Juggling Magazine # 93 - december 2021

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foto Stefano Scheda

FRANCESCA MARI TANGLE...IN THE WOMB OF A JUGGLER E marijuggling

di Francesca Mari (Poppi) Tangle, progetto di giocoleria liberamente ispirato all'antropologia, è nato dalla necessità e volontà di realizzare un solo indoor su un tema in cui mi sono trovata molto a riflettere negli ultimi anni. Inizialmente volevo creare un solo di giocoleria sulla Creazione, sul generare la vita come sul generare arte e rappresentare l'universo con palline attaccate ai fili. Mi interessava esplorare la tecnica “Pendulum juggling”, giocoleria che utilizza oggetti oscillanti. Poi ho ascoltato un naturale interesse nato dopo la lettura di un libro scritto da Thom Wall, Juggling from antiquity to middle ages, in cui si parla della giocoleria nell'antichità e in diverse culture. Tra i vari esempi quello che più mi ha colpito l’ho trovato in Polinesia, dove esiste un gioco chiamato Hiko, in cui frutti a forma sferica (noci tui-tui) vengono lanciati in aria in modo circolare. Si ritrova questo gioco tra miti e leggende, dalla dea Hikuleo, regina dell'oltretomba, alla divinità ermafrodita Fehuluni. Negli anni '70 la regina Salote, prima regina regnante e terza monarca del Regno di Tonga, ha creato una danza tradizionale Tau'olunga ispirata all'Hiko. Hiko è fatto solo da donne, si crede che il lancio e la manipolazione di oggetti ne esalti grazia e femminilità. Questa tradizione crea abili giocoliere ed è considerato normale essere in grado di destreggiarsi con un alto numero di oggetti contemporaneamente, un’abilità che nel mondo occidentale sarebbe vista come estremamente tecnica. Inizialmente la mia idea era di visitare solo le isole Tonga, ma è ad Auckland che ho incontrato Losalio Milika Pusiaki, direttrice dell’Accademia Nazionale di Danze Tongane. L’ho rintracciata te-

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lefonicamente, ci siamo conosciute, ed è stato bellissimo. Nonostante sia molto rivolta alla tradizione, Losalio è una donna straordinariamente aperta che vuole conoscere, capire e che mi ha aiutato tantissimo nella mia ricerca. Le ho fatto un’intervista molto lunga, spiegandole che sono giocoliera. Mi ha tranquillizzata soprattutto sull’aspetto dell’appropriazione culturale. Molte volte mi sono chiesta: “Chi sono io per mettere in scena uno spettacolo ispirato ad una cultura a cui non appartengo?” Eppure, lei per prima ha colto il mio genuino interesse per la danza tradizionale dal punto di vista di una giocoliera e ha dato valore alla mia ricerca. Considero Tangle come spettacolo teatrale in cui il linguaggio utilizzato è la giocoleria incentrata su di un pattern tradizionale, la shower, che trovo interessante perché primordiale e binario. In viaggio ho incontrato persone disposte a darmi spunti. Molte le ho approcciate e intervistate al mercato, un luogo aperto e di scambio informale in cui, dopo un primo momento, sono riuscita a relazionarmi a loro uscendo dal cliché del turista. Appena iniziavo a giocare, le donne erano subito coinvolte. Alle bambine in Tonga viene insegnato l’Hiko. Ogni gesto ha un significato e le danze rituali sono un modo di tramandare la tradizione. Tra le artiste appassionate al tema c’è anche Connie “Paprika” Leaverton, che nel 2019 ha girato un documentario, Hiko in Tonga, interamente dedicato al tema. Ci conosciamo e abbiamo anche avuto l’idea di poter presentare il suo documentario insieme al mio spettacolo e sarebbe bellissimo fare un tour insieme. Tornare in scena quest’anno è stata un’esperienza bellissima. Tra chi sta sul palco e chi nel pubblico si crea una "corrispondenza di amorosi sensi”: quando lo spettatore sta ricevendo il "cuore" di chi sta in scena, e quando chi sta in scena sente il pubblico vibrare all'unisono. Con un passato da solista con il mio street show e i palchi internazionali condivisi con Gandini Juggling, presentare Tangle mi dà la possibilità di essere al centro della scena, ma senza la necessità di essere prorompente come in strada. Adoro che Tangle sia solo le palline e me stessa (con un disegno luci di cui sono molto soddisfatta), perché le piccole espressioni, le tensioni astrattamente rappresentate dai gesti, sono possibili solo con l'attenzione di un pubblico in uno spazio indoor.

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