oltreoceano: nell’ombelico del circo
testo e foto di giulia schiavone there is a thread you follow1 Dopo un primo anno di definizione teorica di un progetto di ricerca di dottorato2 centrato sull’incontro tra le Scienze dell’Educazione e il Funambolismo, con un focus sull’equilibrio quale dimensione psicofisica essenziale per la crescita, non solo del funambolo, ma di ciascun essere umano, a settembre del 2016 inizio a tessere i primi contatti per l’indagine sul campo. Avvalendomi di una metodologia di ricerca qualitativa3, basata sullo studio di caso come strategia privilegiata per la raccolta dei dati, documento il training di A. Loreni, unico funambolo italiano specializzato in camminate su cavo d’acciaio a grandi altezze. È grazie a lui che ben presto fuoriesco dalla mia ‘comfort zonÈ percependo come “il bilanciamento sia un costante movimento dentro e fuori l’equilibrio. Se tu cerchi di afferrarlo, cadi”4 (T. Björfors & K. Lind 2009) e stringendo i primi contatti con istituti di ricerca internazionali potenzialmente interessati/interessanti per il mio campo di indagine. La risposta decisiva arriva da oltreoceano, con l’approvazione di un Visiting Scholar per i mesi di maggio-luglio 2017 presso la Concordia www.jugglingmagazine.it
University di Montréal, supervisionata dal prof. P. Leroux, congiuntamente a un periodo di ricerca presso la National Circus School (ENC). sul filo del mondo Rimango felicemente sorpresa dall’accoglienza riservatami dai canadesi e dal pulsare di vita che pervade ogni angolo di questa esplosiva città. Trascorro settimane nella biblioteca dell’ENC, un luogo speciale, un archivio mondiale in cui sono catalogate e ordinate una moltitudine di ricerche e studi dedicati alle arti circensi, per una revisione della letteratura che possa dirsi finalmente internazionale! E Anna-Karyna, l’amorevole responsabile della biblioteca, mi riserva un tavolo, colmo di libri ... sull’equilibrio! “Ogni ragazza dovrebbe divenire una funambola. È un esercizio elegante e salutare. Sviluppa una rara serie di muscoli e di fiducia in se stessi e insegna a camminare correttamente sulla strada”, mi spronano a continuare su questo filo le parole scritte nel 1913 dalla celebre funambola statunitense B. Millman. the tight wire is my thread A giugno, quando gli studenti dell’ENC approfondiranno la propria disciplina sotto lo sguardo di differenti insegnanti,
entro nel vivo della ricerca sul campo, attraverso osservazioni quotidiane di un training psicofisico di filo teso, attrezzo fondamentale per chi sceglierà poi le grandi altezze. Radicamento ed espansione mi insegnano Brin & Joel, i due studenti fil ferristi di cui documento l’allenamento, insieme a Nathalie H., Nathalie S. & Pierre, che con passione si alternano nell’insegnamento. “Senza questo tirare non sarei, gravità che cerco di fuggire, solo per sentirmi nuovamente abbracciare […]. Mi rendo conto che è sempre stata la mia scelta, di partire, di qualsiasi esperienza a tornare”, racconta Joel5. È nella tenacia e nella determinazione di questi giovanissimi performer che vedo finalmente incarnarsi quel principio di embodied mind (F. Varela F., E. Thompson E. & E. Rosch 1992), disciplinamento di corpo-mente, a lungo studiato. Una presenza e competenza a esserci che richiede concentrazione e rigore, regola e libertà, coraggio e passione; una pratica di centratura ed equilibratura psicofisica (P. Petit 2014; A. Loreni 2017), che si traduce in un percorso di crescita potenzialmente ricco di elementi significativi per la formazione dell’uomo in genere e per l’educatore nello specifico. Come il