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COLLETTIVO 320 CHILI
TRA NUOVA DANZA E CIRCO CONTEMPORANEO www.320chili.wordpress.com
320Chili è un collettivo artistico formato da cinque artisti, registi e coreografi: Elena Burani, Fabio Nicolini, Piergiorgio Milano, Roberto Sblattero e Francesco Sgrò, un responsabile tecnico Luca Carbone e una responsabile dei progetti Giovanna Milano. A questo nucleo artistico si alternano in qualità di interpreti, collaboratori e sostituti: Florencia Demestri, Boris Gibè, Alessandro Maida, Jakub Zielinsky. L’idea di un collettivo nasce dalla necessità di far crescere autonomamente la carriera dei singoli membri e dare spazio al desiderio di creare spettacoli collettivamente, sfida che ci sta a cuore dall’inizio del nostro lavoro. In questo modo ciascuno ha la completa libertà di seguire la propria passione, ma quando nasce la possibilità di un progetto comune, il Collettivo si ritrova per riprendere il filo rosso che ne contraddistingue la poetica. Non c’è regista, ma per ogni progetto una persona si assume la responsabilità della creazione e di portarlo a termine. La mappa degli spettacoli che ruotano intorno alla compagnia è piuttosto articolata. Due gli spettacoli collettivi che ora portiamo in scena: Ai Migranti e Misticanza. Francesco Sgrò gira insieme a Pino Basile con la sua prima creazione Just another normal day, Roberto Sblattero dopo aver vinto il premio come miglior artista di strada, promosso dalla Regione
a cura di GIOVANNA MILANO e FRANCESCO SGRÒ foto di MANUELA GIUSTO
Piemonte, continua il suo percorso come perfomer attore con lo spettacolo A ruota libera. Gli altri tre artisti sono impegnati in importanti tournèe: Elena Burani lavora con la compagnia No Fit State nello spettacolo Bianco, Fabio Nicolini lavora con la compagnia Osmosis e Piergiorgio Milano lavora come interprete nello spettacolo Tabac Rouge, ultima produzione della Compagnie du Hanneton diretta da James Thierre. Questo fitto intreccio di lavori in luoghi diversi genera non poche difficoltà organizzative che cerchiamo con pazienza di gestire, grazie al prezioso aiuto dei nostri collaboratori. Ogni volta riusciamo miracolosamente a incastrare orari e tempi, anche quando per rappresentare lo spettacolo dobbiamo arrivare da cinque diversi punti geografici della terra. Alcuni ci chiedono perché scegliamo di lavorare in Teatro e Festival di Danza piuttosto che nei Festival di Arte di Strada o di Circo. In realtà la nostra non è una scelta, la diffusione viene fatta su entrambi gli ambiti, ma il primo pare essere più sensibile del secondo alla nostra poetica. La nostra ricerca sul movimento e sulla sua drammaturgia, non ha mai considerato il circo fine a se stesso, esercizio di bravura, numero. In una della prime descrizioni dei nostri spettacoli scrivevamo: “I cinque artisti fondono le loro differenti compe-
tenze tecniche in una ricerca che indaga da un lato l’uomo e la sua natura e dall’altro i confini fra teatro, gesto, danza e discipline del circo, che non rappresentano più semplicemente loro stessi, ma diventano il substrato necessario allo spettacolo per raccontare la sua storia. Lo spazio si espande e si restringe scoprendo nuove dimensioni e intrecciando i piani in una danza che parte dal suolo e si innalza in verticale, sfida il vuoto e si nutre della precisione di un corpo in equilibrio o di un oggetto che cade. Ogni tecnica circense viene riportata ad energia e si trasforma in necessità di movimento in cui gli attrezzi si intrecciano al corpo degli attori “diventando” linguaggio nuovo di cui lo spettacolo si serve per evocare immagini, raccontare, stupire ed emozionare.” Questo è quanto ancora contraddistingue il nostro andare, sin dalle radici questa storia raccoglie stimoli di danza e circo per cui non possiamo che ringraziare l’Associazione Sosta Palmizi, di cui siamo Artisti Associati, nelle persone di Giorgio Rossi e Raffaella Giordano che hanno accolto la nostra piccola compagnia agli esordi definendola di rara veracità e la scuola di circo Flic, luogo di nascita del Collettivo, dove siamo stati sostenuti, prodotti, accolti, ospitati e in cui ci si sente sempre a casa ogni volta al ritorno. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 59 g i u g n o 2013
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