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Da piccolo ho sempre sognato di fare mille cose: pilota di caccia, pompiere, biologo, graphic designer, e anche clown! Per tutta la vita ho praticato sport, musica, teatro, capoeira, mi sono arrampicato su alberi di mango o guava; non sono mai rimasto fermo per un secondo e non ho mai ascoltato i consigli; il mio modo di imparare era per tentativi ed errori. Da adolescente, caratteristica età di ribellione, ho iniziato a marinare la scuola, stare fuori di casa la notte, festeggiare e innamorarmi appassionatamente ogni due mesi. Ho trovato amici al di fuori della scuola che facevano esibizioni al semaforo per fare qualche soldo, ed accompagnandoli sono finito in un laboratorio di giocoleria “Oltre la gravità” all’interno dell’Università delle Ande (Ula) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Il mio primo attrezzo di circo è stato il devil stick, e dopo essermi cimentato in spettacoli con i miei amici ho sperimentato sensazioni ed esperienze che hanno cambiato per sempre la mia vita. Così, dopo alcune esperienze in posti di lavoro "normali", non volendo rinunciare all’idea di viaggia-
re, creare, scoprire nuove culture e nuove persone, ho deciso di dedicare la mia vita al circo. Fino ad allora allenarsi con gli amici era principalmente un divertimento e un modo di stare insieme. Decidere di frequentare una scuola di circo è invece un’esperienza molto impegnativa, sia fisicamente sia psicologicamente, e quando ho cominciato a Barcellona alla Rogelio Rivel non avevo alcuna idea di cosa fosse il circo. La seconda scuola è stata la Flic di Torino, dove un infortunio alla caviglia mi ha costretto a un lungo riposo; ma lì ho incontrato Claudia Franco che mi ha insegnato la Roue Cyr e con cui sono entrato poi all’ESAC. Mi presentai all’audizione come clown acrobatico; risultò che come acrobata valevo poco, ma colsero il mio potenziale cyrista. Da allora mi sono dedicato alla Roue Cyr, innamorandomi di questa disciplina individuale ancora poco praticata, super visuale, che offre tanto spazio all’innovazione e che riserva ancora tante sorprese. All’ESAC avevamo due mesi per la creazione, e uno dei 6 tutor che la scuola mette-
XXXV FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN BETTICOMBO www.betticombo.com a cura di fabrizio Rosselli Inizio Settembre 2013, arriva una mail con scritto: Abbiamo il piacere di comunicarvi che siete stati selezionati per la XXVI edizione del Festival Mundial Cirque de Demain. Silenzio… euforia… notte insonne. Circa due anni fa iniziamo a lavorare insieme un po’ per caso, senza conoscerci veramente e devo dire che fin dal principio una buona stella ci ha accompagnato e i nostri secchielli hanno portato acqua ad un mulino che da subito ha iniziato a girare molto velocemente, dando vita al progetto artistico “AL CUBO”. È difficile spiegare in poche parole cosa significa costituire una compagnia di circo e quali compromessi, scelte ed accettazioni bisogna accogliere umanamente; le amicizie si fondono così tanto tra il lavoro e il quotidiano che arriva inevitabilmente il momento della saturazione e con esso i conflitti e le difficoltà. Ma il mulino continua a girare perché di secchi pieni di acqua ce ne sono tanti, e noi scegliamo
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come priorità professionale il progetto BettiCombo, che portandoci inaspettatamente al Cirque de Demain ci dà forza, coraggio e positività. Arrivati nella hall del Cirque Phenix notiamo subito la troupe cinese che si allena duramente facendo acrobazie al di fuori del normale; una volta messi i costumi nel camerino trascorrimao il pomeriggio ad osservare stupiti il loro allenamento, lo spazio scenico e l’enorme platea del tendone, facendo foto e vivendo il primo giorno come se fossimo in vacanza. Una leggerezza che dura poco, e il secondo giorno ci riuniamo di buon mattino per organizzare la settimana e scrivere le tre entrate che faremo nello spettacolo. Ad assisterci nel superare lo scoglio di sintetizzare in pochi minuti il nostro universo e la relazione dei personaggi; troviamo Christian, il nostro “regarde exteriore”. Proviamo così negli spazi liberi del tendone, incontrando difficoltà ma anche situazioni
va a disposizione. Ma io sentivo che un accompagnatore all’inizio di un processo creativo poteva rappresentare un impedimento, così ho preso la difficile scelta di rifiutarlo. Il mio metodo di creazione si basava su improvvisazioni allo specchio, cabaret in luoghi alternativi come il "cubo Boullón" o lo squat TRR a Bruxelles, o Poortgebau, un antisquat a Rotterdam. Ho lavorato duro in questi posti, maturando tanto feed back dal pubblico, al contempo traendo vantaggi anche dalle tante presentazioni che ci organizzava l’ESAC. Spesso avevo dubbi sul progetto e una volta stavo per buttare via tutto e cominciare qualcosa di nuovo. Ma il team pedagogico mi ha sempre spronato a continuare, dan-
Marie-Thérèse Cardoso
XXXV FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN AIME MORALES
Laurent Bugnet
Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 4
divertenti: nella sala pranzo davanti al direttore del festival che beve un thè, davanti alla toilette dove la gente passa ogni minuto, e infine nella hall dove i tecnici preparano l’aerea per il grande evento. Giorni di stress ma anche di adrenalina e divertimento e, grazie a Christian che accettava di essere assediato dai nostri dubbi persino mentre mangiava, abbiamo trovato una coerenza e una scrittura che funzionava. Il momento più difficile arrivava la sera, prima di andare a dormire… fermare l’iperattività mentale che non lasciava spazio al silenzio e al sonno. La maggiore soddisfazione è stato aver fatto bene il nostro lavoro, dando il meglio di noi stessi; un risultato non scontato consi-