CIRCO ZOÉ www.circozoe.com Chiara per Circo Zoé
foto di C. Chaumanet
“De tous les pays nous ne formons qu un seul peuple, de toutes les croyances nous n avons qu une seule foi. Le spectacle total, indomptable et virtuose où seul le Cirque est patrie.” Jef Odet / Cirque Zanzibar Per una generazione in cui la parola circo era poco più di un miraggio, creare una compagnia di circo è una grande scommessa. Il fascino di un mondo e di un’epoca difficile, resa poesia da immagini del cinema; la scoperta di un corpo acrobatico colmo di valore espressivo ed emotivo, senza intermediari se non quello del gesto. Il mitico circo francese della generazione scorsa, quella maledetta folgorazione di quando scopri che nella vita non potrai fare altro che quello. E ancora scoprire, prima ancora della rappresentazione, quel potenziale di aggregazione, di riscatto, affermazione di sé, che il circo può incarnare. L’analogia con la musica, la nostra grande forza. Le composizioni originali, la ricerca del giusto rapporto tra gesto e suono, tra precisione ritmica e gesto acrobatico. Figli d’arte della compagnia Zanzibar cirque Farouche, che ci ha adottati attraverso un’intrepida scuola di vita, di rigore, di appartenenza umana e artistica. Il nostro circo porta con se questi percorsi differenti, cercando di dare coerenza e valore a chi eravamo e chi siamo ora. Quindi “Circo”, perché ci affidiamo alla tradizione delle tecniche di cui cerchiamo di essere degni portavoce, di quel sapere trasmesso da maestro ad allievo evolvendo di generazioni in generazione. E “Zoé”, perché abbiamo da subito capito che la nostra quotidianità sarebbe stata completamente coinvolta in quest’avventura; la nostra vita a servizio della scena. Facciamo tentativi, errori, a volte riusciamo e poi tutto svanisce, allora ricominciamo un po’ meno ingenui e più disillusi. Rincorriamo ancora una volta quel miraggio cercando di dare solidità alla nostra imbarcazione di ferro, legno, gesti, note, rimorchi e furgoni, moschettoni, picchetti; tutto all’inseguimento di un’avventura dove il Naufragio non è altro che parte ricorrente della storia e dell’ebbrezza vertiginosa che ci procura la pista. È questa la sottile linea narrativa che guida lo spettacolo “Naufragata”. Poi si torna al ferro e alle interminabili strade percorse ad 80 all’ora, nella speranza che quel pneumatico inglese che non viene più prodotto dagli anni ‘70, e già riparato troppe volte, ci permetta di arrivare dal gommista o almeno dall’improvvisatore di turno. Sempre distanti da definizioni e classificazioni, consapevoli che la libertà di espressione artistica ha bisogno del pluralismo dal basso, liberi da ogni fede e appartenenza, irriverenti quando necessario per difendere quel sacrificio che accompagna la vita di ogni artista di circo, internazionale e nomade per definizione, crediamo che la nozione di Circo d’Autore possa sufficientemente difendere la categoria; niente lusinghe ma solo la pura necessità di aver qualcosa da comunicare.
Una storia possibile anche grazie alla fiducia dei primi festival che ci hanno accolto o ci accoglieranno in Italia, cosi come la gentile ospitalità di realtà locali come lo Spazio Circo Bergamo. Attualmente in tournée siamo in 8 o 10, dipende dai progetti, ma con tanti altri che gravitano intorno alla compagnia e che rendono possibile l’avventura. Nei nostri miraggi futuri un tendone da circo, e una nuova creazione accompagnati dal regista Antonio Vergamini, in territori dalla risonanza un po’ più intima.
jugglingmagazinenumero72settembre2016