Sede della Banca Popolare di Verona Palazzo Scarpa







La nuova sede della banca venne commissionata a Carlo Scarpa nel 1973 dalla dirigenza della Banca Popolare di Verona. L’edificio in progetto doveva essere posto dove originariamente erano presenti due edifici residenziali, affiancati a sinistra dalla sede precedente della banca, e a destra da un altro edificio residenziale. Il lotto però, a causa della sua posizione nella città antica, era sottoposto a molti vincoli, dall’altezza alla cubatura, che doveva rimanere la medesima dell’edificio originale.
1974 - I lavori iniziarono, e nel tempo ci furono alcune modifiche per le esigenze del committente e dello stesso architetto.
1976 - Varianti per la disposizione interna e la facciata, e realizzazione di un collegamento sospeso nel cortile interno per raggiungere la sala del Consiglio.
1978 - Variante sulle torri evaporative e le canne fumarie.
28 novembre 1978 - muore Carlo Scarpa, doveva ancora essere completato: il collegamento sospeso, la scala sulla terrazza, il giardino interno ed altri particolari. 1981 - Viene completato l’edificio, grazie al collaboratore di Carlo Scarpa, Arrigo Rudi. Altri collaboratori: Bianca Albertini, Maristella Tonin e l’ingegnere Renato Scarazzai.
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● Contesto
Viene affrontato il coordinamento del nuovo edificio a livello planimetrico, altimetrico e di facciata con la sede precedente della banca. Oltre a questo Scarpa voleva che l’edificio da piazza Nogara spuntasse anche su piazza san Nicolò, dato che le piazze non erano divise visivamente, ma la sua idea non andò in porto dato che oggi l’edificio non è visibile da piazza san Nicolò.
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Carlo Scarpa nella gestione dell’esterno dell’edificio ha dovuto affrontare due problemi:
1. Il rapporto tra nuova e vecchia sede;
2. Avere la facciata su piazza Nogara, e parte su vicolo Conventino.
1. Per questo problema cercò di comprendere al migliore dei modi la logica della vecchia sede, che in sostanza doveva essere un ampliata con quella nuova.
2. Qui invece venne posizionato un bow window nella facciata su piazza Nogara, mentre nell’altra quattro di essi, il massiccio portale d’accesso e il taglio a terra.
Gli spazi sono stati gestiti da Carlo Scarpa secondo la destinazione dell’edificio, ossia la banca. Inoltre egli ha continuamente ricercato relazioni tra esterno ed interno, applicando soluzioni adeguate e complesse, con materiali ricercati.
Cinque livelli su cui si sviluppa l’edificio:
❖ Piano Interrato: impianti tecnici;
❖ Piano Seminterrato: borsino, illuminato da un taglio in facciata (forte a livello visivo e compositivo) e dal ribassamento del cortile interno. Dall’esterno la sagoma del borsino è ben leggibile.
❖ Piano Rialzato: per il pubblico, è strutturato attorno ad una grande scala e ad un insieme di colonne, che salendo di piano, possono sostituire o diventare setti, e quindi elementi regolatori dello spazio interno.
❖ Piano Primo: uffici direzionali, caratterizzato dalla forma degli elementi distributivi, ascensore curvo, la scala chiusa nel vetro ed il passaggio sospeso.
❖ Piano Secondo: grande spazio libero, ritmato da setti e aperto sui due fronti con legge che chiudono i prospetti nella parte superiore
Loggia: vetrata con cornice in acciaio e un cornicione elaborato al di sopra, le colonnine della vetrata sono ritmate a seconda della struttura interna. Il tutto viene impreziosito dalla presenza di un fregio a piccole tessere di mosaico.
Parte centrale: intonacata, con la presenza di finestre a cerchio.
Zoccolo in marmo: basamento limitato da una massiccia cornice modanata, qui è stata posizionata la pietra più lavorata, in modo che l’interruzione per l’ingresso sia più evidenziata. Esso è formato da Marmo Rosso Verona e Marmo Botticino.
Colonne poligonali, in cemento armato, con base cilindrica in acciaio e capitello formato da un collare dorato. E scala elicoidale; la sobrietà delle pareti e dei gradini equilibrano lo scatto cromatico del rosso aragosta dei parapetti che accentuano il dinamismo della scala.
Lo storico dell'architettura Manfredo Tafuri afferma che l'organizzazione spaziale dell'edificio di Carlo Scarpa è molto definita, anche se lo riconosce come un'opera limite, è comunque frutto di un lavoro molto complesso.
Nella poetica di Carlo Scarpa la forma non è mai fine a se stessa, bensì può essere una tra le risposte che si danno a un problema che viene posto, prima di arrivare e descrivere una possibile soluzione. Per la questione della sede del Banca l'architetto ad esempio osservò: «la cornice, la finestra, lo zoccolo, la scala (elemento dominante dello spazio interno): i luoghi che hanno sempre preoccupato i costruttori antichi. I problemi che si pongono sono quelli di sempre; è solo la soluzione che cambia».
● Documenti del restauro della facciata di Palazzo Scarpa del 2013 (https://gruppo.bancobpm.it/media/storico-documenti-ante-fusione/Avvio-deirestauri-di-Palazzo-Scarpa.pdf)
● Materia e Luce (https://materiaelucelac.jimdofree.com/carlo-scarpa/opere/edifici-pubblici/)