Juggling Magazine #68 - september 2015

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CIRCUS RONALDO www.circusronaldo.be intervista a Danny Ronaldo Rappresento la sesta generazione di una famiglia fiamminga di tradizioni circensi e teatrali. Tutto è nato da un ragazzino che a 15 anni lasciò casa per andare col circo, imparando e lavorando duro, fino a diventare un acrobata a cavallo. Eravamo nel 1827 e lui si sposò con una donna che faceva teatro; insieme cominciarono a mischiare le arti con una loro compagnia sotto tendone. Poi durante la II guerra mondiale il circo venne distrutto e i miei familiari si dispersero in altre compagnie. Nel 1971 mio padre rifondò il circo con il nome di Circo Ronaldo, con numeri di circo tradizionale, ma con un mix di varietà e teatro, senza grandi animali. Nato nel 1969 cominciai a viaggiare con loro nel Belgio, crescendo in quest’atmosfera di circo e teatro, per poi prendere in consegna la compagnia insieme a mio fratello e, grazie all’influenza della commedia dell’arte che amavamo, introducendo uno stile diverso. Ma il nostro spettacolo faceva fatica ad affermarsi, mancavano l’attenzione al silenzio e la propensione alla risata, cardini del nostro circo. Venimmo finalmente approcciati da un’agenzia di spettacoli e cominciammo a viaggiare all’estero ed esibirci nei festival di fronte ad un nuovo pubblico, finalmente curioso, desideroso di seguirti, e non solo portare i bambini al circo. Un circuito che ci gratificava molto e che ci ha permesso di crescere. Mi piace il circo di una volta, il circo a cavallo dei due secoli ‘800/’900, i colori, i movimenti in scena; oggi il circo sembra più una discoteca, o teatro moderno, esiti che non mi dispiacciono, ma la mia passione è per quell’epoca. Ma la mia passione è per quell’epoca, e le possibilità che la commedia dell’arte ha portato nel circo di tradizione, più che nel teatro. I nostri personaggi ricalcano il modello del padrone e del servitore, uno schema del rinascimento ancora vivo in tutte le culture del mondo, e inserisco sempre discipline classiche del circo. La tecnica è importante, ma la cosa principale è la magia del circo e del teatro, altrimenti diventa uno sport. Camminare su un filo teso, allenarsi alle discipline circensi per anni, sono pratiche apparentemente inutili per la vita, ma è proprio questo che impressiona il pubblico; un microcosmo magico dove la gente vive di questo, mentre nel mondo tutto funziona diversamente. Fin da bambino, vivendo in questo mondo parallelo, ho imparato a vedere le cose in modo differente, e lo considero uno dei regali che ho ricevuto dalla vita. Un artista deve essere sensibile, catturare tante cose, anche se inconsciamente, altrimenti non potrebbe sopravvivere. Hai

un ruolo importante, mostrare che la vita è bella, allentare la pressione che esiste ora su tutte le nuove generazioni, mostrare che la vita non è solo per i vincitori, o una continua competizione. Lavoro ai miei spettacoli insieme ad un regista teatrale olandese e da anni volevo fare un solo show, forse perchè ho 46 anni, o per il desidero di condividere qualcosa in esclusiva con il pubblico. Ma quando hai una compagnia come Circus Ronaldo, che ha dalle 2 alle 12 persone in scena, non puoi dire “adesso ci fermiamo perché voglio fare un solo show”. Così quando si è presentata la congiuntura adatta non ho esitato. Era anche la po ssibilità di un lavoro quasi terapeutico per me e per la mia famiglia, che ha la responsabilità di portare avanti un nome importante in Belgio. Considero questo spettacolo un tributo alla mia famiglia, all’eredità culturale e artistica che portiamo con noi, e al tempo stesso alla possibilità di affrancarci da questo ruolo e missione. Ho 4 figli, uno fa il tecnico dello spettacolo, un altro è in una scuol a di circo, e questa è la prima generazione della nostra famiglia che va a una scuola di circo!! Il terzo figlio ha 7 ani e l’ultima bambina ha solo un anno. Mi piacerebbe che continuassero questa tradizione di famiglia, ma è impossibile pilotarli, loro crescono in un ambiente più aperto e in un contesto molto differente. Ogni epoca ha i suoi messaggi e ora viviamo in un’era in cui il pubblico ha visto già abbastanza elefanti leoni al circo e le cose stanno cambiando.

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