crisi architetturale ed urbana algerina si è amplificata, considerando la dimensione sociale di questi campi. Dopo centotrentadue anni di colonizzazione, il popolo algerino ha dovuto adattarsi ad un modo di abitare fondamentalmente diverso dalla sua cultura. Sfortunatamente, la mancanza di una politica che mette la società al centro della riflessione ha risolto nei modi attuali di costruire e di abitare.
(1)S HENNI, Circolazioni e Conseguenze della Politica Architetturale Coloniale, p108 in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S HENNI, D LESBET, Y B REGHIS, N SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
SIDIABDELLAH
Da una parte, l’insegnamento dell’architettura ha contribuito a questa perpetuazione di un modo di creare al passo con la società. Anche se, al contrario dei primi anni della creazione della scuola di Architettura, nella quale il pensiero modernista dominava, sembra che ci sia sempre un “confine ermetico”(2) tra l’insegnamento, troppo teorico, e la pratica. Però, occorre constatare che "le aspirazioni delle persone che abitano un luogo sono capite meglio attraverso la pratica che la teoria.”(3)
SIDIABDELLAH
SCUOLAPOLITECNICADIARCHITETTURAE DIURBANISTICAHOCINEAÏTAHMED(EPAU)
(2)Y B REGHIS, N MERHOUM, Vagabondaggio nella Scuola Politecnica di Architettura e di Urbanistica di Algeri (EPAU),p.137. in : Ateliers d’Alger, L. AMAROUCHE, M. CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p (3)Idem, p139.
SIDIABDELLAH
Da un’altra parte, gli architetti locali erano emarginati dopo l’indipendenza. Infatti, la maggior parte dei progetti erano affidati agli architetti stranieri, come l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, conosciuto per i suoi progetti modernisti brutalisti (L’EPAU, L’Università delle Scienze e delle Tecnologie Houari Boumediene). Questa mancanza di architetti algerini all’alba di un’indipendenza, in cui si doveva costruire per una società “totalmente ricomposta dalla colonizzazione”(4) ha contribuito ai fallimenti delle politiche architetturali ed urbane.
Aggiungendo un’assenza di normative e di controllo serio, con la continuità della politica di densificazione, soprattutto con i programmi abitativi cominciati negli anni 2000.
(4)Y. B. REGHIS, N. MERHOUM, Vagabondaggio nella Scuola Politecnica di Architettura e di Urbanistica di Algeri (EPAU),p127 in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
Da una parte, ci sono le proprietà private e il loro “carattere evolutivo che le procura un aspetto di cantiere permanente”(5).
Questo è legato alle aspirazioni familiari ed economiche delle famiglie. Da un’altra parte, l’architettura anonima e ripetitiva dai programmi abitativi non soddisfa i bisogni ed aspirazioni degli abitanti, “i gruppi sociali non possono più esprimere i loro modelli socio-culturali attraverso i progetti proposti, e quindi operano delle strategie per adattare le loro abitazioni.”(6) Non si deve dimenticare che questi programmi, costruiti in periferia, sono vissuti come un “esilio”, considerando la loro distanza dalle centralità con tutte le sue comodità. Uno spostamento massivo che ha creato tanti problemi sociali, sia sul lato delle relazioni o quello della qualità di vita.
SIDIABDELLAH
(5)N. SEMMOUD, Una Casa Tutta Per Sé : panoramica delle Tipologie Abitative ad Algeri ,p91 in : in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M CHEIKH, S HENNI, D LESBET, Y
B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
(6)Idem, p87
L’architetto Jean-Jacques DELUZ dice :
È innegabile che la contestualizzazione rappresenta un fattore importantissimo nella confezione di architetture e di piani urbani adeguati alla società. Un fattore che manca da troppo tempo nelle politiche algerine.
(7)Y. B. REGHIS, N. MERHOUM, Vagabondaggio nella Scuola Politecnica di Architettura e di Urbanistica di Algeri (EPAU),p.137. in : Ateliers d’Alger, L AMAROUCHE, M
CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
DIARELMAHÇOUL FERNANDPOUILLON, 1954
NUOVECOSTRUZIONI ANARCHICHE
“Unacostruzionenuovadovrebbeintegrarsial suoambientecostruitocomeseoccupasseun postocheleèstatoriservatodasempre.”(7)
L’Algeria ha ospitato da migliaia di anni un fascio di civilizzazioni. La sua superficie ampia ha permesso ad un sacco di culture di vedere la luce, e di sviluppare le loro espressioni artistiche e, per quanto ci riguarda, architettoniche.
Non si può parlare di un solo vocabolario architettonico algerino. Dunque, provare ad immaginare uno stile contemporaneo richiede un lavoro meticoloso di contestualizzazione e la considerazione della diversità culturale. Per questo, proviamo adesso ad analizzare i lavori di due architetti che hanno costruito in Algeria, e hanno provato a realizzare un’architettura moderna algerina.
Fernand Pouillon e André Ravéreau. Due architetti francesi post-modernisti famosi, che hanno contribuito alla diversità architettonica algerina della nostra epoca. Anche se abbiamo parlato del problema dell'emarginazione degli architetti locali dopo-indipendenza, è innegabile che i progetti di questi due, da un punto di vista proprio architettonico, rappresentano un esempio di un linguaggio architettonico algerino contemporaneo, grazie alla loro riflessione sensibile al contesto algerino, e le loro nuove tecniche costruttive. ANDRÉRAVÉREAU
Fernand Pouillon ha costruito molto in tutta l’Algeria e soprattutto nel Mediterraneo, è noto per i suoi progetti di abitazione sociale nel periodo coloniale : Diar El Mahçoul e Diar El Saada nel quartiere del Madania, e Climat de France in Bab El Oued. Ma anche i suoi progetti turistici dopoindipendenza : I complessi ed alberghi a Tipaza, Zeralda, Sidi Fredj etc.
Proviamo adesso a capire i principi della sua architettura, e la fonte della sua qualità ed originalità. Li possiamo riassumere in cinque punti maggiori.
Al contrario dei modernisti che rifiutano il passato e raccomandano la politica della “Tabula Rasa”, in cui si deve distruggere tutto e costruire al passo con il contesto. Pouillon si riferisce alle tracce della storia in un sito. Segue le orme geometriche esistenti del sito per sviluppare la logica di impianto del progetto. Prende in considerazione i parametri del terreno, la sua topografia e posizione geografica e quelli del clima anche. Inoltre, come gli antichi costruttori, soprattutto nella Casbah di Algeri, Pouillon considerava l’ambiente vegetale come un elemento di composizione, che deve dirigere la logica di impianto.
Trae la sua ispirazione del vocabolario architettonico anziano del contesto dov’è impiantato il progetto. Al di là di una brutta copia, prova a mescolare le forme organiche e geometriche dei linguaggi vernacolari con quelli moderni per creare un’armonia. Privilegia anche l’uso di materiali tradizionali, più sostenibili, come la pietra ed il mattone, e di ridurre al massimo l’uso del calcestruzzo.
Il suo obiettivo era di costruire in un modo più economico e veloce, per questo cercava di stabilire delle relazioni tra le tecniche costruttive ed i costi dei materiali affinché riduca le spese. Questo è un’altra giustificazione all’uso della pietra, ma aveva potuto inventare delle tecniche costruttive inedite : Tecnica della “Pierre banchée” : in cui la pietra gioca un ruolo di cassaforma per il cemento, questo permette di mantenere l’aspetto esteriore ed estetico di essa. Tecnicadella
Si basava spesso sull’uso delle proporzioni e dei rapporti precisi per generare delle forme pulite e semplici. Questo era anche usato nella Casbah di Algeri ed altre regioni.
SculturadiPhilippe
Sourdive Lavoroartigianale suunafacciata
La filosofia di Pouillon può essere riassunta in tre punti maggiori :
Costruire : Meglio : Assicurare conforto e benessere ai più poveri in alloggi inadeguati.
Più economico e velocemente : Un seguito economico meticoloso dai progetti, usare delle tecniche costruttive inedite per ridurre le spese e guadagnare in efficienza ed in tempo di esecuzione.
Privilegiare la pietra al cimento : Per il suo valore storico, la sua durabilità e redditività.
Costruire per il pedone e non per l’aviatore : Era in disaccordo con l’architettura dell’epoca basata sulla monumentalità e le grandi scali. Raccomandava un’architettura a scalaumana, “vista dal pavimento e non del cielo”. Per questo si è anche focalizzato sui percorsi esteriori e voleva generare delle atmosfere uniche, con l’uso delle ombre e della vegetazione, nelle passeggiate in suoi progetti.
Cantiere diDiarEl MahçoulL'importanza data al paesaggio : Skyline, vegetazione :
Spazio comunitario e scala umana :
L'estetica della pietra e l'uso dell'artigianato fino ai banchi :
André Ravéreau si è innamorato del M’Zab e ha provato a capire profondamente i principi e le logiche costruttive della regione, e di applicarli alla sua architettura.
Possiamo riassumere i principi di Ravéreau nei seguenti punti.
“Ho capito l’architettura vernacolare guardando il M’Zab. [...] È la rivelazione, ho trovato una cultura, una civilizzazione in cui non c’era tutta questa riflessione monumentale attorno alla quale alla fine è stata basata la nostra educazione. [...] La comunità ha definito un solo rifugio per tutti, né palazzo né gourbi : era la dignità per ognuno.” — A. RAVÉREAU
AndréRavéreaunel M'Zab
SUO AMBIENTE
Come Pouillon, prendeva in considerazione le caratteristiche del sito. L’adattamento al clima, al paesaggio, alle tecniche costruttive ancestrali e anche ai modi di vivere.
“La sopravvivenza dei modi di vivere era considerata come una condizione sine qua non per la salvaguardia dell’architettura.”(1) Ad esempio, la posizione seduta (dentro la casa gli abitanti vengono spesso seduti) era presa in considerazione nel posizionamento delle finestre.
PianoUrbanisticodiGhardaia
1960-1962
CasbahdiAlgeri
LA COSTRUZIONE COMUNITARIA
Per contrastare i principi modernisti individualisti che si sono diffusi, la posta in gioco era di costruire un “tessuto sociale che si stava strappando".(2) Voleva mantenere uno dei caratteri principali dell’architettura vernacolare, riunire le persone.
Alloggieconomici,SidiAbbaz, BeniIsguen,1976
LA COSTRUZIONE COMUNITARIA
LaVillaM,Ghardaia, 1968
Alloggieconomici,SidiAbbaz, BeniIsguen,1976
Un’altra similitudine a Fernand Pouillon, l’uso della pietra. Al di là di questo, considerava che “il buon materiale è semplicemente quello che troviamo a portata di mano.”(3)
(3)R. BAUDOUÏ; P.POTIÉ, André Ravéreau : la botega del deserto, p66.
LaVillaM,Ghardaia,1968
LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE LOCALI
L'AlbergodellePostediGhardaia, 1966-1967
André Ravéreau e Fernand Pouillon facevano parte di questi architetti chi, all’ombra di uno stile internazionale che “estendeva la sua doxa sul pianeta”,(4) elaboravano, lontano degli sguardi mediatici, delle alternative d’avanguardia, che rispondono alle problematiche attuali di contestualizzazione.
(4)R. BAUDOUÏ; P.POTIÉ, André Ravéreau : la botega del deserto, p57.
Schizzodellostudiodella facciatadell'Albergodelle PostediGhardaia,1966
Il problema maggiore rilevato in questo argomento è quello della decontestualizzazione, che deriva della politica coloniale, e che si è diffuso fino alla cultura locale degli abitanti.
L’Architettura è al servizio della società. Bisogna mettere l’abitante al cuore della riflessione. Senza una comprensione sociologica, non si può costruire progetti di qualità adattati alla società. Per questo, è importante tener conto della cultura del popolo e della sua storia. Bisogna anche studiare bene il contesto, per assicurare un’integrazione e un’armonia paesaggistica. Questi punti devono essere insegnati. Infatti, l’insegnamento gioca un ruolo maggiore nell’instaurazione di queste riflessioni. Ma non si può studiare la società mettendola da parte. Bisogna adottare delle politiche partecipative, che prendono in considerazione la parola del popolo. Questo impegno delle autorità è indispensabile, aggiungendo a questo un controllo più serio e l’adozione di normative precise.
La questione dell’architettura in Algeria è un argomento molto complesso, considerando la multisettorialità di questo campo. Non richiede solo un impegno da parte degli architetti, ma anche una volontà politica ed una sensibilità da parte della società. Non è possibile anche standardizzare l’architettura in Algeria, considerando la sua diversità culturale. Bisogna, al contrario, approfittare di questa ricchezza. Vedendo gli architetti che sono riusciti a creare esempi di quello che potrebbero essere le architetture algerine, è ora più che mai il momento di seguire le loro orme.
Ateliers d’Alger, L. AMAROUCHE, M. CHEIKH, S. HENNI, D. LESBET, Y. B. REGHIS, N. SEMMOUD, 2022, Habitare l'Indipendenza : Algeri, condizioni di un'architettura dell’occupazione, SHED Publishing, Parigi, 240p.
B. F. DUBOR, 1986, Fernand Pouillon, Electa Moniteur Ed, Germania, 144p.
C. SAYEN, 2014, L'Architettura di Fernand Pouillon, Transversales Ed, Toulouse, 200p.
R. AMROUCHE ; A. BETRAOUI, Fernand Pouillon 19121986, Esercizio di Workshop, diretto da M. A. SOUAMI, EPAU, 2021/2022
R. AMROUCHE ; K. N. MOUFFOK, Fernand Pouillon, Esercizio del modulo Storia dell'Architettura, diretto da Y. KANOUN, EPAU, 2018/2019
R. BAUDOUÏ ; P.POTIÉ, 2003, André Ravéreau : la botega del deserto, Parenthèses Ed, Marsiglia, 176p.
K. ADIMI ; D. BENGOA ; L. FABRIZIO, 2019, Building Up to Men, Fernand Pouillon and Algeria, Macula Ed, Parigi, 172p