foto di Roberto Sala
13/16 luglio - Pescara www.funambolika.com intervista di A.R. a Raffaele De Ritis direttore artistico Funambolika si presentava quest’anno all’interno di Pescara International Arts Festival, con quali caratteristiche e cambiamenti? L’esigenza del territorio era creare un festival multidisciplinare con un concept nuovo in Italia: più che un classico cartellone, inserire spettacoli che contenessero forme di dialogo fra musica, circo e danza, che ritengo le tre più ancestrali forme di espressione. La sfida era conciliare, su nuove basi, tre contenuti fortemente storicizzati: Pescara Jazz (il più antico d’Italia, 43sima edizione), Funambolika (9a edizione) e il programma di danza e musica dell’anfiteatro D’Annunzio (63sima edizione). Aggiornare un patrimonio solido e delicato, riuscendo a riempire un anfiteatro monumentale di duemila posti per venti proposte, conciliando un grande impatto popolare con una visione artistica solida. Il tema é stato quello della narrazione. Si può raccontare senza il teatro narrativo, con i linguaggi di musica, circo e danza? Ad esempio abbiamo proposto l’unica data italiana di Robert Davi, noto attore di Hollywood che ha creato un recital su Sinatra, la produzione francese Piaf Show, sulla vita in musica di Edith Piaf, il racconto di una vita in musica con la prima italiana di Burt Bacharach con la sua band (forse il massimo compositore vivente). E ancora il racconto di Lucio Dalla attraverso le coreografie del Balletto di Roma, Cassandra Wilson (la più grande voce jazz del mondo) a cui era affidato il ricordo di Bille Holiday, l’”Histoire du Soldat”, teatro in musica di Giorgio Barberio Corsetti (da noi coprodotto) e un grande “cantastorie” dei nostri tempi quale Francesco De Gregori. E, naturalmente, il circo.
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foto di Silvia Mazzotta
Con quali scelte di fondo hai impostato il trittico degli spettacoli di Funambolika e le attività collaterali? Nel quadro del Pescara International Arts Festival, sia il Festival Jazz che Funambolika hanno avuto una promozione che ne garantisse l’autonomia storica agli occhi del pubblico. Quest’anno c’é stato un salto di qualità, sia nel voler proporre solo esclusive nazionali, sia per aver dato vita ad un’ambiziosa coproduzione, “The King of Swing”, voluto dal Circo El Grito in collaborazione con la band di Emanuele Urso. Pescara ha voluto sostenere questa creazione che unisce emblematicamente le due nostre anime di jazz e circo in un incontro ideale. Lo spettacolo é stato rodato prima in sale teatrali (Jesi, Roma) per poi debuttare a Pescara in un ciclo di repliche sotto tendone. Un rischio confortato dall’esperienza del 2014, in cui per la prima volta
sperimentammo lo spazio chapiteau in parallelo a quello dell’anfiteatro. Il tendone è per la gente un’attrattiva speciale, quasi atavica, dove proposte valide non hanno problemi a far crescere l’affluenza. El Grito ci ha poi proposto anche l’apprezzatissimo progetto con Wu Ming. Nell’anfiteatro abbiamo portato l’unica data italiana di “Traces”, la creazione più di successo dei canadesi Les 7 Doigts de la Main che, tolto il Cirque du Soleil (e la sua ormai costola Eloize), è insieme agli australiani Circa (da noi invitati lo scorso anno) una delle due multinazionali mondiali del circo d’arte, e siamo fieri di averlo fatto conoscere. C’é poi stato l’attesissimo Gran Gala du Cirque, in cui la cosa più bella é forse poter riportare ogni anno in patria, per una sera, qualche artista italiano diventato una vedette all’estero. Abbiamo accolto David Larible, la cui maturità artistica é ormai quasi commovente, circondandolo di grandi attrazioni del music hall e del circo classico internazionale. Tra questi Tony Frebourg, tra i maggiori interpreti mondiali del diabolo, ceduto per una sera dal Cirque du Soleil; il duo ucraino Scherback e Popov