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Circonferenze1.3 Raffaele De Ritis
ESTETICHE DEL MISTERO: DAL NUOVO CIRCO ALLA NUOVA MAGIA foto ARCHIVIO RAFFAELE DE RITIS
L’illusionismo è l’arte teatrale di simulare capacità fuori dalle regole naturali; il circo è il regno in cui le leggi della natura vengono spinte al limite delle loro possibilità. L’uno con la finzione, l’altro con la realtà, entrambi con l’esagerazione, hanno rappresentato, per secoli, una porta sul mistero. Circo e magia sono state per lungo tempo le forme più popolari dello spettacolo: il circo arrivando dovunque con i suoi tendoni di meraviglie; i maghi diventando, come disse Orson Welles “i veri signori della scena”: protagonisti della vita teatrale del ‘900, con tournées incredibili da Singapore a Buenos Aires, e invenzioni continue ad arricchire la loro arte di numeri sensazionali. Per gli storici, la magia in teatro è stata il più potente mondo di fantasia conosciuto dall’uomo prima degli effetti speciali moderni: tra donne in fiamme, scheletri danzanti, prigioni piene d’acqua, piogge inesauribili di bandiere colorate o evocazioni di fantasmi sul palcoscenico. È inutile ripetere come il cinema, la tv e il divertimento tecnologico abbiano reso desueti circo e magia, creando seri problemi di identità della forma. Il circo, lo sappiamo, ha motivato negli ultimi decenni una propria identità contemporanea. La magia, in fuga dai teatri, per un po’ di tempo ha
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trovato rifugio nei night-club, favorendo lo sviluppo di numeri più intimi, legati alla destrezza manuale con carte da gioco e colombe, o al mentalismo. Negli anni ‘80, l’espansione di Las Vegas e del mondo televisivo hanno incoraggiato un rilancio delle illusioni sempre più grandi e spettacolari, in cui però, tra effetti laser e ballerine, poco spazio rimaneva per la bellezza del mistero. Nel frattempo i maghi hanno diffuso la loro arte nella vita sociale e ricreativa: dopo la musica, forse la magia e l’hobby artistico più diffuso al mondo, molto più della giocoleria. Il mercato specialistico di editoria manualistica, didattica video e accessori è un business sterminato e planetario. Ciò ha creato il fenomeno dei club magici, e una forte ibridazione tra professionisti e dilettanti. Se in questo modo l’illusionismo è progredito notevolmente nelle soluzioni tecniche e di abilità, l’attenzione verso l’effetto ha snaturato l’essenza artistica e il mistero. L’apparente facilità di accesso alla comunità magica, ha creato una diffusione di prestigiatori dalla modesta preparazione artistica, che hanno spo-
polato in feste private e piano bar. Per ragioni diverse, la perdita di profondità artistica è un po’ simile alla crisi estetica del circo classico negli anni ‘80. La magia è oggi oggetto di parecchi esempi di evoluzione artistica. La riflessione ha avuto inizio negli Stati Uniti, dove del resto la forma è più popolare che altrove, anche a livello amatoriale. Dagli anni ‘80 il duo Penn e Teller è emerso dall’universo del comedy e della giocoleria. Sono diventate due icone pop della controcultura americana, basando i loro spettacoli su una riflessione critica e paradossale sul tabù del trucco, spesso rivelato, o riportando in magia la tradizione di shock e violenza cruda, ma con l’accessibilità dell’umorismo e la seduzione della satira sociale. Oggi sono due superstar di mercato, dividendosi agevolmente tra uno show a Las Vegas e serie televisive contro i luoghi comuni della società. Il prestigiatore e collezionista Ricky Jay ha legato la propria esperienza di mago classico al drammaturgo David Mamet, dando dignità teatrale e drammaturgica a un repertorio secolare, a metà tra performance, bibliofilia, arte con-