Juggling Magazine #54 - march 2012

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Equilibrio, festival della nuova danza 6/27 febbraio, Roma www.auditorium.com

In Equilibrio su una Danza Senza Frontiere a cura di Donatella Ruini Approdo a Equilibri, festival della Nuova Danza all’Auditorium di Roma, con la curiosità di vedere le scoperte e le scelte di Sidi Larbi Cherkaoui, coreografo e danzatore belga da alcuni anni suo direttore artistico. Conoscendo la sua passione per la ricerca nella danza, strumento per resistere ad ogni forma di limitazione fisica, mentale o territoriale e mezzo per affrontare i temi più profondi dell’esistere, ero certa che la programmazione sarebbe stata ricca, varia e stimolante. E così é stato. In questo incerto momento storico Sidi Larbi Cherkaoui ha una visione globale della danza e ne vede temi comuni al di là dei confini geografici: la capacità di insegnare a travalicare traumi e difficoltà dell’esistenza e a proiettarsi in un futuro dinamico e in divenire costante. Il suo spettacolo ha aperto il Festival e non poteva aprirlo con più intensità: TeZuKa, dedicato a un artista dei Manga tra i più conosciuti, di cui Cherkaoui condivide valori etici come la difesa dell’ambiente e una maggiore eguaglianza e responsabilità sociale, non ha risentito di questo tema legato a una cultura e interessi lontani da quelli euro-

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pei. Visivamente affascinante, musicalmente impeccabile, ricco di idee e di soluzioni visive vicine alla magia pura dello spettacolo, per due ore ha incantato il pubblico, trasportandolo in un altro mondo. Un progetto rischioso, bastava infatti pochissimo per alterare i delicati equilibri di tanti elementi scenici: due musicisti, un cantante, un Maestro d’arte calligrafo, undici danzatori, strisce di pergamena enormi che scendevano dall’alto, proiezioni, disegni, effetti sonori e visivi armonizzati con ricchissime sequenze coreografiche. La scenografia mescolava colori e immagini tradizionali giapponesi, ideogrammi e magnifici costumi con video e proiezioni dei fumetti originali dell’artista. Eppure l’alchimia é riuscita, complice un eccellente cast di danzatori e una innovativa e coinvolgente dinamica del movimento che mostra la ricerca di sempre nuove possibilità espressive del corpo a sfidare strutture articolari e muscolari. Coreografie di gruppo, acrobatici assoli e alcuni emozionanti passi a due degli impeccabili danzatori hanno dato vita a una serie di quadri sorprendenti, inseriti in un grande equilibrio compositivo.

foto Musacchio/Ianniello

Dal Belgio a Cuba, dalla Norvegia alla Spagna, il Festival ci porta in Canada con la provocatoria trasgressione di un altro astro nascente e acclamato: Dave St. Pierre, con Un peu de tendresse, bordel de merde annunciato “per adulti” dai programmi e con cartelli fino a pochi metri prima dell’ingresso in sala. Già i danzatori della compagnia passeggiano in platea mentre gli spettatori prendono posto e un ballerino nudo con parrucca bionda cerca di attirarne l’attenzione: e prima che finisca il primo quarto d’ora dello spettacolo una decina di danzatori nudi con vistose parrucche bionde corrono tra i posti, scavalcando braccioli e schienali, camminando sulle persone, cadendo e facendosi aiutare nel divertimento e anche parecchio imbarazzo generale. Definito dalla critica di ogni paese lo spettacolo più scioccante degli ultimi decenni, secondo atto di una trilogia che esplora le utopie contemporanee, vede in scena molto nudo, un umorismo che maschera delusioni e sconfitte, incomunicabilità e difficoltà dei rapporti umani, pochi brani musicali e più teatro-danza che spettacolo coreutico vero e proprio, con

coreografie dure e intense che a tratti ricordano Pina Bausch. Alla nudità in scena ci si abitua presto, forse meno alla violenza d’urto di scene come quella in cui danzatori per un tempo che appare interminabile si schiaffeggiano e davvero si vorrebbe scendere sul palco per andare a farli smettere. Ma e’ questo che Dave St.Pierre vuole: che le reazioni di chi guarda siano parte integrante dello spettacolo, mentre una


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