KULLORSUAQ brocantiere.com E Chess Club Hrókurinn
di Roberto Magro Arrivare all’estremo nord del pianeta, significa, prima di tutto, non avere fretta. La prima cosa che colpisce della Groenlandia, la più grande isola al mondo, è il deserto di ghiaccio che la ricopre. Cinque, sono i giorni di viaggio che separano Barcellona da Kullorsuaq, se tutto va bene: Barcellona > Reykiavik. Rekiavik > Nuuk. Nuuk > Illulisat. Illulisat > Upernavik. Upernavik Kullorsuaq. Alcune tratte in aereo, altre in elicottero, altre in barca. Guardando l’immensa distesa di bianco della Gronelandia, le parole che vengono in mente, sono: “Silenzio”, gli unici rumori costanti che accompagnano il viaggio sono l’ululato degli askini, ed il rompersi degli iceberg. “Impossibile”, pensando a tutte le forme di vita. “Lontananza”, da ogni punto di riferimento, culturale e geografico. Riesce veramente difficile pensare che un orso polare sia riuscito a viaggiare su un Iceberg dalla Groenlandia fino all’Islanda, ma questo sembra sempre più il luogo delle cose impossibili… Su tutta l’isola, ci sono solo 150 km di strade percorribili, delle quali solo 65 km sono asfaltate. Kullorsuaq è il nome del villaggio sul mare, il nostro capolinea. Lo raggiungiamo solo dopo sette ore in oceano aperto, su una barca di un pescatore, surfando tra iceberg di ogni tipo, scolpiti in ogni modo e forma. A lamine o farinosi, rappresentano
il mondo. Grattacieli di una metropoli di ghiaccio, bianchi, blu, a volte rossi o neri, gli iceberg sono lo spettacolo del mare Artico e impressionano quando sembra che piangano, sciogliendosi. L’arrivo a Kullorsuaq è una dedica a chi vuole chiudere i porti e impedire che lo straniero arrivi sul proprio territorio! Tutto il villaggio ci aspetta al porticciolo, bandierine della Groenlandia in mano, sorrisi e urla di gioia a braccia aperte. Difficile dimenticare la sensazione di essere il benvenuto. Tra gli abitanti che ci accolgono, distinguo subito, per il biondo colore dei suoi capelli e la sua energia, Birgitta Kammann Danielsen, la responsabile delle attività culturali di Kullorsuaq e promotrice del viaggio. Alla base del progetto al quale facciamo facciamo parte c’è il Chess Club Hrókurinn, ed il suo direttore, Hrafn Jokulsson, uno dei pochi cavalieri della resistenza poetica, capace di dedicare tutta la sua vita ad un unico scopo: insegnare il gioco degli scacchi per trasmettere il valore della socializzazione, oltre che portare costantemente aiuti e regali ai villaggi in Groenlandia. Fondato nel 1998, da allora il Chess Club Hrókurinn ha visitato ogni scuola e comune islandese, promuovendo e insegnando scacchi e organizzando eventi in tutto il paese. Hrókurinn ha gestito anche JUGGLINGMAGAZINE.IT
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una scuola di scacchi a Sarajevo poco dopo la guerra dei Balcani e in Namibia (Africa), per tre anni. Nel 2003 ha organizzato il primo torneo di scacchi in Groenlandia e da allora l’evento si è ripetuto più di 90 volte in diverse zone del paese. “Gli scacchi sono uno strumento meraviglioso per creare gioia, riuniscono generazioni divertendo in modo economico. Fin dall’inizio non abbiamo solo invitato giocatori di scacchi in Groenlandia, ma anche tutti i tipi di artisti, inclusi i circensi. Circo e scacchi hanno molto in comune. Devi esercitarti, devi essere paziente, e, soprattutto, non avere paura di sbagliare. La Groenlandia, con il più alto tasso di suicidi al mondo, deve affrontare seri problemi sociali, quindi è importante arricchire la vita dei bambini. Un set di scacchi e sei pronto per la vita”, dice Hrafn Jokulsson. “Esquimesi?” “No, Inuit!”. La parola “Eschimese”, generalmente usata per indicare gli abitanti dell’estremo Nord dell’Alaska, del Canada e della Groenlandia, è in realtà offensiva. “Eskimo”, è una parola PROGETTOQUINTAPARETE.IT