Juggling Magazine #81 - december 2018

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foto di Stefano Scheda

foto di Fabrizio Cornia

lidamento delle collaborazioni in corso tra importanti soggetti della cultura locale come il Centro Teatrale MaMiMò, Aterballetto e Collettivo Reggian*. L’altissima affluenza di pubblico - circa 20.000 persone – e i sold out ripetuti di tutti gli spettacoli in programma, hanno ripagato gli sforzi progettuali e del festival anche rispetto alle attività parallele, tra cui il workshop Astley’s

FUORI DINAMICO

di Matteo Giovanardi assistente alla direzione Fuori Dinamico (l’insieme di eventi legati a Dinamico al di fuori del periodo del festival) ha raggiunto quest’anno il quartiere di Santa Croce, incrociando nella fresca settimana di fine settembre le vite di una comunità sorprendentemente variegata, grazie al supporto di Collettivo Reggian*. Il Collettivo si occupa da più di un anno di raccogliere storie, interviste e suoni dal e sul quartiere, realizzando iniziative partecipate che hanno molto a che fare con la rigenerazione urbana dal basso e la creazione di un’identità di quartiere e di comunità. Le storie raccolte dal Collettivo sono state utilizzate dalla compagnia Catalyst, alla quale si è unita l’artista circense Elena Bosco, come strumenti

Place del progetto Quinta Parete, in cui il confronto tra pubblico, artisti e operatori ha generato importanti momenti di crescita e condivisione, così come l’affluenza ai laboratori di circo diurni adatti alle più diverse esigenze e rivolti a bambini, adulti e disabili, da cui hanno preso il via nuove idee e future collaborazioni sul territorio.

sui quali lavorare assieme ad un gruppo di dodici cittadini, per restituire al quartiere e alla città una performance itinerante. Attraverso i linguaggi del circo e del suono, sono stati attraversati alcuni punti iconici del quartiere, trasformati in spazi scenici estemporanei: il muro che divide il quartiere dal resto della città; il circolo cultrale islamico e l’oratorio di quartiere; parte degli edifici delle enormi ex-officine Reggiane, teatro di infinite storie e avventure dei nonni e delle nonne reggiane; la biblioteca, polo culturale ma isolato dell’intero quartiere. L’iniziativa era un grande azzardo, una scommessa fatta tra il festival, gli artisti ed il quartiere. Una scommessa in un qualche modo vinta: spazi ed attori del quartiere molto diversi tra loro si sono resi permeabili gli uni agli altri. Più di una decina di cittadini di età dif-

ferenti si sono lasciati coinvolgere e travolgere dal “gioco” della compagnia, che ha dovuto creare quasi da zero una performance nello striminzito periodo di una settimana, in quella che potremmo scherzosamente definire una “residenza disturbata”. Quasi un centinaio i partecipanti all’output finale (un ottimo risultato in un quartiere isolato, poco frequentato, quando non evitato) sono stati la cartina tornasole per spazi, artisti e performer per ritenersi soddisfatti del lavoro fatto. Quella che di fatto è una grande comunità di quartiere, estremamente variegata e piena di risorse, ha visto alcune delle proprie storie messe in scena attraverso i linguaggi del circo e della sound art. L’augurio è che anche attraverso essi possa trovare nuovi stimoli e motivazioni per rafforzare e ripensare una realtà già incredibile.

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