ANDREA www.andreafarnetani.com
FARNETANI
CONVENTION DELLA
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el 2011 mi trovavo in Amazzonia con i “Giullari senza Frontiere” e trascorremmo un mese in una nave-ospedale che faceva assistenza sanitaria alle comunità del Rio Tapajos. Una sera un dottore ci mostró un documentario di una tribù indigena che utilizzava il solletico di gruppo per curare le persone depresse o per punire quelle che facevano un torto alla comunità. Questa scoperta mi confermò una volta di più la potenza ancestrale, guaritrice e catartica della risata. Mi chiamo Andrea Farnetani e ho conosciuto la giocoleria a 17 anni. Ho studiato presso la Scuola Romana di Circo nel 2006 ma per lo più il mio apprendimento è stato da autodidatta, allenandomi nei centri sociali romani e frequentando convention di giocoleria, festival di arte di strada e soprattutto viaggiando per il mondo e incontrando persone straordinarie. Ho lavorato 5 anni con Jacopo Candeloro come “Smile Carucci” e al momento ho uno spettacolo solo (Trick-nic), un duo con Antonio Tremani (Compagnia Bellavita) e collaboro con il circo El Grito con varie produzioni. La giocoleria è una tecnica, ma la scrittura dello spettacolo e la formula per la quale esso funzioni sono l’algoritmo fondamentale per vivere e onorare il palco. È come essere un Dio che crea una vita e contemporaneamente l’essere umano che la vive. La ricerca artistica è lavoro, devozione e tanta disciplina e si fonde quotidianamente con la mia vita privata. Non avendo una formazione attoriale cerco di analizzare le sfumature del mio carattere e la maniera di rappresentarle in un linguaggio universale. La scoperta del “Clown” ha cambiato radicalmente la mia vita, è autoterapia e dipendenza, accresce il mio ego e nello stesso tempo la sensibilità nel prossimo. Voglio essere un Clown, Non riesco a definirmi tale perché credo che esserlo sia un bellissimo cammino senza traguardo che cambi con le rughe. Da un piccolo incontro con Jean Méningue, due concetti mi sono rimasti impressi: “il neutro” e “L’extra-ordinario”. È da questi www.jugglingmagazine.it
due p u n t i che parte la ricerca del mio nuovo personaggio, Gustavo LaVita. Dopo tanti spettacoli come giocoliere comico ho sentito l’ esigenza di rappresentare anche i miei lati più neri, timidezza, tristezza, solitudine, senza però dimenticare la felicità. Cerco di ricordarmi bambino e di immaginarmi anziano, di sentire il mio lato animale e godermi quello razionale. Ho deciso di mettermi una parrucca e scarpe grandi e pesanti per essere diverso sul palco, come un alter ego caricatura di come mi sento, ma al tempo
stesso irriconoscibile da come mi vedo. Da anni studio le tecniche dei giocolieri gentiluomo e seleziono trucchi di repertorio antichi, uno dei grandi ispiratori è Freddy Kenton. Il “classico” è senza tempo, è un’alchimia perfetta che stimola bottoni atavici dell’essere umano. C’è una grande saggezza e nello stesso tempo freschezza, come se fosse originale ma al tempo stesso familiare. La scelta di eseguire il numero della piramide di bicchieri in equilibrio su un archetto di violino tenuto in bocca mentre si esegue un brano, viene proprio dalla mia ricerca sul classico, sull’empatia e sull’extraordinario; gestire un equilibrio super precario di bicchieri vuol dire giocare sul tabù, sulla fragilità dell’oggetto e sull’aspirazione dell’uomo di sentirsi Dio nei pochi istanti che vince la gravità. È particolare come, nel momento in cui ho un’idea, nella vita cominci ad avere incontri particolari: un calzolaio di macerata, un sarto in Africa, Fabiana che durante la creazione del nuovo spettacolo mi regala un cappotto; e senza sapere come, il personaggio, almeno nel suo involucro, é nato. Questa magia, questa fiducia nel caso e la pazienza nell’attesa dell’incontro mi riempiono di stupore per la vita. Ciò che ho capito in questi anni di spettacolo è che bisogna essere generosi, semplici, sinceri e sintetici, bisogna saper controllare il proprio ego, bisogna entrare nella testa e nel cuore del pubblico, altrimenti non credo che venga onorata degnamente la fortuna di stare su un palco.