Juggling Magazine #76, september 2017

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laden classe

foto di andrea macchia

ladenclasse.com Terminata la Scuola di circo Flic ci siamo ritrovati in tre (Leonardo Cristiani, Enrico Formaggi e Javier Varela Carrera) legati da un’amicizia che aveva voglia di sfociare in un’esperienza artistica. Era il 2015 e abbiamo deciso di scommettere su un progetto comune partendo da zero. Ognuno aveva discipline e competenze diverse (roue cyr, giocoleria, trapezio, danza, mano a mano, musica...) e ci è sembrato potesse essere un bel mix. Abbiamo cercato una ragazza per completare la formazione e aumentare il potenziale di portés acrobatico, banchina e partnering. Dopo audizioni con diverse voltigeuse abbiamo selezionato Lucia Granelli (Scuola di circo Vertigo ed ESAC) lavorando con lei per riadattare ciò che era già stato fatto e creare nuovi spunti insieme. Laden Classe è il nome di una vecchia lavatrice contro cui uno di noi ha sbattuto la testa. La lavatrice, oltre a dare il nome alla compagnia, rappresenta simbolicamente la miscela delle arti da noi proposta. Il titolo dello spettacolo “193 problemi” nasce invece in un periodo non troppo positivo per la compagnia quando, all’accensione di un pc, venivano rilevati 193 problemi. Da quel giorno abbiamo cominciato a scrivere una lista di tutti i problemi che incontravamo (furti, problemi con documenti, luoghi di residenza inesistenti, infortuni…) Crediamo nel potenziale comunicativo del circo contemporaneo come arte multidisciplinare capace di trasmettere messaggi e sensazioni. Durante la costruzione e creazione dello spettacolo, avviata nel 2016, si è delineata la “firma” della compagnia che, con derisione, irriverenza e

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surrealismo, vuole far riflettere su temi importanti come la convivenza degli esseri umani o le difficoltà dei migranti. In scena si presenta spesso la nostra idiozia quotidiana e il nostro prenderci in giro. Ci piace che le cose appaiano leggere, che arrivino attraverso immagini metaforiche e non sermoni o prediche.

La prima fase della creazione, in cui abbiamo giocato, sperimentato e condiviso le rispettive esperienze, è servita anche a rafforzare lo spirito del gruppo. Miscelare musica dal vivo e circo, testi, arti marziali, danza, come se ognuno avesse preso la sua valigia e l’avesse fatta scoppiare accanto alle altre in modo che tutto il contenuto si confondesse. In questo cercare di

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fondersi era necessario organizzare la creazione per cui ci siamo dati obiettivi e regole, strutturando training, momenti di trasmissione e “autoapprendimento”. Molte scene sono il risultato di principi fisici studiati a lungo, altre sono nate da deliri notturni all’apice della stanchezza, come uno dei monologhi presenti nello spettacolo, che parla del Cactus, “l’unica pianta senza problemi!”, elemento simbolico diventato centrale nello spettacolo. Tutte le scene sono state centrifugate molte volte e, andando a rivedere vecchi video, a volte diventano irriconoscibili. Abbiamo infine coinvolto i feedback del pubblico e le opinioni di sguardi esterni; ci siamo chiesti spesso se quello che ci frullava nella testa arrivasse allo spettatore in modo chiaro e leggibile. Fin da subito abbiamo voluto supportare il progetto partecipando a bandi e cercando residenze con piccoli sostegni alla produzione. Partecipare a bandi e concorsi, non è certo divertente come allenarsi o bere una birra parlando dello spettacolo, ma fa parte del lavoro e abbiamo visto che anche in Italia, insistendo su un miglioramento del sistema, qualcosa si muove. Nel nostro piccolo abbiamo avuto molte soddisfazioni e sostegni dai nostri partner italiani che vogliamo ringraziare, insieme alle singole persone che ci hanno aiutato. In co-produzione con Scuola di circo FLIC. Con il sostegno di: Festival Mirabilia, Festival Cirk Fantastik, Teatro Julio Cortazar, Teatro Nucleo, Scuola di Circo Vertigo, Estruch Fabrica de Creatiò, Espai de Circ Cronopis, Teatro Palafolli, Festival Dinamico, La Corte Ospitale. Ringraziamenti speciali a: FabbricaC, Flower Power Torino.


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