Juggling Magazine #59 - june 2013

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ANA KEMP

MICHELA SAMAKI La giocoleria al femminile esiste se le donne vogliono farla esistere. È diversa da quella maschile, perché puntiamo meno ai numeri e più a come ci muoviamo. Io per esempio nella giocoleria porto il mio bagaglio di ginnasta ritmica e danza contemporanea.

BAPTISTE LE QUINIOU

BOB CARR

Jug n 59:JUG new 14/06/13 14:17 Pagina 10

FRIX Giocolieri Uomini, significa qualcosa per voi? Vi passerebbe mai per la testa di chiedere questo ad un uomo? Spero che la mia giocoler+ia sia diversa, rispetto a quella di altri uomini o donne. Credo che la giocoleria di ognuno sia diversa e in qualche modo unica. La misura con cui si coltivano l’originalità e la profondità della tecnica è lasciata all’individuo, indipendentemente dal suo sesso.

DULCE DUCA Penso ad essere umani che si esprimono, femminile o maschile sono qualità presenti in tutti gli esseri umani, e la giocoleria è fatta per persone che attraverso la giocoleria si esprimono come possono e come sanno. La donna cerca sempre il femminile nella giocoleria perchè la giocoleria è stata a lungo appannaggio maschile.

ROSE ZAMBWESI Io penso che ci sia differenza tra la giocoleria femminile e quella maschile, soprattutto per quel che riguarda la presentazione, il movimento, la grazia. Non a caso gli attrezzi scelti dalle donne sono più legati al movimento del corpo, alla danza. Per quel che mi riguarda ho scelto il contact come disciplina di giocoleria e l’ho legato molto alla danza, al movimento e all’intensità.

HELI SORJONEN

KATI YLA-HOKKALA A mio modesto parere ci sono molti generi diversi di giocoleria; buono, cattivo, interessante, non interessante, sportivo, vicino alla danza, pretenzioso, introverso, da solo, in gruppo, giocoleria che è concepita per essere vista da un pubblico e giocoleria che non lo è. Sono sicura che ho dimenticato molti altri generi. In ciascuno di questi generi ci sono giocolieri donne e uomini. Spero di dare lo stesso contributo alla giocoleria come lo sperano tutti i giocolieri uomini; se ci riusciamo o no è un’altra questione!

STEFANIA GARACCIONI Ho l’anima giocoliera da più di 10 anni e ogni volta che creo una performance mi chiedo cosa significa mettermi in scena, per me e per la mia vita in questo momento. Essere donna e giocoliera è un po’ questo per me: partire da sè, partire da me. Nella mia esperienza le differenze vanno esaltate, messe in evidenza: la differenza di genere ne fa parte, è un valore aggiunto, ma difficile da definire perché proprio il lasciarmi svelare e sorprendere me stessa ne è ogni volta l’elemento essenziale. Forse rischio di sembrare troppo astratta, ma d’altro canto è nell’aria, a terra o su di me che finiscono tutti gli oggetti che mi accompagnano in questo mestiere, in quest’arte. Quando dico “svelarmi” rischio di sembrare schizofrenica (e un pò lo sono!) ma il senso è quello di ricercare, sia come giocoliera sia nella creazione di una performance, un ritmo vitale, ciclico, che ha pazienza, celebra e rende manifesto (un po’ come accade nella danza butoh e forse anche nel parto) qualcosa che è profondamente dentro di me, così profondo da essere ignoto anche a me.

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