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IL CIRCO E L’ARTE DI STRADA A TEATRO www.teatrotraiano.it
intervista di A.R. a PINO QUARTULLO diretore artistico del Teatro Traiano (Civitavecchia) foto di GRAPHIS STUDIO
PERCHÉ DA TANTI ANNI TI DEDICHI A CIVITAVECCHIA? Mi piace molto Civitavecchia, non solo perché ci sono nato e cresciuto, ma perché dopo essermi allontanato per circa vent’anni ho sentito il bisogno di tornare e vincere una scommessa: far diventare Civitavecchia una provincia esemplare. Così dal ‘99 ad oggi ho realizzato una scuola di cinema e di teatro (la scuola delle @rti), cinque cartelloni e un record di presenze e abbonamenti al Teatro Traiano, Il Festival delle Terme Romane alle terme di Traiano, il Festival dei 3 Porti del Lazio, Civitavecchiainfestival 2007, eventi straordinari come La via della Croce e la ricostruzione della cinquecentesca posa della prima pietra del Forte Michelangelo realizzata con lo scomparso vescovo Chenis, e tanti altri eventi. L’aver studiato architettura e teatro mi ha portato a coniugare questi due mondi e a metterli al servizio l’uno dell’altro, creando spettacoli dove l’architettura diventa scenografia, valorizzando i luoghi per esaltare gli spettacoli. Di questa ampia produzione culturale, le due edizioni del Festival Internazionale degli Artisti di Strada sul Mare sono stati la punta di un successo inaspettato, provocando un vero sussulto emotivo nella città, un ulteriore magnifico esempio di come lo spazio architettonico urbano sia ineguagliabile come luogo di incontro e di spettacolo dal vivo.
CHE CONSEGUENZE HA AVUTO IL PASSAGGIO DEGLI ARTISTI DI STRADA NELLA CITTÀ? Nonostante l’assoluta novità, già dalla prima edizione del Festival, abbiamo avuto un’attenzione e un successo incredibile; grandi spazi sui giornali, telegiornali, tutti colpiti dal clima di festa che l’arte di strada porta con sè, irriproducibile in teatro. Il teatro di strada abbatte ogni muro e divisione, abbraccia tutte le età, ceti sociali e livelli culturali, ci si siede per terra, si paga dando quello che si vuole, si interviene e si viene coinvolti; un modo straordinario di divertirsi e di vivere l’arte. Il teatro di strada sta al teatro di prosa come i cortometraggi, mia altra grande passione, stanno al cinema (ndr - Pino Quartullo ha ricevuto la nomination agli Oscar col suo Exit). Un cortometraggio è libero come una poesia, un disegno, non deve sottostare alle
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“Ho visto Pino Quartullo, che è stato mio allievo all’Accademia e oggi è regista, non dormire la notte, impazzire, e finalmente laurearsi in architettura” (Andrea Camilleri, Le Parole Raccontate). Ancora oggi Pino Quartullo è così: indefinibile e imprendibile… attore, regista, autore, architetto o direttore artistico? Per riuscire a parlare con lui, bisogna accompagnarlo in un tragitto domenicale in tarda notte tra il teatro, il porto, un sopralluogo nel centro storico e una sosta nella mitica pizzeria del Ghetto, dove riesco finalmente a bloccarlo per rivolgergli alcune domande.
dinamiche della distribuzione e dell’incasso. Così l’arte di strada rifugge da quelle che sono le convenzioni della critica, dei sipari, dei nomi di successo, recupera la tradizione dell’uomo libero dell’età classica, che attraverso la commedia dell’arte e il circo, vive la città e lo spettacolo in un modo completamente anticonvenzionale, senza limiti, obblighi o vantaggi del teatro al chiuso. Libertà di spazio ma anche libertà del tempo, con spettacoli di durata variabile e mutevole, ma soprattutto denota una capacità nuova di divertirsi, stimola la follia del bambino, quella follia che gli adulti spesso nascondono e reprimono dentro di sé. Mentre le grandi produzioni cinematografiche e teatrali rispondono ancora a logiche di cast con grandi nomi e altre esigenze insormontabili, il teatro di strada non ha problemi di fama o di incassi da capogiro. Anzi, più è povero e più si rivela ricco di pensieri, di libertà, di idee. L’arte di strada porta con sé freschezza e libertà, trasformando immediatamente ogni luogo, anche il più inusuale, in grande teatro. Ho cominciato così a ricercare modi per ricreare quel magico clima nel teatro al chiuso, dove si potesse continuare questa esperienza collettiva, per scrollare dal mito del teatro al chiuso l’ultimo retaggio borghese. Così negli anni abbiamo ospitato Le Cirque Imaginaire di Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierree, Jerome Savary, i Mummenschanz, David Larible, Arturo Brachetti, ma anche il Teatro Nero di Praga, la danza con i Kataklò, o la musica con Ute Lemper, e altro ancora. Tutti spettacoli per un pubblico magari reticente alla prosa, ma disposto a vivere il teatro come occasione di festoso incontro e di esperienza emozionale colletti-