CIAO MONIA di Michele Diana
“Lei era una funambola. La sua vita seguiva una linea. Retta.” Monia Pavone, per chi non avesse avuto piacere e fortuna nel conoscerla, era un vulcano di idee e passione, ed era mia amica, quel tipo di amica che non ha necessità di compiacerti per rivestire il ruolo, schietta e sincera, spigoli che comprendi e apprezzi col tempo. Ad un mese dalla sua scomparsa è d’obbligo per me ricordare Monia e quello che ha rappresentato per chi negli ultimi vent’
anni si è avvicinato al circo amatoriale ed educativo e alle arti di strada in Puglia e nel Nostro Sud, la terra Madre, come amava definirla. Nel 2009, dopo aver vinto il bando Bollenti Spiriti, Monia, Marco Massafra e Selvaggia Mezzapesa danno vita a Crispiano (TA) all’Associazione Circo LaboratorioNomade con la quale hanno creato una solida comunità educante attraverso l’insegnamento delle discipline circensi, realizzando progetti educativi ed artistici complessi, ma soprattutto costruendo una casa per giovani e meno giovani, un luogo in cui sentirsi accolti e sostenuti.
I giovani per Monia hanno rappresentato il motore della sua azione. Nulla era lasciato al caso, sentiva la necessità viscerale di dare loro tutte le possibilità che meritavano: socialità, educazione, confronto, inclusione, continuità artistica, in una parola sola comunità, intesa come dono. Ha dato loro tutta se stessa fino all’ultimo giorno, inaugurando una nuova scuola, più grande, più attrezzata più bella. Il giorno dell’inaugurazione dell’attuale sede indicandomi un campo di terra e pietre mi ha detto “lì costruiremo la cupola”, aveva il potere di farti vedere cose che ancora non c’erano. Immaginava e creava costantemente, trovava il modo di creare i presupposti affinché le cose accadessero. Questa è la sua eredità, quella di continuare ad essere visionari, immaginare, creare, costruire e immaginare ancora. Lei è stata maestra di resistenza: creare bellezza lì dove le probabilità che qualcosa accada sono bassissime e lavorare stoicamente ad una costante rivoluzione gentile, senza mai raccontarsi vittima, senza mai arretrare di un passo. Monia, le tue mani per noi sono state una cima da afferrare nei momenti difficili, ma anche motivo di gioia per festeggiare i traguardi.
35 JUGGLINGMAGAZINE
NUMERO101DICEMBRE20 23
“Da quando sono tornata dalle battaglie ho il corpo pieno di cicatrici… Qui e qui, e mi manca pure un pezzo qui… come alle sorelline amazzoni. Noi feriti facciamo paura ai civili: portiamo sul corpo le storie di chi sta scappando, di chi affoga, di chi è in fuga, di chi cerca continuamente aria da spingere nei polmoni. Tutti dobbiamo costruire un giardino… Ora siete nel mio. Vi ho coltivato, amici, come fratelli, come abbracci e carezze. Se si alza il vento, anche in autunno s’incendia di rosso questa foresta di rami spogli. Volevo raccontarvi che io non ho più paura; ho passato tanta vita a letto, ma non a dormire, piuttosto a naufragare e a mangiare zenzero per sopravvivere. Ciò che salva nelle tempeste sono le mani che ti prendono per mano la notte. Ogni sbavatura sarà un tuo bacio, una carezza sulla pelle.” (Per Te - Daniele Finzi Pasca)