Juggling Magazine #59 - june 2013

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on sempre maggiore frequenza le donne eleggono la giocoleria a loro strumento di espressione artistica, facendone una scelta di vita e/o una scelta professionale. Prendendo spunto dall’esperienza del collettivo femminile “100% Plastik” abbiamo chiesto ad alcune giocoliere di raccontarci questa loro esperienza, rivolgendogli tre domande. Pubblichiamo in questo numero di JM le risposte alla prima domanda: “Donne Giocoliere. Questa definizione significa niente per te? Pensi che la tua giocoleria sia diversa da quella degli uomini? Quale potrebbe essere il tuo contributo come donna allo sviluppo della giocoleria come forma d’arte?”

BAPTISTE LE QUINIOU

BAPTISTE LE QUINIOU

BAPTISTE LE QUINIOU

Rimandiamo i lettori al nostro sito dove troveranno l’intero speciale su questa meravigliosa sensibilità delle donne, che contiamo di integrare in futuro con altre testimonianze (www.jugglingmagazine.it > Juggling Magazine Extra > CircoSfera > Donne e Juggling)

CHRISTELLE HERRSCHER

GAELLE CATHELINEAU

ANNI KLUPPER

Naturalmente il livello tecnico delle donne è in media più basso, ma la nostra sensibilità è diversa e la capacità di muoversi on stage maggiore. Ma non ho mai pensato che dovessi essere in qualche modo differente in una disciplina prevalentemente maschile. Non credo sia così. Non credo che abbiamo niente da dover dimostrare come donne sul palco. Mi sforzo di portare un’estetica della bellezza, è quello che mi interessa sviluppare, ma questo è uno sviluppo artistico che non ha attinenza con il sesso di appartenenza.

Sicuramente bisogna considerare che come donne abbiamo un corpo e una maniera differente di muoverci, con femminilità e grazia. Non che un uomo non possa farlo, ma penso che noi donne sviluppiamo un rapporto diverso con l’oggetto. Penso che siano anche le differenze fisiche che alimentano la nostra differenza; per esempio le donne sono meno portate per la pura tecnica e la giocoleria dei grandi numeri; non sono sicura che noi donne apportiamo qualcosa di più, ma sicuramente abbiamo un rapporto differente con la giocoleria.

Nelle isole Samoa la giocoleria era appannaggio delle donne, costume che ho raccontato anche su un articolo per Kaskade. Chiaramente è un vantaggio essere una donna che giocola oggi. Per esempio io sono stata contattata per entrare nel collettivo perché sono una giocoliera, e prima ancora che terminassi la mia formazione professionale alla scuola di Tilburg. Questo è un grande vantaggio, ma d’altro canto ci sono sempre questi commenti tipo “ehi, sei davvero brava, per essere una giocoliera donna!”. Non voglio guardare al mio lavoro artistico solo come donna, piuttosto mi piace relazionarmi al fatto che sono un essere umano con una propria personalità.

DOREEN GROSSMAN

CHRISTINE OYMANN

Esiste una giocoleria al femminile perchè ci sono tante donne che si appassionano alla giocoleria e che lavorano a trick originali. La ragione per cui diventa un tema da dibattere è principalmente nel mercato, perché ci sono tanti uomini e poche donne, e ancora di meno che lavorano in gruppo. Personalmente mi sento una donna, e sul palco una donna che giocola, ma non faccio cose particolarmente femminili, anzi ho un repertorio abbastanza “classico” in questo senso.

Direi che in genere non c’è differenza tra uomo e donna, ma nella giocoleria c’è un’evidente disparità in termini di numero di praticanti e di professionisti. E questa rarità rende speciale essere una giocoliera, che devono essere molto tenaci. È una disciplina dura, devi saperti imporre sul palco, essere attenta nel modo di esprimerti col corpo. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 59 g i u g n o 2013

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