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CLAUDIO STELLATO www.l-autre.be
BEN HOPPER
Nella mia carriera artistica credo di aver attraversato quasi tutte le discipline del palcoscenico. Ho cominciato adolescente, studiando jazz con chitarra e voce, ma suonando heavy metal con gli amici. Ma è soltanto alla EJC di Torino nel 1997 che sono rimasto impressionato dalla scena itinerante e ho capito che sarebbe stata la mia storia. Così ho imparato a sputare il fuoco, diabolo, devil stick, giocoleria ed altri passaggi fricchettoni obbligatori. Dopo essere partito per la Grecia a 18 anni come disertore e obiettore vado a Berlino alla Ufa Fabrik, per preparare un numero da cabaret di manipolazione di cerchi. Il viaggio continua in Sud America, dove accompagno
FLORENT LESTAGE
www.florentlestage.com
Ho incontrato il circo a 12 anni, cominciando a frequentare insieme ad amici d’infanzia una piccola scuola di circo che era stata aperta vicino casa. Ho sempre fatto tanto sport, come il rugby e la pesistica, ma il piacere di creare nuove figure e apprendere nuove cose con il mio corpo mi ha appassionato da subito, così come il piacere di salire sul palco e di esibirmi. A 14 anni con l’insegnante di circo e i miei amici eccomi ad Auch, al festival di circo “Circa”. Vedere un villaggio di tendoni da circo, tanti spettacoli e l’ambiente caloroso, mi ha convinto a consacrare la mia vita al circo. Così dopo 5 anni nella scuola locale di circo,
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w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t
il Circo Xiclo. Ritorno in Europa, alla Carampa di Madrid, incontro Tati e Vanina; ci troviamo bene e insieme fondiamo il trio Circo Fantasma, io al filo molle e scala d’equilibrio. Mentre ero lì avevo notato che in molti andavano a fare l’audizione al Lido di Toulouse, i cui spettacoli degli allievi mi interessavano molto. Supero le audizioni e comincio la formazione, collaborando nel frattempo con un gruppo di teatro grotowskiano a Parigi. Al secondo anno del Lido in sei lasciamo la promozione, ognuno per la sua strada; io mi spacco i legamenti crociati sul filo molle ma dopo il recupero approdo ad una compagnia di danza contemporanea di Toulouse alla ricerca di gente bizzarra. Da lì parte una lunga trafila di lavori con compagnie di danza contemporanea, con coreografi che mi hanno dato la possibilità di sviluppare una personale maniera di muovermi. Arrivo a Bruxelles, capitale della danza contemporanea, ma la routine delle tournè cominciava a stancarmi, comincio quindi nel 2008 una ricerca non finalizzata alla produzione di uno spettacolo: L’Autre. Intanto creo dei lavori; “The last day Project” con la trapezista Florenza De Mestric de l’ESAC, e 240 D, un “solo” con cui ho vinto due contest di danza contemporanea e che mi ha lanciato nel campo della danza come coreografo. Un giorno, riguardando in video una mia improvvisazione, ho visto una scena che poteva diventare
l’inizio di uno spettacolo. Da lì parte un’altro anno e mezzo di creazione su l’Autre. L’Autre è un susseguirsi coerente di situazioni, uno spettacolo che non parla di niente se non ciò che si vede, ed è proprio grazie alle immagini e alla tecnica di narrazione che ognuno è libero di vederci ciò che vuole; chi vive un incubo, chi un sogno, spiriti in una casa, Atlante, e sono contento che per una notte lavorino sull’immaginazione attraverso di noi. Un mio spettacolo prende tempo, diventa una missione di vita. Non faccio teatro per lanciare dei messaggi, sono interessato allo sviluppo interpretativo, alla messa in scena, nuove regie. L’Autre credo mi rappresenti in pieno, l’unione del mio percorso attraverso il teatro e la danza e il circo; io che mi sento dentro un circense e fuori un ballerino.. Nello spettacolo abbiamo inserito elementi di illusionismo, non senza difficoltà, per amplificare le assurdità delle scene. Per riuscirci ho incontrato molti illusionisti, che mi hanno spiegato come funziona questa arte. Abbiamo poi realizzato tutto da noi, con l’impegno di non spendere più di 10 euro per trucco. L’illusionismo è semplicemente un nuovo mezzo per raccontare, che ho imparato ad utilizzare, ma intorno al quale sicuramente non voglio costruire il mio futuro. Ogni anno mi dedico come interprete, ad altre creazioni. Quest’anno per esempio ho girato un film per la prima volta con una
conseguito il mio diploma scolastico, all’età di 17 anni ho cominciato la mia formazione professionale preparatoria alla scuola di circo di Lomm, a cui nel 2004 ha fatto seguito un anno di formazione presso la scuola di circo di Montpellier “Balthazar”. L’anno successivo sono partito per Montreal, dove ho completato i tre anni di formazione presso “l’École Nationale de Cirque”. Parallelamente cominciavano le mie esibizioni come artista e, dopo il festival “La piste aux étoiles”, nel 2009 ho partecipato al “Festival Mondial du Cirque du Demain”. In seguito tre anni di tournée con lo spettacolo “Psi” con la compagnia “Les sept doigts de la main” e nel 2012 ho creato, con altre due persone, la compagnia “Tête d’Enfant”, per partire poi in tournée con lo spettacolo “Me, myself and us”. Vorrei creare un’arte che mischia l’epoche ed i codici, un’arte multipla dove la tecnica di circo è presente come un mezzo che unisce la danza, il corpo, il gioco d’attore, la musica e il clown. Vorrei innescare le leve emozionali che possono creare una connessione tra pubblico e scena, creare spettacoli di circo diversi ed orientare il mio lavoro verso l’arte del clown. Vorrei che, quando qualcuno guarda i miei spettacoli si produca una reazione emotiva, qualsiasi cosa sia (ridere, piangere, gioia, tristezza, rabbia…). Non vorrei politicizzare la mia arte, ma mi piacerebbe smuovere le perso-
ne per stimolarle ad uscire dalla routine del loro quotidiano. Le mie ispirazioni artistiche, in maniera generale, sono i fumetti (soprattutto quelli di Franquin), la musica (Chopin, Tom Waits, Chinese Man, le Funk…), i film, ma anche le influenze dei posti dove ho vissuto(Québec, Belgio, Norvegia, Francia). Gli spettacoli di danza: Akram Khan, Hofesh Scheckter, Les Slovaks. Le mie ispirazioni circensi sono stati Stefan Sing per i movimenti, Morgan Cosquer per il gioco d’attore, Aurélien Bory per la geometria dello spazio. Vorrei poter gestire meglio la tecnica di circo che utilizzo per poter spingere i gesti al di là delle semplici figure. Preferisco guardare uno spettacolo dove la tecnica sia controllata e ben utilizzata come elemento dell’universo che crei, evitare virtuosismi circensi dove la tecnica uccide tutta la narrazione, a meno che la narrazione stessa non sia basata su questo virtuosismo. Sono comunque contro l’elitismo artistico, e dal punto di vista estetico credo che i numeri di circo debbano essere costruiti in maniera comprensibile anche a dei neofiti. Bisogna prendere lo spettatore per mano e riuscire a farci seguire dall’inizio alla fine, così al momento di creare una routine penso sempre se mia nonna (che non conosce il circo) riuscirebbe a cogliere la differenza, o l’evoluzione, da una figura all’altra. Personalmente, fare il circo è una maniera di rendere la vita un’arte. L’arte di essere