Juggling Magazine Città di Circo , allegato JM #78 - march 2018

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UNA COMUNITÀ CHE PRENDE FORMA di Aurelio Rota

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FOTO DI ELENI ALBAROSA

Da un po’ di anni, in Italia, il fenomeno dei ‘Nuovi Circhi’ sta crescendo in modo costante, sia numericamente che qualitativamente, raggiungendo una rilevanza e una risonanza mai toccate fino ad ora. Non si tratta di un percorso lineare scritto a tavolino, ma di tanti rivoli che fino ad ora hanno alimentato questo mondo: l’evoluzione dell’arte di strada, le convention di giocoleria, la nascita e lo sviluppo delle scuole di circo, il circo sociale, i nuovi festival con una programmazione sempre più attenta alle nuove produzioni di circo, il rapporto dei singoli artisti o delle compagnie con la realtà europea, l’apertura del teatro alla nostra arte, persino la televisione che attinge a piene mani per i suoi talent show. Ma tutto ciò non giustificherebbe una tale esplosione del fenomeno, se non alla luce di alcune considerazioni generali. Già in passato si è potuto assistere ad alcuni iperbolici exploit di generi artistici quali ad esempio il teatro di animazione, urbano, o di ricerca, con il proliferare di corsi di formazione, festival, rassegne, la nascita di collettivi, gruppi e compagnie, delle vere e proprie praterie, dove galoppava la creatività e la ricerca, spazi sterminati aperti ai giovani che vi potevano convogliare la propria energia artistica. Oggi questi spazi sono in buona parte venuti meno, l’istituzionalizzazione eccessiva ha quasi sempre portato a far emergere i soggetti più attrezzati imprenditorialmente, capaci di rispondere a logiche mercantili, di finanziamento pubblico e di lobby, dimenticando sempre più le praterie della creatività tanto care ai giovani e tanto ampie da poterli contenere in buon numero. Di pari passo anche il rapporto con il pubblico si è raffreddato, con una prevalenza di rappresentazioni nei teatri o in festival paludati, strizzando l’occhio ad un pubblico d’élite e alla critica, ma perdendo in buona parte il contatto con il grande pubblico. I nuovi circhi, invece, sono popolati da giovani, che hanno potuto trovare in quest’arte spazi per esprimere la propria creatività ed il proprio talento, quegli spazi, vitali, altrove negati.

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In particolar modo nelle compagnie o collettivi che si esibiscono sotto chapiteau, scelta coraggiosa e non priva di rischi e fatiche, risulta determinante il desiderio di dare vita ad una comunità artistica libera e autonoma, senza confini per la creazione artistica, con un “teatro” di proprietà: lo chapiteau, dove poter allestire e programmare i propri spettacoli e dove poter accogliere artisti e compagnie amiche, e una “casa”, sempre lo chapiteau, dove accogliere gli spettatori come ospiti graditi, per farli divertire, pensare e riflettere, rendendoli partecipi di questa magica comunità. Una comunità capace di accogliere tanto l’artista alle prime esperienze, quanto il circense professionista, lo spettatore colto, quanto quello culturalmente digiuno, generando partecipazione e forza trainante per un fenomeno che si delinea come una grande comunità artistica e sociale. Questa energia positiva si riverbera particolarmente nel pubblico, sempre più numeroso, e affezionato a questa arte, ma ancor di più a questo mondo, per la sua capacità di interagire in qualsiasi contesto urbano o sociale, e per l’innata propensione a rappresentare gli spettacoli con un linguaggio contemporaneo, ma allo stesso tempo popolare.

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